lo so che coinvolge cultura, morale, religione, educazione, ecc. ecc.; la morte di una persona non deve mai dipendere da un'altra, la sofferenza non va annientata con la morte, ma con analgesici e con le cure che la scienza offre. Questa è la pietà umana, chi dà la morte è un assassino per codice civili italiano, e nemmeno l'aiuto a suicidarsi è ammesso dallo stesso codice.
Non è pietà dare la morte ad una persona per quello che ha senza pensare quello che è.
perchè rubare quel che resta di vita a chi di vita ne ha già poca ?
Paolo Giov. II pone l'uomo al centro della vita, l'eutanasia pone la morte. Non è una soluzione giusta, si di misura la convenienza più che la necessità.
no non staccherò mai la spina a nessuno, ma farò in modo che possano vivere lo scampolo di vita che resta senza soffrire.
2006-09-23
10:57:16
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30 risposte
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inviata da
Anonymous
in
Salute
➔ Salute - Altro
faccio una provocazione,
ma chi se ne frega di Welby, ci sono persone che sono in coma da anni e qualcuna si è anche risvegliata, vedo che molte risposte parlano di dolore o accanimento terapeutico, ecco sull'accanimento sono d'accordo;
ma allora perchè non "ammazziamo" prima queste persone senza che si trovino immobili nel letto nell'ultimo scampolo di vita ?
molte risposte sono troppo superficiali e inficiate di anticlericalismo, ho riportato un pensiero di Giov.Paolo II e vengo trattato come i musulmani odiano i cristiani. . .
2006-09-23
19:18:37 ·
update #1
per errore ho premuto su "migliore risposta" a FedericaF.,
non fateci caso la domanda scade fra 7gg.
2006-09-23
19:40:14 ·
update #2
Eutanasia, che etimologicamente significa "buona morte".
Il problema dell’eutanasia non è però specifico della nostra epoca; da sempre i medici hanno dovuto farvi fronte e da sempre hanno incontrato pazienti che chiedevano loro di essere aiutati ad anticipare la propria morte. E’ per questo che nel cosiddetto "giuramento d’Ippocrate" si trova scritto: "Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio"
Esprimere un parere su un argomento così delicato non è affatto semplice, definire poi se si tratti di un atto di pietà o di convenienza è ancor più arduo. Qui non si tratta di decidere se è bene o è male che una persona soffra piu' del dovuto anche quando oramai le speranze sono zero,....chi di fronte a ciò non direbbe che è piu' che giusto porre fine alle sofferenze senza speranza, ma credo che il problema sia il dopo , cioè, a chi verrà delegato il diritto di decidere?
La condizione per ammettere la liceità e la legalità dell’eutanasia è l’affermazione di un diritto onnipotente e irresponsabile dell’uomo a disporre della propria vita, e a chiederne la soppressione, una volta che questa sia "senza valore". Ma una volta affermato che la vita "senza valore" può essere soppressa, a chi spetterà poi il diritto e l’onere di stabilire quando la vita è tale? Perché, infatti, dovrebbero "beneficiare" del diritto all’eutanasia solo i malati,..... o solo gli anziani,..... o solo i malati gravi?
"La scelta dell’eutanasia" diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. Il pericolo
che possa venir strumentalizzata esiste...non meravigliamoci...
"Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone". Sinceramente, internamente mi sento molto dibattuto, ...mi interrogo e non riesco a darmi una risposta senza farmi prendere dall'emozione ....credetemi ...ho scritto ciò che in questo momento sentivo.... con un malato terminale di fronte la mia reazione quale sarebbe....?
2006-09-28 10:11:48
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answer #1
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answered by _M_A_X_ 6
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Vallo a dire alle persone che devono sopravvivere paralizzate in stato terminale con la continua angoscia di non poter mai più camminare e di dover soffrire ogni attimo dato che ormai gli analgesici non gli fanno nemmeno più effetto oppure per fargli effetto devono farli dormire continuamente; dillo a quelle persone che stando paralizzate si piagano su tutto il corpo e che oltre al dolore della malattia devono subire l'umiliazione di essere continuamente assistite in ogni cosa anche quelle più intime... Ci sono delle situazioni in cui l'eutanasia sarebbe l'unico modo per assicurare dignità e libertà ad una persona, e nessuno dovrebbe mai essere privato della propria dignità, nè della propria libertà.
