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2006-10-27 20:58:51 · 7 risposte · inviata da Manu79 4 in Affari e finanza Lavoro e carriera

Ma mi dite anche dove siete stati??? :S

2006-10-27 22:44:51 · update #1

7 risposte

Sono partito a novembre 1997 e sono tornato a gennaio 2004.
Ho vissuto e lavorato 6 annni a Bruxelles, in Belgio, come consulente informatico per le istituzioni europee e le multinazionali.
Ho incontrato lì mia moglie, bruxellese, e ora abbiamo 2 magnifici bimbi bilingui. La lingua non è stata un problema, in 6 mesi ho recuperato tutto il mio francese scolastico, e ho migliorato l'inglese. Per integrarmi meglio ho anche seguito un corso di 6 mesi di fiammingo/olandese, gentilmente offerto dal comune di Anderlecht; dove abitavo.
Quando sono uscito dalla ristretta cerchia dei funzionari italiani e ho cominciato a frequentare i belgi, ho avuto delle piacevoli sorprese e ho cominciato ad apprezzare l'ottimo funzionamento pubblico del loro paese, la qualità dei servizi, le case curate e a buon mercato (almeno nei quartieri veramente per i belgi, non quelli dei megafunzionari) e una cucina più vicina a quella francese che alla pessima cucina olandese o inglese. Raccomando soprattuto il servizio sanitario nazionale che non conosce liste di attesa.
La produttività nell'ambiente lavorativo è almeno doppia che in Italia (ho una mia azienda, so di cosa parlo), e non sono concepibili tutte le lungaggini burocratiche italiane. Il lavoro è pagato in relazione all'effettivo valore, i salari possono essere anche doppi rispetto ai nostri, e molti lavoratori, non solo i quadri, godono di benefit extra non tassabili, come auto aziendale, portatile, fondo pensione integrativo, assicurazione sanitaria, ecc. Non esiste il TFR, sostituito da un'assicurazione specifica.
Infatti a più di 2 anni dal rientro in patria, la voglia di fare dietrofront e ripartire verso il Belgio è grande. Peccato solo che il clima sia pessimo, piove più che a Londra.
Comunque il migliore consiglio che posso dare è di fare almeno un'esperienza di vita all'estero, e di farla frequentando anche gli "indigeni", non solo i colleghi connazionali. Certo, per fare questo bisogna essere aperti e avere capacità per le lingue.

2006-10-27 22:02:40 · answer #1 · answered by Maurizio 2 · 2 0

Ho lavorato all’estero in epoche diverse, nel settore industriale. Negli anni ’70 come dipendente di una grande società pubblica italiana, poi negli ’80 e ’90 con la mia ditta ed ora come consulente. Tutte esperienze positive. Come altri hanno scritto prima di me è un’ottima esperienza dal punto di vista professionale ma sopratutto per poter valutare meglio come vanno le cose nel nostro Paese e dare possibilmente un contributo al cambiamento sia nell’ambito del lavoro che in quello politico (scegliendo le persone più che le ideologie).
Se si lavora in Europa Occidentale si capisce quanta strada dobbiamo ancora fare noi e quanto ci penalizza la burocrazia e l’inefficenza dello Stato (che ogniuno di noi contribuisce a mantenere con scelte politiche “ideologizzate”).
Se si lavora nell’Est europeo si capisce perchè sono caduti quei regimi ma... non si capisce come mai tanti di noi “si voleva fare come loro...”! (... e noi faremo... come la Russia...ecc.ecc.) ma sopratutto non si capisce come possano esserci ancora italiani che hanno nostalgia di quel disastro ed orrore (negli anni ’60 e ‘70 ero uno di loro!).
Se si lavora in Africa e in Medio Oriente si capisce come per certi aspetti noi siamo tra sviluppo e sottosviluppo... forse esagero ma vedere certi diffetti, in queste regioni molto amplificati, ci aiuta a capire cosa non va da noi.
È un’esperienza umana perchè aiuta a capire “gli altri”, lavorandoci e vivendoci insieme, esperienza che da turista non riesce. Capire ed apprezzare gli altri, le loro culture, non vuo dire “svendere” il nostro Paese e la nostra cultura a favore di chi viene qui da noi con arroganza ad imporci il loro modo di vita.
Come si capisce lavorandoci, che aiutare il terzo mondo non è fare elemosina o mandare pane ma insegnare a quelle genti a produrre il loro cibo ed a far funzionare la loro economia. Mao diceva:”non dare il pesce al povero, insegnagli a pescare”. L’economista Gunnar Myrdal ci ha insegnato che quando inviamo riso in Africa o Asia, impoveriamo ulteriormente quelle regioni, i produttori marginali di riso vengono buttati fuori mercato da questo riso (eccedenze dei nostri mercati!!) distribuito gratuitamente e falliscono, smettono la produzione locale. Forse è superfluo dire che non sono il solo a saperlo e che i soldi inviati sono serviti ai “padroni” tribali come Siad Barre a sottomettere il loro popolo e ai loro amici che qui da noi gestivano (e gestiscono?! O è cambiato qualche cosa?) la raccolta (dalle nostre tasche).
A parte la venatura politica, scusa ma non posso farne a meno, spero di aver contribuito a chiarire le idee. Sapendo quale è la tua possibile professione, si può entrare più nello specifico e dare un contributo più concreto. Auguri.

