Il guerriero è un Mistero e così il suo copricapo, che non è un sombrero bensì un elmo. Uno dei tanti misteri dell'Abruzzo, terra gentile e forte, ma enigmatica e sfuggente. Secondo me ha quell'elmo in testa per proteggersi dai cedimenti delle pareti rocciose in caso gli venisse voglia di passare dall'Abruzzo 'marino' a quello montano ... che è molto più bello.
Documentazione.
1°Nel 1934, in un vigneto di Capestrano, viene rinvenuto uno dei più grandi misteri archeologici di tutti i tempi, si tratta di un monumento scultoreo, alto 235 cm, destinato ad avere una tale risonanza mondiale tanto da essere definito il “Guerriero italico” per antonomasia. Non si conosce bene la provenienza di questa magnifica opera, forse i Vestini o gli Umbri o più probabilmente i Sabini oppure le mani di genti lontane scolpirono l’imponente guerriero, ricavandolo da un unico blocco di pietra locale. Persino l’epigrafe incisa su un lato, dal basso all’alto, è scritta utilizzando un alfabeto difficile da decifrare, contribuendo così ad incrementare il mistero del “Guerriero di Capestrano”, oggi conservato a Chieti nel Museo Nazionale Archeologico
2°Nel settembre del 1934, ancora una volta il caso rese alla scienza archeologica un segnalato servigio: una statua virile, grande al vero, in pietra calcarea di cava locale, appariva allo scasso, che un misero proprietario di meno che mezzo migliaio di metri quadrati di terreno andava facendo per metterlo a vigna nella valle del Tirino, fra le tre portentose sorgenti di questo nell'altopiano di Capestrano in provincia dell'Aquila sul versante adriatico del Gran Sasso". Così Giuseppe Moretti, della soprintendenza delle antichità di Roma, inizia la relazione dello scavo di una parte della necropoli subito dopo il ritrovamento della statua del Guerriero di Capestrano, e così finisce "Non si tratta di quella figura generica di guerriero Italico ripetuta all'infinito ma di una figura che come ha il carattere eroico è quasi soprannaturale, nella sua nudità, così ha accolto ed espresse tutte le "Nel settembre del 1934, ancora una volta il caso rese alla scienza archeologica un segnalato servigio: Una statua virile, grande al vero, in pietra calcarea di cava locale, appariva allo scasso, che un misero proprietario di meno che mezzo migliaio di metri quadrati di terreno andava facendo per metterlo a vigna nella valle del Tirino, fra le tre portentose sorgenti di questo nell'altopiano di Capestrano in provincia dell'Aquila sul versante adriatico del Gran Sasso". Così Giuseppe Moretti, della sopraintendenza delle antichità di Roma, inizia la relazione dello scavo di una parte della necropoli subito dopo il ritrovamento della statua del Guerriero di Capestrano,e così conclude "Non si tratta di quella figura generica di guerriero Italicoripetuta all'infinito ma di una figura che come ha il caratterre eroico è quasi soprannaturale, nella sua nudità, così ha accolte ed espresse tutte le reali qualità di un guerriero di razzae non di un Guerriero Italico ma.in sublimata immagine" IL GUERRIERO ITALICO" La statua fu rinvenuta da Michele Castagna in località "Cinericcio" da cenere quasi ad indicare un luogo di sepoltura. Il guerriero è alto cm. 209 senza la base, ha un curioso copricapo piatto con ampie tese sormontato da un cimiero, porta una maschera su volto e ha le braccia ripiegate sul ventre secondo un rituale che si ritrova spesso in figure di corredi tombali di epoca italica. Sul petto e sulla schiena sono visibili due dischi a protezione del cuore, (kardiophylax) tra le braccia stringe un'ascia ed una spada, sulla cui impugnatura sono incise figure umane e di animali. La statua è sorretta da due pilastrini, sui quali sono incise due lance, uno di essi presenta un'enigmatica iscrizione di tipo osco-umbro arcaico, "MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII" il cui significato potrebbe essere, secondo Fulvio Giustizia "me bella immagine fece Ananis per il re Nevio pomp[ule]io. Naturalmente numerose altre interpretazioni sono state fatte da parte di studiosi senza però arrivare ad una traduzione certa quindi, ancora oggi, l'iscrizione rimane avvolta nel mistero. Accanto alla statua risalente alla fine del VI sec. a.c., fu rinvenuto un busto di donna graziosamente adorna di monili raffigurante, probabilmente, la sua compagna in vita. Ora entrambe le statue sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Chieti. La leggenda racconta che appena trovata, la statua fu oggetto di burla da parte dei cittadini e venne chiamata confidenzialmente, "MAMMOCCE" (fantoccio) e tale soprannome venne dato al suo scopritore.
