Nel mondo sono in corso 24 guerre e 10 nazioni sono sull’ orlo di un conflitto
Il continente con più conflitti in corso è l’Africa:
Algeria
Intorno alla seconda metà degli anni '90 il conflitto algerino riscosse forte scalpore tra la Comunità Internazionale a causa della spaventosa brutalità da cui fu caratterizzato: le sanguinose stragi commesse dagli estremisti islamici si contrapponevano a violente controffensive da parte dell'esercito governativo, il che determinò l'instaurarsi di un clima di terrore che coinvolse la quasi totalità della popolazione.
Oggi l'Algeria, dopo 100.000 morti (150.000 secondo bilanci indipendenti) sembra volere lentamente tornare alla normalità: la guerra appare in fase di lenta remissione, ma purtroppo non è ancora conclusa, come dimostrano le quotidiane notizie che descrivono un susseguirsi di agguati, scaramucce e bombardamenti.
Sahara occidentale
Unico territorio dell’Africa a non aver mai ottenuto l’indipendenza, il Sahara Occidentale è passato direttamente dalla dominazione coloniale spagnola ad un’occupazione militare marocchina senza che ai suoi abitanti nativi (i Saharawi) sia mai stato concesso il diritto di votare per la propria autodeterminazione.
Liberia
La più antica Repubblica d’Africa (1847) è devastata da 14 anni di guerre civili.
L’ultimo capitolo del terrore si è chiuso nell’agosto del 2003 con l’esilio del dittatore ed ex signore della guerra Charles Taylor, al potere ininterrottamente dal 1997, e con gli accordi di Accra stipulati tra fazioni ribelli (Lurd e Model) e governativi. Pressioni internazionali, un mandato di cattura del Tribunale Speciale per i crimini della Sierra Leone e un mese di assedio del Lurd attorno a Monrovia hanno costretto il presidente Taylor a farsi da parte trovando un rifugio dorato a Calabral (Nigeria).
Ma il dopo Taylor è tutt’altro che pacifico
Nigeria
La Nigeria è divisa in oltre 250 gruppi etnici-linguistici diversi. Le religioni principali sono il Cattolicesimo e l'Islam, ma anche molte religioni tradizionali dell'Africa. Queste differerenze religiose sono alla base dei conflitti sviluppatisi in questo paese. Gli scontri principali si sono verificati tra le popolazioni musulmane del nord, gli Hausa-Fulani, e quelle cristiane-animiste del sud, Yoruba.
Rep. Centroafricana
Dal 25 ottobre 2002 la Repubblica Centrafricana è dilaniata da una guerra civile che oppone i ribelli di François Bozizé, ex- capo delle forze armate, al presidente Félix Patassé, in carica dal 1993, rieletto sei anni dopo non senza polemiche. È il sesto tentato colpo di stato nei primi 9 anni di governo parlamentare.
Repubblica democratica del Congo
Una "Guerra Mondiale Africana", come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale
Il Congo si è così ritrovato diviso in una parte orientale controllata dai ribelli e una occidentale ancora in mano alle truppe di Kabila.
Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.
Sudan
Dal 2000 la Norvegia si prende carico di far da mediatrice alla guerra infinita tra cingalesi e tamil: nel 2002 Oslo ottiene il risultato di uno storico cessate il fuoco, che, per quanto poco rispettato, regge, almeno sulla carta.
L'assistenza di Stati Uniti e Giappone, grazie alla posizione strategica dell'isola, fa sì che il paese non precipiti nella miseria, ma il dramma della guerra ha spezzato intere generazioni. A partire dai bambini, traumatizzati dal conflitto, come parte passiva degli orrori, e attiva quando arruolati da milizie senza scrupolo.
La guerra ventennale dello Sri Lanka ha provocato 64mila morti e almeno un milione di sfollati.
Eritrea – Etiopia
Dopo una guerra trentennale (1962-1991), l’Eritrea ottiene finalmente la propria indipendenza dall’Etiopia nel 1993.
