COSA SONO I DISTURBI DA ATTACCO DI PANICO (DAP)?
Nei DAP, brevi episodi di intensa paura sono associati a molteplici sintomi fisici (come palpitazioni e vertigini) che colpiscono rapidamente ed improvvisamente, in assenza di stimolazioni esterne.
Questi "attacchi di panico", che sono l'anticamera dei DAP veri e propri, sono considerati una risposta inadeguata emessa da alcuni meccanismi cerebrali di reazione alle stimolazioni esterne - le cosiddette risposte "combatti o fuggi" - dovute ad una inappropriata stimolazione. La maggior parte delle persone affette da sindrome da panico, sperimenta anche una crescente ansia dovuta alla possibilità di avere un altro attacco di panico, e alla continua ricerca di evitare tutte quelle situazioni che potrebbero, secondo loro, determinarne l'insorgenza. Proprio l'ansia di un ulteriore attacco, e l'evitare che questo accada, possono condurre all'impotenza nei DAP.
CHI SOFFRE DI DISTURBO DI PANICO ?
Negli Stati Uniti per esempio, l'1,6 % della popolazione adulta, equivalente a più di 3 milioni di persone, soffre di attacchi di panico durante la sua vita. La sindrome tipicamente ha inizio durante la prima giovinezza, ma possono esserne affette anche persone più adulte o anche bambini.
Le donne ne sono affette doppiamente degli uomini. Mentre soggetti di tutte le razze e classi sociali possono soffrire di attacchi di panico, sembrano esserci delle differenze culturali relativamente al modo in cui i sintomi vengono espressi.
Attacco di Panico Iniziale - Tipicamente, il primo attacco di panico sembra venir fuori "dal nulla", magari mentre una persona sta svolgendo le sue attività ordinarie, come guidare l'automobile o camminare per strada. Improvvisamente, la persona viene pervasa da una serie continua di sintomi spaventosi ed assai sgradevoli, i quali includono spesso il terrore, un senso di irrealtà, o la paura di perdere il controllo.
Questa sequenza di sintomi dura spesso molti secondi, ma può continuare anche per dei minuti. I sintomi gradualmente svaniscono nell'arco di un'ora. Persone che abbiano sperimentato un attacco di panico, parlano di malessere estremo, accompagnato dalla paura di esser stati invasi da qualcosa di terribile, o di star "diventando pazzi".
Spesso persone che stiano vivendo un attacco di panico , ricercano aiuto ad un Pronto Soccorso.
I primi attacchi di panico possono intervenire quando ci si trova sotto un pesante carico di stress, per un sovraccarico di lavoro, o per la perdita di un familiare o di una persona cara. Gli attacchi possono anche seguire ad incidenti, malattie, interventi chirurgici, o nascita di bambini. Anche l'abuso di caffeina, o cocaina, o altre droghe stimolanti, o farmaci come gli stimolanti assunti nel trattamento dell'asma, possono innescare reazioni di panico. Tuttavia gli attacchi di panico colgono completamente alla sprovvista, e proprio questa imprevedibilità è uno degli aspetti che li rendono così devastanti.
Molto spesso persone che non hanno mai sofferto di attacchi di panico suppongono che il panico sia semplicemente uno stato di nervosismo o ansia, sentimenti con cui praticamente tutti siamo ben più che familiari al giorno d'oggi.
Infatti, anche se chi soffre disturbi da attacchi di panico può non mostrare alcun segno esteriore di malessere, i sentimenti che sperimenta, sono talmente schiaccianti e terrificanti, che essi finiscono con il credere di star realmente per morire, perdere la testa o essere totalmente annullati. Queste disastrose conseguenze non si verificano, ma a chi stia soffrendo di un attacco di panico, sembra che debba accadere proprio così.
Alcune persone, che hanno un attacco di panico, o attacchi occasionali, non sviluppano mai un problema abbastanza serio da compromettere la loro esistenza. Per altri, invece, gli attacchi possono perpetuarsi causando parecchia sofferenza.
