Esistono tre possibili approcci al "Graal". Un primo approccio considera il Graal come un oggetto dalle precise caratteristiche fisiche, nella maggioranza dei casi legato alla figura di Cristo. Tale connessione risale al 1200, quando il francese Robert de Boron scrisse il Roman de l'Estoire du Graal, dove il Graal venne identificato con il calice utilizzato da Gesù durante l'Ultima Cena; nello stesso si dice che fu raccolto il sangue versato durante la Crocifissione da Giuseppe d'Arimatea. Esistono numerose altre teorie circa la natura fisica del Graal: è stato variamente identificato con una pietra caduta dal cielo, di origine forse meteoritica, con l'Arca dell'Alleanza, con un libro scritto da Gesù stesso, con la Sindone di Torino, con un gioiello caduto dal cielo insieme a Lucifero, con la macchina che Mosé utilizzava per produrre la manna… Motivo comune degli studi dedicati a questa categoria "fisica" sul Graal è il tentativo di identificare con assoluta precisione il luogo ove dimorerebbe l'oggetto. Il filone di questi studi si può definire "Linea Archeologica".
Una seconda categoria di studi preferisce accantonare le ricerche "sul campo", ritenendole soltanto l'aspetto vulgato e volgare di una ricerca dai tratti più simbolici e spesso esoterici. All'interno di questa visione, il Graal diventa un simbolo dal valore universale che si presenta in varie forme all'interno di differenti sistemi mitico-religiosi. Secondo Julius Evola, ad esempio, il Graal rappresenterebbe la Tradizione occidentale ghibellina, contrapposta a quella giudaico-cristiana. Per René-Guenon sarebbe simbolo del Sacro Cuore di Cristo. Per Carl Jung, un archetipo dell'inconscio. Per Jesse Weston, un simbolo sessuale e di fertilità. Come si potrebbe determinare con rigore storico-scientifico quale tra queste interpretazioni è la più aderente alla realtà? E' evidente che ognuna possiede una ricchezza di significato ed una funzionalità ben specifica nel contesto all'interno del quale è sorta. Si può far riferimento a questo tipo di studi con il termine di "Linea Simbolica".
Una terza categoria si limita a considerazioni di natura filologica intorno al tema del Graal, studiandone - così - le origini letterarie e individuando il progressivo evolversi del mito attraverso i secoli, con l'analisi delle diverse simbologie che man mano si sono delineate intorno a esso: si tratta di quella che può definirsi "Linea Filologica".
Non è possibile identificare una fonte univoca che abbia determinato la nascita del mito del Graal. Si può, invece, individuare con precisione l'anno in cui l'Europa vide comparire, per la prima volta, in un romanzo il termine "graal": è il 1190, anno in cui morì lo scrittore Chrétien de Troyes, lasciando incompiuto il suo ultimo romanzo cortese, il Perceval ou le Conte du Graal. Il fatto che il Perceval sia il primo romanzo a citarlo, però, non ci autorizza a concludere che sia stato Chrétien a creare quello che diventerà l'archetipo del calice, della coppa, del vassoio "graal". In Europa già erano presenti nella cultura celtica oggetti miracolosi in forma di vasi, caldaie e coppe: le più conosciute erano la Caldaia della dea Ceridwen e la Caldaia di Bran.
La sovrabbondanza di fonti e la evidente difficoltà a dipingere uno scenario contemporaneamente semplice e coerente ha fatto sì che nel corso dei secoli venissero avanzate le interpretazioni più bizzarre sulla genesi del mito del Graal.
Tra le più bizzarre, segnaliamo: la teoria di Henry Lincoln, Richard Leigh e Michael Baigent sul Santo Graal di Rennes-le-Chateau (sulla quale ha ampiamente ironizzato Umberto Eco sul suo Il pendolo di Foucault ) che può esser riassunta con le loro stesse parole: "Se la nostra ipotesi è esatta, il Santo Graal… era la stirpe e i discendenti di Gesù, il 'Sang real' di cui erano guardiani i Templari… Nel contempo il Santo Graal doveva essere, alla lettera, il ricettacolo che aveva ricevuto e contenuto il sangue di Gesù. In altre parole doveva essere il grembo della Maddalena." (Baigent, Leigh, Lincoln Il Santo Graal). La teoria viene analizzata in questo articolo che ne mostra l'estrema debolezza storica .
Una teoria propone come sede ultima del Santo Graal la città di Torino. La prima motivazione portata a sostegno di questo fatto è la presenza - nella stessa città - della Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione avrebbe avvolto il Corpo di Gesù dopo la morte. La leggenda affonda le sue radici in un libro scritto nel 1978 da una giornalista appassionata di esoterismo, Giuditta Dembech, che propose la teoria sul primo volume di Torino Città Magica. La teoria è affrontata in questo articolo, che confuta anche le affermazioni circa una identificazione del Graal con la Sindone di Torino, associate perché entrambe reliquie che, in qualche modo, "raccolsero" il sangue di Cristo dopo la Crocifissione.
