Sono d'accordo con Miloros. Io ti do la traduzione di Rutilio Namaziano fatta da Ettore Paratore:
“...Ascolta, o bellissima regina del mondo ch’è tuo, o Roma ormai accolta tra le sfere celesti! Ascolta, o genitrice degli uomini e genitrice degli dei, che mediante i tuoi templi ci fai sentire d’esser meno lontani dal cielo! Te cantiamo e sempre te, finché i fati lo concederanno, canteremo: nessuno che sia superstite al mondo può essere immemore di te.
Più presto un sacrilego oblio potrebbe seppellire il sole che non svanire dal mio cuore la tua gloria. Ché tu diffondi i tuoi benefici come il sole i suoi raggi, per ogni dove l’Oceano, scorrendo intorno, spumeggia. Febo istesso, che tutto abbraccia, si volge per te, desta i suoi cavalli dalle tue terre e nelle tue terre li nasconde...
Quanto la natura altrice di vita ha steso il suo slancio verso gli estremi confini del mondo, altrettanto la terra è stata accessibile al tuo valore.
Hai creato per genti di ogni terra una patria sola; ai popoli senza legge fu gran ventura essere soggiogati da te. Nell’offrire ai vinti la parità coi tuoi diritti, hai trasformato in una sola città quel che prima era il mondo.
Riconosciamo che autori della tua stirpe sono Venere e Marte, la madre degli Eneadi e il padre dei Romulidi. La clemenza vittoriosa mitiga la forza delle tue armi, entrambe le divinità uniscono i loro influssi sui tuoi costumi.
Di lì nasce il tuo santo compiacimento di risparmiare il nemico, pur combattendo contro di lui: Roma vince chi le ha infuso timore, e poi ama chi è stato vinto da lei...
Tu... che hai abbracciato il mondo coi tuoi trionfi apportatori di leggi, fai vivere unite tutte le genti nella garanzia del comune diritto.
Te, dea, te celebra ogni angolo del mondo, divenuto romano e liberamente assoggetta il collo al pacifico giogo.
Tutti gli astri, che si muovono in perpetuo lungo le loro orbite immutabili, non hanno mai visto un impero più bello...”
2007-06-15 06:01:30
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answer #1
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answered by Anonymous
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O regina bellissima del mondo che fu tuo,
o Roma, accolta fra le celesti sedi.
Ascoltaci, o madre degli uomini e degli Dei;
per mezzo dei templi tuoi, non siamo lontani dal cielo.
Te noi cantiamo e sempre canteremo, finché i destini lo consentiranno.
Nessuno che riesca a sopravvivere può dimenticarti.
Scellerati oblii oscureranno il sole,
prima che il nostro cuore abbandoni l’onore che ti dobbiamo.
Dovunque si estendono i raggi del sole,
ovunque circondati dall’Oceano che scorre, tu offri doni.
E perfino Febo, che circonda tutto, sorge e tramonta per te,
ricovera nei tuoi domini i suoi cavalli, che si levano lì dove tu dòmini.
La Libia dalle torbide sabbie non ti fermò,
l’Orsa armata del suo gelo non ti respinse:
in qualunque direzione la natura che dà vita s’estese,
di altrettanto spazio il tuo valore percorse la terra.
A genti diverse hai dato una unica patria:
a chi non aveva una sua legge giovò essere sottomessi al dominio tuo.
E con l’offerta fatta ai vinti di partecipare delle tue leggi,
rendesti città ciò che prima era mondo.
Noi riconosciamo Marte e Venere fondatori della stirpe,
l’uno padre dei discendenti di Romolo, l’altra madre.
La clemenza del vincitore addolcisce le forze delle armi:
l’uno e l’altro nome s’addice ai tuoi costumi.
Di qui viene vantaggio della guerra e la dolcezza del perdono.
Tu soggioghi quelli che temesti, ami quelli che soggiogasti.
Onoriamo la scopritrice dell’ulivo, lo scopritore del vino
e il giovane che per primo con l’aratro solcò la terra.
Per l’arte di Peone la medicina meritò altari,
e per le sue alte gesta Alcide salì agli dèi.
