La prima cosa da fare è entrare in contatto con i sentimenti negativi di cui si è o non si è consci, perché non si può affrontare un cancro se non si è individuato. Malinconia, odio, invidia, gelosia... se ne potrebbero elencare una moltitudine.
Il sentimento negativo è dentro di noi: i problemi esistono, vanno affrontati senza nasconderli. Solo così inizia il cammino verso la libertà, dove non ci importa più di essere accettati o respinti. Oramai non fa alcuna differenza.
Quando non ci sis ente minacciati dalle critiche, non ci si cura di quel che pensa o dice la gente: abbiamo tagliato i fili che ci imprigionavano, non siamo più pupazzi, ma uomini.
Occorre impegno costante, convinzione interiore.
Colui che non vuol cambiare è sempre incline a pensare che si snetirà meglio se sarà quella persona ad adattarsi a lui o a cambiare in generale, ma la verità è che il mondo va meglio se io sono migliore e contribuisco in modo personale.
In parte siamo bloccati dal timore della sofferenza, in parte non abbiamo nessuna intenzione di affrontare il dolore. E' vero, non esiste spiegazione che possa dare ragione della sofferenza, tanto meno un pensiero oggettivo ed evidente che renda necessaria la scelta della sofferenza. Si può coraggiosamente tentare di farlo attraverso un equilibrio di mente e cuore che tenta di bilanciare le ragioni dell'intelligenza con quelle del cuore.
Molti citano le Scritture, ma ne parlano soltanto, poiché per comprenderle bisogna aver attraversato una strada stretta ed impervia, che tanti hanno la presunzione di aver attraversato, ma in pochissimi lo hanno fatto realmente.
Noi vediamo le persone e le cose non tanto per come sono, ma per come siamo noi, così che pensiamo alle persone che vorremmo trasformare, senza giungere al punto di dire che quando noi saremo diversi, sarà più facile per gli altri cambiare.
2007-10-17
18:58:31
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8 risposte
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inviata da
Anonymous
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Sociologia