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cosa intendete per democrazia? Siete democratici?
(non mi mandate la definizione di wikipedia per favore, so cos'è per il vocabolario :) )

2007-02-23 14:53:37 · 14 risposte · inviata da Anonymous in Politica e governo Legge ed etica

emh.. kammerata..mi pare tu sia stato un po' prolisso, non ti pare?
george sorel mi è piaciuto
giorgio gaber è stato simpatico
platone dopo la lettura di metà del primo paragrafo mi ha dato i vomito, ma tu devi anche capire che il povero platone non conosceva l'attuale concetto di democrazia e parla quindi di quella del suo tempo, che sono profondamente diverse
tocqueville è quello che mi è piaciuto di più
ma sinceramente tra tutti i pensieri preferisco il tuo. breve, coinciso, lineare.
quindi ti ringrazio.
però, perdonami, te lo dico in anticipo, non sceglierò la tua come miglior risposta, perchè è veramente troppo lunga e perchè (a parte la tua frase finale) non centra esattamente il punto che volevo evidenziare nella domanda.
quindi scusami
:)

2007-02-24 23:41:48 · update #1

te lo dico perchè effettivamente è molto completa e chiaramente devo operare una scelta, quindi (se nessun altro posta qualcosa) ho già optato per un'altra risposta
:)

2007-02-24 23:43:46 · update #2

phil mau mau, ti do un pollicino per l'analisi (democratica) delle risposte :)
però non la penso come te

2007-02-24 23:47:36 · update #3

14 risposte

la dittatura di una maggioranza variabile su una minoranza variabile, la dittatura del gruppo sul singolo, di tutti su ognuno. No, non sono a favore della democrazia, ma per ora è la miglior forma di governo che siamo riusciti a sperimentare, come diceva un certo churchill.

2007-02-23 21:03:42 · answer #1 · answered by Anonymous · 0 0

La storia della democrazia ci offre una curiosissima combinazione di utopie e miti
L'esperienza contemporanea insegna che la democrazia costituisce il piu' grande pericolo sociale per tutte le classi della Cite', principalmente per le classi operaie".
La democrazia confonde le classi, al fine di permettere a qualche banda di politicanti, associati a dei finanzieri o dominati da essi, lo sfruttamento dei produttori".

GEORGES SOREL(Riflessioni sulla violenza)






