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3 risposte

Io ho trovato questo sito mesi fa.
Lo puoi consultare;

http://www.portalediabete.org/

In bocca al lupo, Marco

2007-02-10 21:34:49 · answer #1 · answered by Anonymous · 1 0

Ho trovato per caso un metodo che aiuta i malati di diabete http://GuarireDiabete.teres.info/?lO6V Ovviamente non va a sostituire una cura medica appropriata ma può portare grossi benefici.
Il diabete, tranne casi particolari, è una malattia cronica che va curata per tutta la vita. La cura è essenziale non solo per eliminare i disturbi legati all’iperglicemia, spesso assenti, ma per minimizzare il rischio di complicanze croniche.

2017-01-30 18:34:19 · answer #2 · answered by ? 3 · 0 0

Il diabete nell'anziano
Anche sopra i 70-75 anni il diabete va trattato per ridurre i rischi cardiovascolari e di complicanze. Ma la terapia ideale va adeguata alla condizione reale in cui il paziente si trova e ai supporti su cui può contare.

Negli ambulatori di Diabetologia circa la metà dei pazienti ha oltre 65 anni. Non per caso il diabete di tipo 2 era chiamato ‘diabete dell’anziano’: la possibilità di sviluppare un diabete di tipo 2 cresce infatti con l’età e si impenna dopo i 60 anni. «Nonostante questo, fino a ieri si può dire, mancava un approccio condiviso alla terapia della persona anziana con diabete», afferma Domenico Cucinotta, docente di Medicina interna all’Università di Messina, «e c’era incertezza perfino sulla necessità di trattarlo». Fino a ieri, perché proprio in questi mesi sono state messe a punto e presentate le Linee guida sull’assistenza al paziente diabetico anziano, un documento elaborato a livello internazionale che dovrebbe orientare l’operato degli specialisti e dei medici di base in tutto il mondo.
In grande sintesi queste Linee guida affermano che il diabete nell’anziano deve sempre essere controllato quanto più possibile. Le complicanze del diabete sono infatti la principale causa di malattie, di disabilità e di morte nella persona anziana.
Insieme al diabete devono essere trattati anche gli altri scompensi del metabolismo. Come nota Cucinotta, «è abbastanza raro che una persona davvero anziana abbia ‘soltanto’ il diabete. L’iperglicemia è infatti quasi sempre una delle manifestazioni della sindrome metabolica. È quindi probabile che in una persona anziana si siano sviluppati anche altri aspetti della sindrome: ipertensione, dislipidemia, eccesso di trigliceridi», afferma il direttore della Scuola di specializzazione in Endocrinologia dell’Università di Messina, «ciascuno di questi squilibri concorre a determinare un forte rischio di infarti e ictus e va contrastato».

Scegliere fra gli obiettivi.
Può essere opportuno però adeguare gli obiettivi del trattamento alla realtà del paziente. «Una volta, davanti a una persona che iniziava ad avere il diabete a 65 anni, il medico non si poneva il problema delle complicanze microvascolari. Oggi invece ci si rende conto che un anziano ha davanti a sé decenni di vita attiva, nel corso della quale – se non viene mantenuto un ottimo controllo – possono venirsi a creare complicanze agli occhi o ai reni o neuropatia», prosegue il direttore dell’Unità operativa di Malattie metaboliche del Policlinico universitario di Messina. In pratica la persona di 65 o 70 e perfino di 75 anni che non ha altre patologie, lucida e in grado di seguire una terapia anche complessa, deve essere curata alla stessa stregua di un cinquantenne. Gli obiettivi della terapia secondo le Linee guida sono una emoglobina glicata di 6,5-7,5% e i mezzi per raggiungerla sono tutti ‘ammessi’.

