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2006-08-09 20:02:40 · 14 risposte · inviata da v121287 1 in Salute Malattie e disfunzioni Malattie - Altro

14 risposte

Nervi in trappola
Anche il nervo fa blackout

E' come un cavo della luce: trasmette elettricità. Una via a doppio senso, manda impulsi per far funzionare i muscoli e riceve segnali sensitivi dalla pelle. Un percorso esposto a rischi di interferenze, cortocircuiti e improvvise interruzioni. Debolezza muscolare e alterazioni della sensibilità le conseguenze più comuni e lievi. Capita di frequente e ogni parte del corpo umano è vulnerabile, alcuni disturbi sono molto comuni come la sciatalgia che interessa coscia e gamba, o la sindrome del tunnel carpale che altera la sensibilità delle prime tre dita della mano, altri sono meno noti come le piccole sindromi da intrappolamento nervoso delle dita del piede o dei fasci nervosi che attraversano il torace per distribuirsi al braccio. Ne risulta una mappatura del corpo umano molto curiosa: circoli e strisce di pelle, alcune minute come una moneta da cento lire, altre grandi come fazzoletto, con un unico denominatore comune: ogni zona ricalca fedelmente l'area di distribuzione di un nervo o di un suo ramo.

Riconoscerne forma e perimetro è per lo specialista già una diagnosi. E' bene chiarire: tutti i nervi partono dalla colonna vertebrale. Sono grandi come una matita e arrivano a mani e piedi attraversando il corpo e gli arti. Durante questo tragitto si assottigliano sempre più, si dividono e terminano nella pelle e nei muscoli. Un percorso a volte dritto e largo come una autostrada, a volte con curve a gomito come una strada di montagna, altre volte imbocca lunghi tunnel o strettoie. Lo spazio per il nervo è tuttavia sempre sufficiente a garantire la sua funzione sensitiva e motoria. Fino a che per cause infiammatorie o meccaniche un tratto del percorso non si restringe e comprime il nervo. Tanto basta a far soffrire il nervo. I disturbi che seguono sono proprio espressione di questa compressione e variano a seconda del nervo interessato e del trattocompresso.

Tunnel carpale: Il tunnel carpale fa la "mano morta". Inizia con formicolii e riduzione della sensibilità alle prime tre dita della mano, solo la notte. Poi la riduzione della sensibilità peggiora fino a perdere il tatto, di notte e anche di giorno: come se fosse "morta". E' un peggioramento lento, generalmente ci vogliono mesi o anni. Con periodi di ripresa e miglioramento della funzione e improvvise ricadute. Di notte tuttavia i dolori e i formicolii sono più insistenti e causano insonnia. Tanto che la mano nel tentativo di trovare sollievo e riaddormentarsi viene sfarfallata in aria verso l'alto o il basso. Infine possono verificarsi anche deficit muscolari: debolezza nella presa, fino alla completa atrofia del cuscinetto muscolare alla base del pollice. Colpisce soprattutto le donne in periodi particolari della loro vita ormonale: gravidanza, allattamento e menopausa. O particolari categorie di lavoratori che utilizzano in modo costante e ripetitivo la mano, come carpentieri, muratori e cassiere. E' la conseguenza della compressione del nervo mediano a livello della piega del polso. In quel punto il nervo lascia il braccio per entrare nel palmo della mano attraverso un tunnel rigido: le ossa del polso sotto e un robusto e spesso ligamento sopra. La compressione si realizza quando il tunnel si restringe o il suo contenuto si espande riducendo lo spazio a disposizione del nervo. Come accade durante l'aumento in circolo di certi ormoni femminili o in caso di artrosi e artrite. Esistono delle cure per i casi più lievi: riposo, laser e antiinfiammatori. Una filtrazione di cortisone nel tunnel del carpo può risolvere temporaneamente i disturbi. Ma per una soluzione definitiva è necessario un intervento chirurgico. Ne esistono di vari tipi: a cielo aperto o in endoscopia con due accesi o un solo accesso chirurgico. Tutti recidono il ligamento trasverso del carpo. Tanto basta a restituire al nervo il suo spazio e a risolvere i disturbi. Non sempre: se il nevo ha sofferto troppo a lungo e si è atrofizzato l'intervento elimina i dolori, ma può persistere un deficit di sensibilità cutanea e trofia muscolare.

