Io abito a Trieste quindi prima dei Romani credo ci siano stati gli ISTRI.
Prima dell'Unità d'Italia c'erano gli Austriaci.
Avevano una mentalità abbastanza precisa e rigorosa che a noi triestini è in parte rimasta. Infatti se c'è una legge da rispettare non cerchiamo di evaderla ma di rispettarla anche se ci sembra cretina o ingiusta e protestiamo. Insomma non facciamo i furbetti.
Questo, secondo me, è un segno di civiltà.
Di positivo c'era prima di tutto che, essendo Trieste l'unica città sul mare dell'Impero austro ungarico, ovviamente eravamo molto più importanti di adesso ed economicamente stamvamo meglio perchè i traffici marittimi erano molto vivaci, c'era maggior ricchezza economica e culturale perchè arrivavano persone di molti paesi e la cultura locale si arricchiva a contatto e scambio con le altre.
Ancora adesso, per tutta la storia della mia città, venuta a contatto con la Repubblica di Venezia, l'Austria, i Francesi, gli Slavi, Greci, commercianti Ebrei provenienti dalle isole grache che commerciavano coi Turchi e poi dopo la II guerra mondiale essendo stati sotto un governo alleato francese-anglo-americano-neozelandese fino al 1954 siamo stati in contatto con molta gente di diversa provenienza, mentalità e fedi religiose e abbiamo acquistato una mentalità abbastanza aperta, tollerante ( per quanto alcuni non sopportano molto bene le popolazioni slave che abitano prevalentemente sulle collina dei dintorni per i fatti relativamente recenti delle foibe che però sono rispettati e tutelati : hanno le loro scuole, teatri,, messe in lingua slovena, un canale televisivo in sloveno così come ce ne sono in friulano e l'unica cosa a cui si oppongono i triestini è il bilinguismo e le scritte bilingui sui documenti. Ad ogni modo le due culture convivono ma si tengono separate per volontà reciproca anche se non si ammazzano ma sempre comunque, da parte italiana, con un senso sopito di risentimento specie dopo il 1991 quando i paesi della ex-Yugoslavija ( che ha ricevuto dall'Italia l'Istria come risarcimento di guerra, cosa che veniva purtroppo accettata anche se evidentemente a malincuore e tutto perchè gli Italiani erano cosiderati allora Nazionalisti e avevano perso la guerra, si sono visti un'altra guerra assolutamente nazionalista dall'altra parte che ha separato i popolo slavi e proprio in nome di quel nazionalismo che a noi è stato colpevolizzato e che ha permesso loro di fregarci l'Istria). Sarebbe stato quello il momento di ridiscutere un po' sull'assetto dei confini orientali d'Italia perchè Trieste è ad appena 13 km.dal confine attuale ed è letteralmente soffocata. Purtroppo il governo di allora non ha pensato in questo senso. Ok.
Un'altra cosa positiva del dominio austrico qui era la tolleranza estrema verso tutti i gruppi e le religioni.
Il motto austriaco era " dividi e impera" il che voleva dire " tieni separate le etnie e dominale". Infatti, essendo tutti dominati, fra loro tutti andavano d'accordo un po' come succedeva nella Bosnia Erzegovina dove, sotto dominio austro-ungarico, andavano d'amore e d'accordo lavorando assieme Ebrei,.Musulmani e Cristiani e semplicemente perchè avevano un nemico comune o come succedeva in Palestina per Ebrei e Musulmani Arabi sotto il dominio dei Turchi ottomani prima e degli Inglesi poi.
A Trieste infatti ci sono sempre stati posti di culto di tantissime religioni : Cristiani Cattolici, Protestanti, Ebrei ( dicono che la sinagoga di Trieste sia la più bella d'Europa), Greci-Ortodossi, Serbo-Ortodossi, Evangelisti, Musulmani, Testimoni di Geova, Mormoni......
( Se ti interessa, a Trieste, ci sono purtroppo oltre i monumenti alle foibe anche uno dei due campi di concentramento in Italia dell'ultima guerra con forni crematori e tutto il resto, estremamente impressionante, una risiera che i nazisti avevano trasformato appunto in campo di concentramento dove si massacravano le persone o da dove partivano nei treni per aushwitz e altri campi )
Il negativo della dominazione austriaca era il negativo di tutti i regimi assolutistici del 1800 ma, da quanto vedo, rose e fiori rispetto a quelli che sono apparsi dopo e che purtroppo esistono ancora oggi in mlte parti del mondo e con diverse ideologie e modalità.