La democrazia
di Giorgio Gaber

1996

MONOLOGO



Dopo anni di riflessione sulle molteplici possibilità che ha uno Stato di organizzarsi sono arrivato alla conclusione che la democrazia è il sistema più democratico che ci sia.
Dunque, c'è la democrazia, la dittatura… e basta. Solo due. Credevo di più.
La dittatura in Italia c'è stata e chi l'ha vista sa cos'è, gli altri si devono accontentare di aver visto solo la democrazia.
Io, da quando mi ricordo, sono sempre stato democratico, non per scelta, per nascita. Come uno che quando nasce è cattolico, apostolico, romano. Cattolico pazienza, apostolico non so cosa vuol dire, ma romano io?!...
D'altronde, diciamolo, come si fa oggi a non essere democratici? Sul vocabolario c'è scritto che "democrazia" significa "potere al popolo". Sì, ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c 'è scritto.
Però si sa che dal 1945, dopo il famoso ventennio, il popolo italiano ha acquistato finalmente il diritto al voto. È nata così la "Democrazia rappresentativa" che dopo alcune geniali modifiche fa sì che tu deleghi un partito che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri ti dice giustamente: "Lei non sa chi sono io!". Questo è il potere del popolo.
Ma non è solo questo. Ci sono delle forme ancora più partecipative. Il referendum, per esempio, è una pratica di "Democrazia diretta"... non tanto pratica, attraverso la quale tutti possono esprimere il loro parere su tutto. Solo che se mia nonna deve decidere sulla Variante di Valico Barberino-Roncobilaccio, ha effettivamente qualche difficoltà. Anche perché è di Venezia. Per fortuna deve dire solo "Sì" se vuol dire no, e "No" se vuol dire sì. In ogni caso ha il 50% di probabilità di azzeccarla. Ma il referendum ha più che altro un valore folkloristico perché dopo aver discusso a lungo sul significato politico dei risultati… tutto resta come prima e chi se ne frega.
Un'altra caratteristica fondamentale della democrazia è che si basa sul gioco delle maggioranze e delle minoranze. Se dalle urne viene fuori il 51 vinci, se viene fuori il 49 perdi.
Dipende tutto dai numeri. Come il gioco del Lotto.
Con la differenza che al gioco del Lotto, il popolo qualche volta vince, in democrazia... mai!
E se viene fuori il 50 e 50? Ecco, questa è una particolarità della nostra democrazia. Non c'è mai la governabilità.
È cominciato tutto nel 1948. Se si fanno bene i conti tra la Destra – DC, liberali, monarchici, missini… – e la Sinistra – comunisti, socialisti, socialdemocratici, ecc. – viene fuori un bel pareggio. Da allora è sempre stato così, per anni!
Eh no, adesso no, adesso è tutto diverso. Per forza: sono spariti alcuni partiti, c'è stato un mezzo terremoto, le formazioni politiche hanno cambiato nomi e leader. Adesso… adesso non c'è più il 50% a destra e il 50% a sinistra. C'è il 50% al centro-destra e il 50% al centro-sinistra. Oppure un 50 virgola talmente poco… che basta che uno abbia la diarrea che salta il governo.
Non c'è niente da fare. Sembra proprio che il popolo italiano non voglia essere governato. E ha ragione. Ha paura che se vincono troppo quelli di là, viene fuori una dittaturadi Sinistra. Se vincono troppo quegli altri, viene fuori una dittatura di Destra. La dittatura di Centro invece... quella gli va bene.
Auguri!!!








Note: Brano tratto dalla stagione 1997-'98.






a) la democrazia (Repubblica, 555 b-557 c, 558 c-559 d)



