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5 risposte

come darti torto?

2006-12-27 03:30:26 · answer #1 · answered by Anonymous · 0 0

Il primo studio a dimostrare l'efficacia della terapia antipiastrinica nella prevenzione secondaria dell'ictus ischemico fu condotto dal Canadian Cooperative Study Group (The Canadian Cooperative Study Group, 1978). Circa 600 pazienti con pregresso TIA o stroke minore nel territorio carotideo o vertebro-basilare furono randomizzati al trattamento con Aspirina, sulfinpirazone, l'associazione dei due principi attivi oppure placebo. Lo studio dimostrò una riduzione del 31% circa dell'incidenza di stroke e della mortalità nel gruppo trattato con Aspirina (1300 mg/die), da sola o in combinazione con sulfinpirazone (800 mg/die). Quest'ultimo, da solo, risultò inefficace.
Successivamente sono stati condotti molti altri studi con farmaci antiaggreganti (principalmente con Aspirina) su un totale di circa 14.000 pazienti con TIA o stroke lieve di origine non cardiaca (Barnett H.J.M., 1995). Questi studi hanno confermato l'efficacia dell'Aspirina.
Una prima metanalisi dell'Antiplatelet Trialists' Collaboration (Antiplatelet Trialists' Collaboration, 1988) è stata eseguita su 25 trials condotti con antiaggreganti piastrinici (Aspirina, sulfinpirazone, dipiridamolo) per un totale di circa 29.000 pazienti con TIA, stroke, angina instabile o infarto del miocardio. La metanalisi ha dimostrato una riduzione del 25% di eventi vascolari (stroke, infarto miocardico, morte da cause vascolari) e del 15% di morti per causa vascolare in favore della terapia antiaggregante, qualunque farmaco fosse considerato e qualunque delle quattro patologie citate fosse stata alla base dell'inclusione nello studio. In particolare, in due anni di trattamento si evidenziava una riduzione del 27% del rischio di stroke non fatale.
In conclusione, si è dimostrata l'efficacia della terapia antiaggregante, essenzialmente con Aspirina ad un dosaggio variabile fra 50 e 1.500 mg, ma prevalentemente fra 160-325 mg al giorno.
Nell'ambito di un programma di prevenzione secondaria di lunga durata, una delle problematiche più importanti è quella della compliance del paziente al trattamento. È noto che le variabili che più influenzano tale parametro sono rappresentate dalla tollerabilità del farmaco assunto, dall'incidenza e gravità degli eventi avversi e dal dosaggio e numero di somministrazioni quotidiane.
Il dosaggio giornaliero di Aspirina più efficace ed al tempo stesso più tollerato dal paziente nella prevenzione secondaria dello stroke è tuttora oggetto di dibattito (Dyken ML, 1992). I dosaggi proposti oscillano fra i 30 ed 1.200 mg/die, con alcuni autori nordamericani in favore dei dosaggi più elevati.

2006-12-27 03:56:50 · answer #2 · answered by x_pava_x 4 · 0 0

Certo. Infatti nelle terapie croniche viene sempre data l'aspirina a bassi dosaggi, proprio pe la sua capacità antiaggregante, chiamata per questo cardioaspirina. Molteplici studi scientifici hanno confermato che l'aspirina è utile nel ridurre il rischio di recidiva, sopratutto neele malattie cardiovascolari. Tant'é che esistono ormai dei protocolli riconosciuti a livello internazionale di cocktail di farmaci tra i quali, gli antiaggreganti.
Ciao

2006-12-27 03:56:49 · answer #3 · answered by Anonymous · 0 0

si e in genere le trombosi specialmente quelle agli arti inferiori

2006-12-27 03:37:12 · answer #4 · answered by bleds 6 · 0 0

Se causato da un trombo si, così come per l'infarto del miocardio o l'embolia polmonare. Non incide invece se l'ischemia, indipendentemente dall'organo, è causata da contrazione dei vasi, emboli di altro genere (gassosi, placche arteriosclerotiche) o emorraggie.

2006-12-27 03:31:28 · answer #5 · answered by Beba 3 · 0 0

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