Neuropatia ulnare al gomito: E' la più moderna delle neuropatie da intrappolamento: colpisce di preferenza chi passa molto tempo al computer. Il braccio che afferra il mouse viene infatti ad appoggiarsi contro il bordo della scrivania nel punto dove passa il nervo ulnare. Questo grosso nervo che da sensibilità alle ultime due dita della mano, alla parte mediale dell'avambraccio e ad importanti muscoli della mano e dell'avambraccio ha un punto molto vulnerabile. Passa protetto solo dalla pelle e da scarso tessuto sottocutaneo contro l'osso del gomito, postriormente e medialmente. Tanto che è facile individuarlo a palparlo con le dita. Proprio questa posizione anatomica lo espone a traumi e infortuni.
A tutti è capitato di avvertire urtando accidentalmente il gomito una violenta sensazione di scossa elettrica al braccio e alla mano: è in nervo ulnare che viene urtato. Pochi secondi, un massagio al gomito con l'altra mano e tutto passa. Diverso il caso infiammazioni, aderenze o esiti di fratture del gomito che comprimono il nervo in modo permanente: formicolii, perdita di sensibilità alle ultime due dita della mano i primi sintomi. Deficit muscolari dopo: la mano si scheletrizza, le ultime due dita assumono un atteggiamento in semiflessione detto a "mano benedicente" il polso perde forsa in flessione. Il bisturi da sollievo immediato: il giorno dopo l'intervento formicolii e dolori scompaiono.
Più imprevedibile la ripresa della sensibilità e della funzione muscolare: dipende da quanto ha sofferto il nervo. A volte bastano pochi giorni a volte non vengono recuperate mai del tutto. L'intervento richiede lo sbrigliamento del nervo da tutte le aderenze per circa dieci centimetri e lo spostamento sotto i muscoli anteriori dell'avambraccio. Il cuscinetto muscolare a protezione del nervo serve ad evitare inopportune recidive.

Neuroma di Morton: E' causa di uno dei dolori più insopportabili che colpiscono il piede. Responsabile è un piccolo nervo che da sensibilità al terzo e quarto dito. Quando si infiamma sono guai: si forma un nodulo grande pochi millimetri che scatena bruciori e dolori sotto la pianta del piede in prossimità delle due dita che innerva. Tanto che a volte è necessario toglire la scarpa e massaggiare il piede per cercare sollievo. Si tratta di un disturbo che viene considerato raro. In realtà viene solo diagnosticato raramente. Le radiografie non mostrano niente di anormale, mentre ecografia e risonanza magnetica mettono in evidenza il neuroma solo se gli esami sono stati eseguiti da specialisti molto esperti.
La causa del disturbo è sempre una compressione del nervo nel punto in cui si divide per raggiungere le due dita. A volte è colpa di scarpe troppo strette o di tacchi troppo alti, più spesso di un cedimento della volta trasversale anteriore del piede. Di norma il piede anteriormente è fatto come un arco: appoggia soprattutto alla base dell'alluce e del quinto dito, mentre la parte centrale resta un po sollevata.
Tutto il contrario se questa impalcatura del piede cede: i metatarsi centrali ricevono durante la marcia la maggior parte del peso. Un carico eccessivo e non previsto da madre natura. Di quì le metatarsalgie e l'infiammazione del nervo che sviluppa il neuroma di Morton. Il plantare opportunamente adattato al problema è di aiuto nella maggior parte dei casi: sostiene e riduce il peso che grava sui metatersi e sul neuroma.
Anche le infiltrazioni di cortisone possono essere di aiuto per sfiammare il nervo, ma il più delle volte la sua azione è solo transitoria. Dopo poche settimane di sollievo i dolori tornano. Meglio il bisturi elimina in modo definitivo il problema. Due le possibilità: l'asportazione del neuroma e la neurolisi. Il primo intervento è quello più diffuso. Attraverso una incisione dorsale del piede il neuroma viene isolato e asportato con tutto il nervo. I dolori passano immediatamente, ma le due dita che erano innervate del nervo sacrificato perdono gran parte della sensibilità in modo definitivo. Non solo: in una piccola percentuale di casi il neuroma si può riformare nel punto dove il nervo è stato reciso.
Meno invasiva la neurolisi: attraverso due incisioni cutanee millimetriche viene introdotta nello spazio del nervo una sonda ottica. Viene individuato il ligamento intermetatarsale che collega le teste dei due metatarsi e viene reciso. Tanto basta a rendere al nervo il suo spazio e a decomprimere il neuroma. Di qui la scomparsa dei sintomi senza perdita di sensibilità. Un unico limite: se il neuroma è troppo vecchio o fibroso la percentuale di successo dell'intervento diminuisce sensibilmente. Meglio allora ricorrere all'asportazione.

