Fai copia e incolla ok??
Harry Potter e la pietra filosofale [1]:
J. K. Rowling,
Harry Potter e la Pietra Filosofale.
Titolo dell'originale inglese:
Harry Potter and the Philosopher's Stone.
Traduzione di Marina Astrologo.
Copyright 1997, J. K. Rowling.
Copyright 1998, Adriano Salani Editore s.r.l., Milano.
Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta
sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi
ricrescere in una notte i capelli, inesorabilmente tagliati dai
perfidi zii. Ma solo in occasione dell'undicesimo compleanno, gli si
rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di
diritto appartiene.
Nello scatenato universo fantastico della Rowling, popolato da gufi
portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di
Bruxelles, ritratti che scappano, la magia si presenta come la vera
vita, e strega anche il lettore, allontanandolo dal nostro mondo che
gli appare ora monotono e privo di sorprese. Il risveglio dalla
lettura lo lascerà pieno di nostalgia, ma ancora illuminato dai
riflessi di quel lussureggiante fuoco d'artificio.
J.K. Rowling, inglese, vive a Edimburgo con la figlia. Con le
avventure di Harry Potter è diventata l'autrice per ragazzi più
famosa del mondo, pubblicata in 35 paesi e premiata con i più
prestigiosi riconoscimenti internazionali. I suoi libri sono
stabilmente in testa alle classifiche dei best seller europee e
americane, ed è in preparazione per la Warner Bros il film che riunirà
le storie di Harry Potter e la pietra filosofale e Harry Potter e la
camera dei segreti.
A Jessica, che ama i racconti, ad Anne, li ama anche lei, e a Di,
che ha sentito questo per prima.
Capitolo 1:
Il bambino sopravvissuto
Mr e Mrs Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di
poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante.
Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che
fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere
proprio non le approvavano.
Mr Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che
fabbricava trapani. Era un uomo corpulento, nerboruto, quasi senza
collo e con un grosso paio di baffi. Mrs Dursley era magra, bionda e
con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava
assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo
oltre la siepe del giardino per spiare i vicini. I Dursley avevano un
figlioletto di nome Dudley e secondo loro non esisteva al mondo un
bambino più bello.
Possedevano tutto quel che si poteva desiderare, ma avevano anche
un segreto, e il loro più grande timore era che qualcuno potesse
scoprirlo. Non credevano che avrebbero potuto sopportare che qualcuno
venisse a sapere dei Potter. Mrs Potter era la sorella di Mrs
Dursley, ma non si vedevano da anni. Anzi, Mrs Dursley faceva
addirittura finta di non avere sorelle, perché Mrs Potter e quel
buono a nulla del marito non avrebbero potuto essere più diversi da
loro di così. I Dursley rabbrividivano al solo pensiero di quel che
avrebbero detto i vicini se i Potter si fossero fatti vedere nei
paraggi. Sapevano che i Potter avevano anche loro un figlio piccolo,
ma non lo avevano mai visto. E il ragazzino era un'altra buona
ragione per tenere i Potter a distanza: non volevano che Dudley
frequentasse un bambino di quel genere.
Quando i coniugi Dursley si svegliarono, la mattina di quel martedì
grigio e coperto in cui inizia la nostra storia, nel cielo nuvoloso
nulla faceva presagire le cose strane e misteriose che di lì a poco
sarebbero accadute in tutto il paese. Mr Dursley scelse canticchiando
la cravatta da giorno più anonima del suo guardaroba, e Mrs Dursley
continuò a chiacchierare ininterrottamente mentre con grande sforzo
costringeva sul seggiolone Dudley che urlava a squarciagola.
Nessuno notò il grosso gufo bruno che passò con un frullo d'ali
davanti alla finestra.
Alle otto e mezzo, Mr Dursley prese la sua valigetta
ventiquattr'ore, sfiorò con le labbra la guancia della moglie, e tentò
di dare un bacio a Dudley, ma lo mancò perché, in quel momento, in
preda a un furioso capriccio, il pupo stava scagliando i suoi fiocchi
d'avena contro il muro. ‘Piccolo monello!’ commentò ridendo
Mr Dursley mentre usciva di casa. Salì in macchina e percorse a
marcia indietro il vialetto del numero 4.
Fu all'angolo della strada che notò le prime avvisaglie di qualcosa
di strano: un gatto che leggeva una mappa. Per un attimo, Mr Dursley
non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la
testa e guardò di nuovo. C'era un gatto soriano ritto sulle zampe
posteriori, all'angolo di Privet Drive, ma di mappe neanche l'ombra.
Ma che diavolo aveva per la testa? La luce doveva avergli giocato
qualche brutto tiro. Si stropicciò gli occhi e fissò il gatto, che
gli ricambiò l'occhiata. Mentre l'auto girava l'angolo e percorreva
un tratto di strada, Mr Dursley tenne d'occhio il gatto nello
specchietto retrovisore. In quel momento il felino stava leggendo il
cartello stradale che indicava Privet Drive. No, lo stava guardando;
i gatti non sanno leggere le mappe e neanche i cartelli stradali. Mr
Dursley si riscosse da quei pensieri e allontanò il gatto dalla
mente. Mentre si dirigeva in città, non pensò ad altro che al grosso
ordine di trapani che sperava di ricevere quel giorno.
Ma una volta giunto ai sobborghi della città, avvenne qualcos'altro
che gli fece uscire di mente i trapani. Fermo nel solito ingorgo del
mattino, non poté fare a meno di notare che in giro c'erano un sacco
di persone vestite in modo strano. Gente con indosso dei mantelli. Mr
Dursley non sopportava le persone che si vestivano in modo
stravagante: bisognava vedere come si conciavano certi giovani!
Immaginò che si trattasse di qualche stupidissima nuova moda. Mentre
tamburellava con le dita sul volante, lo sguardo gli cadde su un
capannello di quegli strampalati, vicinissimo a lui. Si stavano
bisbigliando qualcosa tutti eccitati. Mr Dursley sentì montargli la
rabbia nel constatare che ce n'erano un paio tutt'altro che giovani.
Ma che roba! Quello lì doveva essere più anziano di lui, e portava un
mantello verde smeraldo! Che faccia tosta! Poi però gli venne in
mente che potesse trattarsi di qualche sciocca trovata. Ma certo! Era
gente che faceva una colletta per qualche motivo. Sì, doveva essere
proprio così. In quella, il traffico riprese a scorrere e alcuni
minuti più tardi Mr Dursley giunse al parcheggio della Grunnings con
la mente di nuovo tutta presa dai trapani.
Nel suo ufficio, al nono piano, Mr Dursley sedeva sempre con la
schiena rivolta alla finestra. Se così non fosse stato quella mattina
avrebbe avuto ancor più difficoltà a concentrarsi sui suoi trapani.
Lui non vide i gufi volare a sciami in pieno giorno, ma la gente per
strada sì. E li additavano, guardandoli a bocca aperta, passare a
tutta velocità, uno dopo l'altro sopra le loro teste. La maggior
parte di quella gente non aveva mai visto un gufo neanche di notte.
Ciononostante, Mr Dursley ebbe il privilegio di una mattinata
perfettamente normale, del tutto immune dai gufi. Uscì dai gangheri
con cinque persone diverse. Fece molte telefonate importanti e
qualche altro urlaccio. Fino all'ora di pranzo, il suo umore si
mantenne ottimo. A quel punto decise che, per sgranchirsi le gambe,
avrebbe attraversato la strada per andarsi a comperare una ciambella
dal fornaio di fronte.
Aveva completamente dimenticato la gente con il mantello fino a che
non ne superò un gruppetto proprio accanto al fornaio. Mentre
passava, scoccò loro un'occhiata furente. Non sapeva perché, ma
avvertì un certo disagio. Anche questi bisbigliavano tutti eccitati,
ma di bossoli per la colletta nemmeno l'ombra. Fu passandogli accanto
di ritorno dal fornaio, con in mano l'involto di un'enorme ciambella,
che colse qualcosa di quello che stavano dicendo.
‘I Potter, proprio così, è quel che ho sentito...’
‘... già, il figlio, Harry...’
Mr Dursley si fermò di colpo. Fu invaso dalla paura. Si voltò a
guardare il capannello di maldicenti come se volesse dire loro
qualcosa, ma poi ci ripensò.
Attraversò la strada a precipizio e raggiunse in tutta fretta il
suo ufficio; intimò alla segretaria di non disturbarlo per nessuna
ragione, afferrò il telefono, e aveva quasi finito di fare il numero
di casa quando cambiò idea. Mise giù il ricevitore, si lisciò i
baffi, pensando... no, era stato uno stupido. Potter non era poi un
nome così insolito. Era certo che esistessero miriadi di persone
chiamate Potter che avevano un figlio di nome Harry. E poi, ora che
ci pensava, non era neanche tanto sicuro che suo nipote si chiamasse
proprio Harry. Del resto, non lo aveva neanche mai visto. Avrebbe
potuto chiamarsi Harvey. O Harold. Non c'era ragione di impensierire
Mrs Dursley; se la prendeva tanto ogni volta che le si parlava della
sorella! E non poteva darle torto: se l'avesse avuta lui, una sorella
così... E tuttavia, quella gente avvolta nei mantelli...
Quel pomeriggio trovò molto più difficile concentrarsi sui suoi
trapani, e quando lasciò l'ufficio alle cinque in punto era ancora
talmente assorto che, appena varcata la soglia, andò a sbattere
dritto dritto contro una persona.
‘Scusi’ bofonchiò, mentre il poveretto - un uomo anziano e
mingherlino - inciampava e per poco non finiva lungo disteso. Ci
volle qualche secondo perché Mr Dursley si rendesse conto che l'uomo
indossava un mantello viola. L'ometto però non aveva affatto l'aria
di essersela avuta a male per essere stato quasi scaraventato a
terra. Al contrario, il volto gli si illuminò di un largo sorriso e
con una vocina stridula che destò l'attenzione dei passanti disse:
‘Non si scusi, mio caro signore, perché oggi non c'è niente che possa
turbarmi! Si rallegri, perché Lei-Sa-Chi finalmente se n'è andato!
Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo felice,
felicissimo giorno!’
A quel punto, il vecchietto abbracciò Mr Dursley cingendolo alla
vita e poi si allontanò.
Mr Dursley rimase lì impalato. Era stato abbracciato da un perfetto
sconosciuto. Gli tornò anche in mente che quel tale lo aveva chiamato
‘Babbano’, qualsiasi cosa volesse dire. Era esterrefatto. Si affrettò
a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di
aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché
non approvava le fantasie.
Non appena ebbe imboccato il vialetto del numero 4 di Privet Drive,
la prima cosa che scorse - e che certo non contribuì a migliorare il
suo umore - fu il gatto soriano che aveva visto la mattina. Seduto
sul muro di cinta del giardino. Era assolutamente certo che fosse
quello della mattina: aveva gli stessi segni intorno agli occhi.
‘Sciò!’ gli gridò Mr Dursley.
Il gatto non si mosse. Si limitò a fissarlo con sguardo severo. Mr
Dursley si chiese se normalmente i gatti si comportavano così.
Cercando di riprendersi, entrò in casa. Era ancora deciso a non dire
niente alla moglie.
Mrs Dursley aveva avuto una buona giornata, in tutto e per tutto
normale. A cena, gli raccontò per filo e per segno i guai che la
signora Della-Porta-Accanto aveva con la figlia, e poi che Dudley
aveva imparato una nuova frase: ‘Neanche per sogno!’ Mr Dursley cercò
di comportarsi normalmente. Una volta messo a letto Dudley, se ne andò
nel soggiorno appena in tempo per sentire l'ultimo telegiornale:
‘E infine, da tutte le postazioni gli avvistatori di uccelli
riferiscono che oggi, sull'intero territorio nazionale, i gufi hanno
manifestato un comportamento molto insolito. Sebbene normalmente
escano di notte a caccia di prede e ben di rado vengano avvistati di
giorno, fin dall'alba sono stati segnalati centinaia di gufi che
volavano in tutte le direzioni. Gli esperti non sanno spiegare
perché, tutt'a un tratto, i gufi abbiano modificato il loro ritmo
sonno/veglia’. Lo speaker si lasciò andare a un sorrisetto. ‘Molto
misterioso. E ora, la parola a Jim McGuffin per le previsioni del
tempo. Si prevedono altri scrosci di gufi, stanotte, Jim?’
‘Francamente, Ted’ rispose il meteorologo, ‘su questo non so dirti
niente, ma quest'oggi non sono stati soltanto i gufi a comportarsi in
modo strano. Gli osservatori di località distanti fra loro come il
Kent, lo Yorkshire e Dundee mi hanno telefonato per informarmi che,
al posto della pioggia che avevo promesso ieri, hanno avuto un
diluvio di stelle cadenti. Chissà? Forse si è festeggiata in anticipo
la Notte dei Fuochi. Ma, gente, la Notte dei Fuochi è soltanto tra
una settimana! Comunque, posso assicurare che stanotte pioverà’.
Mr Dursley rimase seduto in poltrona, come paralizzato. Stelle
cadenti in tutta la Gran Bretagna? Gufi che volano di giorno? Gente
misteriosa che si aggira dappertutto avvolta in mantelli? E quelle
voci, quei bisbigli sui Potter...
Mrs Dursley entrò in soggiorno portando due tazze di tè. Non c'era
niente da fare: doveva dirle qualcosa. Si schiarì nervosamente la
voce. ‘Ehm, Petunia, mia cara... non è che per caso hai sentito tua
sorella, ultimamente?’
Come aveva previsto, Mrs Dursley assunse un'aria esterrefatta e
adirata. In fin dei conti, erano abituati a far finta che non avesse
una sorella.
‘No’ rispose seccamente. ‘Perché?’
‘Mah, non so... al telegiornale hanno detto cose strane’ bofonchiò
Mr Dursley. ‘Gufi... stelle cadenti... e oggi, in città, un sacco di
gente strampalata...’
‘E allora?’ sbottò Mrs Dursley.
‘Niente, pensavo soltanto... forse... qualcosa che avesse a che
fare con... hai capito, no?... con lei e i suoi’.
Mrs Dursley sorseggiò il tè a labbra strette. Mr Dursley si
chiedeva intanto se avrebbe mai osato dirle di aver sentito
pronunciare il nome ‘Potter’. Decise che non avrebbe osato. E invece,
con il tono più naturale che gli riuscì di trovare, disse: ‘Il
figlio... dovrebbe avere la stessa età di Dudley, non è vero?’
‘Suppongo di sì’ rispose Mrs Dursley, rigida come un manico di
scopa.
‘E, com'è che si chiama? Howard, no?’
‘Harry! Che poi è davvero un nome volgare, se proprio lo vuoi
sapere’.
‘Eh già’ disse Mr Dursley con il cuore che gli si faceva pesante
come il piombo. ‘Sono proprio d'accordo’.
Salirono in camera per andare a dormire senza più dire una parola
sull'argomento. Mentre la moglie era in bagno, Mr Dursley si avvicinò
guardingo alla finestra della camera da letto e sbirciò fuori, nel
giardino. Il gatto era ancora lì. Stava scrutando Privet Drive, come
se aspettasse qualcosa.
La sua fantasia galoppava troppo? Tutto questo poteva avere
qualcosa a che fare con i Potter? Se sì... cioè, se veniva fuori che
loro erano parenti di una coppia di... be', non credeva proprio di
poterlo sopportare.
Si misero a letto. Lei si addormentò subito, ma lui rimase lì
steso, con gli occhi sbarrati, a rigirarsi tutto quanto nella mente.
L'ultimo, confortante pensiero che ebbe prima di addormentarsi fu
che, se anche i Potter avevano veramente qualcosa a che vedere con
quella faccenda, non era affatto detto che dovessero farsi vivi con
lui e sua moglie. I Potter sapevano molto bene quel che lui e Petunia
pensavano di loro e di quelli della loro risma... Non vedeva proprio
come potessero venire coinvolti, di qualsiasi cosa si trattasse - e
qui sbadigliò e si girò dall'altra parte - la cosa non poteva
riguardarli...
Ma si sbagliava di grosso.
Se Mr Dursley era scivolato in un sonno agitato, il gatto, seduto
sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva
immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio
sull'angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto
neanche quando, nella strada accanto, la portiera di una macchina
sbatté forte, né quando due gufi gli sfrecciarono sopra la testa.
Dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo
movimento.
Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto
d'occhio; ma apparve così all'improvviso e silenziosamente che si
sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe
un guizzo e gli occhi divennero due fessure.
In Privet Drive non s'era mai visto niente di simile. Era alto,
magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della
barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura.
Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusciava per
terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a
mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e
scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse
stato rotto almeno due volte. L'uomo si chiamava Albus Silente.
Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato
in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava
sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in
cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato,
perché all'improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando
dall'estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la
vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando:
‘Avrei dovuto immaginarlo’.
Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del
mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo
tenne sollevato e lo accese. Il lampione più vicino si fulminò con un
piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si
fulminò il lampione appresso. Dodici volte fece scattare quel suo
‘Spegnino’, fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la
strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del
gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno - perfino
quell'occhio di lince di Mr Dursley - avesse guardato fuori della
finestra, non sarebbe riuscito a vedere niente di quel che accadeva
in strada. Silente si fece scivolare di nuovo nella tasca del
mantello il suo ‘Spegnino’ e si incamminò verso il numero 4 di Privet
Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo
guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.
‘Che combinazione! Anche lei qui, professoressa Mcgranitt?’
Si voltò verso il soriano con un sorriso, ma quello era scomparso.
Al suo posto, davanti a lui c'era una donna dall'aspetto piuttosto
severo, che portava un paio di occhiali squadrati della forma
identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei
indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano
raccolti in uno chignon. Aveva l'aria decisamente scombussolata.
‘Come faceva a sapere che ero io?’ chiese.
‘Ma, mia cara professoressa, non ho mai visto un gatto seduto in
una posa così rigida’.
‘Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno
su un muretto di mattoni’ rimbeccò la professoressa Mcgranitt.
‘Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo
qui mi sono imbattuto in una decina e più di feste e banchetti’.
La professoressa Mcgranitt tirò su rabbiosamente col naso.
‘Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano’ disse con tono
impaziente. ‘Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più
prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo
qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali’. E così dicendo si
voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. ‘L'ho sentito
personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica
del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle
cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. sempre
stato un po' svitato’.
‘Non gli si può dar torto’ disse Silente con dolcezza. ‘Per undici
anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare’.
‘Lo so, lo so’ disse la professoressa Mcgranitt in tono irritato.
‘Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo
una vera imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza
neanche vestirsi da Babbano, e scambiandosi indiscrezioni’.
A quel punto, lanciò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante,
sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò:
‘Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che
Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a
sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Silente?’
‘Sembra proprio di sì’ rispose questi. ‘Dobbiamo essere molto
grati. Le andrebbe un ghiacciolo al limone?’
‘Un che?’
‘Un ghiacciolo al limone. un dolce che fanno i Babbani: io ne vado
matto’.
‘No grazie’ rispose freddamente la professoressa Mcgranitt, come a
voler dire che non era il momento dei ghiaccioli. ‘Come dicevo, anche
se Lei-Sa-Chi se ne è andato veramente...’
‘Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe
decidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusioni a
"Lei-Sa-Chi" sono una vera stupidaggine... Sono undici anni che cerco
di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort’. La
professoressa Mcgranitt trasalì, ma Silente, che stava scartando un
ghiacciolo al limone, sembrò non farvi caso. ‘Crea tanta di quella
confusione continuare a dire "Lei-Sa-Chi". Non ho mai capito per
quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di
Voldemort’.
‘Io lo so bene’ disse la professoressa Mcgranitt, in tono a metà
fra l'esasperato e l'ammirato. ‘Ma per lei è diverso. Lo sanno tutti
che lei è il solo di cui Lei-Sa... oh, d'accordo: Voldemort... aveva
paura’.
‘Lei mi lusinga’ disse Silente con calma. ‘Voldemort aveva poteri
che io non avrò mai’.
‘Soltanto perché lei è troppo... troppo nobile per usarli’.
‘Meno male che è buio. Non arrossivo tanto da quella volta che
Madama Chips mi disse quanto le piacevano i miei nuovi paraorecchi’.
La professoressa Mcgranitt scoccò a Silente un'occhiata penetrante,
poi disse: ‘I gufi sono niente in confronto alle voci che sono state
messe in giro. Sa che cosa dicono tutti? Sul perché è scomparso? Su
quel che l'ha fermato una buona volta?’
Sembrava che la professoressa Mcgranitt avesse toccato il punto che
più le premeva di discutere, la vera ragione per cui era rimasta in
attesa tutto il giorno su quel muretto freddo e duro, perché mai - né
da gatto né da donna - aveva fissato Silente con uno sguardo così
penetrante. Era chiaro che qualsiasi cosa ‘tutti’ mormorassero, lei
non l'avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era
vero. Ma lui era occupato col suo ghiacciolo al limone, e non
rispose.
‘Quel che vanno dicendo’ incalzò lei, ‘è che la notte scorsa
Voldemort è spuntato fuori a Goldrick's Hollow. andato a trovare i
Potter. Corre voce che Lily e James Potter siano... siano... insomma,
siano morti’.
Silente chinò la testa. La professoressa Mcgranitt ebbe un piccolo
singhiozzo.
‘Lily e James... Non posso crederci... Non volevo crederci... Oh,
Albus...’
Silente allungò la mano e le batté un colpetto sulla spalla. ‘Lo
so... lo so...’ disse gravemente.
La Mcgranitt proseguì con voce tremante: ‘E non è tutto. Dicono che
ha anche cercato di uccidere il figlio dei Potter, Harry. Ma che...
non c'è riuscito. Quel piccino, non è riuscito a ucciderlo. Nessuno
sa perché né come, ma dicono che quando Voldemort non ce l'ha fatta a
uccidere Harry Potter, in qualche modo il suo potere è venuto meno...
ed è per questo che se n'è andato’.
Silente annuì malinconicamente.
‘è vero?’ balbettò la professoressa Mcgranitt. ‘Dopo tutto quel che
ha fatto... dopo tutti quelli che ha ammazzato... non è riuscito a
uccidere un bambino indifeso? strabiliante... di tutte le cose che
avrebbero potuto fermarlo... Ma in nome del cielo, come ha fatto
Harry a sopravvivere?’
‘Possiamo solo fare congetture’ disse Silente. ‘Forse non lo
sapremo mai’.
La professoressa McGranitt tirò fuori un fazzoletto di trina e si
asciugò gli occhi dietro gli occhiali. Con un profondo sospiro,
Silente estrasse dalla tasca un orologio d'oro e lo esaminò. Era un
orologio molto strano. Aveva dodici lancette, ma al posto dei numeri
c'erano alcuni piccoli pianeti che si muovevano lungo il bordo del
quadrante. Evidentemente Silente lo sapeva leggere, perché lo ripose
di nuovo nella tasca e disse: ‘Hagrid è in ritardo. A proposito,
suppongo sia stato lui a dirle che sarei venuto qui’.
‘Sì’ rispose la McGranitt, ‘anche se non credo che lei mi dirà
perché mai, di tanti posti, abbia scelto proprio questo’.
‘Sono venuto a portare Harry dai suoi zii. Sono gli unici parenti
che gli rimangono’.
‘Non vorrà mica dire... Non saranno mica quei due che abitano lì!’
esclamò la Mcgranitt balzando in piedi e indicando il numero 4.
‘Silente... non è possibile! E' tutto il giorno che li osservo. Non
avrebbe potuto trovare persone più diverse da noi. E poi quel
ragazzino che hanno... l'ho visto prendere a calci sua madre per
tutta la strada, urlando che voleva le caramelle! Harry Potter...
venire ad abitare qui?’.
‘il posto migliore per lui’ disse Silente con fermezza. ‘La zia e
lo zio potranno spiegargli tutto quando sarà più grande. Ho scritto
loro una lettera’.
‘Una lettera?’ gli fece eco la Mcgranitt con un filo di voce,
tornando a sedersi sul muretto. ‘Ma davvero, Silente, crede di poter
spiegare tutto questo per lettera? Questa gente non capirà mai Harry
Potter. Lui diventerà famoso... leggendario! Non mi stupirebbe se in
futuro la giornata di oggi venisse designata come la festa di Harry
Potter. Su di lui si scriveranno volumi, tutti i bambini del mondo
conosceranno il suo nome!’
‘Proprio così’ disse Silente fissandola tutto serio da sopra gli
occhiali a mezzaluna. ‘Ce ne sarebbe abbastanza per far girare la
testa a qualsiasi ragazzo. Famoso prima ancora di parlare e di
camminare! Famoso per qualcosa di cui non avrà conservato neanche il
ricordo! Non riesce a capire quanto starà meglio, se crescerà lontano
da tutto questo fino al giorno in cui sarà pronto per reggerlo?’
La professoressa Mcgranitt aprì bocca per rispondere, poi cambiò
idea, inghiottì e disse: ‘Sì... sì, lei ha ragione, naturalmente. Ma
in che modo arriverà qui il ragazzo?’
D'un tratto guardò il mantello di Silente come se pensasse che
Harry potesse esservi nascosto sotto.
‘Lo porterà Hagrid’.
‘E a lei pare... saggio... affidare a Hagrid un compito tanto
importante?’
‘Affiderei a Hagrid la mia stessa vita’ disse Silente.
‘Non dico che non abbia cuore’ dovette ammettere la Mcgranitt, ‘ma
non verrà mica a dirmi che non è uno sventato. Tende a... Ma cosa è
stato?’
Il silenzio che li circondava era stato lacerato da un rombo cupo.
Mentre Silente e la Mcgranitt percorrevano con lo sguardo la stradina
per vedere se si avvicinassero dei fari, il rumore si fece sempre più
forte, fino a diventare un boato. Entrambi levarono lo sguardo al
cielo e dall'aria piovve una gigantesca motocicletta che atterrò
sull'asfalto proprio davanti a loro.
Pur colossale com'era, la moto sembrava niente a confronto con
l'uomo che la inforcava. Era alto circa due volte un uomo normale e
almeno cinque volte più grosso. Sembrava semplicemente troppo per
essere vero, e aveva un aspetto terribilmente selvaggio: lunghe
ciocche di ispidi capelli neri e una folta barba gli nascondevano
gran parte del volto; ogni mano era grande come il coperchio di un
bidone dei rifiuti e i piedi, che calzavano stivali di cuoio,
sembravano due piccoli delfini. Tra le braccia immense e muscolose
reggeva un involto di coperte.
‘Hagrid!’ esclamò Silente con tono di sollievo. ‘Finalmente! Ma
dove hai preso quel veicolo?’
‘Un prestito, professor Silente’; e così dicendo, il gigante scese
con circospezione dalla motocicletta. ‘Del giovane Sirius Black. Lui
ce l'ho qui, signore’.
‘Ci sono stati problemi?’
‘No, signore; la casa era distrutta, diciamo, ma io sono riuscito a
tirarlo fuori prima che il posto si riempisse di Babbani. Si è
addormentato mentre volavamo su Bristol’.
Silente e la Mcgranitt si chinarono sull'involto di coperte.
Dentro, appena visibile, c'era un bambino profondamente addormentato.
Sotto il ciuffo di capelli corvini che gli spuntava sulla fronte,
scorsero un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta.
‘E' qui che...’ chiese in un bisbiglio la professoressa Mcgranitt.
‘Sì’ rispose Silente. ‘Questa cicatrice se la terrà per sempre’.
‘E lei non può farci niente, Silente?’
‘Anche se potessi, non lo farei. Le cicatrici possono tornare
utili. Anch'io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una
piantina perfetta della metropolitana di Londra. Bene... Dammelo qua,
Hagrid; vediamo di concludere’.
Silente prese Harry tra le braccia e si voltò verso la casa dei
Dursley.
‘Posso... posso fargli un salutino, signore?’ chiese Hagrid.
Chinò la grossa e ispida testa su Harry e gli dette un bacio
rasposo per via di tutto quel pelo. Poi, d'un tratto, emise un
ululato come di cane ferito.
‘Shhh!’ sibilò la Mcgranitt. ‘Sveglierai i Babbani!’
‘S-s-s-scusatemi...’ singhiozzò Hagrid tirando fuori un immenso
fazzoletto tutto chiazzato e tuffandoci il viso dentro, ‘ma proprio
n-n-non ce la faccio... Lily e James morti... e il povero piccolo
Harry che se ne va a vivere con i Babbani...’.
‘Sì, certo, è molto triste, ma vedi di controllarti, Hagrid, o ci
scopriranno’ sussurrò la Mcgranitt battendogli con cautela un
colpetto sul braccio mentre Silente, scavalcando il basso muricciolo
del giardino, si avviava verso la porta d'ingresso. Depose dolcemente
Harry sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera, la ripose tra
le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due. Per un
lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era
scosso dai singhiozzi, la professoressa Mcgranitt non faceva che
battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli
occhi di Silente sembrava svanito.
‘Be'‘ disse infine Silente, ‘ecco fatto. Non c'è più ragione che
restiamo qui. Tanto vale che andiamo a prender parte ai
festeggiamenti’.
‘Già’ disse Hagrid con voce soffocata ‘allora io riporto la moto a
Sirius. 'Notte, professoressa Mcgranitt. Professor Silente, i miei
rispetti’.
Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della
giacca, Hagrid si rimise a cavalcioni della motocicletta e accese il
motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.
‘Penso che ci rivedremo presto, professoressa Mcgranitt’ disse
Silente facendole un cenno col capo. Per tutta risposta, lei si soffiò
il naso.
Silente si voltò e si avviò lungo la strada. Giunto all'angolo, si
fermò ed estrasse il suo ‘Spegnino’ d'argento. Uno scatto, e dodici
sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando
Privet Drive di un bagliore aranciato. A quel chiarore scorse un
gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della
strada. Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul
gradino del numero 4.
‘Buona fortuna, Harry’ mormorò. Poi girò sui tacchi e, con un
fruscio del mantello, sparì.
Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive,
che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come
l'inchiostro. L'ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder
accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò
dall'altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla
lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che
era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a
qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs Dursley che
apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né
che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di
spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley... Non poteva sapere che, in
quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente
che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ‘a Harry
Potter il bambino che è sopravvissuto’.
Capitolo 2:
Vetri che scompaiono
Erano passati quasi dieci anni da quando i Dursley si erano
svegliati una mattina e avevano trovato il nipote sul gradino di
casa, ma Privet Drive non era cambiata affatto. Il sole sorgeva sugli
stessi giardinetti ben tenuti e illuminava il numero 4 d'ottone sulla
porta d'ingresso dei Dursley; si insinuava nel loro soggiorno, che
era pressoché identico a quella sera in cui Mr Dursley aveva visto il
fatidico telegiornale che parlava di gufi. Soltanto le fotografie
sulla mensola del caminetto denotavano quanto tempo fosse passato in
realtà. Dieci anni prima c'era un'infinità di fotografie di quello
che sembrava un grosso pallone da spiaggia rosa, con indosso
cappellini di vari colori. Ma Dudley Dursley non era più un lattante,
e ora le fotografie ritraevano un bambinone biondo in sella alla sua
prima bicicletta, sulle giostre alla fiera, che giocava al computer
col padre, o che si faceva abbracciare e baciare dalla madre. Nulla,
in quella stanza, denotava che in casa viveva anche un altro bambino.
Eppure, Harry Potter abitava ancora lì; in quel momento dormiva, ma
non sarebbe stato per molto. Zia Petunia era sveglia e la sua voce
stridula fu il primo rumore della giornata che iniziava.
‘Su, alzati! Immediatamente!’
Harry si svegliò di soprassalto. La zia tamburellò di nuovo sulla
porta.
‘Sveglia!’ urlò. Harry sentì i suoi passi avviarsi verso la cucina
e poi il rumore della padella che veniva messa sul fornello. Si girò
sulla schiena e cercò di ricordare il sogno che stava facendo. Era un
bel sogno. C'era una motocicletta volante. Ebbe la strana sensazione
di averlo già fatto qualche altra volta.
Ecco di nuovo la zia dietro alla porta.
‘Non ti sei ancora alzato?’ chiese.
‘Sono quasi pronto’ rispose Harry.
‘Be', vedi di spicciarti, voglio che sorvegli il bacon che ho messo
sul fuoco. E non ti azzardare a farlo bruciare. Voglio che tutto sia
perfetto, il giorno del compleanno di Duddy’.
Harry si lasciò sfuggire un gemito.
‘Cosa hai detto?’ chiese aspra la zia da dietro la porta.
‘Niente, niente...’
Il compleanno di Dudley... come aveva potuto dimenticarlo? Si alzò
lentamente e cominciò a cercare i calzini. Ne trovò un paio sotto al
letto e, dopo aver tolto un ragno da uno dei due, se li infilò. Harry
c'era abituato perché il ripostiglio sotto la scala pullulava di
ragni, e lui dormiva lì.
Una volta che si fu vestito, attraversò l'ingresso diretto in
cucina. Il tavolo scompariva quasi completamente sotto la pila dei
regali di compleanno di Dudley. Sembrava proprio che Dudley fosse
riuscito a ottenere il nuovo computer che desiderava tanto, per non
parlare del secondo televisore e della bici da corsa. Il motivo
preciso per cui Dudley voleva una bici da corsa era un mistero per
Harry, visto che Dudley era molto grasso e detestava fare moto, a
meno che - inutile dirlo - non si trattasse di prendere a pugni
qualcuno. Il punching-ball preferito di Dudley era Harry, quando
riusciva ad acchiapparlo, il che non era facile. Non sembrava, ma
Harry era molto veloce.
Forse per il fatto che viveva in un ripostiglio buio Harry era
sempre stato piccolo e mingherlino per la sua età. E lo sembrava
ancor più di quanto in realtà non fosse, perché non aveva altro da
indossare che i vestiti smessi di Dudley, e Dudley era circa quattro
volte più grosso di lui. Harry aveva un viso sottile, ginocchia
nodose, capelli neri e occhi verde chiaro. Portava un paio di
occhiali rotondi, tenuti insieme con un sacco di nastro adesivo per
tutte le volte che Dudley lo aveva preso a pugni sul naso. L'unica
cosa che a Harry piaceva del proprio aspetto era una cicatrice molto
sottile sulla fronte, che aveva la forma di una saetta. Per quanto ne
sapeva, l'aveva da sempre, e la prima domanda che ricordava di aver
mai rivolto a zia Petunia era stata come se la fosse fatta.
‘Nell'incidente d'auto in cui sono morti i tuoi genitori’ le aveva
risposto lei, ‘e non fare domande’.
Non fare domande: questa era la prima regola per vivere in pace,
con i Dursley.
Zio Vernon entrò in cucina mentre Harry stava girando il bacon.
‘Fila a pettinarti!’ sbraitò a mo' di buongiorno.
Circa una volta alla settimana, zio Vernon alzava gli occhi dal suo
giornale e urlava che Harry doveva tagliarsi i capelli. Di tagliarsi
i capelli Harry aveva bisogno più di tutti i suoi compagni di classe
messi insieme; ma non c'era niente da fare: crescevano in quel
modo... dappertutto.
Quando Dudley e sua madre entrarono in cucina, Harry stava
friggendo le uova. Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un
gran faccione roseo, quasi niente collo, occhi piccoli di un celeste
acquoso, e folti capelli biondi e lisci che gli pendevano su un gran
testone. Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto;
Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca.
Harry mise in tavola i piatti con le uova al bacon, un'operazione
non particolarmente facile, dato che lo spazio era poco. Nel
frattempo, Dudley contava i regali. Gli si lesse sul viso il
disappunto.
‘Trentasei’ disse volgendosi a guardare il padre e la madre. ‘Due
meno dell'anno scorso’.
‘Caro, non hai contato il regalo di zia Marge. Vedi, è qui, sotto
questo regalone grosso grosso di papà e mamma’.
‘D'accordo, trentasette’ disse Dudley tutto paonazzo. Harry, avendo
capito che era in arrivo uno dei terrificanti capricci alla Dudley,
cominciò a trangugiare il suo bacon il più in fretta possibile, nel
caso il cugino avesse buttato il tavolo a gambe all'aria.
Evidentemente, anche zia Petunia annusò il pericolo, perché si
affrettò a dire: ‘E oggi, mentre siamo fuori, ti compreremo altri due
regali. Che ne dici, tesoruccio? Altri due regali. Va bene così?’
Dudley ci pensò su un attimo. Lo sforzo sembrò immenso. Alla fine
disse lentamente: ‘Così ne avrò trenta... trenta...’
‘Trentanove, dolcezza mia’ disse zia Petunia.
‘Ah!’ Dudley si lasciò cadere pesantemente su una sedia e afferrò
il pacchetto più vicino. ‘Allora va bene’.
Zio Vernon ridacchiò sotto i baffi.
‘Questa piccola canaglia vuole avere tutto quel che gli spetta fino
all'ultimo, proprio come papà. Bravo, Dudley!’ E gli scompigliò i
capelli.
In quel momento, squillò il telefono e zia Petunia andò a
rispondere mentre Harry e zio Vernon rimasero a guardare Dudley
scartare la bicicletta da corsa, una cinepresa, un aeroplano
telecomandato, sedici nuovi videogiochi e un videoregistratore. Stava
strappando l'incarto di un orologio da polso d'oro quando zia Petunia
tornò nella stanza con l'aria arrabbiata e preoccupata a un tempo.
‘Cattive notizie, Vernon’ disse. ‘Mrs Figg si è rotta una gamba.
Non può venire a prenderlo’. E così dicendo, indicò Harry con un
brusco cenno del capo.
Dudley spalancò la bocca inorridito, ma il cuore di Harry balzò di
gioia. Ogni anno, per il compleanno di Dudley, i genitori portavano
lui e un suo amico fuori per tutto il giorno, in giro per parchi, a
fare scorpacciate di hamburger o al cinema. Ogni anno Harry rimaneva
con Mrs Figg, una vecchia signora mezza matta che viveva due traverse
più avanti. Harry detestava quella casa. Puzzava di cavolo e Mrs Figg
lo costringeva a guardare le fotografie di tutti i gatti che aveva
posseduto in vita sua.
‘E ora che si fa?’ chiese zia Petunia guardando furibonda Harry
come se fosse colpa sua. Harry sapeva che avrebbe dovuto dispiacersi
per il fatto che Mrs Figg si era rotta la gamba, ma non gli fu facile
quando gli venne in mente che ancora per un intero anno non sarebbe
stato costretto a guardare tutti i Fuffi, i Baffi, i Mascherini e le
Palline di questo mondo.
‘Si potrebbe provare a telefonare a Marge’ suggerì zio Vernon.
‘Non dire sciocchezze, Vernon, lo sai benissimo che lo detesta’.
I Dursley parlavano spesso di Harry in quel modo come se lui non
fosse presente, o piuttosto come se fosse qualcosa di molto
sgradevole e non in grado di capirli, come una lumaca.
‘Cosa ne dici di... come si chiama... la tua amica... Yvonne?’
‘E' in vacanza a Maiorca’ rimbeccò zia Petunia.
‘Potreste lasciarmi semplicemente qui’ azzardò Harry speranzoso
(una volta tanto, avrebbe potuto guardare quel che voleva alla
televisione o persino provare il computer di Dudley).
Zia Petunia fece una faccia come se avesse appena ingoiato un
limone.
‘Per trovare la casa in rovina quando torniamo?’ ringhiò.
‘Mica la faccio saltare in aria’ disse Harry, ma nessuno lo
ascoltò.
‘Forse potremmo portarlo allo zoo’ disse Petunia lentamente ‘...e
lasciarlo in macchina...’
‘Non può restare in macchina da solo. nuova di zecca...’
Dudley cominciò a piangere forte. In realtà, non stava piangendo;
erano anni che non piangeva sul serio, ma sapeva che se contorceva la
faccia e si lagnava la madre gli avrebbe dato qualsiasi cosa lui
avesse chiesto.
‘Duddy tesorino caro, non piangere! Mammina non permetterà che
quello ti rovini la festa!’ esclamò stringendolo tra le braccia.
‘N-n-non... voglio... che... venga... pure lui!’ gridò Dudley tra
un finto singhiozzo e l'altro. ‘Lui rovina s-s-sempre tutto!’ E lanciò
a Harry un'occhiata malevola attraverso uno spiraglio tra le braccia
della madre.
