Ciao la prostatite è un' infiammazione della prostata, se sei una ragazza non sarà mai un tuo problema! viene agli uomini (ovviamente) ad una certa età.. in genere dai 40 anni in su. Si cura con dei farmaci specifici e si può stare tranquilli.. però come tutte le malattie infiammatorie (dalla laringite all' artrite) può ritornare se c' è un motivo scatenante. ma comunque non è nulla di preoccupante.. fastidioso sì ma niente di più. Ciao!
2007-03-05 03:08:06
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answer #1
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answered by Aldomario 2
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2017-01-30 18:04:52
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answer #2
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answered by Anonymous
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Il trattamento della prostatite
Il trattamento terapeutico può essere articolato in diverse soluzioni e deve sempre prevedere le eventuali terapie per le patologie connesse o sottostanti di tipo strutturale o metabolico o disendocrino: queste andranno risolte o riequilibrate prima o contemporaneamente al trattamento specifico della prostatite e/o della congestione pelvico-prostatica.
La forma acuta richiede un trattamento d’urgenza e ad alta intensità per il rischio connesso di sviluppo di una pelviperitonite o di una setticemia; quindi la terapia dovrà dare adeguata copertura antibiotica, anche a dosi consistenti, e antinfiammatori generali non cortisonici salvo le specifiche ed obbligatorie indicazioni; il monitoraggio costante della situazione è necessario per evitare le complicanze; il trattamento intensivo deve garantire una buona nutrizione ed una buona minzione per cui l’apporto nutrizionale dovrà essere adeguato, ma soprattutto elevata l’idratazione che otterrà l’elevata diuresi a scopo detossicante e di lavaggio meccanico dell’area cisto-prostato-uretrale. Ove le condizioni lo consentano può trovare utilità l’inserimento in terapia dei prodotti antiossidanti, anti radicalici ed antiurici indicati nella sezione successiva.
Risolta la fase acuta si dovrà porvvedere alla terapia ricostitutiva che è da applicare invece alle altre due forme.
La forma ordinaria e la cpps dovranno avere un percorso terapeutico di medio termine (anche se talvolta sarà prolungato, dalla lunga storia antecedente, sino ad un biennio) integrato e ricostitutivo caratterizzato da:
· terapia immunotissulare (SAT) – l’immunoterapia è basata sulla somministrazione (per supposte o talvolta per microiniezioni intradermiche della componente Fab di anticorpi antitissulari specifici (ottenuti da cavalli opportunamente allevati, sensibilizzati con estratti da organi suini, i più simili per composizione a quelli umani) che agiscono sui tessuti bersaglio riequilibrando la funzione alterata; lo schema di somministrazione dipende dalle cause che inducono la prostatite così da agire sulle diverse componenti siano esse neuroendocrine, vascolari, prostatiche locali; il trattamento richiede generalmente almeno 3-6 mesi e le scelte devono essere eseguite da un andrologo esperto di tale terapia.
· terapia antiossidante ed antiradicali liberi – particolarmente utile si sta rivelando, sia dal punto di vista della riduzione del dolore, che dal punto di vista del favorire la ricostituzione, l’impiego di molecole che catturino e neutralizzino l’ossigeno radicalico e anione iperossido (O˙e O2ˉ) che sono potentio reattivi infiammatori purtroppo rilasciati talvolta in eccesso dai normali processi immunitari e ogni altro radicale libero prodotto dai processi infiammatori stessi.
· terapia antiurica – altrettanto utile si sta dimostrando l’impiego di molecole che tengano in soluzione l’acido urico normalmente presente nelle urine, ma che la retrodiffusione intraprostatica tende a far depositare in forma di sali di calcio, favorendo la formazioni di calcificazioni intraprostatiche.
· terapia antibiotica – l’impiego degli antibiotici andrà calibrato sulla base degli esiti della coltura del secreto prostatico e della relativa sensibilità batterica ad essi: sta tuttavia andando in discussione la necessità dell’impiego di antibiotico sempre e comunque in presenza di cariche batteriche di basso o moderato livello.
· terapia naturopatica – la buona funzione prostatica è anche strettamente dipendente dalle scelte nutrizionali e dallo stile di vita; scelte nutrizionali errate, quali cibi troppo elaborati o trattati, alimentazione troppo rapida e poco digeribile, carente di frutta e verdura sono spesso alla base della prostatite e della cpps; uno stile di vita caratterizzato dall’uso eccessivo o continuo di alcoolici, dal fumo e dall’uso di droghe di ogni tipo (soprattutto quelle cosidette ricreative), dallo stress e dal sovraffaticamento o dall’eccesso di competizione è spesso alla base della prostatite e della cpps. Entrambi possono essere coesistenti amplificando i modesti effetti di parziali condizioni negative. La correzione di questi due aspetti costituisce la terapia naturopatica e il riequilibrio nutrizionale associato alla modifica dello stile di vita spesso è determinante per la ricostituzione della normale funzione prostatica e della ripresa della fertilità. Tutte le altre condizioni patologiche presenti si avvantaggeranno notevolmente nella loro terapia da tale riequilibrio.
· Il riequilibrio nutrizionale comprende:
o mangiare cibi freschi e completi, non trattati, di buona digeribilità e senza eccessi, tra cui frutta (in particolare frutta rossa quali i frutti di bosco o ricca in vitamina C) e verdura, prodotti da grano integrale, pesce e carne, olio di oliva extravergine evitare fritti e cibi troppo elaborati o trattati ed eliminare i cibi che inducono allergie o intolleranze quando queste hanno base non curabile
o bere molta acqua (in media 2-3 litri al giorno) così da mantenere alta la diuresi e quasi trasparente l’urina (azione depurativa ed idratante)
o l’uso degli integratori nutrizionali può essere utile quando l’apporto con l’alimentazione per ragioni diverse possa essere insufficiente o carente; il dosaggio deve essere attentamente definito dall’andrologo o da un medico nutrizionista.