Meralgia parestesica: Disturbo poco noto, che interessa la parte anteriore della coscia, dall'inguine fino al ginocchio. La pelle di questa area diventa poco sensibile a volte interessata da doloro urenti altre volte da sensazione come di una panno bagnato e freddo aderente alla coscia. Spesso i suoi disturbi non vengono riconosciuti o vengono confusi con quelli dello sciatico o della cruralgia, altri disturbi dei nervi a partenza della colonna vertebrale. Basta invece picchiettare il nervo o pizzicarlo alla piega dell'inguine dove risulta incarcerato da tessuto fibroso e infiammatorio per esacerbare i sintomi e confermare il sospetto diagnostico. Il nervo sofferente è il femoro cutaneo laterale, un nervo sensitivo, che dal bacino scende nella coscia apppoggiandosi sul ligamento inguinale con una curva a gomito.
Questa situazione anatomica lo rende vulnerabile ai traumi: spigoli, tavolini e altre sporgenza ad altezza inguine, ma anche pance particolarmente voluminose e pesanti possono schiacciare il nervo contro il ligamento inguinale e infiammarlo. Un altro grande imitatore di sciatalgia è la sindrome da intrappolamento di un suo ramo al ginocchio. Si tratta dello sciatico popliteo esterno.
Può essere compresso da tessuto fibroso o interessato da un trauma quando circonda il ginocchio lateralmente per sfioccarsi verso la gamba. Sensazione di scosse elettriche dolori urenti, e formicolii lungo la parte laterale della gamba fino al piede i disturbi più comuni. Identici a quelli di certe forme di sciatalgia. Negativi risultano però gli accertamenti sulla colonna vetebrale, mentre il punto sofferente è sensibile al picchiettamento o alla palpazione con un dito: i disturbi si acuiscono e possono scatenarsi breve sensazioni di scosa elettrica fino al piede. L'elettromiografia, un esame che studia la velocità di conduzione degli stimoli nervosi, precisa la diagnosi. Indica il nervo e il punto sofferente. Informazioni indispensabili per il chirurgo che deve raggiungere e liberare il nervo con il bisturi.

Sindromi canalicilari della caviglia: Sono un male di stagione, colpiscono soprattutto gli sciatori: colpa degli scarponi troppo stretti. Il dorso del piede è attraversato da esili nervi cutanei che raccolgono la sensibilità dal dorso del piede e dalle dita. Passano tra la pelle e il piano osseo sottostante. Di quì la loro estrema vulnerabilità. Calzature troppo strette, con cuciture sporgenti o pieghe del tessuto possono schiacciarli sull'osso fino ad irritarli e infiammarli. Di quì formicolii, bruciori e sensazioni di currente elettrica che si acuiscono sciando e dopo avere sfilato gli scarponi. Si tratta in genere di disturbi lievi e passeggieri. Basta cambiare calzature o lasciare i piedi a riposo per qualche giorno e la corretta sensibilità viene recuperata completamente. Solo se i disturbi vengono ignorati e non si prendono provvedimenti possono cronicizzare. Iniezioni sottocutanee di anestetico sono consigliate in questi rari casi, mentre il ricorso al bisturi non è in genere previsto.

Meralgia parestesica

E’ una condizione dolorosa (nevralgia tronculare) dovuta ad intrappolamento od aggressione del nervo cutaneo laterale del femore, nel punto di uscita dalla pelvi. Chi è affetto da meralgia parestesica si lamenta di un dolore sordo, fastidioso, intorpidente, formicolante o di una sensazione di bruciore sulla faccia anterolaterale della coscia.