In quel preciso momento suonò il campanello: ‘Santo cielo, sono
arrivati!’ esclamò zia Petunia frenetica. E un attimo dopo, l'amico
del cuore di Dudley, Piers Polkiss, entrò insieme alla madre. Piers
era un ragazzo tutto pelle e ossa, con una faccia da topo. Era lui
che in genere immobilizzava le persone con le braccia dietro la
schiena mentre Dudley le picchiava. Dudley smise all'istante di far
finta di piangere.
Mezz'ora più tardi, Harry, che non riusciva a credere a tanta
fortuna, aveva preso posto sul sedile posteriore della macchina dei
Dursley insieme a Piers e a Dudley, diretto allo zoo per la prima
volta in vita sua. Lo zio e la zia non erano riusciti a inventarsi
niente di diverso per lui, ma prima di uscire, zio Vernon lo aveva
preso da parte.
‘Ti avverto’ gli aveva detto piazzandoglisi davanti col suo
faccione paonazzo a un millimetro dal suo naso, ‘ti avverto una volta
per tutte, ragazzino, niente cose strane, niente di niente, intesi? O
resterai chiuso in quel ripostiglio fino a Natale’.
‘Non farò proprio niente’ disse Harry, ‘lo prometto...’
Ma zio Vernon non gli credeva. Nessuno gli credeva mai.
Il fatto era che spesso intorno a Harry accadevano fatti strani, e
non serviva a niente dire ai Dursley che lui non c'entrava.
Ad esempio, una volta zia Petunia, stanca di veder tornare Harry
dal barbiere come se non ci fosse stato affatto, aveva preso un paio
di forbici da cucina e gli aveva tagliato i capelli talmente corti da
lasciarlo quasi pelato, tranne per la frangetta, che non aveva
toccato per ‘nascondere quell'orribile cicatrice’. Dudley era
scoppiato a ridere a crepapelle al vedere Harry così conciato, e lui
aveva passato una notte insonne al pensiero di come sarebbe andata
l'indomani a scuola, dove già tutti lo prendevano in giro per i
vestiti sformati e gli occhiali tenuti insieme con lo scotch. Ma la
mattina dopo, al risveglio, aveva trovato i capelli esattamente come
erano prima che zia Petunia glieli avesse rapati. Per questo era
stato punito con una settimana di reclusione nel ripostiglio, sebbene
avesse cercato di spiegare che non sapeva spiegare come mai gli
fossero ricresciuti così in fretta.
Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un
orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pompon arancioni).
Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si
rimpiccioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta,
ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi
ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo,
non venne punito.
Invece, il giorno che fu trovato sul tetto delle cucine della
scuola, passò un guaio terribile. La banda di amici di Dudley lo
stava rincorrendo, come al solito, quando, con immensa sorpresa di
Harry e di tutti, lui si era ritrovato seduto sul comignolo. I
Dursley avevano ricevuto una lettera molto indignata della
direttrice, la quale li informava che Harry aveva dato la scalata
all'edificio scolastico. Eppure, lui aveva soltanto cercato (come
gridò a zio Vernon attraverso la porta sprangata del ripostiglio) di
saltare dietro i grossi bidoni della spazzatura fuori della cucina. E
credeva che, a metà di quel salto, una folata di vento lo avesse
sollevato in aria.
Ma quel giorno niente sarebbe andato storto. E valeva persino la
pena di trascorrere una giornata con Dudley e Piers, pur di passarla
da qualche parte che non fosse la scuola, il ripostiglio, o il
salotto puzzolente di cavolo di Mrs Figg.
Strada facendo, zio Vernon si lamentava con zia Petunia. A lui
piaceva lamentarsi di tutto: i colleghi di lavoro, Harry, il
consiglio, Harry, la banca, Harry erano solo alcuni dei suoi
argomenti preferiti. Quella mattina aveva scelto di lamentarsi delle
motociclette.
‘...Corrono come pazzi, questi giovani teppisti!’ esclamò mentre
una moto li sorpassava.
‘Anche in un sogno che ho fatto c'era una moto’ disse Harry
ricordando improvvisamente, ‘e volava’.
Per poco zio Vernon non tamponò la macchina che lo precedeva. Si
voltò di scatto e urlò a Harry, con la faccia che assomigliava a una
gigantesca barbabietola con i baffi: ‘LE mOTOCICLETTE nON vOLANO!’
Dudley e Piers repressero una risata.
‘Lo so che non volano’ rispose Harry. ‘Era soltanto un sogno’.
Ma si pentì di aver parlato. Se c'era una cosa che i Dursley
odiavano ancor più delle sue domande era il sentirlo parlare di cose
che non si comportavano come dovevano, anche se si trattava di sogni
o di cartoni animati. A quanto pareva, temevano che si potesse far
venire in mente idee pericolose.
Era un sabato assolato, e lo zoo era pieno di famigliole.
All'ingresso, i Dursley comperarono a Dudley e a Piers due enormi
gelati al cioccolato e poi, siccome la sorridente barista del
baracchino aveva chiesto a Harry cosa volesse prima che loro avessero
potuto allontanarlo, gli comperarono un economico ghiacciolo al
limone. E non era neanche male, pensò Harry, leccandolo, mentre
guardavano un gorilla che si grattava la testa e assomigliava
terribilmente a Dudley, tranne che non era biondo.
Fu la mattinata più felice che Harry avesse avuto da molto tempo.
Ebbe cura di camminare a una certa distanza dai Dursley in modo che
Dudley e Piers, che per l'ora di pranzo avevano già cominciato ad
annoiarsi degli animali, non tornassero al loro passatempo preferito
di prenderlo a pugni. Pranzarono al ristorante dello zoo e quando
Dudley fece un capriccio perché la sua fetta di dolce non era
abbastanza grande, zio Vernon gliene comperò un altro e a Harry fu
permesso di finire la prima.
In seguito Harry si disse che avrebbe dovuto sapere che era troppo
bello per durare.
Dopo pranzo, andarono al serpentario. Il luogo era fresco e
semibuio, con vetrine illuminate lungo tutte le pareti. Dietro ai
vetri, lucertole e serpenti di ogni specie strisciavano e si
arrampicavano su tronchi di legno e sassi. Dudley e Piers volevano
vedere i giganteschi e velenosi cobra e i grossi pitoni capaci di
stritolare un uomo. Dudley fu molto veloce nell'individuare il
serpente più grosso di tutti. Avrebbe potuto benissimo avvolgersi due
volte intorno alla macchina di zio Vernon e ridurla alle dimensioni
di un bidone per la spazzatura, ma al momento non sembrava in vena.
Anzi, era profondamente addormentato. Dudley rimase con il naso
spiaccicato contro il vetro, a contemplarne le spire brune e lucenti.
‘Fallo muovere’ chiese piagnucolando al padre. Zio Vernon picchiò
sul vetro, ma il serpente non si mosse.
‘Ancora!’ ordinò Dudley. Zio Vernon tornò a bussare forte con le
nocche sul vetro, ma il serpente continuò a ronfare.
‘Che noia!’ disse Dudley con voce lagnosa. E corse via.
Harry si spostò davanti alla vetrina del pitone e guardò
intensamente il serpente. Non si sarebbe stupito se anche lui fosse
morto di noia, senza altra compagnia che quegli stupidi che
tamburellavano tutto il giorno con le dita contro il vetro cercando
di disturbarlo. Era peggio che avere per camera da letto un
ripostiglio, dove l'unico visitatore era zia Petunia che pestava
sulla porta per svegliarti; lui, almeno, poteva girare per tutta
casa.
D'un tratto il serpente aprì gli occhi piccoli e luccicanti.
Lentamente, molto lentamente, sollevò la testa finché si trovarono
all'altezza di quelli di Harry.
Gli fece l'occhiolino.
Harry lo fissò stupito. Poi diede una rapida occhiata in giro per
vedere se qualcuno li osservava. Nessuno. Tornò a fissare il serpente
e ricambiò la strizzatina d'occhi.
Il serpente girò la testa di scatto verso zio Vernon e Dudley, poi
alzò gli occhi al cielo. Dette a Harry un'occhiata che equivaleva a
dire:
‘Questo è quel che mi tocca sempre’.
‘Lo so’ mormorò Harry di qua dal vetro, anche se non era sicuro che
il serpente potesse udirlo. ‘Deve essere veramente fastidioso’.
Il serpente annuì energicamente.
‘Ma tu da dove vieni?’ gli chiese Harry.
Il serpente colpì con la coda un cartellino accanto al vetro. Harry
lo guardò attentamente.
Boa constrictor, Brasile.
‘Era un bel posto?’
Il boa colpì di nuovo con la coda il cartellino e Harry lesse
ancora: Questo esemplare è nato e cresciuto in cattività. ‘Ah,
capisco, non sei mai stato in Brasile, tu!’
Il serpente scosse la testa e in quello stesso momento un grido
assordante alle spalle di Harry li fece trasalire entrambi: ‘DUDLEY!
MR DURSLEY! VENITE a vEDERE qUESTO sERPENTE! iNCREDIBILE qUEL cHE sTA
fACENDO!’
Dudley caracollò verso di loro più in fretta che poté.
‘Fuori dai piedi, tu!’ intimò mollando un pugno nelle costole a
Harry, il quale, colto alla sprovvista, cadde a terra come un sacco.
Quel che seguì avvenne così in fretta che nessuno si rese conto del
come: un attimo prima Piers e Dudley erano chini vicinissimo al
vetro, e un attimo dopo erano saltati all'indietro tra grida di
orrore.
Harry si tirò su a sedere boccheggiando; il vetro anteriore della
teca del boa constrictor era scomparso. Il grosso serpente stava
svolgendo rapidamente le sue spire e scivolando sul pavimento, mentre
in tutto il serpentario la gente si metteva a urlare e cominciava a
correre verso le uscite.
Mentre gli scivolava accanto a tutta velocità, Harry avrebbe
giurato di aver udito una voce bassa e sibilante dire: ‘Brasile,
aspettami che arrivo... Grrrrazie, amigo’.
Il custode del serpentario era sotto shock.
‘Ma il vetro’ continuava a dire, ‘dove è finito il vetro?’
Il direttore dello zoo in persona preparò a zia Petunia una tazza
di tè dolce molto forte, e intanto non la finiva più di scusarsi.
Piers e Dudley non riuscivano a far altro che farfugliare. Per quel
che aveva visto Harry, il serpente non aveva fatto altro che dargli
un colpettino giocoso sui tacchi, mentre passava, ma fecero appena a
tempo a tornare tutti nella macchina di zio Vernon che già Dudley
raccontava come il boa gli avesse quasi staccato la gamba a morsi,
mentre Piers giurava che aveva cercato di soffocarlo nella sua
stretta mortale. Ma il peggio, almeno per Harry, fu che Piers riuscì
a calmarsi quel tanto che gli consentì di dire: ‘Harry gli ha
parlato. Non è vero, Harry?’
Zio Vernon aspettò che Piers fosse uscito di casa prima di
cominciare a prendersela con Harry. Era così arrabbiato che parlava a
stento. Riuscì a malapena a dire: ‘Vattene... ripostiglio... rimani
lì... senza mangiare’ prima di crollare su una sedia, tanto che zia
Petunia dovette correre a prendergli un grosso bicchiere di brandy.
Molto più tardi Harry, steso al buio nel suo ripostiglio, avrebbe
desiderato avere un orologio. Non sapeva che ora fosse e non era
sicuro che i Dursley fossero andati a dormire. Fino a quel momento,
non poteva rischiare di sgattaiolare in cucina a mangiare qualcosa.
Viveva con i Dursley da quasi dieci anni, dieci anni di infelicità,
per quanto poteva ricordare, fin da quando era piccolo e i suoi
genitori erano morti in quell'incidente d'auto. Non ricordava di
essere stato anche lui nella macchina al momento della loro morte.
Talvolta, quando sforzava la memoria durante le lunghe ore trascorse
nel ripostiglio, gli veniva una strana visione: un lampo accecante di
luce verde e un dolore bruciante sulla fronte. Quello, immaginava,
era stato l'incidente, anche se non riusciva a capire da dove venisse
la luce verde. I genitori, non li ricordava affatto. Gli zii non ne
parlavano mai e, naturalmente, era proibito fare domande al riguardo.
In casa, non c'era neanche una loro fotografia.
Quando era più piccolo aveva sognato tante volte che qualche
parente sconosciuto venisse a portarlo via, ma questo non era mai
accaduto; gli unici suoi parenti erano i Dursley. Eppure, talvolta
gli sembrava (o forse era una speranza) che gli estranei per strada
lo riconoscessero. Ed erano degli estranei veramente strani. Una
volta un ometto mingherlino col cilindro viola gli aveva fatto un
inchino mentre era a far spese con zia Petunia e Dudley. Furiosa,
dopo avergli chiesto se conosceva quell'uomo, zia Petunia li aveva
trascinati fuori dal negozio senza comperare niente. Un'altra volta,
in autobus, un'anziana donna dall'aspetto stravagante, tutta vestita
di verde, lo aveva salutato allegramente. Qualche giorno prima, un
uomo calvo, con indosso un mantello color porpora molto lungo, gli
aveva stretto la mano per strada e poi si era allontanato senza una
parola. La cosa più stramba di tutte quelle persone era che
sembravano dileguarsi nel nulla nel momento stesso in cui Harry
cercava di guardarle da vicino.
A scuola, Harry non aveva amici. Tutti sapevano che la ghenga di
Dudley odiava quello strano Harry Potter, infagottato nei suoi
vestiti smessi e con gli occhiali rotti, e a nessuno piaceva mettersi
contro la ghenga di Dudley.
Capitolo 3:
Lettere da nessuno
La fuga del boa constrictor brasiliano costò a Harry il castigo più
lungo mai ricevuto fino a quel momento. Quando finalmente gli fu
permesso di uscire dal ripostiglio, erano ormai iniziate le vacanze
estive e Dudley aveva già rotto la nuova cinepresa, mandato a
sbattere l'aeroplanino telecomandato, e la prima volta che aveva
provato la bicicletta da corsa aveva investito l'anziana Mrs Figg che
attraversava Privet Drive con le stampelle.
Harry era molto contento che la scuola fosse finita, ma non c'era
modo di sfuggire alla ghenga di Dudley che veniva a casa ogni santo
giorno. Piers, Dennis, Malcolm e Gordon erano grandi, grossi e
stupidi, ma poiché Dudley era il più grande e il più stupido di
tutti, il capo era lui. Tutti gli altri erano ben felici di unirsi a
lui nel praticare il suo sport preferito: la caccia a Harry.
Ecco perché Harry passava più tempo possibile fuori di casa,
gironzolando nei dintorni e sognando la fine delle vacanze come un
pallido raggio di speranza. A settembre, sarebbe andato alle
superiori, e quindi per la prima volta in vita sua non sarebbe stato
con Dudley. Dudley aveva un posto riservato a Snobkin, la scuola dove
aveva studiato zio Vernon. Anche Piers Polkiss sarebbe andato lì.
Harry, invece, sarebbe andato a Stonewall High, la scuola pubblica
del quartiere. Dudley trovava la cosa molto divertente.
‘Lo sai che a Stonewall il primo giorno di scuola ti ficcano la
testa nella tazza del gabinetto?’ disse a Harry. ‘Vuoi venire di
sopra a fare esercizio?’
‘Grazie no’ rispose Harry. ‘La povera tazza del gabinetto non si è
mai vista cacciare dentro niente di più orribile della tua testa;
potrebbe sentirsi male’. Poi scappò via prima che Dudley potesse
capire quello che aveva detto.
Un giorno di luglio, zia Petunia accompagnò Dudley a Londra per
comperare l'uniforme di Snobkin, lasciando Harry da Mrs Figg. Quel
giorno, la vecchia signora era meno peggio del solito. Si era rotta
la gamba inciampando in uno dei suoi gatti e quindi non sembrava più
entusiasta di loro come prima. Permise a Harry di guardare la
televisione e gli diede un pezzo di torta al cioccolato, che sapeva
di stantio come se stesse lì da qualche anno.
Quella sera, Dudley fece passerella in salotto per la famiglia,
nella sua uniforme nuova di zecca. I ragazzi di Snobkin indossavano
una giacchetta color melanzana, pantaloni alla zuava arancione e un
copricapo piatto detto paglietta. Erano inoltre dotati di un bastone
nodoso usato per picchiarsi a vicenda quando gli insegnanti non
guardavano. Si riteneva che questo fosse un buon addestramento per la
vita futura.
Guardando Dudley nei nuovi pantaloni alla zuava, zio Vernon disse
con tono burbero che non si era mai sentito tanto orgoglioso in vita
sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero
che quello fosse il suo piccolino, da quanto era bello e cresciuto.
Harry non si arrischiò a parlare. Aveva l'impressione di essersi
rotto un paio di costole nel tentativo di non ridere.
La mattina dopo, quando Harry entrò in cucina, c'era un odore
orribile che sembrava provenire da una grossa bacinella di metallo
che era dentro il lavandino. Si avvicinò per dare un'occhiata. La
bacinella era piena di quelli che sembravano stracci sporchi a mollo
in un'acqua grigia.
‘E questo cos'è?’ chiese a zia Petunia. Lei strinse le labbra come
faceva sempre quando Harry azzardava una domanda.
‘La tua nuova uniforme scolastica’ rispose.
Harry guardò di nuovo dentro la bacinella.
‘Oh!’ disse. ‘Non avevo capito che dovesse essere tanto bagnata’.
‘Non fare lo sciocco!’ lo apostrofò aspramente zia Petunia. ‘Ti sto
tingendo di grigio alcuni vestiti smessi di Dudley. Quando avrò
finito sembreranno uguali a quelli di tutti gli altri’.
Di questo Harry dubitava seriamente, ma pensò fosse meglio non
discutere. Si sedette a tavola e cercò di non immaginare che aspetto
avrebbe avuto il primo giorno di scuola a Stonewall High.
Probabilmente, come se avesse addosso pezzi di pelle di un vecchio
elefante.
Dudley e zio Vernon entrarono in cucina ed entrambi arricciarono il
naso per via dell'odore che emanava la nuova uniforme di Harry. Zio
Vernon aprì come al solito il giornale e Dudley picchiò il tavolo con
il bastone di Snobkin, che ormai portava dappertutto.
In quel momento, udirono lo scatto della cassetta delle lettere e
il lieve tonfo della posta che cadeva sullo zerbino.
‘Vai a prendere la posta, Dudley’ disse zio Vernon da dietro il
giornale.
‘Mandaci Harry’.
‘Vai a prendere la posta, Harry’.
‘Mandaci Dudley’.
‘Punzecchialo con il bastone di Snobkin, Dudley’.
Harry schivò il bastone e andò a prendere la posta. Sullo zerbino
c'erano tre cose: una cartolina della sorella di zio Vernon, Marge,
che era in vacanza nell'isola di Wight, una busta marrone che
sembrava una fattura e... una lettera per Harry.
Harry la raccolse e la fissò con il cuore che gli vibrava come un
gigantesco elastico. Nessuno in vita sua gli aveva mai scritto. E chi
avrebbe dovuto farlo? Non aveva amici, non aveva altri parenti; non
era neanche socio della biblioteca e quindi non aveva mai ricevuto
perentori avvisi di restituire i libri presi in prestito. Eppure,
eccola lì, una lettera dall'indirizzo così inequivocabile da non
poter essere frainteso:
Mr H. Potter
Ripostiglio del sottoscala
4, Privet Drive
Little Whinging
Surrey
La busta era spessa e pesante, di pergamena giallastra, e
l'indirizzo era scritto con inchiostro verde smeraldo. Non c'era
francobollo. Girando la busta con mano tremante, Harry vide un
sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un leone,
un ariete, un tasso e un serpente intorno a una grossa ‘H’.
‘Allora, sbrigati un po'!’ gridò lo zio Vernon dalla cucina. ‘Che
cosa stai facendo, controlli se c'è una bomba nella posta?’ E
ridacchiò della propria battuta.
Harry tornò in cucina continuando a fissare la lettera. Consegnò a
zio Vernon la fattura e la cartolina, si sedette lentamente e cominciò
ad aprire la busta gialla.
Zio Vernon strappò la busta della fattura, sbuffò disgustato e voltò
la cartolina.
‘Marge sta male’ informò zia Petunia. ‘Ha mangiato uno strano
frutto di mare...’
‘Papà’ disse Dudley d'un tratto, ‘papà, Harry ha ricevuto qualcosa!’
Harry stava per aprire la lettera che era scritta sulla stessa
pesante pergamena della busta, quando questa gli venne strappata di
mano da zio Vernon.
‘E' mia!’ disse Harry cercando di riprendersela.
‘E chi mai ti scriverebbe?’ sibilò zio Vernon scuotendo la lettera
con una mano per aprirla e gettandovi un'occhiata. In men che non si
dica, la faccia gli passò dal rosso al verde più rapida di un
semaforo. Ma non finì lì. Nel giro di pochi secondi, divenne di un
colore bianco grigiastro, come semolino rancido.
‘P...P...Petunia!’ ansimò.
Dudley cercò di carpirgli la lettera per leggerla, ma zio Vernon la
teneva in alto fuori della sua portata. Zia Petunia, incuriosita, la
prese e lesse la prima riga. Per un attimo sembrò che stesse per
svenire. Si portò le mani alla gola ed emise un suono soffocato.
‘Vernon, oh, mio Dio, Vernon!...’
Si fissarono l'un l'altra, e parevano aver dimenticato che Harry e
Dudley erano ancora lì. Dudley non era abituato a essere ignorato.
Assestò al padre un colpo secco sulla testa con il bastone di
Snobkin.
‘Voglio leggere quella lettera’ disse forte.
‘Io voglio leggerla’ disse Harry furioso, ‘è mia’.
‘Fuori, tutti e due!’ gridò zio Vernon con voce rauca ricacciando
la lettera nella busta.
Harry non si mosse.
‘VOGLIO la mIA lETTERA!’ gridò.
‘Falla vedere a me!’ fece Dudley.
‘FUORI!’ tuonò zio Vernon prendendoli entrambi per la collottola e
scaraventandoli nell'ingresso; poi sbatté loro la porta di cucina in
faccia. Immediatamente, i due ragazzi ingaggiarono una lotta
furibonda ma silenziosa per decidere chi dovesse guardare dal buco
della serratura. Vinse Dudley, per cui Harry, con gli occhiali che
gli pendevano da un orecchio, si stese a pancia in sotto sul
pavimento per ascoltare attraverso la fessura della porta.
‘Vernon’ stava dicendo zia Petunia con voce stridula, ‘guarda
l'indirizzo... Ma come fanno a sapere dove dorme? Pensi che stiano
sorvegliando la casa?’
‘Sorvegliando... spiando... forse ci pedinano’ borbottò zio Vernon
fuori di sé.
‘Ma cosa dobbiamo fare? Rispondergli? Dirgli che non vogliamo...’
Harry vedeva le scarpe nere e tirate a lucido di zio Vernon
misurare a grandi passi la cucina.
‘No’ disse infine. ‘No, ignoreremo la faccenda. Se non ricevono
risposta... Sì, è la cosa migliore... non faremo niente...’
‘Ma...’
‘Non intendo averne uno per casa, Petunia! Non avevamo giurato,
quando lo abbiamo preso, che avremmo messo fine a quella pericolosa
insensatezza?’
Quella sera, tornato dal lavoro, zio Vernon fece una cosa che non
aveva mai fatto prima: andò a trovare Harry nel suo ripostiglio.
‘Dov'è la mia lettera?’ chiese il ragazzo non appena zio Vernon fu
riuscito a passare dallo sportello. ‘Chi mi scrive?’
‘Nessuno. Era indirizzata a te per sbaglio’ disse zio Vernon
tagliando corto. ‘L'ho bruciata’.
‘Non è stato uno sbaglio’ disse Harry arrabbiato. ‘Sopra c'era
l'indirizzo del mio ripostiglio’.
‘SILENZIO!’ urlò zio Vernon, e due ragni caddero dal soffitto. Fece
un paio di respiri profondi e poi si costrinse a un sorriso che parve
costargli molto sforzo.
‘Ehm... già, Harry... a proposito del ripostiglio. Con tua zia
stavamo pensando... sei davvero cresciuto troppo per starci dentro...
pensavamo che sarebbe carino se ti trasferissi nella seconda camera
da letto di Dudley’.
‘E perché?’ chiese Harry.
‘Non fare domande’ rimbeccò suo zio. ‘E ora, porta tutta questa
roba di sopra’.
La casa dei Dursley aveva quattro camere da letto: una per zio
Vernon e zia Petunia, una per gli ospiti (in genere, la sorella di
zio Vernon, Marge), una dove Dudley dormiva e un'altra dove Dudley
teneva tutti i giocattoli e le cose che non entravano nella sua prima
camera. A Harry bastò un solo viaggio per trasferire dal ripostiglio
tutti i suoi averi. Si sedette sul letto e si guardò intorno. Non
c'era una cosa che fosse sana. La cinepresa vecchia di appena un mese
era buttata sopra una specie di camionetta con cui una volta Dudley
aveva investito il cane dei vicini; in un angolo c'era il primo
televisore di Dudley, che il ragazzo aveva sfondato con un calcio
quando avevano soppresso il suo programma preferito; c'era una grossa
gabbia per uccelli, che un tempo era servita per un pappagallo che
Dudley aveva barattato a scuola con un fucile vero ad aria compressa,
ora poggiato su una mensola con un'estremità tutta contorta perché
lui ci si era seduto sopra. Gli altri scaffali erano pieni di libri.
Quelli erano l'unica cosa nella stanza che sembrava non essere mai
stata toccata.
Da sotto giungeva la voce di Dudley che urlava a sua madre con
quanto fiato aveva in gola: ‘Non ce lo voglio... quella stanza mi
serve... fallo uscire...!’
Harry sospirò e si stese sul letto. Ieri avrebbe dato qualsiasi
cosa per essere lì. Oggi avrebbe preferito tornare nel suo
ripostiglio con la lettera, piuttosto che essere lassù senza.
L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taciturni.
Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il
bastone, aveva vomitato di proposito, preso a calci sua madre e fatto
volare la tartaruga sopra il tetto della serra, e ancora non aveva
ottenuto di riavere la sua camera. Harry pensava alla mattina
precedente alla stessa ora e rimpiangeva amaramente di non aver
aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e zia Petunia si
scambiavano sguardi cupi.
Quando arrivò la posta, zio Vernon, che sembrava fare uno sforzo
per essere carino con Harry, mandò Dudley a raccoglierla. Lo udirono
picchiare colpi a destra e a manca con il suo bastone lungo tutto il
tragitto. Poi gridò: ‘Ce n'è un'altra! Mr H. Potter, Cameretta, 4
Privet Drive...’
Con un grido strozzato, zio Vernon balzò dalla sedia e si precipitò
nell'ingresso, con Harry alle calcagna. Zio Vernon dovette lottare e
atterrare Dudley perché mollasse la lettera, il che fu reso difficile
dal fatto che Harry aveva afferrato per il collo zio Vernon, da
dietro. Dopo qualche minuto di grande confusione in cui a nessuno
furono risparmiati i colpi di bastone di Dudley, zio Vernon si
raddrizzò annaspando per riprendere fiato, con la lettera di Harry
stretta in mano.
‘Va' nel ripostiglio... cioè, volevo dire, in camera tua!’ intimò
ansimando a Harry. ‘E tu, Dudley... va' fuori!...Esci!’
Harry misurava a gran passi la sua nuova stanza. Qualcuno sapeva
che aveva traslocato dal ripostiglio e apparentemente sapeva anche
che non aveva ricevuto la prima lettera. Questo significava che ci
avrebbe provato di nuovo? Se sì, avrebbe fatto in modo che non
fallisse. Aveva un piano.
La mattina dopo, la sveglia, che era stata riparata, suonò alle
sei. Harry la bloccò subito e si vestì senza far rumore. Non doveva
svegliare i Dursley. Sgattaiolò giù per le scale senza accendere le
luci.
Avrebbe aspettato il postino all'angolo di Privet Drive per farsi
consegnare la posta del numero quattro. Il cuore gli batteva forte
mentre attraversava con cautela l'ingresso diretto verso la porta.
‘AAAAARRRRGGGGHHHH!’
Harry fece un salto: aveva inciampato in qualcosa di grosso e
flaccido steso sullo zerbino... una cosa viva!
Di sopra si accesero le luci e con orrore Harry si rese conto che
la cosa grossa e flaccida era la faccia di suo zio Vernon. Aveva
dormito in un sacco a pelo, davanti alla porta di casa, per esser
certo che Harry non facesse esattamente quel che aveva cercato di
fare. Sbraitò contro di lui per circa mezz'ora e poi gli ordinò di
andare a preparargli una tazza di tè. Harry si trasferì tristemente
in cucina e al suo ritorno la posta era arrivata dritta dritta sulle
ginocchia di zio Vernon. Vide tre lettere con l'indirizzo scritto con
l'inchiostro verde.
‘Voglio...’ cominciò, ma zio Vernon le stava facendo a pezzi
davanti ai suoi occhi.
Quel giorno, zio Vernon non andò in ufficio. Rimase a casa e sigillò
la cassetta delle lettere.
‘Vedi’ spiegò a zia Petunia con una manciata di chiodi in bocca,
‘se non riescono a consegnarla, ci rinunceranno e basta’.
‘Non sono sicura che funzionerà, Vernon’.
‘Oh, la mente di questa gente funziona in modo strano, Petunia; non
sono mica come te e me’ disse lui cercando di battere un chiodo con
il pezzo di dolce alla frutta che zia Petunia gli aveva appena
portato.
Venerdì arrivarono non meno di dodici lettere per Harry. Poiché non
passavano dalla buca delle lettere, erano state infilate sotto la
porta, nelle fessure laterali e alcune persino nella finestrella
della toilette al piano terra.
Zio Vernon rimase di nuovo a casa. Dopo averle bruciate tutte, tirò
fuori chiodi e martello e chiuse con delle assi tutte le possibili
fessure sulla porta davanti e quella del retro, cosicché non si
poteva più uscire. Mentre lavorava, canticchiava un allegro
motivetto, e trasaliva a ogni minimo rumore.
Sabato la cosa cominciò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere
indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e
nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio,
perplesso, aveva consegnato a zia Petunia attraverso la finestra del
soggiorno. Mentre zio Vernon faceva telefonate inferocite all'ufficio
postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia
Petunia, in cucina, sminuzzava le lettere col frullatore.
‘Ma chi diavolo è che ha tanta urgenza di parlarti?’ chiese
sbalordito Dudley a Harry.
Domenica mattina, zio Vernon si sedette per fare colazione con
un'aria stanca e sofferente, ma felice.
‘Niente posta, la domenica’ ricordò agli altri tutto contento,
spalmando il giornale di marmellata d'arancia. ‘Oggi niente
maledettissime lettere...’
Mentre pronunciava queste parole, qualcosa piovve con un fruscio giù
per la cappa del camino e lo colpì sulla nuca. Un attimo dopo, trenta
o quaranta lettere piombarono giù come una gragnuola di proiettili. I
Dursley le schivarono, ma Harry fece un balzo per cercare di
prenderne una...
‘Fuori! FUORI!’
Zio Vernon abbrancò Harry all'altezza della vita e lo scaraventò
nell'ingresso. Una volta che zia Petunia e Dudley furono corsi fuori
coprendosi il viso con le braccia, zio Vernon sbatté la porta. Da
fuori, si sentivano ancora le lettere inondare la stanza, rimbalzando
sulle pareti e sul pavimento.
‘Questo è troppo’ disse zio Vernon cercando di parlare con calma e
al tempo stesso strappandosi a ciuffi i folti baffi. ‘Vi voglio qui
tra cinque minuti, pronti a partire. Ce ne andiamo. Prendete solo
qualche abito. Niente discussioni’.
Aveva un'aria così minacciosa, con i baffi che gli mancavano per
metà, che nessuno osò contraddirlo. Dieci minuti dopo, si erano
aperti un varco strappando le assi inchiodate sulle porte ed erano
saliti in macchina, dirigendosi a tutta velocità verso l'autostrada.
Dudley, seduto sul sedile posteriore, stava frignando; suo padre gli
aveva dato uno scapaccione perché si era attardato a cercare di
imballare il televisore, il videoregistratore e il computer nella
sacca da ginnastica.
Andarono. E poi continuarono ad andare. Neanche zia Petunia osava
chiedere dove. Ogni tanto zio Vernon invertiva la marcia e per un po'
procedeva nella direzione opposta.
‘Me li levo di torno... vedrai se non me li levo di torno’
bofonchiava ogni volta che faceva questa manovra.
Per tutto il giorno non si fermarono né per bere né per mangiare.
Giunta l'ora di cena, Dudley ululava dalla disperazione. In vita sua
non aveva mai passato una giornata brutta come quella. Aveva fame,
aveva perso cinque programmi televisivi che avrebbe voluto vedere, e
non era mai rimasto tanto tempo senza far saltare in aria un alieno
sul suo computer.
Finalmente, zio Vernon si fermò davanti a uno squallido albergo,
alla periferia di una grande città. Dudley e Harry divisero una
stanza a due letti, rifatti con lenzuola umide e muffe. Dudley
cominciò a russare, ma Harry rimase sveglio, seduto sul davanzale
della finestra, a fissare i fari delle macchine che passavano per la
strada e a riflettere...
Il giorno dopo, per colazione, mangiarono corn-flakes stantii e
toast con pomodori in scatola. Avevano appena finito, quando la
proprietaria dell'albergo si avvicinò al loro tavolo.
‘Chiedo scusa, ma uno di voi è Mr H. Potter? Di là sul bancone ho
un centinaio di queste’.
E così dicendo mostrò una lettera su cui tutti poterono leggere
l'indirizzo scritto con inchiostro verde:
Mr H. Potter
Stanza 117
Railview Hotel
Cokeworth
Harry fece per prendere la lettera, ma zio Vernon lo colpì
scansandogli la mano. La donna osservava stupita.
‘Le prenderò io’ disse zio Vernon alzandosi in fretta e seguendola
fuori della sala da pranzo.
‘Non sarebbe meglio andarsene a casa, caro?’ suggerì timidamente
zia Petunia ore dopo, ma zio Vernon sembrò non sentirla. Nessuno di
loro sapeva esattamente che cosa stesse cercando. Li condusse nel bel
mezzo di una foresta, scese dall'auto, si guardò intorno, scosse il
capo, risalì a bordo e ripartirono. La stessa cosa accadde nel centro
esatto di un campo arato, a metà di un ponte sospeso e in cima a un
parcheggio a più piani.
‘Papà è ammattito, vero?’ chiese Dudley con voce piatta a zia
Petunia verso sera. Zio Vernon aveva parcheggiato l'auto in riva al
mare, li aveva chiusi tutti dentro ed era scomparso.
Cominciò a piovere. Grossi goccioloni tambureggiavano sul tettuccio
dell'auto. Dudley tirò su col naso.
‘lunedì’ disse alla madre. ‘Stasera ci sono i cartoni. Voglio
andare da qualche parte dove hanno il televisore’.
Lunedì. Questo ricordò qualcosa a Harry. Se era lunedì - e in
genere si poteva star certi che Dudley sapesse i giorni della
settimana per via della televisione - allora l'indomani, martedì, era
l'undicesimo compleanno di Harry. Naturalmente, i suoi compleanni non
erano mai quel che si dice divertenti: l'anno prima i Dursley gli
avevano regalato una gruccia appendiabiti e un paio di calzini smessi
di zio Vernon. Tuttavia, undici anni non si compiono mica tutti i
giorni.
Zio Vernon era tornato e sorrideva. Portava un involto lungo e
sottile e non rispose a zia Petunia quando gli chiese che cosa avesse
comperato.
‘Ho trovato il posto ideale!’ disse. ‘Venite! Tutti fuori!’
Fuori dall'auto faceva molto freddo. Zio Vernon stava indicando
qualche cosa al largo che rassomigliava a un grosso scoglio.
Appollaiata in cima allo scoglio c'era la catapecchia più miserabile
che si possa immaginare. Una cosa era certa: là dentro di televisori
non ce n'erano.
‘Le previsioni per stasera annunciano tempesta!’ disse zio Vernon
in tono gaio, battendo le mani. ‘Questo signore ha gentilmente
acconsentito a prestarci la sua barca!’
Un vecchio sdentato venne verso di loro a passo lento, additando,
con un ghigno alquanto malvagio sulla faccia, una vecchia barca a
remi che ballonzolava sulle acque grigio ferro proprio sotto di loro.
‘Ho già comprato un po' di provviste’ disse zio Vernon, ‘perciò
tutti a bordo!’
Sulla barca faceva un freddo cane. Spruzzi d'acqua gelida e gocce
di pioggia gli scendevano giù per il collo e un vento glaciale gli
frustava la faccia. Dopo quelle che sembrarono ore raggiunsero lo
scoglio dove zio Vernon, fra uno scivolone e una sdrucciolata, li
guidò alla casetta diroccata.
L'interno era orribile; c'era un forte odore di alghe, attraverso
le fessure delle pareti di legno fischiava il vento e il caminetto
era umido e vuoto. C'erano solo due stanze.
Le provviste di zio Vernon si rivelarono essere un pacchetto di
patatine a testa e quattro banane. Cercò di fare un fuoco, ma i
pacchetti di patatine vuoti si limitarono a fare un gran fumo e ad
accartocciarsi.
‘Adesso tornerebbe proprio utile qualcuna di quelle lettere, eh?’
fece tutto allegro.
Era di ottimo umore. Era chiaro che pensava che nessuno aveva la
minima probabilità di raggiungerli per consegnare la posta, con la
burrasca che c'era. In cuor suo, Harry fu d'accordo, anche se quel
pensiero non lo rendeva affatto allegro.
Al calar della notte, la tempesta annunciata esplose attorno a
loro. La schiuma delle onde altissime schizzava sulle pareti della
catapecchia e un vento feroce faceva sbattere le luride finestre. Zia
Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite nella seconda stanza e
arrangiò un letto per Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e
zio Vernon si sistemarono sul materasso bitorzoluto della stanza
accanto e Harry dovette trovarsi il punto più morbido del pavimento e
rannicchiarsi sotto una coperta sottile e sbrindellata.
La notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry
non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca
di una posizione comoda, con lo stomaco che gli gorgogliava per la
fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono
che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante luminoso dell'orologio
di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso
grassoccio, informò Harry che avrebbe compiuto undici anni di lì a
dieci minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avvicinarsi
a ogni ticchettio, a chiedersi se i Dursley se ne sarebbero
ricordati, a domandarsi dove fosse adesso l'autore delle lettere.
Ancora cinque minuti. Harry udì qualcosa che scricchiolava
all'interno della capanna. Sperò che il tetto non crollasse. Ancora
quattro minuti. Forse, al loro ritorno, la casa di Privet Drive
sarebbe stata talmente piena di lettere che in qualche modo sarebbe
riuscito a rubarne una.
Ancora tre minuti. Era il mare a produrre quei forti schiocchi
sullo scoglio? E (ancora due minuti) che cosa era mai quello strano
scricchiolio? Era forse lo scoglio che si sgretolava nel mare?
Ancora un minuto e avrebbe compiuto undici anni. Trenta secondi...
venti... dieci... nove... forse avrebbe svegliato Dudley soltanto per
dargli fastidio... tre... due... uno.
BUM!
Tutta la catapecchia fu scossa da un brivido e Harry saltò su a
sedere di scatto fissando la porta. Fuori c'era qualcuno, che bussava
chiedendo di entrare.
Capitolo 4:
Il custode delle chiavi
BUM! Bussarono di nuovo. Dudley si svegliò di soprassalto.
‘Dov'è il cannone?’ chiese stupidamente.
Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò slittando
nella stanza. In mano brandiva un fucile... ora sapevano che cosa
conteneva l'involto lungo e sottile che si erano portati dietro.
‘Chi va là?’ gridò. ‘Vi avverto... sono armato!’
Ci fu una pausa. Poi...
SMASH!
La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai
cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.
Sulla soglia si stagliò un uomo gigantesco. Aveva il volto quasi
nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e
aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhi che scintillavano come
neri scarafaggi sotto tutto quel pelame.
Il gigante sembrò farsi piccolo piccolo per entrare nella
catapecchia, piegandosi in modo da sfiorare appena il soffitto con la
testa. Poi si chinò a terra, raccolse la porta e la rinfilò nei
cardini con la massima disinvoltura. Di fuori, il fragore della
tempesta si attutì un poco. Il gigante si voltò per guardarli a uno a
uno.
‘Che, si potrebbe avere una tazza di tè? Non è stato un viaggio per
niente facile...’
A gran passi, si avvicinò al divano dove Dudley giaceva
pietrificato dal terrore.
