Si verifica una situazione di mobbing quando un dipendente è oggetto ripetuto di soprusi da parte dei superiori e, in particolare, quando vengono poste in essere pratiche dirette ad isolarlo dall'ambiente di lavoro o ad espellerlo con la conseguenza di intaccare gravemente l'equilibrio psichico dello stesso, menomandone la capacità lavorativa e la fiducia in se stesso e provocando catastrofe emotiva, depressione e talora persino il suicidio. La responsabilità del datore di lavoro deriva dall'art. 2087 c.c. che impone di adottare le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori.
http://promo.24oreprofessioni.ilsole24ore.com/ambientesicurezza/archivio/14_2000/articolo1sicurezza.htm
Si segnala che la giurisprudenza, e cioè le decisioni dei giudici di legittimità e di merito, ha sostanzialmente “tappato il buco” venutosi a creare a livello legislativo nazionale, attraverso una serie di sentenze e di provvedimenti che hanno progressivamente nel tempo rafforzato la tutela dei lavoratori da danni per mobbing.
Più precisamente, si è osservata una crescente presa di posizione da parte dei giudici del lavoro nei riguardi del suesposto fenomeno, tanto da poter riscontrare un percorso evolutivo che, partendo dalle prime timide sentenze di riconoscimento della problematica di specie con una serie di limiti e di vincoli ed un ambito di applicabilità assai ristretto, attualmente concede al mobbing spazi di applicazione di tutela assai vasti ed eterogenei tra loro, con un onere probatorio a carico del dipendente assai ridotto rispetto anche al passato prossimo.
Per somme linee si può affermare che originariamente il danno da mobbing era strettamente inteso quello relativo alla lesione dell’integrità psico – fisica del lavoratore, da cui scaturiva una malattia; si trattava, in sintesi, di un danno non patrimoniale di natura extracontrattuale.
Successivamente, i giudici di merito (esemplare in tal senso la sentenza del Tribunale di Tempio Pausania del 10.07.2003 n. 157) hanno esteso il concetto di danno non patrimoniale da mobbing, includendo in esso oltre al danno biologico anche il danno esistenziale, comprendente il danno da demansionamento, il danno all’immagine e, più in generale, le sofferenze patite dal lavoratore per aver lavorato per un certo lasso di tempo in un ambiente ostile ove ripetutamente venivano emessi nei suoi confronti provvedimenti disciplinari e non, aventi natura pregiudizievole.
Ulteriore passo in avanti si è avuto con la sentenza della Cassazione, sezione lavoro 2.01.2002 n. 10. Tale sentenza ha aperto la strada ad un danno patrimoniale da mobbing, inteso come lesione del fondamentale diritto al lavoro da considerarsi soprattutto come mezzo di estrinsecazione della personalità di ciascun cittadino e dell’immagine e della professionalità del dipendente. In pratica, quando viene lesa la dignità professionale del lavoratore (quale esigenza umana di manifestare la propria utilità e le proprie capacità nel contesto lavorativo) viene danneggiato un bene immateriale per eccellenza, non stimabile economicamente ma comunque rilevante sul piano patrimoniale (per la sua attinenza agli interessi personali del lavoratore), determinabile necessariamente solo in via equitativa. Detto provvedimento è assai importante perché permette, tra l’altro, di superare il concetto pregresso che la mortificazione della professionalità del lavoratore potesse dar luogo a risarcimento solo ove venisse fornita la precisa prova dell’effettiva sussistenza di un danno patrimoniale; si afferma infatti in suddetta sentenza che la prova è già insita nell’affermazione del diritto fondamentale del lavoratore al riconoscimento ed alla tutela del bene a carattere immateriale del valore superiore della professionalità.
http://www.ugl.it/ugl/mobbing/page.asp?cat=giurisprudenza
DECALOGO CONTRO IL MOBBING
Dieci norme di comportamento per combatterlo
(Consigli pratici che possono essere assunti a simbolo di tutta la vicenda)
Qui di seguito sono elencati alcuni consigli per mettere con coraggio in condizione chi subisce vessazioni e torture psico-fisiche sul luogo di lavoro, di resistere e reagire al pari della persecuzione, organizzandosi per lottare, contro i mobbers ed i loro abituali fiancheggiatori dei quali talvolta vi potrebbero prendere parte persino le persone più insospettabili e verso le quali avete riposto molta fiducia.
