English Deutsch Français Italiano Español Português 繁體中文 Bahasa Indonesia Tiếng Việt ภาษาไทย
Tutte le categorie

2007-12-13 23:22:28 · 11 risposte · inviata da Serena 4 in Società e culture Religione e spiritualità

x Caterina B.: Questa figura del fariseo, che tu descrivi, é molto frequente.... persone che si ritengono giuste, buone e quindi sono molto portate a vedere il male negli altri... il loro moralismo non é che la difesa del loro punto di vista, prevaricante ed ingiusto nei confronti degli altri, ma che é utile a loro per coprire le proprie mancanze e difetti... naturalmente negati, perché si ritengono onesti e senza peccato...

2007-12-14 03:17:40 · update #1

11 risposte

La corruzione della moralità - oggi particolarmente in voga - si chiama moralismo. Il moralismo è la scelta unilaterale dei valori per avallare la propria visione delle cose. Normalmente gli uomini capiscono che, senza un certo ordine, non si può concepire la vita, il reale, l'esistere. Ma come definiscono quest'ordine? Considerando la realtà secondo i vari punti di vista da cui partono, la descrivono nei suoi dinamismi stabili e mettono in fila un seguito di principi e di leggi, adempiendo i quali sono persuasi che l'ordine si crei. Ecco allora che si scandiscono, in ogni epoca, le varie proposizioni analitiche in cui la riflessione distende le sue pretese: “Bisogna fare così e così”. I farisei definivano l'ordine con un numero quasi infinito di leggi: da un certo punto di vista il fariseo è l'uomo affezionato all'ordine, il difensore della morale intesa come quell'ordine affermato e delineato, in quanto possibile all'uomo, secondo tutti i suoi dettagli.

Il moralismo si traduce in due sintomi gravi. Il primo è, appunto, il fariseismo. Nessuno è più antievangelico di chi si considera onesto, perchè non ha più bisogno di Cristo. Il fariseo vive senza tensione, perchè stabilisce lui stesso la misura del giusto e la identifica con ciò che crede di poter fare. Come contraccolpo, egli usa la violenza contro chi non è come lui. Il secondo sintomo perciò è la facilità alla calunnia. Da un lato, dunque, giustificazione per se stessi. Dall'altro, odio e condanna del prossimo. (..)

Nel Regno di Dio non c'è nessuna misura, nessun metro. “Nessuno giudichi, perchè Dio solo giudica”. San Paolo dice anche: “Io non giudico nessuno, neanche me stesso”. Solo Dio misura tutti i fattori dell'uomo che agisce e la sua misura è oltre ogni misura: si chiama misericordia, qualcosa per noi di ultimamente incomprensibile. Come l'uomo Gesù che ha detto di coloro che lo uccidevano: “Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno”: sull'infinitesimo margine della loro ignoranza Cristo costruiva la loro difesa. La nostra imitazione di Lui è nello spazio della misericordia.

Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua. Come un bambino che impara a camminare: cade dieci volte, ma tende a sua madre, si rialza e tende. Il male non ci ferma: possiamo cadere mille volte, ma il male non ci definisce, come invece definisce la mentalità mondana, per cui alla fine gli uomini giustificano quello che non riescono a non fare. (..)

2007-12-14 00:55:58 · answer #1 · answered by Caterina B 2 · 0 0

Avere una morale= sapere cosa noi non facciamo perchè abbiamo un qualche valore o idea che ce lo impedisce

Essere moralisti= imporre agli altri queste idee e valori pretendendo di decidere che conduzione di vita bisogna avere in generale, a volte poi si tratta di idee di facciata che neanche possediamo veramente .

2007-12-13 23:28:12 · answer #2 · answered by Anonymous · 8 0

Avere una morale significa soprattutto avere etica.Essere moralisti(e credimi ce ne sono troppi) è il male del secolo.Si fanno tutti paladini delle virtù.. e poi in fondo...

2007-12-13 23:29:40 · answer #3 · answered by Anonymous · 3 0

Ognuno può avere una sua moralità (che può andare dal senso del pudore alla volontà di non commetere omicidi ecc ecc).
Essere moralisti è criticare tutto e tutti pensando che ogni cosa sia sbagliata e non accettabile dalla società, ma siccome la moralità è soggettiva (tranne i casi limite come l'omicidio) nessuno può dire che esista la morale per tutti. Pensare che esista vuol dire essere morarlisti.

2007-12-13 23:40:57 · answer #4 · answered by welshcorgimania.com 5 · 2 0

ti rispondo con una canzone di Fabrizio De Andrè...

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
Si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare il cattivo esempio...

2007-12-14 00:08:54 · answer #5 · answered by lucymills 4 · 1 0

tutto risiede nell'osservanza di alcune regole che una persona si pone o sono dettate dalla consuetudine.
chi le vede(le regole) e le osserva, ha una propria morale.
chi le vede e le vorrebbe far osservare solo agli altri, non dando una visione certa del suo "seguirle" è un moralista.

2007-12-13 23:30:10 · answer #6 · answered by Anonymous · 1 0

Avere la morale,corrisponde di solito a possedere l'etica della morale.Se non esiste l'etica sei solo moralista.
Essere moralisti è sinonimo di incertezza ed è un passo indietro esagerato sulla "via di damasco"della convivenza civile.Il moralista è di solito bigotto e fariseo!
Si sa che la gente da buoni consigli,sentendosi come Gesù nel tempio;si sa che la gente da buoni consigli,se non può più dare cattivo esempio.(F.De Andrè)

2007-12-14 07:28:29 · answer #7 · answered by Rosencrutz 3 · 0 0

La stessa differenza che passa tra essere 'pacifisti' e 'pacifici', tra 'buonisti' e 'buoni', tra 'autoritari' e 'autorevoli', cioè un'enorme differenza di comportamenti, di coscienza, di responsabilità e di etica.

2007-12-14 04:48:26 · answer #8 · answered by ombra mattutina 7 · 0 0

ognuno ha una sua morale, più o meno giusta.
Ci sono principi morali abbastanza universali, non rubare, non uccidere, non essere violento, che valgono indipendentemente dalla religione.
Il moralista è quello che vuole imporre una sua idea di morale agli altri e che spesso non rispetta proprio lui!

2007-12-14 00:13:01 · answer #9 · answered by Anonymous · 0 0

Essere morali significa avere tanti obiettivi.
Essere moralisti significa avere tanti principi.
La morale fino a Kant era una morale teleologica, quella della ricerca della felicità (eudaimonia).
La morale da Kant (grazie Immanuel) è diventata quella dei principi etici.

Ciao cara.

2007-12-13 23:46:29 · answer #10 · answered by colombre- inachis io version 6 · 0 1

fedest.com, questions and answers