‘Muoviti, ciccione!’ gli intimò lo straniero.
Con uno squittio, Dudley corse a nascondersi dietro la madre, che
per il terrore si era accucciata dietro zio Vernon.
‘Oh, ecco Harry!’ disse il gigante.
Harry alzò lo sguardo su quella faccia feroce, tutta coperta di
pelo incolto e vide gli occhi lucidi come neri scarafaggi
socchiudersi in un sorriso.
‘L'ultima volta che ti ho visto, eri ancora un soldo di cacio’
disse il gigante. ‘Hai preso dal tuo papà, ma gli occhi sono della
mamma’.
Zio Vernon emise uno strano rumore stridulo.
‘Le ingiungo di uscire immediatamente, signore!’ disse. ‘Questa è
un'effrazione bella e buona!’
‘Ma chiudi il becco, scimunito d'un Dursley!’ esclamò il gigante;
allungò la mano oltre lo schienale del divano, strappò il fucile
dalle mani di zio Vernon, ci fece un nodo con la massima facilità
come fosse stato di gomma, e lo scaraventò in un angolo.
Zio Vernon emise un altro rumore strano, come un topo che viene
calpestato.
‘Allora, Harry’ disse il gigante voltando le spalle ai Dursley,
‘buon compleanno! Ho una cosetta per te... mi sa che mi ci sono
seduto sopra, ma il sapore dovrebbe essere ancora buono’.
Da una tasca interna del suo pastrano nero estrasse una scatoletta
leggermente schiacciata. Harry l'aprì con dita tremanti. Dentro c'era
una torta al cioccolato grossa e appiccicosa con su scritto, a
lettere verdi di glassa: ‘Buon Compleanno Harry’.
Harry guardò il gigante. Voleva dirgli grazie, ma le parole si
persero prima di arrivargli alle labbra, e quel che invece gli uscì
detto fu: ‘Chi sei?’
Il gigante ridacchiò.
‘Giusto, va', non mi sono presentato. Rubeus Hagrid, Custode delle
Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts’.
Tese una mano enorme e strinse tutto il braccio di Harry.
‘Allora, questo tè?’ disse poi stropicciandosi le mani. ‘Badate
bene, non direi di no a qualcosa di più forte, se c'è’.
Lo sguardo gli cadde sul focolare vuoto, a eccezione dei pacchetti
di patatine accartocciati, e sbuffò. Si chinò sul caminetto; gli
altri non potevano vedere quel che faceva, ma quando si ritrasse un
attimo dopo, il fuoco scoppiettava, illuminando l'umida catapecchia
di un tremulo bagliore. Harry sentì il calore inondarlo come se si
fosse immerso in un bagno caldo.
Il gigante tornò a sedersi sul divano che cedette sotto il suo
peso, e cominciò a tirare fuori dalle tasche del pastrano ogni sorta
di oggetti: un bollitore di rame, un pacchetto di salsicce tutto
molle, un attizzatoio, una teiera, alcune tazze sbeccate e un flacone
contenente un liquido color ambra di cui bevve una sorsata prima di
cominciare a fare il tè. Ben presto la catapecchia fu piena dello
sfrigolio e dell'odore di salsiccia. Nessuno disse una parola mentre
il gigante si dava da fare, ma non appena ebbe fatto scivolare
dall'attizzatoio le prime sei salsicce, grasse, succulente e
leggermente abbrustolite, Dudley diede segni di irrequietezza. Zio
Vernon gli disse in tono aspro: ‘Non toccare niente di quel che ti
dà, Dudley!’
Il gigante ridacchiò beffardo.
‘Quel ciccione di tuo figlio non ha bisogno di ingrassare ancora,
Dursley, non ti preoccupare’.
E passò le salsicce a Harry: il ragazzo era talmente affamato che
gli parve di non aver mai assaggiato niente di così squisito;
intanto, non riusciva a togliere gli occhi di dosso al gigante.
Infine, visto che nessuno si decideva a dare spiegazioni, disse:
‘Scusa, ma ancora non ho capito bene chi sei’.
Il gigante bevve un sorso di tè e si asciugò la bocca col dorso
della mano.
‘Chiamami Hagrid’ disse, ‘tutti mi chiamano così. E ho il piacere
di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts.
Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts’.
‘Ehm... no’ disse Harry.
Hagrid fece una faccia sbalordita.
‘Mi spiace’ si affrettò a dire Harry.
‘Mi spiace?’ abbaiò Hagrid voltandosi a guardare i Dursley che si
ritrassero in un angolo buio. ‘a loro che deve dispiacere! Sapevo che
non ti venivano consegnate le lettere, ma... che non sapessi niente
di Hogwarts! Non ti sei mai chiesto dove i tuoi genitori avevano
imparato tutto quel po' po' di roba che sapevano?’
‘Tutto cosa?’ chiese Harry.
‘TUTTO cosa?!’ tuonò Hagrid. ‘Aspetta un attimo!’
Balzò in piedi. Arrabbiato com'era, sembrava riempire tutta la
stanza. I Dursley erano appiattiti contro la parete.
‘Volete forse dirmi’ gli ringhiò in faccia, ‘che questo ragazzo -
questo ragazzo! - non sa niente... di NIENTE?’
Questo, a Harry, sembrava un po' troppo. Dopo tutto, era andato a
scuola e i suoi voti non erano poi tanto male.
‘Alcune cose le so’ disse. ‘So far di conto e altre cose del
genere’.
Ma Hagrid fece un gesto impaziente con la mano e disse: ‘Del nostro
mondo, dico. Del tuo mondo. Del mio mondo. Del mondo dei tuoi
genitori’.
‘Quale mondo?’
Pareva che Hagrid stesse per esplodere.
‘DURSLEY!’ sbottò.
Zio Vernon, che si era fatto pallidissimo, biascicò qualcosa che
suonò come un pio pio io... Hagrid fissò Harry furibondo.
‘Ma di tua madre e tuo padre devi sapere’ disse. ‘Insomma, sono
famosi. Tu sei famoso’.
‘Come? Papà e mamma non erano mica famosi! O no?’
‘Tu non sai... non sai...’ Hagrid si passò le dita tra i capelli,
fissando Harry con uno sguardo incredulo.
‘Tu non sai chi sei?’ disse infine.
D'un tratto, zio Vernon ritrovò la voce.
‘La smetta’ gli intimò, ‘la smetta immediatamente! Le proibisco di
dire qualsiasi cosa al ragazzo!’
Anche un uomo più coraggioso di Vernon Dursley avrebbe tremato di
paura sotto lo sguardo furibondo che Hagrid gli lanciò. Quando il
gigante parlò, ogni sillaba fu uno scoppio di rabbia.
‘Non glielo hai mai detto? Non gli hai mai detto che cosa c'era
scritto nella lettera che Silente gli ha appiccicato addosso? Guarda
che io c'ero. Ho visto Silente che lo faceva, Dursley! E gliel'hai
tenuta nascosta per tutti questi anni?’
‘Che cosa mi ha tenuto nascosto?’ chiese Harry avido di sapere.
‘BASTA! GLIELO pROIBISCO!’ gridò zio Vernon in preda al panico.
Zia Petunia emise un rantolo d'orrore.
‘Oh, andate a quel paese, voi due!’ disse Hagrid. ‘Harry... tu sei
un mago’.
Nella catapecchia piombò il silenzio. Si sentiva solo il frangersi
delle onde e l'ululato del vento.
‘Che cosa sono, io?’ chiese Harry senza fiato.
‘Un mago, chiaro?’ disse Hagrid tornando a sedersi sul divano che
gemette e si affossò ancora di più. ‘Anzi, un mago coi fiocchi,
direi, una volta che avrai studiato un pochetto. Con un papà e una
mamma come i tuoi, che cos'altro poteva venir fuori? Penso proprio
che è venuto il momento di leggere quella lettera’.
Harry allungò la mano per prendere finalmente la busta giallastra,
scritta con l'inchiostro verde smeraldo, indirizzata a Mr H. Potter,
Piano terra, Catapecchia sullo scoglio, Mare. Tirò fuori la lettera e
lesse:
i MAGIA
e STREGONERIA dI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo,
Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)
Caro Mr Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà
l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1o settembre. Restiamo in attesa della
Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Minerva Mcgranitt
Vicedirettrice Harry sentì una ridda di domande che gli esplodeva
nella testa come un fuoco d'artificio, ma non riusciva a decidere da
quale cominciare. Dopo alcuni minuti balbettò: ‘Che cosa significa
che aspettano il mio gufo?’
‘Per mille fulmini! L'avevo dimenticato’ disse Hagrid battendosi
una mano sulla fronte così forte che avrebbe mandato a zampe all'aria
un cavallo da tiro, e dall'ennesima tasca interna del pastrano
estrasse un gufo - un gufo in carne e ossa, con le penne tutte
arruffate - una lunga penna d'oca e un rotolo di pergamena. Con la
lingua tra i denti per lo sforzo, buttò giù un biglietto che Harry
riuscì a leggere all'incontrario:
r Silente,
ho consegnato la lettera a Harry. Domani lo accompagno a
comperare quello che serve.
Qui il tempo è orribile. Spero che Lei stia bene.
Hagrid Poi arrotolò la pergamena, la porse al gufo che
l'afferrò col becco e, direttosi verso la porta, lanciò il
volatile nella bufera. Quindi tornò indietro e si sedette come se
tutta quella faccenda fosse la cosa più naturale del mondo.
Harry, rendendosi conto che la bocca gli pendeva aperta per lo
stupore, si affrettò a richiuderla.
‘Dove eravamo arrivati?’ riprese Hagrid, ma in quello stesso
momento zio Vernon, ancora terreo in volto ma con espressione
molto arrabbiata, si avvicinò al fuoco.
‘Non ci andrà’ disse.
Hagrid grugnì.
‘Vorrei proprio vedere un Babbano della tua specie che ferma
Harry’ disse.
‘Un che cosa?’ chiese Harry tutto interessato.
‘Un Babbano’ disse Hagrid, ‘è così che chiamiamo le persone
senza poteri magici, come loro. Ed è una grande sfortuna che tu
sei cresciuto nella famiglia dei Babbani peggio che ho mai
visto’.
‘Quando lo abbiamo preso, abbiamo giurato di farla finita con
tutte queste stupidaggini’ disse zio Vernon, ‘che gliel'avremmo
fatta passare, con le buone o con le cattive. Magia! Figuriamoci!’
‘Lo sapevate?’ esclamò Harry. ‘Voi sapevate che io sono un
mago?’
‘Sapevamo!’ strillò zia Petunia. ‘Certo che sapevamo! Come
avresti potuto sfuggire a questa dannazione, visto che tipo era
mia sorella? Ricevette una lettera proprio come la tua e sparì,
inghiottita in quella... in quella scuola... e ogni volta che
tornava a casa per le vacanze, aveva le tasche piene di uova di
ranocchia, e trasformava le tazze da tè in topi. Io ero l'unica
che capisse quel che era: un'anormale! Ma per mio padre e mia
madre, no! Loro... Lily di qua, Lily di là! Erano tutti fieri di
avere una strega in famiglia!’
Si interruppe per riprendere fiato e poi ricominciò a
sbraitare. Sembrava che avesse atteso per anni il momento di
sputar fuori tutto.
‘Poi, a scuola conobbe quel Potter. Scapparono insieme, si
sposarono e nascesti tu, e naturalmente sapevo benissimo che tu
saresti stato identico a loro, altrettanto strampalato,
altrettanto... anormale... e poi, se permetti, hanno avuto la
bella idea di saltare in aria, ed ecco che tu ci sei piombato tra
capo e collo!’
Harry era sbiancato in volto. Non appena ebbe ritrovato la voce
disse: ‘Saltati in aria? Mi avete detto che erano morti in un
incidente d'auto’.
‘INCIDENTE d'aUTO?’ tuonò Hagrid saltando su così infuriato che
i Dursley corsero a rintanarsi nel loro cantone. ‘Come avrebbero
potuto Lily e James Potter rimanere uccisi in un incidente
d'auto? un affronto! Ed è scandaloso che Harry Potter ignori la
propria storia, quando non c'è moccioso nel nostro mondo che non
conosca il suo nome!’
‘Ma perché? Che cosa è successo?’ chiese Harry impaziente.
L'ira svanì dal viso di Hagrid. D'un tratto parve ansioso.
‘Questo non me lo aspettavo proprio’ disse con voce bassa e
preoccupata. ‘Quando Silente mi ha detto che potevo avere qualche
difficoltà a portarti via, non avevo idea di quanto tu non
sapevi. Oh, Harry, non so se sono la persona giusta per
dirtelo... ma qualcuno deve pure: non puoi andare a Hogwarts
senza sapere’.
Lanciò un'occhiataccia ai Dursley.
‘Be', è meglio che sai quel che posso dirti io... Bada però che
non posso raccontarti tutto, perché è un gran mistero, grande
assai’.
Si sedette, fissò per alcuni istanti il fuoco e poi disse:
‘Credo che tutto ha avuto inizio con... con una persona di
nome... Ma è incredibile che tu non sai come si chiama: tutti,
nel nostro mondo, lo sanno...’
‘Chi?’
‘Be', preferisco non nominarlo, se posso. Tutti preferiscono,
tutti’.
‘E perché?’
‘Per tutti i gargoyle, Harry, la gente è ancora terrorizzata.
Oh, povero me, quant'è difficile! Vedi, c'era questo mago che poi
ha... ha preso la via del male. Tutto il male che riesci a
immaginare. Il peggio. Il peggio del peggio. Il suo nome era...’
Hagrid prese fiato ma non gli uscì una parola di bocca.
‘Puoi scriverlo?’
‘No, non so scriverlo. E va bene: Voldemort’ - Hagrid rabbrividì
- ‘ma non farmelo ripetere. A ogni modo, circa venti anni fa,
questo mago cominciò a mettersi in cerca di seguaci. E li trovò.
Alcuni lo seguirono per paura, altri perché volevano una briciola
del suo potere: perché lui, di potere, ne stava conquistando
molto. Tempi bui, Harry. Senza sapere di chi potersi fidare,
senza osare fare amicizia con maghi e streghe sconosciuti... Sono
successe cose terribili. Lui stava prendendo il sopravvento.
Naturalmente, qualcuno cercò di fermarlo... e lui lo uccise. In
modo orribile. Uno dei pochi posti ancora sicuri era Hogwarts.
Credo che Silente è il solo di cui Tu-Sai-Chi avesse paura. Non
ha osato impadronirsi della scuola, a ogni modo non allora.
‘Ora, e qui si arriva alla tua mamma e al tuo papà, erano i
migliori che io ho mai conosciuto. Ai loro tempi, erano i primi
della scuola, a Hogwarts. Il mistero è perché Tu-Sai-Chi non ha
cercato mai di tirarli dalla sua parte... Forse sapeva che erano
troppo vicini a Silente e non volevano avere niente a che fare
con il Lato Oscuro.
‘Forse pensava di riuscire a convincerli... forse voleva
soltanto che si levavano dai piedi. Tutto quel che si sa è che
dieci anni fa, nel giorno di Halloween, spuntò nel villaggio dove
abitavate voi. Tu avevi appena un anno. Lui entrò in casa e...
e...’
D'un tratto Hagrid tirò fuori un fazzoletto tutto sporco e
pieno di macchie, e si soffiò il naso con il fragore di un corno
da nebbia.
‘Chiedo scusa’ disse, ‘ma è così triste... triste proprio, la
tua mamma e il tuo papà erano le persone più carine che si
possono immaginare... Ma insomma...
‘Tu-Sai-Chi li uccise. E poi - e questa è la cosa veramente
misteriosa - cercò di uccidere anche te. Chissà, voleva fare
piazza pulita, o forse a quel tempo ammazzava solo per il gusto
di farlo. Ma non ci riuscì. Ti sei mai chiesto come hai quella
cicatrice sulla fronte? Non fu un taglio qualsiasi. Quello è il
segno che ti rimane quando vieni toccato da un caso potente e
maligno: non ha risparmiato la tua mamma e il tuo papà, e neanche
la casa, ma su di te non ha funzionato, e questo è il motivo per
cui sei famoso, Harry. Nessuno di quelli che lui aveva deciso di
uccidere l'ha fatta franca, nessuno, tu solo. E bada bene che ha
ucciso maghi e streghe tra i migliori del suo tempo: i McKinnon,
i Bone, i Prewett; e tu, che eri soltanto un neonato, ce l'hai
fatta’.
Nella mente di Harry accadde qualcosa di molto doloroso. Mentre
il racconto di Hagrid si avviava alla conclusione, rivide il
bagliore accecante di luce verde più chiaramente di quanto non
avesse mai ricordato prima; poi, gli tornò in mente anche qualche
cos'altro, per la prima volta in vita sua: una risata lunga,
fredda, crudele.
Hagrid lo guardava pieno di tristezza.
‘Ti ho raccolto tra le macerie della casa con le mie mani, su
ordine di Silente. E ti ho portato da questi qua’.
‘Tutte balle!’ esclamò zio Vernon. Harry ebbe un soprassalto:
aveva quasi dimenticato la presenza dei Dursley. Zio Vernon aveva
tutta l'aria di aver recuperato il coraggio. Fissava Hagrid con
odio e teneva i pugni serrati.
‘E ora, sta' a sentire, ragazzo’ disse in tono adirato. ‘Mi sta
bene che in te ci sia qualcosa di strano, probabilmente nulla che
non sarebbe guarito con una buona sculacciata... Ma quanto a
tutte queste storie sui tuoi genitori... è vero, erano
strampalati, inutile negarlo, e a mio parere il mondo sta molto
meglio senza di loro. Quel che gli è capitato se lo sono cercato,
a forza di frequentare tutti quei maghi... accaduto proprio quel
che avevo previsto; ho sempre saputo che avrebbero fatto una
brutta fine’.
Ma in quel preciso istante, Hagrid balzò in piedi ed estrasse
da sotto il pastrano un ombrello rosa tutto contorto. Puntandolo
contro zio Vernon come una spada, disse: ‘Ti avverto, Dursley...
ti avverto: un'altra parola e...’
All'idea di finire infilzato sul puntale di un ombrello da un
gigante barbuto, il coraggio di zio Vernon venne meno un'altra
volta. Si appiattì contro la parete e rimase in silenzio.
‘Così va meglio’ fece Hagrid col respiro affannoso, e si
sedette di nuovo sul divano, che questa volta cedette
definitivamente fino a toccare terra.
Intanto, Harry aveva un sacco di domande da fare: anzi,
centinaia.
‘Ma che ne è stato di Vol... ehm, scusa, di Tu-Sai-Chi?’
‘Buona domanda, Harry. Scomparso. Svanito nel nulla. La notte
stessa che cercò di ucciderti. E questo ti ha reso ancor più
famoso. Questo è il mistero dei misteri, vedi... Lui stava
diventando sempre più potente. Perché sparire?
‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro
aveva ancora qualcosa di abbastanza umano da morire. Altri dicono
che è ancora lì che aspetta il momento buono, ma io non ci credo.
Gente che stava dalla sua parte è tornata dalla nostra. Sembrava
quasi che uscissero da una trance. Non credo che potevano farlo
se lui tornava.
‘I più di noi credono che è ancora vivo chissà dove, ma che ha
perso i suoi poteri, che è troppo debole per andare avanti. Perché
qualcosa di te, Harry, lo ha fermato. successo qualcosa, quella
notte, che lui non aveva considerato... Io non so che cosa, e
nessuno lo sa... ma c'è qualche cosa, in te, che lo ha
sconfitto’.
Hagrid guardava Harry e nei suoi occhi brillavano calore e
rispetto; Harry, dal canto suo, anziché sentirsi compiaciuto e
orgoglioso, era sicuro che ci dovesse essere un terribile errore.
Un mago? Lui? Com'era possibile? Aveva passato una vita a farsi
picchiare da Dudley e angariare da zia Petunia e da zio Vernon;
se fosse stato veramente un mago, perché non si erano trasformati
in rospi verrucosi ogni volta che avevano cercato di rinchiuderlo
nel ripostiglio? Se una volta aveva sconfitto il più grande
stregone del mondo, come mai Dudley lo aveva sempre preso a calci
come un pallone?
‘Hagrid’ disse tranquillamente, ‘credo che ti sia sbagliato.
Secondo me è impossibile che io sia un mago’.
Con sua grande sorpresa, Hagrid ridacchiò.
‘Non sei un mago, eh? Senti un po': non ti capita mai di far
succedere qualcosa, quando ti spaventano o ti fanno arrabbiare?’
Harry fissò il fuoco. Ora che ci pensava... tutte le cose
strane che mandavano gli zii su tutte le furie erano sempre
accadute quando lui, Harry, era turbato o arrabbiato... Quando
era inseguito dalla ghenga di Dudley, chissà come, si ritrovava
sempre fuori tiro... Quando aveva avuto paura di andare a scuola
con quel ridicolo taglio di capelli era riuscito a farseli
ricrescere... E poi, l'ultima volta che Dudley lo aveva picchiato
non si era forse preso la rivincita, senza neanche rendersene
conto? Non gli aveva aizzato contro un boa constrictor?
Harry tornò a guardare Hagrid con un sorriso, e si accorse che
il gigante glielo ricambiava apertamente.
‘Visto?’ disse Hagrid. ‘Harry Potter non è un mago? Aspetta e
vedrai: presto sarai famoso, a Hogwarts!’
Ma zio Vernon non era intenzionato a cedere senza dar
battaglia.
‘Mi pareva di averle detto che il ragazzo non ci va, in quel
posto’ sibilò. ‘Andrà a Stonewall e dovrà anche ringraziarci. Ho
letto tutte quelle lettere in cui chiedono un mucchio di
stupidaggini... Libri di incantesimi, bacchette magiche...’
‘Se lui vuole andarsene, neanche un grosso Babbano come te
riuscirà a fermarlo’ ringhiò Hagrid. ‘Impedire al figlio di Lily
e James Potter di andare a Hogwarts! Roba da pazzi! Il suo nome è
scritto da quando è nato. Frequenterà la migliore scuola di
stregoneria e sortilegio del mondo. Sette anni laggiù e non si
riconoscerà più neanche lui. Starà insieme a giovani della sua
specie, tanto per cambiare, sotto il più grande direttore che
Hogwarts ha mai avuto, Albus Silen...’
‘Io non intendo pagare perché un vecchio pazzo stravagante gli
insegni qualche magia!’ urlò zio Vernon.
Ma aveva superato ogni limite. Hagrid aveva afferrato
l'ombrello e lo stava facendo roteare sopra la testa. ‘MAI...’
tuonò ‘INSULTARE - ALBUS - SILENTE - davanti - a - me!’
Sferzando l'aria con l'ombrello, lo puntò contro Dudley: ci fu
un bagliore di luce violetta, un rumore come di petardo e un
acuto squittio. Un attimo dopo, Dudley ballava con le mani
serrate sul grosso deretano, ululando di dolore. Quando volse
loro le spalle, Harry vide un codino arricciato da maialetto che
gli spuntava da un buco nei pantaloni.
Zio Vernon emise un ruggito. Spinti zia Petunia e Dudley nella
stanza accanto, gettò un ultimo sguardo terrorizzato a Hagrid e
si sbatté la porta alle spalle.
Hagrid guardò l'ombrello e si stropicciò la barba.
‘Non dovevo dar di matto’ disse con aria dolente. ‘Ma tanto,
non ha funzionato. Volevo trasformarlo in un maiale ma gli
assomiglia già tanto che il lavoro da fare non era molto’.
Gettò uno sguardo in tralice a Harry da sotto le sopracciglia
cespugliose.
‘Che non ti scappi con nessuno, a Hogwarts, eh?’ disse. ‘Ehm...
vedi, secondo la regola, io non dovrei fare magie. Mi è stato
permesso di farne qualcuna, ma solo per seguire te e per portarti
le lettere e robe del genere... e questa era una delle ragioni
per cui desideravo tanto ricevere questo incarico’.
‘Perché non ti è permesso fare magie?’ chiese Harry.
‘Oh, be', sai... anch'io un tempo frequentavo la scuola di
Hogwarts, ma... ehm... per dirla tutta, sono stato espulso. Al
terzo anno. Mi hanno spezzato la bacchetta magica a metà,
eccetera eccetera. Ma Silente mi ha permesso di rimanere come
guardiacaccia. Grand'uomo, Silente!’
‘E perché sei stato espulso?’
‘Mi sa che si fa tardi e domani abbiamo un mucchio di cose da
fare’ disse Hagrid alzando la voce. ‘Dobbiamo arrivare in città,
comprare i libri e tutto il resto’.
Si tolse di dosso il pesante pastrano nero e lo gettò a Harry.
‘Puoi coprirti con questo’ disse. ‘Non ti preoccupare se lo
senti muovere un po'. Credo che in una delle tasche sono rimasti
un paio di topolini’.
Capitolo 5:
Diagon Alley
Il mattino dopo, Harry si svegliò di buon'ora. Benché si
rendesse conto che era giorno fatto, tenne gli occhi ben chiusi.
‘E' stato tutto un sogno’ si disse con fermezza. ‘Ho sognato
che un gigante di nome Hagrid è venuto a dirmi che avrei
frequentato una scuola per maghi. Quando aprirò gli occhi mi
ritroverò a casa dentro lo sgabuzzino’.
D'un tratto si sentì bussare forte.
‘Ecco zia Petunia che bussa alla porta’ pensò Harry con il
cuore che gli si faceva piccolo piccolo. Ma continuò a tenere gli
occhi chiusi. Era stato un sogno così bello!
Toc. Toc. Toc.
‘E va bene’ borbottò Harry, ‘mi sto alzando’.
Si mise seduto e il pesante pastrano di Hagrid gli cadde di
dosso. La catapecchia era tutta illuminata dal sole, la bufera
era passata; Hagrid, in carne e ossa, dormiva sul divano
sfondato, e un gufo raspava con gli artigli alla finestra,
tenendo un giornale nel becco.
Harry scattò in piedi, ed era talmente contento che si sentiva
leggero come un palloncino. Andò alla finestra e la spalancò. Il
gufo volò dentro e lasciò cadere il giornale su Hagrid, e poiché
non si svegliava, cominciò a svolazzare sul pavimento beccando il
suo soprabito.
‘Non fare così’.
Harry cercò di scacciarlo con la mano, ma quello batté il becco
con aria feroce e continuò a infierire sul mantello.
‘Hagrid!’ disse Harry a voce alta. ‘C'è un gufo!’
‘Pagalo’ grugnì Hagrid dal divano.
‘Come?’
‘Bisogna pagarlo per la consegna del giornale. Guarda nelle
tasche’.
Sembrava che il pastrano di Hagrid fosse fatto soltanto di
tasche. Mazzi di chiavi, proiettili per fionda, gomitoli di
spago, mentine, bustine di tè... finalmente, Harry tirò fuori una
manciata di monete dall'aspetto strano.
‘Dagli cinque zellini’ disse Hagrid con voce assonnata.
‘Zellini?’
‘Le monetine di bronzo’.
Harry contò cinque piccole monete di bronzo e il gufo allungò
la zampa per consentirgli di mettere il denaro in un borsellino
di cuoio che vi portava legato. Poi volò via dalla finestra
aperta.
Hagrid sbadigliò rumorosamente, si mise seduto e si stiracchiò.
‘Meglio che andiamo, Harry, abbiamo un sacco di cose da fare,
oggi: dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la
scuola’.
Harry si stava rigirando tra le mani le monete magiche e le
osservava. Gli era appena venuto in mente un pensiero che lo fece
sentire come se quel palloncino di felicità gli si fosse bucato.
‘Ehm... Hagrid?’
‘Che cosa c'è?’ chiese Hagrid mentre si infilava gli enormi
stivali.
‘Io non ho soldi... e hai sentito zio Vernon ieri sera... Lui
non tirerà fuori una lira perché io frequenti la scuola di
magia’.
‘Che ti preoccupi?’ rispose Hagrid alzandosi e grattandosi
vigorosamente la testa. ‘Pensi che i tuoi genitori non ti hanno
lasciato niente?’
‘Ma se la loro casa è andata distrutta!’
‘Non tenevano mica l'oro in casa, ragazzo! Allora, prima
fermata alla Gringott. La banca dei maghi. Acchiappa una
salsiccia; fredde non sono niente male... e non mi dispiacerebbe
neanche una fetta della tua torta di compleanno’.
‘Esistono banche dei maghi?’
‘Una sola, la Gringott. Sono i folletti che se ne occupano’.
Harry lasciò cadere il pezzo di salsiccia che aveva in mano.
‘Folletti?’
‘Sì... E bisogna essere matti per tentare una rapina, te lo
dico io. Con i folletti non si scherza. La Gringott è il posto più
sicuro del mondo, se vuoi mettere qualcosa al sicuro... tranne
Hogwarts, forse. Ora che ci penso, alla Gringott ci devo andare
in tutti i modi. Per Silente. Questioni che riguardano Hogwarts’.
Hagrid gonfiò il petto tutto fiero. ‘In genere lui mi manda a
fare le sue commissioni importanti. Venire a prendere te...
portargli certe cose dalla Gringott... Sa che di me si può
fidare, capisci?
‘Hai preso tutto? Allora andiamo’ disse poi.
Harry seguì Hagrid fuori, sullo scoglio. Ora il cielo era terso
e il mare luccicava sotto il sole. La barca che zio Vernon aveva
preso in affitto era ancora lì, piena d'acqua per via del
temporale.
‘Come hai fatto ad arrivare fin qui?’ chiese Harry guardandosi
intorno in cerca di un'altra barca.
‘In volo’ rispose Hagrid.
‘In volo?’
‘Sì. Ma per tornare indietro useremo questa. Ora che sono con
te, non devo fare magie’.
Presero posto nella barca. Ma Harry continuava a guardare
Hagrid, cercando di immaginarlo volare.
‘Che seccatura dover remare, però’ disse Hagrid lanciando a
Harry un'altra delle sue occhiate in tralice. ‘Io cerco di fare
un po' più in fretta; ti va di non dire niente, quando saremo a
Hogwarts?’
‘Certo che sì’ disse Harry, che non vedeva l'ora di assistere
ad altre magie. Hagrid estrasse di nuovo l'ombrello rosa, lo batté
due volte sulla fiancata della barca e partirono verso terra a
tutta velocità.
‘Perché ci sarebbe da esser matti a organizzare una rapina alla
Gringott?’ chiese Harry.
‘Magie... incantesimi’ disse Hagrid, sfogliando il giornale
mentre parlava. ‘Dicono che a guardia delle camere blindate ci
sono dei draghi. E poi bisogna trovare la strada... Vedi, la
Gringott si trova centinaia di chilometri sotto Londra. Molto più
giù della metropolitana. Anche se riesci a mettere le mani su un
bel bottino, prima di rivedere la luce fai a tempo a crepare di
fame’.
Harry continuava a pensare a tutte queste cose mentre Hagrid
leggeva il giornale, La Gazzetta del Profeta. Zio Vernon gli
aveva insegnato che alla gente piace essere lasciata in pace
quando legge il giornale, ma era molto difficile farlo, perché
non gli si erano mai affollate in mente tante domande in vita
sua.
‘Il Ministero della Magia combina sempre guai, come al solito’
borbottò Hagrid girando pagina.
‘Esiste un Ministero della Magia?’ chiese Harry, incapace di
trattenersi.
‘Certo’ rispose Hagrid. ‘Naturalmente, come ministro volevano
Silente, ma lui non lascerebbe mai Hogwarts, e così l'incarico è
andato al vecchio Cornelius Caramell. E' pasticcione come pochi:
perciò, tutte le mattine intruppa Silente di gufi, per chiedere
consigli’.
‘Ma che cosa fa il Ministero della Magia?’
‘Be', il compito più importante è non far sapere ai Babbani che
in giro per il paese ci sono ancora streghe e maghi’.
‘E perché?’
‘Perché? Ma dai, Harry, perché tutti allora vogliono risolvere
i loro problemi con la magia. No, è meglio che non ci
immischiamo’.
In quel momento, la barca urtò dolcemente la banchina del
porto. Hagrid ripiegò il giornale, ed entrambi risalirono la
scaletta di pietra che portava sulla strada. I passanti
guardavano Hagrid con tanto d'occhi, mentre i due attraversavano
la cittadina diretti alla stazione. Harry non sapeva dar loro
torto. Non soltanto Hagrid era due volte più alto del normale, ma
continuava ad additare cose del tutto comuni, come i parchimetri,
dicendo ad alta voce: ‘Vedi, Harry? Questa è la roba che si
inventano i Babbani!’
‘Hagrid’ disse Harry ansimando un poco mentre correva per
tenergli dietro, ‘mi dicevi che alla Gringott ci sono i draghi?’
‘Be', così dicono’ rispose Hagrid. ‘Perbacco, mi piacerebbe
tanto avere un drago’.
‘Ah, sì?’
‘Lo desidero da quando ero piccolo... Ecco, da questa parte’.
Avevano raggiunto la stazione. Il treno per Londra partiva di lì
a cinque minuti. Hagrid, che non capiva i ‘soldi dei Babbani’,
come li chiamava lui, diede le banconote a Harry perché
comperasse i biglietti.
Sul treno la gente li scrutava più che mai. Hagrid occupava due
posti a sedere e aveva preso a sferruzzare quello che sembrava un
tendone da circo color giallo canarino.
‘Hai ancora la lettera, Harry?’ chiese mentre contava le
maglie.
Harry tirò fuori dalla tasca la busta di pergamena.
‘Bene’ disse Hagrid. ‘Lì c'è un elenco di tutto quel che ti
serve’.
Harry spiegò un secondo foglio che la sera prima non aveva
notato e lesse.
SCUOLA di MAGIA e
STREGONERIA di HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric
Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione, di Dante Tremante
Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto,
oppure un rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è
consentito l'uso di manici di scopa personali.
‘Si può comprare tutto a Londra?’ si chiese ad alta voce Harry.
‘Sì, se uno sa dove andare’ rispose Hagrid.
Harry non era mai stato a Londra. Per quanto fosse chiaro che
Hagrid sapeva dove stava andando, era altrettanto ovvio che non
era abituato a girare per la città come un comune mortale.
Rimaneva incastrato nei tornelli della metropolitana, e si
lamentava ad alta voce che i sedili delle vetture erano troppo
piccoli e i treni troppo lenti.
‘Non so proprio come fanno i Babbani a cavarsela senza magia’
disse mentre si arrampicavano su per una scala mobile sfasciata,
che portava a una strada brulicante di traffico e piena di
negozi.
Hagrid era così grosso che riusciva facilmente a fendere la
folla; quanto a Harry, bastava che gli si tenesse alle calcagna.
Passarono davanti a negozi di libri e di musica, a fast-food e
cinema, ma in nessuno pareva si vendessero bacchette magiche. Era
una strada qualsiasi, piena di gente qualsiasi. Possibile che
sepolti sotto i loro piedi si nascondessero mucchi d'oro
appartenenti ai maghi? Possibile che esistessero negozi dove si
vendevano libri di incantesimi e manici di scopa? Non poteva
essere una burla monumentale architettata dai Dursley? Se Harry
non avesse saputo che i Dursley erano privi del benché minimo
senso dell'umorismo ci avrebbe quasi creduto; eppure, per quanto
incredibile gli sembrasse tutto quel che Hagrid gli aveva
raccontato fino a quel momento, Harry non riusciva a non fidarsi
di lui.
‘Eccoci arrivati’ disse Hagrid fermandosi. ‘Il paiolo magico.
Un posto famoso’.
Era un piccolo pub, dall'aspetto sordido. Se Hagrid non glielo
avesse indicato, Harry non ci avrebbe neanche fatto caso. I
passanti frettolosi non gli gettavano neanche un'occhiata. Gli
sguardi andavano dalla grossa libreria su un lato della strada al
negozio di dischi sull'altro, come se per loro Il paiolo magico
fosse invisibile. E infatti, Harry aveva la stranissima
sensazione che solo lui e Hagrid lo vedessero. Prima che potesse
dire una parola, Hagrid lo aveva spinto dentro.
Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e
dimesso. Alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano
un bicchierino di sherry. Una di loro fumava una lunga pipa. Un
omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman,
completamente calvo, che sembrava una noce di gomma. Il sordo
brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso. Sembrava
che tutti conoscessero Hagrid; lo salutarono e gli sorrisero, e
il barman prese un bicchiere dicendo: ‘Il solito, Hagrid?’
‘Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts’ disse il
gigante dando una grossa pacca con la manona sulla spalla di
Harry, al quale si piegarono le ginocchia.
‘Buon Dio!’ esclamò il barman scrutando Harry. ‘Questo è... non
sarà mica...?’
Nel locale cadde d'un tratto il silenzio; tutti si
immobilizzarono.
‘Mi venisse un colpo...’ sussurrò con un filo di voce il
vecchio barman. ‘Ma è Harry Potter! Quale onore!’
Uscì di corsa da dietro il bancone, si precipitò verso Harry e
gli afferrò la mano con le lacrime agli occhi.
‘Bentornato, Mr Potter, bentornato!’
Harry non sapeva che cosa dire. Tutti lo guardavano. La vecchia
continuava a dar tirate alla pipa senza accorgersi che si era
spenta. Hagrid era raggiante.
Ci fu un grande tramestio di sedie, e subito dopo Harry si trovò
a stringere la mano di tutti i presenti.
‘Sono Doris Crockford, Mr Potter. Non riesco a crederci!
Finalmente la conosco!’
‘Sono così orgoglioso, Mr Potter, veramente orgoglioso’.
‘Ho sempre desiderato stringerle la mano... Sono così agitato!’
‘Oh, Mr Potter, non so dirle quanto piacere mi fa conoscerla!
Mi chiamo Lux, Dedalus Lux’.
‘Ma io la conosco!’ disse Harry, mentre a Dedalus Lux cadeva il
cappello a cilindro per l'emozione. ‘Una volta mi ha fatto
l'inchino in un negozio’.
‘Se lo ricorda!’ gridò l'omino guardando tutti a uno a uno.
‘Avete sentito? Si ricorda di me!’
Harry strinse mani a non finire. Doris Crockford non la
smetteva più di tornare a porgergli la sua.
Si fece largo un giovanotto pallido dall'aria molto nervosa.
Aveva un tic a un occhio.
‘Professor Raptor!’ disse Hagrid. ‘Harry, il professore sarà
uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts’.
‘P-P-Potter’ balbettò il professor Raptor afferrando la mano di
Harry, ‘n-n-non so d-d-dirle qu-quanto s-sono felice di
c-c-conoscerla’.
‘Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?’
‘D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure’ balbettò Raptor come se
avesse preferito non saperlo. ‘N-n-non che a lei s-serva, eh,
P-P-Potter?’ E rise nervosamente. ‘Su-su-ppongo che s-s-starà
ri-rifornendosi d-di tu-tu-tutto quel che le s-s-erve, v-vero,
P-Potter? I-io devo p-prendere u-un nuovo li-libro s-sui
va-va-vampiri’. Appariva terrorizzato al solo pensiero.
Ma gli altri non gli permisero di accaparrarsi Harry tutto per
sé. Ci vollero almeno dieci minuti per liberarsi di tutti.
Finalmente, Hagrid riuscì a farsi udire al di sopra del
cicaleccio.
‘Ora dobbiamo andare... un mucchio di acquisti da fare.
Sbrigati, Harry’.
Doris Crockford strinse un'ultima volta la mano a Harry e
Hagrid gli fece strada attraverso il bar; uscirono in un piccolo
cortile circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone
della spazzatura e qualche erbaccia.
Hagrid sorrise a Harry.
‘Te l'avevo detto, no? Te l'avevo detto che eri famoso. Anche
il professor Raptor tremava tutto quando ha fatto la tua
conoscenza... Va bene che per lui tremare è normale’.
‘sempre così nervoso?’
‘Oh, sì! Povero diavolo. Una mente geniale. stato benissimo
fino a che ha studiato sui libri, ma poi si è preso un anno di
congedo per andare a fare qualche esperienza sul campo... Dicono
che nella Foresta Nera ha incontrato i vampiri e che c'è anche
stata una brutta storia con una strega... Da allora non è più
lui. Lo spaventano gli studenti, lo spaventa la sua stessa
materia... Ma vediamo un po', dov'è finito il mio ombrello?’
Vampiri? Streghe? A Harry girava la testa. Nel frattempo,
Hagrid stava contando i mattoni sul muro sopra il bidone della
spazzatura.
‘Tre verticali... due orizzontali...’ bofonchiava. ‘Bene. Sta'
indietro, Harry’.
