Sicuramente qualcuno lo pensa e ambisce di proporlo come modello di riferimento, considerandolo un rimedio efficace contro la disoccupazione: favorire la disponibilità di una massa di lavoratori molto duttili, in grado di fare molte cose e di adattarsi ad altri compiti quando il lavoro di un certo tipo scarseggia, e tutto questo al fine di ottimizzare i ritmi di produzione, il che significa anche poter ridurre i costi delle merci. Ma i lavoratori sono fisicamente, mentalmente ed organizzativamente pronti per vivere normalmente in una condizione simile, basando la propria vita sull'avvicendarsi continuo di impieghi precari? E alla fine, godranno realmente del vantaggio di vedere i prezzi calare, oppure la riduzione dei costi di produzione si tradurrà soltanto in maggiori profitti per le imprese?
2006-11-09
03:39:24
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Anonymous