Il guerriero per l'originalità e per la bellezza delle sue forme, è divenuto di fatto, il simbolo più rappresentativo della Regione Abruzzo.
3°Il "Guerriero di Capestrano" è una scultura in pietra calcarea del VI secolo a.C., rinvenuto in una necropoli dell'antica città di Aufinum (Ofena), nei pressi di Capestrano (AQ), e raffigurante un guerriero dell'antico popolo italico dei Vestini.
La statua, con le gambe spezzate, fu rinvenuta casualmente nel 1934 da Michele Castagna, durante dei lavori agricoli per l'impianto di una vigna nella località "Cinericcio". I successivi scavi, condotti dall'archeologo Giuseppe Moretti, riportarono alla luce una necropoli con alcune tombe e corredi funerari, datati tra il VII e il IV secolo a.C., altri frammenti della statua, che ne permisero più tardi il restauro, il copricapo, intagliato separatamente, ma sicuramente pertinente per la corrispondenza tra l'incasso centrale e una sporgenza realizzata sulla piatta superficie della testa. Venne inoltre rinvenuto anche il torso di un'altra statua femminile, con ricchi ornamenti. La statua si trova oggi nel Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo, a Chieti.
Il guerriero, la cui decorazione doveva essere in origine completata dal colore dipinto (restano in alcuni punti tracce di colore rosso), riprende l'atteggiamento dei kuroi della scultura greca e rappresenta, in dimensioni più grandi del vero (l'altezza, senza la base,raggiunge 2,09 m), una figura maschile stante, con braccia ripiegate sul petto, in costume militare. La testa è protetta da un elmo che copre le orecchie e da una maschera sul volto, il torso da dischi metallici retti da corregge, mentre un'altra difesa, in cuoio o in lamina metallica, sorretta da un cinturone, protegge il ventre. Le gambe recano degli schinieri e ai piedi porta dei sandali. Porta una spada, con elsa e fodero decorati e un pugnale appesi davanti al petto, mentre con la destra regge forse un'insegna di comando o una piccola ascia. Gli ornamenti sono costituiti da una collana rigida con pendaglio e da bracciali sugli avambracci. Il copricapo, carattestistico con le sue larghe tese che lo fanno assomigliare ad un sombrero, è stato interpretato come un elmo da parata, dotato di cimiero (sulla parte superiore si notano le tracce di una cresta sporgente, oggi perduta), oppure come lo scudo, che veniva portato sulla testa quando non era in uso in battaglia.
La figura poggia su un piedistallo ed è sorretta da due pilastrini laterali, sui quali sono incise delle lance. Sul sostegno di sinistra vi è un’iscrizione in lingua sud-picena, un unica riga di testo con verso dal basso in alto e parole separate da punti : MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII: il senso generale del testo è stato ipotizzato come: Me, bella immagine fece lo scultore Aninis per il re Nevio Pompuledio.
Si trattava probabilmente della statua posta sulla tomba regale, come segnacolo. Sebbene di eccezionale qualità, la statua sembra inserita nel quadro della scultura picena, per il quale non mancano altri esempi di grandi dimensioni (una stele antropomorfa, cioè con raffigurazione di una figura umana, di Guardiagrele, una testa da Numana).
2007-01-31 04:09:17
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answer #1
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answered by freigeist119 6
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