Magri, ma grassi.
In primo luogo l’alimentazione. È noto che essere sovrappeso moltiplica il rischio di diabete e ne rende più difficile il controllo, per non parlare degli altri aspetti (ipertensione, eccesso di trigliceridi e di colesterolo). «Quello che non è noto è che la persona anziana può essere ‘sovrappeso’ anche senza pesare più della norma», precisa Giuseppe Paolisso docente di Geriatria presso la Seconda Università di Napoli; «nell’anziano troviamo meno muscoli, meno ‘massa magra’ e più adipe».
Occorre quindi sempre insistere su un’alimentazione sana. Molte persone anziane affermano di ‘mangiare poco’, ma prima di tutto quel ‘poco’ può essere comunque troppo rispetto al minimo dispendio energetico; in secondo luogo mangiare poco non vuol dire mangiare bene. «Un intervento dietologico è sempre necessario nella persona anziana», riflette Celestino Giovannini, responsabile del Servizio territoriale diabetologico presso il Polo sanitario nord Reggio Calabria, «anche se a una certa età non è facile modificare le abitudini alimentari». L’esercizio fisico è ancora più importante in questo tipo di paziente: «Nella persona anziana il meccanismo principale del diabete è dato dalla sensibile diminuzione dell’attività fisica che viene ridotta al minimo», spiega Paolisso che dirige la Scuola di specializzazione in geriatria dell’ateneo napoletano, «il muscolo diventa così fortemente resistente all’insulina».
Un minimo di attività può ottenere quindi effetti importanti nel migliorare l’efficacia dell’insulina. «Purtroppo organizzare momenti di attività fisica strutturata per gli anziani è difficile. Occorrerebbero palestre, istruttori e programmi appositi che abbiamo chiesto senza ottenere risposta», rivendica Giovannini, futuro presidente della Sezione Calabria della Associazione Medici Diabetologi; «in compenso, per fortuna, al contrario dell’adulto, l’anziano è disponibile a camminare».

La metformina.
Se gli interventi sullo stile di vita non sono possibili o non ottengono risultati, è normale associare almeno un farmaco. La prima scelta cade sulla metformina «che costa poco, è ben tollerata e accetta qualche errore nella somministrazione», spiega Giovannini. In pratica non accade nulla di grave se per errore il paziente anziano ‘salta’ una pillola, la prende fuori dall’orario previsto o la assume due volte. La metformina – come del resto l’aspirinetta consigliata a chi ha un rischio cardiovascolare – è un farmaco ad ampio spettro in grado di ridurre l’insulinoresistenza e di intervenire così un po’ su tutti gli aspetti della sindrome metabolica. «Si è sfatato il mito secondo il quale la metformina non era adatta al paziente anziano», afferma Cucinotta, che è stato presidente dell’Associazione Medici Diabetologi. Le linee guida consigliano con forza questo farmaco nel paziente anziano sovrappeso, ma lo ritengono controindicato nei pazienti con danno renale o seria aterosclerosi. Anche l’acarbose, che rende più lenta la digestione dei carboidrati e contribuisce a ridurre i picchi glicemici con pochi effetti collaterali, può essere prescritto.
Purtroppo la metformina e l’acarbose riducono solo di poco la glicemia. Una terapia un po’ ambiziosa potrà quindi associare alla metformina un altro farmaco orale, generalmente una sulfonilurea.
Come secondo passo si può prescrivere anche un farmaco che stimola la produzione di insulina, come il ‘nuovo’ tiazolidinedione. Se nemmeno questo serve a raggiungere gli obiettivi glicemici, si passerà all’insulina, in associazione con la metformina. Tutti questi farmaci sono generalmente ben sopportati dall’organismo dell’anziano «a meno che non vi sia uno scompenso cardiaco soprattutto per quanto attiene ai glitazonici», sottolinea Paolisso.

Quanti farmaci!
Questa la teoria. Il vero problema si pone nella vita pratica. «La vita concreta del paziente anziano, più ancora di quanto accade nel giovane o nell’adulto, esprime una serie di vincoli magari banali ma ineliminabili contro i quali va a infrangere la terapia meglio disegnata», ricorda Giovannini.
In primo luogo la persona anziana soffre molto probabilmente di altre patologie: una patologia infiammatoria osteoarticolare ad esempio, o è in terapia anticoagulante orale, per non parlare dei farmaci per controllare ipertensione (diuretici e ß-bloccanti) e dislipidemie. Sono 6, 8, a volte anche 10 o 12 pillole che vanno prese a certi orari ogni giorno. «In primo luogo si pone un problema di costo: alcuni farmaci non sono rimborsati dal SSN, altri prevedono un ‘ticket’ rilevante. Molti anziani non possono togliere 100 o 200 euro a un bilancio familiare già magro», ricorda Giovannini, che lancia un allarme sulla situazione socioeconomica della terza età. «vediamo tornare la malnutrizione e scendere molte persone sotto la soglia della povertà. La famiglia patriarcale si è rotta e i giovani divenuti adulti non sostengono più i genitori, spesso, anzi, sono a loro carico».

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2007-02-11 18:59:23 · answer #3 · answered by blu_sex 6 · 0 1

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