Questa freddura è altamente omofoba, ma ciononostante è interessante, perché apre più spunti di riflessione.
1) In essa, "gay" è utilizzato come sostantivo, uso altamente sconsigliato, di solito in voga nell'ambiente eterosessuale.
"Il gay", "i gay", "un gay", "dei gay", sono sostituiti, rispettivamente, da "l'uomo/l'individuo/la persona gay", "gli uomini gay", "un uomo gay", "degli uomini gay", nella forma aggettivale del termine, per specificare che "gay" è una connotazione aggiuntiva, una precisazione, alla più evidente ed importante condizione di "uomo", che caratterizza tanto la persona omosessuale quanto quella eterosessuale.
Nei libri di storia, nelle riviste e nei quotidiani, al telegiornale e al giornale radio, negli studi scientifici e, in generale, tra le persone di cultura e/o tatto, l'uso è questo.
Al contrario, parlare "del gay" evoca memorie arcaiche secondo cui l'omosessualità viene percepita come il "terzo sesso": c'è l'uomo, c'è la donna, e poi viene "il gay".
2) Cosa fa "il gay"? A cosa serve "il gay"? Per cosa vive "il gay"? Cos'ha costantemente in testa "il gay"? Qual'è il suo più profondo desiderio? E' forse studiare, se è adolescente? E' forse lavorare, se è maturo? E' forse amare, se è sensibile? E' forse costruirsi un'esistenza felice, se passa difficoltà?
Ma certo che no! Il pensiero fisso "del gay" è farsi penetrare analmente, qualunque sia il contesto e di fronte a qualunque testimone.
Ogni barzelletta o freddura che coinvolga le persone omosessuali (dato che in esse sono quasi sempre dei maschi) giungerà a questa scontata, risaputa, vecchia, ma comunque attesa conclusione.
L'eterosessuale vive di ossigeno, cibo, acqua, sentimenti, sesso e soldi.
L'omosessuale vive di sesso anale. Questo traspare da questo "umorismo".
Ma potevamo fermarci al piatto pregiudizio? Ma no! E allora ci inseriamo anche il giudizio morale basato sull'atavica paura della passività (e, di conseguenza, dell'assoggettamento al partner, simbolo della ben più spaventosa femminilità).
L'omosessuale non sarebbe abbastanza ridicolo se scop.asse analmente e basta. Anzi, rischierebbe di risultare quasi attraente e carismatico, creando empatia nell'ascoltatore, se fosse un "grande amatore", "tosto e gagliardo", che gira "di letto in letto", affondando gli oggetti del suo desiderio con l'arma maschile.
Eh no, deve risultare debole, succube, una donnicciola, per poter essere alienato il più possibile dal modello maschile, e rassicurare i maschietti eterosessuali.
Per cui adotta sempre e solo il ruolo passivo.
Ora, che questa netta distinzione dei ruoli sessuali non sia mai esistita se non nel mondo etero, questo un omosessuale reale lo sa bene.
Che logica vuole che, essendoci un passivo, ci sarà anche un attivo, sempre lo stesso omosessuale lo immaginerà.
Ma vaglielo a spiegare agli etero, la cui conoscenza del mondo omosessuale si basa sul film "Il Vizietto", e ancora nel 21° secolo sono convintissimi che il modello della coppia omosessuale sia un surrogato di quella etero.
3) Infine, la ciliegina sulla torta: tutti e quattro gli omosessuali di questa freddura adottano la stessa identica soluzione, presumibilmente in contemporanea. Annullamento totale della loro personalità ed individualità, dunque. Gli omosessuali sono bestie irrazionali ed istintive che, se c'è da prenderlo in quel posto, sono sempre pronti.
Complimentoni ancora per l'autore di questa domanda.
Ora ne pongo due io:
Come si può riconoscere, al ristorante, un etero che sia "in astinenza"?
Basta contare le porzioni di vongole che ha ordinato.
Perché gli etero non vogliono "prenderlo"?
Perché sono contro ogni forma di dipendenza.
2007-02-10 23:05:19
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answer #5
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answered by Anonymous
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