2006-10-28 17:12:38 · answer #2 · answered by Ricki 2 · 0 0

Difficile in questo spazio e poi sono cose troppo private...non sempre rosee...ma anche belle. La lingua e la mentalita` sono state le cose piu` difficili...ancora adesso.

2006-10-28 04:33:33 · answer #3 · answered by giulietta 7 · 0 0

Non ci ho lavorato ma ci sono stata e ho amici che ci lavorano. Nell'Europa del Nord non c'è la burocrazia che c'è in Italia. Lavorare, mettere un'attività non è massacrante come qua. In America poi è una pacchia, le tasse sono molto più basse e la burocrazia quasi nulla.

2006-10-28 04:30:20 · answer #4 · answered by Anonymous · 0 0

all inizio cambio di orari cibo e clima un po disastrosi per il fisico poi tutto ok un po si dificolta con la lingua ma superabili .......ciao

2006-10-28 04:19:08 · answer #5 · answered by gianfranco ajo 3 · 0 0

bellissima
provala

2006-10-28 04:18:16 · answer #6 · answered by mandy 2 · 0 0

Ciao, io ho lavorato in Irlanda vicino a Dublino in una delle varie multinazionali del settore informatico che hanno aperto lì negli ultimi anni.
Il lavoro e' organizzato come una catena di montaggio trasportata in un call center di primo livello, dovo pero' arrivano problematiche di secondo se non addirittura terzo.
Ogni cosa che fai e' loggata e revisionata da personaggi che prendono il nome di QL (quality leader) che esaminano i log che scrivi sugli incidenti aperti dai clienti con una pignoleria spaventosa e ti mettono pure i voti come a scuola. In pratica per un cliente che ha una scheda di rete rotta devi perdere un tempo variabile tra i 30 e i 60 minuti per loggare la
configurazione della rete del cliente, il sistema operativo, le applicazioni che girano sulla macchina, la configurazione in raid dei dischi (per una scheda di rete!!!) le operazioni che gli hai fatto fare per verificare che la scheda era veramente rotta, ogni volta che mandi un'email devi ricopiarla, se chiami il cliente lo devi scrivere, se non lo trovi anche. se percepisci da una leggera inflessione della voce che il cliente non e'soddisfatto al 100% devi chiamare l'account manager e se per caso non ti sei accorto che il cliente aveva qualcosa da ridire (tipo il primo cliente che ho gestito non mi aveva detto nulla di particolare eppoi si e' lamentato
perche' non voleva fare troubleshooting) ti convocano in riunione e ti tengono per mezz'ora dicendoti focus on the customer, focus on troubleshooting, e simili amenita' che ti fanno poi rimanere indietro con gli altri interventi.
I log vanno scritti in html puro (!!!!) perche' devono essere di facile lettura per i QL di cui sopra, cosi' ti possono rompere meglio le scatole. Il crm su cui bisogna loggare tutto si pianta ogni due per tre, perdendo le informazioni che hai messo che devi quindi riscrivere a volte per intero. Quando inserisci un service tag nell'altro software non ti dice che tipo di
contratto e' associato alla macchina che ha il problema e non evidenzia chiaramente se la garanzia e' scaduta e/o se il cliente ha rinnovato il contratto: appena rispondi devi quindi cercare nelle finestre del programma queste informazioni. Le anagrafiche dei clienti non sono aggiornate, per cui quando devi poi spedire le parti devi ricordarti sempre di confrontare l'indirizzo.
