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15 risposte

Il parto naturale

Dopo nove mesi ci siamo: è arrivato il momento tanto atteso e tra poco la mamma potrà finalmente abbracciare il suo figlioletto. Ma quali sono i passaggi che precedono la nascita di un bambino? I momenti salienti del parto sono quattro: il periodo prodromico, che segna l'inizio del travaglio ed è caratterizzato da contrazioni ritmiche dolorose; il periodo dilatante, che conduce alla dilatazione completa della cervice; il periodo espulsivo (che si conclude con la nascita del bambino), ossia quando il feto viene spinto verso l'esterno attraverso il canale del parto; il secondamento, ossia il periodo immediatamente dopo la nascita in cui placenta e membrane si staccano dall'utero e vengono espulse. Ma vediamoli nel dettaglio¿


Le contrazioni sono il segnale più evidente dell'inizio del parto. Servono per preparare il collo dell'utero al passaggio del bambino. Inizialmente si presentano ogni venti minuti, poi ogni quarto d'ora, per poi passare a ogni dieci e infine a cinque minuti. All'inizio i dolori sono sopportabili, poi diventano sempre più intensi e ravvicinati fino a presentarsi a distanza di 1-2 minuti e con una durata di 40-60 secondi. Durante queste contrazioni tutta la muscolatura dell'utero si irrigidisce e il bimbo viene spinto lentamente verso il basso. Nel frattempo il collo dell'utero si appiattisce gradualmente fino a raggiungere i dieci centimetri di dilatazione necessari al passaggio del bambino. Durante questa fase di solito avviene anche la rottura delle acque, ossia del sacco amniotico (le membrane che proteggono il sacco si rompono e fuoriesce un liquido chiaro in cui sono presenti le prostaglandine, sostanze prodotte dall'organismo della mamma e del bambino che stimolano le contrazioni).

Il travaglio inizia quando il collo dell'utero comincia a dilatarsi, dopo essersi ammorbidito e assottigliato. Affinché il bambino possa nascere la dilatazione deve essere massima, quindi raggiungere dieci centimetri circa. Nella fase del travaglio in genere la mamma può assumere la posizione che più la mette a suo agio e che la fa soffrire di meno: stare in piedi, camminare, sdraiarsi, sedersi. Ogni due ore viene registrato il battito cardiaco del feto per 20-30 minuti, per scongiurare qualsiasi possibile segno di sofferenza, e viene controllata la dilatazione dell'utero. Nel caso di una prima gravidanza il travaglio dura generalmente di più perché i tessuti sono più tonici e quindi occorre una forza e un tempo maggiori per dilatare il collo dell'utero e far passare il bambino attraverso il canale del parto.

La fase espulsiva inizia quando il collo dell'utero è completamento dilatato. Inizialmente la testa del bebè tende a scendere nel canale del parto e, ruotando leggermente, a disporsi nel modo migliore per uscire. Quando la testa del piccolo è scesa verso l'uscita del canale del parto a pochi centimetri dietro l'ingresso della vagina, vuol dire che ha attraversato quasi tutto il canale del parto. Inizia così la fase espulsiva vera e propria. Infatti la testa del bambino, mossa dall'utero che si contrae, schiaccia il retto contro l'osso sacro cosicché la futura mamma sente il bisogno incontenibile di spingere. Con le spinte la testa scende e dilata la vulva, ultimo ostacolo alla nascita del bambino.

Dopo la nascita del piccolo la mamma deve restare ancora qualche tempo in sala parto, seguita dall'ostetrica, per il cosiddetto secondamento, ossia l'espulsione della placenta. In seguito al parto, poi, l'utero della mamma ricomincia a contrarsi e a ridursi per ritornare alle sue dimensioni originarie: è grazie a questi movimenti muscolari che nel giro di un'ora circa la placenta si stacca dalle pareti uterine e viene espulsa. A questo punto il parto è completato.