01 - Abbiate pazienza
Il viaggio contro il mobbing è lungo, duro e difficile. Organizzatevi per una lotta nella quale, alla fine, sarete voi i vincitori. Dopo un periodo iniziale di scoramento e di depressione, se ben preparati, ritroverete la forza di vivere, di sorridere, di sorprendere e sconfiggere i vostri mobbers e facendo attenzione anche ai consigli di cui al punto dieci in conclusione qui riportato, nel nostro Paese potreste essere giustamente persino risarciti per i danni subiti.
02 - Non cedete allo scoramento ed alla depressione
Il mobbing cui siete sottoposti non avviene per colpa vostra. Le motivazioni sociali e psicologiche alla base del mobbing sono molteplici e complesse, oggetto di studi approfonditi di sociologi, psicologi e giuristi. Voi siete solo un capro espiatorio di una situazione di cui qualcuno tira le fila e che non dipende da vostre colpe.
03 - Non pensate alle dimissioni
La prima cosa alla quale un mobbizzato pensa è quella di fuggire e di liberarsi dalla situazione stressante, abbandonando la scena. Cadreste nella trappola che vi viene tesa. In effetti spesso il mobbing ha solo lo scopo di “poter licenziare impunemente e nel modo più silenzioso possibile". Dare le dimissioni vi libera, è vero, dal mobbing, ma con le dimissioni “la date vinta al mobber” e vi precludete qualsiasi successiva azione risarcitoria nei vostri confronti. Utilizzate preferibilmente i periodi di ferie non godute o i recuperi orari. Tenete però ben presente che al ritorno sul luogo di lavoro, dopo un periodo più o meno breve di assenza, potreste trovare che molte cose sono cambiate in peggio, poiché durante la vostra assenza il mobber ha avuto tutto il tempo per organizzarsi con ulteriori ignominie.
04 - Non pensate di essere gli unici
Si calcola per difetto che in Italia vi siano almeno un milione e mezzo di mobbizzati (circa il 6% della forza lavoro). Pensare di essere gli unici è una falsa immodestia. Esperimenti e manovre sulla vostra resistenza psico-fisica vi fanno divenire uno dei tanti.
05 - Organizzatevi per resistere
Considerate che, secondo calcoli fatti dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), la messa in atto di azioni mobbizzanti nei vostri confronti, costa alla vostra azienda attorno al 190% della vostra retribuzione annua lorda. Alcune cause di questi costi sono:
- Il tempo impiegato dal mobber per studiare nuove forme di vessazione
- La perdita di morale tra i lavoratori
- Le giornate lavorative perse in malattia a causa del mobbing
- I costi a carico del SSN per la cura dei lavoratori ammalatisi a causa del mobbing
- I costi delle liquidazioni in caso di licenziamento spontaneo
- L'azienda, a causa del mobbing, perde elementi produttivi e competenti
- Sostituire il lavoratore licenziato è un costo per l’azienda in termine di know-how
- I risarcimenti per cause civili ai lavoratori mobbizzati
06 - Raccogliete la documentazione delle vessazioni subite
Poiché il mobbing, anche se non vi è una legislazione precisa e ad hoc contro di esso, rientra in fattispecie di reati previsti e penalmente perseguibili e di illeciti amministrativi (per esempio, reati: abuso di potere, minacce, violenza privata, diffamazione, calunnia, lesioni personali, etc; illeciti amministrativi: demansionamento, dequalificazione, etc), è necessario che documentiate nel modo migliore possibile le azioni mobbizzanti messe in atto nei vostri confronti:
- Trovate colleghi disposti a testimoniare (anche se è estremamente difficile....)
- Tenete un diario di ogni azione mobbizante contenente: data, ora, luogo, autore, descrizione, persone presenti, testimoni
- Tenete un resoconto delle conseguenze psico-fisiche sul vostro organismo delle azioni mobbizzanti (il mobbing fa ammalare: i sintomi di questa malattia possono essere psichici (ansia, depressione, attacchi di panico, etc), fisici (insonnia, emicrania, cefalea, dolori muscolari, precordialgie, palpitazioni cardiache, acidità gastrica, tremori, mancanza d’appetito, appetito eccessivo, abbassamento delle difese immunitarie, diminuzione della potenza e del desiderio sessuale, etc) e del comportamento (perdita dell’autostima, mancanza di fiducia in se stessi, senso di inutilità, di emarginazione, etc). Questo vi faciliterà nel documentare il danno biologico che il mobbing ha determinato su di voi, al fine della richiesta di risarcimento dei danni psico-fisici (lesioni personali).