Sintomi dell'Attacco di Panico
Durante un attacco di panico, si verificano alcuni o tutti i seguenti sintomi :
· Terrore - sensazione che qualcosa di inimmaginabilmente orribile stia per accadere, e di essere completamente impotenti nel prevenirlo ;
· Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia ;
· Dolori al petto
· Vertigini, stordimento, nausea ;
· Difficoltà respiratorie;
· Tremore o sudorazione alle mani ;
· Brividi o vampate di calore ;
· Senso di irrealtà,
· Paura di "perdere il controllo", "diventare pazzi", o fare qualcosa di imbarazzante;
· Paura di morire
Disturbi da Attacchi di Panico - Nei DAP ricorrenti, la persona sviluppa un elevato livello di apprensione circa la possibilità che si verifichino ulteriori attacchi.. Come già sottolineato sopra, questa paura - nota come ansia anticipatoria o paura della paura - può essere presente per la maggior parte del tempo ed interferire notevolmente con il normale svolgimento della vita del soggetto, anche quando l'attacco di panico non è direttamente in atto. Inoltre, i soggetti possono sviluppare delle paure irrazionali, chiamate fobie, nei confronti delle situazioni in cui si siano manifestati precedenti attacchi. Ad esempio, una persona che abbia sperimentato un attacco di panico mentre si trovava alla guida, può sviluppare un elevato tasso d'ansia al momento di rimettersi al volante, anche per percorrere delle distanze irrisorie. Di conseguenza i soggetti che abbiano sviluppato questo genere di fobie, tenderanno in futuro ad evitare tutte quelle situazioni che hanno in qualche modo associato all'attacco di panico, e le loro vite possono risultare dunque estremamente limitate. Il loro lavoro può risentirne, perché non possono guidare o arrivare a lavoro in tempo. Le relazioni interpersonali possono esserne influenzate nella misura in cui, per evitare gli attacchi di panico, il soggetto sia indotto a chiuderle. (Questa condizione è nota come Disfunzione sociale/lavorativa N.d.T. )
Inoltre, anche il sonno può essere compromesso a causa del timore che il panico possa insorgere durante la notte, causando improvvisi risvegli al culmine del terrore. Quest'esperienza è talmente straziante che alcune persone che hanno attacchi di panico notturni, sviluppano il terrore di andare a dormire e soffrire di conseguenza di spossatezza. Inoltre, anche se non si verificano attacchi notturni, il sonno può essere disturbato a causa di un'ansia cronica correlata al panico. Molte persone con DAP rimangono intensamente preoccupate circa i loro sintomi, anche se da un consulto medico, viene detto loro esplicitamente che non hanno bisogno di limitarsi dallo svolgere certe attività.
Essi possono consultare una serie di specialisti, alla ricerca di trattamenti medici per curare quello che ritengono essere un problema cardiaco o respiratorio. Oppure i loro sintomi possono indurli a credere di avere dei problemi neurologici, o dei seri problemi gastrointestinali. Alcuni pazienti vedono decine di dottori e si sottopongono a costosissimi ed inutili accertamenti medici, alla disperata ricerca di una causa fisica per i loro sintomi. Questa ricerca di aiuto medico può continuare per dei tempi lunghissimi, perché i medici che vedono questi pazienti continuano a fallire nelle loro diagnosi.
Quando i dottori riconoscono il problema, a volte lo spiegano usando termini che suggeriscono che esso abbia poca importanza, o peggio, nessuna soluzione. Ad esempio il dottore può dire "Non c'è nulla di cui preoccuparsi, stai semplicemente avendo degli attacchi di panico" , oppure "si tratta semplicemente di una questione nervosa". Malgrado l'intenzione sia quella di rassicurare il paziente, parole del genere possono in realtà preoccupare i pazienti, i cui sintomi ricominciano a presentarsi. Il paziente ha bisogno di sapere che il dottore conosce la natura dell'attacco di panico, a che esso può essere trattato efficacemente.
