Nella meditazione trascendentale, praticata nel buddismo, il soggetto annulla ogni attività del proprio io (diverse sono le tecniche per farlo: ascoltare il proprio respiro, fissare un punto, ripetere un mantra), per giungere a una conoscenza pura, libera dall'illusione prodotta dalla divisione tra oggetto e soggetto. E' l'esatto opposto del metodo scientifico classico che invece ha come presupposto la radicale e irrisolvibile separazione tra res cogitans (soggetto) e res extensa (natura). Il rischio della meditazione è che i fantasmi interiori emergano e dilaghino (come una stanza buia si popola di fantasmi benevoli o paurosi a secondo dei nostri stati d'animo). Il soggetto, senza oggetti che lo limitano, produce da sé le proprie illusioni dando loro corpo e anima. Se tuttavia anche questo stadio viene superato e i fantasmi dell'inconscio personale svaniscono quale conoscenza/ illuminazione viene acquisita? Oppure non resta più nulla e nessuna effettiva conoscenza è più possibile?
2007-03-10
23:20:45
·
8 risposte
·
inviata da
etcetera
7
in
Società e culture
➔ Religione e spiritualità
Che peccato che Rasha e Bikkhu non permettano e-mail! Vorrei chiedere a Rasha va bene passare attraverso i fantasmi, ma per arrivare a cosa? e a Bikkhu in cosa consiste questa illuminazione, l'hai mai raggiunta? a quale consapevolezza porta? Spero che ripassino da queste parti per rispondermi.
2007-03-11
00:56:56 ·
update #1
La meditazione CHAN che pratico da 10 anni e che insegno a Roma ormai da 5 anni mi ha permesso di superare la zona dell'inconscio e dei suoi fantasmi (Samskara) per arrivare a realizzare alla fine la Vera Conoscenza che è Illuminazione.
In cosa consiste ? Sebbene il miele debba essere gustato in prima persona e a niente valgono descrizioni e parole, ci proverò.
Nella mia esperienza di Illuminazione ho raggiunto la zona della PURA COSCIENZA che riposa in se stessa. Cioè non più coscienza di qualcosa di oggettivo o di soggettivo, fosse pure l'articolazione di un pensiero o la visione di una immagine o l'audizione di un qualsiasi suono, ma la pura e semplice PRESENZA della COSCIENZA sola di fronte a se stessa.
Ecco tutto, semplice ma efficace. Quando ci si arriva non ci si fa quasi caso, ma poi ne matura la piena consapevolezza e ripetizione dell'esperienza.
2007-03-11 19:33:03
·
answer #1
·
answered by Anonymous
·
1⤊
0⤋
ciao maral. come già diceva Bhikkhu, la tecnica meditativa del Buddha è quella nota come Vipassana, anzi il suo nome completo è Anapanavipassana, che significa " piena consapevolezza del respiro". grazie alla Vipassana si ottiene il presupposto fondamentale affinchè si possa intraprendere il percorso verso l'illuminazione, e cioè il controllo del respiro che, inevitabilmente, porta al controllo del corpo, consentendone il rilassamento. solo partendo da questo primo gradino è possibile poi evolvere lungo il sentiero che si articola attraverso 5 punti fondamentali, tutti consequenziali l'uno all'altro: 1- il controllo della mente. 2-la presenza nella realtà. 3-la consapevolezza del cambiamento. 4- il non attaccamento. 5- l'amore universale. tutto ciò è finalizzato al raggiungimento dell'illuminazione, che altro non è se non il fine ultimo che tutti gli uomini perseguono da sempre: l'eliminazione della sofferenza. l'uomo occidentale ha , da sempre, oggettivizzato la sofferenza, ricercandone i rimedi al di fuori di sè. la "rivoluzionaria" forza del pensiero buddhista, invece, consiste proprio nel ricercare dentro di sè la causa di tutte le sofferenze e di risolverle mediante un percorso di consapevolezza, che ci porta poi, inevitabilmente, a comporre ogni conflitto con noi stessi e con l'intero universo: il raggiungimento, appunto, dell'illuminazione, attraverso il conseguimento dell'amore universale, della compassione. c'è, dunque, un autentico abisso tra quella che Osho definisce " la mente greca", da cui deriva tutto il pensiero scientifico e razionalista dell'occidente, e "la mente indù", che fa suo l'insegnamento del Buddha. che dire al riguardo? sai che , per la professione che svolgo e per la formazione scientifica che ho avuto, sono passata attraverso tutti gli stadi del pensiero scientifico ufficialmente accreditato. ma sinceramente, da quando mi sono avvicinata alla filosofia buddhista, ho trovato qualcosa che ha soddisfatto davvero la mia intima sete di conoscenza. d'altra parte vi sono profonde corrispondenze fra pensiero buddhista, teoria psicanalitica junghiana e fisica quantistica. quindi credo che la filosofia buddhista, attraverso la pratica della meditazione vipassana, possa portare davvero ad una maggiore conoscenza , intesa come reale consapevolezza del sè, con tutto ciò che questo può comportare. un abbraccio.
