English Deutsch Français Italiano Español Português 繁體中文 Bahasa Indonesia Tiếng Việt ภาษาไทย
Tutte le categorie

4 risposte

Esatto.

La mancanza o insufficiernza per esempio di un enzima chiamati serotonina porta a modifiche dello stato d'animo dovute alla risposta sballata dei neuroni.

Il famoso antidepressivo Prozac agisce a quel livello, cosi come il Sereupin, il Seroxat e molti altri.

Lo stesso avviene quando le donne stanno per avere le mestruazioni, quando chi più chi meno cominciano a rompere le scatole a chi le sta vicino..

Lo stesso vale per il testosterone che è presente in diverse quantità sia nell'uomo sia nella donna.

Il tipo che si scandalizza per questo fatto e dice ''tenetevi la vostra scienza'' è un povero ignorante, come se uno che sa queste cose fosse impedito dall'avere emozioni, provare amore, ecc.

Esiste una cosa nel cervello che si chiama barriera ematoencefalica che bolcca quasi tutte le sostanze in circolazione nel sangue per fare in modo che il cervello non ''sballi''.

Viva la faccia di qualche giovane che si pone domande e non gode della propria stupidità.

2007-04-19 05:25:29 · answer #1 · answered by giorgio s 4 · 0 0

In alcuni casi sì. Diverso però è il caso della serotonina. Infatti non esistono prove scientifiche in merito, si tratta solo di un'ipotesi. Leggendo quanto segue te ne renderai conto, anche se questa ipotesi viene ormai considerata verità.
L'ipotesi della Serotonina

Nel 1965 Joseph Schildkraut ha portato avanti l'ipotesi che la depressione fosse associata con i bassi livelli di norepinephrine [6], e in seguito i ricercatori hanno teorizzato che il neurotrasmettitore d'interesse fosse la serotonina [7]. Negli anni seguenti vi furono numerosi tentativi di identificare alterazioni neurochimiche riproducibili nel sistema nervoso di pazienti con diagnosi di depressione. Per esempio i ricercatori confrontarono i livelli di metaboilti sella serotonina nei fluidi celebrospinali di pazienti suicidi clinicamente depressi con quelli di un campione di controllo, ma la letteratura iniziale è stata rimescolata e plagiata con difficoltà metodologiche come la dimensione molto piccola dei campioni e per variabili non controllate che non che confondono. In una recente revisione di questi studi il presidente del Consiglio Medico Tedesco, e i suoi colleghi hanno detto “ le associazioni riportate di sottogruppi con comportamenti suicidiari (come tentativi violenti di suicido) con la bassa concentrazione di CSF-5HIAA [serotonina] sembrano rappresentare una qualche traslazione prematura di quello trovato dagli studi che hanno pecche nella metodologia” [8]. Furono anche fatti dei tentativi di indurre la depressione producendo un abbassamento dei livelli della serotonina, ma questi esperimenti non hanno accumulato alcun risultato consistente [9]. Similmente i ricercatori trovarono che un forte incremento di serotonina, a cui si giungeva con la somministrazione di una forte dose di L-tryptophan, erano inefficaci nel diminuire la depressione [10].

Ogni prova fatta dai ricercatori in questa epoca è fallita nel tentare di confermare una lesione serotinergica in un qualsiasi disturbo mentale e anzi hanno fornito prove significative contro la spiegazione di una semplice carenza di un neurotrasmettitore. La moderna neuroscienza ha invece mostrato che il cervello è enormemente complesso e malamente compreso [11]. Anche se le neuroscienze sono un settore in rapido sviluppo, proporre che i ricercatori possano obiettivamente identificare uno “sbilanciamento chimico” a livello molecolare non è compatibile con il livello dell'attuale scienza. In effetti non esiste neppure un livello scientificamente stabilito come ideale per il “bilanciamento chimico”, rendendo pertanto impossibile l'identificazione di un di uno sbilanciamento patologico. Equiparare l'impressionante recente avanzamento delle neuroscienze con l'appoggio dell'ipotesi della serotonina è un errore.