Agorafobia - Il disturbo di panico può evolvere verso stadi più avanzati, in cui la persona diviene preoccupata di trovarsi in qualsiasi situazione o luogo da cui potrebbe essere difficile fuggire nel caso si presentasse un attacco di panico. Questa condizione è nota come agorafobia, e colpisce circa un terzo delle persone che soffrono di DAP. Tipicamente, soggetti con agorafobia temono la folla, le file, i grandi magazzini, e i mezzi di trasporto affollati. Spesso queste persone si relegano in alcune ristrette "zone franche", che possono includere soltanto la propria casa o l'immediato vicinato. Qualsiasi movimento oltre i confini di tali zone genera ansia crescente.
A volte una persona con agorafobia è incapace di uscir sola da casa, ma può viaggiare se accompagnata da uno specifico membro della famiglia o un amico. Anche quando esse si relegano a situazioni "salve", molte persone con agorafobia continuano ad avere attacchi di panico anche se per poche volte al mese.
Soggetti affetti da agorafobia possono essere seriamente destabilizzate dalla loro condizione. Alcune sono incapaci di lavorare, e possono aver bisogno di contare fortemente su altri membri della famiglia, che si trovano a doverli accompagnare ovunque, ed accompagnarli nelle loro rare "escursioni" fuori dalla "zona franca". Così la persona con agorafobia conduce di solito una vita di estrema dipendenza così come di sconforto.
IL TRATTAMENTO DEI DAP (Disturbi da Attacchi di Panico)
Il trattamento dei DAP può portare dei miglioramenti significativi dal 70% al 90% dei casi, e trattamenti precoci possono aiutare a bloccare il progredire del disturbo agli stadi successivi da cui si sviluppa l'agorafobia. Prima di intraprendere qualsiasi trattamento per la cura dei DAP, una persona dovrebbe sottoporsi ad una serie di esami medici per escludere la possibilità di altre cause dei loro sintomi. Ciò è necessario perché un ampio numero di altre condizioni, come ad esempio un eccessivo livello dell'ormone tiroideo, alcuni tipi di epilessia, o aritmia cardiaca, possono causare sintomi somiglianti a quelli dell'attacco di panico.
Molti trattamenti efficaci sono stati messi a punto per la cura dei DAP. Nel 1991, una conferenza tenuta al NIH, sponsorizzata dal NIMH e dall'Ufficio di Applicazione Medica della Ricerca, affrontò il tema dei DAP e dei possibili trattamenti. La conferenza concluse che tanto la terapia cognitivo-comportamentale , quanto il trattamento medico, possano avere degli effetti positivi sulla cura degli attacchi di panico. Bisognerebbe selezionare un trattamento in base ai bisogni individuali ed alle preferenze del paziente, ed ogni trattamento che non produca risultati significativi entro 6-8 settimane, dovrebbe andare interrotto e sostituito con un altro.
La terapia cognitivo-comportamentale - Si tratta di una combinazione tra una terapia cognitiva, che può modificare o eliminare le strategie di pensiero che contribuiscono ai sintomi del paziente, ed una terapia comportamentale, che mira ad aiutare il paziente a cambiare il suo comportamento.
Di solito, un paziente che si sottopone ad una terapia cognitivo-comportamentale, si incontra con il terapeuta per 1 o 3 ore a settimana. Durante la fase più prettamente cognitiva della terapia, il terapeuta in genere conduce una ricerca piuttosto meticolosa sui pensieri e sentimenti che accompagnano l'attacco di panico. Tali eventi mentali vengono discussi nei termini del "modello cognitivo" degli attacchi di panico. Il modello cognitivo sostiene che i soggetti con DAP siano caratterizzati da alcune distorsioni nei loro processi di ragionamento, dei quali possono essere inconsapevoli, e ciò può dar corso a dei veri e propri "cicli" di paura. Si suppone che il ciclo si sviluppi nel modo seguente : prima il paziente avverte una sensazione potenzialmente preoccupante, come un accelerazione dei battiti cardiaci, una contrazione ai muscoli del petto, o un disturbo allo stomaco. Questa sensazione può essere scatenata da qualcosa di spiacevole, un'immagine mentale spiacevole, una malattia blanda, o anche da un esercizio. La persona con DAP risponde a questo divenendo ansiosa. L'ansia iniziale genera altre sensazioni anche più sgradevoli, che a turno aumentano l'ansia, dando vita a pensieri catastrofici. La persona viene assalita da pensieri come "sto