Batté sul muro tre volte con la punta dell'ombrello.
Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al centro,
apparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e un
attimo dopo si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da
far passare Hagrid. L'arco dava su una strada selciata tutta
curve, di cui non si vedeva la fine.
‘Benvenuto a Diagon Alley!’ disse Hagrid.
Sorrise allo stupore di Harry. Attraversarono l'arco. Harry
gettò una rapida occhiata alle sue spalle e vide l'arco
rimpicciolirsi, ridiventando un muro compatto.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del
negozio più vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni.
Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento.
Autorimestanti. Pieghevoli.
‘Te ne servirà uno’ disse Hagrid, ‘ma prima dobbiamo andare a
prenderci i soldi’.
Harry avrebbe voluto avere altre quattro paia di occhi. Strada
facendo, si girava di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e
subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che
faceva le spese. Mentre passavano, una donna grassottella, appena
uscita da una farmacia, scuoteva la testa commentando: ‘Fegato di
drago diciassette falci l'etto: roba da matti!’
Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo:
gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e
civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato.
Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso
schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di
scopa. ‘Guarda’ Harry sentì dire uno di loro, ‘il Nimbus Duemila,
il più veloce di tutti’. Alcuni negozi vendevano abiti, altri
telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Harry non aveva mai
visto prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati,
contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi
pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di
pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari...
‘Ecco la Gringott’ disse Hagrid a un certo punto.
Erano giunti a un edificio bianco come la neve che svettava
sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di
bronzo brunito, con indosso un'uniforme scarlatta e oro, c'era...
‘Proprio così, quello è un folletto’ disse Hagrid tutto
tranquillo, mentre salivano gli scalini di candida pietra diretti
verso di lui. Il folletto era più basso di Harry di quasi tutta
la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall'aria
intelligente, una barba a punta e, come Harry poté notare, dita e
piedi molto lunghi. Si inchinò al loro passaggio. Ora si
trovavano di fronte una seconda porta, questa volta d'argento, su
cui erano incise le seguenti parole:
Straniero, entra, ma tieni in gran conto
Quel che ti aspetta se sarai ingordo
Perché chi prende ma non guadagna
Pagherà cara la magagna
Quindi se cerchi nel sotterraneo
Un tesoro che ti è estraneo
Ladro avvisato mezzo salvato:
Più del tesoro non va cercato.
‘Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di
rapinare questa banca’ disse Hagrid.
Quando attraversarono la porta d'argento, una coppia di
folletti si inchinò davanti a loro e li introdusse in un grande
salone marmoreo. Un centinaio di altri folletti seduti su alti
scranni dietro un lungo bancone scribacchiavano su grandi libri
mastri, pesavano le monete su bilance di bronzo, ed esaminavano
pietre preziose con la lente. Le porte erano troppo numerose per
poterle contare, e altri folletti erano occupati ad aprirle e
richiuderle per fare entrare e uscire le persone. Hagrid e Harry
si avvicinarono al bancone.
‘Salve’ disse Hagrid a un folletto che in quel momento era
libero. ‘Siamo venuti a prendere un po' di soldi dalla cassaforte
di Mr Harry Potter’.
‘Avete la chiave, signore?’
‘Devo averla da qualche parte’ fece Hagrid, cominciando a
svuotare le tasche sul banco, e sparpagliando sul libro contabile
del folletto una manciata di biscotti ammuffiti per cani. Il
folletto storse il naso. Harry, intanto, osservava un altro
folletto alla loro destra pesare un mucchio di rubini grossi come
tizzoni accesi.
‘Eccola qui’ disse finalmente Hagrid che aveva in mano una
piccola chiave d'oro.
Il folletto la osservò da vicino.
‘Sembra che vada bene’.
‘E qui ho anche una lettera del professor Silente’ disse Hagrid
col petto in fuori, ostentando un'aria d'importanza. ‘Riguarda il
Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotredici’.
Il folletto lesse attentamente la lettera.
‘Molto bene’ disse restituendola a Hagrid, ‘qualcuno vi
accompagnerà in entrambe le camere blindate. Unci-unci!’ chiamò.
Arrivò un folletto diverso. Hagrid ripose tutti i biscotti per
cani nelle tasche del suo pastrano, e insieme a Harry seguì
Unci-unci verso una delle porte di uscita della sala.
‘Che cos'è il Lei-Sa-Cosa della camera blindata
settecentotredici?’ chiese Harry.
‘Questo non te lo posso dire’ rispose Hagrid con fare
misterioso. ‘E' una cosa segretissima. Faccende di Hogwarts.
Silente mi ha dato fiducia. Non è nei miei compiti dirtelo’.
Unci-unci tenne la porta aperta per farli passare. Harry, che
si era aspettato di vedere altro marmo, restò sorpreso. Si
trovarono in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da
torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari
di una piccola ferrovia. Unci-unci fischiò e un piccolo carrello
arrivò sferragliando verso di loro. Salirono a bordo - Hagrid con
una certa difficoltà - e partirono.
Da principio percorsero un dedalo di passaggi tortuosi. Harry
cercava di tenere a mente: sinistra, destra, sinistra, bivio di
mezzo, destra, sinistra, ma era impossibile. Il carrello
sferragliante sembrava conoscere da solo la strada, perché
Unci-unci non manovrava.
A Harry bruciavano gli occhi per via dell'aria fredda che gli
sferzava la faccia, ma li tenne bene aperti. A un certo punto,
pensò di aver visto una fiammata in fondo a un passaggio e si girò
per vedere se era un drago, ma troppo tardi: scesero ancora più
giù, superando un lago sotterraneo dove, dal soffitto e dal
pavimento, spuntavano enormi stalattiti e stalagmiti.
‘Non mi ricordo mai... che differenza c'è fra stalagmiti e
stalattiti?’ gridò Harry a Hagrid, cercando di sovrastare con la
voce il frastuono del carrello.
‘Le stalagmiti hanno la "m"‘ disse Hagrid. ‘E non mi fare
domande in questo momento. Credo che sto per sentirmi male’.
Infatti aveva un colorito verde, e quando scese, dopo che il
carrello si fu finalmente fermato accanto a una porticina sul
muro di comunicazione, dovette appoggiarsi alla parete per farsi
passare la tremarella alle gambe.
Unci-unci fece scattare la serratura della porta. Ne fuoriuscì
una nube di fumo verde e, quando si fu dissipata, Harry rimase
senza fiato. Dentro, c'erano montagne di monete d'oro. Cumuli
d'argento. Mucchi di piccoli zellini di bronzo.
‘Tutto tuo’ disse Hagrid con un sorriso.
Tutto suo? Era incredibile. I Dursley non dovevano saperne
niente, altrimenti lo avrebbero immediatamente costretto a dare
tutto a loro. Quante volte si erano lamentati di quel che gli
costava mantenerlo? E pensare che sepolta nelle viscere di Londra
c'era da sempre una piccola fortuna che gli apparteneva.
Hagrid aiutò Harry a raccogliere un po' di quel bendidio in una
borsa.
‘Quelli d'oro sono galeoni’ spiegò. ‘Diciassette falci
d'argento fanno un galeone e ventinove zellini fanno un falci:
facilissimo no? Bene, questo dovrebbe bastare per un paio di
trimestri. Il resto te lo terremo da conto’. Si rivolse a
Unci-unci: ‘E ora, alla camera blindata settecentotredici, per
favore, che... si potrebbe andare un po' più piano?’
‘Ha una marcia sola’ rispose Unci-unci.
Stavolta scesero ancora più giù, guadagnando velocità. A ognuna
delle strettissime curve, l'aria si faceva più fredda.
Oltrepassarono un burrone sotterraneo e Harry si sporse fuori per
cercare di vedere quel che c'era nel fondo, immerso
nell'oscurità, ma Hagrid, con un ruggito, lo tirò dentro
afferrandolo per la collottola.
La camera blindata settecentotredici non aveva serratura.
‘State indietro’ disse Unci-unci, dandosi un'aria d'importanza.
Colpì leggermente la porta con un dito lunghissimo e quella,
semplicemente, scomparve.
‘Se chiunque non sia un folletto della Gringott provasse a
farlo, verrebbe risucchiato attraverso la porta e rimarrebbe
prigioniero dentro’ disse Unci-unci.
‘Ogni quanto tempo controllate se dentro c'è qualcuno?’ chiese
Harry.
‘Circa ogni dieci anni’ rispose Unci-unci con un sorriso che
pareva un ghigno.
Dentro quella camera blindata di massima sicurezza doveva
esserci qualche cosa di veramente straordinario, Harry ne era
certo; così, si sporse in avanti pieno di curiosità, aspettandosi
di vedere come minimo gioielli favolosi, ma in un primo momento
pensò che fosse vuota. Poi notò, sul pavimento, un fagotto tutto
sporco, avvolto in carta da pacchi. Hagrid lo raccolse e lo
ripose accuratamente nel suo pastrano. Harry non vedeva l'ora di
sapere che cosa fosse, ma sentiva che era meglio non chiedere.
‘Andiamo, su, risaliamo su quel dannato carrello, e non
rivolgermi la parola finché non siamo arrivati: va meglio se
tengo la bocca chiusa’ disse Hagrid.
Dopo la pazza corsa di ritorno, rimasero un poco a sbattere le
palpebre, accecati dalla luce del sole. Anche se ora aveva una
borsa piena zeppa di soldi, Harry non sapeva da dove iniziare a
fare i suoi acquisti. Non aveva bisogno di sapere quanti galeoni
entravano in una sterlina per capire che disponeva di più denaro
di quanto non ne avesse mai avuto in vita sua: più di quanto non
ne avesse mai avuto lo stesso Dudley.
‘Potremmo andare per la tua uniforme’ disse Hagrid accennando
con la testa al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le
occasioni. ‘Senti, Harry, ti spiacerebbe se facessi un salto al
Paiolo magico a bere un cordiale? Detesto quei carrelli della
Gringott’. Aveva ancora l'aria un po' sbattuta, e quindi Harry
entrò da solo nel negozio di Madama McClan, con un certo
nervosismo.
Madama McClan era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita
di color malva.
‘Hogwarts, caro?’ chiese quando Harry cominciò a parlare. ‘Ho qui
tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovanotto che sta provando
l'uniforme’.
Nel retro del negozio, un ragazzino dal viso pallido e appuntito
stava ritto su uno sgabello, mentre un'altra strega gli appuntava con
gli spilli l'orlo di una lunga tunica nera. Madama Mcclan fece salire
Harry su un altro sgabello vicino al primo, infilò anche a lui una
lunga veste dalla testa e cominciò ad appuntarlo per farla della
giusta lunghezza.
‘Ciao’ disse il ragazzo. ‘Anche tu a Hogwarts?’
‘Sì’ rispose Harry.
‘Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e
mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po' più avanti’
disse il ragazzo. Aveva una voce annoiata e strascicata. ‘Dopo li
trascinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco
proprio perché noi del primo anno non possiamo averne di personali.
Penso che costringerò mio padre a comperarmene una e la porterò
dentro di straforo, in un modo o nell'altro’.
A Harry ricordò molto Dudley.
‘E tu ce l'hai, un manico di scopa tuo?’ proseguì il ragazzo.
‘No’ disse Harry.
‘Sai giocare a Quidditch?’
‘No’ rispose di nuovo Harry chiedendosi in cuor suo di che cosa mai
stesse parlando.
‘Io sì. Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per
far parte della squadra del mio dormitorio, e devo dire che sono
proprio d'accordo. Tu sai già in quale dormitorio andrai a stare?’
‘No’ rispose Harry sentendosi sempre più stupido ogni minuto che
passava.
‘Be', nessuno lo sa veramente finché non si trova sul posto non è
vero? Ma io so che starò a Serpeverde: tutta la nostra famiglia è
stata lì. Pensa, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei,
e tu?’
‘Mmmm...’ rispose Harry, rammaricandosi di non riuscire a dire
niente di più interessante.
‘Ehi! Guarda quello!’ disse d'un tratto il ragazzo indicando con un
cenno del capo la vetrina principale. Hagrid era lì, ritto in piedi,
sorridendo a Harry e indicando due grossi gelati per fargli capire
che non poteva entrare.
‘Quello è Hagrid’ disse Harry tutto contento di sapere qualcosa che
il ragazzo ignorava. ‘Lavora a Hogwarts’.
‘Oh’ disse il ragazzo, ‘l'ho sentito nominare. una specie di
inserviente, vero?’
‘il guardiacaccia!’ ribatté Harry. Ogni attimo che passava, quel
ragazzino gli stava sempre meno simpatico.
‘Sì, proprio così, ho sentito dire che è una specie di selvaggio...
vive in una capanna nel comprensorio della scuola. Ogni tanto si
ubriaca, cerca di fare delle magie e finisce con l'appiccare il fuoco
al suo letto’.
‘Secondo me è geniale’ commentò Harry in tono gelido.
‘Davvero?’ disse il ragazzo con un lieve sogghigno. ‘Ma perché sei
con lui? Dove sono i tuoi genitori?’
‘Sono morti’ tagliò corto Harry. Non si sentiva molto in vena di
approfondire l'argomento con quel ragazzo.
‘Oh, scusa’ disse l'altro, senza mostrare il minimo rincrescimento.
‘Ma erano come noi?’
‘Erano una strega e un mago, se è questo che intendi’.
‘Io non penso che dovrebbero permettere agli "altri" di
frequentare, non trovi? Loro non sono come noi, non sono capaci di
fare quello che facciamo noi. Pensa che alcuni, quando hanno ricevuto
la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts.
Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche
famiglie di stregoni. A proposito, tu come ti chiami di cognome?’
Ma prima che Harry avesse il tempo di rispondere, Madama Mcclan
disse: ‘Ecco fatto, mio caro’. E Harry, tutt'altro che spiacente
d'avere una scusa per interrompere la conversazione con il ragazzo,
saltò giù dallo sgabello.
‘Bene, penso che ci rivedremo a Hogwarts’ si congedò il ragazzo,
sempre con la stessa parlata lenta e strascicata.
Harry gustò in silenzio il gelato che Hagrid gli aveva comperato
(cioccolato e lamponi con granella di noccioline).
‘Che cosa c'è?’ chiese Hagrid.
‘Niente’ mentì Harry. Si fermarono per acquistare pergamena e penne
d'oca. Harry divenne di un umore un po' più allegro quando trovò una
bottiglia d'inchiostro che, scrivendo, cambiava colore. Una volta
fuori dal negozio chiese: ‘Hagrid, che cos'è il Quidditch?’
‘Per tutti i gargoyle, Harry. Continuo a dimenticare quanto poco
sai... Certo che... non conoscere il Quidditch!’
‘Non farmi sentire ancora più a disagio’ lo pregò Harry. E raccontò
a Hagrid del ragazzino pallido che aveva incontrato nel negozio di
Madama Mcclan.
‘E ha detto che ai ragazzi cresciuti in famiglie di Babbani non
dovrebbe essere permesso di frequentare’.
‘Ma tu non vieni da una famiglia di Babbani. Se sapevano chi sei...
Conosce il tuo nome da quando è nato, se i suoi genitori sono gente
che pratica la stregoneria... li hai visti al Paiolo magico. In ogni
caso, ha un bel dire il ragazzo, alcuni tra i migliori erano gli
unici dotati di poteri magici in una lunga stirpe di Babbani...
Prendiamo il caso di tua madre! Guarda che razza di sorella aveva!’
‘Allora, che cos'è il Quidditch?’
‘il nostro sport. Lo sport dei maghi. come... come il calcio nel
mondo dei Babbani: tutti seguono il Quidditch. Si gioca in aria,
cavalcando manici di scopa, e con quattro palle... difficile spiegare
le regole’.
‘E che cosa sono Serpeverde e Tassorosso?’
‘Sono dormitori. A Hogwarts ce ne sono quattro. Tutti dicono che
quelli di Tassorosso sono un branco di mollaccioni, ma...’
‘Scommetto che io finisco a Tassorosso’ disse Harry tristemente.
‘Meglio Tassorosso che Serpeverde’ disse Hagrid cupo. ‘Tutti i
maghi e le streghe che hanno fatto una brutta fine sono stati a
Serpeverde. Tu-Sai-Chi era uno di loro’.
‘Vol... oh, scusa... Tu-Sai-Chi è stato a Hogwarts?’
‘Tanti anni fa’ disse Hagrid.
Comperarono i libri di testo per Harry in un negozio chiamato Il
ghirigoro dove gli scaffali erano stipati fino al soffitto di libri
grossi come lastroni di pietra e rilegati in pelle; libri delle
dimensioni di un francobollo, foderati in seta; libri pieni di
simboli strani e alcuni con le pagine bianche. Anche Dudley, che non
leggeva mai niente, avrebbe fatto pazzie per metterci le mani sopra.
Hagrid dovette quasi trascinare via Harry da Maledizioni e
Contromaledizioni (Stregate gli amici e confondete i nemici con
l'ultimo grido delle vendette: caduta dei capelli, gambe di ricotta,
lingua legata e molte altre ancora) del professor Vindictus Viridian.
‘Stavo cercando di scoprire come fare un sortilegio a Dudley’.
‘Non dico che non è una buona idea, ma nel mondo dei Babbani non
devi usare la magia che in circostanze speciali’ disse Hagrid. ‘E in
tutti i modi, ancora non puoi riuscire a vendicarti in nessuna
maniera: devi studiare molto di più per arrivare a quel punto’.
Hagrid non permise a Harry neanche di comperare un calderone d'oro
massiccio (‘Nella lista c'è scritto "peltro"‘), ma acquistarono una
graziosa bilancia per pesare gli ingredienti delle pozioni, e un
telescopio pieghevole in ottone. Poi andarono in farmacia, luogo
talmente interessante da ripagare del pessimo odore che vi regnava,
un misto di uova fradice e cavoli marci. Per terra c'erano barili di
roba viscida; vasi di erbe officinali, radici secche e polveri dai
colori brillanti erano allineati lungo le pareti; fasci di piume, di
zanne e artigli aggrovigliati pendevano dal soffitto. Mentre Hagrid
chiedeva all'uomo dietro il bancone una provvista di alcuni
ingredienti fondamentali per preparare pozioni, Harry esaminava
alcuni corni di unicorno in argento, che costavano ventuno galeoni
ciascuno, e minuscoli occhi di coleottero di un nero lucente (a
cinque zellini la manciata).
Una volta fuori della farmacia, Hagrid spuntò di nuovo la lista di
Harry.
‘rimasta la bacchetta magica... e non ti ho ancora preso il regalo
di compleanno’.
Harry arrossì.
‘Ma non devi...’
‘Lo so che non devo. Ecco che cosa farò: ti regalerò un animale.
Non un rospo, i rospi sono passati di moda anni fa, ti riderebbero
dietro... e i gatti non mi piacciono, mi fanno starnutire. Ti prenderò
un gufo. Tutti i ragazzini vogliono i gufi, sono assai utili, portano
la posta e tutto il resto’.
Venti minuti dopo, uscivano dall'Emporio del Gufo, un locale buio,
pieno di animali che raspavano e frullavano in aria, con gli occhi
luccicanti come gemme preziose. Ora Harry trasportava una grossa
gabbia che conteneva una bella civetta bianca come la neve,
profondamente addormentata con la testa sotto l'ala. Non riusciva a
smettere di balbettare ringraziamenti, tanto che sembrava il
professor Raptor.
‘Ma di niente!’ rispondeva Hagrid burbero. ‘Non credo che i Dursley
ti hanno mai fatto molti regali. E ora ci rimane solo Olivander... è
l'unico posto per comprare una bacchetta magica; vai da Olivander, e
avrai il meglio, parlando di bacchette’.
Bacchette magiche... Harry non vedeva l'ora di possederne una.
Quest'ultimo negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere
d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di
bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nella vetrina polverosa,
su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.
Un lieve scampanellio, proveniente dagli anfratti del negozio non
meglio identificati, accolse il loro ingresso. Era un luogo molto
piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe esili su cui
Hagrid si sedette, nell'attesa. Harry si sentiva strano, come se
fosse entrato in una biblioteca privata. Si rimangiò un mucchio di
nuove domande che gli erano appena venute in mente, e invece si mise
a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte impilate
in bell'ordine fino al soffitto. Chissà perché, sentiva un
pizzicorino alla nuca. Persino la polvere e il silenzio di quel luogo
sembravano fremere di una segreta magia.
‘Buon pomeriggio’ disse una voce sommessa. Harry fece un balzo e lo
stesso dovette fare Hagrid, perché si sentì un forte scricchiolio e
lui si affrettò ad alzarsi dalla sedia.
Avevano di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che
illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari.
‘Salve’ disse Harry imbarazzato.
‘Ah, sì’ disse l'uomo. ‘Sì, sì, sì, ero sicuro che l'avrei
conosciuto presto. Harry Potter’. Non era una domanda. ‘Ha gli occhi
di sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima
bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un quarto, sibilante, di
salice. Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto’.
Mr Olivander si avvicinò a Harry. Quest'ultimo avrebbe dato chissà
che cosa per vedergli abbassare le palpebre. Quegli occhi d'argento
gli facevano venire la pelle d'oca.
‘Suo padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. Undici
pollici. Flessibile. Un po' più potente e ottima per la
trasfigurazione. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita... ma
in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente’.
Mr Olivander si era fatto talmente vicino da toccare quasi il naso
di Harry, che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.
‘Ed è qui che...’
Mr Olivander toccò con un dito lungo e bianco la cicatrice a forma
di saetta sulla fronte di Harry.
‘Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che ha
fatto questo’ disse con un filo di voce. ‘Tredici pollici e mezzo.
Sì. Una bacchetta potente, molto potente, nelle mani sbagliate...
Bene, se avessi saputo che cosa sarebbe andata a fare per il mondo...’
Scosse la testa e poi, con grande sollievo di Harry, si accorse di
Hagrid.
‘Rubeus! Rubeus Hagrid! Che piacere rivederti! Quercia, sedici
pollici, piuttosto flessibile; non era così?’
‘Azzecato, signore’ disse Hagrid.
‘Una bella bacchetta quella. Ma suppongo che l'abbiano spezzata a
metà quando ti hanno espulso, vero?’ chiese Mr Olivander, facendosi
serio d'un tratto.
‘Ehm... sì, signore, proprio così’ rispose Hagrid spostando il peso
del corpo da un piede all'altro. ‘Però conservo ancora le due metà’
aggiunse vivacemente.
‘Ma non le usi, vero?’ chiese Mr Olivander con fare inquisitorio.
‘Oh, no, signore’ si affrettò a rispondere Hagrid. Harry notò che,
nel parlare, si stringeva forte forte al suo ombrello rosa.
‘Ehm, vediamo’ disse Mr Olivander lanciando a Hagrid un'occhiata
penetrante. ‘Allora, Mr Potter, vediamo un po'‘ e tirò fuori dalla
tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. ‘Qual è il
braccio con cui usa la bacchetta?’
‘Signore, uso la mano destra’ rispose Harry.
‘Alzi il braccio. Così’. Misurò il braccio di Harry dalla spalla
alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra,
dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della
testa. E intanto diceva: ‘Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il
nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mr Potter. Usiamo peli
di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di
draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano
uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici
del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati
altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago’.
All'improvviso, Harry si accorse che il metro a nastro, che gli
stava misurando la distanza fra le narici, stava facendo tutto da
solo. Mr Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù
scatole.
‘Può bastare così’ disse, e il metro a nastro si afflosciò sul
pavimento. ‘Allora, Mr Potter, provi questa. Legno di faggio e corde
di cuore di drago. Nove pollici. Bella flessibile. La prenda e la
agiti in aria’.
Harry prese la bacchetta e, sentendosi un po' sciocco, la agitò
debolmente, ma Mr Olivander gliela strappò quasi subito di mano.
‘Acero e piume di fenice. Sette pollici. Molto flessibile. La
provi’.
Harry la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in tempo ad
alzarla che Mr Olivander gli strappò di mano anche quella.
‘No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto pollici e mezzo,
elastica. Avanti, avanti, la provi’.
Harry provò, provò ancora. Non aveva idea di che cosa cercasse Mr
Olivander. Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più
Mr Olivander ne tirava fuori dagli scaffali, più sembrava felice.
‘Un cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che
va a pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no... combinazione
insolita... agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella
flessibile’.
Harry la prese in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. La
alzò sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia
di scintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco
d'artificio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di
luce. Hagrid gridò d'entusiasmo e batté le mani e Mr Olivander
esclamò: ‘Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene...
che strano... ma che cosa davvero strana...’
Rimise la bacchetta di Harry in una scatola e la avvolse in carta
da pacchi sempre borbottando: ‘Ma che strano... davvero strano’.
‘Scusi’ fece Harry, ‘ma che cosa c'è di strano?’
Mr Olivander lo fissò con i suoi occhi sbiaditi.
‘Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, Mr Potter.
Una per una. Si dà il caso che la fenice dalla cui coda proviene la
piuma della sua bacchetta abbia prodotto un'altra piuma, una sola. E'
veramente molto strano che lei sia destinato a questa bacchetta,
visto che la sua gemella... sì, la sua gemella le ha procurato quella
ferita’.
Harry deglutì.
‘Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano
queste cose. la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che
da lei dobbiamo aspettarci grandi cose, Mr Potter... Dopo tutto,
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili,
è vero, ma grandi’.
Harry rabbrividì. Non era certo di trovare molto simpatico quel Mr
Olivander. Pagò sette galeoni d'oro per la sua bacchetta, e mentre
uscivano, Mr Olivander li salutò con un inchino da dentro il negozio.
Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte
quando Harry e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo
Diagon Alley, riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ormai
deserto. Lungo il tragitto, Harry non disse una parola; non notò
nemmeno quanta gente li guardasse a bocca aperta, in metropolitana,
carichi com'erano di tutti quei pacchi dalle forme bizzarre, e con la
civetta candida addormentata sulle ginocchia. Su per un'altra scala
mobile, fuori di nuovo, giù verso Paddington Station; Harry si rese
conto di dove si trovavano soltanto quando Hagrid gli batté sulla
spalla.
‘Abbiamo il tempo di mangiare un boccone, prima che il tuo treno
parte’ disse.
Gli comperò un hamburger e si sedettero a mangiare su panchine di
plastica. Harry continuava a guardarsi intorno. In un certo senso,
tutto aveva un'aria molto strana.
‘Ti senti bene, Harry? Sei molto zitto’ disse Hagrid.
Harry non era sicuro di riuscire a spiegarsi. Quello era stato il
più bel compleanno della sua vita. Eppure... Continuò a mangiare il
suo hamburger cercando di trovare le parole.
‘Tutti pensano che io sia speciale’ disse infine. ‘Tutte quelle
persone del Paiolo magico, il professor Raptor, Mr Olivander... ma
io, di magia, non ne so niente. Come fanno ad aspettarsi grandi cose?
Sono famoso, ma non ricordo neanche il motivo per cui sono famoso.
Non so che cosa è successo quando Vol... scusa... voglio dire, la
notte che i miei genitori sono morti’.
Hagrid si chinò verso di lui. Dietro la barba incolta e le folte
sopracciglia faceva capolino un sorriso pieno di gentilezza.
‘Non preoccuparti, Harry. Imparerai presto. A Hogwarts tutti i
principianti sono uguali. Starai benone. Basta che sei te stesso. Lo
so che è dura. Tu sei un prescelto, e questo fa sempre la vita
difficile. Ma starai benissimo a Hogwarts... così è stato per me, e
lo è ancora, davvero’.
Hagrid aiutò il ragazzo a salire sul treno che lo avrebbe riportato
dai Dursley, e poi gli porse una busta.
‘Questo è il biglietto per Hogwarts’ disse. ‘1o settembre, King's
Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se hai problemi con i
Dursley, spediscimi una lettera con la tua civetta, lei saprà dove
trovarmi... A presto, Harry’.
Il treno uscì dalla stazione. Harry avrebbe voluto seguire Hagrid
con lo sguardo fin quando non l'avesse perso di vista; si alzò in
piedi sul sedile e schiacciò il naso contro il finestrino, ma non
fece in tempo a battere le palpebre che Hagrid era sparito.
Capitolo 6:
Il binario
nove e tre quarti
L'ultimo mese che Harry trascorse con i Dursley non fu affatto
divertente. Anche se ora Dudley aveva tanta paura di Harry che non
voleva stare neanche un attimo nella stessa stanza con lui, e zia
Petunia e zio Vernon non lo chiudevano più nello sgabuzzino, non lo
costringevano a fare niente e non lo sgridavano: anzi, per la verità
non gli rivolgevano neanche la parola. Per metà terrorizzati e per
metà furibondi, si comportavano come se la sedia dove Harry sedeva
fosse vuota. Benché, per molti versi, questo rappresentasse un netto
miglioramento, dopo un po' diventava deprimente.
Rimaneva chiuso nella sua stanza, in compagnia della sua nuova
civetta. Aveva deciso di chiamarla Edvige: il nome l'aveva trovato in
una Storia della magia. I libri di testo erano interessantissimi.
Steso sul letto, leggeva fino a notte fonda, con Edvige che andava e
veniva, libera, dalla finestra aperta. Fortuna che zia Petunia non
veniva più a passare l'aspirapolvere, perché Edvige non faceva che
portare dentro topi morti. Ogni sera, prima di andare a dormire,
Harry spuntava un altro giorno sul foglio di carta che aveva appeso
alla parete, facendo il conto alla rovescia fino al primo di
settembre.
L'ultimo giorno di agosto ritenne opportuno dire agli zii che il
giorno dopo si sarebbe dovuto recare alla stazione di King's Cross;
per questo scese in soggiorno, dove loro stavano guardando un
programma di quiz alla televisione. Si schiarì la gola per segnalare
la sua presenza, e Dudley si precipitò urlando fuori dalla stanza.
‘Ehm... zio Vernon?’
Zio Vernon grugnì per far capire che stava ascoltando.
‘Ehm... domani devo essere a King's Cross per... per andare a
Hogwarts’.
Zio Vernon grugnì di nuovo.
‘Potreste per caso darmi un passaggio?’
Grugnito. Harry suppose che volesse dire sì.
‘Grazie’.
Stava per tornarsene di sopra, quando lo zio Vernon si decise a
parlare.
‘Strano mezzo, il treno, per raggiungere una scuola per maghi. Di'
un po', i tappeti volanti hanno forato?’
Harry non rispose.
‘E comunque, dove si trova questa scuola?’
‘Non lo so’ rispose Harry facendo mente locale per la prima volta.
Tirò fuori dalla tasca il biglietto che gli aveva dato Hagrid.
‘So solo che devo prendere il treno delle undici in punto al
binario nove e tre quarti’ lesse.
Zio Vernon e zia Petunia ebbero un soprassalto.
‘Binario che cosa?’
‘Nove e tre quarti’.
‘Non dire stupidaggini’ disse zio Vernon, ‘non esistono binari
contrassegnati da questo numero’.
‘Ma è scritto sul biglietto’.
‘Ma quelli’ disse zio Vernon, ‘sono tutti svitati, matti da legare.
Vedrai, vedrai. Aspetta e vedrai. E va bene, ti porteremo a King's
Cross. Tanto per la cronaca, a Londra ci dobbiamo andare comunque,
domani. Altrimenti non mi prenderei il disturbo’.
‘Perché dovete andare a Londra?’ chiese Harry cercando di mantenere
un tono amichevole.
‘A portare Dudley in ospedale’ ringhiò zio Vernon. ‘Bisogna fargli
togliere quella dannata coda, prima che vada a Snobkin’.
Il mattino dopo, Harry si svegliò alle cinque, ma era troppo
eccitato e nervoso per riaddormentarsi. Si alzò e si infilò i jeans,
perché non voleva arrivare alla stazione con gli abiti da mago: si
sarebbe poi cambiato in treno. Controllò ancora una volta l'elenco di
Hogwarts per accertarsi di avere tutto quel che gli serviva, verificò
che Edvige fosse ben chiusa nella sua gabbia, e cominciò a
passeggiare per la stanza, in attesa che i Dursley si alzassero. Due
ore dopo, il suo voluminoso e pesante baule era stato caricato sulla
macchina dei Dursley, zia Petunia era riuscita a convincere Dudley a
sedersi accanto a Harry, ed erano partiti.
Raggiunsero King's Cross alle dieci e mezzo. Zio Vernon mollò il
baule su un carrello, spingendolo poi personalmente fin dentro la
stazione. Harry si stupì per quel gesto stranamente cortese, ma si
ricredette quando zio Vernon si fermò di botto, davanti ai binari,
con un ghigno malevolo sul volto.
‘Eccoci arrivati, ragazzo. Binario nove... binario dieci. Il tuo
dovrebbe essere circa a metà strada, ma non sembra che l'abbiano
ancora costruito, o sbaglio?’
Era evidente che aveva pienamente ragione. Sopra un binario
torreggiava un grosso numero nove, in plastica, e su quello accanto
un altrettanto grosso numero dieci, sempre in plastica; ma tra i due,
niente.
‘Buon anno scolastico’ disse zio Vernon con un sorriso ancor più
maligno. Si allontanò senza aggiungere altro. Harry si voltò e vide i
Dursley ripartire in macchina. Ridevano tutti e tre. Gli si seccò la
bocca. Che cosa diavolo avrebbe fatto? Intanto, stava cominciando ad
attirare molti sguardi incuriositi per via di Edvige. Avrebbe dovuto
chiedere a qualcuno.
Fermò un poliziotto di passaggio, ma non osò fare parola del
binario nove e tre quarti. L'agente non aveva mai sentito parlare di
Hogwarts e quando si rese conto che Harry non era in grado di dirgli
neanche in che regione si trovasse, cominciò a infastidirsi, come se
Harry facesse apposta a fare lo stupido. Disperato, Harry chiese del
treno in partenza alle undici, ma la guardia disse che non ce
n'erano. Finì che la guardia si allontanò imprecando contro i
perditempo. A quel punto, Harry lottava per non cadere nel panico. Se
il grosso orologio che sovrastava il cartellone degli arrivi
funzionava, aveva ancora solo dieci minuti per prendere il treno per
Hogwarts, e non aveva la più pallida idea di come fare. Era lì, nel
bel mezzo della stazione ferroviaria, con un baule che a stento
riusciva a sollevare, le tasche piene di soldi dei maghi e una grossa
civetta.
Hagrid doveva aver dimenticato di dirgli qualcosa di essenziale,
come quando, per esempio, per entrare in Diagon Alley era stato
necessario battere sul terzo mattone a sinistra. Si chiese se non
fosse il caso di tirare fuori la bacchetta magica e cominciare a
colpire la macchinetta dei biglietti tra i binari nove e dieci.
In quel momento, proprio dietro di lui, passò un gruppetto di
persone, e lui colse un brandello della loro conversazione.
‘...pieno zeppo di Babbani, figurarsi...’
Harry si voltò di scatto. A parlare era stata una signora
grassottella, che si rivolgeva a quattro ragazzi dai capelli rosso
fiamma. Ciascuno spingeva un baule come quello di Harry... e aveva
anche una civetta.
Col cuore che gli martellava in petto, Harry li seguì, sempre
spingendo il suo carrello. Quando si fermarono lui fece altrettanto,
abbastanza vicino per sentire quel che dicevano.
‘Allora, binario numero?’ chiese la donna, che era la madre dei
ragazzi.
‘Nove e tre quarti!’ disse con vocina stridula una ragazzina,
anch'essa con i capelli rossi, che dava la mano alla madre. ‘Mamma,
posso andare anch'io...’
‘Tu sei troppo piccola, Ginny. Sta' zitta, adesso. Va bene, Percy,
vai avanti tu’.
Quello che sembrava il maggiore, si avviò verso i binari nove e
dieci. Harry stette a guardare, bene attento a non battere ciglio per
non perdere nessun particolare... ma proprio nel momento in cui il
ragazzo aveva raggiunto lo spartitraffico tra i due binari, un folto
gruppo di turisti gli passò davanti togliendogli la visuale, e quando
l'ultimo zaino si fu tolto di mezzo, il ragazzo dai capelli rossi era
sparito.
‘Fred, ora tocca a te’, disse la donna grassottella.
‘Ma io non sono Fred, sono George’ disse il ragazzo. ‘Parola mia,
donna! E dici di essere nostra madre? Non lo vedi che sono George?’
‘Scusami, George caro’.
‘Te l'ho fatta! Io sono Fred’ disse il ragazzo, e si avviò. Il suo
gemello gli gridò di sbrigarsi, e lui dovette affrettarsi a seguire,
perché un attimo dopo era sparito... ma come aveva fatto?
E ora il terzo fratello si affrettava verso il tornello... eccolo,
era quasi arrivato... e poi, d'un tratto, non c'era più.
Nessun altro doveva passare.
Harry si rivolse alla donna: ‘Mi scusi’.
‘Salve, ragazzo’ gli disse lei. ‘la prima volta che vai a Hogwarts?
Anche Ron è nuovo’.
‘Sì’ disse Harry. ‘Il fatto è... il fatto è che non so come...’
‘Come raggiungere il binario?’ chiese la donna gentilmente, e Harry
annuì.
‘Non ti preoccupare’ disse lei. ‘Devi soltanto camminare dritto in
direzione della barriera tra i binari nove e dieci. Non ti fermare e
non aver paura di andarci a sbattere contro: questo è molto
importante. Se sei nervoso, meglio andare a passo di corsa. E adesso
vai, prima di Ron’.
‘Ehm... Va bene’ disse Harry.
Girò il carrello e guardò la barriera. Aveva un aspetto molto
resistente.
Cominciò a camminare in quella direzione. La gente lo urtava,
dirigendosi verso i binari nove e dieci. Harry affrettò il passo.
Stava per andare dritto dritto a sbattere contro il tornello, e
allora sarebbero stati guai... Chinandosi in avanti sul carrello,
spiccò una corsa... la barriera si avvicinava sempre di più... ecco,
non sarebbe più riuscito a fermarsi... aveva perso il controllo del
carrello... era a un passo... chiuse gli occhi, pronto all'urto...
Ma l'urto non venne... lui continuò a correre... aprì gli occhi.
Una locomotiva a vapore scarlatta era ferma lungo un binario
gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva Espresso
per Hogwarts, ore 11. Harry si guardò indietro e, là dove prima c'era
il tornello, vide un arco in ferro battuto, con su scritto Binario
Nove e Tre Quarti. Ce l'aveva fatta.
Una nube di fumo proveniente dalla locomotiva si alzava in grossi
anelli sopra la testa della folla rumorosa, mentre gatti di ogni
colore si aggiravano qua e là tra le gambe della gente. Gufi e
civette si chiamavano l'un l'altro col loro verso cupo, quasi di
malumore, sovrastando il cicaleccio e il rumore dei pesanti bauli che
venivano trascinati.
Le prime due carrozze erano già gremite di studenti, alcuni si
sporgevano dai finestrini a parlare con i familiari, altri si
litigavano un posto. Harry spinse il suo carrello lungo il binario in
cerca di un posto libero. Passò accanto a un ragazzo dalla faccia
tonda che stava dicendo: ‘Nonna, ho perso di nuovo il mio rospo’.
‘Oh, Neville!’ udì sospirare l'anziana signora.
Un ragazzo con i capelli ricci ricci era circondato da una piccola
folla.
‘Dai, Lee, un'occhiata soltanto!’
Il ragazzo sollevò il coperchio di una scatola che teneva tra le
braccia e quando qualcosa, da dentro, allungò una zampa lunga e
pelosa, quelli che gli stavano intorno cominciarono a gridare e a
strepitare.
Harry si fece largo tra la folla finché non trovò uno
scompartimento vuoto verso la coda del treno. Prima di tutto sistemò
Edvige e poi cominciò a spingere e a tentare di sollevare il baule
per caricarlo sul treno. Cercò di fargli superare i gradini, ma riuscì
a malapena a sollevarne un'estremità, e due volte se lo fece cadere
dolorosamente su un piede.
‘Serve una mano?’ Era uno dei due gemelli dai capelli rossi che
Harry aveva seguito oltre la barriera dei tornelli.
‘Sì, grazie’ ansimò.
‘Ehi, Fred! Vieni, c'è bisogno d'aiuto!’
Con il soccorso dei gemelli, il baule di Harry venne finalmente
sistemato in un angolo dello scompartimento.
‘Grazie’ disse Harry allontanandosi dagli occhi i capelli madidi di
sudore.
‘E quella che cos'è?’ chiese d'un tratto uno dei gemelli indicando
la cicatrice che aveva sulla fronte.
