Dopo essere entrata in contatto con l'Hiv, una persona può diventare sieropositiva e cominciare così a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus, dosabili nel sangue. La sieropositività implica che l'infezione è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus ad altre persone.
La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la comparsa nel sangue degli anticorpi contro l'Hiv è detto “periodo finestra” e dura mediamente 4-6 settimane, ma può estendersi anche fino a 6-8 mesi. Durante questo periodo, anche se la persona risulta sieronegativa è comunque in grado di trasmettere l'infezione.
Da sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia. Il periodo di incubazione può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell'insorgenza di una o più infezioni cosiddette "opportunistiche". A provocarle sono agenti patogeni che normalmente non riescono a infettare le persone sane, ma soltanto persone con un sistema immunitario fortemente compromesso. Gli agenti principali sono:
protozoi, tra cui Pneumocistis carinii, responsabile di una particolare forma di polmonite detta pneumocistosi e Toxoplasma gondii, che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce il cervello, l'occhio e raramente il polmone
batteri, soprattutto Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi
virus, tra cui Herpes e Cytomegalovirus (Cmv)
funghi, come per esempio la Candida albicans, che si può sviluppare in molte parti del corpo, soprattutto in bocca, nell'esofago e nei polmoni.
Nella fase conclamata dell'Aids si possono sviluppare diverse forme di tumore, soprattutto linfomi e sarcoma di Kaposi.
Vie di trasmissione
Esistono tre diverse modalità di trasmissione dell’Hiv: per via ematica, per via sessuale e per via materno-fetale.
La trasmissione per via ematica avviene quando un individuo entra in contatto con il sangue di un sieropositivo. Durante le prime fasi dell’epidemia, diverse persone sono state contagiate dall'Hiv in seguito a trasfusioni di sangue o alla somministrazione di suoi derivati. A partire dal 1985 questo tipo di trasmissione dell'infezione è stato praticamente eliminato, grazie a un maggiore controllo delle unità di sangue, al trattamento con calore degli emoderivati e alla selezione dei donatori, ma anche a un minor ricorso a trasfusioni inutili e ad un maggiore utilizzo dell’autotrasfusione. Oggi questa modalità di contagio è diffusa principalmente tra i tossicodipendenti, a causa dell’uso comune e ripetuto di siringhe e aghi contaminati. Possono essere veicolo di trasmissione dell’Hiv anche aghi usati, come per esempio quelli utilizzati per l’agopuntura e la mesoterapia, i tatuaggi, gli strumenti taglienti per la cura del corpo come lamette da barba, forbici e rasoi.
La trasmissione sessuale è certamente la più frequente, sia tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali. Il contagio avviene attraverso piccolissime lesioni dei genitali che si verificano durante il rapporto sessuale e che consentono al virus, presente nello sperma o nelle secrezioni vaginali, di entrare nell’organismo. Ovviamente tutte le pratiche sessuali che favoriscono traumi possono provocare un aumento del rischio di trasmissione. Per questo motivo i rapporti anali sono a maggior rischio, perché la mucosa dell'ano è più fragile e meno protetta di quella vaginale.
La trasmissione da madre a figlio, o verticale, può avvenire durante la gravidanza, durante il parto, o con l’allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa il 20%. Oggi è possibile ridurlo al di sotto del 10% somministrando zidovudina (Azt, primo farmaco usato contro l’Hiv) alla madre durante la gravidanza e al neonato per le prime sei settimane di vita.
Strategie di prevenzione
Poche semplici precauzioni possono ridurre, o addirittura annullare, il rischio di infezione da Hiv.
Per evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica:
evitare l’uso in comune di siringhe e aghi per l’iniezione di droghe
non usare in comune con altri oggetti che tagliano o pungono come aghi, rasoi, forbicine, spazzolini da denti, spazzole con i denti metallici
non sottoporsi ad agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing se gli aghi utilizzati non sono monouso o non sono stati sterilizzati
per gli operatori sanitari, fare attenzione nel maneggiare e utilizzare aghi e altri oggetti taglienti
per i medici, incoraggiare l’uso di autotrasfusioni e di conformarsi in maniera rigida alle indicazioni per le trasfusioni di sangue: le donazioni di sangue vanno sempre sottoposte al test per l'Hiv, né devono donare sangue, plasma, sperma, organi per trapianti, tessuti o cellule le persone che abbiano avuto comportamenti a rischio.
Per evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica sessuale:
avere rapporti sessuali mutuamente monogamici con un partner che non sia infetto
eventualmente, astenersi dai rapporti sessuali
nel caso di rapporti occasionali (vaginali, orali o anali), utilizzare il profilattico.
Nel caso delle donne in gravidanza che risultino sieropositive, si può prevenire la trasmissione prenatale e perinatale dell’infezione con una terapia antiretrovirale con zidovudina.
Le terapie
Nel 1987 è stato introdotto il primo farmaco antiretrovirale, la zidovudina (Azt), in grado di inibire l'attività della trascrittasi inversa, fondamentale per la replicazione dell'Hiv. A questa molecola hanno fatto seguito altre con meccanismo d'azione simile (Ddc e Ddc). Successivamente si sono aggiunti il 3tc e il D4t, come farmaci sinergici rispetto all'azione dell'Azt, ma anche altri inibitori della trascrittasi inversa, come la Nevirapina e l'Efavirenz, che agiscono con un diverso meccanismo.
Nel 1997 è stata introdotta una nuova categoria di farmaci, gli inibitori della proteasi (come l'Amprenavir), capaci di ostacolare l'enzima virale necessario per completare la sintesi del rivestimento esterno del virus.
A causa della forte tendenza dell'Hiv a mutare (la trascrittasi inversa è un enzima che spontaneamente introduce degli errori nel genoma virale), è necessario non soltanto trovare farmaci sempre nuovi, ma anche adottare delle terapie combinate. In questo modo si cerca di ridurre al minimo o quantomeno di ritardare l'insorgenza di ceppi virali multiresistenti.
Sono inoltre in sperimentazione classi di farmaci mirate alla stimolazione e al supporto del sistema immunitario, piuttosto che a una diretta azione antivirale. Accanto a farmaci, sono in corso molti studi in diversi laboratori in tutto il mondo per mettere a punto un vaccino efficace, che possa associare a una azione preventiva anche una possibile azione terapeutica.
EpiCentro
Ultimo aggiornamento lunedi 27 novembre 2006
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2006-11-29 00:06:51
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answer #3
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answered by Anonymous
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Ma scherzi? Innanzitutto non è che ti viene l'AIDS da un giorno all'altro, prima si è sieropositivi, e con le medicine di oggi si può restare sierop tutta la vita e non ammalarsi mai di AIDS. Non è questione di debolezza, non è mica un'influenza! Devi fare assolutamente il test, rivolgiti ad un consultorio, è gratuito ed anonimo in tutte le città.
2006-11-27 07:08:07
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answer #8
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answered by eli_dada 3
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