Nessuna celebrazione del Msi e del suo leader. E Storace s’adira
Gianfranco Fini mette subito le mani avanti: il Msi è ormai un fatto storico e quindi va consegnato alla valutazione degli storici. Perciò, il partito non ricorderà Giorgio Almirante e la «casa dei padri». Altra cosa è invece la celebrazione che farà oggi Francesco Storace con Donna Assunta al Parco dei Principi a Roma per il 60° anniversario della nascita del Movimento sociale italiano.
«Se il partito non vuole ricordare Almirante e la fondazione del Msi, lo faccio io», è il tuono di Storace. Che piazza l'iniziativa, guarda caso, il giorno prima dell’Assemblea nazionale di An. «Sabato parlerò del mio passato, domenica del mio futuro», spiega il bastian contrario ex ministro della Salute che è rimasto l’unico dissidente del gran capo di An e della «deriva» verso il Ppe. Continuità, il filo non si rompe, le radici non si sradicano, è la tigna nostalgica di Storace che esporrà i simboli che rappresentano un’evoluzione ma anche un unicum: Msi, Msi-Dn, Msi-Costituente di destra e An.
Fini, ovviamente, non ci metterà piede al Parco dei Principi. E non andrà nemmeno al convegno della Fondazione Punto Italia organizzato da Ignazio La Russa per parlare del libro di Giuseppe Parlato «Fascisti senza Mussolini». Martedì prossimo attorno a un tavolo ci saranno il democristiano Giulio Andreotti, il comunista Sandro Curzi e l’ex missino Maurizio Gasparri. E con Gasparri, magari, che al Msi si iscrisse nel ‘73, un tuffo nell’attualità ci sarà. «Io - dice l’ex ministro delle Comunicazioni - non mi vergogno dalle mie origini politiche, anzi ne vado orgoglioso. Altra cosa è il percorso che ha fatto in questi anni Alleanza nazionale che mantiene nel simbolo la fiamma tricolore: fino a quando non nascerà un partito nuovo con Forza Italia, quel simbolo rimarrà lì, perché non è come la falce e martello che i compagni hanno dovuto cancellare per far dimenticare le dittature comuniste».
Quel simbolo però è come se Fini lo avesse sbianchettato cento volte, strappo dopo strappo, portando An su posizioni liberaldemocratiche che hanno fatto torcere le budella a tutto il partito. Dalla fecondazione assistita fino all’ultima apertura sulle unioni di fatto, passando per il fascismo «male assoluto» (si riferiva più che altro alle razziali del ‘38), il leader di An, sempre più vicino al laico Berlusconi, si sta giocando la partita della leadership del centrodestra. E quindi mettersi a discutere di Almirante, dei repubblichini fondatori del Msi, in questo momento della sua carriera politica non gli giova proprio. Anche perché lui, l’ultimo segretario del Msi, si sente ormai anni luce lontano da quella storia e dalla «casa dei Padri». Perciò non ha dato disposizione al partito di organizzare anniversari. «Certo - spiega La Russa - non è vietato ricordare i 60 anni del Movimento sociale, ma per coerenza con la nostra linea politica, il ricordo deve avere un taglio tecnico e storico».
Tuttavia un’occasione per aggiornare il suo pensiero sul partito che fu, Fini ce l’avrà. E magari sarà l’occasione per un altro strappo, per la cesura definitiva con il mondo dal quale proviene e che ancora oggi gli crea problemi in Europa. E’ recente la porta che ideologicamente Martens gli ha chiuso in faccia a proposito dell’ingresso di An nel Ppe. Ecco, a gennaio l’ex ministro degli Esteri che è stato applaudito a Gerusalemme e a volte scavalca a sinistra la sinistra stessa, avrà a possibilità di scandalizzare ancora. Infatti ci sarà un altro di questi «convegni storico-culturali» sul Msi, questa volta organizzato da Gaetano Rasi (ex parlamentare di An e attuale membro dell'Authority per la privacy). E anche questo appuntamento di gennaio non ha nulla a che fare con il partito: sarà ancora una volta una fondazione, la Ugo Spirito, di cui Rasi è presidente, a preparare il dibattito. Con la raccomandazione di Fini: si parli di storia e non di politica, non dovranno esserci né «reduci» né nostalgici nemmeno alla lontana. E’ la condicio sine qua non per la sua presenza.
www.lastampa.it
2007-03-10
07:55:13
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inviata da
O' kammerata
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