Oggi, abbiamo conferma dalle poche iscrizioni del VI sec. a.C. conservatesi fino ai nostri giorni in un alfabeto simile al Leponzio, ma appartenente alle lingue celtiche, che le popolazioni stanziate nella nostra zona erano almeno in parte, di origine celtica, detti Celti-Golasecchiani o Celtinsubri. Secondo Tito Livio, gli insubri, erano già stanziati nel nostro territorio, prima ancora delle invasioni galliche e quindi della venuta dei boi.(14) Polibio, nelle sue Storie, scritte tra il II e I sec. a.C., narra, "Nella regione vicina alle sorgenti del Po, si stanziarono i lai e i lebeci, al di la di essi gli insubri, la massima popolazione celtica ..." "…la zona meridionale del Po, vicino all'Appennino, era occupata prima dagli anamari, poi dai boi ...".(15) "... ex quibus Levi et Marici condidere Ticinum, non procul a Pado, sicut Boii Transalp ibus profecti Laudem Pompeiam, insubres Mediolanum ...",(16) scrive Plinio il Vecchio. E' parere di molti storici, sia antichi che moderni, che i Boi arrivati in Transpadana, che nel V sec. a.C., era chiamata Insubria, con la seconda andata di coloni galli, insediandosi tra l'Adda ed il Lambro, fondarono l'oppidium che diverrà poi la Laus Pompeia romana e di cui a noi non è rimasta traccia dell'antico nome celtico. Con la Cultura dei Campi d'Urne, sviluppatasi nel Bronzo Finale (XII-X sec.), nella Germania Meridionale - bacino del Reno e fascia Nord -Alpina - , si può parlare di popolo Celta. Nel, XIII secolo ci fu la massima espansione demografica in Europa, ma all'inizio del Bronzo Finale, il crollo dell'impero Ittita, le guerre di Ramses II contro i "Popoli del Mare", la caduta di *****, Tirinto e Micene, con il conseguente crollo dei potentati micenei (1150 a.C. circa), ci fu una sorta di "Ver Sacrum". Le prime tribù galliche, attraversarono le Alpi sicuramente in modo non omogeneo, insediandosi nelle campagne - pesantemente modificate, dopo che nel 1000 a.C. circa, un susseguirsi di stagioni calde (arretramento dei ghiacci, alte maree) e successive stagioni piovose, sconvolsero l'assetto idrogeografico della Lombardia - sotto il dominio etrusco, solo dopo l'arrivo delle ultime tre tribù, arrivate in Transpadana, anch'esse ad ondate successive, grazie all'evidente aumento di popolazione e di uomini adatti alla guerra, attaccarono e conquistarono Melzo, quindi iniziarono l'attraversata del Po, non senza lasciare alcuni consanguinei nell'Insubria, la cui fase di assestamento, durò fino al 390 a.C. secondo Polibio, mentre Varrone indica due date, 387 e 386 a.C.. La conseguenza di questi spostamenti, fu l'inizio degli scontri con i romani. Nel 223 a.C. il console Gaio Flaminio, attaccò e sconfisse gli insubri sull'Oglio e nel 222 a.C., i consoli Marco Claudio Marcello e Gneo Cornelio Scipione, li vinsero a Clastidium, l'odierna Casteggio, conquistando cosi Accerae (Pizzighettone) e Mediolanum (Milano). Nella lettura dell'Epitome di Zonara di Conio Dione, sembra intendere che " ... si impadronirono ... di un altro centro abitato rurale ...", forse l'odierna Lodivecchio.(17) Traendo profitto dall'arrivo di Annibale, gli insubri riacquistarono la loro indipendenza e per circa vent'anni prestarono servizio negli eserciti di Annibale e dei suoi successori, fino alla morte di Amilcare, avvenuta nel 200 a.C. a Cremona, durante l'assedio alla città . Nel 199 a.C. si battono contro i romani a Piacenza, battendo l'esercito del pretore Gneo Bebio e distruggendo Piacenza. ROMA Solo nel 195 a.C. gli insubri vengono assoggettati a Roma, l'Insubria diviene così una provincia romana della Gallia Cisalpina. "Termina così l'epoca gallica della quale a noi rimangono reperti, toponimi e, ci piace pensare, il forte carattere l'indole laboriosa e tenace, tanto che Cicerone definì questa provincia, fiore d'Italia, saldezza dell'Impero, del popolo romano ed ornamento della dignità ".(18) Nell'89 a.C., probabilmente prima del 27 dicembre, Laus per effetto della "Lex Pompeia de Traspadanis", promulgata appunto da Cneo Pompeo Strabone, diviene una colonia latina fittizia,(19) in altre parole senza deduzione di coloni romani, una specie di semi cittadinanza romana o titolo giuridico e grado intermedio tra la qualità di cittadino e peregrino, (20) si estendeva così lo "Ius Minus Latii" (diritto latino), alla comunità insubre. Asconio Petronio dice, "i Transpadani restavano nei loro territori ove non venivano condotte nuove colonie, anche se fusi con i numerosi italici che vi si erano insediati per l'agricoltura ed i commerci, ebbero la cittadinanza dell'antico Lazio e potevano ottenere la cittadinanza romana esercitando le magistrature municipali.