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Che differenza c'è tra la produzione del nostro brut e quella dello champagne?

2006-07-31 21:08:26 · 16 risposte · inviata da salseromuysabroso 5 in Mangiare e bere Birra, vino e alcolici

Forse ho posto male la domanda. Vorrei sapere proprio la differenza nella tecnica di produzione.

2006-07-31 21:23:33 · update #1

16 risposte

il metodo tipico per ottenere lo spumante è il metodo Charmat, la vinificazione avviene in autoclave, solo dopo viene imbottigliato il vino.
Il metodo usato per lo Champagne ed alcuni ottimi spumanti italiano è il metodo Champenoise, la vinificazione avviene in bottiglia, le bottiglie riposano per un certo periodo, con una posizione orientata verso il basso, così che le impurità si depositino verso il tappo, viene poi fatta la sboccatura, immergendo il collo della bottiglia in un liquido che ghiaccia le impurità, così da poterle rimuovere..
All'incirca queste sono le due procedure..

2006-07-31 21:33:51 · answer #1 · answered by Anonymous · 0 1

Krystal

2006-08-01 12:41:55 · answer #2 · answered by Anonymous · 0 0

Sono francese, quindi per me é sicuramente il CHAMPAGNE.

2006-08-01 11:36:58 · answer #3 · answered by virginie l 1 · 0 0

la tecnica fondamentalmente è la stessa... ma lo champagne è solo quello prodotto con quelle uve di quella regione!... poi se avranno qualche "segretuccio"... chi lo sa...
oggi ci sono molti spumanti italiani che non hanno proprio nulla da invidiare allo champagne!... ma per me... le bollicine francesi rimangono uniche!

2006-08-01 06:46:27 · answer #4 · answered by tati 5 · 0 0

nON SO' DIRTI QUALE SIA LA DIFFERENZA NELLA PRODUZIONE, MA SONO CONVINTO CHE SE BEVIAMO UN OTTIMO SPUMANTE ITALIANO MAGARI MILLESIMATO, è PROBABILE CHE CI PIACCIA DI PIU' RISPETTO AL SOPRAVALUTATO CHAMPAGNE!

2006-08-01 04:39:56 · answer #5 · answered by guglielmo t 2 · 0 0

La tecnica di produzione è praticamente la stessa.
C'è solo una "piccola" differenza: in Francia è possibile aggiungere una soluzione a base di zuccheri per aumentare sapore e gradazione alcoolica, mentre in Italia questo non è permesso.

Se però parliamo di qualità, il raffronto proprio non esiste.
Per me il miglior spumante è a livello di un buon champagne.

2006-08-01 04:34:23 · answer #6 · answered by r . 3 · 0 0

lo spumante è italiano, lo champagne è francese...sono la stessa cosa.
solo che lo champagne è poco più frizzante, e sinceramente fa schifo...il trattamento è quasi lo stesso....

2006-08-01 04:28:45 · answer #7 · answered by annina 1 · 0 0

E lo chiedi pure??? Italia! Spumante!!

2006-08-01 04:24:16 · answer #8 · answered by Lukaz 5 · 0 0

meglio lo spumante.
Mercato a doppia faccia per lo spumante italiano: volano le esportazioni, ma cala ancora il consumo interno, troppo stagionalizzato. Per lo champagne si prospetta invece un'altra annata "effervescente".



Certo non si può festeggiare decorosamente una ricorrenza, un anniversario, meglio ancora un Capodanno, senza far tintinnare il proprio bicchiere di spumante o di champagne con quello dei propri cari. Vini spumanti, così freschi e leggeri, da sempre si sposano felicemente con l'idea della festa, dell'aggregazione, del momento speciale. Una volta tanto, quindi, si può parlare di un matrimonio fortunato. Per la verità anche troppo. Tanto da aver imprigionato lo spumante in un cliché alla lunga dannoso, che ha contribuito a impedire l'espansione di un mercato su cui avevano scommesso fior di esperti. Anche l'ex ambasciatore dello champagne in Italia, Gianni Legnani, negli anni Ottanta aveva previsto una grande crescita dello spumante classico, grazie soprattutto all'azione di un gruppo di produttori molto dinamici e al miglioramento lento ma costante della qualità.
Lo scorso 10 maggio, intervenendo al convegno 'Le bollicine del Terzo millennio' a Erbusco (Brescia), con l'umiltà che distingue i migliori professionisti, Legnani ha invece ammesso di aver preso un abbaglio. Già, perché invece di raggiungere i 30-35 milioni di bottiglie annuali previsti, la produzione di spumante degli ultimi anni non è riuscita a superare i 16-18 milioni. Chiedendosi cosa avesse tarpato le ali di una bevanda di qualità che sembrava destinata a grande fortuna, Legnani si è dato una lunga serie di risposte. La prima? È proprio il dato secondo cui il 65-70% dei consumi sono collegati ai festeggiamenti di Natale e fine anno.
Ciò significa che ancora non è stato compreso, evidentemente, ìl reale valore dello spumante, in particolare del metodo classico, che nulla ha da invidiare agli altri vini e che bene si accompagna anche ai pasti e ai ritmi della vita quotidiana, non soltanto al dessert e all'occasione particolare. Secondo molti osservatori, l'errore più grande dei produttori sarebbe stato quello di aver dato per scontata l'approfondita conoscenza del prodotto da parte dei consumatori che invece, almeno in buona parte, ancora non sanno distinguere le varie tipologie di spumante presenti sul mercato.

