Nella meditazione trascendentale, praticata nel buddismo, il soggetto annulla ogni attività del proprio io (diverse sono le tecniche per farlo: ascoltare il proprio respiro, fissare un punto, ripetere un mantra), per giungere a una conoscenza pura, libera dall'illusione prodotta dalla divisione tra oggetto e soggetto. E' l'esatto opposto del metodo scientifico classico che invece ha come presupposto la radicale e irrisolvibile separazione tra res cogitans (soggetto) e res extensa (natura). Il rischio della meditazione è che i fantasmi interiori emergano e dilaghino (come una stanza buia si popola di fantasmi benevoli o paurosi a secondo dei nostri stati d'animo). Il soggetto, senza oggetti che lo limitano, produce da sé le proprie illusioni dando loro corpo e anima. Se tuttavia anche questo stadio viene superato e i fantasmi dell'inconscio personale svaniscono quale conoscenza/ illuminazione viene acquisita? Oppure non resta più nulla e nessuna effettiva conoscenza è più possibile?
2007-03-10
23:20:45
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etcetera
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Religione e spiritualità