2006-09-23 18:10:08
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answer #2
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answered by Trinity 2
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Sai non so se tu ci sei passato, ma assistere alla morte dolorosa, terribile, che toglie la dignità di una persona è veramente orribile!!! e quando quella persona ti supplica di non farla soffrire più ti assicuro che il cuore ti sanguina dal dolore. Certo gli analgesici.......ma tra uno e l'altro condanni la persona malata a dolori inimmaginabili.....e se aumenti le dosi sai che alla fine stai regalando la morte. Non è vero che le persone con le cure non soffrono......te lo posso dire per esperienza diretta e ti assicuro che ti supplicano di dare loro il farmaco per alleviare questo martirio. Perchè se un animale soffre lo si fa morire, perchè è ingiusto vederlo star male, e poi, dobbiamo stare a guardare quelli che amiamo mentre si contorcono e urlano per il dolore? Perchè io non devo essere padrona della mia vita? perchè un estraneo deve venirmi a dire che io DEVO soffrire? Perchè guardare la tua mamma che soffoca lentamente e quei meravigliosi occhi azzurri che urlano il terrore che la voce scomparsa non riesce più a fare? NOOOOO! non è l'eutanasia inumana, è il non permettere di scegliere che lede i diritti di ognuno di noi. ciaooo
2006-09-23 19:46:52
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answer #3
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answered by lella testona 6
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io sono molto combattuta intimamente sull'argomento dell'eutanasia, vedo tutti i giorni gente soffrire, a volte c'è speranza di miglioramenti a volte no. E' nella seconda ipotesi che spesso anche tra noi colleghi(medici ed infermieri)ci chiediamo se vale veramente la pena di fare tanto, si sta poco ad oltrepassare la linea di demarcazione dell'accanimento terapeutico.
Ma quando è veramente il momento di fermarsi?
quando è troppo? e quando è troppo poco?
Ogni caso è a sè stante, deve essere valutato attentamente, considerando che se il malato non è coscente, ci sono anche i familiari da tener conto., e spesso sono loro stessi che ti chiedono l'impossibile, perchè non accettano serenamente la possibilità di perdere un loro caro. si sa che la speranza è l'ultima a morire! Il grave compito del medico e dell'infermiere è anche di aiutare i familiari a comprendere il grave stato di salute del loro congiunto, di assicurarli che verrà fatto il possibile perchè non soffra, ma l'eutanasia da noi proprio non è ammessa dalla legge, almeno per il momento. ti racconto un caso che mi è successo tempo fa e che mi ha fatto riflettere molto;
avevamo un giovane ricoverato in stato di coma apallico( si dice così quando tutte le funzioni vitali come respiro e circolo, funzionano spontaneamente, ma il cervello non risponde e rimane non risvegliabile)dopo un brutto incidente stradale.
Era più di un mese che era in quelle condizioni, non entro nei particolari di esami TAC ed altro , che però ci davano la conferma di giorno in giorno che le condizioni erano tali da non darci la speranza in un miglioramento.
non vi dico il dolore dei familiari....
ma la loro speranza era così forte da non arrendersi all'evidenza.
permettevamo loro d'entrare in Terapia Intensiva anche fuori orario (c'è la possibilità di tenere certi casi disperati separati dagli altri pazienti in modo da lasciare un parente vicino).
loro gli hanno parlato sempre, stimolato con il contatto, usato musicassette ed un giorno abbiamo cominciato a vedere dei piccoli segni, che sono stati l'inizio di un cambiamento.
ci sono voluti ancora giorni e giorni per un vero e proprio risveglio dal coma, ma il giorno è arrivato! con nostra grande gioia (non vi dico quella dei familiari) abbiamo constatato veramente che la speranza in certi casi deve essere proprio l'ultima a morire.
