La teologia della liberazione ha preso il volo e si è agganciata al Concilio Vaticano II (papa Giovanni XXIII), acquistando forza e la stessa denominazione dallo scontento imperante, sopratutto all'inizio in Centramerica, tra le popolazioni indie, da tempo immemore vessate e tenute nella più bieca schiavitù, con conseguente ed ovvia crescita del credo comunista (che cosa si aspettavano d'altro i potenti non lo so!). Prendendo appunto spunto dal Concilio, molti appartenenti al clero, hanno potuto creare un movimento che facesse da cuscinetto tra rivoltosi e forze governative (come al solito, ed è cosa verificabile, al soldo delle multinazionali e della CIA). Si creano così delle comunità in cui la condivisione è la parola d'ordine. Non più vivere sparsi e slegati gli uni dagli altri, ma riunirsi attorno alla Mensa comune, cercando anche di incentivare quello che poi diventeranno istituzioni come il Mercato Equo Solidale, o la miriade di associazioni pseudo bancarie in cui si presta denaro per incentivare la nascita di consorzi e cooperative di lavoro, con una predominanza per la donna, vista un po' come la possibile salvatrice della società, così da riuscire ad alzare il reddito (ma anche l'autocoscienza di sè stessi e della propria dignità), da salvare mercati, colture, artigianato, destinati fatalmente a sparire, e non ultimo, anche a far sorgere un turismo di tipo responsabile. A tutto ciò si sono sempre avversati i governi nazionali con a capo gli stessi Stati Uniti. Sono per cui nati gli 'Esquadrones de la muerte', i quali hanno imperversato in lungo e in largo, chiaramente non prendendosela con le bande ribelli, che avevano scelto le armi per cambiare le cose, ma devastando villaggi ed uccidendo uomini e donne (e sai cosa fanno alle donne prima di ucciderle), spesso rapendo bambini, oppure offrendo quantità di denaro per trasformare le donne in prostitute per la truppa. I componenti di questi squadroni erano (e sono) in maggior parte gli stessi poveri indios, magari provenienti da altre zone o paesi, arruolati con alte paghe, forniti di tutto punto di armi, droga, donne e premi per ogni 'sovversivo' eliminato. Dalle date postconciliari, in Nicaragua, nel Chiapas, in Honduras, in Costarica e allargandosi a macchia d'olio fin nel Sudamerica (ricordiamoci ad esempio di Pinochet), sono stati eliminati decine di migliaia di 'civili', rasi al suolo centinaia di villaggi e resi aridi o confiscati i relativi terreni, abbattute le nascenti imprese e cooperative che davano il minimo sospetto di 'comunismo'. Centinaia sono stati i preti torturati, ammazzati a colpi di machete o vittime di agguati, caso eclatante è stato l'assassinio del vescovo Oscar Romero (del quale esistono parecchi scritti), ucciso a colpi di pistola proprio mentre durante la Messa stava facendo l'elevazione del calice, cioè quando il celebrante è nella massima estensione corporale, e sarebbe difficile mancarlo. Tra i massimi esponenti di questa teologia ci sono figure come Leonardo Boff e Pedro Cardenal, anche loro hanno una raccolta di scritti molto interessanti. La semplicità di questa teologia stava nel fatto che si auspicava una religiosità di tipo cristiano primitivo, cioè altamente coinvolgente, proprio per il fatto di essere di fronte a forze sovrastanti e senza alcuna regola morale. Era chiaro che ad una situazione forte, bisognasse contrastare con una risposta forte. Con questo si ribadiva anche che il popolo cristiano, non può prescindere nè dalla propria storia, cultura, etnìa, nè dalla situazione precaria o di pericolo che sta vivendo. Cioè a dire che era impensabile, là, tra gli indios del Chiapas e in quella situazione di estrema povertà, di guerriglia e di controguerriglia, che la gente facesse il cristiano come lo può essere la vecchiettina che abita in centro a Milano, con tutti i servizi a disposizione, con la pensione, con la cultura, la storia e l'assoluta mancanza, non dico di guerre, ma nemmeno di forti tensioni sociali. La teologìa della liberazione, tendeva appunto a trovare risposta 'cristiana' a situazioni particolari di dominazione, cioè che ogni popolo dovesse essere libero di impostare il proprio credere, non cambiando la Parola, ma cercando di testimoniarLa nelle condizioni e nelle situazioni in cui veniva a trovarsi. Ciò non andava bene nemmeno al Vaticano, purtroppo sempre colluso generalmente più coi potenti che con gli ultimi. E così esso pretendeva e pretende una specie di universalità generica di credente che non è fattibile nemmeno in un piccolo paese come l'Italia. Proclamando decreti, spesso in ritardo, che con parole pacate, studiate, sagge ed altisonanti (così come qualsiasi capo di stato fà),tentano di risolvere le questioni, cioè di salvare capra e cavoli, e nel frattempo gli indios crepano, chi ucciso, chi di fame, chi di malattie curabilissime magari solo a cinquanta km di distanza, ed una mortalità infantile ancora maggiore di quella che avevamo noi durante l'ottocento. Ciao.
2007-08-16 19:41:19
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answer #2
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answered by ombra mattutina 7
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