Un'altra teoria afferma che il Graal si troverebbe nascosto sul fondo di un pozzo canadese, ad Oak Island. Le basi leggendarie e prive di fondamento di questa affermazione sono state messe in luce da Joe Nickell su Skeptical Inquirer e riprese, in italiano, da Mariano Tomatis.
La confusione sorta nel corso dei secoli intorno al Graal è ben riassunta da Piergiorgio Odifreddi, che sul suo Il Vangelo secondo la Scienza scrive: "Che cosa sia il Santo Graal si sa: è qualcosa di cui non si sa né cosa sia, né se ci sia."
2006-10-09 02:44:30
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answer #1
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answered by Anonymous
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Se ti riferisci all'episodio, sì.
Se ti riferisci alla raffigurazione + nota cioè l'affresco di Da Vinci, in realtà non c'è il graal!
2006-10-09 09:34:32
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answer #2
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answered by Gattina 5
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Dopo aver letto il libro de "Il codice Da Vinci" mi sono informata perchè trovavo strano che nel dipinto dell'ultima cena mancasse proprio il graal, uno dei fondamenti della religione cristiana....ed effettivamente non l'ho trovato (inteso come calice)....
Ti posso dire solo che è un'ideologia comune che il graal sia una coppa ma in raeltà non si è certi...
Se ti può interessare ho trovato questo sito, non c'entra molto ma è pur sempre una curiosità sull'argomento....
http://www.fisicamente.net/.../ print.php?storyid=243
Un bacio!
2006-10-13 08:40:57
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answer #3
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answered by stellina*** 6
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beh se come graal s'intende il calice di cristo si e anchese come graal si intende maddalena si
2006-10-13 05:07:03
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answer #4
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answered by claudia b 3
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Secondo la leggenda e` il calice da cui bevve cristo durante l'ultima cena, e nel quale venne raccolto il suo sangue, colato dal petto dopo essere stato trafitto dalla spada di Longino.
Sempre secondo la leggenda, Giuseppe di Arimatea - il proprietario del terreno dove c'era il sepolcro nel quale Gesu` fu sepolto - conservo` il calice.
2006-10-12 09:05:05
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answer #5
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answered by bintar62 4
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Dipoende da cosa credi sia il Graal.
Prima dell'uscita del libro "Il codice Da Vinci" nessuno di noi si faceva questa domanda, vivendo nella convinzione che il Graal fosse la coppa usata da Gesù nell'Ultima Cena.
Oggi ci sono tante ipotesi su cosa potesse essere il Graal (il sangue che scorre nelle vene dei discendenti dei figli di Gesù e Maria Maddalena, una serie di documenti che accertano con sicurezza l'esistenza di discendenti diretti di Gesù, ecc.), l'unica cosa sicura che il Graal è qualcosa (per i credenti) di sacro possa esso essere una coppa o un gruppo di persone
2006-10-12 08:22:02
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answer #6
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answered by ♥Ely 4
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Il graal non esiste. E' solo una buffala medioevale. Tutte le leggende sul graal compaiono verso l'anno mille. quindi 1000 ani dopo la morte di Cristo.
In nessuna scrittura sacra si è mai parlato di Graal, non si è mai fatto accenno a coppe che hanno raccolto il sangue di Cristo pittosto che altri oggetti o persone. NON ESISTE.
2006-10-11 15:14:01
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answer #7
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answered by alvaro4ever 7
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Dipende da cosa intendi fosse il graal
2006-10-11 14:41:30
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answer #8
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answered by IronSnake 2
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Se intendi in tutte le rappresentazioni che esistono dell'Ultima Cena al mondo...direi di sì.. lo strano è se non c'è una coppa davanti a Cristo... dato che l Graal secondo la leggenda è la copa in cui bevve Cristo durante la cena e poi dove Giuseppe d'Arimatea raccolse il sangue sgorgato dalle sue ferite mentre agonizzava in croce. (come faceva ad essere lo stesso calice ...???? Ma le leggende sono pazzesche comunque)
2006-10-11 09:29:21
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answer #9
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answered by Chiara M 6
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il graal è il calice usato da Cristo nell'ultima cena con i 12 dodici apostoli.
2006-10-11 06:31:30
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answer #10
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answered by Als 2
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Sì.
Nell'ultima cena, come nelle precedenti, mangiavano e bevevano, mangiavano agnello arrosto, con un sughetto che veniva intinto col pane e bevevano vino. Quindi tutti avevano un piatto e un calice.
Raffigurazioni
I pittori che raffigurarono l'ultima cena fecero sempre un lavoro di fantasia. Ad esempio è strano che stessero tutti dalla stessa parte del tavolo. Le raffigurazioni sono numerose, alcune con e altre senza calice.
2006-10-10 02:49:22
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answer #11
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answered by Anonymous
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