‘Perbacco...’ esclamò l'altro gemello. ‘Non sarai mica per caso...?’
‘E' proprio lui’ disse il primo gemello. ‘Non è vero?’ chiese poi
rivolto a Harry.
‘Che cosa?’ chiese Harry.
‘Harry Potter’ risposero in coro i gemelli.
‘Oh, lui’ disse Harry. ‘Ehm, voglio dire, sì, sono io’.
I due ragazzi rimasero a guardarlo a bocca aperta e Harry si sentì
arrossire. Poi, con suo gran sollievo, giunse una voce dalla porta
del treno ancora aperta.
‘Fred? George? Siete lì?’
‘Veniamo, mamma’.
Con un'ultima occhiata a Harry, i gemelli saltarono a terra.
Harry si sedette accanto al finestrino dove, seminascosto, poteva
osservare la famiglia pel di carota sul binario e udire quel che
dicevano. La madre aveva appena tirato fuori il fazzoletto.
‘Ron, hai qualcosa sul naso’.
Il più piccolo cercò di scansarsi, ma lei lo afferrò e cominciò a
strofinargli la punta del naso.
‘Mamma... piantala!’ Ron si divincolò liberandosi dalle sue
grinfie.
‘Ah! Ronnie piccolino ha qualcosa sul nasino?’ cantilenò uno dei
gemelli.
‘Chiudi il becco!’ intimò Ron.
‘Dov'è Percy?’ chiese la madre.
‘Eccolo che arriva’.
In quel momento apparve il maggiore dei fratelli. Si era già
cambiato d'abito e indossava l'ampia uniforme nera di Hogwarts, e
Harry notò che sul petto gli brillava un distintivo d'argento con su
incisa la lettera P.
‘Non posso trattenermi a lungo, mamma’ disse. ‘Sono sulla carrozza
di testa, i prefetti hanno due scompartimenti riservati...’
‘Oh, tu sei un prefetto, Percy?’ chiese uno dei gemelli con aria di
grande sorpresa. ‘Avresti dovuto dircelo, non ne sapevamo niente’.
‘Aspetta un attimo, mi ricordo di avergli sentito dire qualcosa in
proposito’ disse l'altro gemello. ‘Una volta...’
‘O due volte...’
‘Un minuto...’
‘Tutta l'estate...’
‘Oh, fatela finita!’ esclamò il prefetto Percy.
‘E come mai Percy ha degli abiti nuovi?’ chiese uno dei gemelli.
‘Perché lui è un prefetto’ disse la madre tutta intenerita. ‘Bene,
caro, buon anno scolastico e... mandami un gufo quando sei arrivato’.
Lo baciò sulla guancia e il ragazzo si allontanò. Poi la madre si
rivolse ai gemelli.
‘E ora, voi due... quest'anno vedete di comportarvi bene. Se ricevo
un altro gufo che mi dice che avete... che avete fatto saltare in
aria una toilette o...’
‘Saltare in aria una toilette? Ma noi non l'abbiamo mai fatto’.
‘Che bella idea ci hai dato, grazie mamma!’
‘Niente scherzi. E badate a Ron’.
‘Non ti preoccupare, con noi il piccolo Ronnie è al sicuro’.
‘Chiudete il becco’ ripeté Ron. Aveva già raggiunto i gemelli in
altezza, e aveva ancora il naso arrossato nel punto dove la madre
glielo aveva strofinato forte.
‘Ehi, mamma, vediamo se indovini chi abbiamo appena incontrato sul
treno!’
Harry si ritrasse rapidamente per non dare a vedere che li stava
guardando.
‘Sai quel ragazzo coi capelli neri che era vicino a noi alla
stazione? Lo sai chi è?’
‘Chi è?’
‘Harry Potter’.
Harry udì la vocina della più piccola.
‘Oh, mamma, posso salire sul treno per vederlo? Mamma, ti prego...’
‘L'hai già visto, Ginny, e quel povero ragazzo non è mica un
animale dello zoo. Ma davvero è lui, Fred? Come lo sai?’
‘Gliel'ho chiesto. Ho visto la cicatrice. proprio... come un
fulmine’.
‘Povero caro... non c'è da stupirsi che fosse solo, mi dicevo. E'
stato così beneducato quando mi ha chiesto come raggiungere il
binario!’
‘Ma a parte questo, pensi che ricordi che aspetto aveva Tu-Sai-Chi?’
D'un tratto la madre assunse un'aria molto severa.
‘Ti proibisco di chiederglielo, Fred! Non ti azzardare a farlo. Non
c'è proprio bisogno di ricordarglielo il primo giorno di scuola’.
‘D'accordo, non ti agitare tanto’.
Si udì un fischio.
‘Svelti, su!’ disse la madre, e i tre ragazzi si arrampicarono sul
treno. Si sporsero dal finestrino per un ultimo bacio di addio, e la
sorellina più piccola si mise a piangere.
‘Non piangere, Ginny, ti manderemo stormi di gufi’.
‘Ti manderemo una tazza del gabinetto da Hogwarts’.
‘Ma George!’
‘Sto scherzando, ma'‘.
Il treno si mosse. Harry vide la madre salutare i ragazzi con la
mano e la sorellina, tra il riso e le lacrime, rincorrere il treno,
ma quello guadagnò velocità e lei rimase indietro, e allora continuò
a salutare con la mano.
Harry guardò la ragazzina e la madre scomparire dietro la prima
curva. Dal finestrino vedeva le case sfrecciare via veloci. Sentì un
fremito di eccitazione. Non sapeva bene a che cosa stesse andando
incontro... ma certamente doveva essere meglio di quel che si stava
lasciando alle spalle.
La porta dello scompartimento si aprì ed entrò il più giovane dei
ragazzi coi capelli rossi.
‘Quel posto è occupato?’ chiese indicando il sedile di fronte a
Harry. ‘Il treno è pieno zeppo...’
Harry scosse la testa e il ragazzo si sedette. Lanciò una rapida
occhiata a Harry e poi si mise subito a osservare il paesaggio fuori
del finestrino, facendo finta di non averlo guardato. Harry notò che
aveva ancora un segno nero sul naso.
‘Ehi, Ron’.
Ecco i gemelli di ritorno.
‘Senti, noi andiamo verso la metà del treno... C'è Lee Jordan che
ha una tarantola gigante’.
‘Va bene’ borbottò Ron.
‘Harry’ disse il secondo gemello ‘ci siamo presentati? Fred e
George Weasley. E questo è nostro fratello Ron. Allora, ci vediamo
dopo’.
‘Ciao’ fecero Harry e Ron. I gemelli si richiusero alle spalle la
porta scorrevole dello scompartimento.
‘Sei davvero Harry Potter?’ chiese d'impulso Ron.
Harry annuì.
‘Oh... be', pensavo che fosse uno degli scherzi di Fred e George’
disse Ron. ‘E hai veramente... voglio dire...’
E così dicendo indicò la fronte di Harry.
Harry si scostò la frangia per mostrare la cicatrice a forma di
saetta.
Ron lo guardò fisso fisso.
‘Allora è lì che Tu-Sai-Chi...?’
‘Sì’ rispose Harry, ‘ma io non ricordo niente’.
‘Proprio niente?’ chiese Ron tutto interessato.
‘Be'... mi ricordo una gran luce verde, e niente altro’.
‘Wow!’ esclamò Ron. Continuò a star seduto e a osservare Harry per
qualche istante; poi, come se di colpo si fosse reso conto di quel
che stava facendo, si affrettò a guardare di nuovo fuori dal
finestrino.
‘Nella tua famiglia siete tutti maghi?’ chiese Harry che ricambiava
Ron dello stesso interesse che Ron aveva per lui.
‘Eh... sì, credo di sì’ disse Ron. ‘Penso che mamma abbia un cugino
di secondo grado che fa il ragioniere, ma non ne parliamo mai’.
‘Allora voi conoscete già un mucchio di magie’.
I Weasley erano chiaramente una di quelle vecchie famiglie di maghi
di cui aveva parlato il ragazzo dal colorito pallido a Diagon Alley.
‘Ho sentito dire che sei andato a vivere con i Babbani’ disse Ron.
‘Come sono?’
‘Orribili... be' non tutti. Mia zia, mio zio e mio cugino sì, però;
avrei preferito avere tre fratelli maghi’.
‘Cinque’ precisò Ron. Per qualche ignota ragione, aveva assunto
un'espressione depressa. ‘Io sono il sesto della nostra famiglia a
frequentare Hogwarts. Puoi ben dire che mi tocca essere all'altezza
di un sacco di aspettative. Bill e Charlie hanno già finito... Bill
era capoclasse e Charlie capitano della squadra di Quidditch. E
adesso Percy è prefetto. Fred e George sono un po' dei perdigiorno,
ma hanno ottimi voti e tutti li trovano davvero spiritosi. In
famiglia, ci si aspetta che io sia all'altezza degli altri, ma se poi
ci riesco, nessuno la considererà una grande impresa, visto che loro
l'hanno fatto prima di me. E poi, con cinque fratelli, non riesci mai
a metterti un vestito nuovo. Io mi vesto con gli abiti smessi di
Bill, uso la vecchia bacchetta di Charlie e il vecchio topo di
Percy’.
Ron si mise la mano nella giacca e tirò fuori un topo grigio e
grasso, profondamente addormentato.
‘Si chiama Crosta e non serve a niente; non si sveglia quasi mai.
Percy ha ricevuto in dono un gufo da papà, per via che è stato fatto
prefetto, ma i miei non si potevano perm... cioè, voglio dire, io
invece, ho ricevuto Crosta’.
Le orecchie gli erano diventate rosse. Forse pensava di aver detto
troppo, perché tornò a guardare fuori dal finestrino.
Harry non pensava ci fosse niente di male nel fatto di non potersi
permettere un gufo. Dopo tutto, fino a un mese prima, lui stesso non
aveva mai avuto un soldo in tasca, e lo disse a Ron, raccontandogli
che anche lui portava sempre gli abiti smessi di Dudley e che non
aveva mai ricevuto un regalo di compleanno decente. Il ragazzo sembrò
sollevato.
‘... e finché Hagrid non me l'ha detto, non sapevo neanche di
essere un mago, e ignoravo tutto sui miei genitori o su Voldemort...’
Ron trattenne il fiato.
‘Che cosa c'è?’
‘Hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi!’ disse Ron con l'aria
sconvolta e colpita a un tempo. ‘Avrei creduto che proprio tu, fra
tutti...’
‘Non sto cercando di fare il coraggioso o cose del genere,
pronunciando quel nome’ rispose Harry. ‘Il fatto è che io,
semplicemente, non sapevo che non si dovesse fare. Capisci che cosa
intendo? Ho un mucchio di cose da imparare... Scommetto’ aggiunse
esprimendo ad alta voce per la prima volta una preoccupazione che lo
aveva assillato negli ultimi tempi, ‘scommetto che sarò l'ultimo
della classe’.
‘Ma no, vedrai. Ci sono molti ragazzi che vengono da famiglie
Babbane e che imparano abbastanza velocemente’.
Mentre parlavano, il treno li aveva portati fuori Londra. Adesso
correvano lungo pascoli pieni di mucche e pecore. Rimasero in
silenzio per un po', guardando filare via campi e viottoli.
Intorno alla mezza, sentirono un gran frastuono nel corridoio, e
una donna sorridente, con due fossette sulle guance, aprì la porta
dello scompartimento e chiese: ‘Desiderate qualcosa del carrello?’
Harry, che non aveva fatto colazione, balzò in piedi, ma Ron, cui
si erano di nuovo arrossate le orecchie, bofonchiò che lui aveva
portato dei panini. Harry uscì nel corridoio.
Con i Dursley, non aveva mai avuto soldi per i dolci, ma ora che le
tasche gli rigurgitavano d'oro e d'argento, era pronto a comperarsi
tutti i Mars che voleva. Ma la signora non ne aveva. Aveva invece
gelatine Tuttigusti+1, gomme Bolle Bollenti, Cioccorane, Zuccotti di
zucca, polentine, Bacchette Magiche alla Liquirizia e un'infinità di
altre strane cose che Harry non aveva mai visto in vita sua. Poiché
non voleva perdersene nessuna, prese un po' di tutto, e pagò alla
donnina undici falci d'argento e sette zellini di bronzo.
Ron lo guardò con tanto d'occhi, quando tornò con tutto quel
bendiddio nello scompartimento, rovesciandolo su un sedile vuoto.
‘Fame, eh?’
‘Da morire’ rispose Harry, addentando uno zuccotto di zucca.
Ron aveva tirato fuori un pacchetto tutto bitorzoluto e lo scartò.
Dentro c'erano quattro panini. Ne aprì uno dicendo: ‘Mamma si
dimentica sempre che non mi piace la carne in scatola’.
‘Facciamo cambio: ti do uno di questi’ disse Harry porgendo un
dolce. ‘Dai!...’
‘Ma questo è immangiabile, è tutto secco’ disse Ron. ‘Mamma non ha
molto tempo’ si affrettò ad aggiungere, ‘sai, con cinque figli...’
‘Dai, prendi un dolce’ ripeté Harry che fino a quel momento non
aveva mai avuto niente da dividere con gli altri, o meglio, nessuno
con cui dividere qualcosa. Era una sensazione piacevole, starsene lì
seduto con Ron a dar fondo a tutto quel bendiddio di dolci e
gelatine, dimenticandosi dei panini.
‘E queste, che cosa sono?’ chiese Harry a Ron mostrandogli un pacco
di Cioccorane. ‘Non saranno mica delle rane vere?’ Cominciava a
pensare che tutto fosse possibile.
‘No’ disse Ron. ‘Ma guarda che figurina c'è dentro, mi manca
Agrippa’.
‘Che cosa?’
‘Oh, certo, tu non puoi sapere... Dentro alle Cioccorane ci sono
delle figurine... sai, per fare collezione... Streghe e maghi famosi.
Io ne ho circa cinquecento, ma mi mancano Agrippa e Tolomeo’.
Harry scartò la sua Cioccorana e prese la figurina. C'era su il
viso di un uomo. Portava occhiali a mezza luna, aveva un naso lungo e
adunco e capelli, barba e baffi fluenti e argentei. Sotto, c'era
scritto il nome: Albus Silente.
‘Allora, questo è Silente!’ disse Harry.
‘Non dirmi che non hai mai sentito parlare di lui!’ esclamò Ron.
‘Mi dai una rana? Forse trovo Agrippa... Grazie’.
Harry girò la figurina e lesse:
‘Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato da molti
il più grande mago dell'era moderna, Silente è noto soprattutto per
avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere
scoperto i dodici modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi
esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Il
professor Silente ama la musica da camera e il bowling.’
Harry rigirò di nuovo la figurina e con suo grande stupore vide che
la faccia di Silente era scomparsa.
‘sparito!’
‘Be', non puoi mica pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno’
disse Ron. ‘Tornerà. No! Ho trovato un'altra Morgana, e ne ho già
sei... La vuoi tu? Puoi cominciare a fare la raccolta’.
Lo sguardo di Ron si perse sulla montagna di Cioccorane che
aspettavano ancora di essere scartate.
‘Serviti pure’ lo invitò Harry. ‘Ma sai, nel mondo dei Babbani la
gente nelle foto non se ne va mica a spasso!’
‘Ma davvero? Cioè non si muovono per niente?’ Ron sembrava molto
stupito. ‘Che strano!’
Harry rimase con tanto d'occhi nel vedere Silente che ricompariva
sulla figurina e gli rivolgeva un impercettibile sorriso. A Ron
interessava più mangiare le rane che non fare la spunta delle
figurine dei Maghi e delle Streghe più famosi; Harry, invece, non
riusciva a staccarne gli occhi. Ben presto non ebbe più soltanto
Silente e Morgana, ma anche Hengist il folletto dei Boschi, Alberico
Grunnion, Circe, Paracelso e Merlino. Finalmente, si decise ad alzare
gli occhi da Cliodna la druida, che si stava grattando il naso, per
aprire un pacchetto di Tuttigusti+1.
‘Con quelle devi fare attenzione’ lo ammonì Ron. ‘Tuttigusti vuol
dire proprio tutti i gusti... puoi trovare quelli più comuni come
cioccolato, menta e marmellata d'arancia, ma può anche capitarti
spinaci, fegato e trippa. George dice che una volta ne ha trovate
alcune alle caccole’.
Ron prese una gelatina verde, la guardò attentamente e ne morse un
pezzetto.
‘Bleaaah!... Visto? Cavoletti di Bruxelles’.
Si divertirono molto a mangiare le gelatine. Harry ne trovò al
sapore di toast, di noce di cocco, di fagioli in scatola, di fragola,
di curry, d'erba fresca, di caffè, di sardina, ed ebbe anche il
coraggio di assaggiarne una di colore grigio che Ron non aveva voluto
neanche toccare e che, scoprirono, sapeva di pepe.
Ora, la campagna che sfrecciava sotto i loro occhi si era fatta più
selvaggia. Niente più campi pettinati. C'erano boschi, fiumi tortuosi
e colline coperte di una vegetazione color verde scuro.
Qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento: era il ragazzo
dal faccione rotondo che Harry aveva superato al binario nove e tre
quarti. Sembrava in lacrime.
‘Scusate’ disse, ‘avete mica visto un rospo?’
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: ‘L'ho perso!
Continua a scappare!’
‘Vedrai, tornerà’ disse Harry.
‘Sì’ convenne tristemente il ragazzo. ‘Se lo vedete...’
E se ne andò.
‘Non capisco perché si preoccupa tanto’ commentò Ron. ‘Se mi fossi
portato un rospo avrei provveduto a perderlo prima possibile. E
comunque non sono certo io che posso parlare: mi sono portato il topo
Crosta!’
Il topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
‘Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso’ disse Ron
disgustato. ‘Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo
un po' più interessante, ma l'incantesimo non ha funzionato. Guarda,
ti faccio vedere...’
Rovistò nel suo baule e tirò fuori una bacchetta magica dall'aria
malconcia. In alcuni punti era rosicchiata e all'estremità baluginava
qualcosa di bianco.
‘I peli di unicorno stanno per scappare fuori. Fa niente...’
Aveva appena fatto in tempo ad alzare in aria la bacchetta che la
porta si spalancò di nuovo. Il ragazzo che aveva perso il rospo era
tornato, ma questa volta con lui c'era una ragazzina che indossava la
sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.
‘Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo’ disse. Aveva
un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto
grandi.
‘Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto’ disse Ron, ma la
ragazza non ascoltava; stava guardando la bacchetta che lui teneva in
mano.
‘State facendo una magia? Vediamo!’
Si sedette. Ron stava lì, tra il sorpreso e il confuso.
‘Ehm... va bene’.
Si schiarì la gola.
‘Per il sole splendente, per il fior di corallo@ stupido topo,
diventa giallo!’
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla. Crosta era sempre grigio e
continuava imperterrito a dormire.
‘Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?’ chiese la ragazza.
‘Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare
alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella
mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa
quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere,
naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista,
ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo,
naturalmente, spero proprio che basti... E... a proposito, io mi
chiamo Hermione Granger, e voi?’
Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry lanciò un'occhiata a Ron e si sentì molto sollevato nel
vedere dal suo viso attonito che neanche lui aveva imparato a memoria
i libri di testo.
‘Io sono Ron Weasley’ bofonchiò.
‘Harry Potter’ si presentò Harry.
‘Davvero?’ disse Hermione. ‘So tutto di te, naturalmente... ho
comperato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho
visto che sei citato in Storia moderna della magia, in Ascesa e
declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del
Ventesimo Secolo’.
‘Sul serio?’ chiese Harry sentendosi tutto confuso.
‘Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato
di sapere tutto il possibile’ disse Hermione. ‘Sapete in quale
dormitorio andrete? Io ho chiesto in giro, e spero di essere a
Grifondoro; sembra di gran lunga il migliore; ho sentito dire che c'è
andato anche Silente, ma penso che anche Pecoranera non dovrebbe poi
essere tanto male... Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a
cercare il rospo di Neville. E voi due fareste bene a cambiarvi,
sapete? Credo che tra poco saremo arrivati’.
E se ne andò portando con sé il padrone del rospo smarrito.
‘Qualunque sia il mio dormitorio, spero che non sia anche il suo’
disse Ron. Scaraventò la bacchetta nel baule. ‘Stupido incantesimo...
Me l'ha dato George, scommetto che lui lo sapeva che era una
fregatura’.
‘In quale dormitorio sono i tuoi fratelli?’
‘Grifondoro’ disse Ron. E di nuovo sembrò offuscato da un velo di
tristezza. ‘Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno
se io non ci vado. Non credo che Pecoranera sarebbe tanto male, ma
pensa se mi mettono a Serpeverde...’
‘Era il dormitorio di Vol... ehm... di Tu-Sai-Chi, vero?’
‘Sì’ confermò Ron. E si lasciò cadere seduto con l'aria depressa.
‘Sai? Mi sembra che le punte dei baffi di Crosta siano diventate un
po' più chiare’ disse Harry cercando di distrarlo dal pensiero dei
dormitori. ‘E... dimmi, che cosa faranno i tuoi fratelli più grandi
ora che hanno finito?’
Harry si chiedeva che cosa mai facesse un mago, una volta terminati
gli studi.
‘Charlie è in Romania a studiare i draghi e Bill in Africa a
lavorare per la Gringott’ disse Ron. ‘Hai mai sentito parlare della
Gringott? Ne ha scritto molto La Gazzetta del Profeta, ma non credo
che siano notizie che arrivano nel mondo dei Babbani... qualcuno ha
cercato di rapinare una camera di massima sicurezza’.
Harry sobbalzò dallo stupore.
‘Davvero? E che cosa gli hanno fatto?’
‘Niente. Per questo la notizia ha fatto tanto scalpore. Non li
hanno presi. Papà dice che ad aggirarsi intorno alla Gringott deve
essere stato un potente mago del Male, ma si pensa che non sia stato
preso niente, questa è la cosa strana. Naturalmente, quando succedono
cose di questo genere tutti si spaventano pensando che dietro ci sia
Tu-Sai-Chi’.
Harry rimuginò la notizia. Cominciava ad avvertire un fremito di
paura ogni volta che veniva nominato Tu-Sai-Chi. Riteneva che questo
facesse parte del suo ingresso nel mondo della magia, ma si era
sentito molto più a suo agio a dire ‘Voldemort’ senza preoccuparsi.
‘Qual è la tua squadra del cuore di Quidditch?’ chiese Ron.
‘Ehm... non ne conosco nessuna’ ammise.
‘Che cosa?’ Ron era esterrefatto. ‘Aspetta e vedrai, è il più bel
gioco del mondo...’ Ed eccolo partito in quarta a spiegare tutto
sulle quattro palle e sulla posizione dei sette giocatori, a
descrivere le partite famose cui aveva assistito con i suoi fratelli,
e il manico di scopa che gli sarebbe piaciuto comperarsi se avesse
avuto i soldi. Stava illustrando a Harry gli aspetti più interessanti
del gioco quando la porta dello scompartimento si spalancò di nuovo;
ma questa volta non erano né Neville, il ragazzo che aveva perso il
rospo, e neanche Hermione Granger.
Entrarono tre ragazzi, e Harry riconobbe immediatamente quello al
centro: era il giovane dal colorito pallido che aveva incontrato nel
negozio di abbigliamento di Madama Mcclan. Stava osservando Harry con
un interesse assai maggiore di quello che aveva manifestato in Diagon
Alley.
‘vero?’ chiese. ‘Per tutto il treno vanno dicendo che Harry Potter
si trova in questo scompartimento. Sei tu?’
‘Sì’ disse Harry, guardando gli altri due ragazzi. Erano tarchiati
e avevano un'aria molto cattiva. Stavano uno di qua e l'altro di là
del ragazzo pallido, e sembravano piuttosto guardie del corpo.
‘Oh, questo è Tiger e questo Goyle’ fece il ragazzo pallido con
noncuranza, notando lo sguardo di Harry. ‘E io mi chiamo Malfoy.
Draco Malfoy’.
Ron diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo
dissimulare una risatina. Draco Malfoy lo guardò.
‘Trovi buffo il mio nome, vero? Non c'è bisogno che chieda a te
come ti chiami. Mio padre mi ha detto che tutti i Weasley hanno
capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono
permettere’.
Si rivolse di nuovo a Harry.
‘Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto
migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le
persone sbagliate...? In questo posso aiutarti io’.
Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo non la
prese.
‘Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate,
grazie’ gli rispose gelido.
Draco Malfoy non arrossì, anzi le guance pallide gli si tinsero di
un vago colorito roseo.
‘Io ci andrei piano se fossi in te, Potter’ disse lentamente. ‘Se
non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori.
Neanche loro sapevano come ci si comporta. Continua a frequentare
gentaglia come i Weasley e quell'altro Hagrid là, e diventerai né più
né meno come loro’.
Harry e Ron balzarono entrambi in piedi. La faccia di Ron era rossa
come i suoi capelli.
‘Ripetilo!’
‘Oh, oh, e adesso che cosa fai, ci prendi a pugni?’ ghignò Malfoy.
‘Sì, se non uscite immediatamente di qui’ intimò Harry con più
coraggio di quanto non se ne sentisse addosso, visto che Tiger e
Goyle erano molto più grossi di lui e di Ron.
‘Ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarcene, vero, ragazzi?
Abbiamo finito tutte le cose da mangiare e vedo che qui ne avete un
bel po'‘.
Goyle fece per prendere le Cioccorane posate vicino a Ron... Questi
fece un balzo in avanti, ma non aveva fatto in tempo a sfiorare Goyle
che quest'ultimo emise un grido lacerante.
Crosta, il topo, gli stava appeso a un dito, i piccoli denti aguzzi
piantati nel polpastrello... Tiger e Malfoy si ritrassero mentre
Goyle faceva roteare Crosta, ululando, e quando finalmente il topo si
staccò andando a sbattere contro il finestrino, tutti e tre
scomparvero immediatamente. Forse avevano creduto che tra i dolci
avrebbero fatto capolino altri topi, o forse avevano udito dei passi.
Infatti, un attimo dopo era entrata Hermione Granger.
‘Che cosa diavolo è successo, qui?’ chiese guardando tutti i dolci
per terra e Ron che raccoglieva Crosta per la coda.
‘Penso che me l'hanno fatto fuori’ disse Ron a Harry. Poi lo guardò
più da vicino. ‘No... è incredibile... si è addormentato di nuovo!’
E difatti, era proprio così.
‘Conoscevate già Malfoy?’
Harry le raccontò del loro incontro a Diagon Alley.
‘Ho sentito dire della sua famiglia’ disse Ron cupo. ‘Sono stati
tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è
scomparso. Dissero che erano stati stregati. Papà non ci crede. Dice
che al padre di Malfoy non serviva una scusa per passare dalla Parte
Oscura’. Poi, volgendosi a Hermione: ‘Possiamo esserti utili in
qualcosa?’
‘Dovete sbrigarvi a vestirvi; vengo dalla cabina della motrice e il
macchinista mi ha detto che siamo quasi arrivati. Non avete mica
fatto a botte? Sareste nei guai prima ancora di arrivare!’
‘E' stato Crosta, non noi’ disse Ron guardandola storto. ‘Ti
spiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?’
‘Va bene... Sono venuta qui soltanto perché là fuori c'è gente che
si comporta in un modo molto infantile, e corre su e giù per i
corridoi’ disse Hermione con voce altezzosa. ‘A proposito, hai il
naso sporco, lo sapevi?’
Ron continuò a guardarla mentre usciva. Harry sbirciò fuori dal
finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e le foreste si
stagliavano contro un cielo violaceo. Sembrò che il treno
rallentasse.
Harry e Ron si tolsero la giacca e infilarono la lunga tunica nera.
Quella di Ron gli andava un po' corta: da sotto spuntavano le scarpe
da ginnastica.
Una voce risuonò per tutto il treno: ‘Tra cinque minuti arriveremo
a Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà
portato negli edifici della scuola separatamente’.
Harry, che aveva lo stomaco chiuso per l'emozione, si accorse che
Ron era pallido, sotto le lentiggini. Infilarono nelle tasche gli
ultimi dolci rimasti e si unirono alla calca che affollava il
corridoio.
Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. La gente procedette
a spintoni verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e
buio. Harry rabbrividì all'aria gelida della notte. Poi, sopra le
teste degli studenti, si accese una luce, e Harry udì una voce
familiare: ‘Primo anno! Primo anno da questa parte! Tutto bene,
Harry?’
Il faccione peloso di Hagrid sorrideva radioso sopra il mare di
teste.
‘Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del primo anno? E ora
attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!’
Scivolando e incespicando, seguirono Hagrid giù per quello che
sembrava un sentiero ripido e stretto. Da entrambi i lati il buio era
così fitto che Harry pensò che il sentiero fosse fiancheggiato da
folti alberi. Nessuno aveva molta voglia di parlare. Neville, il
ragazzo che ancora non aveva ritrovato il suo rospo, tirò su col naso
un paio di volte.
‘Fra un attimo: prima vista panoramica di Hogwarts!’ annunciò
Hagrid parlando da sopra la spalla, ‘ecco, dopo questa curva!’
Ci fu un coro di ‘Ohhhh!’
Lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo di
un grande lago nero. Appollaiato in cima a un'alta montagna sullo
sfondo, con le finestre illuminate che brillavano contro il cielo
pieno di stelle, si stagliava un grande castello con molte torri e
torrette.
‘Non più di quattro per battello’ avvertì Hagrid indicando una
flotta di piccole imbarcazioni in acqua, vicino alla riva. Harry e
Ron furono seguiti a bordo da Neville e Hermione.
‘Tutti a bordo?’ gridò Hagrid che aveva un'imbarcazione personale.
‘Bene... Si parte!’
E le barchette si staccarono dalla riva, scivolando sul lago liscio
come vetro. Tutti tacevano, lo sguardo fisso sul grande castello che
li sovrastava. Torreggiava su di loro, man mano che si avvicinavano
alla rupe su cui era arroccato.
‘Giù la testa!’ gridò Hagrid quando le prime barche raggiunsero la
scogliera; i ragazzi obbedirono e i battelli li trasportarono
attraverso una cortina d'edera che nascondeva una grande apertura sul
davanti della scogliera stessa. Poi attraversarono un lungo tunnel
buio, che sembrava portare dritto sotto il castello, e infine
raggiunsero una sorta di porto sotterraneo dove si arrampicarono tra
scogli e sassi.
‘Ehi, tu! tuo questo rospo?’ fece Hagrid che stava controllando le
barche via via che i ragazzi scendevano.
‘Oscar!’ gridò Neville al settimo cielo tendendo le mani. Poi si
arrampicarono lungo un passaggio nella roccia, preceduti dalla
lampada di Hagrid, e finalmente emersero sull'erba morbida e umida,
proprio all'ombra del castello.
Salirono la scalinata di pietra e si affollarono davanti
all'immenso portone di quercia.
‘Ci siamo tutti? E tu, ce l'hai ancora il tuo rospo?’
Hagrid alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.
Capitolo 7:
Il Cappello Parlante
La porta si spalancò all'istante. Si vide una strega alta, dai
capelli corvini, vestita di verde smeraldo. Aveva un volto molto
severo, e il primo pensiero di Harry fu questo: è una persona che
bisogna evitare di contrariare.
‘Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa Mcgranitt’
disse Hagrid.
‘Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io’.
Spalancò la porta. La sala d'ingresso era così grande che ci
sarebbe entrata comodamente tutta la casa dei Dursley. Le pareti di
pietra erano illuminate da torce fiammeggianti come quelle della
Gringott, il soffitto era talmente alto che si scorgeva a malapena, e
di fronte a loro una sontuosa scalinata in marmo conduceva ai piani
superiori.
I ragazzi seguirono la professoressa Mcgranitt calpestando il
pavimento tutto lastre. Harry udiva il brusio di centinaia di voci
provenire da una porta a destra - il resto della scolaresca doveva
essere già arrivato - ma la professoressa Mcgranitt condusse quelli
del primo anno in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso. Ci si
assieparono dentro, molto più pigiati di quanto normalmente avrebbero
fatto, guardandosi intorno tutti nervosi.
‘Benvenuti a Hogwarts’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Il
banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma
prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei
vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante,
perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro
dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le
lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali
destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala
di ritrovo del vostro dormitorio.
‘I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Pecoranera
e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato
maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a
Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro
dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere.
Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti
verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore.
Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà
destinato.
‘La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti
a tutti gli altri studenti. Nell'attesa, vi suggerisco di farvi belli
più che potete’.
E così dicendo, i suoi occhi indugiarono per un attimo sul mantello
di Neville, che era abbottonato sotto l'orecchio sinistro, e sul naso
sporco di Ron. Harry cercò di lisciarsi i capelli nervosamente.
‘Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia’ disse la
professoressa Mcgranitt. ‘Vi prego di attendere in silenzio’.
Uscì dalla stanza. Harry deglutì.
‘Di preciso, in che modo ci smistano per dormitorio?’ chiese a Ron.
‘Una specie di prova, credo. Fred ha detto che fa un sacco male, ma
penso che stesse scherzando’.
A Harry, il cuore sobbalzò nel petto. Una prova? Di fronte a tutta
la scuola? Ma lui, di magia, non sapeva niente... cosa avrebbe dovuto
fare? Non si era aspettato niente di simile, quando era arrivato. Si
guardò intorno ansioso e vide che tutti gli altri erano terrorizzati
quanto lui. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne Hermione
Granger che stava spiattellando a bassa voce, con parlantina
inarrestabile, tutti gli incantesimi che aveva imparato, chiedendosi
di quale dei tanti avrebbe dovuto servirsi. Harry cercava
disperatamente di non ascoltarla. Non era mai stato tanto nervoso in
vita sua, mai, neanche quando era tornato a casa con una nota della
scuola in cui si diceva che, non si sa come, lui aveva fatto
diventare blu la parrucca dell'insegnante. Teneva gli occhi fissi
sulla porta. Ormai ogni momento era buono perché la professoressa
Mcgranitt tornasse per condurlo verso il suo destino.
Poi accadde una cosa che gli fece fare un salto alto un palmo da
terra... Dietro di lui, molti ragazzi gridarono.
‘Ma che cosa...?’
Si sentì mancare il fiato, e come lui tutti gli altri. Una ventina
di fantasmi erano appena entrati nella stanza, attraversando la
parete in fondo. Di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti,
scivolavano per la stanza parlando tra loro e quasi senza guardare
gli allievi del primo anno. Sembrava che stessero discutendo. Quello
che assomigliava a un monaco piccolo e grasso stava dicendo: ‘Io dico
che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra
possibilità...’
‘Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità
che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo
sai, non è neanche un vero e proprio fantasma... Ehi, dico, che cosa
ci fate qui?’
Un fantasma in calzamaglia e gorgiera aveva d'un tratto notato gli
studenti del primo anno.
Nessuno rispose.
‘Nuovi studenti!’ disse il Frate Grasso abbracciando tutti con un
sorriso. ‘In attesa di essere smistati, suppongo’.
Alcuni annuirono in silenzio.
‘Spero di vedervi tutti a Tassorosso!’ disse il Frate. ‘Sapete?
stato il mio dormitorio’.
‘E ora, sgombrare!’ ordinò una voce aspra. ‘Sta per cominciare la
Cerimonia dello Smistamento’.
La professoressa Mcgranitt era tornata. Uno a uno, i fantasmi si
dileguarono attraversando la parete di fronte.
‘Mettetevi in fila e seguitemi’ ordinò la professoressa Mcgranitt
agli allievi del primo anno.
Harry, con la strana sensazione che le gambe gli fossero diventate
di piombo, si mise in fila dietro a un ragazzo dai capelli color
sabbia, e Ron dietro di lui. Uscirono dalla stanza, attraversarono di
nuovo la sala d'ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed
entrarono nella Sala Grande.
Harry non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un
posto tanto splendido e sorprendente. Era illuminato da migliaia e
migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra quattro lunghi tavoli,
intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I tavoli erano
apparecchiati con piatti e calici d'oro scintillanti. In fondo alla
sala c'era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli
insegnanti. Fu lì che la professoressa Mcgranitt accompagnò gli
allievi del primo anno, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono
davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti. Alla
luce tremula delle candele, le centinaia di facce che li guardavano
sembravano tante pallide lanterne. Qua e là, tra gli studenti, i
fantasmi punteggiavano la sala come velate luci argentee. Soprattutto
per evitare tutti quegli occhi che li fissavano, Harry alzò lo
sguardo in alto e vide un soffitto di velluto nero trapunto di
stelle. Udì Hermione bisbigliare: ‘per magia che somiglia al cielo di
fuori! L'ho letto in Storia di Hogwarts’.
Era addirittura difficile credere che ci fosse un soffitto, e che
la Sala Grande non si spalancasse semplicemente sul cielo aperto.
Rapidamente Harry abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la
professoressa Mcgranitt, senza fare rumore, collocava uno sgabello a
quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello
mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto
rattoppato, consunto e pieno di macchie. Zia Petunia non avrebbe
permesso neanche di farlo entrare in casa.
Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, pensò
Harry tutto emozionato. Sembrava proprio il genere di cosa che...
poi, notando che tutti, nella sala, stavano fissando il cappello,
fece altrettanto. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto.
Poi il cappello si contrasse. Uno strappo vicino al bordo si spalancò
come una bocca, e lui cominciò a cantare:
Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Pecoranera, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!
Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò
in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei
quattro tavoli e poi tornò immobile.
‘Allora dobbiamo semplicemente provare il cappello!’ sussurrò Ron a
Harry. ‘Giuro che Fred lo ammazzo: non ha fatto che parlare di una
gara di lotta libera!’
Harry sorrise debolmente. Sì, indossare il cappello era molto
meglio che dover fare un incantesimo, ma gli sarebbe piaciuto che la
cosa avvenisse in separata sede, non sotto gli occhi di tutti.
Sembrava che il cappello chiedesse molto; al momento, Harry non si
sentiva né coraggioso, né intelligente né altro. Se solo il cappello
avesse nominato un dormitorio per gente che si sentiva poco sicura di
sé, quello sarebbe stato il posto giusto per lui.
A quel punto, la professoressa Mcgranitt si fece avanti tenendo in
mano un lungo rotolo di pergamena.
‘Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa
e vi siederete sullo sgabello per essere smistati’ disse. ‘Abbott
Hannah!’
Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne
fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde
sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello.
Il tavolo dei Tassorosso, a destra, si rallegrò e batté le mani
quando Hannah andò a prendervi posto. Harry vide il fantasma del
Frate Grasso salutarla allegramente con la mano.
‘Hossas Susan!’
‘TASSOROSSO!’ gridò ancora il cappello, e Susan si affrettò ad
andare a sedersi accanto a Hannah.
‘Boot Terry!’
‘PECORANERA!’
Questa volta, a battere le mani fu il secondo tavolo da sinistra;
molti allievi del dormitorio di Pecoranera si alzarono per stringere
la mano a Terry, quando egli ebbe preso posto tra loro.
Anche ‘Brocklehurst Mandy’ fu assegnata a Pecoranera, ma ‘Brown
Lavanda’ fu la prima nuova Grifondoro e il tavolo all'estrema
sinistra esplose in un evviva generale; tuttavia Harry notò che i
fratelli gemelli di Ron fischiavano.
Poi ‘Bulstrode Millicent’ diventò una Serpeverde. Forse era una
pura fantasia di Harry, dopo tutto quel che aveva sentito dire su
quel dormitorio, ma gli venne da pensare che avevano tutti un aspetto
sgradevole.
Ora cominciava a sentirsi veramente male. Ricordava quando, nella
sua vecchia scuola, era stato scelto per la squadra sportiva. Lui era
stato sempre scelto per ultimo, non perché non fosse bravo, ma perché
nessuno voleva che Dudley pensasse che era simpatico a qualcuno.
‘Finch-Fletchley Justin!’
‘TASSOROSSO!’
Harry notò che qualche volta il cappello gridava all'istante il
nome del dormitorio e altre volte, invece, ci metteva un po' a
decidersi. ‘Finnigan Seamus’, il ragazzo dai capelli color sabbia che
precedeva Harry nella fila rimase seduto quasi per un minuto prima di
venire dichiarato un Grifondoro.
‘Granger Hermione!’
Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello
in testa con gesto impaziente.
‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello. Ron emise un gemito.
