beh in primo luogo nonostante l'iconografia classica, gli imperatori difficilmente parlavano alla folla (come ad esempio faceva Mussolini dal balcone di piazza venezia), non ne aveva bisogno...
se l'imperatore parlava lo faceva all'interno delle sedi legislative o consultive (senato, parlamento, consiglio) interloquendo con persone qualificate.
Il popolo sottostava alle sue decisioni e pertanto non aveva bisogno di essere convinto con le parole.
come giustamente è stato detto, se l'imperatore aveva bisogno di comunicare loro qualcosa lo faceva tramite affissione, pubblicazione o a mezzo di messi e portavoce, d'altra parte l'organizzazione per caste permetteva la diffusione del messaggio fino ai ceti più bassi.
al contrario era la folla che parlava all'imperatore al trionfo, esaltando il suo rientro in patria con urla e grida di gioia...
2007-03-26 01:42:41
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answer #1
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answered by Alessandro 4
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Usando trucchi architettonici e meccanici che sono detti amplificatori passivi.
Guarda il teatro greco e romano: le forme di quei luoghi sono tuttora un esempio di efficenza acustica, In alcuni teatri romani (mi sembra Ercolano) sono state trovate anfore poste sotto il coro che amplificavano la voce degli attori.
Gli attori stessi recitavano con maschere dalle bocche molto allargate per funzionare da megafoni
Anche gli oratori disponevano nelle piazze e nelle basiliche di posizioni sopraelevate poste in particolari posizioni Che permetevano l'amplificazione della voce
Nelle chiese cristiane che riprendono la forma della basilica il coro viene posto nell'abside e questo permette di focalizzare la voce lungo la navata. Il pulpito e' un balconcino posto al di sopra dei fedeli che permette di ridurre l'assorbimento del suono dei corpi e far arrivare la voce del predicatore anche alle ultime file.
2007-03-26 00:48:53
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answer #2
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answered by dottor K 7
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emanavano dei proclami:o facevano parlare degli incaricati per loro nelle piazze o fra la gente nei mercati o parlavano loro stessi al popolo senza microfono...la voce passava cmq.
2007-03-26 00:33:29
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answer #3
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answered by lomaz 4
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urlavano
2007-03-26 01:08:24
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answer #4
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answered by Anonymous
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raramente l'imperatore faceva un discorso in prima persona davanti al popolo ( lo faceva + spesso il dictator). di solito erano i banditori che giravano le piazze e il foro, o passavano volantini soprattutto negli anfiteatri e nei teatri , oppure veniva perfino scritto sui muri degli edifici, una specie di pubblicità. ce ne sono molti di questi esempi a pompei.
2007-03-26 07:43:51
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answer #5
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answered by Anonymous
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Hai ragioni i primi a sfruttare la radio sono stati i dittatori mussolini e hitler.
Prima si mandavano in giro uomini che proclamavano quello che dicevano, Gli imperatori romani, al foro, poi partivano gli editti accompagnati dallo squillo di trombe in tutto l'impero, fino al XX secolo.
Poi anche i democratici ,F.D.Rooswelt inventò "chiaccherate davanti al caminetto" una trasmissione radio con cui illustrava la sua politica agli Americani, niente a che vedere con i proclami nazi-fascisti
2007-03-26 00:45:15
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answer #6
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answered by super_cicky 6
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con dei banditori di piazza
2007-03-26 00:34:37
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answer #7
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answered by bossa nova 1
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Beh, è divertente Micina.