Il fatto però di non aver stabilito fin dall’inizio confini chiari e definitivi ha portato ad un rapido deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, finché nel 1998 le truppe di Asmara decidono di varcare il confine, dando inizio a scontri armati che degenereranno presto in una sanguinosa guerra a tutto campo (1998-2000). Dopo 2 anni di conflitto e decine di migliaia di vittime (più di 70.000), Etiopia ed Eritrea cessano le ostilità e si affidano all’Onu per decidere definitivamente dei propri confini. Nonostante la proposta venga formalizzata già nel 2002, i due Paesi sono ancora ben lontani dall’aver trovato un accordo.
Somalia
Dopo l'uscita di scenda del presidente Siad Barre nel 1991, è iniziata una violentissima guerra di potere tra i vari clan del Paese, guidati dai cosiddetti "signori della guerra". Nel '92 sono intervenuti gli Usa e contingenti di pace internazionali, che non sono riusciti a riportare l'ordine nel Paese, in mano soprattutto alle milizie del clan di Aideed.
Così nel 1995 la truppe ONU se ne sono andate, lasciando affondare la Somalia in una spirale di violenze che, fino ad oggi, ha provocato quasi mezzo milione di morti (contando anche i morti per la carestia generata dalla guerra). Nonostante siano in corso trattative di pace, le violenze continuano, soprattutto nella parte meridionale del Paese.
Nell'agosto del 2000 una conferenza di riconciliazione nazionale tenutasi nel confinate Djibouti ha eletto Abdiqasim Salad Hassan presidente del primo governo nazionale somalo dal 1991. Ma fin dall'inizio questi sta affrontando la dura resistenza di vari gruppi armati, soprattutto dell'Esercito di Resistenza degi Rahanwein (RRA) guidato da Hassan Mohamed Nur, appoggiato dalla vicina Etiopia.
Burundi
L'ultimo decennio di guerra tra le due maggiori componenti etniche del Burundi, i Tutsi e gli Hutu, iniziato nel 1993, ha provocato almeno 300.000 morti ed un milione di sfollati.
Le due principali formazioni ribelli hutu sono le CNDD-FDD (Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia con il proprio braccio armato, le Forze per la Difesa della Democrazia) di Pierre Nkurunziza e le FNL (Forze di liberazione nazionale) di Agathon Rwasa, i principali antagonisti del Governo di coalizione nazionale, almeno fino all'estate scorsa.
Nell'estate del 2003 iniziano, infatti, dei colloqui tra il Governo di unità nazionale, guidato dall'Hutu moderato Domitien Ndayizeye e le CNDD-FDD. Le lunghe trattative culminano con un accordo, definito "storico", dell'8 ottobre 2003 nel quale vengono decisi i futuri assetti che dovranno avere Governo, Parlamento e forze armate, da sempre controllate da lobby tutsi.
Alle trattative non hanno partecipato le FNL, avendo sempre rifiutato ogni ipotesi di dialogo con il Governo, accusato di essere succube delle forze armate fino ad adesso dominate dai Tutsi, Ma sembra che anche le FNL stiano ammorbidendo la loro intransigenza, forse anche a causa dell'isolamento nel quale sono rimaste: è stato recentemente programmato un incontro tra Governo e rappresentanti dei ribelli per discutere del cessate il fuoco e per porre le basi per una trattativa, da tenersi a breve.
Uganda
Il Presidente Roweri Museveni festeggia in questo periodo il diciottesimo compleanno del suo Governo. Il Presidentissimo, ha definito il Governo dell'Uganda "una forma alternativa di democrazia" nella quale fino al 2000 non potevano esistere altri partiti politici oltre il suo NRM (Movimento di resistenza nazionale), braccio politico della NRA (Armata di resistenza nazionale) con la quale Museveni si impadronì del potere nel 1988.
Ma nonostante il lunghissimo periodo al potere ed i successi millantati, Museveni continua a dover affrontare i gravi problemi di una guerra civile logorante che dura da quasi 20 anni e che ha provocato una grave crisi economica.