per avere un attacco di cuore", o "sto per sentirmi male", o altri pensieri del genere, Con il procedere di questi circoli viziosi, si verifica l'attacco di panico. L'intero ciclo può avvenire in pochi secondi, e al soggetto può sfuggire la sensazione o il pensiero scatenante. I sostenitori di questa teoria sottolineano che, con l'aiuto di un terapeuta esperto, i soggetti con DAP, possono spesso imparare a riconoscere la causa scatenante e la sequenza di pensieri ed emozioni che genera l'attacco, e modificare le proprie reazioni a questi. Ai soggetti viene insegnato che i pensieri tipici come ad esempio "quella sensazione terribile sta peggiorando" o "sto per avere un attacco di panico", o "sto per avere un attacco di cuore", possono essere sostituiti da altri pensieri come "E' solo un momento difficile : passerà", il che aiuta notevolmente a ridurre l'ansia e a guardarsi dagli attacchi di panico. Vengono insegnate delle specifiche procedure per favorire questo processo. Modificando in tal modo gli schemi di pensiero, il paziente acquisisce un maggior controllo sul problema. Spesso il terapeuta fornisce al paziente alcune guide molto semplici ed elementari da seguire, quando sente che sta per sopravvenire un attacco di panico. Un terapeuta ha offerto una serie di strategie che hanno aiutato alcune delle sue pazienti a gestire gli attacchi di panico.
Strategie per gestire l'Attacco di Panico
1. Ricorda che malgrado i tuoi sentimenti ed i sintomi siano molto spaventosi, essi non sono pericolosi né dannosi.
2. Capisci che ciò che stai vivendo non è altro che una esagerazione delle normali reazioni del tuo corpo allo stress.
3. Non combattere i tuoi sentimenti, e non cercare di mandarli via. Più cercherai di affrontarli, meno diventeranno intensi.
4. Non aggiungere ansia al tuo panico pensando a cosa "potrebbe" accadere. Se ti accorgi che ti stai chiedendo "e se…?", risponditi "così !".
5. Rimani nel presente. Concentrati su ciò che sta realmente accadendo, e contrapponilo a quello che pensi "potrebbe" accadere.
6. Dai un punteggio ai livelli della tua paura da 0 a 10, ed osservala salire e scendere. Concentrati su fatto che essa non si attesta mai su livelli molto elevati per più di pochi secondi.
7. Quando ti accorgi che stai pensando alla paura, cambia il tuo pensiero "e se …??". Concentrati su un compito semplice e portalo avanti, come ad esempio contare all'indietro da 100 a 0, procedendo a 3 a 3 , o gioca con un elastico intorno al tuo polso.
8. Nota che quando smetti di aggiungere pensieri paurosi alla tua paura, essa inizia a diminuire.
9. Quando la paura sopraggiunge, aspettala ed accettala. Aspetta e dalle il tempo di passare senza sfuggirle.
10. Sii orgoglioso di te stesso per i tuoi progressi, e pensa a quanto ti sentirai bene quando questo momento sarà passato.
Nella terapia cognitiva, i colloqui tra paziente e terapeuta non si focalizzano tanto sul passato del soggetto, come nel caso di alcune forme di psicoterapia. Piuttosto, i colloqui si concentrano sulle difficoltà e i successi che il paziente sta incontrando al momento attuale, e sulle strategie che il paziente deve acquisire.
La componente comportamentale della terapia comprende un training sistematico di tecniche di rilassamento. Imparando a rilassarsi, il paziente può acquisire la capacità di ridurre l'ansia generalizzata e lo stress che generalmente rappresentano l'anticamera degli attacchi di panico. La terapia comportamentale include spesso degli esercizi di respirazione attraverso i quali il paziente impara a controllare la propria respirazione evitando l'iperventilazione - una sequenza rapida di respiri che può aggravare in alcuni pazienti la reazione di panico. Un altro aspetto importante della terapia comportamentale è l'esposizione a sensazioni interne, chiamata esposizione interocettiva, durante la quale il terapeuta farà una valutazione individuale delle sensazioni interne associate al panico. A seconda della valutazione, il terapeuta potrà allora incoraggiare il paziente a riprodurre alcune delle sensazioni dell'attacco di panico, ad esempio esercitandosi ad accelerare il battito cardiaco, respirare rapidamente per provocare una vertigine o altri risentimenti respiratori, o correre per causare un capogiro. Possono essere usati anche esercizi per produrre sentimenti di irrealtà.