· L’uso dei fitoterapici può essere utile, ove ben selezionati ed adeguatamente preparati, per integrare la terapia principale o per il trattamento di consolidamento o richiamo quando sia necessario e non sia indispensabile la terapia principale. E’ importate che i fitoterapici siano di elevata qualità e di adeguata preparazione. La scelta e la composizione, il dosaggio devono essere definiti dall’andrologo o da un medico fitoterapeuta. Tra i fitoterapici principali per la prostatite sono impiegabili il ginseng asiatico, la damiana, la catuaba, il ginko biloba, la muira puama, il guaranà, la maca, il pygeum africanum.
· L’attività fisica generale mantiene efficiente il sistema cardiovascolare e scheletrico-muscolare, concorre al rilassamento ed al sonno equilibrato, mantiene equilibrato il peso corporeo ed efficiente la distribuzione energetica corporea.
· Gli esercizi di ritonificazione pelvica migliorano i flussi ematolinfatici dell’area pelvica ed il tono ed il controllo della muscolatura perineale.
· L’omeopatia con l’impiego di specifici preparati definiti per tipo e dosi di somministrazione da un medico o andrologo omeopata può essere utile nel trattamento della prostatite e della cpps, pur spesso richiedendo tempi molto lunghi.
Le terapie farmacologiche non ricostitutive sono di tipo puramente sintomatologico e tendono pertanto alla riduzione dei sintomi e dei processi infiammatori di vario livello; comprendono:
· la terapia alfalitica – tale trattamento parte dal presupposto che la prostatite e la congestione prostatica siano connesse e derivanti (non generatrici) dalla difficoltà di transito dell’urina e dello sperma attraverso l’uretra ed in particolare l’uretra prostatica (collo vescicale) per questioni di ipertono della relativa muscolatura liscia; in realtà la dimostrazione di tale fatto non è mai stata inequivocabile ed il trattamento non ha mai dato risultati positivi se non temporaneamente dal punto di vista della difficoltà e del dolore minzionale ed ejaculatorio, ma con la conseguenza di ridurre anche la potenza del getto urinario e soprattutto ejaculatorio; presumibilmente l’insuccesso di tale terapia o la scarsa o temporanea efficacia è prorpio legata al fatto che le difficoltà sono solo reattive allo stato infiammatorio e relativa congestione uretrale e che la caduta del tiono indotta non fa altro che rendere persistenti.
· terapia antinfiammatoria – l’impiego dei farmaci antinfiammatori, cortisonici o di altro tipo, non ha mai dato risultati utili nello specifico e ha dato modo di manifestare tutti gli effetti collaterali di questi farmaci a causa del lungo tempo di somministrazione; talvolta riescono ad atenuare i fastidi ed i dolori locali o lombari, ma senza costanza di risultato; spesso indeboliscono la capacità rettiva locale mantenendo in fatto lo stato infiammatorio e riducendo la capacità ricostruttiva.
· la terapia antiandrogenica – questa estende alla prostatite ed alla cpps in assenza di adenoma prostatico, i prodotti ad azione antiandrogenica ed in particolare i bloccanti della conversione del testosterone a DHT; tale terapia, di qualche utilità nell’adenoma e nel carcinoma prostatico, ovvero nelle forme infiammatorie ad essi connesse, non ha alcuna ragione nelle prostatiti dell’uomo giovane e comunque in assenza di quelle due patologie tumorali; peraltro gli effetti collaterali indotti sulla fertilità e sulla capacità erettiva sono tanto più importanti quanto più lungo diviene il epriodo di trattamento e quanto più giovane è il paziente.
· la terapia infiltrativa – caratterizzata dall’iniezione intraprostatica ed eventualmente periprostatica, con ago ecoguidato per via transperineale in anestesia locale, di dosi specifiche di antibiotici ed antinfiammatori con lo scopo di farli agire in modo mirato nell’ambito prostatico; il protocollo usuale richiede almeno tre interventi a distanza di 10-15 giorni tra loro; gli esiti sulla sintomatologia possono essere favorevoli, ma non si sono rivelati stabili per l’assenza presumibilmente di attività ricostitutiva; talvolta (o spesso secondo le casistiche) vengono indotti danni sia di tipo meccanico (la pressione di infiltrazione) che di tipo farmacologico (la diretta tossicità locale del cocktail dei farmaci impiegati) che riaccentuano il processo infiammatorio e possono dare danni non solo alla fertilità ma anche alla capacità erettiva.
La terapia chirurgica della prostatite – in situazioni specifiche sono state impiegate metodologie chirurgiche di trattamento tese a rimuovere o distruggere parte del tessuto prostatico, ma le conseguenze sulla ejaculazione e sulla fertilità (nel migliore dei casi l’ejaculazione retrograda) e sulla capacità erettiva sono risultate drammatiche e anche invalidanti per l’attività sessuale e quindi di relazione. Ovvio che possano sussistere situazioni particolari in cui non sia possibile agire diversamente, ma queste debbono essere valutate con molta attenzione ed avendo tentato prima ogni altra possibile soluzione; le fondamentali ragioni di azione chirurgica sono:
· i danni renali da reflusso ureterale urinario, spesso connesso ad infezioni persistenti ed intrattabili delle urine
· la stenosi (rigidità permanente o riduzione del calibro) dell’uretra prostatica che impedisce il corretto deflusso urinario e la possibile formazione di calcoli vescicali ed uretrali prossimali
· gli ascessi intrattabili intraprostatici.
2007-03-05 03:19:52
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answer #4
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answered by Anonymous
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