Ripeto, ogni caso è a sè, ma questo caso mi ha fatto riflettere moltissimo.
2006-09-23 19:09:23
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answer #4
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answered by petitfleur 3
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Fino a non molto tempo fa ero per l'eutanasia ma ora non più.
Ho visto persone rifiutare le cure e lasciarsi aiutare solo ad alleviare il loro dolore. Questa è una libertà a tutti riconosciuta. Ma dare ad un altro il terribile compito di ucciderci sembra una scelta improponibile. Soprattutto sembra improponibile dare ad uno Stato questo potere. Chi ci garantisce che verrà utilizzato nel modo giusto?
2006-09-26 05:52:06
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answer #5
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answered by Baky 5
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Se fosse vero che viviamo in un mondo in cui siamo liberi di decidere per la nostra vita, allora dovremmo essere liberi di poter giudicare anche quando questa non è più tale!
Guarda che la questione che stai ponendo va ben oltre i dogmi religiosi perchè si basa proprio sulla libertà personale di poter scegliere; viviamo in una società in cui la maggior parte delle volte la volontà di ogni individuo non solo non viene presa in considerazione, ma viene addirittura soppressa per far spazio alla volontà collettiva, cosa che io vedo come una grave mancanza di rispetto all' INDIVIDUALITA', al potere decisivo che ci spetta e che ci hanno rubato! Ormai non siamo altro che numeri, delle virgole dentro un discorso inutile, messi alle strette da chi ha scritto le regole!!!!
Tu scrivi che Paolo Giov. II pone l'uomo al centro della vita, ed io ti dico che quello è un pensiero liberale perchè va inteso come l'UOMO PROTAGONISTA DELLA VITA!!!!
Credi che quel sant'uomo ci volesse per caso schiavizzati??
Lo hai scritto anche tu che non si dà più peso a quello che una persona è!!!
Vuoi per caso una soluzione che accontenti tutti?? Che garantisca a tutti di far rispettare il proprio pensiero senza danneggiare quello degli altri?? Oppure vuoi anche tu imporre agli altri qualcosa, visto che qualcuno l'ha imposta a te??
Se non cominciamo a ragionare in modo veramente democratico, continueremo a non rispettare il prossimo e non credo certo che tu voglia questo perchè ti contraddiresti, andando contro i principi del Cristianesimo!
Io ci provo a dartela una soluzione: il nostro "caro" stato italiano invia a tutti i cittadini divenuti maggiorenni un tagliandino da compilare e da rinviare agli organi competenti, nel quale si chiede al maggiorenne (che lo stato ritiene ormai in grado di poter decidere liberamente) se nel caso del suo decesso acconsente a far asportare dal suo corpo esanime gli organi utili per dei trapianti....(credo che tutti sappiano di cosa sto parlando)
allora perchè non inviare anche un tagliandino in cui si chiede all' INDIVIDUO (lo scrivo grande perchè per me ognuno ha valore per il suo essere unico ed irripetibile!!!) di scegliere se preferisce aspettare una morte "naturale" oppure no, nei vari casi in cui potrebbe essere prevista l'eutanasia, il che significherebbe per es. che io posso scegliere di non rimaner in vita in caso di cancro terminale e voler continuare a lottare in caso di coma.... il tutto senza nessun vincolo stretto alle decisioni prese in partenza che potrebbero essere magari rivalutate dall'interessato in caso di necessità!
E chiunque sia l'esecutore materiale sarà sollevato da qualsiasi peso, rimorso o responsabilità perchè sarà cosciente di rispettare la volontà stessa della persona: io mi sono trovato costretto a farlo con il mio cane, un pastore tedesco bellissimo che era stato avvelenato e che dimostrava di soffrire atrocemente, e sapevo che sarebbe continuato a vivere ancora per poco in uno stato pietoso, che non gli faceva onore per il cane vivace e attivo che era! Ed ora non ho rimorsi perchè mi piace ricordarlo proprio com'era realmente e credo che anche lui volesse essere ricordato così da me...
alla fine ragioniamo un attimo: ognuno sa riconoscere per se stesso in che condizioni può essere vita e in che condizoni si è già morti dentro!