Harry fu colpito da un pensiero orribile, come sono sempre i
pensieri di quando siamo molto nervosi. E se lui non fosse stato
scelto affatto? Se gli fosse capitato di rimanere lì seduto con il
cappello sugli occhi per ore, finché la professoressa Mcgranitt
glielo avesse strappato dalla testa dicendo che evidentemente c'era
stato un errore, e che lui doveva andarsene e riprendere il treno?
Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva continuamente il suo rospo,
Neville Paciock, il quale, lungo il percorso verso lo sgabello,
cadde. Con lui, il cappello impiegò molto tempo a decidere. Quando
finalmente gridò ‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche
toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette correre a
consegnarlo a ‘Macdougal Morag’.
Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il
suo nome, e fu esaudito immediatamente: il cappello gli aveva appena
sfiorato la testa quando gridò: ‘SERPEVERDE!’
Malfoy andò a unirsi ai suoi amici Tiger e Goyle, con aria molto
compiaciuta.
Ormai erano rimasti in pochi.
‘Moon’... ‘Nott’... ‘Parkinson’... poi due gemelle, ‘Patil’ e
‘Patil’..., poi ‘Perks, Sally Anne’..., e finalmente...
‘Potter Harry!’
Mentre Harry si avvicinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un
tratto da sussurri simili allo scoppiettio di tanti piccoli fuochi.
‘Potter, ha detto?’
‘Ma proprio quell'Harry Potter...?’
L'ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli coprisse gli
occhi fu la sala piena di gente che allungava il collo per guardarlo
meglio. L'attimo dopo, era immerso nel buio. Rimase in attesa.
‘Ehm...’ gli sussurrò una vocina all'orecchio. ‘Difficile. Molto
difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar
via. C'è talento, oh, accipicchia, sì... e un bel desiderio di
mettersi alla prova. Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: ‘Non a
Serpeverde, non a Serpeverde!’
‘Non a Serpeverde, eh?’ disse la vocina. ‘Ne sei proprio così
sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c'è di
tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su
questo non c'è dubbio... No? Be', se sei proprio così sicuro...
meglio GRIFONDORO!’
Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se
lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei
Grifondoro. Il sollievo di essere stato scelto per quel dormitorio e
non per Serpeverde era tale che a malapena si accorse di essere stato
salutato dall'applauso più fragoroso. Il prefetto Percy si alzò in
piedi e gli strinse vigorosamente la mano, mentre i gemelli Weasley
si sgolavano: ‘Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!’ Harry si
sedette davanti al fantasma con la gorgiera che aveva visto prima.
Questo gli batté un colpetto sul braccio, dandogli l'improvvisa,
orribile sensazione di averlo appena immerso in un catino di acqua
ghiacciata.
Ora poteva vedere bene il tavolo delle autorità. All'estremità più
vicina a lui sedeva Hagrid, che incrociò lo sguardo col suo e gli
fece un segno di vittoria. Harry gli rispose con un sorriso. E là, al
centro, su un ampio scranno d'oro, sedeva Albus Silente. Harry lo
riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato nella
Cioccorana, sul treno. La chioma argentea di Silente era l'unica
cosa, in tutta la sala, che luccicasse quanto i fantasmi. Harry
intravide anche il professor Raptor, il giovanotto nervoso che aveva
incontrato al Paiolo magico. Aveva un'aria molto strana, e in testa
un gran turbante color porpora.
E ora erano rimaste solo tre persone da smistare. ‘Turpin Lisa’
divenne una Pecoranera e poi fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva
assunto ormai un colorito terreo. Harry incrociò le dita sotto il
tavolo, e un attimo dopo il cappello gridò: ‘GRIFONDORO!’
Harry batté le mani forte con tutti gli altri, mentre Ron si
accasciava sulla sedia vicino alla sua.
‘Ben fatto, Ron, ottimo!’ si congratulò Percy Weasley pomposamente
da sopra la testa di Harry, mentre ‘Zabini Blaise’ veniva mandato a
Serpeverde. A quel punto, la professoressa Mcgranitt arrotolò la sua
pergamena e portò via il Cappello Parlante.
Harry guardò nel suo piatto d'oro e lo vide vuoto. Soltanto ora si
era reso conto di quanta fame avesse. Gli zuccotti di zucca
sembravano appartenere a secoli prima.
Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con
uno sguardo radioso, le braccia aperte, come se niente potesse fargli
più piacere del vederli tutti lì riuniti.
‘Benvenuti!’ disse. ‘Benvenuti al nuovo anno scolastico di
Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire
qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!’
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti.
Harry non sapeva se ridere o no.
‘Ma... è un po' matto?’ chiese incerto a Percy.
‘Matto?’ gli fece quello con disinvoltura. ‘un genio! Il miglior
mago del mondo! Ma è un po' matto, sì. Patate, Harry?’
Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, i piatti davanti a lui erano
pieni zeppi di pietanze. Non aveva mai visto tante cose buone tutte
insieme su un solo tavolo: roast beef, pollo arrosto, braciole di
maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse,
patate arrosto, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote,
ragù, salsa ketchup e, per qualche strana ragione, dolci alla menta.
Non si poteva dire che i Dursley lo lasciassero morire di fame, ma
certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà. Dudley
prendeva sempre tutto quello che faceva gola a Harry, anche a costo
di sentirsi male. Harry si riempì il piatto di un po' di tutto,
tranne i dolci alla menta, e cominciò a mangiare. Era tutto squisito.
‘Ha l'aria di essere molto buona’ disse il fantasma con la gorgiera
in tono triste, guardando Harry che tagliava la bistecca.
‘Ma perché, tu non puoi...?’
‘Sono circa quattrocento anni che non mangio’ disse il fantasma.
‘Naturalmente, non ne ho bisogno, ma uno finisce col sentirne la
mancanza. Forse non mi sono presentato. Sir Nicholas de
Mimsy-Porpington al tuo servizio. Il fantasma ufficiale di
Grifondoro’.
‘Io lo so chi sei!’ disse d'un tratto Ron. ‘I miei fratelli mi
hanno parlato di te... Tu sei Nick-Quasi-Senza-Testa’.
‘Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy...’ cominciò a
dire tutto impettito il fantasma, ma Seamus Finnigan dai capelli
color sabbia lo interruppe.
‘Quasi senza testa? Come è possibile essere quasi senza testa?’
Sir Nicholas sembrava estremamente stizzito, come se la
conversazione non stesse prendendo la piega da lui desiderata.
‘Così’ disse irritato. Si afferrò l'orecchio destro e tirò. Tutta
la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se
fosse incernierata. Qualcuno aveva evidentemente provato a
decapitarlo, ma non lo aveva fatto a dovere. Tutto compiaciuto per
gli sguardi sbalorditi che lesse sui loro volti, con un movimento
deciso, Nick-Quasi-Senza-Testa si rimise la testa sul collo, tossì e
disse: ‘Allora... nuovi Grifondoro! Spero che ci aiuterete a vincere
il campionato di quest'anno. Non è mai successo che Grifondoro non
vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la coppa per sei anni
di fila! Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco
insopportabile... ehm... sarebbe il fantasma di Serpeverde’.
Harry gettò un'occhiata al tavolo dei Serpeverde e vide, lì seduto,
un orribile fantasma dallo sguardo fisso e vuoto, il volto macilento
e gli abiti tutti imbrattati di sangue argentato. Era seduto proprio
vicino a Malfoy che - Harry lo notò con piacere - non sembrava molto
soddisfatto per l'assegnazione dei posti.
‘Come ha fatto a coprirsi tutto di sangue?’ chiese Seamus molto
interessato.
‘Non gliel'ho mai chiesto’ disse con delicatezza
Nick-Quasi-Senza-Testa.
Quando tutti si furono rimpinzati a più non posso, gli avanzi del
cibo scomparvero dai piatti lasciandoli puliti e splendenti come
prima. Un attimo dopo apparvero i dolci. Montagne di gelato di tutti
i gusti immaginabili, torte alle mele, pasticcini al miele, bignè al
cioccolato e ciambelle alla marmellata, zuppa inglese, fragole,
gelatina, dolci di riso...
Mentre Harry si serviva un pasticcino al miele, il discorso tornò
sulle famiglie.
‘Io sono un... mezzo sangue’ raccontava Seamus. ‘Papà è un Babbano.
Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati.
stato un bel colpo per lui!’
Tutti risero.
‘E tu, Neville?’
‘Be', io sono stato allevato da mia nonna, che è una strega’ prese
a raccontare Neville, ‘ma in famiglia per molto tempo hanno pensato
che io fossi soltanto un Babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per
anni di cogliermi alla sprovvista e di strapparmi qualche magia - una
volta mi ha buttato in acqua dal molo di Blackpool e per poco non
affogavo - ma non è successo niente fino a che non ho avuto otto
anni. Zio Algie era venuto a prendere il tè e mi teneva appeso per le
caviglie fuori da una finestra del secondo piano, quando zia Enid gli
offrì una meringa e lui, senza farlo apposta, mi lasciò andare. Ma io
caddi in giardino, e rimbalzando arrivai fino in strada. Tutti erano
felici, mia nonna piangeva per la contentezza. E avreste dovuto
vedere le facce, quando sono stato ammesso qui... perché pensavano
che non avessi abbastanza poteri magici, capite? Zio Algie era così
contento che mi ha comperato il rospo’.
Dall'altro lato di Harry, Percy Weasley e Hermione stavano parlando
delle lezioni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da
imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai,
quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è
ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più
semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del
genere...’).
Harry, che cominciava a sentire caldo e sonno, alzò di nuovo lo
sguardo verso il tavolo delle autorità. Hagrid era tutto intento a
bere dal suo calice. La professoressa Mcgranitt conversava con il
professor Silente. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante,
parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi, il naso
adunco e la pelle giallastra.
Accadde all'improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto
negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto
attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo.
‘Ah!’ esclamò Harry passandosi una mano sulla fronte.
‘Che cosa c'è?’ chiese Percy.
‘N-niente’.
Il dolore era svanito così come era venuto. Più difficile da
scuotersi di dosso fu la sensazione che Harry aveva provato per via
dello sguardo dell'insegnante... la sensazione di non essergli
affatto simpatico.
‘Chi è l'insegnante che sta parlando col professor Raptor?’ chiese
a Percy.
‘Oh, ma allora conosci già Raptor! Non c'è da stupirsi che sia così
nervoso; quello è il professor Piton. Insegna Pozioni, ma non gli
piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa
un sacco di cose sulle Arti Oscure’.
Harry osservò Piton ancora per un po', ma a lui, Piton non rivolse
più lo sguardo.
Finalmente scomparvero anche i dolci e il professor Silente si alzò
di nuovo in piedi. Nella sala cadde il silenzio.
‘Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di
cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno.
‘Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla
foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli
studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro’.
E gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un'occhiata in
direzione dei gemelli Weasley.
‘Inoltre, Mr Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi
tutti che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi.
‘Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana
dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la
squadra del suo dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb.
‘E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al
corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare
una fine molto dolorosa’.
Harry rise, ma fu uno dei pochi a farlo.
‘Non dirà mica sul serio?’ chiese piano a Percy.
‘Forse’ disse Percy aggrottando la fronte in direzione di Silente.
‘strano, perché in genere lui dice sempre la ragione per cui non
abbiamo il permesso di andare da qualche parte... la foresta è piena
di bestie pericolose, questo lo sanno tutti. No, penso che almeno a
noi prefetti avrebbe dovuto dirlo’.
‘E ora, prima di andare a letto, intoniamo l'inno della scuola!’
gridò Silente. Harry notò che agli altri insegnanti s'era come gelato
il sorriso sulle labbra.
Silente diede un colpetto alla sua bacchetta magica, come se stesse
cercando di scacciarne una mosca dalla punta, e ne fluì un lungo
nastro d'oro che si sollevò alto in aria, sopra i tavoli, e cominciò
a contorcersi a mo' di serpente, formando delle parole.
‘Ognuno scelga il motivetto che preferisce’ disse Silente. ‘Via!’
Tutta la scuola intonò:
Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaci bene
giovani, vecchi, o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
con tante cose interessanti.
Perché ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto
finché al cervello daremo l'addio.
Ognuno terminò la canzone in tempi diversi. Alla fine, erano
rimasti solo i gemelli Weasley a cantare a un ritmo lento da marcia
funebre. Silente diresse le ultime battute con la bacchetta magica e,
alla fine, fu uno di quelli che applaudirono più fragorosamente.
‘Ah, la musica’ disse asciugandosi gli occhi. ‘Una magia che supera
tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto.
Via di corsa’.
Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in
chiacchiere, i Grifondoro del primo anno seguirono Percy, uscirono
dalla Sala Grande e salirono al piano di sopra passando per la scala
di marmo.
Harry aveva di nuovo le gambe pesanti come il piombo, ma solo perché
era stanco e con la pancia piena. Aveva troppo sonno per stupirsi del
fatto che i ritratti lungo i corridoi bisbigliavano e si facevano
segno, al loro passaggio, o che un paio di volte Percy fece passare i
ragazzi attraverso porte nascoste dietro a pannelli scorrevoli e
arazzi appesi alle pareti. Salirono altre scale, sbadigliando e
strascicando i piedi, e Harry stava già chiedendosi quanto avrebbero
dovuto camminare ancora, quando si fermarono di colpo.
Un fascio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a
loro e, quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a
menargli colpi all'impazzata.
‘Pix’ sussurrò Percy a quelli del primo anno. ‘Un Poltergeist’.
Poi, alzando la voce: ‘Pix... fatti vedere!’
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di
colpo l'aria da un pallone.
‘Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?’
Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran
bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incrociate, e afferrò i
bastoni.
‘Oooooooh!’ esclamò con una risata maligna. ‘Pivellini del primo
anno. Ma che bello!’
Si gettò a capofitto su di loro. Tutti si chinarono per schivarlo.
‘Vattene, Pix, o dirò tutto al Barone, sta' sicuro!’ gli ringhiò
Percy.
Pix svanì con una linguaccia, lasciando cadere i bastoni sulla
testa di Neville. Lo udirono allontanarsi di corsa, sbatacchiando le
armature al suo passaggio.
‘Dovete guardarvi da Pix’ disse Percy mentre riprendevano a
camminare. ‘Il Barone Sanguinario è l'unico che riesca a
controllarlo; Pix non dà retta neanche a noi prefetti. Eccoci
arrivati’.
All'estremità del corridoio, era appeso il ritratto di una donna
molto grassa, con indosso un abito di seta rosa.
‘La parola d'ordine?’ chiese.
‘Caput Draconis’ disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro
scoprendo un'apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le
mani e coi piedi - Neville ebbe bisogno di una spinta - e sbucarono
nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta
rotonda, piena di soffici poltrone.
Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro
dormitorio, e un'altra ai ragazzi. In cima a una scala a chiocciola -
era chiaro che si trovavano in una delle torri - finalmente trovarono
i loro letti: cinque letti a baldacchino circondati da tende di
velluto rosso scuro. I loro bauli erano già stati portati su. Troppo
stanchi per parlare, indossarono il pigiama e si infilarono sotto le
coperte.
‘Che bella mangiata, eh?’ bofonchiò Ron a Harry da dietro i
tendaggi. ‘Vattene, Crosta! Mi sta rosicchiando le lenzuola’.
Harry voleva chiedere a Ron se aveva mangiato il pasticcino al
miele, ma si addormentò quasi immediatamente.
Forse Harry aveva mangiato un po' troppo, perché fece un sogno
molto strano. Indossava il turbante del professor Raptor, e il
turbante gli parlava senza posa, dicendogli che doveva trasferirsi a
Serpeverde immediatamente, perché a quello era destinato. Harry gli
rispondeva che no, non voleva andarci; allora il turbante diventava
sempre più pesante e Harry cercava di sfilarselo dalla testa, ma
quello lo stringeva sempre più facendogli molto male; e c'era anche
Malfoy che si faceva beffe di lui, mentre era alle prese col
turbante, e poi Malfoy si tramutava nell'insegnante dal naso adunco,
Piton, che rideva in modo stridulo e glaciale. Poi ci fu un bagliore
di luce verde e Harry si destò, madido di sudore e scosso dai
brividi.
Si girò dall'altra parte e riprese sonno, e quando si svegliò, il
mattino seguente, non conservava il minimo ricordo del sogno.
Capitolo 8:
Il maestro delle Pozioni
‘Guarda lì!’
‘Dove?’
‘Vicino a quello alto coi capelli rossi’.
‘Quello con gli occhiali?’
‘Ma hai visto che faccia?’
‘E la cicatrice, l'hai vista?’
Il giorno dopo, da quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu
inseguito da una miriade di bisbigli. I ragazzi, in fila fuori delle
classi, si alzavano in punta dei piedi per dargli un'occhiata anche
solo per un attimo, oppure lo superavano lungo i corridoi per poi
tornare indietro a osservarlo meglio. Harry avrebbe preferito che non
lo facessero, perché stava cercando di concentrarsi sul percorso da
seguire per arrivare in classe.
A Hogwarts c'erano centoquarantadue scalinate: alcune ampie e
spaziose; altre strette e pericolanti; alcune che il venerdì
portavano in luoghi diversi; altre con a metà un gradino che
scompariva e che bisognava ricordarsi di saltare. Poi c'erano porte
che non si aprivano, a meno di non chiederglielo cortesemente o di
non far loro il solletico nel punto giusto, e porte che non erano
affatto porte ma facevano finta di esserlo. Molto difficile era anche
ricordare dove fossero le cose, perché tutto sembrava soggetto a
continui spostamenti: i personaggi dei ritratti si allontanavano
continuamente per farsi visita l'uno con l'altro, e Harry avrebbe
giurato che le armature camminassero.
Neanche i fantasmi contribuivano a rendere più semplice la
situazione. Era assai sgradevole quando uno di loro, all'improvviso,
scivolava attraverso una porta che un ragazzo stava cercando di
aprire. Nick-Quasi-Senza-Testa era sempre felice di indicare ai
Grifondoro la giusta direzione, ma Pix il Poltergeist, se lo
incontravi quando eri in ritardo per una lezione, era capace di farti
trovare due porte sprangate e una scala a trabocchetto. Ti tirava in
testa il cestino della carta straccia, ti sfilava il tappeto da sotto
i piedi, ti lanciava addosso pezzi di gesso oppure, avvicinatosi di
soppiatto, ti afferrava il naso e strillava: ‘PRESO!’
Ancor peggio di Pix, se possibile, era il custode Argus Gazza.
Harry e Ron riuscirono a prenderlo per il verso sbagliato fin dalla
prima mattina. Gazza li sorprese mentre cercavano di passare per una
porta, che sfortunatamente risultò essere l'entrata al corridoio del
terzo piano di cui era vietato l'accesso agli studenti. Non volle
credere che si fossero smarriti, convinto com'era che stessero
cercando di forzarne l'entrata di proposito, e minacciò di
rinchiuderli in prigione, se non fosse stato per il professor Raptor
che passava in quel momento e li salvò.
Gazza possedeva una gatta di nome Mrs Purr, una creatura color
polvere, tutta pelle e ossa, con due occhi sporgenti come fari,
spiccicata al suo padrone. La gatta pattugliava i corridoi da sola.
Bastava infrangere una regola di fronte a lei, mettere appena un
piede fuori riga, ed eccola correre in cerca di Gazza, il quale
puntualmente appariva due secondi dopo, tutto ansimante. Gazza
conosceva i passaggi segreti della scuola meglio di chiunque altro
(tranne forse i gemelli Weasley) ed era capace di sbucare fuori
all'improvviso al pari dei fantasmi. Gli studenti lo detestavano, e
desideravano con tutto il cuore di riuscire ad assestare un bel
calcio a Mrs Purr.
E poi, una volta che uno riusciva a trovare la classe, c'erano le
lezioni. Come Harry scoprì ben presto, la magia era tutt'altra cosa
dall'agitare semplicemente la bacchetta magica pronunciando parole
incomprensibili.
Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare il cielo stellato
con i telescopi e imparare il nome delle stelle e i movimenti dei
pianeti. Tre volte alla settimana, ci si doveva recare nella serra
dietro al castello per studiare Erbologia con una strega piccola e
tarchiata, la professoressa Sprite, con la quale i ragazzi imparavano
a coltivare tutte le piante e i funghi più strani, e a scoprire a
cosa servivano.
Indubbiamente, la lezione più noiosa era Storia della Magia,
l'unico corso tenuto da un fantasma. Il professor Rf era già molto,
molto vecchio quando si era addormentato davanti al camino della sala
dei professori e, la mattina dopo, alzatosi per andare a fare
lezione, si era lasciato dietro il corpo. Rf non la finiva più di
parlare con voce monotona, mentre i ragazzi prendevano nota di nomi e
date, facendo una solenne confusione tra Emeric il Maligno e Uric
Testamatta.
Invece il professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, era un
mago basso e mingherlino che doveva salire sopra una pila di libri
per vedere al di là della cattedra. All'inizio della prima lezione
prese il registro e, quando arrivò al nome di Harry diede un
gridolino eccitato e ruzzolò giù, scomparendo alla vista.
La professoressa Mcgranitt era ancora diversa. Harry aveva avuto
ragione di pensare che era meglio non contrariarla. Severa e
intelligente, fece un bel discorsetto ai ragazzi nel momento stesso
in cui si sedettero per ascoltare la sua prima lezione.
‘La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose
che apprenderete a Hogwarts’ disse. ‘Chiunque faccia confusione nella
mia aula verrà espulso e non sarà più riammesso. Siete avvisati’.
Poi trasformò la sua cattedra in un maiale e viceversa. Tutti
rimasero molto impressionati e non vedevano l'ora di cominciare, ma
ben presto si resero conto che ci sarebbe voluto un bel po' di tempo
prima che diventassero capaci di trasformare un mobile in un animale.
Presero un mucchio di appunti complicati, dopodiché a ciascuno fu
dato un fiammifero che dovevano provare a trasformare in un ago. Alla
fine della lezione, solo Hermione Granger aveva cambiato qualche cosa
nel suo fiammifero; la professoressa Mcgranitt mostrò alla classe che
era diventato tutto d'argento e acuminato, e gratificò Hermione con
uno dei suoi rari sorrisi.
Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa
contro le Arti Oscure, ma le lezioni di Raptor si dimostrarono un po'
una barzelletta. L'aula odorava fortemente di aglio: tutti dicevano
servisse a tenere lontano un vampiro che egli aveva incontrato in
Romania, e che temeva che sarebbe tornato un giorno o l'altro a
prenderlo per portarlo via. Il turbante, così disse ai suoi allievi,
lo aveva ricevuto in dono da un principe africano, come pegno di
gratitudine per averlo liberato di un fastidioso zombie; ma loro non
erano così sicuri che quella storia fosse vera. Tanto per cominciare,
quando Seamus Finnigan aveva chiesto a Raptor di raccontare come
aveva fatto a scacciare lo zombie, lui era diventato tutto rosso e
aveva cominciato a parlare del tempo. E poi avevano notato che
intorno al turbante aleggiava uno strano odore, e i gemelli Weasley
insistevano che anche quello era imbottito d'aglio, perché Raptor
fosse protetto ovunque andasse.
Harry fu molto sollevato nel constatare che non era poi così
indietro rispetto agli altri. Molti venivano da famiglie di Babbani
e, come lui, non sapevano di essere streghe o maghi. C'era così tanto
da imparare che anche persone come Ron non erano poi molto
avvantaggiate.
Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ron.
Finalmente riuscirono ad arrivare alla Sala Grande per colazione
senza perdersi neanche una volta.
‘Cosa abbiamo oggi?’ chiese Harry a Ron versandosi lo zucchero nel
tè.
‘Pozioni doppie per i Serpeverde’ disse Ron. ‘Il capo del
dormitorio Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui
li favorisce sempre... vedremo se è vero’.
‘Quanto vorrei che la Mcgranitt favorisse noi’ disse Harry. La
professoressa Mcgranitt era la direttrice del dormitorio Grifondoro,
ma questo non le aveva impedito, il giorno prima, di dargli una
montagna di compiti.
In quel momento arrivò la posta. Oramai Harry ci aveva fatto
l'abitudine, ma il primo giorno era rimasto alquanto impressionato
quando un centinaio di gufi avevano fatto irruzione all'improvviso
nella Sala Grande, durante la colazione, descrivendo cerchi sopra i
tavoli finché, individuato il proprio padrone, non gli avevano
lasciato cadere in grembo lettere e pacchetti.
A Harry, Edvige non aveva ancora portato niente. Ogni tanto, veniva
per mordicchiargli l'orecchio e farsi dare un pezzetto di toast prima
di tornare a dormire nella grande voliera insieme agli altri pennuti
della scuola. Ma quella mattina si posò fra la zuccheriera e la
coppetta della marmellata d'arancia, lasciando cadere un biglietto
sul piatto di Harry. Il ragazzo lacerò immediatamente la busta.
arry (c'era scritto con una calligrafia tutta scarabocchi), so che
il venerdì pomeriggio sei libero: ti va di venire a prendere una
tazza di tè con me intorno alle tre? Voglio sapere tutto della tua
prima settimana. Mandami la risposta con Edvige.
Hagrid Harry si fece prestare la penna d'oca da Ron e buttò giù
la risposta sul retro del biglietto: ‘Sì, grazie, ci vediamo più
tardi’. E la consegnò a Edvige perché la recapitasse.
Meno male che Harry aveva la piacevole aspettativa del tè con
Hagrid, perché la lezione di Pozioni fu la peggior cosa che gli fosse
capitata fino a quel momento.
Appena arrivato, durante il banchetto inaugurale, Harry aveva avuto
l'impressione di non stare simpatico al professor Piton. Alla fine
della prima lezione di Pozioni seppe che si era sbagliato. Non è che
lo trovasse antipatico... lo odiava.
Le lezioni di Pozioni si svolgevano in una delle celle sotterranee.
Qui faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far
venire loro la pelle d'oca anche senza tutti quegli animali che
galleggiavano nei barattoli di vetro lungo le pareti.
Come Vitious, anche Piton iniziò la lezione prendendo il registro,
e sempre come Vitious, giunto al nome di Harry si fermò.
‘Ah, vedo’ disse con voce melliflua, ‘Harry Potter. La nostra
nuova... celebrità’.
Draco Malfoy e i suoi amici Tiger e Goyle nascosero un ghigno
dietro la mano. Piton finì di fare l'appello e alzò lo sguardo sulla
classe. Aveva gli occhi neri come quelli di Hagrid, ma del tutto
privi del suo calore. Erano gelidi e vuoti, e facevano pensare a due
tunnel immersi nel buio.
‘Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle
Pozioni’ cominciò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma ai
ragazzi non ne sfuggiva una: come la professoressa Mcgranitt, Piton
aveva il dono di mantenere senza sforzo il silenzio in classe. ‘Poiché
qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno
a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a
fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi
vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono
nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso
insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la
morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in
genere sono tutti gli allievi che mi toccano’.
Anche questo discorsetto cadde nel silenzio. Harry e Ron si
scambiarono un'occhiata alzando le sopracciglia. Hermione Granger era
seduta sul bordo della sedia e sembrava non vedesse l'ora di
dimostrare che lei non era una ‘testa di legno’.
‘Potter’ disse Piton d'un tratto. ‘Che cosa ottengo se verso della
radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?’
Radice in polvere di che cosa, in un infuso di che cosa? Harry
lanciò un'occhiata a Ron, che appariva altrettanto sconcertato;
invece Hermione era già lì con la mano alzata.
‘Non lo so, signore’ disse Harry.
Le labbra di Piton si incresparono in un ghigno.
‘Bene, bene... è chiaro che la fama non è tutto’.
Ignorò la mano alzata di Hermione.
‘Proviamo ancora. Potter, dove guarderesti se ti dicessi di
trovarmi una pietra bezoar?’
Hermione alzò di nuovo la mano più in alto che poteva senza alzarsi
dalla sedia, ma Harry non aveva la più pallida idea di che cosa fosse
un bezoar. Cercò di ignorare Malfoy, Tiger e Goyle che si
sbellicavano dalle risate.
‘Non lo so, signore’.
‘Immagino che tu non abbia neanche aperto un libro prima di venire
qui, vero, Potter?’
Harry si costrinse a continuare a guardare fisso quegli occhi
glaciali. In realtà aveva dato una scorsa ai libri, quando era ancora
dai Dursley, ma forse Piton si aspettava che si ricordasse tutto quel
che era scritto in Mille erbe e funghi magici?
Piton continuava a ignorare la mano fremente di Hermione. ‘E...
Potter, qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum
lycoctonum?’
A questo punto, Hermione si alzò in piedi con la mano protesa come
se volesse toccare il soffitto.
‘Non lo so’ disse Harry tranquillamente. ‘Ma penso che Hermione lo
sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?’
Alcuni risero; Harry colse lo sguardo di Seamus e Seamus ammiccò.
Ma Piton non lo trovò affatto divertente.
‘Sta' seduta!’ ordinò secco a Hermione. ‘Per tua norma e regola,
Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera
talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte
Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre
e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l'Aconitum napellus
e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota anche con il
semplice nome di aconito. Be'? Perché non prendete appunti?’
Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene.
Sovrastando il rumore, Piton disse: ‘E al dormitorio di Grifondoro
verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter’.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei
Grifondoro non migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a
fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto,
avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per
la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacciare zanne di
serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy,
che sembrava stargli simpatico. Aveva appena cominciato a dire agli
altri di osservare il modo perfetto in cui Malfoy aveva stufato le
sue lumache cornute, quando il sotterraneo fu invaso da una nube di
fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville
era riuscito a fondere il calderone di Seamus trasformandolo in un
ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento
di pietra, bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In
pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo
Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era
bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle braccia e sulle
gambe gli spuntavano bolle infiammate.
‘Ma che razza di idiota!’ sbottò Piton mentre con un sol tocco
della sua bacchetta magica ripuliva il pavimento dalla pozione
versata. ‘Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino
prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così?’
Neville frignava perché le bolle avevano cominciato a spuntargli
anche sul naso.
‘Portalo in infermeria!’ intimò Piton a Seamus in tono sprezzante.
Poi si girò verso Harry e Ron, che avevano lavorato accanto a
Neville.
‘E tu, Potter... perché non gli hai detto di non aggiungere gli
aculei? Pensavi che se lui sbagliava ti saresti messo in luce, non è
vero? E questo è un altro punto in meno per i Grifondoro’.
La cosa era così ingiusta che Harry aprì bocca per ribattere, ma
Ron gli diede un calcio da dietro al loro calderone. ‘Non esagerare’
gli soffiò a bassa voce. ‘Ho sentito dire che Piton può diventare
molto cattivo’.
Un'ora dopo, lasciato il sotterraneo, mentre risalivano le scale,
la mente di Harry galoppava e il suo umore era... sottoterra. In una
sola settimana, aveva fatto perdere due punti a Grifondoro... Ma
perché Piton lo odiava tanto?
‘Su col morale’ disse Ron. ‘Piton non fa altro che togliere punti a
Fred e a George. Posso venire con te a trovare Hagrid?’
Alle tre meno cinque avevano lasciato il castello e avanzavano
attraverso il parco. Hagrid viveva in una casetta di legno al
limitare della foresta proibita. Fuori della porta erano poggiati una
balestra e un paio di stivali di gomma.
Quando Harry bussò, dall'interno si udì un raspare frenetico e una
serie di latrati sempre più forti. Poi risuonò la voce di Hagrid che
diceva: ‘Qua, Thor... qua!’
La sua grossa faccia pelosa apparve da dietro la porta socchiusa,
prima che la spalancasse.
‘Aspettate un attimo!’ disse. ‘Sta' giù, Thor!’
Li fece entrare, cercando di trattenere per il collare un enorme
cane nero, di quelli usati per la caccia al cinghiale.
La casa era formata da un'unica stanza. Dal soffitto pendevano
prosciutti e fagiani; sopra una piccola catasta di legna già accesa
c'era un bollitore di rame e, in un angolo, un letto imponente
coperto con una trapunta a patchwork.
‘Fate come se foste a casa vostra’ disse Hagrid lasciando andare
Thor che si avventò dritto dritto su Ron, cominciando a leccargli le
orecchie. Al pari di Hagrid, Thor non era poi così feroce come
sembrava.
‘Ti presento Ron’ disse Harry a Hagrid, mentre questi versava
dell'acqua bollente in una grande teiera e disponeva alcuni biscotti
su un piatto.
‘Un altro Weasley, eh?’ chiese Hagrid guardando le lentiggini di
Ron. ‘Ho passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli
gemelli per la foresta’.
Per poco i biscotti non gli spezzarono i denti, ma Harry e Ron
finsero di gradirli moltissimo, mentre facevano a Hagrid il resoconto
delle prime lezioni. Thor aveva poggiato la testa sulle ginocchia di
Harry e gli sbavava addosso, tutto contento.
Harry e Ron godettero molto a sentire Hagrid chiamare Gazza ‘quel
vecchio scemo’.
‘E quanto alla gatta, Mrs Purr, una volta o l'altra la presento a
Thor. Lo sapete che ogni volta che vado su alla scuola mi segue
dappertutto? Non riesco a levarmela dai piedi... Gazza la aizza’.
Harry raccontò a Hagrid della lezione di Piton. E Hagrid, al pari
di Ron, gli disse di non prendersela, perché a Piton praticamente non
andava a genio nessuno degli studenti.
‘Ma a me, sembrava proprio che mi odiasse’.
‘Sciocchezze!’ esclamò Hagrid. ‘E perché mai?’
Eppure Harry non poté fare a meno di notare che Hagrid, nel
pronunciare quelle parole, evitava il suo sguardo.
‘E tuo fratello Charlie, come sta?’ chiese Hagrid a Ron. ‘Mi stava
molto simpatico... con gli animali era fantastico’.
Harry si chiese se Hagrid l'aveva fatto apposta a cambiare
argomento. Mentre Ron raccontava a Hagrid che lavoro faceva Charlie
con i draghi, Harry prese un pezzetto di carta che era stato lasciato
sul tavolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla
Gazzetta del Profeta:
LTIMISSIME sulla rapina
aLLA GriNGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31
luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure.
Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che
nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza che i
rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete
guai, non ficcate il naso in questa faccenda’: così ha dichiarato
oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott. Harry ricordò
che, sul treno, Ron gli aveva detto che qualcuno aveva cercato di
rapinare la Gringott, ma senza dire in che data.
‘Hagrid!’ esclamò, ‘la rapina alla Gringott è avvenuta il giorno
del mio compleanno! Forse è successo quando c'eravamo noi’.
Non c'erano dubbi: anche stavolta Hagrid evitò lo sguardo di Harry.
Bofonchiò qualcosa e gli offrì un altro biscotto. Harry rilesse il
trafiletto: ‘Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano
preso di mira era stata svuotata il giorno stesso’. Hagrid aveva
vuotato la camera numero settecentotredici... questo, beninteso, se
prelevare il lurido pacchetto che c'era dentro si poteva definire
svuotarla. Era di quello che i ladri andavano in cerca?
Quando Harry e Ron fecero ritorno al castello per cena, le loro
tasche erano stracolme di biscotti che i due ragazzi erano stati
troppo beneducati per rifiutare, e Harry si disse che nessuna delle
lezioni frequentate fino a quel momento gli aveva dato tanto da
pensare quanto quell'ora trascorsa a prendere il tè con Hagrid.
Hagrid aveva ritirato il pacchetto appena in tempo? E ora dove si
trovava? E poi, c'era qualche cosa su Piton che Hagrid sapeva e non
voleva dirgli?
Capitolo 9:
Il duello di mezzanotte
Harry non avrebbe mai creduto possibile incontrare un ragazzo più
odioso di Dudley; questo, prima di conoscere Draco Malfoy. Eppure, i
Grifondoro del primo anno frequentavano con i Serpeverde soltanto il
corso di Pozioni e quindi non gli toccava sopportarlo troppo a lungo.
O per lo meno, fu così fino a quando, nella bacheca della sala di
ritrovo di Grifondoro, non comparve un avviso che li fece gemere di
disperazione. Il giovedì successivo sarebbero iniziate le lezioni di
volo, cui Grifondoro e Serpeverde avrebbero partecipato insieme.
‘Ti pareva!’ commentò cupo Harry. ‘Mi mancava solo questa: rendermi
ridicolo a cavallo di un manico di scopa sotto gli occhi di Malfoy’.
Aveva desiderato imparare a volare più di qualsiasi altra cosa al
mondo.
‘Non sai ancora se ti renderai veramente ridicolo’ disse Ron con
grande buonsenso. ‘Comunque, ho sempre sentito Malfoy vantarsi di
quanto è bravo a giocare a Quidditch, ma scommetto che sono tutte
balle’.
Certamente Malfoy parlava molto del volo. Strepitava lamentandosi
del fatto che agli allievi del primo anno non fosse consentito di
entrare a far parte della squadra del proprio dormitorio, e
millantava avventure mirabolanti che finivano sempre con lui che
sfuggiva per un pelo ai Babbani, volando via a bordo di un
elicottero. Ma non era il solo: a sentire Seamus Finnigan, pareva che
da bambino non avesse fatto altro che scorrazzare per la campagna a
cavallo del suo manico di scopa. E anche Ron raccontava a chiunque
fosse disposto ad ascoltarlo di quella volta che, a cavallo della
vecchia scopa di Charlie, era quasi andato a sbattere contro un
deltaplano. Chiunque provenisse da una famiglia di maghi non faceva
che parlare del Quidditch. Ron aveva già avuto una grossa discussione
con Dean Thomas, che apparteneva al loro dormitorio, a proposito
delle partite di calcio. Non riusciva a capire che cosa ci fosse di
tanto eccitante in un gioco che prevedeva una sola palla e dove non
era permesso volare. Harry lo aveva sorpreso a stuzzicare il poster
della squadra di calcio del cuore di Dean, nella speranza di far
muovere i giocatori.
Neville non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché
sua nonna non gli aveva mai neanche permesso di toccarne uno.
Personalmente, Harry pensava che la signora avesse le sue buone
ragioni, visto che Neville riusciva a procurarsi una quantità
incredibile di incidenti anche quando stava con entrambi i piedi per
terra.
Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare.
Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui
libri. Intendiamoci bene, non che lei non ci avesse mai provato.
Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere
notizie e informazioni sul volo in un libro della biblioteca
intitolato Il Quidditch attraverso i secoli. Neville pendeva
letteralmente dalle sue labbra, nel disperato tentativo di carpire
qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli
altri furono più che contenti quando l'arrivo della posta interruppe
la conferenza di Hermione.
Dopo il biglietto di Hagrid, Harry non aveva ricevuto più missive,
cosa che naturalmente Malfoy non aveva mancato di notare. A lui, il
suo gufo reale portava sempre pacchi di dolci da casa, che il ragazzo
apriva con gioia maligna alla tavola dei Serpeverde.
Quel giorno, il barbagianni portò a Neville un pacchetto da parte
della nonna. Lui lo aprì tutto eccitato e mostrò una palla di vetro,
che sembrava piena di fumo bianco.
‘una Ricordella!’ spiegò il ragazzo. ‘Nonna sa che dimentico sempre
le cose... Questa ti dice se c'è qualcosa che hai dimenticato di
fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa... Oh!’
E tutta la sua eccitazione svanì perché Ricordella era diventata d'un
tratto scarlatta: ‘...vuol dire che hai dimenticato qualcosa...’
Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse
dimenticato, quando Draco Malfoy, che proprio in quel momento passava
accanto al tavolo dei Grifondoro, gli strappò di mano la palla.
Harry e Ron balzarono in piedi. Entrambi speravano in una buona
occasione per fare a pugni con Malfoy, ma la professoressa Mcgranitt,
che fiutava i guai prima di ogni altro insegnante, piombò come un
fulmine.
‘Che cosa succede qui?’
‘Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella’.
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo.
‘Stavo solo guardando’ disse, e se la svignò con Tiger e Goyle al
seguito.
Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, Harry, Ron e gli altri
Grifondoro correvano giù per le scale alla volta del campo, per la
prima lezione di volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l'erba si
piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la
collina verso un pianoro dalla parte opposta del parco, in direzione
della foresta proibita, le cui chiome ondeggiavano, nere, in
lontananza.
I Serpeverde erano già arrivati, e per terra c'erano anche venti
manici di scopa ordinatamente disposti in tante file. Harry aveva
sentito Fred e George Weasley lamentarsi delle scope della scuola,
dicendo che, se uno volava troppo alto, alcune cominciavano a
vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra.
Giunse l'insegnante, Madama Bumb. Era una donna bassa, coi capelli
grigi e gli occhi gialli come un falco.
