LA REGINA DI MAGGIO
(principessa rossa ..perchè era volontaria con la croce rossa, la madre era la regina rossa).
Maria Josè (Carlotta, Sofia, Amelia, Enrichetta, Gabriella) di Sassonia Coburgo Gotha è la terzogenita di Alberto I dei Belgi e di Elisabetta di Wittelsbach, Principessa Reale di Baviera, sovrani dal 1909 al 1934. Dalla madre, dicono i biografi, ha ereditato la curiosità intellettuale e l'anticonformismo, qualcuno aggiunge anche "la vena di pazzia dei Wittelsbach (Luigi)", la passione per la musica, mentre dal padre ha ereditato la tenacia, lo spirito critico e l'amore per l'alpinismo. A sei anni suona il pianoforte e a sette si esibisce. La corte è frequentata da tutti i migliori cervelli del periodo: Einstein suona il violino mentre sua madre è al pianoforte. Maria José studia in Inghilterra dal 1914 al 1917 quando il paese viene occupato dai tedeschi. Fin dalla nascita il suo destino viene segnato dalla promessa di andare in sposa ad un Re. Quel Re è Il maschio di casa Savoia Umberto. Per adattarsi alla vita e alla cultura italiana trascorre in Italia alcuni anni della sua adolescenza, studiando nel collegio della Santissima Annunziata di Poggio Imperiale a Firenze. Allegra e spensierata, la principessa cresce comunque coltivando molti interessi:il pianoforte, il violino, lo sport e dimostra grande amore per la lettura. Il primo incontro tra i giovani "promessi" avviene ai margini della Grande Guerra, quando entrambi sono ancora fanciulli in occasione della visita dei reali del Belgio. I Sovrani del Belgio sono in visita al fronte italiano a Battaglia Terme, vicino a Padova. Maria Josè ha dodici anni e Umberto quattordici: dieci anni dopo il fidanzamento ufficiale. Maria Josè e Umberto si sposano nella cappella palatina del Quirinale, l'8 gennaio 1930. Dal matrimonio nascono quattro figli: Maria Pia, nata nel 1934, Vittorio Emanuele nato nel 1937, Maria Gabriella nel 1941 e Maria Beatrice nel 1943.
Essendo cresciuta in un paese democratico manifesta insofferenza nei confronti delle restrizioni imposte dal regime fascista. (Elisabetta, la madre, veniva chiamata "la Regina Rossa" per le sue simpatie socialiste e per le sue visite postbelliche in Cina e in Russia e Alberto I, eroe della grande guerra, è colui che inaugurerà in Europa lo stile monarchico borghese). Nel 1936 Maria Josè parte per l'Africa come infermiera della Croce Rossa. D’ora in poi la sua presenza sui campi di battaglia verrà sbandierata come adesione al fascismo. Ma qui conosce anche quelle persone che dal suo rango non poteva avvicinare a cominciare da quell’Italo Balbo governatore della Libia tessitore di trame (congiura barbette) con cui condivide le opinioni contro il fascismo. Lo scoppio della guerra, nonostante cerchi di influenzare il marito e Ciano, porta l’Italia ad aderire alla causa tedesca anche se tardivamente nel 1940. Il vecchio re diceva di Re c’è ne un solo e si faceva come diceva lui. I suoi contatti col mondo culturale e artistico italiano non si erano chiusi. Frequentava o aveva frequentato Gabriele d'Annunzio, Monteverdi, Casella, Accademico d'Italia, Benedetti Michelangeli,Tito Aprea, Benedetto Croce, Arturo Toscanini, Elio Vittorini (di lei disse: "Era Maria Josè l'uomo di famiglia") e altri. Studiosa del passato, scrittrice di storia sabauda e del Belgio, Maria Josè,continuava ad avere delle amicizie considerate pericolose. Estrosa, di forte carattere era pronta a rintuzzare gli attacchi che in un modo o nell'altro le vennero inferti nel corso della sua vita, (anche dal suocero) in pace e in guerra, nella buona e nella avversa sorte. Nel 43 (dopo l’ultima maternità) i suoi contatti (mediatore il presidente del Portogallo, Oliveira Salazar) la portano anche a colloquiare con gli Americani per una eventuale uscita dell’Italia dal conflitto.
La sua iniziativa scatena le ire di Vittorio Emanuele III che le intima di non occuparsi più di politica e di abbandonare Roma insieme ai suoi figli nel giro di ventiquattro ore. Buon per lei che la cosa non uscì da casa Savoia in quel momento. L'armistizio dell'8 settembre del 1943, la sorprende sola a Sant'Anna di Valdieri, in provincia di Cuneo con i suoi figli circondata da tedeschi. Riesce fortunosamente a riparare in Svizzera grazie all'aiuto del colonnello medico Francesco Arena. Il 9 maggio del 1946 Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio e Maria Josè diviene regina d'Italia. Il regno di Umberto dura 27 giorni: il referendum che delega al popolo la scelta tra la monarchia e la repubblica del 2 giugno, decreta la fine dell'istituzione monarchica. La "regina di maggio" d’ora in poi farà vita separata dal consorte (lui a Cascais in Portogallo, lei in Svizzera a Merlinge vicino a Ginevra). Solo nel 1987 ottiene il permesso di ritornare in Italia. La sua prima visita legale in Italia avviene il 1° marzo 1988 per assistere ad un convegno storico, dedicato alla figura di Sant'Anselmo ad Aosta. La morte la coglie a Ginevra, il 27 gennaio del 2001. Per suo espresso volere viene sepolta nella storica abbazia di Hautecombe, in Alta Savoia, dove dal marzo del 1983 riposa anche la salma del marito Umberto.
2006-07-08 02:01:07
·
answer #1
·
answered by xx_caramella22_xx 5
·
1⤊
0⤋