Quindi il terapeuta insegna al paziente a gestire efficacemente queste sensazioni e a sostituire i pensieri d'allarme come "sto per morire", con altri più appropriati, come ad esempio "è solo stanchezza, posso sopportarla".
Un altro aspetto importante della terapia comportamentale è l'esposizione "dal vivo", in cui terapeuta e paziente analizzano se il paziente abbia evitato certi luoghi e circostanze, e quali schemi d'evitamento abbiano eventualmente causato i problemi del paziente. Essi si accordano per lavorare sui comportamenti di evitamento che stanno interferendo in modo più pesante sulla vita del paziente. Alcuni terapeuti possono scegliere di iniziare la terapia con un paziente agorafobico direttamente a casa del paziente stesso. Spesso i terapeuti accompagnano i loro pazienti nei luoghi che essi hanno preferito evitare, oppure possono accompagnarli quando riprendono a guidare.
Il paziente si accosta alla situazione che lo impaurisce in modo graduale, tentando di mantenere sotto controllo la crescente ansia, rendendosi così conto che per quanto spaventosi, i sentimenti che prova non sono pericolosi, e per altro sono passeggeri. Ad ogni tentativo, il paziente affronta tanta paura quanta è in grado di sostenerne, e questo approccio "passo per passo " lo aiuta, insieme al terapeuta, ad approcciare gradualmente quelle situazioni che riteneva inavvicinabili. Molti terapeuti assegnano al paziente dei "compiti per casa", da svolgere tra una seduta e l'altra. A volte i pazienti seguono solo poche sedute "faccia a faccia" con il terapeuta, e proseguono il lavoro per conto proprio con l'aiuto di un manuale. Spesso il paziente si aggrega a gruppi di terapia con altre persone che stiano tentando di guarire dal disturbo di panico o altre fobie, incontrandosi con il gruppo settimanalmente per discutere i propri progressi, scambiare incoraggiamenti e ricevere delle guide dal terapeuta.
La terapia cognitivo-comportamentale in genere richiede dalle 8 alle 12 settimane. Alcuni individui possono aver bisogno di un tempo maggiore per acquisire una maggiore abilità. Questo tipo di terapia è efficace nell'eliminare gli attacchi di panico o nel ridurne sensibilmente la frequenza; riduce inoltre l'ansia anticipatoria e la fuga dalle situazioni ansiogene.
Trattamento farmacologico - Questo approccio, noto anche come farmacoterapia, è utilizzato sia per prevenire gli attacchi di panico, sia per ridurne la frequenza e l'intensità, e diminuire l'ansia anticipatoria ad essi connessa. Quando il paziente scopre che gli attacchi sono diminuiti per frequenza ed intensità, acquisisce una maggior fiducia nell'affrontare quelle situazioni che sono rimaste per lui "off limits" per molto tempo. In tal modo, egli beneficia dell'esposizione alle situazioni precedentemente considerate ansiogene, tanto quanto dell'assunzione di farmaci.
I tre gruppi di farmaci più frequentemente in uso, sono gli antidepressivi triciclici, le benzodiazepine ad alto potere, e gli inibitori delle mono amino ossidasi (MAOIs). La scelta della sostanza più adeguata si basa sulla valutazione della salute, efficacia, e sui bisogni e le preferenze del paziente.