‘Be', che cosa state aspettando?’ sbraitò. ‘Ciascuno prenda posto
accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!’
Harry abbassò lo sguardo sulla sua scopa. Era vecchia, e alcuni
rametti sporgevano formando strani angoli.
‘Stendete la mano destra sopra la vostra scopa’ disse Madama Bumb
guardandoli tutti, ‘e dite: "Su!"‘
‘SU!’ gridarono in coro.
A Harry, la scopa saltò immediatamente in mano, ma fu una delle
poche. Quella di Hermione Granger si era limitata a rotolare per
terra e quella di Neville non si era neanche mossa. Forse i manici di
scopa, come i cavalli, lo sentivano quando avevi paura, pensò Harry;
c'era stato un tremito, nella voce di Neville, che aveva tradito il
suo desiderio di rimanere con i piedi piantati in terra.
A quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come montare il manico di
scopa senza scivolare verso il fondo, e poi passò in rassegna la
scolaresca per correggere la presa. Harry e Ron se la godettero un
mondo quando disse che erano anni che Malfoy usava la presa
sbagliata.
‘E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo
forte i piedi per terra’ disse Madama Bumb. ‘Tenete ben salde le
scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi
leggermente in avanti. Al mio fischio... tre... due...’
Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere
a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse
sfiorato le labbra di Madama Bumb.
‘Torna indietro, ragazzo!’ gridò lei, ma Neville si stava
sollevando in aria come un turacciolo esploso da una bottiglia... tre
metri... sei metri... Harry vide che era terreo in volto mentre
guardava il suolo che si allontanava sempre più, vide che gli mancava
il fiato, poi lo vide scivolare dal manico, e...
WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì sull'erba,
faccia a terra, come un fagotto informe.
Il suo manico di scopa salì sempre più in alto e poi si allontanò
come andasse alla deriva, verso la foresta proibita, scomparendo alla
vista.
Madama Bumb era china sul ragazzo, come lui con il viso sbiancato
dalla paura.
‘Polso rotto’ la udì bofonchiare Harry. ‘Coraggio, mio caro... non è
niente, alzati’.
Poi si rivolse al resto della classe.
‘Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. Lasciate
le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di
avere il tempo di dire "a". Andiamo, caro’.
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso,
si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il
braccio.
Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy scoppiò in
una sonora risata.
‘Hai visto che faccia, quel gran salame che non è altro?’
Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro.
‘Chiudi il becco, Malfoy!’ sbottò Calì Patil.
‘Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!’ disse Pansy
Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri. ‘Non avrei mai
creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e
per di più ciccioni’.
‘Guardate!’ disse Malfoy facendo un balzo in avanti e raccogliendo
qualcosa fra l'erba. ‘quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato
a Paciock’.
La Ricordella brillò al sole, mentre lui la teneva sollevata.
‘Da' qui, Malfoy’ disse tranquillamente Harry. Tutti tacquero
all'istante per godersi la scena.
Malfoy ebbe un sorriso maligno.
‘Penso che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela
a riprendere... cosa ne dite, per esempio... della cima di un albero?’
‘Dammela!’ gridò Harry, ma Malfoy era già balzato in sella al suo
manico di scopa ed era decollato. Non aveva mentito: volava proprio
bene; tenendosi in quota all'altezza dei rami più alti di una
quercia, gridava: ‘Vienitela a prendere, Potter!’
Harry afferrò la sua scopa.
‘No!’ gridò Hermione Granger. ‘Madama Bumb ci ha detto di non
muoverci... Ci caccerai tutti nei guai!’
Harry la ignorò. Sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie. Inforcò
la scopa, calciò forte il suolo e via, si levò in alto, con il vento
che gli scompigliava i capelli e gli sfilava di dosso gli abiti... e
in un impeto di gioia selvaggia si rese conto di aver scoperto una
cosa che sapeva fare senza bisogno di studiare... era facile, era
meraviglioso. Sollevò leggermente la punta del bastone per salire
ancora più in alto, e udì le grida e il respiro ansimante delle
ragazze rimaste a terra, e l'urlo di ammirazione di Ron.
Virò con decisione in modo da trovarsi di fronte a Malfoy, a
mezz'aria. Malfoy aveva l'aria esterrefatta.
‘Dammela’ gli gridò Harry, ‘o ti butto giù da quel tuo manico di
scopa!’
‘Ah, sì?’ rispose l'altro con un ghigno che però non dissimulava la
sua preoccupazione.
Ma Harry, chissà come, sapeva che cosa fare. Si piegò in avanti,
afferrò saldamente la scopa con entrambe le mani e partì come una
freccia in direzione di Malfoy. Malfoy fece appena in tempo a
scansarsi; Harry invertì la rotta bruscamente tenendo ben salda la
sua cavalcatura. Qualcuno, a terra, batté le mani.
‘Niente Tiger e Goyle a salvarti l'osso del collo quassù, eh,
Malfoy?’ lo apostrofò Harry.
Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso pensiero.
‘Prendila, se ci riesci!’ gli gridò, gettando la palla di vetro in
aria e poi lanciandosi di nuovo in picchiata verso terra.
Harry vide, come al rallentatore, la palla sollevarsi in aria e poi
cominciare a ricadere giù. Si chinò in avanti e puntò il manico della
scopa verso il basso: un istante dopo, stava acquistando velocità in
una picchiata precipitosa, alla rincorsa della palla, con il vento
che gli fischiava nelle orecchie, confondendosi con le grida degli
astanti. Allungò la mano, e a pochi metri da terra la afferrò, appena
in tempo per raddrizzare la scopa; poi atterrò dolcemente sull'erba
stringendo in mano la Ricordella sana e salva.
‘HARRY POTTER!’
Harry ebbe un tuffo al cuore più brusco di quanto fosse stato il
suo atterraggio. La professoressa Mcgranitt avanzava a passo di corsa
verso di loro. Si mise in piedi, tremante.
‘Mai... da quando sono a Hogwarts...’
La Mcgranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli
occhiali le lampeggiavano furiosamente. ‘Come osi... avresti potuto
romperti l'osso del collo...’
‘Non è stata colpa sua, professoressa...’
‘Taci, signorina Patil...’
‘Ma Malfoy...’
‘Basta così, Weasley. Potter, seguimi immediatamente’.
A Harry non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy, Tiger e
Goyle, mentre si allontanava come inebetito dietro alla professoressa
Mcgranitt, in direzione del castello. Sarebbe stato espulso, lo
sapeva benissimo. Voleva dire qualcosa per difendersi, ma la voce
sembrava non volergli uscire. La professoressa Mcgranitt procedeva a
passo veloce senza neanche degnarlo di uno sguardo. Per tenerle
dietro, doveva correre. Ecco, era tutto finito. Non aveva resistito
neanche due settimane. Entro dieci minuti avrebbe fatto le valige.
Che cosa avrebbero detto i Dursley nel vederselo ricomparire davanti?
Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la
professoressa Mcgranitt non gli aveva ancora detto una parola.
Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con lui
che le trotterellava dietro disperato. Forse lo stava accompagnando
da Silente. Pensò a Hagrid, che era stato espulso, ma che poi aveva
avuto il permesso di rimanere come guardiacaccia. Forse avrebbe
potuto fargli da assistente. Sentì lo stomaco che gli si torceva a
quella prospettiva: vedere Ron e gli altri diventare maghi, e lui lì,
in giro per il castello, a far da galoppino a Hagrid.
La professoressa Mcgranitt si fermò davanti a un'aula. Aprì la
porta e mise dentro la testa.
‘Mi scusi, professor Vitious, mi presta Baston per un attimo?’
"Bastone?" pensò Harry allibito; forse la Mcgranitt aveva
intenzione di picchiarlo?
Ma, come scoprì ben presto, Baston era una persona, un ragazzo
corpulento del quinto anno, che uscì esitante dall'aula.
‘Voi due, venite con me’ disse la professoressa Mcgranitt; i due
ragazzi la seguirono lungo il corridoio. Baston guardava Harry
incuriosito.
‘Qui dentro’.
La professoressa indicò loro una classe che sarebbe stata vuota,
non fosse stato per Pix, tutto intento a scrivere parolacce sulla
lavagna.
‘Fuori, Pix!’ gli gridò. Pix lanciò il gessetto in un recipiente,
facendolo risuonare rumorosamente, e sparì imprecando. La Mcgranitt
gli sbatté la porta alle spalle e si voltò a guardare i due ragazzi.
‘Potter, questo è Oliver Baston. Baston... ti ho trovato un
Cercatore’.
Da perplesso che era, Baston divenne l'immagine della felicità.
‘Dice sul serio, professoressa?’
‘Ci puoi giurare’ rispose lei tutta animata. ‘Il ragazzo ha un
talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Era la prima
volta che salivi su un manico di scopa, Potter?’
Harry annuì in silenzio. Non aveva la più pallida idea di che cosa
stesse accadendo, ma non sembrava che lo avrebbero espulso, e pian
piano cominciò a risentirsi saldo sulle gambe.
‘Ha afferrato quella palla con una mano sola, dopo una picchiata di
venti metri’ disse la professoressa Mcgranitt a Baston. ‘E non si è
fatto neanche un graffio. Neanche Charlie Weasley ci sarebbe
riuscito’.
Ora Baston aveva decisamente l'aria di uno che vede d'un tratto
realizzarsi i suoi sogni.
‘Hai mai assistito a una partita di Quidditch, Potter?’ gli chiese
tutto euforico.
‘Baston è il capitano della squadra dei Grifondoro’ spiegò la
Mcgranitt.
‘E ha anche la corporatura di un Cercatore’ commentò Baston girando
intorno a Harry e osservandolo attentamente. ‘Leggero, veloce...
Dovremo procurargli una scopa decente, professoressa... una Nimbus
Duemila o una Tornado Sette, direi’.
‘Parlerò con il professor Silente e vedremo di fare un'eccezione
alla regola che esclude quelli del primo anno. Sa il cielo se abbiamo
bisogno di una squadra migliore di quella dell'anno scorso. I
Serpeverde ci hanno stracciato nell'ultima partita... Per settimane
non ho avuto il coraggio di guardare in faccia Severus Piton...’
La professoressa Mcgranitt scrutò Harry da sopra gli occhiali con
sguardo severo.
‘Voglio vedertici sudare, Potter, su questo allenamento, altrimenti
potrei cambiare idea sul fatto di non punirti’.
Poi, d'un tratto, sorrise.
‘Tuo padre sarebbe stato orgoglioso’ disse. ‘Anche lui era un
ottimo giocatore di Quidditch’.
‘Stai scherzando?’
Era l'ora di cena. Harry aveva appena finito di raccontare a Ron
quel che era accaduto quando aveva lasciato il campo di allenamento
con la professoressa Mcgranitt. Ron era rimasto con un boccone di
pasticcio di carne a mezz'aria, dimenticando di metterselo in bocca.
‘Cercatore?’ disse. ‘Mai quelli del primo anno... Tu devi essere il
più giovane giocatore del dormitorio da...’
‘Da un secolo’ disse Harry cacciandosi in bocca un grosso pezzo di
pasticcio. Era particolarmente affamato, dopo le emozioni di quel
pomeriggio. ‘Me l'ha detto Baston’.
Ron era talmente stupefatto, talmente impressionato che non
riusciva a staccare gli occhi da Harry, e continuava a guardarlo a
bocca aperta.
‘Comincio l'allenamento la settimana prossima’ disse Harry. ‘Solo,
non dirlo a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa’.
Fred e George Weasley entrarono in quel momento nella sala,
scorsero Harry e si avvicinarono in fretta.
‘Complimenti’ disse George a bassa voce. ‘Ce l'ha detto Baston.
Anche noi siamo nella squadra... Battitori’.
‘Ve lo dico io, quest'anno la coppa la vinciamo noi’ disse Fred.
‘da quando Charlie se n'è andato che non vinciamo più, ma quest'anno
la squadra promette bene. Devi essere proprio bravo, Harry; Baston
stava praticamente saltando di gioia quando ce l'ha detto’.
‘Bene, ora dobbiamo andare. Lee Jordan è convinto di aver trovato
un nuovo passaggio segreto per uscire dalla scuola’.
‘Scommetto che è quello dietro alla statua di Gregory il Viscido
che abbiamo scoperto la prima settimana. Ciao!’
Fred e George erano appena scomparsi quando si presentò qualcuno
molto meno gradito: era Malfoy, regolarmente seguito da Tiger e
Goyle.
‘L'ultimo pasto, Potter? Stai per prendere il treno e tornare dai
Babbani?’
‘Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi
per terra e hai i tuoi amichetti al fianco’ rispose Harry con
freddezza.
‘Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo’ disse
Malfoy. ‘Se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto
bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai
sentito parlare di duelli tra maghi?’
‘Certo che ne ha sentito parlare’ disse Ron voltandosi bruscamente.
‘Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?’
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.
‘Tiger’ disse. ‘Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei
trofei, che non è mai chiusa a chiave’.
Quando Malfoy se ne fu andato, Ron e Harry si guardarono.
‘Che cos'è un duello tra maghi?’ chiese Harry. ‘E che vuol dire che
sei il mio secondo?’
‘Be', il secondo è quello che prende il tuo posto se muori’ disse
Ron disinvolto, cominciando finalmente a mangiare il suo pasticcio di
carne ormai freddo. Poi, cogliendo l'espressione sul viso di Harry,
si affrettò ad aggiungere: ‘Ma si muore soltanto nei duelli veri,
sai, i duelli tra maghi veri. Il massimo che potrete fare, tu e
Malfoy, sarà mandarvi addosso un po' di scintille. Nessuno di voi due
conosce abbastanza magia per farvi male sul serio. Comunque,
scommetto che si aspettava che tu rifiutassi’.
‘E se agito la bacchetta e non succede niente?’
‘Butta via la bacchetta e dagli un bel pugno sul naso’ suggerì Ron.
‘Chiedo scusa’.
I ragazzi alzarono lo sguardo. Era Hermione Granger.
‘Ma è possibile che in questo posto non si riesca a mangiare in
pace?’ disse Ron.
Hermione lo ignorò e si rivolse a Harry.
‘Non ho potuto fare a meno di sentire quel che vi stavate dicendo
con Malfoy...’
‘E ti pareva?’ bofonchiò Ron.
‘... e non dovete assolutamente andare in giro di notte per la
scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi
beccano... e vi beccano di sicuro. davvero egoista da parte vostra’.
‘E davvero non sono fatti tuoi’ rimbeccò Harry.
‘Ciao, eh!’ la salutò Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di
concludere la giornata, pensò Harry molto più tardi, mentre giaceva
sveglio ad ascoltare Dean e Seamus che si addormentavano beatamente
(Neville non era ancora tornato dall'infermeria). Ron aveva passato
tutta la serata a dargli consigli del tipo: ‘Se cerca di lanciarti
una maledizione, sarà meglio che la schivi, perché non mi ricordo
come si fa a bloccarla’. Le probabilità che Gazza o Mrs Purr li
trovassero erano molte, e Harry sentiva di star sfidando la sorte a
infrangere una seconda volta le regole della scuola nell'arco della
stessa giornata. D'altro canto, nel buio, continuava a vedere il
ghigno di Malfoy: quella era la sua grande occasione per vedersela
con lui da uomo a uomo. Non poteva perderla.
‘Sono le undici e mezzo’ bisbigliò finalmente Ron. ‘Dobbiamo
andare’.
Si infilarono la vestaglia, presero ciascuno la propria bacchetta
magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a
chiocciola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal
camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzoni, che
trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi
raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più
vicina, si sentì una voce: ‘Non ci posso credere, Harry! Ma che cosa
stai facendo?’
Una lampadina brillò nel buio. Era Hermione Granger, con indosso
una vestaglia rosa e la faccia aggrondata.
‘Tu!’ disse Ron furibondo. ‘Tornatene a letto!’
‘Stavo per dire tutto a tuo fratello’ sbottò Hermione. ‘Percy...
lui che è un prefetto, saprebbe come metter fine a questa faccenda’.
Harry non riusciva a capacitarsi che potessero esistere persone
tanto invadenti.
‘Andiamo’ disse a Ron. Fece cadere il ritratto della Signora Grassa
e si arrampicò attraverso il passaggio che si era aperto nel muro.
Hermione non aveva nessuna intenzione di darsi per vinta così
facilmente. Seguì Ron attraverso il passaggio, sibilandogli contro la
propria ira, come un'oca inferocita.
‘A voi non interessa niente di Grifondoro. A voi interessa solo di
voi stessi. Io non voglio che i Serpeverde vincano la coppa, e voi ci
farete perdere tutti i punti che ho ottenuto dalla professoressa
Mcgranitt quando mi ha interrogato sugli Incantesimi di
Trasfigurazione’.
‘Vattene’.
‘E va bene, però vi ho avvertito; ricordatevi quel che vi ho detto,
domani, quando sarete sul treno che vi riporta a casa; siete proprio
dei...’
I due ragazzi non seppero mai quel che erano. Hermione si era
voltata verso il ritratto della Signora Grassa per tornare dentro, ma
si era trovata di fronte un quadro vuoto. La Signora Grassa era
andata a fare una passeggiata notturna e Hermione si trovò chiusa
fuori della torre di Grifondoro.
‘E ora che cosa faccio?’ strillò.
‘Questo è un problema tuo’ disse Ron. ‘Noi dobbiamo andare,
altrimenti faremo tardi’.
Non avevano fatto in tempo ad arrivare all'altra estremità del
corridoio che Hermione li raggiunse.
‘Vengo con voi’ disse.
‘Neanche a parlarne!’
‘Pensate che io me ne resti lì fuori ad aspettare che Gazza mi
scopra? Se ci trova tutti e tre, gli dirò la verità: gli dirò che
stavo cercando di fermarvi, e voi mi appoggerete’.
‘Bella faccia tosta, non c'è che dire...’ cominciò Ron.
‘Chiudete il becco tutti e due!’ disse Harry aspro. ‘Ho sentito
qualcosa’.
Era una specie di ronfo.
‘Mrs Purr?’ chiese in un sussurro Ron scrutando le tenebre.
Non era Mrs Purr. Era Neville. Stava lì raggomitolato sul
pavimento, profondamente addormentato; ma non appena gli si furono
avvicinati, si svegliò di colpo e saltò su.
‘Meno male! Mi avete trovato! Sono ore e ore che sono qui. Non
riuscivo a ricordarmi la parola d'ordine per andare a letto’.
‘Parla piano, Neville. La parola d'ordine è "grugno di porco", ma
ora non ti servirà a niente: la Signora Grassa è andata a zonzo’.
‘Come va il braccio?’ chiese Harry.
‘Bene’ rispose Neville mostrandoglielo. ‘Madama Chips me lo ha
aggiustato in meno di un minuto’.
‘Bene. E ora, Neville... dobbiamo andare in un certo posto. Ci
vediamo più tardi...’
‘Non mi lasciate!’ li scongiurò il ragazzo balzando in piedi. ‘Non
voglio rimanere qui da solo, il Barone Sanguinario è già passato due
volte’.
Ron guardò l'orologio e poi lanciò un'occhiata furibonda a Hermione
e a Neville.
‘Se uno di voi due si fa beccare, non avrò pace finché non avrò
imparato quella Maledizione dei Fantasmi di cui ci ha parlato Raptor,
e giuro che la userò contro di voi’.
Hermione fece per aprir bocca, forse proprio per dire a Ron come
usare la Maledizione dei Fantasmi, ma Harry le sibilò di tacere e
fece cenno a tutti di procedere.
Scivolarono lungo corridoi illuminati a strisce dal chiarore lunare
proveniente dalle alte finestre. Ogni volta che giravano un angolo,
Harry si aspettava di imbattersi in Gazza o in Mrs Purr, ma ebbero
fortuna. Salirono a tutta velocità su per una scala fino al terzo
piano, e in punta di piedi si avviarono verso la sala dei trofei.
Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Le teche di cristallo dei
trofei luccicavano nei punti illuminati dai raggi della luna. Coppe,
scudi, piatti e statue, era tutto uno scintillio d'oro e d'argento.
Strisciavano lungo i muri, tenendo d'occhio le porte situate a
entrambe le estremità della stanza. Harry estrasse la sua bacchetta
nel caso Malfoy fosse arrivato e avesse attaccato subito... I minuti
scorrevano lentamente.
‘in ritardo. Forse ha avuto paura’ fece Ron in un sussurro.
Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva
appena fatto in tempo a sollevare la bacchetta magica quando udì
qualcuno parlare... ma non era Malfoy.
‘Annusa qua dentro, ciccina, potrebbero essere nascosti in un
angolo’.
Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Inorridito, Harry
agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di
seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si
diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di
Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Neville era appena sparito
dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei trofei.
‘Sono qui, da qualche parte’ lo udirono borbottare, ‘probabilmente
nascosti’.
‘Da questa parte!’ Harry bisbigliò agli altri e, in preda al
terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che
rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza. D'un tratto,
Neville lanciò un gridolino di terrore e spiccò la corsa...
incespicò, afferrò Ron per la vita e franarono entrambi sopra
un'armatura.
Il baccano e lo strepito furono tali da svegliare l'intero
castello.
‘CORRETE!’ gridò Harry e tutti e quattro si misero a correre per la
galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse
seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un
corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di
dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso
un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo
percorsero a precipizio e sbucarono vicino all'aula di Incantesimi,
che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.
‘Credo che lo abbiamo seminato’ ansimò Harry appoggiandosi contro
la parete fredda e asciugandosi la fronte. Neville era piegato in
due, e ansimava senza riuscire a riprender fiato.
‘Ve l'avevo detto, io’ mormorò Hermione premendosi una mano sul
petto, ‘ve l'avevo detto!’
‘Dobbiamo tornare alla torre di Grifondoro il più in fretta
possibile’ disse Ron.
‘Malfoy vi ha ingannato’ disse Hermione a Harry. ‘Te ne rendi
conto, non è vero? Non ha mai avuto la minima intenzione di battersi
con te... Gazza sapeva che qualcuno si sarebbe trovato nella sala dei
trofei; Malfoy deve avergli fatto una soffiata’.
Harry pensò che la ragazza avesse ragione, ma non era disposto a
dirglielo.
‘Andiamo’.
La cosa non sarebbe stata tanto semplice. Non avevano fatto neanche
una decina di passi che il pomello di una porta cigolò e qualcosa
schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.
Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza.
‘Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere’.
Pix ridacchiò.
‘In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah!
Sciocchi e insulsi, sarete espulsi!’
‘No, se non ci fai la spia, Pix. Ti prego!’
‘Dovrei proprio dirlo a Gazza’ disse Pix con voce serafica, ma gli
occhi gli brillavano di cattiveria. ‘E' per il vostro bene, sapete?’
‘Ma levati di mezzo!’ sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un
grosso errore.
‘ALLIEVI fuori dalle camerate!’ cominciò a gridare Pix, ‘ALLIEVI
fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!’
Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza
che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove
andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.
‘Siamo arrivati al capolinea’ disse Ron sconfortato mentre
spingevano inutilmente cercando di aprirla. ‘Siamo perduti! la fine!’
Udirono dei passi: era Gazza, che correva più in fretta che poteva
verso il punto da cui provenivano le grida di Pix.
‘Vi decidete a fare qualcosa?’ sbottò Hermione. Afferrò la
bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: ‘Alohomora!’
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro, la
oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi
pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
‘Da che parte sono andati, Pix?’ stava chiedendo Gazza. ‘Svelto,
parla!’
‘Di' "per favore"‘.
‘Non farmi perdere tempo, Pix. Dimmi, dove sono andati?’
‘Non ti dirò un bel niente se non me lo chiedi per favore’ disse
Pix con la sua fastidiosa cantilena.
‘E va bene... per favore!’
‘NIENTE! Ah-ha! Te l'avevo detto che non avrei detto niente se non
dicevi per favore! Ha ha! Haaaa!’ E i ragazzi udirono Pix
allontanarsi con un sibilo mentre Gazza, furente, lanciava
maledizioni.
‘Crede che questa porta sia chiusa a chiave’ bisbigliò Harry.
‘Penso che siamo salvi... E piantala, Neville!’ Infatti, era un
minuto circa che Neville tirava la manica della vestaglia di Harry.
‘Che cosa c'è?’
Harry si voltò... e vide chiaramente che cosa c'era. Per un attimo,
fu pronto a giurare di essere precipitato in un incubo: era troppo,
dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.
Non si trovavano in una stanza, come aveva creduto. Erano in un
corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano
perché fosse proibito.
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione
che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva
tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi
che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche
sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle
zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di
loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti
era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa,
sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo
non dava adito a equivoci.
Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la
morte sicura preferiva Gazza.
Caddero all'indietro... Harry richiuse la porta sbattendola e
ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza
doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non
lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono
affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più
distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre
fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al
settimo piano.
‘Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?’ chiese lei guardando le
vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e
madidi di sudore.
‘Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco’ ansimò Harry e
il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e
raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti,
sulle poltrone.
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse. Anzi, Neville aveva
tutta l'aria di uno che non avrebbe mai più proferito parola.
‘Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave
in una scuola?’ disse infine Ron. ‘Se mai c'è stato un cane che ha
bisogno di fare del moto, è proprio lui’.
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il suo solito
caratteraccio.
‘Ma dite un po', voi non avete l'abitudine di usare gli occhi?’
sbottò. ‘Non avete visto dove poggiava le zampe?’
‘Il pavimento?’ suggerì Harry. ‘No, a dire la verità non gli ho
guardato i piedi. Ero troppo preso dalle sue teste’.
‘No, non il pavimento. Stava sopra una botola. evidente che fa la
guardia a qualcosa’.
Si alzò guardandoli con odio.
‘Spero che siate soddisfatti di voi stessi. Avete corso il rischio
di essere uccisi... o peggio ancora, espulsi. E ora, se non vi
dispiace, io vado a letto’.
Ron la guardò allontanarsi, a bocca aperta.
‘No, non ci dispiace affatto’ disse. ‘A sentire lei, sembra che le
abbiamo chiesto noi di seguirci!’
Ma Hermione aveva dato a Harry qualcos'altro cui pensare, mentre si
infilava a letto. Il cane faceva la guardia a qualcosa... Che cosa
aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se
si voleva nascondere qualcosa... eccetto forse Hogwarts.
Aveva scoperto dove si trovava il lurido pacchetto preso dalla
camera di sicurezza numero settecentotredici.
Capitolo 10:
Halloween
Il giorno dopo, quando Malfoy vide Harry e Ron ancora a Hogwarts,
stanchi, ma allegri come non mai, non riusciva a credere ai suoi
occhi. A dire il vero, dopo averci dormito su, Harry e Ron erano
arrivati alla conclusione che l'incontro con il cane a tre teste era
stata una splendida avventura, e non vedevano l'ora di averne
un'altra. Nel frattempo, Harry aveva informato Ron sul pacchetto che
sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi
i due ragazzi passarono un bel po' di tempo a fare congetture su cosa
poteva aver bisogno di una sorveglianza così stretta.
‘una cosa o molto preziosa o molto pericolosa’ commentò Ron.
‘O tutt'e due’ concluse Harry.
Ma dal momento che l'unica informazione certa che avevano
sull'oggetto misterioso erano le sue dimensioni, circa sei centimetri
di lunghezza, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità
di indovinare che cosa fosse.
Né Neville né Hermione mostravano il minimo interesse per l'oggetto
misterioso custodito dentro la botola, sotto le zampe del cane. Tutto
quel che importava a Neville era di non trovarglisi più a tiro.
Hermione si rifiutava di parlare con Harry e Ron, ma era talmente
prepotente e saccente che i ragazzi consideravano il fatto
un'insperata fortuna.
Il loro desiderio più grande era di trovare un modo per farla
pagare a Malfoy e, con loro grande soddisfazione, quell'occasione si
presentò circa una settimana più tardi, con la distribuzione della
posta.
Quando, come di consueto, i volatili invasero la Sala Grande,
l'attenzione generale fu attratta immediatamente da un pacco lungo e
sottile, trasportato da sei grossi barbagianni. Come tutti, anche
Harry era curioso di sapere che cosa contenesse, e si stupì quando
gli uccelli scesero in picchiata e lo lasciarono cadere proprio
davanti a lui, facendo cadere per terra la sua pancetta affumicata.
Quelli non avevano fatto in tempo ad allontanarsi, che ecco arrivare
un altro barbagianni con una lettera, che lasciò cadere sopra il
pacco.
Per fortuna, Harry aprì prima la lettera, perché dentro c'era
scritto:
ON aPRIRE iL pACCO a tAVOLA.
Esso contiene la tua nuova Nimbus Duemila, ma non voglio che gli
altri sappiano che hai ricevuto in dono un manico di scopa,
altrimenti ne vorranno uno anche loro.
Oliver Baston ti aspetta questa sera alle sette al campo di
Quidditch, per il tuo primo allenamento.
M. Mcgranitt Harry ebbe difficoltà a nascondere la gioia mentre
porgeva il biglietto a Ron perché lo leggesse.
‘Una Nimbus Duemila!’ sospirò invidioso Ron. ‘Non ne ho mai neanche
toccata una!’
Lasciarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco in
separata sede prima dell'inizio delle lezioni, ma nella sala
d'ingresso trovarono l'accesso alle scale sbarrato da Tiger e Goyle.
Malfoy afferrò il pacco dalle mani di Harry e cominciò a tastarlo.
‘Ma questo è un manico di scopa’ disse restituendolo sgarbatamente
a Harry, con un misto di gelosia e di dispetto dipinti sul volto.
‘Questa volta sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è
permesso possederne di personali’.
Ron non riuscì a trattenersi.
‘Non è una vecchia scopa qualunque’ disse, ‘è una Nimbus Duemila.
Cosa dicevi tu, Malfoy, che a casa hai una Comet Duecentosessanta?’
Ron sorrise a Harry. ‘Le Comet fanno un sacco di scena, ma non sono
certo al livello delle Nimbus’.
‘Ma che cosa ne vuoi sapere tu, Weasley, che non ti puoi permettere
neanche mezzo manico!’ lo rimbeccò Malfoy. ‘Immagino che tu e i tuoi
fratelli dovete mettere da parte un rametto alla volta’.
Prima che Ron potesse rispondere, il professor Vitious apparve
accanto a Malfoy.
‘Niente liti, spero, vero ragazzi?’ squittì.
‘Professore, a Potter è arrivato un manico di scopa’ disse Malfoy
tutto d'un fiato.
‘Già, proprio così’ disse il professor Vitious sorridendo a Harry
soddisfatto. ‘La professoressa Mcgranitt mi ha raccontato tutto sulle
circostanze speciali, Potter. E che modello è?’
‘Una Nimbus Duemila, signore’ disse Harry lottando per non ridere
alla faccia inorridita di Malfoy. ‘Ed è proprio a Malfoy che lo devo’
soggiunse indicando il ragazzo.
Harry e Ron corsero su per le scale soffocando le risate per la
rabbia e la confusione che Malfoy non era riuscito a dissimulare.
‘Be' è proprio vero’ disse Harry tutto gongolante quando furono in
cima alla scala di marmo, ‘se non avesse rubato la Ricordella di
Neville, ora non sarei nella squadra...’
‘E magari pensi che questa sia la ricompensa per avere infranto le
regole!’ gli arrivò proprio da dietro una voce irata. Hermione stava
risalendo rumorosamente le scale lanciando sguardi di disapprovazione
al pacco che Harry teneva in mano.
‘Mica starai dicendo a noi?’ fece Harry.
‘Dai, non smettere proprio adesso’ disse Ron, ‘ci fa talmente
piacere!’
Hermione si allontanò sdegnosa, col naso all'aria.
Quel giorno, Harry ebbe molte difficoltà a rimanere concentrato
sulle lezioni. Continuava ad andare con la mente al dormitorio dove
si trovava il suo manico di scopa nuovo fiammante, riposto sotto il
letto, o a vagare per il campo di Quidditch dove quella sera avrebbe
imparato a giocare. Trangugiò la cena senza neanche far caso a quel
che stava mangiando e poi si precipitò su per le scale, seguito da
Ron, per andare a scartare finalmente la sua Nimbus Duemila.
‘Wow!’ sospirò Ron quando il manico di scopa rotolò sul copriletto
di Harry.
Anche Harry, che pure ignorava tutto dei manici di scopa, pensò che
era meraviglioso. Sottile e scintillante, con una maniglia di mogano,
aveva una lunga chioma di rametti perfettamente diritti e in cima, in
lettere d'oro, la scritta Nimbus Duemila.
Mancava poco alle sette e faceva già scuro quando Harry lasciò il
castello per avviarsi al campo di Quidditch. Non era mai stato dentro
allo stadio. Tutt'intorno c'erano centinaia di sedili a gradinate,
per dar modo agli spettatori di vedere dall'alto lo svolgimento della
partita. A ciascuna delle estremità del campo c'erano tre pali d'oro
con degli anelli in cima. A Harry ricordarono i bastoncini di
plastica attraverso i quali i ragazzini dei Babbani soffiavano le
bolle di sapone; ma questi erano alti circa quindici metri.
Troppo smanioso di volare di nuovo per aspettare l'arrivo di
Baston, Harry montò sul suo manico e si dette la spinta coi piedi per
decollare. Che sensazione... Si mise a zigzagare tra i pali delle
porte e su e giù per il campo. La Nimbus Duemila prendeva qualsiasi
direzione lui desiderasse, al minimo tocco.
‘Ehi, Potter, scendi giù!’
Oliver Baston era arrivato portando sotto braccio una grossa
cassetta di legno. Harry atterrò vicino a lui.
‘Molto bene!’ commentò Baston con gli occhi che gli scintillavano.
‘Ora capisco che cosa intendeva la professoressa Mcgranitt... tu
possiedi veramente un talento naturale. Questa sera ti insegnerò
soltanto le regole; poi, parteciperai agli allenamenti della squadra
tre volte alla settimana’.
Aprì la cassetta che conteneva quattro palle di dimensioni diverse.
‘Bene’ disse Baston. ‘Ora, il Quidditch è abbastanza facile da
capire, anche se giocare non lo è altrettanto. Ci sono sette
giocatori per parte. Tre di loro si chiamano Cacciatori’.
‘Tre Cacciatori’ ripeté Harry, mentre Baston tirava fuori una palla
di colore rosso brillante, all'incirca delle dimensioni di un pallone
da calcio.
‘Questa palla si chiama Pluffa. I Cacciatori si lanciano la Pluffa
e cercano di farla entrare in uno degli anelli per fare goal. Dieci
punti ogni volta che la Pluffa passa per uno degli anelli. Mi segui?’
‘I Cacciatori si lanciano la Pluffa e segnano quando la fanno
passare attraverso gli anelli’ recitò Harry. ‘Insomma... sarebbe un
po' come la pallacanestro su manici di scopa con sei anelli, ho
capito bene?’
‘Che cos'è la pallacanestro?’ chiese Baston curioso.
‘Lascia perdere’ si affrettò a dire Harry.
‘Ogni squadra ha un giocatore che si chiama Portiere... Io sono il
Portiere del Grifondoro. Il mio compito è volare intorno agli anelli
e impedire agli avversari di segnare’.
‘Tre Cacciatori e un Portiere’ ripeté Harry, ben deciso a ricordare
tutto. ‘E giocano con la Pluffa. Va bene, questo l'ho capito. E le
altre a che cosa servono?’ chiese indicando le tre palle rimaste
nella scatola.
‘Ora te lo faccio vedere’ disse Baston. ‘Prendi questa’.
Porse a Harry una piccola mazza, che assomigliava proprio a una
mazza da baseball.
‘Ora ti faccio vedere a che cosa servono i Bolidi’ disse Baston. ‘I
Bolidi sono questi due’.
E mostrò a Harry due palle identiche, nere come l'inchiostro e
leggermente più piccole della Pluffa rossa. Harry notò che sembravano
volersi liberare dalle cinghie che le tenevano ferme nella scatola.
‘Stai indietro’ Baston avvertì Harry. Si chinò e ne liberò una.
La palla nera schizzò in aria all'istante, altissima, e poi si
diresse dritta dritta verso la faccia di Harry. Lui la colpì con la
mazza per cercare di impedirle di rompergli il naso, e la rilanciò
zigzagando in aria; la palla vorticò sopra le loro teste e poi si
diresse su Baston, che ci si tuffò sopra e riuscì a inchiodarla al
suolo.
‘Vedi?’ disse ansimando Baston, che rimetteva a fatica il Bolide
dentro la scatola legandolo saldamente. ‘I Bolidi schizzano da una
parte all'altra cercando di disarcionare i giocatori dalla scopa.
Ecco perché ci sono due Battitori per squadra - i nostri sono i
Weasley - per proteggere i loro compagni di squadra dai Bolidi, e
dirottarli contro l'altra squadra. Allora... pensi di aver capito
tutto?’
‘Tre Cacciatori cercano di segnare con la Pluffa; il Portiere
difende i pali della porta; i Battitori tengono i Bolidi lontani
dalla squadra’ snocciolò Harry a memoria.
‘Molto bene’ disse Baston.
‘E... senti: i Bolidi hanno mai ammazzato qualcuno?’ chiese Harry
sperando di mantenere un tono disinvolto.
‘A Hogwarts, mai. Abbiamo avuto un paio di mascelle rotte, ma
niente di più. Ora, l'ultimo componente della squadra è il Cercatore,
e quello sei tu. E tu non devi preoccuparti né della Pluffa né dei
Bolidi...’
‘Sempre che non mi spacchino la testa...’
‘Non devi preoccuparti, i Weasley sono più che all'altezza dei
Bolidi... voglio dire... sono due Bolidi in forma umana’.
Baston pescò dentro la cassa e tirò fuori la quarta e ultima palla.
A confronto con la Pluffa e i Bolidi era piccola, delle dimensioni di
una grossa noce. Era d'oro lucente e aveva due tremule alucce
d'argento.
‘Questo’ disse Baston, ‘è il Boccino d'Oro, ed è la palla più
importante di tutte. molto difficile prenderla perché è velocissima e
non si distingue bene. Compito del Cercatore è acchiapparla. Tu devi
muoverti a zigzag tra Cacciatori, Battitori, Bolidi e Pluffa per
prendere il Boccino prima del Cercatore dell'altra squadra, perché
chi lo prende per primo guadagna alla sua squadra altri
centocinquanta punti, e quindi la squadra vince quasi sempre. Ecco
perché ai Cercatori vengono fischiati tanti falli. Una partita di
Quidditch termina soltanto quando il Boccino viene acchiappato, e
quindi può andare avanti per intere settimane... Mi pare che il
record sia stato di tre mesi, e hanno dovuto fare continue
sostituzioni perché i giocatori potessero riposarsi un po'. Questo è
tutto. Domande?’
Harry scosse la testa. Aveva capito molto bene quel che doveva
fare, e il problema stava proprio nel farlo.
‘Per stasera, non ci alleneremo con il Boccino’ disse Baston
riponendolo con cura nella cassa; ‘è troppo buio e potremmo perderlo.
Proviamo con qualcuna di queste’.
Tirò fuori da una tasca un sacchetto di comuni palle da golf e,
pochi minuti dopo, lui e Harry volteggiavano in aria, con Baston che
tirava le palle da golf il più forte possibile in ogni direzione
perché Harry le prendesse.
Harry non ne mancò neanche una e Baston era... al settimo cielo.
Mezz'ora dopo, s'era fatto buio pesto e dovettero smettere di
giocare.
‘La Coppa del Quidditch porterà il nostro nome, quest'anno’ disse
Baston felice mentre arrancavano verso il castello. ‘Non mi
sorprenderebbe che tu diventassi più bravo di Charlie Weasley, e lui
avrebbe potuto giocare per la nazionale, se non se ne fosse andato a
caccia di draghi’.
Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di
Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti,
Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando
era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua,
molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche
le lezioni stavano cominciando a diventare sempre più interessanti,
ora che avevano imparato a padroneggiare le nozioni fondamentali.
La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di
zucca al forno che aleggiava per i corridoi. E per giunta, durante la
lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato che li
riteneva pronti a far volare gli oggetti, una cosa che morivano dalla
voglia di provare fin da quando gli avevano visto far girare
vorticosamente per la classe il rospo di Neville.
Per l'esercitazione, il professor Vitious divise la scolaresca in
coppie. Il compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu un
sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di cavargli un
occhio). Ma a Ron toccò Hermione Granger. Era difficile dire chi dei
due fosse più scontento della cosa. Lei non aveva più rivolto la
parola a nessuno dei due dal giorno in cui era arrivato il manico di
scopa di Harry.
