«Va’, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito»
(2Re 5,10)
Naaman, il siro, cioè un pagano, è affetto da lebbra. Seguendo il consiglio di un giovanetta israeliana, schiava di sua moglie, si reca da Eliseo per essere guarito. Il profeta, contrariamente alle aspettative dell’uomo, non gli va incontro, ma gli invia un messaggero con l’ingiunzione di bagnarsi sette volte nel Giordano. Un episodio carico di simbolismo. Notiamo, innanzitutto, una situazione di disagio: Naaman occupa a livello umano un posto di prestigio ma è “lebbroso”. Il male lo corrode: la sua carne marcisce come quella di un cadavere. Immagine del peccato che lascia l’illusione di essere vivi, capaci di soggiogare il mondo, mentre il suo fetore appesta la stessa vita del peccatore, spegnendo la gioia. Ed ecco una “giovinetta”, un “messaggero”: eventi, incontri casuali, una parola letta… aprono uno spiraglio di speranza.
2007-03-11
06:44:55
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inviata da
Anonymous
in
Religione e spiritualità