Il parto cesareo

Il parto cesareo è un intervento chirurgico che viene eseguito per estrarre il feto quando si verificano condizioni particolari che impediscono al bambino di nascere naturalmente. L'intervento è indicato solo in particolari situazioni come, ad esempio, in presenza di problemi riguardanti il feto (sofferenza fetale), problemi riguardanti la madre (precedenti parti cesarei, diabete, placenta previa, infezioni, patologie cardiache, respiratorie o renali), condizioni che causano un anomalo svolgimento del parto (anomalie delle contrazioni uterine), gravidanze gemellari (se i feti si ostacolano a vicenda).
Il parto cesareo può essere effettuato in anestesia generale o in anestesia regionale (spinale o peridurale). Oggi si tende sempre più frequentemente a scegliere questa seconda possibilità. Si procede, quindi, con l'anestesia regionale che permette alla donna di rimanere sveglia e cosciente durante l'intervento e di vivere in piena consapevolezza l'esperienza della nascita del proprio figlio. L'intervento chirurgico deve essere effettuato necessariamente in anestesia generale:
-in situazioni di emergenza che potrebbero essere rischiose per la vita della madre e/o del feto
-quando si deve intervenire su una paziente in cui siano presenti particolari condizioni che rendono controindicata l'anestesia regionale, per esempio alterazioni della coagulazione del sangue oppure uno stato di shock.



Parto cesareo e parto naturale: dubbi, incertezze e risultati scientifici


Sono molteplici le valutazioni che inducono una donna e l’equipe medica ad optare alternativamente per un parto cesareo o vaginale. E le tendenze degli ultimi anni confermerebbero una maggiore propensione per la prima delle due possibilità. L’Italia segue quello che, per molti versi, è un trend già consolidato nei maggiori paesi occidentali: negli Stati Uniti, per esempio, il numero totale di parti cesarei nell'arco di 50 anni è salito dal 4% fino al 26% mentre in Italia la media annuale è passata dall’11,2 % del 1980 al 33,91% nel 2001. Una percentuale così alta che ci colloca al secondo posto della classifica per parti avvenuti attraverso cesareo, dietro solo al Brasile, e con punte che si avvicinano, soprattutto nelle regioni meridionali, al 54,04 % della Campania.

Da studi condotti dall’Assr, però, emerge come il parto cesareo non sia sempre associato a motivi medici, nel 49,4% dei casi sulle schede di dimissione non è nemmeno indicato il motivo del parto cesareo che, in molti casi, sarebbe riconducibile ad un atteggiamento difensivo imputabile agli operatori, timorosi di una minima complicazione che possa avere ripercussioni legali.

A tale causa è poi da accompagnare una serie di altri fattori; una ricerca pubblicata nel 2001, infatti, confermò che tra le donne che avevano avuto un precedente parto cesareo ed un successivo parto naturale, il tasso di rotture uterine era maggiore rispetto a donne che avevano ripetuto il taglio. Anche in termini di mortalità perinatale le percentuali deponevano a favore del parto chirurgico tanto da indurre il National Institutes of Health Consensus Development ad incoraggiare il travaglio e il parto naturale per evitare il sistematico ricorso al cesareo. Studi recenti potrebbero indurre però ad invertire una tale tendenza.

Medici e ricercatori hanno assunto posizioni molto più nette in merito. Infatti, se fino alla fine degli anni Ottanta studi e ricerche condotti sul parto cesareo sembravano dimostrare che, trascorsi almeno diciotto mesi dall’intervento, era possibile affrontare un nuovo parto senza che si presentasse alcun problema, una ricerca recente, condotta da Gordon Smith, ginecologo presso l’Università di Cambridge tra il 1992 e il 1998 su 120.000 gravidanze avvenute in Scozia, è giunta alla conclusione che un primo cesareo raddoppia il rischio di complicazioni per la seconda gravidanza.