Non si può certo continuare a pensare che ci sarà sempre qualcuno che deciderà per noi: da piccoli i genitori, poi i professori, poi i datori di lavoro, i politici, medici, religiosi,.....quant'altro?
DOVE E' FINITA LA NOSTRA DIGNITA'?????
2006-09-25 21:57:16
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answer #6
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answered by Didjer-I-do 3
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Avevi cominciato bene, poi hai usato quel termine così cinico come " ammazziamo ", è vero che hai premesso l'intenzione provocatoria però non si capisce bene la tua posizione.
Comunque, ne pietà ne convenienza ma semplicemente sacro rispetto della libertà e volontà dell'altro quando questa è espressa coscientemente. Se un malato terminale decide volontariamente e liberamente, prima che perda la coscienza di se e della sua malattia, di praticare l'eutanasia, questa deve essere fatta nel rispetto della sua libera scelta di morire in quel contesto e quadro clinici ovviamente, quindi ne motivazioni di pietà ne di convenienza. Nel caso in cui, invece, il malato terminale non sia cosciente la decisione può essere presa dai familiari più stretti, ci potrebbero essere motivazioni di pietà o anche convenienza qualora il malato avesse cospique eredità da lasciare ai familiari che, potrebbero essere interessati alla sua morte. Ma se è terminale morirebbe in ogni caso e, in ogni caso i familiari verrebbero comunque in possesso dell'eredità quindi la convenienza, in questa situazione, non è una motivazione importante lo è di più la pietà.
2006-09-24 05:40:48
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answer #7
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answered by Anonymous
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e' facile dal di fuori dare tutti questi bei giudizi morali religiosi e patapi' e patapa': Ma se ti capitasse veramente una situazione terribile senza speranze in cui l'unica tua compagna e' il dolore e la sofferenza tua e di chi ti sta vicino, forse ragioneresti diversamente. Chi scrive e' una persona affetta da una forma di sclerosi multipla che si estende soprattutto nel cervello. Le prospettive mediche ora come ora sono quelle di sperare che venga approvata una legge sull'eutanasia che dia a tutti noi, che piu' o meno siamo condannati, almeno il conforto di una morte DIGNITOSA
2006-09-24 02:24:28
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answer #8
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answered by maria l 2
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Mio cugino aveva neoplassie diffuse stava male e piangeva dal dolore chiedeva aiuto ovvero chiedeva di morire perchè non ne poteva più noi familiari non sapevamo cosa fare ormai i medicinali non agivano più sul dolore, che dire? 19 mesi di sofferenza estrema mi vorrei pronunciare o forse nò! Quando qualcuno che sta malissimo e chiede di morire forse è sincero, il malato dovrebbe avere almeno il diritto di decidere poi sono cose forti mi astengo dal rispondere ho solo commentato notte!
2006-09-23 18:53:55
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answer #9
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answered by gobba 1
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Prima di fare certe affermazioni così categoriche, che danno tanto importanza a falsi valori (la morte è tanto importante quanto la vita, visto che ne fa' parte... altrimenti saremmo immortali, che ne pensi?) perchè non chiederlo ai diretti interessati tipo Piergiogio Welby, che chiede lui stesso di porre fine alle sue sofferenze?
http://www.ansa.it/main/notizie/awnplus/topnews/news/2006-09-23_1235320.html
Non mi sembra che sia "pietà" il decidere per gli altri e trascinare miseramente una vita privandola della dignità dovuta, in una persona agonizzante (a meno che non lo voglia l'interessato) che vorrebbe terminare la sua vita, appunto, in modo dignitoso. Senza dimenticare che questi falsi pietismi servono solo a far proliferare gli interessi economici degli apparati occulti che vi sono dietro (per mantenere in vita i casi irrecuperabili incassano miliardi, altro che pietà).
2006-09-23 18:33:18
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answer #10
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answered by Ramacharaka 4
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