1 [555 b] [...] – Dopo di che, sembra, dobbiamo esaminare la democrazia: come nasca e, quando è nata, quale sia il suo carattere, affinché, dopo aver a sua volta conosciuto l’indole dell’uomo democratico, possiamo porgliela accanto e giudicare. – Certo che, rispose, questo modo di procedere sarà coerente con quello che abbiamo seguíto finora. – Dunque, ripresi, l’oligarchia non si trasforma in democrazia pressappoco cosí, perché si è insaziabili del bene cui si aspira, che è diventare ricchi piú che si può? – Come? [c] – Quelli che governano in essa [nell’oligarchia], credo, governano perché posseggono molto e perciò non vogliono impedire legalmente a tutti i giovani dissoluti di spendere e di dilapidare i propri beni. Lo fanno per acquistarne le sostanze, per esercitare l’usura e diventare cosí ancora piú ricchi e onorati. – Sí, a questo tengono piú di tutto. – E in uno stato non è evidente ormai che i cittadini non possono pregiare la ricchezza pervenendo nel contempo a un [d] soddisfacente grado di temperanza, ma che si trascura per forza l’una delle due? – È abbastanza evidente, ammise. – Ora, nelle oligarchie i governanti, poiché sono negligenti e permettono una vita dissoluta, talvolta hanno costretto alla povertà uomini non ignobili. – Certo. – Allora costoro, credo, se ne stanno oziosi nella città, muniti di pungiglioni e di armi: chi è carico di debiti, chi senza diritti civili, chi poi gravato dei due mali. E pieni di odio tramano insidie a chi ha acquistato i loro beni e agli altri, bramosi di una rivoluzione. – È cosí. – Gli [e] uomini d’affari, a testa bassa, fanno finta di non vederli nemmeno; e chi dei rimanenti dà via via segno di cedere, lo feriscono buttandogli denaro e, riportando moltiplicati i frutti di quel padre, moltiplicano nello stato i fuchi e [556 a] i poveracci. – E come non moltiplicarli?, chiese. – Un simile funesto incendio, feci io, non vogliono estinguerlo né come s’è detto (impedendo a uno di disporre a suo piacere dei propri beni) né in quest’altra maniera che, con un’altra legge, permette di risolvere la questione. – Quale legge? – Quella che segue all’altra e che obbliga i cittadini a non trascurare la virtú. Se infatti si [b] prescrivesse che la maggior parte dei contratti volontari venisse stipulata a proprio rischio e pericolo, essi farebbero i loro affari nello stato con minore spudoratezza, e meno numerosi vi sorgerebbero quei mali che or ora abbiamo detto. – Certo, disse. – Per tutte le ragioni accennate, ripresi, ai nostri giorni i governanti riducono cosí nello stato i governati. Se poi parliamo di loro stessi e dei loro figli, non rendono forse i giovani persone [c] voluttuose, schive delle fatiche fisiche e intellettuali, incapaci di sopportare piaceri e dolori, e pigre? – Sicuramente. – E non rendono se stessi incuranti d’altro che non sia far denari, senza curare la virtú piú di quanto la curino i poveri? – Non se ne curano proprio. – Supponiamo dunque che, con siffatte disposizioni, i governanti e i sudditi si trovino fianco a fianco nelle marce o in altre azioni comuni, in sacre ambascerie o in spedizioni militari, o siano compagni di navigazione o di milizia; o che, ancora, [d] l’un l’altro osservandosi nel colmo del pericolo, i poveri questa volta non siano affatto sprezzati dai ricchi, ma che spesso un povero, macilento, bruciato dal sole, schierato in battaglia accanto a un ricco allevato nell’ombra e coperto di abbondante carne superflua, lo veda tutto ansante e imbarazzato. Credi che il povero non pensi allora che è la codardia di loro stessi, i poveri, ad arricchire simili persone? e che, quando i poveri s’incontrano separatamente tra loro, non si passino la parola dicendo: “Li abbiamo in [e] mano nostra, perché non valgono nulla”? – Per conto mio, rispose, so bene che fanno cosí. – Ora, come a un corpo malsano basta risentire un piccolo influsso esterno per cadere ammalato, e talvolta si trova discorde con se stesso anche senza cause esterne, cosí anche per lo stato che sia nella sua identica condizione, non basta un lieve pretesto (mentre i partiti cercano alleanza all’estero, chi da uno stato oligarchico, chi da uno democratico) per farlo ammalare e contrastare con se stesso? e talvolta non si trova discorde anche senza cause esterne? – Sí, e [557 a] molto. – Ora, credo, la democrazia nasce quando i poveri, dopo aver riportata la vittoria, ammazzano alcuni avversari, altri ne cacciano in esilio e dividono con i rimanenti, a condizioni di parità, il governo e le cariche pubbliche, e queste vi sono determinate per lo piú col sorteggio. – Sí, disse, cosí s’instaura la democrazia, sorga essa per via di armi o della paura che fa recedere l’altro partito.

2 – Ebbene, disse, in che modo si amministrano questi [b] uomini? E poi, quale è il carattere di una simile costituzione? Un tale uomo, è chiaro, si manifesterà un democratico. – È chiaro, rispose. – Ora, in primo luogo, non sono liberi? e lo stato non diventa libero e non vi regna libertà di parola? e non v’è licenza di fare ciò che si vuole? – Sí, rispose, almeno lo si dice. – Ma dove c’è questa licenza, è chiaro che ciascuno può organizzarvisi un suo particolare modo di vita, quello che a ciascuno piú piace. – È chiaro. – È soprattutto in [c] questa costituzione, a mio avviso, che si troveranno uomini d’ogni specie. – E come no? – Forse, ripresi, tra le varie costituzioni questa è la piú bella. Come un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, cosí anche questa, che è un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima. E bellissima, continuai, saranno forse molti a giudicarla, simili ai bambini e alle donne che contemplano gli oggetti di vario colore. – Certamente, [d] ammise. –