Il dolore può avere diversa intensità, da leggero a molto intenso ed insorge di frequente durante il movimento e si allevia a riposo. Il nervo cutaneo laterale del femore origina dalla divisione posteriore di L2 ed L3 ed è solo sensitivo. Dopo l’emergenza dai fori intervertebrali il nervo attraversa l’addome, prima presentandosi sul bordo laterale dello psoas, poi attraversando obliquamente il muscolo iliaco fino alla SIAS. Il nervo poi abbandona la pelvi attraversando le fibre del legamento inguinale medialmente alla SIAS. Il nervo è strettamente circondato dalle fibre tendinee del legamento inguinale fa una curva in senso orario ed abbandona l’andamento orizzontale che aveva nella pelvi per prendere una direzione più verticale nella coscia, dove si divide in una branca anteriore ed in una branca posteriore, che attraversano la fascia lata. Le varie ipotesi patogenetiche sulla meralgia parestesica si basano sulla stretta relazione anatomica tra il nervo e le altre strutture della regione inguinale:
1. Il nervo può essere piegato o compresso contro il bordo tagliente della fascia iliaca quando la perfora prima di uscire dalla pelvi attraverso il legamento inguinale.
2. Il nervo può essere sottoposto ad attrito quando si incunea tra l’attacco del legamento inguinale con la SIAS.
3. Il nervo può subire una compressione quando passa attraverso le fibre tendinee del legamento inguinale.
4. Il nervo può essere compresso quando passa sopra la cresta iliaca o dal sartorio o dal tensore della fascia lata.




Numerosi fattori possono contribuire al danno meccanico sul nervo alla sua uscita da sotto il legamento inguinale come obesità, vestiti stretti o busti, pressione diretta sulla coscia nella regione del nervo, problemi posturali, cicatrici chirurgiche. La meralgia parestesica colpisce più il sesso maschile e può essere bilaterale in circa il 25% dei casi. Il dolore è aggravato dalla estensione, dallo stare in piedi o camminare per lunghi periodi, e alleviato dalla flessione.
Vi è nei tre quarti dei casi un punto doloroso sul legamento inguinale, due dita medialmente alla SIAS. La diagnosi differenziale è con patologie spinali, retroperitoneali, addominali, pelviche, diabete, ernia L2-L3 (che provoca un’alterazione del riflesso rotuleo, che non si verifica nella meralgia parestesica).

www.scuolaosteopatia.net/materiale_ didattico/coxalgie/d_d_coxalgie.htm - 34k -

Attenzione a quel dolore all’esterno della coscia
Luigi Gori


Un tipo particolare di lesione è quello che si manifesta con un dolore isolato nella regione esterna della coscia. Questo tipo di dolore topograficamente va lungo il margine esterno della coscia, dal terzo superiore della coscia fino al suo terzo inferiore, nella regione superiore del ginocchio (figura 1). Questo tipo di problema clinico è abbastanza raro, ma quando si manifesta, talvolta in modo piuttosto fastidioso il paziente resta disorientato per le particolari caratteristiche della lesione.
La prima descrizione di questo problema la si deve al medico tedesco Roth, che nel 1895 pubblicò un lavoro scientifico e la denominò meralgia parestesica. Egli descriveva questa curiosa afflizione che colpiva la regione esterna della coscia con manifestazioni bizzarre di tipo parestesico, ossia bruciori, formicolii e altre fastidiose sensazioni cutanee, in assenza di alcuno stimolo. Il medico notò che colpiva soprattutto i soldati della cavalleria e capì che la causa era da addebitarsi al fatto che portavano una cintura addominale strettissima, che comprimeva l’emergenza del nervo femoro cutaneo a livello dell’angolo ileo-inguinale.