L'LRA (Armata di resistenza del signore) è la forza ribelle che terrorizza le province del nord dell'Uganda fin dal 1987, abitate dagli Acholi, ai confini con il Sudan. Ed è proprio in Sudan che gli Olum ("erba" così vengono chiamati in lingua Acholi) hanno le loro basi e da lì partono molti dei loro attacchi.
In Asia:
Israele – Palestina
Iraq
Dal 1980, l'anno in cui iniziò la guerra tra Iran e Iraq, il paese nato nel 1920 dalle ceneri dell'Impero Ottomano conosce ininterrottamente la tragedia della guerra e della violenza.
Afghanistan
Osama bin Laden capo del Majlis al Shura, il Consiglio consultivo di Al Qaeda, nel giugno del 1998, in una remota località alla frontiera tra l'Afghanistan e il Pakistan, annuncia di fronte a 150 militanti islamici la costituzione del Fronte internazionale islamico per la guerra santa contro gli ebrei ed i crociati.
A questa dichiarazione di guerra fanno seguito, il 7 agosto dello stesso anno, gli attentati alle ambasciate americane di Nairobi e Dar es-Salaam e il 12 ottobre 2000, l'attacco alla nave da guerra Uss Cole all'ancora nel porto di Aden. Il culmine della campagna in atto contro gli Usa viene raggiunto la mattina dell'11 settembre 2001 con i micidiali attacchi contro le Twin Towers ed il Pentagono.
La reazione degli USA i dei loro alleati è rabbiosa e decisa: dopo mesi di bombardamenti, abbatteranno il regime del Mullah Omar e dei Talebani, accusati di nascondere lo Sceicco saudita
Kashmir
Da circa 14 anni il Kashmir è in preda ad una feroce guerriglia contro le truppe di occupazione indiane, che mantengono il controllo di 2/3 della regione Himalayana.
Ma il 22 Gennaio una delegazione di una coalizione di partiti del Kashmir (Hurayat Conference) ha per la prima volta incontrato i politici indiani. Un incontro reso più facile dal riavvicinamento dell'India all'altra potenza asiatica con la quale si contende la regione e cioè il Pakistan.
La rivolta del Kashmir, ancora in pieno svolgimento nonostante le incoraggianti iniziative di pace, è iniziata nel 1989 ed ha sempre rappresentato una guerra per procura tra i due colossi asiatici (che dispongono anche di testate atomiche).
Nepal
La lunga marcia non è finita. Almeno non lo è affatto per i guerriglieri maoisti del Nepal in lotta contro la monarchia costituzionale del re Gyanendra (creduto l’incarnazione del dio Visnhu) dal 1996, che hanno ripreso le ostilità dopo 7 mesi di fragile tregua.
Più di mille e trecento i morti in soli pochi mesi dalla rottura del cessate il fuoco (27 agosto), contro le 8000 vittime in tutto l’arco del conflitto.
Sul tavolo delle trattative non resta che l’inaccettabile richiesta – per il monarca e il suo establishment- di un’assemblea costituente che decida un nuovo assetto costituzionale per il tribolato paese himalayano. Scontri a fuoco, rapimenti, attentati e estorsioni sono il pane quotidiano di 22 milioni di nepalesi, uno dei popoli più poveri del mondo.
2006-11-08 05:09:43
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answer #1
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answered by lar@ 5
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Quando sono andato a Nairobi ho trovato l’hotel su questo sito che ha prezzi veramente buoni https://tr.im/1smGo
Nairobi è una bellissima città ,si può definire una metropoli europea e sono rimasto piacevolmente sorpreso per gli edifici maestosi, per gli alberghi di lusso, per l’ordine che c’era quando passeggiavo per i viali alberati, per le strade ampie, per i parchi e i giardini così ricchi di profumi. La città presenta un inconfondibile marchio britannico, dovuto alla sua nascita, si pensi che Nairobi ha solo cento anni di vita o poco più. Ci sono inoltre il museo nazionale, il museo ferroviario , i teatri, l’università, il mercato, i negozi di arte africana,tutto veramente affascinante
2016-12-17 19:31:02
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answer #2
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answered by Anonymous
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