2007-03-11 17:20:40
·
answer #2
·
answered by fata 4
·
3⤊
0⤋
L'emergenza dei fantasmi dalla meditazione non solo buddista ma yoghica è il suo vero scopo, ma necessita di un maestro che guidi attraverso questo labirinto. Invece normalmente queste meditazioni mirano solo al silenzio della mente, che apporta benefici perchè non disperde inutili energie ma non porta evoluzione. La società mentalista, occidentale e orientale, ha convinto l'uomo che possa evolvere senza cercare dentro di sè perchè fa paura, ma nessuna evoluzione è possibile senza passare attraverso i fantasmi. L'alchimia l'aveva capito benissimo, per essa le "acque corrosive" dovevano essere attraversate. L'essere umano si è scisso cartesianamente ed ha perduto il contatto con l'anima, che le vie ascetiche orientali e i Sacri Misteri dell'occidente hanno tentato di ripristinare. L'evoluzione non passa attraverso la mente strutturata, per guardare la propria anima (insieme caotico di sentimenti e istionti) occorre depurare la mente. Se arriviamo a capire il nostro profondo la mente diventa silente senza bisogno di tecniche, ma non si può guardare con le lenti offuscate della mente condizionata, per questo occorre un maestro. Il male moderno è che l'uomo si è rifugiato nella mente e tenta di risolvere tutto con quella, cercare se stessi invece passa per la destrutturazione della mente che conduce alla Piccola Morte, o Morte Iniziatica, senza questa la Via del Cuore non si apre, si apre solo quella delle elucubrazioni mentali. I santi per ottenere l'apertura si infilavano nelle grotte e infatti gli si spalancavano le porte dell'inferno, che è la stessa cosa. Se non scendi nell'Ade non conquisti la luce.
2007-03-11 07:54:48
·
answer #3
·
answered by Anonymous
·
3⤊
0⤋
il problema riguarda il fatto che la conoscenza viene prima della meditazione trascendentale..
non è la meditazione trascendentale a permettere vera conoscenza ma, al contrario, la conoscenza a permettere la meditazione trascendentale..
tutto il resto è moda..
l
2007-03-11 07:29:49
·
answer #4
·
answered by tidue 1
·
3⤊
0⤋
La meditazione trascendentale in realtà c'entra poco con il vero buddhismo perché discende dallo yoga, è più una pratica a-religiosa dall'alone mistico e un po' settario (i costi assurdi dei corsi di certo non aiutano a fugare i dubbi), e da quando David Lynch se n'è fatto promotore è diventata di moda.
Indubbiamente la ripetizione di un mantra o la visualizzazione servono a svuotare la mente, ma non aiutano più di tanto nella reale comprensione di sè. Piuttosto è con la meditazione vipassana che ci si può riuscire: partendo dall'osservazione del respiro, insegna a sondare sempre più profondamente la natura della mente e dell'intero essere, per raggiungere il risveglio. Ovviamente questo processo passa attraverso fasi non sempre piacevoli, perché consente di sbloccare i paletti mentali autoimposti dalle sofferenze subite nel corso della propria vita.
Curiosa differenza, i corsi sono totalmente gratuiti...
L'illuminazione, o risveglio, o liberazione, è quello che i buddhisti chiamano "Nirvana", quella difficilmente descrivibile fusione di virtù e saggezza che è il supremo stadio dell'essere umano, il superamento delle barriere duali del piacere-dolore, bene-male, percezione-non percezione. La meditazione è lo strumento principe per raggiungere la saggezza: non la trascendentale che ricerca l'astrazione dai sensi, ma la vipassana che affina sempre di più la consapevolezza degli stimoli sensoriali e mentali, fino a dare al meditante la comprensione di "anatta", cioè dell'assenza del "sè", dato che ogni sua componente (mente e corpo) è impermanente.
Il vero traguardo però è rendere consapevole l'individuo non soltanto quando medita, ma durante tutto il corso della sua giornata, in ogni azione che compie.
Io sono ben lungi dall'illuminazione, sono solo uno svogliato bhikkhu (allievo) alle prime armi.
Ciao!
2007-03-11 08:09:58
·
answer #5
·
answered by Bhikkhu 4
·
2⤊
0⤋
Concordo con Bikkhu, in sè la meditazione trascendentale non porta a nulla, nella meditazione che lui definisce vipassana invece, si giunge a un contatto molto più profondo con il proprio io, poi dal momento che io la pratico come cattolico è probabile che ci sia una qualche differenza sul risultato ma il senso ultimo è comunque illuminazione che per me è un raggiungimento di intima unione con il mio Signore che secondo l'insegnamento agostiniano è nel profondo del mio essere. E' vero che si possono passare degli stadi difficoltosi ma con una buona guida (che come dice lui è gratuita) si superano e questo aiuta a crescere e a raggiungere equilibrio interiore.
2007-03-11 09:32:37
·
answer #6
·
answered by Chorus 5
·
1⤊
0⤋
Tutt'altra cosa è la meditazione cristiana che ti permette di incontrare una Persona Vivente, Dio in puro SPirito:
1196 I fedeli che celebrano la Liturgia delle Ore si uniscono a Cristo, nostro Sommo Sacerdote, mediante la preghiera dei Salmi, la meditazione della Parola di Dio, la preghiera dei cantici e delle benedizioni, per essere associati alla sua preghiera incessante e universale che glorifica il Padre e implora il dono dello Spirito Santo sul mondo intero.
2007-03-11 10:52:59
·
answer #7
·
answered by Mario 5
·
0⤊
0⤋
Dipende se il soggetto si lascia trasportare, credo!
2007-03-11 07:30:26
·
answer #8
·
answered by Super_splendid ® 6
·
0⤊
3⤋