3 [...] – Considera ora, feci io, quale è, individualmente, l’uomo democratico. Non dobbiamo anzitutto esaminare, come abbiamo fatto per la costituzione, in che modo si forma? – Sí, disse. – Non forse cosí? Quell’individuo parsimonioso e oligarchico avrà bene, credo, un [d] figlio allevato dal padre nei suoi propri sentimenti morali, no? – Certamente. – Anch’egli, dunque, governerà con la forza i piaceri che insorgono in lui, tutti quelli che comportano spese senza procurare beneficio finanziario, e che sono detti superflui. – È chiaro, rispose. – Ebbene, ripresi, per evitare una discussione oscura, vuoi che definiamo prima gli appetiti necessari e i superflui? – Voglio, sí, disse. – Non sarà giusto chiamare necessari quelli che non riusciamo a stornare via [e] e tutti quelli che, se soddisfatti, ci danno dell’utile? Perché la nostra natura è forzata a sentire tutte due queste specie di appetiti. No? – Certamente. – Sarà giusto [559 a] che li qualifichiamo “necessari”. – Giusto. – E quelli di cui ci si potrebbe liberare se ci si stesse attenti fin da giovani, e che con la loro presenza non danno luogo a bene alcuno, e taluni anzi a un male? Se li dicessimo tutti superflui, non avremmo ragione? – Ragione. – Vogliamo ora scegliere un esempio da ambedue le categorie, per farcene un concetto generale? – Dobbiamo, sí. – Ebbene, il desiderio di mangiare fino al punto di conservare salute e di sentirsi bene, limitatamente a pane e [b] companatico, non sarà un appetito necessario? – Credo di sí. – La voglia del pane, ad ogni modo, è necessaria per due ragioni: è utile ed è condizione indispensabile di vita. – Sí. – E necessaria è quella del companatico, se giova a sentirsi bene. – Senza dubbio. E l’appetito che non si limita a pane e companatico e che comprende anche cibi diversi da questi, e che, se frenato ed educato fin da giovani, può essere allontanato dalla maggior parte della gente? quell’appetito che, come nuoce al corpo, cosí nuoce all’anima tanto per l’intelligenza quanto [c] per la temperanza? Non è giusto dirlo superfluo? – Giustissimo. – Possiamo dunque affermare che gli appetiti superflui fanno spendere e i necessari danno profitto, perché ci giovano nel nostro operare? – Certamente. – Diremo lo stesso per quelli d’amore e per gli altri? – Lo stesso. – E con colui che or ora chiamavamo fuco, non intendevamo dire chi raccoglie in sé un mucchio di simili piaceri e appetiti ed è governato dai superflui? e con parsimonioso e oligarchico chi è governato [d] dai necessari? – Sicuramente.

