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2007-03-12 01:26:42 · 4 risposte · inviata da Daniela T 6 in Politica e governo Legge ed etica

4 risposte

Non so a cosa tu ti riferisca esattamente, se:
1. al fatto che nel diritto conta come la legge è intepretata e concretamente applicata (dai giudici, dall'esecutivo, ecc.)
2. al fatto che l'interpretazione giurisprudenziale abbia un peso eccessivo

Sul punto 1. sono d'accordo, alla fin dei conti è il giudice a dire qual è l'interpretazione corretta; anche nel caso non si arrivi di fronte al giudice, chi applica concretamente il diritto (gli stessi interessati) deve tener conto delle interpretazioni data alla legge dai giudici.

Sul punto 2 posso solo dire che l'attività ermeneutica da parte del giudice è inevitabile. Era uno degli ideali della Rivoluzione francese il voler limitare i poteri del giudice che sarebbe dovuto essere la semplice "bouche de loi", dover cioè applicare meccanicamente al caso concreto la Legge, decisa dal popolo.
In realtà anche in un sistema giuridico dove le leggi fossero scritte nel modo più chiaro possibile e fossero coordinate tra loro, sorgerebbero lo stesso problemi interpretativi:
ad es. una legge talvolta presenta ambiguità proprio perché chi la ha approvata così ha voluto (per ragioni di fisiologico compromesso politico)
ad es. sorgono problemi nuovi che necessitano di tutela giuridica (es. un nuovo tipo di cotratto) o casi non espressamente regolati per i quali il giudice dovrà dare una soluzione giuridica, non potrà astenersi dal decidere; il Parlamento o il Governo non è abbastanza veloce nel fornire una regola, quindi sarà il giudice "interpretando" a crearla: il legislatore o dà regole minuziose che però rischiano di diventare in applicabili o inadatte con il tempo o fornisce regole abbastanza ampie da poter regolare indicativamente i casi più svariati; ma in entrambe le ipotesi c'è ampio spazio per l'attività "interpretativa" dei giudici

2007-03-12 05:26:19 · answer #1 · answered by ? 7 · 1 1

Penso che a livello astratto sia una frase molto bella, che, se la interpreto correttamente, vorrebbe dire che il codice della legge non trascende gli uomini e nell'applicazione di una legge c'è sempre l'arbitrarietà della "scelta" della persona che è incaricata di applicarla e che riguarda un'altra persona che la subisce.

A livello più pratico mi sembra rispecchi la contrapposizione tra la consuetudine e la legge. In questo senso la frase sarebbe a favore del diritto consuetutinario contro l'irremovibilità di un codice fisso. Questione difficile, che, oltra la politica, riguarda la storia del diritto (ad. es. si discute se e quanto fosse "consuetudinario" il codex di Giustiniano) ma anche la filosofia (ad. es. la contrapposizione tra empirismo e razionalismo, oppure il problema del decisionismo, la determinazione della sovranità come decisione nello stato di sospensione del diritto).

Bella questione...

2007-03-12 13:06:26 · answer #2 · answered by Arrigo 2 · 2 0

Le leggi ci sono ma siccome alcune si possono anche interpretare parecchio, allora una sentenza della suprema corte di cassazione è un punto di riferimento per le successive applicazioni di quella determinata legge.

2007-03-12 17:10:37 · answer #3 · answered by Anonymous · 1 0

qualunque cosa esista...secondo me il vero problema è che non esistono modi organizzati bene per farle rispettare da tutti! le leggi ci sono,e molte sono anche valide a mio avviso...peccato che poi nessuno le rispetti!

2007-03-12 10:01:50 · answer #4 · answered by tiffany1980 6 · 1 0

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