Esportazioni ok...
Fatta una doverosa panoramica sulle grandi aspettative riposte nel mercato dello spumante (finora in buona parte andate deluse), la situazione attuale sembra dare confortanti segnali di ripresa, almeno per quanto riguarda le esportazioni. È quanto emerge dai dati resi noti a inizio novembre da 'll corriere vinicolo'. Dopo il calo registrato a cavallo del nuovo millennio, nei primi cinque mesi del 2002 l'export dello spumante italiano è tornato a espandersi. In particolare, sono aumentate nettamente le forniture sui mercati esteri dei paesi terzi. Le statistiche rivelano che la quantità di spumante spedito nel mondo al 31 maggio scorso ha sfiorato i 265 mila ettolitri, di cui poco più di 2.300 di champagne, rispetto ai 223 mila esportati alla stessa data del 2001. Il valore ammonta a oltre 61 milioni di euro (contro i 54 milioni del 2001). Sono Germania con 108 mila ettolitri, Stati Uniti con 50 mila e Regno Unito con quasi 26 mila i principali paesi raggiunti dalla nostra esportazione. L'Italia sta registrando anche una forte crescita dell' import, attestato a poco più di 18 mila ettolitri (con un aumento del 15,3"o rispetto al 2001). Questa cifra comprende gli 11.472 hl di champagne (in crescita del 31,9%), di cui 11.398 hl (+32%) vengono dalla Francia: il valore è di poco più di 17 milioni euro (+25,3%). Anche nel 2001 l'export di spumanti aveva fatto registrare un trend positivo, con l'aumento del 13% in quantità e del 12% in valore. Come per il settore vinicolo in generale, il commercio con l'estero dello spumante si conferma dunque strutturalmente attivo.



... consumi domestici ko
In linea con la tendenza riscontrata per l'intero comparto del vino, anche gli spumanti hanno accusato nel 2001 un deciso calo dei consumi domestici, -6% su base annua, pur mantenendo sostanzialmente invariati i valori (fonte Osservatorio Ismea-Nielsen).
Gli spumanti hanno rappresentato il 5% dei volumi consumati dalle famiglie italiane nel settore vino e il 13% della spesa corrispondente.
L'indice di penetrazione è risultato del 50%. In altri termini, nel corso del 2001, una famiglia italiana su due ha acquistato almeno una volta spumante per consumarlo in casa. Preoccupa però che la curva di
scendente dei consumi casalinghi non accenni a invertirsi.




Concorrenza spietata
Una recente relazione di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) conferma che il ramo industriale dello spumante è caratterizzato da una concorrenza molto forte fra le aziende. Questo si deve in particolare alla conformazione del settore, dove agiscono al contempo poche strutture di grandi dimensioni e piccoli operatori locali.
Le aziende medio-grandi operanti su più di un segmento del settore a livello nazionale sono in tutto una ventina. Tra queste, Martini & Rossi, Gancia, Cinzano, Berlucchi, Ferrari, Fratelli Martini, Barbero, La Versa e Carpenè Malvolti.1 piccoli produttori di solito si concentrano invece su un unico segmento, scelto tra prosecco, secchi charmat, metodo classico ecc. A completare il quadro produttivo sono le aziende vinicole non specializzate in spumanti, che rappresentano solo un'integrazione della loro offerta: in questo ambito stanno prendendo piede anche cantine sociali e cooperative. La produzione di spumante è concentrata in cinque regioni: Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Secondo alcuni osservatori del mercato l'incompleta esplosione del consumo di spumante italiano si deve anche a una scarsa cooperazione dei produttori, non sempre disposti a combattere una battaglia comune sul fronte della qualità del prodotto nazionale. Lo stesso Marcello Lunelli delle trentine Cantine Ferrari ha invocato più volte una maggiore sinergia fra i produttori, unica arma efficace per superare la frammentazione dello spumante italiano e lanciare una sfida credibile a un fenomeno mondiale che non accenna a tramontare, lo champagne. In tale contesto gioca un ruolo importante l'Istituto Talento metodo classico, che dal 1975 punta a salvaguardare l'immagine e la qualità dello spumante classico, distinguendolo innanzitutto dal resto della produzione in bollicine.