- Mettete in forma scritta e fate protocollare o spedite per raccomandata A.R. ogni vostra richiesta. Trasformate qualsiasi ordine verbale ricevuto, in interrogazione scritta (“a voce mi è stato detto di fare questo, chiedo conferma scritta”). Molto spesso non riceverete risposta: ciò sarà la prova di una tra le azioni mobbizzanti.
07 - Cercate degli alleati
E’ questa la cosa più difficile in quanto non sempre i colleghi sono dei “cuor di leone”. Spesso si ritirano in disparte per evitare che il mobbing messo in atto nei vostri confronti possa estendersi anche ad essi. Oppure, nel mobbing trasversale, sono essi stessi i vostri mobbers. Non vi isolate, coltivate le vostre relazioni sociali, frequentate gli amici, rinsaldate i rapporti familiari spesso impoveriti dal punto di vista affettivo e sessuale. Spiegate ai vostri familiari cos’è il mobbing e quello che state subendo. Non vergognatevi della vostra situazione, parlate con le persone che vi sono vicine per acquistare consapevolezza della vostra situazione, per rafforzare l’autostima, ma non passate all’estremo opposto: parlare incessantemente del vostro problema, focalizzare l’attenzione unicamente sul vostro dramma, può stancare amici e familiari e quindi potreste trovarvi ancora più soli. Il vostro matrimonio, la vostra famiglia, le vostre amicizie potrebbero andare in crisi. Si realizzerebbe così il fenomeno del “doppio mobbing” per il quale le persone coinvolte in Italia dal mobbing, assommano a 5 milioni.
08 - Denunciate il mobbing
E’ questa una attività da attuare con ponderata attenzione Evitate che le denuncie possano esporvi a ritorsioni (possibili querele per diffamazione). Scrivete la storia del vostro mobbing. Siate il più concisi possibile. Prima di divulgarla riponetela in un cassetto e rileggetela dopo almeno una settimana. Eliminate le parti superflue e conservate solo quelle importanti. La precisione nei particolari fa diventare pesante la vostra storia: dovete colpire l'attenzione di chi vi legge. Rivolgetevi ai giornali, televisioni private, radio locali, sindacati, associazioni di categoria. Denunciate fatti reali e documentati. Scrivete dei tazebao da affiggere nei luoghi consentiti. Divulgate all’interno dell’azienda le vostra situazione: il racconto della vostra storia potrebbe far sorgere tra gli altri dipendenti un movimento di opinione a vostro favore. Ricordate che la pubblicizzazione della vostra denuncia può essere incompatibile con la segretezza degli atti d’ufficio. Chiedete copia della documentazione esistente negli atti d'ufficio e nel vostro fascicolo personale: è un vostro diritto (legge 241/90 sulla trasparenza amministrativa e legge 675/96 cosiddetta sulla "privacy") l'accesso agli atti d'ufficio che vi riguardano e al vostro fascicolo personale per poter ottenere copia di tutti i documenti che vi interessano.
09 - Iscrivetevi ad una seria associazione contro il mobbing
Rivolgetevi unicamente a quelle apolitiche, asindacali, aconfessionali e che non hanno scopo di lucro e non dimenticate di informarvi sulla loro serietà, efficienza e correttezza.
10 - Ricorrete alle vie legali
In questo caso non siate impazienti. Nella scelta tra procedimento penale e/o civile, (causa di lavoro, risarcimento del danno biologico), preferite dapprima il procedimento civile (causa di lavoro, risarcimento per lesioni personali). La durata di una causa di lavoro è lunga: anche in caso di vittoria in primo grado, aspettatevi anche un ricorso in appello da parte dell’azienda. Calcolate da un minimo di quattro anni fino ad otto/dieci anni. Rivolgetevi ad un buon, serio e onesto avvocato che abbia già trattato cause di mobbing e che non abbia legami con la vostra azienda o con personaggi politici ad essa legati. Chiarite subito gli obiettivi che intendete raggiungere (danno biologico, demansionamento, reintegra nel posto di lavoro, patteggiamento, risarcimento dei danni, etc) e le strade da percorrere. Coinvolgete il minor numero di persone: possibilmente solo la vostra azienda. In questo modo il vostro avvocato non si troverà a dover lottare contro eserciti di avvocati di controparte che si coalizzeranno contro di voi. Successivamente potrete procedere anche contro gli autori materiali del vostro mobbing: ad esempio, in caso di pubblici dipendenti, sarà possibile documentare il danno all'erario determinato dai vostri mobbers.
Giovanna Nigris
Marzo 2005
http://www.mobbing-sisu.com/decalogo.htm
2006-09-15 01:42:46
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answer #1
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answered by ocima 7
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