Mancando prove dirette della mancanza di serotonina in ogni disordine mentale, la vanta efficacia dei farmaci SSRI è spesso utilizzata come prova indiretta dell'ipotesi della serotonina. Tuttavia questo è un modo di ragionare ex juvantibus (cioé di ragionare al contrario per fare assunzioni sulle cause della malattia basandosi sulla risposta ai trattamenti della malattia) è problematico dal punto di vista logico. Per esempio il fatto che l'aspirina curi il mal di testa non prova che il mal di testa sia causato da bassi livelli di aspirina nel cervello. I ricercatori nell'ambito della serotonina del US National Institute of Mental Health Laboratory of Clinical Science hanno detto chiaramente “la dimostrata efficacia degli inebitori selettivi della recaptazione della serotonina ... non può essere utilizzata come prova primaria che la disfunzione sia serotinergica nello studio della patofisiologia di questi disturbi” [12].

Pertanto il ragionamento all'indietro e partire dall'efficacia degli SSRI per presumere la carenza di serotonina, è fortemente contestato. La validità di questo ragionamento diventa sempre meno plausibile quando si considerano i recenti studi che arrivano anche a dubitare dell'efficacia dei farmaci SSRI. Irving Kirsch e i suoi colleghi utilizzando il Freedom of Information Act, ha ottenuto l'accesso a tutti i dati dei test clinici sugli antidepressivi inviati alla Food and Drug Administration (FDA) dalle case farmaceutiche per l'approvazione medica. Quando sono stati ottenuti i dati sia delle prove pubblicate sia di quelle non pubblicate si è che il placebo duplicava circa l'80% della risposta dell'antidepressivo [13]; Nel 57% dei casi di questi studi finanziati dalle casi produttrici non si è riusciti a mostrare una differenza statisticamente significativa tra l'antidepressivo e il placebo inerte [14]. Una recente rassegna di Cochrane suggerisce che questi risultati sono gonfiati rispetto a quelli che utilizzano un placebo attivo [15]. Nel caso di trattamenti di altri squilibri ben studiati, come nel caso della carenza dell'insulina, non si nota un efficacia così modesta e un tasso di risposta così estremamente alto del placebo. Questo pone dei seri dubbi sulla validità dell'ipotesi della serotonina.

Risulta anche problematico per l'ipotesi della serotonina il continuo aumento di ricerche che paragonano gli effetti dei farmaci SSRI con quelli di altri trattamenti che non hanno come obbiettivo specifico la serotonina. Per esempio in una rassegna sistematica di Cochrane non ha trovato nessuna differenza significativa tra l'efficacia dei farmaci antidepressivi SSRI e quella dei farmaci antidepressivi triciclici [16]. In oltre, in prove random controllate, il buproprion [17] e la reboxetine [18] si sono mostrate efficaci esattamente come i farmaci SSRI nel trattamento della depressione, anche se non hanno alcun effetto, a un livello significativo, sulla serotonina. Gli effetti ottenuti in recenti studi randomizzati e controllati hanno mostrato che i risultati ottenuti con estratti della pianta iperico [19] e con dei placebi [20] sono superiori di quelli ottenuti con in farmaci SSRI. L'esercizio si è rivelato utile quanto il farmaco SSRI sertraline in uno studio randomizzato controllato [21]. Le ricerche e le attivit6agrave; di sviluppo delle case farmaceutiche mostrano inoltre una diminuzione del ruolo dato all'intervento con serotinonergici. La Eli Lilly, la casa che produce la fluoxetina (Prozac), ha recentemente messo in commercio la duloxetine, un antidepressivo studiato per interagire oltre con la serotonina anche con norepinephrine. Le prove presentate su ciò sembrano incompatibili con una lesione specifica serotinergica nella depressione.

Anche se i farmaci SSRI sono considerati degli "antidepressivi", in realtà sono approvati dalla FDA come terapia per 8 distinte tipi di diagnosi psichiatriche, che variano dai disordini d'ansia sociale al disordine ossessivo compulsivo al disordine disforico premestruale. Alcune pubblicità dirette ai consumatori (come quelle sui siti web dello Zoloft e del Paxil) promuovono l'ipotesi della serotonina non solo per la depressione, ma anche per alcune di queste altre categorie. [22,23]. Pertanto, affinché l'ipotesi della serotonina si corretta come attualmente presentata, la regolazione della serotonina dovrebbe essere la causa (ed il rimedio) di ognuno di questi tipi di disordini [24]. Questa cosa è improbabile e nessuno ha finora proposto una teoria convincente che spieghi come un singola anormalità neurochimica possa produrre un così vasto numero di manifestazioni nel comportamento.