- Gli antidepressivi triciclici furono i primi rimedi farmacologici in uso. Il più utilizzato è la Imipramina. Quando questa viene prescritta, solitamente il paziente inizia con dosaggi giornalieri molto lievi, che vengono innalzati gradualmente fino al raggiungimento di un dosaggio efficace. La lenta introduzione di imipramina aiuta a minimizzare gli effetti collaterali come secchezza delle fauci, costipazione e problemi di vista. I soggetti con DAP, che sono inclini ad una iper vigilanza verso le reazioni e le sensazioni fisiche, di solito trovano questi effetti collaterali piuttosto fastidiosi. Gli effetti collaterali di solito svaniscono dopo che il paziente è stato sottoposto ad alcune settimane di trattamento. Di solito ci vogliono alcune settimane prima che l'imipramina sortisca i suoi effetti. La maggior parte di pazienti trattati con imipramina trovano sollievo dagli attacchi di panico nell'arco di poche settimane o mesi. Il trattamento in genere ha una durata compresa tra i 6 e i 12 mesi. E' possibile anche un trattamento di più breve durata, ma in quel caso vi è la ragionevole possibilità che l'interruzione del trattamento causi una ripresa dei sintomi, mentre l'estensione del periodo di cura da sei mesi ad un anno, può ridurre sensibilmente il rischio di ricadute. Quando il periodo di trattamento è terminato, il dosaggio di imipramina viene gradualmente ridotto per un periodo di diverse settimane.
- Le benzodiazepine ad alto potere sono una classe di farmaci che in effetti riducono l'ansia; appartengono a questa classe farmaci come l'Alprazolam, il Clonazepam ed il Lorazepam. Essi hanno un effetto molto rapido, hanno pochi e lievi effetti collaterali, e sono ben tollerati dalla maggior parte dei pazienti. Tuttavia alcuni pazienti, specialmente coloro i quali abbiano avuto dei periodi di dipendenza da alcool o droghe, possono divenire dipendenti dalle benzodiazepine. Generalmente il medico che prescrive questo tipo di sostanze ad un paziente, inizia con dosaggi molto lievi, e le gradualmente aumenta fino al cessare degli attacchi di panico. Questa procedura aiuta molto nella minimizzazione degli effetti collaterali. Il trattamento con le benzodiazepine in genere viene protratto per un periodo compreso tra i sei mesi ed un anno. Uno svantaggio di questi farmaci è che possono causare sui pazienti dei fenomeni analoghi alle sindromi d'astinenza, quando il trattamento viene interrotto; generalmente è possibile ridurre questo inconveniente diminuendo le dosi in modo graduale. Tuttavia è anche possibile che si ripresentino gli attacchi di panico alla sospensione della cura.
- Tra i MAOIs, una classe di antidepressivi che si sono dimostrati efficaci nel trattamento del disturbo di panico, il più comunemente usato è il phenelzine. Il trattamento con phenelzine in genere inizia con dosaggi relativamente contenuti, gradualmente aumentato fino al cessare dei sintomi, o fino a quando il paziente non abbia raggiunto un dosaggio massimo di 100 mg al giorno. L'uso dei MAOIs richiede l'osservazione di alcune specifiche restrizioni alimentari, in quanto vi sono dei cibi e delle sostanze che possono interferire con esse, causando improvvisi e pericolosi innalzamenti nella pressione sanguigna. Tutti i pazienti trattati con MAOI devono essere seguiti dal proprio medico sotto il profilo dietologico, e dovrebbero sempre consultarlo prima di assumere qualsiasi altro tipo di farmaco. Come nei due casi precedenti, il trattamento con MAOI dura da 6 mesi ad un anno. Alla conclusione del periodo di trattamento, le medicine vengono gradualmente ridotte. Esistono anche alcuni farmaci antidepressivi di nuova generazione, come la fluoxetina (appartenente alla classe degli inibitori serotoninergici), che appaiono efficaci nel trattamento di alcuni casi selezionati di disturbo di panico. Come con altri farmaci antidepressivi, è molto importante iniziare con dosaggi molto lievi, ed aumentarli solo gradualmente. Alcuni studiosi, supportati dal NIMH, stanno studiando i possibili modi per migliorare il trattamento del disturbo di panico. Sono inoltre in corso egli studi per determinare la durata ottimale del trattamento farmacologico, la tipologia di pazienti più "adatti" per questo tipo di cura, e il modo migliore per ridurre i fenomeni di astinenza.