Quando la meralgia parestesica provoca disturbi leggeri il paziente quasi sempre non gli dà nessuna importanza, ma particolarmente a questo tipo di disturbo, conviene invece fare la massima attenzione. Ai nostri giorni è molto raro che un paziente abbia la meralgia parestesica dovuta a cinghie particolarmente strette e tali da provocare una lesione neurologica. Piuttosto è bene considerare che per la presenza di importanti stazioni linfatiche a questo livello, vi possono essere lesioni infiammatorie o neoplastiche soprattutto metastatiche, che possono dare questi tipi di disturbi, a cui inizialmente il paziente non dà nessuna importanza, ma che poi nei mesi successivi possono esitare in eventi anche drammatici. Tuttavia la maggior parte delle volte il dolore in questa regione della coscia, più o meno accompagnato da sensazioni di tipo parestesico (come abbiamo detto bruciori, formicolii, etc.) è dovuto ad una lesione delle prime vertebre lombari e soprattutto a livello di L2-L3. Vi può infatti essere un ramo irritato che va ad irradiarsi proprio su questa regione dell’arto inferiore, e che può essere evidenziato dal fatto che vi è spesso una lombalgia concomitante dallo stesso lato e dalla positività al segno del pinzamento-rotolamento.

E’ quindi importante quando compaiono disturbi dolorosi nella regione esterna della coscia da qualche tempo, sottoporsi ad una visita medica accurata per escludere patologie maggiori e accertarsi che il problema, come avviene quasi sempre, sia dovuto a disturbi delle articolazioni del bacino o delle vertebre lombari.

Dr. Luigi Gori, Ambulatorio di Chiroterapia, Az USL 11 Empoli

http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,4060,00.html

Ernie discali e fallimenti

Si opera l'ernia del disco lombare per eliminare un dolore invalidante che dalla schiena si irradia ad una gamba. A volte però i disturbi persistono nonostante l'intervento: la gamba resta come addormentata, raggiunta da sensazioni di scossa elettrica e formicolii o peggio certi muscoli risultano indeboliti e inefficienti. Altre volte ancora i disturbi all'arto inferiore possono passare, ma persistono quelli alla schiena. A nulla valgono le fisioterapie, i farmaci antiinfiammatori e il riposo. Il dito, inevitabilmente, viene puntato contro il chirurgo che ha operato, colpevole di non avere risolto i problemi. In realtà questo comune e ben collaudato intervento che interessa i dischi intervertebrali, può fallire anche perchè la mano del chirurgo non è stata abile, ma più spesso perchè la diagnosi preoperatoria non è stata compiuta correttamente.

A volte l'errore nasce dalla coesistenza di due ernie discali: viene operata l'ernia che non arreca disturbi e lasciata in sede quella responsabile della compressione sul nervo sciatico. Può anche accadere, ed è un fatto comune, che l'ernia viene asportata correttamente e i disturbi di conseguenza passano, ma a distanza di qualche tempo si ripresentano. Non ha colpa nessuno: una nuova ernia si è sviluppata ad un livello diverso da quello operato. Una evenienza che interessa nei cinque anni successivi all'intervento il 5-10 % dei pazienti, perchè predisposti da una postura sbagliata all'usura e alla degenerazione dei dischi intervertebrali. La recidiva vera e propria, una ernia che interessa il livello già operato, ha invece una percentuale più bassa, 3-5 %. Si verifica soprattutto quando ernie molto grosse e calcifiche vengono operate con tecniche miniinvasive.

Si tratta di interventi che vengono compiuti attraverso incisioni cutanee di pochi centimetri, che fanno ricorso all'uso del microscopio operatorio o a metodiche di aspirazione del materiale discale per via percutanea. In questi casi la miniinvasività e quindi il risparmio di strutture anatomiche vertebrali assicura un recupero post operatorio particolarmente veloce, ma è gravato da una percentuale di recidive più alta per l'impossibilità di compiere una piena e sicura asportazione di tutto il materiale discale degenerato. D'altra parte le ernie più piccole non devono essere necessariamente operate. Lo dimostra un recente studio che ha messo a confronto pazienti operati in base al rilievo isolato dell'ernia discale alla R.M.N. e ai sintomi di lombosciatalgia, con altri non operati. Questi ultimi per avendo ernie e sintomi simili al primo gruppo hanno seguito programmi di ginnastica e rieducazione posturale. Risultato: a distanza di cinque anni tra i due gruppi non ci sono sostanziali differenze in fatto di disturbi alla schiena.

