Balzo in avanti per le denunce di errori dei medici in Italia: in meno di 10 anni sono aumentate del 184%, passando da 3.150 nel 1994 a 7.800 nel 2002. Quelle a carico di Asl e ospedali hanno segnato una crescita più moderata, intorno al 31% (da 5.100 nel '94 a 6.700 nel 2002). Secondo le stime di alcune compagnie assicurative in Italia ogni anno, su otto milioni di ricoveri in strutture pubbliche, circa 320 mila pazienti (il 4%) denunciano danni, e le richieste di risarcimento sono circa 150 mila, di cui 12 mila pendenti davanti ai giudici. Si calcola, che ogni denuncia costa al SSN circa 26.750 euro. Gli errori in medicina pare, infatti, causino più vittime degli incidenti stradali, dell'infarto e di molti tumori.
Si stima che siano 90 i morti al giorno in Italia per sbagli commessi da medici e infermieri: scambi di farmaci, dosaggi errati, sviste in sala operatoria.
I dati sono piuttosto vari, oscillano fra i 14 mila (secondo l'Associazione degli anestesisti) e i 50 mila decessi (secondo Assinform, editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo della sanità) ogni anno solo nel nostro Paese: il 50% si sarebbe potuto evitare.
Sono 320.000 le persone che subiscono un danno, con un costo pari all'1% del Pil, ben dieci miliardi di euro l'anno In vent’anni nulla è cambiato sul fronte delle infezioni ospedaliere: il 6,7% dei ricoverati si ammala oggi come ieri.
Eppure, per diminuire i rischi, basterebbe già che medici e infermieri si lavassero più spesso le mani e che gli antibiotici fossero utilizzati con più cautela. l’indagine ha coinvolto 300 reparti di medicina, chirurgia e terapia intensiva di 40 ospedali italiani, per un totale di circa 13.000 pazienti. Che sono stati “fotografati” in quattro giornate nell’arco dei tre anni considerati.ogni anno le 450-700 mila infezioni contratte dai degenti provocano dai 4mila ai 7mila decessi. Un’ecatombe simile a quella causata dagli incidenti stradali con un costo sociale stimabile intorno ai 100 milioni di euro.
Due le malattie cui i pazienti sono più esposti: polmoniti e infezioni del tratta urinario. Se queste ultime sono legate al prolungato uso del catetere, la diffusione della polmonite si spiega con la particolare vulnerabilità dei degenti, sempre più anziani e fragili. Molto dipende anche dal reparto: si passa dal 5,5% di infezioni contratte in quelli di medicina al 34,2% delle unità di terapia intensiva. E più alta è la durata della degenza, maggiore è il rischio di essere colpiti da virus e batteri. Preoccupante anche il dato sull’impiego di antibiotici: la terapia risultava potenzialmente impropria per un quarto dei pazienti cui era stata somministrata (il 46% del totale). Di contro, ben il 7,2% dei ricoverati affetti da un’infezione ospedaliera, al momento della rilevazione, non stava assumendo antibiotici. Ill 30% delle infezioni ospedaliere è evitabile. In Italia, significherebbe salvare ogni anno da 1350 a 2100 vite umane! La domanda è: queste persone sono in grado di salvaguardare la nostra salute? Se non lo sono è meglio mandarli a casa, non abbiamo soldi statali e vite da buttare!!
2006-11-30
09:57:10
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Anonymous
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Salute
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