Trattamenti combinati - Molte persone credono che una combinazione di trattamenti medici e terapia cognitivo comportamentale rappresenti la migliore alternativa tra tutti i possibili trattamenti del disturbo di panico, L'approccio combinato è considerato capace di offrire un rapido sollievo, elevata efficacia ed un basso margine di ricaduta. Tuttavia c'è bisogno di altri studi di ricerca per stabilire se le cose stiano realmente così.
Uno dei principali obiettivi di molti studi del NIMH è mettere a paragone i trattamenti medici e quei psicologici, e studiare come essi agiscano in sinergia. Uno dei più ampi studi in tal senso è durato 4 anni, ed ha coinvolto quattro centri tra l'Università di New York, la Cornell University, l'Università dell'Ospedale di Hillside in Colombia, e la Yale University. Questo studio è stato progettato per stabilire come agisca il trattamento con imipramina combinato con un approccio cognitivo comportamentale, e se la combinazione tra questi porti ad un qualche tipo di beneficio rispetto all'applicazione di ciascun metodo singolarmente.
Trattamento Psicodinamico - E' una forma di "terapia del colloquio", in cui terapeuta e paziente, lavorando insieme, cercano di scoprire i conflitti emotivi che possono soggiacere al problema del paziente. Parlando di questi conflitti e raggiungendo una migliore comprensione di questi, il paziente può trarre un beneficio nel venire fuori dal problema. Di solito il trattamento psicodinamico si concentra su eventi del passato rendendo il paziente consapevole delle ramificazioni di problemi sepolti nei meandri del tempo. Malgrado il trattamento psicodinamico possa essere d'aiuto nella risoluzione dello stress che contribuisce all'insorgere degli attacchi di panico, esso non sembra avere un effetto nel fermarli direttamente. Infatti non c'è un'evidenza scientifica che questa forma di terapia in se stessa sia efficace nell'aiutare i pazienti ad uscire dal disturbo di panico o dall'agorafobia. Tuttavia, se il disturbo di panico del paziente è accompagnato da più vasti e pre esistenti disturbi emotivi, il trattamento psicodinamico può rappresentare un'utile alternativa per il raggiungimento dello scopo del trattamento.
QUANDO RITORNA IL PANICO
I DAP sono spesso una malattia recidiva e cronica. Per molte persone va meglio in alcune circostanze e peggio in altre. Se un soggetto inizia una cura e appare sensibilmente migliorato, può sempre peggiorare in seguito senza una ragione apparente. Queste ricadute non dovrebbero causare disperazione o sconforto alla persona, né essere considerati come fallimenti terapeutici. Le ricadute possono essere trattate efficacemente, così come un episodio d'esordio. Infatti le strategie che vengono apprese per affrontare l'episodio di esordio possono essere altrettanto utili per gestire quelli successivi o le ricadute. Molte persone che hanno raggiunto l'attacco di panico vero e proprio una sola o pochissime volte, scoprono che malgrado saltuari attacchi ulteriori, adesso sono molto più abili ad affrontare il problema. Anche se questo non è completamente risolto, esso non domina più invasivamente sulle loro vite né le vite di coloro che li circondano.
CAUSE DEI DISTURBI DA ATTACCHI DI PANICO
Il NIMH ha portato avanti un consistente studio relativo ai DAP, alle sue cause, alla diagnosi, il trattamento, la prevenzione. Questa ricerca comprende studi sui DAPin soggetti umani, e studi sulle basi biologiche dell'ansia e dei fenomeni ad essa connessi, condotti su cavie animali. Ciò rientra in uno sforzo notevole compiuto per trovare una soluzione ai DAP, a partire dagli anni 90, il "decennio del cervello".
Ecco una descrizione di alcune delle più importanti nuove ricerche sul disturbo di panico e le sue cause.
