L'Esperanto è una lingua ausiliaria internazionale sviluppata tra il 1872 e il 1887 dal medico oculista Ludwik Lejzer Zamenhof a Varsavia. Il nome Esperanto proviene infatti dallo pseudonimo con cui era solito firmarsi: Doktoro Esperanto (colui che spera). Zamenhof la chiamava Lingvo Internacia.
Estratto: Il Padre Nostro: Patro Nia (aiuto)
Patro nia, kiu estas en la ĉielo,
via nomo estu sanktigita.
Venu via regno,
plenumiĝu via volo,
kiel en la ĉielo, tiel ankaŭ sur la tero.
Nian panon ĉiutagan donu al ni hodiaŭ.
Kaj pardonu al ni niajn ŝuldojn,
kiel ankaŭ ni pardonas al niaj ŝuldantoj.
Kaj ne konduku nin en tenton,
sed liberigu nin de la malbono.
(ĉar tia estas la regno kaj la forto
kaj la gloro, en eternecon / por ĉiam)
Amen
L'Esperanto non è lingua ufficiale in nessun paese. La sua struttura la fa collocare nel gruppo delle lingue indoeuropee (lessico), ma la sua morfologia prevalentemente agglutinante la porta ai margini di questo gruppo, avvicinandola a lingue come l'ungherese o il giapponese. Coloro che lo parlano sono sparsi in 120 paesi nel mondo, principalmente in Europa e Cina.
Secondo le ricerche del prof. Sidney S. Culbert dell'università di Washington, 1,6 milioni di persone parlano l'esperanto a "livello 3 di lingua straniera". Questo livello designa una competenza linguistica in cui si sia in grado di sostenere una conversazione in lingua, che vada al di là delle frasi di commiato. Il numero di Culbert viene citato nel Almanac World Book of Facts e da Ethnologue (arrotondato a 2 milioni). Ethnologue afferma inoltre che ci sono 200-2000 parlanti nativi bilingue (denaskaj Esperanto-parolantoj).
In generale la regolarità, la semplicità e la forte produttività dell'Esperanto rendono il discente in grado di raggiungere un livello di competenza linguistica soddisfacente in un tempo molto minore rispetto a qualsiasi lingua etnica, ma essendo modellato sulle lingue europee risulta comunque meno agevole per gli asiatici (e gli appartenenti ad altri popoli non europei) che non conoscono una lingua europea (ascolta l'intervista ad un'esperantista cinese).
«Non ricordo quando, ma in ogni caso abbastanza presto, cominciai a realizzare che l'unica lingua [soddisfacente per il mondo intero] sarebbe dovuta essere neutra, non appartenente a nessuna delle nazioni ora esistenti...
Per qualche tempo fui sedotto dalle lingue antiche e sognavo che un giorno avrei potuto viaggiare per il mondo e con discorsi ardenti avrei convinto gli uomini a riesumare una di queste lingue per uso comune. In seguito, non ricordo più come, giunsi alla precisa conclusione che questo era impossibile e cominciai a sognare nebulosamente di una NUOVA lingua artificiale.»
L'esperanto possiede 23 consonanti e 5 vocali. L'accento tonico nelle parole plurisillabiche è sempre sulla penultima sillaba. Le varietà di pronuncia di una lettera singola è molto rara, quando c'è si tratta comunque di pronunce non obbligatorie come n(/n/ di solito, ma quando seguita da Consonante velare assimilizzabile in /ŋ/).
Le lettere dell'esperanto sono per la maggior parte delle lettere di base dell'alfabeto occidentale ad eccezione delle lettere ŝ [ʃ], ĉ [ʧ], c [ʦ], ĵ [ʒ], ĝ [ʤ], ŭ [w], e ĥ [x].
[modifica] Alfabeto
L'esperanto utilizza 22 lettere dell'alfabeto latino oltre alle altre 6 lettere seguenti: ĉ, ĝ, ĥ, ĵ, ŝ, ŭ. Le lettere q, w, x e y non sono utilizzate, salvo nelle espressioni matematiche.
Le lettere non latine davano dei problemi nella stampa e nell'informatica. Attualmente il problema sussiste solo per i vecchi sistemi informatici, altrimenti si "risolve" il problema semplicemente sostituendo agli accenti con dei precisi suffissi come la x e la h (l'uso della "h" figura peraltro nel Fundamento de Esperanto ed è adottata sin dal primo congresso mondiale dell'esperanto nel 1905 a Boulogne-sur-Mer).
Tuttavia, l'Esperanto preferisce i calchi ai prestiti: nei suoi primi cento anni di vita il lessico si è arricchito di numerose parole provenienti da altre lingue, come il giapponese o il kiswahili.