Ogni spedizione di materiale va poi associata ad un codice che devi ricavare utilizzando un'altro programma ancora, quando funziona. Ovviamente, durante tutta questa serie infinita di data entry, devi anche metterti disponibile per le nuove chiamate entranti che non sono filtrate e quindi devi pure dare il numero dell'assistenza portatili a chi la chiede oppure di quella dei sistemi desktop.
Le applicazioni sono tutte web based e non integrate tra loro e quindi spesso devi fare svariati copia e incolla tra una pagina web e l'altra. A volte ho aperte 10 sessioni di browser contemporaneamente e due o tre sessioni di Html Editor.
La scelta di fare tutto web based non e' casuale : infatti, ogni mattina, quando apri il tuo browser per lavorare, puoi leggerti una *****zata diversa del presidente della ditta e soci, che ti martellano continuamente con i loro slogan allucinanti e similari, conditi con le loro facce plastificate in un sorriso che piu' falso non si puo'.
Per chi riesce a chiudere piu' chiamate c'e' anche un "mongolino d'oro" cartaceo che viene consegnato ogni settimana o ogni due dal capo del piano, tra gli applausi dei dipendenti festanti e orgoglioni di poter dividere l'ufficio con dipendenti cosi' bravi.
C'e' veramente da impazzire : non a caso, durante la pausa pranzo, hanno distribuito simpatici volantini in cui l'azienda si offre di pagare 6 consulenze psicologiche all'anno per i dipendenti che soffrono di turbe psichiche, istinti suicidi, ansia, depressione, impotenza e simili effetti "collaterali".
Di tecnico c'e' poco o nulla, il lavoro e' per l'80% data entry e burocrazia e per il 20% troubleshooting : una noia mortale e non si impara nulla di nuovo, se non sopravvivere in un ambiente ostile.
L'unica cosa positiva e' lo stipendio.
Fin qui il lavoro.
L'Irlanda e' uno schifo : piove sempre, nevica e c'e' un vento della madonna. Il cibo fa abbastanza vomitare, tranne il bacon e il pudding e qualche dolce.
i mezzi sono cari, lenti e passano ad orari assurdi anche nell'ora di punta.
La delusione piu' grossa e' la gente.
Mi piacerebbe sapere chi scrive/dice che sono cordiali.
E' vero, c'e' qualche lodevole eccezione, ma in realta' l'irlandese medio e' gretto, avido, attaccato al denaro e cerca sempre di fregarti. Non sanno fare i rubinetti, gli impianti elettrici e i riscaldamenti. Sono una nazione di pecorai che si e' trovata improvvisamente con troppo denaro che gli ha dato alla testa.
Si sanno divertire solo ubriacandosi. Da sobri probabilmente si rendono conto di come sono e si danno all'alcool per non suicidarsi. Sembrano socievoli ma in realta' attacano bottone solo per hobby,per passare il tempo o quando vogliono qualcosa, non perche' vogliano in realta' conoscere nuova gente o fare nuove amicizie.
Le persone straniere o italiani che ho conosciuto qui sono tutte persone con gravi problemi a casa loro che vengono perche' lo stipendio e' buono ma molti altri non hanno nemmeno questa consolazione.

Morale : sconsiglio vivamente l'Irlanda, se non per approfondire la lingua e comunque per un periodo non superiore a sei mesi.

Ciao!!!!!

2006-10-28 04:32:21 · answer #7 · answered by bukowski_mi 1 · 0 1

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