Genetica
Il DAP si trasmette attraverso la famiglia. Uno studio ha mostrato che se all'interno di una coppia di gemelli monozigotici, uno dei due soffre di DAP, è assai probabile che anche l'altro ne soffra. Questa correlazione non è altrettanto elevata per fratelli non gemelli o per gemelli dizigotici. Dunque appare che alcuni fattori genetici, combinati con altri fattori ambientali, possano essere responsabili di questa condizione. Gli studi del NIMH si stanno concentrando su intere famiglie in cui vi sia più di un membro che soffra di questo tipo di disturbo, allo scopo di identificare un "gene" che possa essere ritenuto alla base di questa condizione, il che potrebbe condurre a nuovi approcci nel trattamento del panico.
Anomalie cerebrali o biochimiche
Una linea di ricerca sembra evidenziare che il DAP possa essere messo in relazione con un incremento dell'attività dell'ippocampo e del locus coeruleus, una porzione del cervello che tende a monitorare stimoli interni ed esterni, e le risposte del cervello a questi. Inoltre è stato mostrato che i soggetti con DAP hanno un notevole incremento dell'attività del sistema adrenergico, che regola alcune funzioni fisiologiche, come il battito cardiaco e la temperatura corporea. Tuttavia non è chiaro se questo incremento rifletta i sintomi dell'ansia o ne sia piuttosto la causa. Un altro gruppo di ricerche suggerisce che i soggetti con DAP possano avere della anormalità ai recettori per le benzodiazepine , componenti cerebrali che reagiscono con degli inibitori dell'ansia all'interno del cervello stesso. Nel condurre le loro ricerche, gli studiosi possono utilizzare differenti tecniche allo scopo di causare un attacco di panico; il metodo più comune è una somministrazione per endovena di acido lattico, la stessa sostanza chimica che in genere viene prodotta dai muscoli sotto uno sforzo notevole. Altre sostanze che possono provocare gli attacchi di panico sono la caffeina (generalmente sono necessarie più di 5 tazze di caffè in un giorno), oppure l'iperventilazione o l'esposizione a diossido di carbonio. Dal momento che tutte queste condizioni non causano un attacco di panico a chi non soffra di disturbo di panico, gli scienziati hanno concluso che debba esserci una differenza su base biologica tra soggetti affetti e soggetti sani. Tuttavia è anche vero che quando persone inclini agli attacchi di panico vengono avvertite in anticipo sulle sensazioni che verranno causate in loro da alcune sostanze, esse sono molto meno esposte al panico. Ciò suggerisce che vi sia anche una forte componente psicologica, tanto quanto quella biologica.
Gli scienziati del NIMH stanno conducendo degli studi per determinare quali parti del cervello giochino un ruolo negli attacchi di panico, e come queste debbo interagire per causare questa reazione.
Studi sugli animali
Una serie di studi è stata condotta su dei cani che mostravano delle reazioni di paura eccessiva se venivano avvicinati dagli uomini, o se sorpresi da improvvisi suoni. Questi cani sono risultati particolarmente reattivi alla caffeina; inoltre il loro tessuto cerebrale è risultato estremamente ricco di recettori per l'adenosina, un sedativo naturale che esercita normalmente un effetto calmante all'interno del cervello. Altri studi sugli animali sono stato compiuti sulle scimmie macaco. Alcune di esse mostrano reazioni d'ansia in seguito ad una somministrazione di acido lattico, esattamente come nei soggetti affetti da DAP. Altre scimmie invece non mostrano la stessa reazione. Gli scienziati del NIMH stanno tentando di studiare le differenze cerebrali tra le scimmie che si sono rivelate reattive e quelle che invece non hanno esibito alcun tipo di reazione al farmaco. Questo tipo di studio dovrebbe fornire anche delle conoscenze in più sui DAP. Inoltre altre ricerche condotte sui ratti stanno studiando gli effetti di varie sostanze sulle diverse parti del cervello, allo scopo di sviluppare una mappa delle componenti del cervello responsabili dell'ansia, ed imparare a tenere sotto controllo la loro attività.
Fattori cognitivi
Alcuni studiosi sovvenzionati dal NIMH stanno studiando i processi di pensiero e le emozioni di base che si sviluppano nel corso di un attacco di panico e quelli che contribuiscono allo sviluppo dell'agorafobia, valutando anche l'impatto dei diversi tipi di terapie cognitivo comportamentali per individuare la più efficace.
2007-03-17 05:22:24
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answer #1
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