In breve, non esiste una prova rigorosa a favore della la teoria della serotonina ed invece presente un significativo gruppo di prove contraddittorie. Lontano da essere una linea radicale di pensiero, i dubbi sulla ipotesi della serotonina sono ben riconosciuti da molti ricercatori, compreso alcune discorsi schietti da parte di alcuni famosi psichiatri, alcuni dei quali sono anche degli entusiastici proponenti della medicalizzazione con farmaci SSRI (vedi Tabella 1).

Tuttavia, in aggiunta a quello che questi autori hanno detto a proposito della serotonina, è anche importante guardare a cosa la serotonina non è detto nella letteratura scientifica. A quanto ne sappiamo non vi è neanche un un singolo articolo sottoposto a peer-reviewed che possa essere accuratamente citato a sostegno delle affermazioni secondo cui ci sia una carenza di serotonina in un qualsiasi disordine mentale, mentre ci sono parecchi articoli che presentano prove dell'opposto. Inoltre il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM), che è pubblicato dalla American Psychiatric Association e che contiene le definizioni di tutte le diagnosi psichiatriche, non elenca la serotonina come causa di alcun disturbo mentale. Il libro di testo della psichiatria clinica (American Psychiatric Press Textbook of Clinical Psychiatry) si riferisce all'ipotesi della carenza della serotonina come ad un'ipotesi non confermata, affermando che “ulteriori prove non hanno confermato l'ipotesi dell'abbassamento delle monoammine.
Pubblicità ai consumatori di antidepressivi

Contrariamente a quello che la gente di solito crede, la FDA non richiede un'approvazione preventiva della pubblicità. Invece la FDA tiene d'occhio cosa ci è scritto sulla pubblicità soltanto dopo che sono state stampate o che sono state trasmesse [26]. Succede abbastanza frequentemente che all'interno delle campagne pubblicitarie dirette ai consumatori si trovino delle informazioni fuorvianti [27]; Pertanto è molto utile confrontare le pubblicità dei farmaci SSRI con le prove scientifiche di cui si è parlato qui sopra. Queste pubblicità dei farmaci vengono diffuse molto largamente; centinaia di milioni di dollari sono stati spesi per diffondere ampliamente queste pubblicità e uno studio ha mostrato che più del 70% dei pazienti intervistati è risultato esposto alle campagne di pubblicità diretta al pubblico sugli antidepressivi. [28].

Il ruolo dell'FDA

Negli Stati Uniti d'America la FDA controlla e regola le pubblicità dirette ai consumatori. La FDA richiede che le pubblicità “non sia falsa o forviante”e che “le informazioni presenti devono non essere inconsistenti con il foglietto informativo del prodotto” [27]. Le case farmaceutiche che diffondano pubblicità non compatibili con queste richieste possono ricevere lettere di avvertimento dalla FDA ed essere sanzionate. L'equivalente Irlandese della FDA, la Commissione Medica Irlandese, recentemente ha vietato alla GlaxoSmithKline di affermare che la paroxetine corregge uno sbilanciamento chimico perfino nei foglietti informativi dati ai pazienti con il farmaco. [29]. Deve la FDA prendere un iniziativa simile contro le pubblicità dei farmaci SSRI?

Ad esempio, le informazioni sulla prescrizione della paroxetine, che è un tipico farmaco della classe SSRI, affermano che “L'efficacia della paroxetine nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, del disordine di ansia sociale, del disordine ossessivo compulsivo, del disordine da panico, dal disordine da ansia generico e dal disordine da stress post-traumatico è presunta essere legata al potenziamento dell'attività serotonergica nel sistema nervoso centrale risultante dall'inibizione della ricattura neuronale della serotonina. Studi a dosi clinicamente rivelanti negli umani hanno dimostrato che la pasoxetine blocca il recupero della serotonina nelle piastrine degli umani.” [30].