2006-12-18 01:09:11
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answer #1
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answered by salsa 1
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Io abito in Calabria, e precisamente nella Locride, cuore della Magna Grecia, prima della conquista romana...Dopo i Romani abbiamo avuto i Normanni, quindi gli Aragonesi,e i Borboni, spagnoli...e una breve parentesi coi Francesi, al tempo di Gioacchino Murat...fin quando il congresso di Vienna, nel 1814, non restituì ai Borboni, ossia agli Spagnoli, il Regno di Napoli...
Molti storici dicono che il male del Sud è partito proprio dalla dominazione spagnola, ma c'è anche chi sostiene che ci furono dei tentativi di avviare uno sviluppo economico basato sulla produzione agricola degli agrumi e del bergamotto, tentativi che fallirono, però, per via della "debolezza politica" del Regno di Napoli durante l' età pre-unitaria...
2006-12-19 17:24:24
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answer #2
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answered by pssc 2
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I liguri, la repubblica di genova,i francesi ossia Napoleone ,e per ultimi sembra che siano stati i peggiori i Savoia.
2006-12-17 18:51:48
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answer #3
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answered by IL PROFETA 4
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Sono romana. ;-)
2006-12-19 16:04:28
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answer #4
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answered by Nahla 7
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Uomini Di Neanderthal, Liguri, Repubblica Di Genova, Regno Di Sardegna
2006-12-19 15:26:29
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answer #5
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answered by www.boys92.it 2
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consiglio a tutti di leggere la Storia d'Italia di Montanelli e Gervaso
2006-12-19 09:29:27
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answer #6
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answered by faamegiu 5
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Calabria,prima i greci poi i borboni
2006-12-18 09:09:40
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answer #7
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answered by Federica 2
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Le origini dell'abitato risalgono al Medioevo quando Scanzano era un casale del monastero dei SS. Elia e Anastasio di Carbone piccolo comune ubicato sul Pollino. L’abitato, situato in una zona pianeggiante lungo il litorale jonico, attualmente centro agricolo e nodo stradale in crescente sviluppo per la valorizzazione in corso della zona balneare limitrofa e per la bonifica dell’area costiera tra le foci del Cavone e dell’Agri, appartenne come casale a Montalbano Jonico, da cui si rese indipendente nel 1974.
Originariamente il centro fu sotto il controllo dei monaci basiliani di Sant’Elia di Carbone ed in
seguito passò al dominio di Pedro de Toledo che fece erigere il palazzo baronale denominato comunemente Palazzaccio. La struttura, con vicino casette affiancate, fu centro direzionale dei lavori agricoli della zona. Ancora oggi, nel paese, è possibile ammirare il Palazzaccio a pianta quadrata con torre merlata e facciata caratterizzata da grandi finestre incorniciate da archi; all’interno si può visitare anche una interessante cappella. Nelle vicinanze della spiaggia è situata una torre d’avvistamento, costruita nel periodo aragonese, mentre un’altra torre a forma cilindrica si può apprezzare in località “Terzo Madonna”. Nella zona di “Recoleta” sorge una Masseria Fortificata risalente al XVII-XVIII sec., caratterizzata da un ampio portale, da una torre quadrata e da due torri situate agli angoli della facciata. Nel territorio è sito Termitito, un importante insediamento di età micenea occupato in seguito da coloni greci. Sul territorio sono ancora evidenti i segni di una civiltà greco-bizantina, di popolazioni elleniche persino doriche e micenee, rilevabili dalle terracotte rinvenute in loco e, di altre reliquie giacenti nei musei di Policoro e Metaponto. Dopo gli Elleni, i Romani , i Longobardi ed i Saraceni, Scanzano, come gli altri centri della costa ionica, subì un lungo degrado a causa delle continue invasioni, per cui le popolazioni superstiti si spostarono sui monti dell’entroterra.