Per operare e ottenere risultati più significativi si devono infatti prendere in esame anche altri elementi di giudizio. Il primo da valutare è la elettromiografia, esame che studia la conduzione nervosa dei nervi attraverso appositi elettrodi applicati sulla cute. Deve dimostrare una assonopatia ( sofferenza delle fibre nervose ). Non solo: deve coesistere anche un deficit di forza al piede. La difficolà a sostenere il peso del corpo sulla punta del piede o sul tallone dimostra bene questa inefficienza muscolare ed il bisturi è quasi sicuramente la soluzione migliore. Altrimentri il rischio è di operare una ernia "innocente" e rimanere con il mal di schiena, che come afferma Alf Nachemson dell'università di Goteborg, e tra i massimi esperti del settore, nell' 85 % dei casi è di origine muscolotensiva: una somatizzazione d'ansia.

ADERENZE: Lo sviluppo di aderenze è una delle spiegazioni più comuni per giustificare il fallimento in caso di intervento di asportazione di ernia discale. In realtà è una tra le tante possibilità di fallimento, forse molto sovrastimata, ma di sicuro comoda per chi deve fornire spiegazioni, in quanto la causa del fallimento è una predisposizione del paziente operato a produrre tessuto cicatriziale fibroso in eccesso. Un esubero di cicatrice interna che finisce per diventare essa stessa causa di compressione ed irritazione delle radici nervose riproponendo gli stessi sintomi dell'ernia da poco operata. Inutile rioperare: il paziente, perchè predisposto, svilupperà nuovamente tessuto cicatriziale perpetuando i disturbi. Non ci sono quindi colpevoli e il paziente deve tirare avanti con fisioterapie e antiinfiammatori. In realtà ci sono oggi buone possibilità di risolvere, quando, reali anche queste situazioni: Le tencniche chirurgiche miniinvasive, che ricorrono ad accessi cutanei ridotti ai minimi termini e all'uso del microscopio per dissezionare i tessuti con il minimo traumatismo, possono liberare la radice nervosa sofferente evitando la formazione di nuovo tessuto cicatriziale.

Tra queste tecniche, anche il ricorso alla endoscopia vertebrale ( nello spazio epidurale) e l'uso di radiofrequenze per "sciogliere" le aderenze. In altri casi la cicatrice documentata dalla R.M.N. non ha colpa dei disturbi e la sofferenza del nervo sciatico va cercata altrove. Sopra i cinquanta anni più che all'ernia del disco si deve pensare all'artrosi: deforma le vertebre e restringe il canale midollare. Si tratta di un canale che attraversa tutte le vertebre dal collo al sacro e che contiene al livello lombare tutte le radici dei nervi che partono per diramarsi agli arti inferiori. Un restringimento eccessivo finisce per comprimere i fasci di nervi fino a dare sintomi di irritazione nervosa. Di qui i sintomi che possono somigliare a quelli dell'ernia discale. Ci sono tuttavia alcune differenze che possono far sospettare la diversa natura dei disturbi: invece di una sola gamba sono interessate tutte e due le gambe contemporaneamente.

Più spesso i disturbi non sono localizzati e ben definibili, ma vengono avvertiti a tutto l'arto e fatto ancora più importante si scatenano dopo alcune decine di metri di cammino, ma migliorano rapidamente con il riposo. L'intervento è necessario, ma di tipo molto diverso rispetto a quello che si compie in caso di ernia discale: il canale nel punto più ristrettto deve essere aperto e i fasci nervosi decompressi. Tanto basta a risolvere i disturbi alle gambe. Più insidioso e difficile da individuare è la compressione di una radice nervosa nel punto in cui attraversa due vertebre per abbandonare la colonna vertebrale: ancora una volta è l'artrosi a determinare questi sintomi. Le calcificazioni e la deformazione delle vertebre tipica di questa degenerazione ossea comprime ed irrita la radice nervosa fino a generare sintomi e dolori moltro simili a quelli scatenati dal'ernia del disco. Ovvia la chirurgia: il bisturi deve liberare la radice del nervo sciatico interessata dall'artrosi.

