Gli antichi non conoscevano una notazione musicale propriamente detta, limitandosi a indicare i suoni della scala diatonica con le prime lettere dell'alfabeto.
Nel Medioevo, a causa della crescente difficoltà nel memorizzare melodie sempre più lunghe ed articolate, nacque l'esigenza di "notare" sopra il testo da cantare alcuni segni (detti neumi) che aiutassero i cantori a ricordare la direzione (ascendente odiscendente) della linea melodica. Da questi embrionali aiuti mnemonici nacque a poco a poco la moderna notazione, le cui tappe storiche fondamentali sono l'introduzione del tetragramma (attribuita a Guido d'Arezzo durante la sua permanenza presso l'Abbazia di Pomposa), e la scrittura delle durate, (inventata da Francone da Colonia) ottenuta proporzionalmente, cioè non indicando la durata effettiva della nota, ma la durata di essa in proporzione alle altre dello stesso brano.
Oggi le note hanno l'aspetto di un cerchietto vuoto o pieno, su cui si innesta un gambo (piccola asticella segnata sotto o sopra la nota) e le eventuali code, utilizzate per segnare i valori più piccoli (cioè le durate più brevi).
Gli attuali nomi delle note in uso nei paesi latini risalgono al XII secolo e la definizione del loro criterio e del loro nome è attribuita a Guido d'Arezzo; corrispondono alle sillabe iniziali dei primi sei versetti dell'inno Ut queant laxis:
«Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum
Solve polluti Labii reatum, Sancte Iohannes»
«Affinché i tuoi servi possano cantare con voci libere le meraviglie delle tue azioni, cancella il peccato, o santo Giovanni, dalle loro labbra indegne»
Nel XVI secolo la settima nota riceve il suo nome definitivo (Si, dalle iniziali di Sancte Iohannes) e nel XVII secolo in Italia la nota Ut viene sostituita con il nome attuale Do, da una proposta del musicologo Giovanni Battista Doni: formalmente la sillaba venne considerata difficile da pronunciare e sostituita da quella iniziale di Dominus, il Signore, ma probabilmente non ci si sbaglia a pensare che il cognome del musicologo abbia giocato una parte importante. In Francia questa modifica non venne fatta, e ancora oggi si usa il nome "ut" per la prima nota.
2006-11-20 17:32:20
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answer #1
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answered by ileana4 3
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Chi le ha messe su carta per essere lette è Guido Monaco da Arezzo.
2006-11-20 18:28:56
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answer #2
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answered by Anonymous
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Sembra che sia stato un calzolaio di nome Re.
Un giorno un cliente gli disse:- Don Re, mi fa solà ste scarpe? e lui rispose:- si!
Poi ci pensò e creò le note.
Almeno è quello che mi hanno raccontato da bambino.
2006-11-20 17:37:39
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answer #3
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answered by Latino 3
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