Come già accennato inizialmente, un altro acerrimo nemico del consumo di spumante è il carattere troppo stagionale delle vendite, concentrate per il 66 % nella seconda metà dell'anno e in particolare negli ultimi due mesi, quando le festività si fanno alle porte. C'è chi pensa, d'altro canto, che l'ampliamento delle occasioni di consumo e la destagionalizzazione delle vendite potrebbero determinare una banalizzazione del prodotto e quindi una minore redditività.
La maggior parte dei consumatori è inoltre incapace di individuare le caratteristiche che determinano le forti differenze di prezzo che possono esservi tra un prodotto e l'altro. Per il resto, lo spumante può sostituire vermut, vini e aperitivi (alcolici e analcolici) nelle occasioni di consumo come accompagnamento al pasto o al dessert.
Allo stesso tempo, in quanto bevanda da celebrazione, non subisce la competitività di prodotti sostitutivi. Contenuta è anche la concorrenza dei vini frizzanti.



Champagne, il mito continua
Nel panorama dell'altalenante mercato delle bollicine, lo champagne resta una salda certezza. Non solo la produzione è stabile male spedizioni di bottiglie in Italia a luglio scorso erano aumentate dell'8,29% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E il trend di crescita appare confermato anche negli altri mercati europei e mondiali. Significativo il dato della Francia (dove si vende oltre il 60% di tutto lo champagne), che registra un aumento dell' 11,60%, dopo il già positivo +9,83% del 2001. Si rafforza notevolmente il mercato della Gran Bretagna (+36,02%), che resta il principale sbocco dello champagne esportato. Dopo un 2001 negativo, tornano a espandersi anche i mercati di Stati Uniti e Germania, mentre confermano il trend positivo Belgio e Giappone. Questi dati, che ovviamente riguardano solo la prima parte del 2002, sono emersi nell'annuale 'Giornata degli champagne', che il Cic (Centro informazioni champagne per l'Italia) ha organizzato a Milano lo scorso 7 ottobre.
I primi numeri del 2002 tracciano dunque ottime prospettive dopo due anni difficili in cui si erano accumulate le scorte del Capodanno del millennio. Quanto al 2001, erano state spedite in tutto il mondo oltre 262 milioni e mezzo di bottiglie di champagne (+3,7% rispetto al 2000), di cui quasi 164 milioni e mezzo in Francia e poco più di 7 milioni in Italia. La giornata è stata anche l'occasione per presentare i primi dati sulla vendemmia del 2002. Anche in questo caso, mentre le gravi perturbazioni meteorologiche stanno rischiando di compromettere l'annata di tutto il comparto vinicolo in Italia, le notizie per lo champagne sono invece positive. La regione dello Champagne, infatti, ha goduto di un clima soleggiato, che ha favorito la maturazione dei grappoli. La vendemmia si è svolta a settembre in un ampio arco di tempo (dal 12 per la Cote des Blancs fino al 28 per la Vallée de l'Ardre), proprio per consentire una maturazione delle uve ottimale a seconda della diversa tipologia dei crus e dei vitigni. Per tutto il mese, un'eccezionale continuità climatica ha imperato nella Champagne giovando, tra l'altro, alla concentrazione degli zuccheri. Se a questo aggiungiamo l'alta tecnologia di coltivazione applicata, ecco che è facile fare previsioni ottimistiche sulle annate e sul mercato del prossimo futuro. Mentre operatori e consumatori attendono trepidanti gli champagne della vendemmia 2000, la prima del millennio.


Alessandro

2006-08-01 04:23:05 · answer #9 · answered by Vale B 3 · 0 0

Il metodo Champenoise, il vitigno, il luogo di coltivazione, la nazionalità, i coltivatori e soprattutto chi se lo può permettere!!!

2006-08-01 04:21:12 · answer #10 · answered by LOUIS S 2 · 0 0

Viva lo spumante, viva l'Italia! Champagne è solo nome e nulla più

2006-08-01 04:16:15 · answer #11 · answered by Franc_esco 3 · 0 0

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