Vi sarebbero inoltre più probabilità di partorire in anticipo, di dare alla luce un figlio sottopeso e di soffrire complicazioni durante il terzo trimestre di gravidanza. Ad aggravare i dati citati la ulteriore rilevazione che il tasso settimanale era di 2,4 bimbi nati morti per ogni 10.000 nascite per quelle donne che avevano subito un cesareo al primo parto mentre il tasso di bimbi nati morti per ogni 10.000 nascite per quelle donne che avevano avuto un parto naturale per il primo figlio era di 1.4. Il rischio di avere un bambino nato morto aumenta alla 34esima settimana della seconda gestazione qualsiasi sia stato il motivo del precedente parto cesareo.

Ed è stata altresì confermata la fondatezza di un rischio associato al parto naturale con travaglio in donne che hanno precedentemente partorito con un taglio cesareo. Un rischio che prefigura rischi consistenti sia per il neonato sia per la madre, e che, per quanto di dimensioni ridotte, è pur sempre maggiore rispetto a quello che accompagna un parto cesareo ripetuto. Rimane comunque il fatto che la gestante deve ricevere queste informazioni per scegliere consapevolmente il tipo di parto più idoneo e sicuro.

2007-02-16 09:14:04 · answer #1 · answered by giulio27082004 2 · 0 0

io ho affrontato un parto gemellare naturale senza epidurale e' fantastico certo con dolore ma ne vale la pena

2007-02-18 10:33:27 · answer #2 · answered by Anonymous · 1 0

la cosa migliore è il parto in acqua!il bambino soffre molto di meno e non deve subire cambiamenti radicali anche per le madri è molto piu naturale!e meno doloroso!
in bocca al lupo

2007-02-16 07:49:24 · answer #3 · answered by Anonymous · 1 0

molto meglio il naturale per tutti e due anche per la ripresa dei muscoli.dicono anche che i bimbi dopo il cesareo sono un pò intontiti in quanto non si rendono conto subito di essere fuori.se non fosse così farebbero il cesareo sempre invece che solo in casi di bimbi podalici o di urgenza.io ho partorito naturalmente ed è stata una soddisfazione indescrivibile farla uscire!kiss!

2007-02-16 07:22:18 · answer #4 · answered by maryx 4 · 1 0

se non ci sono complicazioni senz'altro il parto naturale sia per la mamma che per il bimbo

2007-02-16 06:25:56 · answer #5 · answered by SIMONA B 2 · 1 0

il parto naturale è sempre la cosa migliore

2007-02-16 05:01:10 · answer #6 · answered by Anonymous · 1 0

Lo dicono già le parole stesse se non ci sono complicazioni x il bambino è sicuramente meglio il parto naturale sia x la madre che x il piccolo.
Io ha due bimbe entrambe nate con parto naturale una era kg3,5 l'altra kg4, ora aspetto il mio terzo figlio e se non ci saranno problemi sarà un altro parto naturale.
Auguri.

2007-02-18 07:46:59 · answer #7 · answered by sheila a 5 · 0 0

Il parto naturale, come dice la parola stessa è il migliore in quanto il più fisiologico.
Certamente il parto cesareo ha dato la possibilità di abbassare notevolmente il rischio di mortalità in situazioni particolari, in cui il feto non riesce a uscire per presentazione di spalla o podalico o in caso di mancanza di contrazioni e di una sufficiente dilatazione. Ciao

2007-02-18 00:55:07 · answer #8 · answered by Amare13 2 · 0 0

da quello che ne so (non sono sposata né ho figli) il parto naturale é sempre il metodo migliore, a patto che non si abbiano problemi particolari, difficoltà durante il travaglio ecc...In tal caso, si ricorre al cesareo che é pur sempre un'operazione e implica una ripresa più lenta rispetto al metodo naturale.

2007-02-16 05:04:06 · answer #9 · answered by aqaba 3 · 0 0

un tempo si diceva che col cesareo il bambino soffriva meno ma soffrivi più tu recentemante parlando con un ginecologo mi ha detto il contrario

2007-02-16 05:02:59 · answer #10 · answered by cinzia r 5 · 1 1

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