In altre parole, il meccanismo di azione della paroxetine non mai stato definitivamente stabilito e rimane non confermato e si tratta solo di un'ipotesi (le informazioni sulla prescrizione affermano che il l'efficacia del farmaco “è presunta essere legata al potenziamento dell'attivit6agrave; serotinergica“ ([30], enfasi aggiunta). Sebbene ci siano delle prove che la paroxetine inebisca la recaptazione della serotonina, non è il significato di questo fenomeno nel miglioramento dei sintomi psichiatrici e tuttora dibattuto [12, 31]. Più importante ancora, le informazioni sulla prescrizione non menzionano una carenza di serotonina nelle persone a cui viene somministrata la paroxetine né afferma che la paroxetine corregge lo sbilanciamento della serotonina. Al contrario le pubblicità rivolte ai consumatori sulla paroxetina cointengono affermazioni che non si trovano nei foglietti informativi del prodotto approvati dalla FDA.

In modo da determinare se le pubblicità veramente rispettano le regole della FDA, è utile consultare il codice delle regole federali Le regole dicono che una pubblicità può, essere ritenuta falsa o fuorviante se “contiene affermazioni a riguardo del meccanismo o del luogo di funzionamento del principio attivo che non sono generalmente considerate come stabilite per vere tramite prove scientifiche da esperti qualificati da un'istruzione scientifica e dall'esperienza senza rivelare che le affermazioni non sono ben stabilite come vere e le limitazioni che hanno le prove portate” ([32], (enfasi aggiunta).

Sembra che sia ammesso affermare che la depressione possa essere dovuta ad una carenza della serotonina, ma, come prescritto dalle regole, soltanto se vengono enunciate le limitazioni che hanno le prove utilizzate a sostegno di tale ipotesi. Nel nostro esame delle pubblicità dei farmaci SSRI, non abbiamo trovato neanche una pubblicità che avesse tale informazione. Al contrario l'ipotesi della serotonina è in genere presentata come una credenza diffusa nella comunità scientifiica, come nel caso della pubblicità dello Zoloft, che afferma a proposito della depressione che “gli scienziati credono che possa essere collegata ad uno sbilanciamento chimico di una sostanza chimica chiamata serotonina.” [33]. I consumatori che vedano questa pubblicità rimangono non informati riguardo le limitazione dell'ipotesi della serotonina (di cui è stata fatta una breve rassegna più sopra).

Inoltre le normative federali, vietano alle pubblicità di includere contenuto che “contenga informazioni o opinioni a favore di un farmaco che prima veniva considerato valido ma che sono state invalidate da informazioni contrarie più recenti e più credibili” [32].

Questo significa che non è consentita una discrepanza tra quanto viene riportato nella letteratura, che è sempre in aggiornamento e che è sottoposta a revisione tramite peer-review, e la pubblicità. Riguardo ai farmaci SSRI vi è una parte sempre più grande parte della letteratura medica che avanza dubbi dull'ipotesi della serotonina, e quanto affermato da questa parte non trova alcun riferimento nella pubblicità rivolta ai consumatori. In particolare molte campagne pubblicitarie dei farmaci SSRI continuano ad affermare che il meccanismo d'azione dei farmaci SSRI sia quello di correggere uno sbilanciamento chimico. Un esempio è quello della la pubblicità della paroxetine“: “Con un trattamento continuo il Paxil può aiutare a ripristinare il bilancimento della serotonina” [22]. Tuttavia, come è spiegato prima, non è mai stata stabilito in modo scientificamente corretto una cosa come il Il messaggio che rimane nei consumatori vedendo la pubblicità dei farmaci SSRI probabilmente è quello che i farmaci SSRI funzionano portando alla normalità i neurotrasmettitori che se ne sono andati via. Questa era quello che si sperava 30 anni fa, ma è una cosa che non è accurata in base alle prove scientifiche dei giorni d'oggi.

La FDA ha inviato dieci lettere di avvertimento ai produttori di antidepressivi dal 1997 [34-43], ma non ha mai citato in giudizio una casa farmaceutica per il motivo qui esposto. Non sono chiari i motivi per cui non abbia mai agito, ma sembra che risulti da una deliberata decisione presa ad un certo livello della FDA piuttosto che da una trascuratezza. A partire dal 2002 uno degli autori di questo articolo (JRL) ha ripetutamente contattato la FDA su questa questione. L'unica sostanziale risposta è stata un'e-mail da una persona che faceva il revisore alla FDA: “Le vostre preoccupazioni sulla pubblicità diretta ai consumatori sollevano un a questione interessante sulla validità delle affermazioni riduzionalistiche. Queste affermazioni sono usate con l'obiettivo di descrivere il presunto meccanismo della azione (o delle azioni) dei neurotrasmettitori ad una frazione del pubblico che ha delle capacità di lettura non superiori al sesto livello” (comunicazione privata 11 aprile 2002).