4 – Ebbene, ripresi, ripetiamo come dall’oligarchico nasce il democratico. Mi sembra che per lo piú nasca cosí. – Come? – Quando un giovane, allevato come or ora dicevamo, senza cultura e nella parsimonia, comincia a gustare il miele dei fuchi e frequenta fiere focose e terribili, capaci di escogitare piaceri d’ogni sorta, svariati e in fogge diverse, credi pure che a questo punto [e] la sua intima oligarchica comincia a trasformarsi in democratica. – Per forza, rispose. – Ora, come si trasformava lo stato per l’aiuto che un alleato esterno dava al partito avversario per effetto della loro mutua somiglianza, non si trasforma cosí anche il giovane se una delle due specie di appetiti che sono in lui riceve a sua volta un aiuto esterno da una specie congenere e simile? – Senz’altro. – E se, a mio avviso, la parte oligarchica che è in lui riceve aiuto in senso opposto da qualche suo alleato (come possono essere il padre o gli altri [560 a] familiari con le loro ammonizioni e rampogne), ecco che nascono allora in lui sommossa, controsommossa e battaglia contro se stesso. – Certamente. – Talvolta, immagino, è la parte democratica che ha ceduto all’oligarchica. Alcuni appetiti sono stati distrutti, altri cacciati via, perché nell’anima del giovane è nato un certo pudore; e cosí il buon ordine si è ristabilito in lui. – Sí, ammise, qualche volta succede. – Ma un’altra volta, credo, altri appetiti dello stesso genere di quelli cacciati via, man mano alimentati, si sono moltiplicati e fatti vigorosi perché il [b] padre non ha saputo educare. – Di solito succede cosí, rispose. – Allora hanno trascinato il giovane nelle medesime compagnie e con unioni furtive si sono assai moltiplicati. – Sicuro. – E infine, immagino, hanno conquistato l’acropoli dell’anima sua, accorgendosi che è totalmente senza cultura, nobili studi e veri discorsi, i quali appunto costituiscono ottime scolte e guardie nei [c] pensieri di uomini cari agli dèi. – Sí, certo, rispose. – Allora discorsi e opinioni false e proprie di ciarlatani, credo, correndo su al loro posto, hanno occupato in tale persona il luogo che sarebbe spettato a quelli. – È proprio cosí, disse. – E il giovane, ritornato presso quei Lotòfagi, non abita apertamente con loro? E se i suoi familiari tentano di dare qualche aiuto alla parte parsimoniosa dell’anima sua, quei discorsi ciarlataneschi non sbarrano le porte del regale castello in lui, senza lasciar passare quell’alleanza stessa e senza accogliere come [d] ambasciatori i discorsi di privati piú anziani? e non vincono loro la battaglia? e non cacciano in disonorevole esilio il pudore chiamandolo dabbenaggine, e non espellono la temperanza dicendola viltà e coprendola di improperi? e, sostenuti da molti e vani appetiti, non mettono al bando la moderazione e lo spendere modico facendoli passare per rusticità e grettezza? – Proprio cosí. – E quando hanno vuotato e purificato di tutto ciò l’anima di colui su [e] cui dominano e che iniziano a grandi mistici riti, eccoli subito dopo ricondurre con imponente corteo, risplendenti e coronate, la tracotanza, l’anarchia, la [561 a] sregolatezza e l’impudenza; e le esaltano con belle parole, chiamando la tracotanza buona educazione, l’anarchia libertà, la sregolatezza magnificenza, l’impudenza coraggio. Non è pressappoco cosí, continuai, che da persona allevata tra appetiti necessari un giovane si trasforma sino a liberare e scatenare i piaceri superflui e vani? – Certo, disse, è pienamente evidente. – Dopo di che, immagino, un tale individuo vive spendendo per i piaceri necessari tanto denaro, fatica e tempo quanto ne spende per i superflui. Se però è fortunato e non indulge a frenesia smodata, e [b] se, un po’ anche per l’età, quando è passato il colmo del tumulto, raccoglie nuclei di esiliati e non si lascia guidare completamente dai nuovi venuti, allora egli equilibra pressappoco i piaceri e tira avanti, affidando il governo di sé a quel piacere che volta a volta si presenti, come fosse la sorte a decidere, finché se ne sente sazio; e poi a un altro, senza spregiarne alcuno, ma nutrendoli tutti ugualmente. – Senza dubbio. – E, continuai, senza accogliere e lasciar entrare nella rocca il discorso vero: se gli si dice [c] che alcuni piaceri sono propri degli appetiti nobili e buoni, e altri di quelli malvagi, e che bisogna coltivare e onorare i primi ma reprimere e soggiogare i secondi, in tutti questi casi fa segno di no e dice che tutti i piaceri sono simili e meritevoli di eguale onore. – Sí, rispose, quando uno si trova in questo stato d’animo, si comporta proprio cosí. – E poi, ripresi, vive giorno per giorno compiacendo cosí il primo appetito che capita: ora si sbornia e suona l’aulós per poi bere acqua e dimagrire, ora fa ginnastica [d] per poi rimanersene pigro e noncurante di tutto, ora fa mostra d’interessarsi di filosofia. Spesso si dà alla politica e salta su a dire e a fare qualunque cosa gli passi per la testa; e se mai invidia uomini di guerra, eccolo volgersi da questa parte, se affaristi, da quest’altra; e per la sua vita non conosce né ordine né necessità alcuna, ma chiama dolce, libera e beata questa sua vita e la pratica sempre. – Hai descritto perfettamente, disse, la [e] vita di un uomo egualitario. – E la credo multiforme, feci io, e piena di infiniti caratteri, e credo anche che quest’uomo sia l’individuo bello e variopinto che somiglia a quello stato: per la sua vita molti uomini e donne potrebbero invidiarlo, perché porta in sé numerosissimi modelli di costituzioni e di indoli umane. – È cosí, rispose. – [562 a] Ebbene, un tale uomo possiamo giustapporlo alla democrazia, poiché è giusto chiamarlo democratico? – Sí, possiamo, ammise. [...]