(21) Con la riforma di Silla, la Transpadana, diventò una provincia , i primi documenti sicuri testimoni di questo fatto , risalgono al 77 a.C.. Cesare nel 49 a.C., concesse la cittadinanza romana, iscrivendo i Laudensi nella tribù Pupinia e rendendo tutti gli abitanti dei centri urbani di maggiori dimensioni, cittadini romani a tutti gli effetti. Si legge però, in Tacito, che venivano ancora guardati con disprezzo, benché la loro pronuncia del latino non fosse differente da quella degli antichi romani,(22) ed annota Cicerone, "... qualcosa dell'antica asprezza celtica rimaneva nelle parlate della (Gallia) Cisalpina;".(23) Tacito scrive, "per la comodità dei fiumi, per la ricchezza delle campagne, per i legami d'ogni genere con le altri genti, s'ingrandì e fiori".(24) Oltre all'aspetto amministrativo, i romani rimaneggiarono completamente l'assetto urbano delle città e delle campagne, iniziando la costruzione delle ville e degli agrum romani. Il decumano massimo, cioè la strada che tagliava in latitudine, il territorio laudense, è identificabile in alcuni tratti di strada campestre a sud di Salerano sul Lambro, a nord di Caselle Lurani, alla cascina Piacentina ed a sud di Vigonzone. Mentre i centri abitati sorti nelle sue vicinanze, sono, ad est del Lambro: San Zenone al Lambro; ad ovest: Riozzo, Gazzera, sorta proprio all'incrocio di due assi e Mairano; più a sud: Salerano sul Lambro, una località presso la Stazione, dove altri due assi s'incrociano, uno dei quali viene dalla Gazzera, da quel luogo, si poteva ammirare dall'alto, l'ansa fatta dal Lambro, e Villarzino, il cui abitato romano, sorgeva all'incrocio di due assi della centuriazione, proprio sotto l'imponente villa "rossa" e nel campo immediatamente dopo, verso Beccalzù, ne emergono ogni tanto i resti. In epoca romana ed alto-madioevale, il Lisone scorreva molto vicino all'abitato, e probabilmente faceva una conca dove sorgeva l'originale centro romano, che doveva essere in posizione rialzata rispetto al terreno intorno. Molto probabilmente era difficile guadare il fiume, e si guadava nella zona dove più tardi è sorto il Guado. Continuando verso ovest, troviamo San Zeno e Torrevecchia Pia, più a nord Bascapè e Landriano.(25) Il periodo che va dall'Impero all'evento del cristianesimo, è poverissimo di documenti. Si hanno memorie solo delle invasioni barbariche. Nel III secolo d.C., gli abitanti dei centri urbani, erano costretti a scappare nelle campagne per evitare i barbari che percorrevano le strade di collegamento tra le principali città . Ma nel 258 o 259, l'imperatore Gallieno, fermò gli alamanni, che nel 271, con gli iutungi, riuscirono a devastare le campagne tra Milano e Piacenza. A fronte di questi eventi, Diocleziano, due anni dopo essere stato acclamato imperatore a Nicomedia nel 284, nomina Massimiano imperatore dell'Impero Romano d'Occidente, ponendo la capitale a Milano. Mentre Nicomedia diventa la capitale dell'Impero d'Oriente. Probabilmente prima del III secolo d.C. è la fondazione di Bascapè, come sostenuto da alcuni storici.(26) Nel 333 d.C. abbiamo menzione della Strada Consolare Mediolanum/Laus Pompeia, di 16 miglia romane esatte, corrispondenti a circa 24 chilometri.(27) Nel V secolo, la Transpadana , dopo la riorganizzazione di Diocleziano e Costantino, torna ad essere chiamata Liguria. Il 18 novembre 401, Alarico, con i suoi visigoti, aveva attraversato le Alpi, e sappiamo dalle cronache d'allora, che, tre mesi dopo, nel febbraio del 402, la Milano/Laus Pompeia / Piacenza, era impercorribile e tutto il comitato Lodigiano, doveva essere insicuro.(28) Una leggenda narra, che Teodorico, re dei Goti, fece fabbricare una torre sulla sponda destra del Lambro a Salerano sul Lambro.(29) Interessante riportare alcuni appunti del viaggio di Apollinare Sidonio, futuro vescovo di Augustonémetum (Clermonnt-Ferrand), che partito dalla Gallia (odierna Francia), nel 467, per incontrare a Roma l'imperatore Antemio, arrivato a Ticinum (Pavia), s'imbarca per Ravenna, e giunto ai confini del nostro Comitatus, "... andai a vedere il Lambro dal fondo coperto d'erbe palustri, l'Adda azzurrino....".
2007-02-23 11:36:43
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answer #2
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answered by eleonora 5
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