PERCHE' NEGARE L'ANIMA AGLI ANIMALI?
Affrontare il tema dei diritti degli animali significa imbattersi in un vero e proprio tabù. Se il rapporto fra razze diverse della specie umana ha sempre generato nella storia dell'uomo conflitti e oppressioni, immaginiamo quanto sia difficile affrontare la tematica del rapporto tra specie diverse. Ogniqualvolta si affronta l'argomento, occorre prepararsi alle inevitabili reazioni scandalizzate e a volte violente di chi segue un luogo comune secondo cui è considerato normale convivere sullo stesso pianeta con altre specie ridotte in schavitù dall'uomo, incontrastato dominatore, e usate come riserve di cibo, come cavie, come giocattoli per i rampolli della specie umana.
Agli animali non viene riconosciuto lo stato di persona, ma sono considerati alla stregua di oggetti che in quanto tali non godono di alcun diritto. Nel nostro Paese chiunque compia qualsiasi forma di sevizia, maltrattamento o sterminio su animali è punibile soltanto con un'ammenda (Art.727 del Codice Penale). Questa tolleranza della legge verso chi maltratta gli animali non fa che facilitare l'azione criminale di chi usa gli animali come oggetti privi di sensibilità e non aiuta coloro che vorrebbero difenderli, i quali molte volte non sanno quali mezzi hanno a disposizione per agire in loro tutela.
Questa situazione, considerata normale, permette alla maggior parte delle persone di vivere in pace con la propria coscienza mentre contribuiscono, con il loro silenzio-assenso, al progresso di una società che autorizza la schiavitù e che sottopone le specie schiavizzate ad ogni sorta di maltrattamento, tortura, umiliazione, usando le specie sottomesse come riserve di cibo, come cavie per la sperimentazione medica, come giocattoli animati.
E proprio come ai tempi dei romani, gli schiavi di oggi possono solo sperare di trovare un padrone sensibile che si affezioni a loro e che abbia pietà della loro condizione di inferiorità .
Ma com'è possibile che in una società civile gli animali si trovino in questa situazione? Qual è il motivo per cui non esistono leggi che li tutelino? Perché agli animali non viene riconosciuto un rapporto di parità ? Per via della loro presunta inferiorità intellettuale, o perché l'uomo deve essere il dominatore riconosciuto e incontrastato del pianeta? Su quali basi la specie umana giustifica la totale sottomissione delle altre specie?
Sulla presunta inferiorità mentale delle altre specie ci sarebbe molto da dire e da obiettare, ma in ogni caso, anche se per assurdo accettassimo questo assioma, il fatto che qualcuno non sia membro della nostra razza non ci autorizza a sfruttarlo, e analogamente il fatto che qualcuno sia meno intelligente di un altro non significa che sia lecito trascurare i suoi interessi. Se accettiamo il principio dello sfruttamento degli esseri intellettualmente meno evoluti, ci inoltriamo su un sentiero molto pericoloso che potrebbe indurci, un domani, ad usare come cavie gli handicappati, le persone in coma, i bambini.
L'atteggiamento etico che porta allo sfruttamento degli animali da parte dell'uomo viene avallato dalla religione di stato, che nella Bibbia trova precisi riferimenti in merito. Nella Genesi l'uomo è visto come dominatore indiscusso di tutto il creato: "Facciamo l'uomo / a nostra immagine e somiglianza / e domini sui pesci del mare / e sugli uccelli del cielo, / sul bestiame, / su tutte le bestie selvatiche / e su tutti i rettili che strisciano sulla terra" (1,26). E ancora: "Siate fecondi e moltiplicatevi, / riepite la terra; soggiogatela / e dominate sui pesci del mare / e sugli uccelli del cielo / e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra" (1,28). Sempre dalla Genesi (9,2-3) traspare molto chiaramente una precisa filosofia che induce l'uomo a staccarsi nettamente da tutto ciò che lo circonda, per poterlo sfruttare a suo vantaggio: "Il timore e il terrore di voi / sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame / e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare / sono messi in vostro potere". "Quanto si muove e ha vita / vi servirà di cibo; / vi do tutto questo, come già le verdi erbe."
Questa filosofia fa pronunciare ad uomini di chiesa, nel passato e nel presente, frasi che possono essere prese a riferimento per giustificare qualsiasi nefandezza verso le altre specie, come questa affermazione di Tommaso d'Acquino: "Non è peccato per l'uomo l'uccidere gli animali, poiché la divina provvidenza li ha dati ad uso dell'uomo nell'ordine naturale, onde l'uomo se ne serva senza colpa, uccidendoli o adoperandoli in altra maniera".