(Platone, Opere, vol. II, Laterza, Bari, 1967, pagg. 382–390)





Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti. È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un'infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l'unico agente, l'unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?".

ALEXEIS DE TOCQUEVILLE(La democrazia in America)


P.S : ATTUALI NO ???

La democrazia e' solo un potere palese e occulto che non puo' far altro che massificare
Sotto la parvenza di liberta' si cela il vero totalitarismo livellatore !!!

2007-02-24 08:54:20 · answer #2 · answered by O' kammerata 2 · 1 0

Per molti é la tutela delle MINORANZE non il sopravvento delle maggioranze.
Più lo stato garantisce i deboli, i pochi, i meno etc. etc. più propmana il suo potere in direzione giusta!

P.S. Ma ... sarebbe interessante leggere il Tuo concetto.... xciò metto stella!
ciao da FIFI

2007-02-24 00:50:07 · answer #3 · answered by phil_mau_mau 3 · 1 0

La democrazia ha un solo sinonimo, che è "dissenso";
dissenso libero, legittimo, apprezzato e riconosciuto come parte dei processi politici.
La democrazia ha tuttavia una serie inenarrabile di contrari, dei quali citerò solo il più pericoloso nei sistemi del nostro tempo, che è la famosa "governabilità".
Oggi si parla di "governabilità" solo perché l'espressione "repressione del dissenso" suona male. La "democrazia governabile" è una roba del secolo scorso mascherata da una roba del secolo attuale; quante purghe, quanti lager, quanti gulag in nome della "governabilità"...

2007-02-23 22:08:37 · answer #4 · answered by Francesco C 3 · 1 0

democrazia significa governo fondato sulla discussione, ma funziona soltanto se si riesce a far smettere la gente di discutere.

2007-02-23 17:58:05 · answer #5 · answered by sanzaghi 2 · 1 0

Per me da quello che vedo é...libertá di espressione. Per lo meno questa é quella che si riesce a mettere piú in pratica.

2007-02-23 15:49:09 · answer #6 · answered by Anonymous · 1 0

poter far parlare tutti,anche coloro che vogliono zittirti per sempre.

2007-02-24 18:29:09 · answer #7 · answered by ? 4 · 0 0

La democrazia è l'esspressione massima della società civile!!!
un utopia di proporzioni gigantesche...in una democrazia che funzioni veramente il popolo dovrebbe essere coinvolto direttamente nel corpo decisionale dello stato...ciò naturalmente non avviene...
é lecito pensare di conseguenza che la democrazia non esista e non esisterà mai dato che l'essere umano è cattivo e ambizioso

2007-02-24 05:53:49 · answer #8 · answered by signorno2002 2 · 0 0

libertà di parola, sono democratica fino a un certo punto, che non accetto insulti.

2007-02-23 16:43:06 · answer #9 · answered by flori 6 · 0 0

E` il puntuale rispetto del pensare di tutti, fiduciosi che la realta` puo` essere vista in tanti modi, tutti da valutare insieme con il contributo di tutti.

2007-02-23 15:52:59 · answer #10 · answered by giulietta 7 · 0 0

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