Ecco qualche esempio di parole provenienti dal giapponese: Katano, Samurajo e Animeo.
Non tutte le parole nell'Esperanto hanno un significato direttamente deducibile da altre lingue. Alcune di esse sono idiomismi nativi dell'Esperanto, nate nell'"Esperantujo", per capriccio di Zamenhof o per naturale evoluzione della lingua tra i parlanti dell'Esperanto:
Edzo - marito
Ĝi - esso/a (per indicare qualcosa - o qualcuno - il cui sesso è irrilevante)
Kabei - comportarsi come Kabe (Kazimerz Bein): abbandonare l'esperantismo
Nifo (ne-identigita flug-objekto) - UFO
I limiti della varietà linguistica (la grammatica) vengono fissati da Zamenhof nell'Unua Libro sotto forma di 16 regole. Tutti coloro che escono da queste regole - salvo per quanto riguarda l'aspetto grafemico, cioè l'uso di alfabeti non appartenenti al Fundamento - escono dalla collettività esperantica, e hanno portato a esperanti riformati, di cui oggi sopravvive solo l'Ido.
La morfologia e la sintassi vengono desunte dai primi testi del fondatore e sviluppate dalla comunità dei parlanti, il cui inizio può essere fissato almeno nel primo congresso internazionale, avvenuto a Boulogne-sur-Mer (Francia) nel 1905.
La sintassi dell'esperanto è prevalentemente romanza (ordine dei costituenti: SVO) anche se nel suo evolversi ha acquisito tratti tipici delle lingue germaniche, per esempio l'anteposizione del determinato al determinante: Zamenhof scriveva "lingvo internacia" (ordine A-B, sul modello delle lingue romanze), mentre oggi nella comunità esperantofona si dice per lo più "internacia lingvo" (ordine B-A, sul modello delle lingue germaniche).
La scrittura dell'Esperanto è perfettamente monogrammatica: un grafema, un fonema, e viceversa.
Poiché lo spazio fonetico dell'Esperanto è composto di 28 elementi, Zamenhof utilizzò il cappellino (^) presente nelle tastiere delle macchine da scrivere del suo tempo, basate sull'alfabeto del francese, per alcune lettere: c, g, h, j, s esprimono suoni diversi se hanno il cappellino. La u con il segno di breve [ŭ] indica la u semiconsonantica (in IPA [w])).
Risultando questo alfabeto particolarmente scomodo, sono stati inventati nuovi modi per esprimere le lettere col cappellino (lo stesso Zamenhof propose una soluzione). La Nova Help-Alfabeto (NHA) è un sistema di scrittura internazionale, riconoscibile dal piú grande numero di persone nel mondo. Consiste nella sostituzione con ch, j, kh, y, zh, sh, wa/we/wo, au/eu/ou di ĉ, ĝ, ĥ, j, ĵ, ŝ, ŭa/ŭe/ŭo, aŭ/eŭ/oŭ.
[modifica] Comunità esperantista
Kongreso EsperantoGli esperantisti sono stati perseguitati sia durante la Seconda Guerra Mondiale da Hitler, che riteneva l'Esperanto la lingua degli ebrei (infatti Zamenhof era ebreo), sia nella Russia di Stalin.
Nel 1954 l'UNESCO, alla sua Conferenza Generale che si tenne a Montevideo, affermò che, considerati i risultati raggiunti dall'Esperanto nel campo degli interscambi intellettuali internazionali e per l'avvicinamento dei popoli del mondo, l'UNESCO riconosce che tali risultati rispondono ai suoi scopi ed ideali. Nella stessa risoluzione, l'UNESCO incarica il Direttore Generale di seguire l'evoluzione dell'utilizzo dell'Esperanto nella scienza, nell'educazione e nella cultura, e, a questo scopo, di collaborare con l'Universala Esperanto-Asocio (la principale associazione che riconosce gli esperantisti - recentemente è emersa la civitas esperantica, in Esperanto esperanta civito, che propone un modello alternativo di organizzazione) negli ambiti che interessano entrambe le associazioni. La cultura originale esperantica, emersa dai congressi internazionali, ha prodotto e produce in tutte le arti: poesia, prosa, teatro, musica e altro.
Recentemente William Auld, un poeta scozzese in Esperanto, è stato candidato al Nobel per la letteratura.
L'ultimo congresso s'è svolto a Firenze nel 2006 (91a Universala Kongreso) Anche in Italia, ogni anno, vengono organizzati molti incontri in cui viene utilizzata la lingua esperanto. I più importanti sono il Congresso Italiano di Esperanto ed il Festival Giovanile Internazionale organizzato dalla Gioventù Esperantista Italiana.
2007-01-29 04:52:40
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answer #2
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answered by max 2
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