LOMBALGIA MUSCOLO-TENSIVA. IL MALDISCHIENA: a volte è come il malditesta, la gastrite e la colite: generato dallo stress e dall'ansia. Una reazione inconsapevole ai piccoli e grandi motivi di apprensione e difficoltà che si incontrano nella vita affettiva e lavorativa. Una tensione psichica che si traduce in una tensione muscolare. Di quì i disturbi alla schiena. I muscoli costretti ad uno sforzo continuo dalla contrazione persistente, prima si affaticano e poi diventano dolenti ed infiammati. Le parti più colpite della schiena sono il tratto cervicale e lombare, che diventano presto dolenti alla palpazione e ai movimenti. Le radiografie sono diagnostiche: una rettificazione delle fisiologiche curve della schiena che dimostrano come la contina contrazione muscolare ha modificato la postura e l'allineamento delle vertebre. Fin qui niente di irreversibile: non ci sono danni anatomici rilevanti e soprattutto il bisturi è una terapia inutile e distante.

Con il tempo tuttavia la situazione può peggiorare: l'aumento delle pressioni tra una vertebra e l'altra generata dalla poderosa e persistente tensione muscolare e l'allineamento innaturale della colonna troppo dritta e rigida usurano precocemente i dischi intervertebrali: l'anticamera dell'ernia discale, lombare o cervicale secondo i casi. Si deve curare la schiena prima che questo accada. Premesso che cambiare temperamento è cosa difficile quanto lunga, si deve tantare di modificare la postura e di rilassare la muscolatura. A questo scopo sono state messe a punto delle tecniche di ginnastica medica e di rieducazione posturale globale che consentono una volta imparate di gestire il problema in modo quasi autonomo senza dovere ricorrere di continuo alle cure del fisioterapista. Tra queste la, Mezieres e la Souchard di origine francese e la Bach School svedese sono le più efficaci

PIRIFORME. Un dolore al centro della natica, che si irradia alla faccia posterire della coscia e a quella laterale della gamba, fino al piede, lascia spazio a pochi dubbi: sciatalgia. Di sicuro una ernia discale. Scontata anche la terapia: intervento di asportazione dell'ernia. Le conclusioni invece non devono essere tirate con qusta sicurezza neanche se la R.M.N. dimostra la presenza di una ernia lombare. Può trattarsi come spesso accade di un reperto occasionale privo di significato clinico. Un dubbio che dovrebbe essere sempre valutato quando questi sintomi di sofferenza del nervo sciatico non sono accompagnati da mal di schiena. Può trattarsi infatti della sindrome del piriforme. Un piccolo muscolo posto in profondità nella natica sotto il grande gluteo a contatto del nevo sciatico. Quando si infiamma e soffre si contrae in modo persistente e doloroso e coinvolge anche il grosso nervo della coscia. Tanto basta a scatenare i dolori a tutto l'arto inferiore e a far pensare ad una ernia discale. Operare è inutile, la terapia è conservativa: esercizi di allungamento muscolare mirati sul piccolo muscolo contratto e rieducazione posturale, uniti all'uso di antiinfiammatori sono in genere misure sufficienti a risolvere il problema.

MERALGIA PARESTESICA: Chi ne soffre può fare facilmente diagnosi per conto suo se si riconosce in questi sintomi: una zona di ridotta sensibilità cutanea estesa a quasi tutta la superficie anteriore e laterale della coscia, dall'inguine fino a qualche dito sopra il ginocchio. Si agginge talvolta in questa area anche la sensazione di pelle bagnata o nei casi più acuti di dolore urente. Si può pensare ad una ernia discale per spiegare questi sintomi, a volte invecesi tratta della sofferenza di un nervo più piccolo e meno importante del nervo sciatico che passa molto superficiale nell'inguine adiacente all'osso della cresta iliaca. Si tratta tuttavia di un nervo sensitivo, che se irritato, scatena disturbi in tutta la zona di cute alla quale fornisce la sensibilità. La sua posizione lo rende moto vulnerabile, perche è superficiale ed esposto a traumi e contusioni, anche un addome molto pesante e prominente può schiacciarlo e farlo soffrire. Il risultato è tuttavia identico: si forma intorno al nervo del tessuto reattivo infiammatorio. Tanto basta a comprimerlo e a scatenare i disturbi. L'elettromiografia, un esame che studia con elettrodi cutanei la funzione dei nervi periferici può fare chiarezza su questi sintomi e può distinguerli da quelli arrecati da una ernia discale lombare. Si tratta tuttavia di un nervo che viene raramente studiato di routine dallo specialista che compie l'esame, e il sospetto clinico di meralgia parestesica del nervo femoro cutaneo laterale (questo il nome tecnico della nevrite ) dovrebbe essere apposiatmente segnalato. La terapia è chirurgica: un taglio di pochi centimetri sulla cute in corrispondenza dell'inguine per raggiungere e liberare il nervo dal tessuto che lo serra.