Come noi anche loro scrivevano sui muri dei veri e propri manifesti elettorali...
da Staccioli, “Elezioni a Roma”:
La propaganda elettorale a Roma tramite le scritte sui muri:
Col tempo, alla propaganda fatta in proprio dai candidati, cominciò ad affiancarsi, fino poi a sostituirla, quella condotta per loro conto dai rispettivi sostenitori, da soli o riuniti in gruppi di pressione e in «comitati elettorali». Di pari passo, alla propaganda orale s’andò sempre più accompagnando quella scritta, con l’impiego di «manifesti» o «annunci» (programmata) dipinti sui muri. C’erano per tale incombenza i «professionisti del pennello» (scriptores) che in tempi «normali» provvedevano all’esecuzione di avvisi d’ogni genere (da quelli per gli spettacoli a quelli per le vendite o le locazioni di immobili) e nel periodo della campagna elettorale e fino al giorno delle votazioni concentravano la loro attività al servizio dei candidati o dei loro comitati di sostegno. Molti lavoravano da soli, altri coadiuvati da piccole squadre delle quali potevano far parte un imbianchino (o dealbator) , che stendeva il velo di calce sulla parete prescelta, un «portascala» (scalanus), che portava e poi reggeva la scala sulla quale lo scriptor saliva per eseguire «manifesto» fuori della portata di eventuali sabotatori, il «lanternaio» (lanternarius), che doveva far luce con una lanterna issata su una lunga pertica, dato che il lavoro si svolgeva, com’è naturale, preferibilmente di notte, e un generico «assistente» (adstans) che poteva essere addetto al trasporto di secchi e pennelli e ad incombenze sussidiarie, compresa quella di far da «palo» contro possibili avversari, concorrenti e malintenzionati in genere.
La relativa facilità con cui il lavoro poteva essere svolto faceva sì che per la campagna elettorale si formassero anche squadre ausiliarie di «scrittori» improvvisati e volontari. Non risulta che ci fosse alcun luogo o spazio espressamente predisposto dalle autorità per scrivere i «manifesti»; è facile pertanto immaginare che ogni muro della città poteva diventare preda degli scriptores. E pure ovvio che i «manifesti» dovevano addensarsi lungo le vie più importanti e nei luoghi più frequentati, senza troppo rispetto per monumenti ed edifici pubblici, mostre e insegne di botteghe, edicole e immagini sacre, e coinvolgendo anche le tombe che, allineate lungo le vie suburbane, mostravano le loro facciate a chiunque usciva o entrava attraverso le porte della città. E per questo che in certe epigrafi funerarie il rispetto dei luoghi consacrati alla morte era espressamente richiesto, con preghiere e lusinghe oppure con minacce e maledizioni: «Tu che scrivi sui muri, ti prego, passa oltre questo monumento; il candidato il cui nome sarà qui scritto, faccia fiasco e non sia mai più eletto ad alcuna carica»; oppure, al contrario:
«Possa il tuo candidato essere eletto… e sii tu felice, o scrittore, se qui non scriverai».
Purtroppo nemmeno una traccia di «manifesti» elettorali è rimasta a Roma: troppo facilmente deperibili essi erano. E, soprattutto, per troppi secoli — durante tutta l’età imperiale — non essendo stati più eseguiti, una volta venuta meno ogni necessità di farli. Di «manifesti» elettorali invece se ne sono trovati circa 1500, variamente conservati (e molti, malauguratamente, «svaniti» dopo la scoperta) a Pompei, dove l’eruzione del Vesuvio pose un drammatico e repentino suggello alla vita quotidiana in pieno svolgimento.
Dimenticavo all'imperatore: bastava un semplice gesto, senza dover parlare...
ciaooo ombre
2007-03-26 00:55:41
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answer #8
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answered by Ombre 2
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si faceva una specie di passaparola
2007-03-26 00:34:52
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answer #9
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answered by Chicchettta 5
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e una domanda che a volte facio a me stesso perche quando vedi i film dell'epoca romana o greca non so come l'ultimo della fila reusciva a sentire, puoi vederlo anche nell ultimo film di Mel Gibson piu antico ancora APOCALYPTO nel che puoi vedere del alto della piramide come lo stregone de la tribu parla alla folla giù e tutti aparentemente sentono,questo sono effetti cinematografici penso nella realta magari la voce andava del uno al altro cosi tutti se ne acorgevanno de la voce dell imperatore
2007-03-27 09:31:59
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answer #10
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answered by tierradeiguanas 5
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