Tu pure, Roma, hai avvinto col trionfo della legge, tutto il mondo,
fai vivere tutti con un vincolo comune.
Te onora come dea il Romano, dovunque si trovi;
e ogni popolo piega il libero suo collo al tuo giogo di pace.
Tutti gli astri che percorrono sempre le loro orbite
non videro mai impero più bello.
Sorte ben diversa ebbero le armi assire nel comporre la pace,
quando i Medi sottomisero i loro vicini.
I grandi re dei Parti e i tiranni di Macedonia
imposero vicendevoli leggi con il variare delle vicende.
E quando tu nascevi non avevi più cuori o più mani,
ma più giudizio e più senno.
Sei pervenuta con gloria per giuste guerre
O per paci non superbe alla tua potenza.
Il fatto che tu regni conta meno del fatto che meriti di regnare.
Con le tue gesta tu superi i tuoi grandi destini.
INNO A ROMA dal "De reditu suo" di Rutilio Namaziano (V sec. d.C.)
2007-06-15 04:30:10
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answer #2
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answered by miloros 2
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Roma divina, a te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro,
a te, nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro.
Salve, Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il sol che nasce su la nuova storia,
fulgida in arme all'ultimo orizzonte
sta la vittoria.
Sole che sorgi libero e giocondo,
sul Colle nostro i tuoi cavalli doma:
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma,
maggior di Roma !
Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del Mondo oggi è latina.
Il Tricolore canta sul cantiere,
su l'officina.
Madre di messi e di lanosi armenti
d'opere schiette e di pensose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.
Sole che sorgi libero e giocondo,
sul Colle nostro i tuoi cavalli doma:
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma,
maggior di Roma!
Benedici il riposo e la fatica
Che si rinnova per virtù d'amore,
La giovinezza florida e l'antica
Età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
D'opere schiette e di pensose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
E sorge il sole.
Sole che sorgi libero e giocondo,
sul Colle nostro i tuoi cavalli doma:
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma,
maggior di Roma!
2007-06-15 08:43:44
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answer #3
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answered by almagutt 4
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Da ADORATRICE di Roma, concordo con Miloros: il migliore è Rutilio Namaziano. Magari prova a vedere se lo trovi in latino, ci sono dei giochi di parole intraducibili!
2007-06-15 09:26:29
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answer #4
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answered by nydrali 2
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Roma, Caput Mundi, la Città Eterna, la Capitale d'Italia....
2007-06-15 02:59:28
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answer #5
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answered by Anonymous
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Uno dei più solenni è senza dubbio il"Carmen saeculare" scritto da Orazio nell'anno 17 a.C., per le celebrazioni , ogni 110 anni, affinché Roma e il suo impero si conservassero perennemente(come era prescritto dal carme sibillino). E' un po' lungo ma facile da trovare in internet sotto la voce Quinto Orazio Flacco, opere. Siamo in piena età augustea. In latino è di una settantina di versi, ma ci sono molte traduzioni, es. di G.Vitali,latinista di un certo livello. Interessante è che buona parte di questo carme sia stata ripresa in epoca fascista, laddove, ad es., viene detto, vado a memoria, "Possa tu, o Sole, che sorgi libero e sovrano, non vedere mai nulla più grande di Roma". E' stato musicato, se non sbaglio, da Mascagni e cantato nelle solennità fasciste .Mai sentito parlare di G.G. Belli, e saremmo più vicino a noi nel tempo ,dotto e popolare, in romanesco? Da non dimenticare poi il grande patrimonio dgli stornelli popolari(sempre cultura, però!). Spero d'averti dato una 'dritta' ! Ciao !!!
2007-06-15 01:54:23
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answer #6
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answered by acidario 7
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cercane qualcunio di cesare o augusto...
2007-06-14 22:56:20
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answer #7
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answered by Lisa 4
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Roma.
per te quanti morti.
Sei la più falsa, irriverente e splendida città del mondo.
Se tutti ti amano e' perchè sei la più disponibile. Accetti chiunque e gli fai pagare solo un piccolo prezzo: dover condividere i marciapiedi con i bisognini dei cani.
2007-06-15 01:47:04
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answer #8
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answered by Anna C. 7
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