È curioso che queste pubblicità siano considerate appropriate per chi ha scarse capacità di lettura. Se le cose che stanno attorno agli antidepressivi sono troppo difficili per essere spiegate ad un pubblico generico, allora uno si può chiedere come mai sia possibile che sia permessa la pubblicità diretta al pubblico degli antidepressivi. Tuttavia, al contrario di quanto la FDA sembrerebbe voler affermare, la verità e la semplicità non sono due cose mutamente esclusive. Considerate ad esempio il libro di testo di medicina Essential Psychopharmacology, in cui vi e scritto: “Finora non vi è nessuna prova chiara e convincente che la carenza di monoamine sia responsabile della depressione; cioè non vi è una "reale" carenza delle monoamine” [44]. Questa spiegazione è tanto semplice quanto sono semplici quelle nelle pubblicità delle case farmaceutiche, tuttavia mostrano una realtà ben diversa circa l'ipotesi della serotonina.

Conclusioni

L'impatto che hanno avuto la promozioni, sparse ovunque, dell'ipotesi della serotonina non deve essere sottostimato. Le pubblicità degli antidepressivi si trovano dappertutto sui media Americani e vi sono delle prove emergenti che queste pubblicità abbiano la possibilità di confondere il rapporto tra il medico ed il paziente. Un studio recente di Kravitz ed altri ha trovato che a dei finti pazienti (degli attori che si sono allenati per fingersi pazienti) che si presentavano con i sintomi di un disturbo di adattamento (una condizione per la quale normalmente non vengono prescritti gli antidepressivi) veniva prescritta la paroxetine (Paxil) dal proprio medico, se facevano esplicitamente delle richieste sul Paxil [45]; queste richieste da parte di un paziente qualsiasi potrebbero essere causate dalla pubblicità diretta al pubblico [45].

Quello che rimane non misurato, tuttavia, è quanti pazienti si rivolgono al proprio medico a chiedere aiuto perché la pubblicità degli antidepressivi li ha convinti che soffrono di una mancanza di serotonina. Queste pubblicità presentano un concetto seduttivo e il fatto che i pazienti ora si presentino con autodefinito "scompenso chimico" [46] mostra che la pubblicità diretta al pubblico sta avendo l'effetto desiderato; il mercato sanitario si sta prendendo la forma che è vantaggiosa per le case farmaceutiche. Recentemente si è affermato che la FDA sia più preoccupata nel proteggere l'industria farmaceutica che non della sua missione di proteggere il consumatore statunitense e che i tentativi di rafforzarla siano stati diminuiti [47]. È molto probabile che i pazienti che sono convinti di soffrire per una carenza di un neurotrasmettitore richiedano una prescrizione di un antidepressivo e che possano essere scettici quando un medico li suggerisce un altro tipo di intervento, come la terapia cognitiva-comportamentale [48], basata o meno su prove. Come nel caso di altre popolazioni vulnerabili, i pazienti ansiosi e depressi “probabilmente sono più, suscettibili di essere condizionati dalla pubblicità” [49].

Nel 1998, agli inizi delle campagne pubblicitarie dei farmaci SSRI, Elliot Valenstein professore emerito di Nuroscienze ha fatto un riassunto delle conoscenze scientifiche concludendo che “Quello che i medici e i pazienti stanno leggendo a proposito delle malattie mentali non è per nulla una naturale riflesso di tutte le informazioni disponibili.” [50]. Lo stato attuale della quesitone non fa altro che confermare la veridicità di questa conclusione. Vi è una notevole differenza tra la letteratura scientifica e le affermazioni fatte nella pubblicità dei farmaci SSRI, controllate dalla FDA, e probabilmente non vi è un parallelo tra le due cose.

www.nopsych.it

2007-04-19 11:26:51 · answer #2 · answered by sun 7 · 1 0

Si, se non vi è motivo apparente.
Invece, se sei triste perchè sei disoccupato (per esempio) mi sa che non basta un buon piatto di pastasciutta!

2007-04-19 05:22:00 · answer #3 · answered by Robyscotta 5 · 1 0

Si

2007-04-19 05:00:29 · answer #4 · answered by y_v_f_v 4 · 1 0

fedest.com, questions and answers