http://www.lodispoto.it/articoli/art_testo_erniediscali.htm
www.salus.it/dol/neuropatico.html - 79k
www.farmasalute.it/percorsi/ ortopedia_traumatologia/formicoliogambe.asp - 49k
www.aimm.it/download/ La%20riabilitazione%20-%20estratto.doc
www1.popolis.it/umab/Classico1. asp?IdNew=61&Idsezione=4 - 8k -

2006-08-10 01:37:24 · answer #1 · answered by grandeorso2003 4 · 1 0

la meralgia PARESTESICA è una sgradevole sensazione di formicolio e "pelle morta" o di corpo estraneo a placca sull'esterno della coscia, che si accompagna a dolore alla pressione all'interno della spina-iliaca antero-superiore e ad ipoestesia. è dovuta alla lesione del nervo femoro-cutaneo (localizzato i L2-L3). più ansiogena che propiamente dolorosa , spesso guarisce spontaneamente.

2006-08-09 20:22:28 · answer #2 · answered by ₪djanma₪ [a man in the maze] 7 · 3 0

rispondo da neurologo: si dice meralgia paresteisica, è dovuta alla compressione del nervo cutaneo laterale della coscia, che innerva un' area grosso modo corrispondente al lato esterno della coscia fino al ginocchio. la compressione del nervo si puo' verificare spesso a livello del canale inguinale ed è dovuta ad obesità o ernie ( ci sono altre cause ma ve le risparmio). altro?

2006-08-09 20:33:46 · answer #3 · answered by francesco r 2 · 2 1

Se soffri di sciatica puoi eliminare facilmente il dolore con questa soluzione http://CurareLaSciatica.teres.info/?9yw5
Il termine "sciatica" definisce un dolore più o meno intenso che viaggia lungo il nervo sciatico e le sue diramazioni, ovvero a livello di schiena, gambe e glutei. Si parla correttamente di sciatalgia per indicare l'infiammazione dello stesso nervo.

2017-01-31 03:15:45 · answer #4 · answered by ? 4 · 0 0

Sono riuscita a dimagrire in poche settimane grazie a questo programma http://FattoreBruciaGrasso.teres.info/?Vb9L
Perdere peso è senza dubbio un'impresa piuttosto complessa che richiede non pochi sacrifici, ma se si seguono le giuste regole può portare a benefici e risultati ottimali senza troppa fatica

2017-01-31 01:05:50 · answer #5 · answered by Anonymous · 0 0

Per ottenere degli addominali perfetti consiglio di seguire questo metodo http://AddominaliPerfetti.teres.info/?ZfeR
Quotidianamente il 90% di noi allena gli addominali in maniera del tutto errata, e questo è dovuto a false credenze instaurate negli anni da istruttori del tutto incompetenti. E' importante seguire un metodo testato da professionisti come quello che consiglio.

2017-01-30 01:07:49 · answer #6 · answered by ? 4 · 0 0

Non lo so mi dispiace

2016-12-28 11:34:15 · answer #7 · answered by 🎶 2 · 0 0

Ciao, ti consiglio questo articolo: "Domande e testimonianze sull'efficacia di Alanerv" http://goo.gl/VI1I89
Spero possa aiutarti, ciao!

2014-09-09 00:55:00 · answer #8 · answered by ? 5 · 0 0

Ecco un aiutino che trovi in rete

http://www.lodispoto.it/

2006-08-10 03:39:52 · answer #9 · answered by JoySleep 4 · 0 0

E' un tipo particolare di lesione è quello che si manifesta con un dolore isolato nella regione esterna della coscia. Questo tipo di dolore topograficamente va lungo il margine esterno della coscia, dal terzo superiore della coscia fino al suo terzo inferiore, nella regione superiore del ginocchio.Questo tipo di problema clinico è abbastanza raro, ma quando si manifesta, talvolta in modo piuttosto fastidioso il paziente resta disorientato per le particolari caratteristiche della lesione.

2006-08-10 01:05:37 · answer #10 · answered by Anonymous · 0 0

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