Questa filosofia aberrante e in contrasto con qualsiasi pretesa di civiltà ed evoluzione non esiste al di fuori del contesto delle grandi religioni storiche.
Nelle filosofie dei Popoli naturali, l'uomo non è il dominatore del pianeta, ma è colui che lo abita insieme alle altre specie. Queste tradizioni considerano l'uomo, gli animali, il pianeta stesso, affratellati da una stessa esperienza, uniti da uno stesso Mistero: una visione condivisa da tutte le culture dei nativi del pianeta, dai Celti ai Nativi americani.
Nella nostra società , l'idea degli animali visti come specie inferiore nasce dal presupposto che essi non pensino, non ragionino, siano privi di autoconsapevolezza. Il filosofo Renè Descartes afferma che gli animali sono macchine perché non sono in grado di parlare. Tralasciando la difficile disquisizione sulla consapevolezza degli animali rispetto a quella umana, è un dato di fatto che gli animali, al pari degli uomini, provino dolore e piacere e siano in grado di provare emozioni: chiunque abbia avuto l'occasione di coabitare con un cosiddetto animale domestico non avrà il minimo dubbio in proposito.
Peter Singer, padre del moderno animalismo, nel suo saggio "Animal Liberation" (1975) che diede vita al Movimento per la Liberazione Animale, sostiene: "Se un essere soffre non può esserci giustificazione morale per rifiutare di prendere in considerazione tale sofferenza. Quale che sia la natura dell'essere, il principio di uguaglianza richiede che la sua sofferenza conti quanto l'analoga sofferenza di ogni altro essere".
Ma il problema degli animali non è una questione recente: fin dall'antichità questo tema ha creato fazioni pro o contro e suscitato dibattiti filosofici anche feroci. Animalisti ante-litteram si sono pronunciati con affermazioni accorate, come il filosofo Jeremy Bentham che nel 1789 profetizzò: "Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che mai avrebbero dovuto essere negati dalla mano della tirannia".
Voltaire dà una lezione di civiltà a Descartes rispondendo così alle sue affermazioni: "Che vergogna, che miseria aver detto che le bestie sono macchine prive di conoscenza e sentimento. Quell'uccello che fa il suo nido a semicerchio quando lo attacca a un muro, che lo fa a un quarto di cerchio se lo mette in un angolo, e a cerchio intero intorno a un ramo, quell'uccello compie tutti i suoi atti sempre allo stesso modo?"
Andando ancora più indietro nel tempo scopriamo che Pitagora e i pitagorici erano vegetariani, così come molti altri filosofi del tempo.
In ogni tempo sono esistiti uomini che si sono ribellati all'orrore di considerare normale uccidere e cibarsi di altri esseri viventi. Leggendo le parole di Plutarco, vecchie di duemila anni, ci scopriamo affratellati a lui e si rafforza in noi la convinzione che chi ama e difende gli animali possiede una ricchezza interiore che compensa le difficoltà di questa lotta impari.
Scrive Plutarco: "Tu mi domandi per qual ragione s'astenesse Pitagora dal mangiar carne: ed io d'altra parte mi meraviglio con quale affetto, con qual pensiero od argomento ardì il primo fra gli uomini insanguinarsi la bocca, appressarsi alle labbra la carne del morto animale, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi, ed immagini, e per dir più oltre le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come potero soffrire gli occhi di scorgere l'uccisione degli animali scannati, scorticati, e smembrati? E l'odorato come soffrì l'odore? E il gusto come non ebbe in orrore la lordura delle piaghe altrui, e il sangue, e la marcia delle ferite mortali?"
mi chiamo valeria sono una ragazza di 15 anni e sono nata il 17/11/1992 e abito a reggio emilia in emilia romagna.
Da sempre mi piacciono gli animali specialmente i cani infatti ho un sito internet personale dedicato a loro: www.valeriacane.blogspot.com perché da tre anni durante i mesi estivi svolgo l’attività di dog-sitter che si occupa dei cani mentre durante il resto dell’anno studio.
I miei indirizzi e-mail di posta elettronica sono:
paolo.gambarelli@alice.it oppure valeriagambarelli@libero.it
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2007-11-23 19:57:06
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answer #7
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answered by Anonymous
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