Dopo il Mille, Scanzano e Policoro, benchè divisi dal fiume Agri, costituivano un’unica tenuta che si evidenzia in un atto del 1095, del duca Ruggiero di Pomereda e di sua moglie Alberada, attraverso cui donavano la chiesa di Santa Maria Genitrice di Scanzano all’abate Giovanni della chiesa di Santa Maria di Pisticci. Nel 1100-1104, Scanzano diventò di proprietà del figlio di Ruggiero, Riccardo Siniscalco, che donò tutta la tenuta di Scanzano e Policoro alla badia di S. Elia di Carbone. Nel 1125, fu Boemondo figlio di Roberto il Guiscardo a sottoscrivere l’atto di donazione alla badia di Carbone che amministrò per lungo tempo. Nel 1132 la donazione fu riconfermata da re Ruggiero, nel 1154 da re Guglielmo, nel 1191 da re Tancredi, ed infine nel 1232 da Federico II. Successivamente il territorio di Scanzano fu occupato con la forza dal principe Ruggero Sanseverino, strappando la tenuta alla badia di Carbone; morto il principe nel 1430, la regina Giovanna di Napoli, investì il figlio Antonio, delle tenute di Policoro e Scanzano. A questi seguì Luca Sanseverino, che in seguito alla morte di suo padre vendette il feudo e per concessione del re Ferdinando d’Aragona, passò a Roberto Sanseverino nel 1473. Nel 1741 il feudo di Scanzano si trovò in possesso di Mattia Alessandro Mirabile d’Aragona, che era succeduto al padre Cesare Francesco. In seguito, Scanzano, fu venduta al marchese Donnaperna di Colobraro che la tenne per molti anni fino al primo ventennio dell ‘800. Nel 1809, il comune di Montalbano, pretese gli usi civici sulle terre del centro scanzanese; mentre il restante in diversi appezzamenti venne venduto nel 1816 al barone Gennaro Ferrara, favorito dal governo borbonico. In questo periodo non ci furono miglioramenti strutturali e sociali fino al 1860; neanche Ferdinando II, successo al padre, riuscì a cambiare qualcosa.
Nel paese è interessante visitare la Chiesa dell’Assunta, che conserva nel suo interno una corona d’argento di una statua della Madonna del 1715 ed alcune sculture lignee del XVIII sec.. Scanzano è un centro balneare in fase di evoluzione, infatti le attrezzate spiagge e le acque limpide del Mar Jonio (Bandiera Blu d’Europa da diversi anni) sono meta ogni anno di turisti provenienti anche da paesi stranieri. Nell'Ottocento il territorio fu bonificato parzialmente, nel secolo successivo, invece, la bonifica fu integrale e, a partire dagli anni Cinquanta, determinò uno straordinario sviluppo agricolo, soprattutto in campo ortofrutticolo. Essendo un paese situato in una zona molto fertile, ha parecchie aziende agricole specializzate nelle colture sia nei campi che nelle serre. Prodotti di maggiore coltivazione sono gli ortaggi e la frutta in particolare agrumi, pesche, fragole e kiwi. Le località abitate sono: Recoleta, Terzo Caracciolo, Terzo Cavone e Terzo Marzoccolo; vi risiede il 60% della popolazione.
2006-12-18 06:41:05
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answer #8
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answered by pakina 2
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Mantova sorge su due isolette create da detriti depositati dal fiume Mincio, il quale tuttora circonda la città da tre lati prendendo il nome di Lago Superiore, di Mezzo e Inferiore. Una quarta diramazione (detta Lago di Paiolo) è stato interrato alla fine del '700.
Tutt'intorno si stende una pianura verdeggiante molto fertile :
dalla contemplazione di questa dolcezza profonda di paesaggio corcato nel verde nascono le Georgiche di Virgilio, il grande poeta Mantovano.
Il primo villaggio è sorto forse nel 2000 A.C. in mezzo agli stagni che qui formava il Mincio.
Intorno al sesto secolo A.C. si sviluppò la città etrusca. Il nome di Mantova prende origine dalla divinità infernale etrusca Mantus a cui il fondatore Ocno l'avrebbe dedicata, i Romani poi la confonderanno con Manto, figlia dell' omerico Tiresia.
Fra la prima e la seconda guerra punica subì la dominazione romana senza divenire un centro urbano importante.
In seguito alla caduta dell'Impero Romano d'occidente (476 D. C.) la città subì le invasioni dei barbari e le diverse dominazioni di Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi, finché, verso il mille, entrò finalmente a far parte dei possedimenti dei Canossa, la cui ultima rappresentante fu la contessa Matilde che morì nel 1115.
2006-12-17 20:32:39
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answer #9
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answered by raptomatico 2
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Nella mia zona, prima dei Romani, ci furono i fenici e i punici che avevano sembianze meticce e portarono il commercio, la religione pagana e l'arte della navigazione.
Prima dell'Unita' d'Italia esistette la Sardegna Bizantina, Giudicale, Catalano-Aragonese e il Regno Sardo-Piemontese.
Di positivo portarono le tecniche e i costumi cosiddetti "continentali" di negativo l'infamia della colonizzazione e dell'esproprio di produzione locale.
Vedi la "Storia della Sardegna."
2006-12-17 20:06:11
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answer #10
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answered by kollwitz71 6
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