‘Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo
esercitati a ripetere!’ strillò il professor Vitious, arrampicato,
come al solito, sopra la sua pila di libri. ‘Agitare e colpire,
ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è
pronunciare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il
Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra
con un orso sopra il petto’.
Era molto difficile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la
piuma che avrebbero dovuto mandare verso l'alto era sempre lì sopra
il banco. L'impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò
con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette
spegnerlo con il cappello.
Ron, nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna.
‘Wingardium Leviosa!’ gridò agitando le lunghe braccia come un
mulino a vento.
‘Lo stai dicendo sbagliato’ Harry udì Hermione sbottare.
‘Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il "gar" bello lungo’.
‘E fallo te, visto che sei tanto brava!’ la rimbeccò Ron.
Hermione si rimboccò le maniche della tunica, agitò la bacchetta
magica e disse: ‘Wingardium Leviosa!’
La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un
metro e mezzo sopra le loro teste.
‘Molto bene!’ gridò il professor Vitious battendo le mani. ‘Avete
visto tutti? Miss Granger c'è riuscita!’
Alla fine della lezione Ron era di pessimo umore.
‘Non c'è da stupirsi che nessuno la sopporti’ disse a Harry mentre
si facevano largo nel corridoio sovraffollato. ‘Quella ragazza è un
incubo, parola mia!’
Harry si sentì battere su una spalla da qualcuno che lo superò. Era
Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con stupore che
era in lacrime.
‘Credo che ti abbia sentito’.
‘E allora?’ disse Ron, ma aveva l'aria un po' imbarazzata. ‘Deve
essersi resa conto che non ha amici’.
Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece
vedere per tutto il pomeriggio. Mentre si avviavano verso la Sala
Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì Patil
dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno
delle femmine e voleva essere lasciata in pace. A questa notizia, Ron
si sentì ancora più imbarazzato, ma un attimo dopo erano nella Sala
Grande, dove le decorazioni per Halloween fecero loro dimenticare
Hermione.
Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal
soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi
neri, facendo tremolare le candele dentro le zucche. Le pietanze del
banchetto apparvero all'istante nei piatti d'oro, come era avvenuto
per il banchetto di inizio anno.
Harry si stava servendo una patata farcita, quando il professor
Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il
terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui
mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul
tavolo e con un filo di voce diceva: ‘Un mostro... nei sotterranei...
pensavo di doverglielo dire’.
E si accasciò a terra svenuto.
Nacque un tumulto. Ci vollero diversi petardi viola della bacchetta
magica del professor Silente per ripristinare il silenzio.
‘Prefetti’ tuonò, ‘riportate immediatamente i ragazzi nei
rispettivi dormitori, immediatamente!’
Percy era nel suo elemento.
‘Seguitemi! Voi del primo anno, rimanete uniti. Non avete ragione
di temere il mostro se seguite i miei ordini. Fate largo, passano
quelli del primo anno. Scusate, scusate, sono un prefetto’.
‘Ma come ha fatto a entrare un mostro?’ chiese Harry mentre
salivano le scale.
‘Non chiederlo a me. Si dice che siano esseri veramente stupidi’
disse Ron. ‘Forse è stato Pix, per fare uno scherzo di Halloween’.
Incontrarono vari gruppi di ragazzi che si affrettavano in
direzioni diverse.
Come furono riusciti a farsi largo a spintoni tra una folla di
Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il braccio di
Ron.
‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’
‘Che cosa le è successo?’
‘Non sa del mostro’.
Ron si morse il labbro.
‘E va bene!’ esclamò. ‘Ma è meglio che Percy non ci veda’.
Piegandosi velocemente, si confusero col gruppo dei Tassorosso che
andavano nella direzione opposta, sgattaiolarono verso un corridoio
laterale deserto e spiccarono una corsa verso il bagno delle femmine.
Avevano appena svoltato l'angolo, quando udirono dei passi rapidi
dietro di loro.
‘Percy’ sibilò Ron spingendo Harry dietro a un grosso grifone di
pietra.
Tuttavia, guardando meglio, non videro Percy, bensì Piton, il quale
attraversò il corridoio e sparì dalla vista.
‘Che cosa diavolo sta facendo?’ sussurrò Harry. ‘Perché non è giù
nei sotterranei con gli altri insegnanti?’
‘E che ne so io’.
Percorsero furtivi il corridoio successivo il più silenziosamente
possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si andavano
affievolendo.
‘Si sta dirigendo al terzo piano’ disse Harry, ma Ron gli prese la
mano.
‘Non senti uno strano odore?’
Harry annusò l'aria e gli giunse alle narici un orrendo fetore, un
misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito da tempo.
E poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi strascicati di piedi
giganteschi; all'estremità di un passaggio sulla sinistra, qualcosa
di enorme avanzava verso di loro. Si ritirarono in ombra e lo
stettero a guardare mentre si ergeva da una pozza di luce lunare.
Fu una visione orripilante. Alto più di tre metri, aveva la pelle
di un color grigio granito senza sfumature, il corpo bitorzoluto come
un sasso, con in cima una testa piccola e glabra, come una noce di
cocco. Le gambe erano corte e tozze come tronchi d'albero e i piedi
piatti e ricoperti di corno. L'odore che emanava da quella creatura
era incredibile. Aveva in mano un'immensa clava di legno che
strascinava per terra per via delle braccia troppo lunghe.
Il mostro si fermò vicino a una porta e guardò dentro. Agitò le
lunghe orecchie cercando, con la sua mente limitata, di prendere una
decisione; poi, con andatura goffa e lenta, entrò.
‘La chiave è nella toppa’ bisbigliò Harry. ‘Potremmo chiuderlo
dentro’.
‘Buona idea’ disse Ron nervoso.
Strisciando lungo il muro, raggiunsero la porta, che era aperta;
avevano la bocca secca e pregavano in cuor loro che il mostro non
avesse deciso di uscire. Con un grande balzo, Harry riuscì ad
afferrare la chiave, chiuse la porta e la sprangò.
‘Ecco fatto!’
Tutti ringalluzziti dalla vittoria, risalirono di corsa il
passaggio ma, una volta giunti all'angolo, udirono qualcosa che gli
raggelò il sangue nelle vene: un acuto grido di terrore, che
proveniva dalla stanza che avevano appena chiuso a chiave.
‘Oh, no!’ esclamò Ron pallido come il fantasma del Barone
Sanguinario.
‘il bagno delle femmine!’ ansimò Harry.
‘Hermione!’ esclamarono a una sola voce.
Era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare, ma quale altra scelta
avevano? Fecero dietrofront, ripercorsero all'impazzata il corridoio
fino alla porta e girarono la chiave, annaspando per il panico. Harry
la spalancò ed entrambi si precipitarono dentro.
Hermione Granger stava rannicchiata contro la parete opposta e
aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire. Il mostro avanzava
verso di lei e, nella sua marcia, strappava via dal muro i lavandini.
‘Maledizione!’ esclamò Harry disperato rivolto a Ron, e afferrato
un rubinetto, lo scagliò con tutta la forza che aveva contro la
parete.
Il mostro si fermò a pochi metri da Hermione. Si girò goffamente,
sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse
provocato quel rumore. I suoi occhietti malvagi videro Harry. Esitò,
poi decise di dirigersi verso di lui, cosa che fece brandendo la
clava.
‘Ehi, tu, cervello di gallina!’ gridò Ron dal lato opposto della
stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo. Sembrò che il mostro
non si fosse neanche accorto del corpo contundente che lo aveva
colpito alla spalla, ma che avesse udito il grido; si fermò di nuovo,
volgendo ora il suo grugno orrendo verso Ron, e dando così il tempo a
Harry di aggirarlo.
‘Dai, corri, corri!’ gridò Harry a Hermione, cercando di tirarla
verso la porta. Ma la ragazza era paralizzata, incollata al muro, con
la bocca spalancata per il terrore.
Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro. Emise
un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron che
era il più vicino e non aveva vie di scampo.
A quel punto, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa
e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di
aggrapparsi al collo del mostro, cingendolo con le braccia da dietro.
Il mostro non si accorse che Harry gli si era attaccato; ma non poté
ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso.
Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in
mano, quella si era introdotta in una delle narici del bestione.
Ululando di dolore, il mostro cominciò a roteare la sua clava e a
menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di
vendere cara la pelle; da un momento all'altro, avrebbe potuto
scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la
clava.
Hermione, terrorizzata, si era accasciata al suolo; Ron tirò fuori
la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto,
udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in
mente: ‘Wingardium Leviosa!’
La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò
in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì
direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario,
con uno schianto assordante. Il mostro vacillò e poi cadde a muso
avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era
lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata, a contemplare il
proprio operato.
La prima a parlare fu Hermione.
‘E'... morto?’
‘Non credo’ disse Harry. ‘Credo che lo abbiamo semplicemente messo
K.O.’.
Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era
coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi.
‘Puah! Caccole di mostro!’
E ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.
Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi
obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto
di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto,
qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo
dopo, la professoressa Mcgranitt faceva irruzione nel locale, seguita
da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò
un'occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette
rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul
cuore.
Piton si chinò sul mostro. La Mcgranitt guardava i ragazzi. Harry
non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La
speranza di guadagnare cinquanta punti per i Grifondoro svanì
all'istante.
‘Che cosa diavolo credevate di fare?’ chiese la Mcgranitt con una
furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la
bacchetta sospesa in aria. ‘Avete corso il rischio di venire
ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?’
Piton lanciò a Harry uno sguardo rapido e penetrante. Harry abbassò
il suo a terra. Avrebbe voluto che Ron mettesse giù quella bacchetta
magica.
Poi, dall'ombra, si sentì una vocina flebile.
‘La prego, professoressa Mcgranitt... erano venuti a cercare me’.
‘Signorina Granger!’
Finalmente, Hermione era riuscita a mettersi in piedi.
‘Ero andata in cerca del mostro perché... perché pensavo di essere
in grado di affrontarlo da sola... perché... sa... ho letto tutto sui
mostri’.
A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva
sfacciatamente a un insegnante!
‘Se non mi avessero trovato, sarei morta. Harry gli ha infilato la
bacchetta nel naso e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa
clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando
sono arrivati, il mostro stava per uccidermi’.
Harry e Ron cercarono di darsi l'aria di sapere tutto da prima.
‘Be'... in questo caso...’ disse la Mcgranitt guardandoli tutti e
tre. ‘Signorina Granger, piccola incosciente, come hai potuto pensare
di affrontare da sola un mostro di montagna?’
Hermione chinò la testa. Harry era senza parole: Hermione era
l'ultima persona al mondo capace di infrangere una regola, ed eccola
là, a fingere di averlo fatto, per scagionare loro. Era come se Piton
avesse cominciato a distribuire caramelle.
‘Signorina Granger, per questo a Grifondoro verranno tolti cinque
punti’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Mi hai molto delusa. Se non
sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli
studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi
dormitori’.
Hermione uscì.
La professoressa Mcgranitt si rivolse a Harry e Ron.
‘Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi
del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna
così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Il
professor Silente ne sarà informato. Potete andare’.
Corsero via e non spiccicarono parola fino a che non furono
arrivati due piani più su. A parte il resto, fu un sollievo lasciarsi
alle spalle il tanfo di quel mostro.
‘Avremmo meritato di guadagnare più di dieci punti’ bofonchiò Ron.
‘Vorrai dire cinque, una volta sottratti i cinque punti di
Hermione’.
‘stata buona a toglierci dai guai in quel modo’ ammise Ron. ‘Ma non
dimentichiamo che siamo stati noi a salvare lei!’
‘Però, non avrebbe avuto bisogno di nessun salvataggio se non
avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a lei’ gli ricordò Harry.
Erano arrivati al ritratto della Signora Grassa.
‘Grugno di porco’ dissero, ed entrarono.
La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti
stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine. Hermione era
sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio
pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e tre
dissero ‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.
Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica.
impossibile condividere certe avventure senza finire col fare
amicizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è
fra quelle.
Capitolo 11:
Il Quidditch
All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Le montagne
intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago
divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era
coperto di brina. Dalle finestre delle scale dei piani superiori si
vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da
Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti di
pelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro.
La stagione del Quidditch era iniziata. Quel sabato, Harry avrebbe
giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamento:
Grifondoro contro Serpeverde. Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe
rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei
dormitori.
Quasi nessuno aveva visto Harry giocare, perché Baston aveva deciso
che, essendo l'arma segreta della squadra, non si doveva sapere della
sua presenza in campo. Ma non si sa come, la notizia che avrebbe
giocato come Cercatore era trapelata, e lui non sapeva che cosa fosse
peggio: sentirsi dire che si sarebbe certamente comportato da
campione o che qualcuno, a terra, avrebbe dovuto correre su e giù
tenendogli sotto un materasso.
Era veramente una fortuna, per Harry, essere diventato amico di
Hermione. Senza di lei, non avrebbe saputo come fare con i compiti,
visto che Baston imponeva alla squadra allenamenti frequenti con
breve preavviso. Lei gli aveva anche prestato il libro Il Quidditch
attraverso i secoli, una lettura molto interessante.
Harry imparò così che esistevano settecento modi di commettere un
fallo a Quidditch, e che durante una partita di campionato mondiale,
nel 1473, si erano verificati tutti quanti; che in genere i Cercatori
erano i giocatori più piccoli e più veloci e che gli incidenti più
gravi sembravano capitare proprio a loro; che sebbene i giocatori
morissero di rado durante una partita di Quidditch, si aveva notizia
di arbitri svaniti nel nulla e ricomparsi nel deserto del Sahara a
distanza di mesi.
Da quando Harry e Ron l'avevano salvata dal mostro, Hermione era
diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle
regole, il che la rendeva molto più simpatica. La vigilia della prima
partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori nel cortile gelido,
durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un
fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo
in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre
la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò
immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al
fuoco per impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito.
Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in faccia
attirò l'attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva
notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per
rimproverarli.
‘Che cosa nascondi là dietro, Potter?’
Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli. Harry glielo
mostrò.
‘proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della
biblioteca’ disse Piton. ‘Dammelo. Cinque punti in meno per
Grifondoro’.
‘Questa regola se l'è inventata’ borbottò Harry risentito mentre
Piton si allontanava zoppicando. ‘Mi chiedo che cosa si è fatto alla
gamba’.
‘Non lo so, ma spero che gli faccia molto male’ commentò Ron
amareggiato.
Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio
di voci. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme vicino a una
finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di
Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero
(‘Altrimenti, come imparate?’) ma chiedendole di correggerglieli, i
due ragazzi riuscivano a ottenere comunque le soluzioni esatte.
Harry si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch
attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita
dell'indomani, che lo rendeva nervoso. Ma perché mai doveva aver
paura di Piton? Alzandosi, comunicò a Ron e a Hermione che intendeva
andargli a chiedere di restituirglielo.
‘Meglio te che io’ dissero a una voce Ron e Hermione, ma Harry
aveva idea che Piton non glielo avrebbe rifiutato, se alla richiesta
fossero stati presenti altri insegnanti.
Si recò davanti alla sala dei professori e bussò. Non ottenne
risposta. Bussò ancora. Niente.
Chissà che Piton non avesse lasciato il libro là dentro? Valeva la
pena tentare. Socchiuse la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si
parò davanti agli occhi.
Piton e Gazza erano nella stanza, soli. Piton si teneva il mantello
sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta
maciullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.
‘Dannato coso’ stava imprecando Piton. ‘Come si fa a tenere a bada
tutte e tre le teste contemporaneamente?’
Harry cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma...
‘POTTER!’
Con il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò rapidamente
l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.
‘Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro’.
‘ESCI fUORI! FuORI!’
Harry se ne andò prima che Piton avesse il tempo di togliere altri
punti a Grifondoro. Risalì di corsa le scale.
‘Ci sei riuscito?’ chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti. ‘Che
cosa è successo?’
Bisbigliando a voce bassissima, Harry raccontò quel che aveva
visto.
‘Sapete che cosa significa questo?’ chiese affannosamente alla
fine. ‘Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la
sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo
abbiamo visto... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il
cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di
scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un
diversivo!’
Hermione lo ascoltava con gli occhi sbarrati.
‘No... non lo farebbe mai’ disse. ‘Lo so, non è molto simpatico, ma
non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto
stretta sorveglianza’.
‘Ma senti un po', Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti
siano dei santi, o roba del genere?’ rimbeccò Ron. ‘Io sono d'accordo
con Harry. Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta
cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?’
Harry andò a dormire con quella domanda che gli ronzava per la
testa. Neville russava forte, ma lui non riuscì ad addormentarsi.
Cercò di liberarsi la mente - aveva bisogno di dormire, doveva farlo,
tra qualche ora avrebbe giocato la sua prima partita a Quidditch - ma
non era facile dimenticare l'espressione di Piton quando lui gli
aveva visto la gamba.
All'alba dell'indomani, la giornata si presentava luminosa e
fredda. La Sala Grande era piena del profumo delizioso delle salsicce
fritte e dell'allegro chiacchiericcio dei ragazzi che non vedevano
l'ora di assistere a una bella partita.
‘Devi mangiare qualcosa’.
‘Non voglio niente’.
‘Soltanto un pezzetto di toast’ lo blandì Hermione.
‘Non ho fame’.
Harry si sentiva malissimo. Di lì a un'ora avrebbe fatto il suo
ingresso in campo.
‘Harry, hai bisogno di tutte le tue forze’ gli disse Seamus
Finnigan. ‘I Cercatori sono sempre quelli che vengono acchiappati
dall'altra squadra’.
‘Grazie del conforto morale, Seamus’ disse Harry guardandolo
versarsi una generosa quantità di ketchup sulle salsicce.
Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al
campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili
potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire
quel che succedeva in campo.
Ron e Hermione si unirono a Neville, Seamus e Dean, il tifoso del
calcio, che erano sulla gradinata più alta. Per fare una sorpresa a
Harry, avevano dipinto un grosso striscione, ricavato da uno dei
lenzuoli che il topo Crosta aveva rosicchiato. Sopra ci avevano
scritto Potter sei tutti noi, e sotto Dean, che era molto bravo a
disegnare, aveva schizzato un grosso leone, simbolo di Grifondoro.
Poi Hermione aveva fatto un piccolo, ingegnoso incantesimo per cui i
colori apparivano cangianti.
Nel frattempo, negli spogliatoi, Harry e il resto della squadra si
stavano cambiando e indossavano la loro divisa scarlatta (i
Serpeverde avrebbero giocato in verde).
Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.
‘Allora, ragazzi...’ disse.
‘...e ragazze’ completò la Cacciatrice Angelina Johnson.
‘E ragazze’ convenne Baston. ‘Ci siamo’.
‘Il gran giorno è arrivato’ disse Fred Weasley.
‘Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto’ gli fece eco
George.
‘Il discorso di Baston lo sappiamo a memoria’ spiegò Fred a Harry.
‘Eravamo nella squadra anche l'anno scorso’.
‘Chiudete il becco, voi due!’ disse Baston. ‘Quella di oggi è la
squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so’.
Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’.
‘Bene. ora di entrare in campo. In bocca al lupo a tutti’.
Harry seguì Fred e George fuori dagli spogliatoi sperando che le
ginocchia non gli si piegassero per l'emozione ed entrò in campo
salutato da grandi ovazioni.
Ad arbitrare la partita sarebbe stata Madama Bumb che, ritta in
mezzo al campo, aspettava le due squadre brandendo in mano la sua
scopa.
‘Mi raccomando a tutti, voglio una partita senza scorrettezze’
disse una volta che le due squadre furono riunite intorno a lei.
Harry notò che sembrava rivolgersi in modo speciale al capitano dei
Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno del quinto anno. Harry pensò che
Flitt potesse avere del sangue di mostro nelle vene. Con la coda
dell'occhio vide lo striscione che sventolava sopra la folla con il
motto fosforescente Potter sei tutti noi. Il cuore gli balzò in
petto. Si sentì tornare un po' di coraggio.
‘In sella alle scope, prego!’
Harry salì in arcione alla sua Nimbus Duemila.
Madama Bumb soffiò forte nel suo fischietto d'argento.
Quindici scope si levarono in volo, in alto, sempre più in alto. La
partita era iniziata.
‘...e la Pluffa è stata intercettata immediatamente da Angelina
Johnson del Grifondoro... che brava Cacciatrice è questa ragazza, e
anche piuttosto carina...’
‘JORDAN!’
‘Chiedo scusa, professoressa’.
A commentare la partita era Lee Jordan, l'amico dei due gemelli
Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa Mcgranitt.
‘...La ragazza si muove davvero veloce, lassù. Effettua un
passaggio puntuale ad Alicia Spinnet, un'ottima scoperta di Oliver
Baston, che l'anno scorso ha giocato soltanto come riserva...
indietro alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal
capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che
vola alto come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima
azione del Portiere del Grifondoro Baston, e il Grifondoro è di nuovo
in possesso della Pluffa. Ed ecco la Cacciatrice del Grifondoro Katie
Bell... bella picchiata intorno a Flitt, poi di nuovo su... AHI!...
deve averle fatto male quel colpo di Bolide dietro la testa! La
Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta
birra verso i pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide
lanciatogli contro da Fred o George Weasley, non riesco a distinguere
chi dei due... comunque, davanti a lei il campo è sgombero, e si
allontana e letteralmente vola via - schiva un micidiale Bolide... è
davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si
tuffa... manca il bersaglio... IL GRIFONDORO hA sEGNATO!
L'aria gelida fu saturata dall'applauso dei Grifondoro e dalle urla
e dai fischi dei Serpeverde.
‘Spostatevi un po', voi, scorrete più giù’.
‘Hagrid!’
Ron e Hermione si strinsero per far posto a Hagrid vicino a loro.
‘Finora ho guardato dalla mia capanna’ disse Hagrid mostrando
orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul petto, ‘ma non
è mica lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non s'è visto,
eh?’
‘No’ disse Ron. ‘Finora Harry non ha avuto un granché da fare’.
‘Be', almeno s'è tenuto fuori dai guai; è già qualcosa’ disse
Hagrid portandosi il binocolo agli occhi e puntandolo verso il cielo,
alla ricerca di Harry che appariva come un puntino lontano lontano.
In alto, sopra le loro teste, il ragazzo correva qua e là a cavallo
della scopa, strizzando gli occhi per avvistare il Boccino. Questo
faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a
Baston.
‘Tieniti fuori tiro finché non vedi il Boccino’ gli aveva detto
Baston. ‘inutile esporsi ad attacchi prima del necessario’.
Quando Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto un paio di giri
della morte per dare sfogo all'euforia. Ora era tornato a scrutare il
campo in cerca del Boccino. A un certo punto, aveva intravisto uno
sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di
uno dei gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deciso di
schizzare verso di lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva
schivato e Fred Weasley si era messo a inseguirlo.
‘Tutto bene da quelle parti, Harry?’ aveva avuto il tempo di
gridargli, mentre colpiva furiosamente il Bolide indirizzandolo
contro Marcus Flitt.
‘Palla ai Serpeverde’ stava dicendo Lee Jordan, ‘il Cacciatore
Pucey schiva due Bolidi, due Weasley e il Cacciatore Bell, e avanza
veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il Boccino?’
Un mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian Pucey lasciava
cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo il lampo
dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato
oltre.
Harry lo vide. In un impeto di eccitazione, si tuffò in picchiata
dietro quella scia d'oro. Anche il Cercatore del Serpeverde, Terence
Higgs, lo aveva avvistato. Testa a testa, si lanciarono entrambi alla
rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero
dimenticato il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a
guardare.
Harry era più veloce di Higgs: vedeva la pallina rotonda che ad ali
spiegate risaliva davanti a lui. Diede un'accelerata potente...
WHAM! Un boato di rabbia venne dai Grifondoro, sotto di loro.
Marcus Flitt aveva bloccato Harry di proposito e la scopa di Harry
sbandò, mentre il ragazzo cercava disperatamente di reggersi in
sella.
‘Fallo!’ gridarono i Grifondoro.
Madama Bumb si rivolse a Flitt con parole irate e poi ordinò un
rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era da aspettarsi, in tutta
quella confusione il Boccino era scomparso di nuovo.
Giù, sugli spalti, Dean Thomas stava gridando: ‘Arbitro, mandalo
fuori! Espulsione! Cartellino rosso!’
‘Guarda che non siamo mica a una partita di calcio’ gli ricordò
Ron. ‘A Quidditch non si possono espellere i giocatori... E poi, che
cos'è un cartellino rosso?’
Ma Hagrid era dello stesso parere di Dean.
‘Bisognerebbe cambiare le regole. Flitt avrebbe potuto buttare di
sotto Harry’.
Intanto, Lee Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
‘Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...’
‘Jordan!’ ringhiò la professoressa Mcgranitt.
‘Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...’
‘Jordan, ti avverto...’
‘E va bene. Flitt per poco non ammazza il Cercatore del Grifondoro,
il che naturalmente può succedere a chiunque, quindi un rigore per i
Grifondoro, battuto da Spinnet che mette in rete senza difficoltà e
il gioco prosegue, con i Grifondoro ancora in possesso di palla’.
Accadde quando Harry evitò un altro Bolide che gli passò
pericolosamente vicino alla testa. La sua scopa, d'un tratto, ebbe
uno scarto pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette
di essere sul punto di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico
della scopa serrando le ginocchia. Non aveva mai provato niente di
simile.
Poi accadde di nuovo. Era come se la scopa stesse cercando di
disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da sola, tutto d'un
tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry cercò di tornare
indietro verso i pali della porta del Grifondoro; aveva una mezza
idea di chiedere a Baston di far fischiare un intervallo. Ma poi si
rese conto che la scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi.
Non riusciva a sterzare. Non riusciva a dirigerla dove voleva.
Zigzagava nell'aria dando dei violenti scossoni che stavano per
disarcionarlo.
Lee stava ancora commentando.
‘Palla al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa... oltrepassa Spinnet...
supera Bell... viene colpito in faccia da un Bolide, spero che gli
abbia rotto il naso... ma no, professoressa, sto solo scherzando...
il Serpeverde segna... oh, no...’
I Serpeverde esultavano. Nessuno sembrava essersi accorto che la
scopa di Harry si stava comportando in modo strano. Lentamente, a
sbalzi e a strattoni, lo stava trasportando sempre più in alto,
lontano dal gioco.
‘Chissà cosa pensa di fare Harry’ bofonchiò Hagrid. Stava guardando
attraverso il binocolo. ‘Direi che ha perso il controllo della sua
scopa, direi... ma non può mica aver...’
D'un tratto, gli occhi di tutti furono puntati su Harry. La sua
scopa aveva cominciato a fare le capriole, mentre lui riusciva a
stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il
fiato. La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e Harry era stato
disarcionato. Ora il ragazzo penzolava giù, reggendosi al manico con
una sola mano.
‘successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo ha bloccato?’ sussurrò
Seamus.
‘Impossibile’ disse Hagrid con voce tremante. ‘Niente può fare
ammattire una scopa tranne una potente magia nera... e nessuno dei
ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus Duemila’.
A queste parole, Hermione afferrò il binocolo di Hagrid, ma anziché
guardare in alto verso Harry, cominciò febbrilmente a scrutare le
file del pubblico.
‘Ma che diavolo stai facendo?’ chiese Ron con la faccia livida.
‘Lo sapevo!’ ansimò Hermione. ‘Piton... guarda!’
Ron afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata dirimpetto
alla loro. Teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa
sottovoce.
‘Sta combinandone una delle sue... sta facendo il malocchio alla
scopa’ disse Hermione.
‘E ora che facciamo?’
‘Lascia fare a me’.
Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era
scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry. La scopa stava
vibrando così forte che sarebbe stato praticamente impossibile
tenercisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in
piedi, e guardavano inorriditi, mentre i gemelli Weasley volavano in
soccorso dell'amico, cercando di trarlo in salvo su una delle loro
scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di
Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si
disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo
al volo quando fosse caduto. Marcus Flitt, impossessatosi della
Pluffa, segnò cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
‘Dai, Hermione, sbrigati!’ mormorava Ron disperato.
Hermione si era fatta largo tra gli spettatori per raggiungere il
palco dove si trovava Piton e ora stava correndo lungo la fila di
sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per chiedere scusa al
professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a faccia avanti.
Una volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori la bacchetta
magica e bisbigliò alcune parole scelte con cura. Dalla bacchetta
sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito
di Piton.
Ci vollero forse trenta secondi perché Piton si rendesse conto di
aver preso fuoco. Un improvviso grido di dolore fece capire alla
ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il fuoco e lo
rinchiuse in un piccolo barattolo, se lo mise in tasca, e rifece il
percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel che era successo.
Ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un tratto a rimettersi a
cavallo della sua scopa.
‘Neville, ora puoi guardare!’ disse Ron. Per tutti gli ultimi
cinque minuti Neville aveva singhiozzato col viso nascosto nella
giacca di Hagrid.
Harry stava scendendo in picchiata verso terra quando gli
spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se
stesse per dare di stomaco: cadde carponi sul terreno di gioco,
tossì... e qualcosa di dorato gli cadde in mano.
‘Ho preso il Boccino!’ gridò agitandolo sopra la testa, e la
partita terminò nel caos generale.
‘Non l'ha preso, l'ha quasi inghiottito’ strillava Flitt ancora
venti minuti dopo, ma tanto non aveva importanza. Harry non aveva
violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a
squarciagola il risultato: il Grifondoro aveva vinto per
centosettanta a sessanta. Ma tutto questo Harry non lo udì. Era nella
capanna di Hagrid insieme a Ron e a Hermione, e si stava facendo
preparare una tazza di tè.
‘stato Piton’ spiegava Ron. ‘Hermione e io lo abbiamo visto; stava
lanciando una maledizione sulla tua scopa, borbottava e non ti levava
gli occhi di dosso’.
‘Stupidate!’ disse Hagrid che non aveva sentito una sola parola di
quel che era accaduto a un passo da lui, sugli spalti. ‘E perché mai
Piton doveva fare una cosa del genere?’
Harry, Ron e Hermione si guardarono l'un l'altro, chiedendosi che
cosa dovessero dirgli. Harry decise per la verità.
‘Ho scoperto qualcosa sul suo conto’ disse a Hagrid. ‘Il giorno di
Halloween, ha cercato di eludere la guardia del cane a tre teste. E
quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane
sorveglia, qualunque cosa sia’.
Hagrid si lasciò cadere di mano la teiera.
‘E voi che ne sapete di Fuffi?’
‘Fuffi?’
‘Sì... è mio... l'ho comperato da un tizio, un greco che ho
incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Silente per fare
la guardia a...’
‘Sì?’ disse Harry, desideroso di saperne di più.
‘No, non chiedetemi niente altro’ disse Hagrid scontroso. ‘una cosa
segretissima!’
‘Ma Piton sta cercando di rubarlo!’
‘Stupidate!’ tornò a ripetere Hagrid. ‘Piton è un insegnante di
Hogwarts, vuoi che faccia una cosa del genere?’
‘E allora perché poco fa ha cercato di ammazzare Harry?’ gridò
Hermione.
A quanto pareva, gli avvenimenti di quel pomeriggio le avevano
fatto cambiare idea sul conto di Piton.
‘Senti un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno sta facendo il
malocchio; ho letto tutto sull'argomento! Bisogna mantenere il
contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto
benissimo!’
‘E io vi dico che prendete un granchio’ disse Hagrid accalorandosi.
‘Non so perché la scopa di Harry si è comportata in quella maniera,
ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno studente! E ora statemi
bene a sentire tutti e tre: vi state immischiando in cose che non vi
riguardano. pericoloso. Scordatevi del cane, dimenticate a cosa fa la
guardia. tutta una faccenda fra Silente e Nicolas Flamel...’
‘Aha!’ disse Harry. ‘Allora c'è di mezzo qualcuno che si chiama
Nicolas Flamel!’
Sul volto di Hagrid si dipinse un'espressione furente e
indispettita.
Capitolo 12:
Lo specchio delle brame
Natale si stava avvicinando. Un mattino di metà dicembre, il
castello Hogwarts si svegliò sotto una coltre di neve alta più di un
metro. Il lago era diventato una spessa lastra di ghiaccio e i
gemelli Weasley erano stati puniti per aver fatto un incantesimo alle
palle di neve, che si erano messe a inseguire Raptor dovunque andasse
rimbalzando sul dietro del suo turbante. I pochi gufi che riuscivano
a fendere il cielo temporalesco per consegnare la posta dovevano poi
essere curati da Hagrid prima di poter riprendere il volo.
Tutti quanti non vedevano l'ora che cominciassero le vacanze.
Mentre nella sala di ritrovo di Grifondoro e nella Sala Grande
ardevano fuochi scoppiettanti, i corridoi pieni di spifferi erano
gelidi, e un vento sferzante faceva sbattere le imposte nelle aule.
Il peggio erano le lezioni del professor Piton, che si tenevano nei
sotterranei, dove il respiro si condensava in nuvolette e tutti
cercavano di starsene il più vicino possibile ai calderoni bollenti.
‘Mi dispiace proprio tanto’ disse un giorno Draco Malfoy, durante
la lezione di Pozioni, ‘per tutti quelli che a Natale dovranno
restare a Hogwarts perché a casa nessuno li vuole’.
Parlando guardava dalla parte di Harry. Tiger e Goyle
ridacchiarono. Harry, che stava dosando della polvere di spina
dorsale di pesce-leone, li ignorò. Dal tempo della partita a
Quidditch, Malfoy era diventato, se possibile, ancora più antipatico.
Deluso per la sconfitta del Serpeverde, aveva cercato di suscitare
l'ilarità di tutti con una battuta, e cioè che la volta successiva
Harry sarebbe stato sostituito come Cercatore da una rana dalla bocca
larga. Ma poi si era reso conto che non faceva ridere nessuno, perché
tutti erano rimasti ammirati dal modo in cui Harry era riuscito a
rimanere in sella alla sua scopa nonostante quella cercasse di
disarcionarlo. Per cui, Malfoy, geloso e gonfio di rabbia, era
tornato a punzecchiare il compagno con la scusa che non aveva una
vera e propria famiglia.
Che Harry non sarebbe tornato a Privet Drive per Natale era vero.
La settimana prima, la professoressa McGranitt aveva fatto il giro
dei dormitori per preparare l'elenco degli studenti che sarebbero
rimasti per le vacanze, e Harry aveva dato subito il suo nome. La
cosa non gli dispiaceva affatto; molto probabilmente, quello sarebbe
stato il più bel Natale della sua vita. Anche Ron e i suoi fratelli
sarebbero rimasti, perché i signori Weasley andavano in Romania a
trovare Charlie.
Quando lasciarono i sotterranei alla fine della lezione di Pozioni,
i ragazzi trovarono un grosso abete che bloccava il corridoio. I due
enormi piedi che sbucavano da sotto l'albero e il rumore ansimante
fecero capire loro che dietro c'era Hagrid.
‘Ehi, Hagrid, serve una mano?’ chiese Ron ficcando la testa tra i
rami.
‘Nooo, ce la faccio da solo, Ron, grazie tante’.
‘Ti spiacerebbe tanto toglierti di mezzo?’ fece dietro di loro la
voce strascicata e glaciale di Malfoy. ‘Che cosa c'è, stai cercando
di guadagnare qualche spicciolo, Weasley? Forse speri di diventare
anche tu guardiacaccia quando te ne andrai da Hogwarts... la capanna
di Hagrid deve sembrarti una reggia, in confronto a dove abita la tua
famiglia’.
Ron si buttò a testa bassa contro Malfoy proprio mentre Piton
saliva le scale.
‘WEASLEY!’
Ron, che aveva afferrato Malfoy per il davanti della tunica, lasciò
la presa.
‘Ci è stato tirato, professor Piton’ disse Hagrid sporgendo il
faccione irsuto da dietro l'albero. ‘Malfoy insultava la sua
famiglia’.
‘Quale che sia la ragione, Hagrid, fare a pugni è contro le regole
di Hogwarts’ disse Piton con voce flautata. ‘Cinque punti in meno a
Grifondoro, Weasley, e ringrazia il cielo che non te ne tolga di più.
Levatevi di torno, tutti quanti!’
Malfoy, Tiger e Goyle passarono di corsa accanto all'abete,
spargendone gli aghi dappertutto e sfoderando un sorriso compiaciuto.
‘Gliela faccio vedere io’ disse Ron digrignando i denti contro
Malfoy che ormai gli dava le spalle. ‘Uno di questi giorni, gliela
faccio vedere io...’.
‘Li odio tutti e due, Malfoy e Piton’ disse Harry.
‘Su, basta coi musi, è quasi Natale!’ disse Hagrid. ‘Adesso sapete
che cosa facciamo? Vi porto a vedere la Sala Grande. E' tutta una
festa!’
Così, seguirono Hagrid e il suo albero fino alla Sala Grande, dove
la professoressa Mcgranitt e il professor Vitious erano tutti
indaffarati a sistemare le decorazioni natalizie.
‘Ah, ecco Hagrid con l'ultimo albero... Mettilo in quell'angolo
laggiù, ti spiace?’
La sala era davvero uno spettacolo. Dalle pareti pendevano
ghirlande d'agrifoglio e di pungitopo, e tutto intorno erano disposti
non meno di dodici giganteschi alberi di Natale, alcuni decorati di
ghiaccioli scintillanti, altri illuminati da centinaia di candeline.
‘Quanti giorni mancano alle vacanze?’ chiese Hagrid.
‘Soltanto uno’ rispose Hermione. ‘E questo mi fa venire in mente...
Harry, Ron, manca mezz'ora al pranzo, dobbiamo andare in biblioteca’.
‘Ah, già, è vero’ disse Ron distogliendo lo sguardo dal professor
Vitious, che dalla sua bacchetta magica stava facendo uscire festoni
di bolle che si depositavano sui rami del nuovo albero.
‘In biblioteca?’ chiese Hagrid seguendoli fuori del salone. ‘Prima
delle vacanze? Dite un po', ma non è che esagerate con lo studio?’
‘Non è per studiare’ gli spiegò Harry tutto allegro. ‘da quando ci
hai parlato di Nicolas Flamel che stiamo cercando di scoprire chi
diavolo è’.
‘Che cosa?’ Hagrid sembrava sconvolto. ‘Statemi bene a sentire...
Ve l'ho già detto... lasciate perdere. Che cosa custodisce il cane
non sono affari vostri’.
‘Vogliamo soltanto sapere chi è Nicolas Flamel, tutto qui’ disse
Hermione.
‘A meno che non voglia dircelo tu, così ci risparmi la fatica’
soggiunse Harry. ‘Abbiamo già sfogliato centinaia di libri e non
l'abbiamo trovato da nessuna parte... Dacci almeno una dritta! Io so
soltanto che il suo nome l'ho letto da qualche parte’.
‘Ho le labbra cucite’ disse Hagrid categorico.
‘Allora, non ci rimane che scoprirlo da soli’ disse Ron. Lasciarono
Hagrid con l'aria contrariata, e si avviarono di corsa verso la
biblioteca.
Era vero che, da quando Hagrid se l'era fatto sfuggire di bocca,
avevano sfogliato libri su libri in cerca di quel nome perché in
quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di
rubare Piton? Il guaio era che non sapevano da dove cominciare,
ignorando quel che Flamel poteva aver fatto per essere citato in un
libro. Non compariva in Grandi maghi del ventesimo secolo, e neanche
in Esponenti di rilievo della magia del nostro tempo; non era citato
in Scoperte importanti della magia moderna, né in Rassegna dei
recenti sviluppi della magia. E poi, naturalmente, c'era il problema
delle dimensioni della biblioteca; decine di migliaia di volumi;
migliaia di scaffali, centinaia di stretti corridoi.
Hermione tirò fuori un elenco di materie e di titoli che aveva
deciso di cercare mentre Ron si avviava lungo un corridoio e
cominciava a estrarre libri a caso dagli scaffali. Harry si aggirava
invece nel Reparto Proibito. Da un pezzo si chiedeva se Flamel non si
trovasse in qualche libro di quel reparto. Purtroppo, per prendere
uno qualsiasi dei libri proibiti occorreva un'apposita autorizzazione
firmata da uno dei professori, e lui sapeva benissimo che non sarebbe
mai riuscito a procurarsela. Quelli erano i libri che contenevano i
potenti segreti della Magia Nera che non veniva mai insegnata a
Hogwarts, e venivano letti soltanto dagli allievi più anziani che si
perfezionavano nella Difesa contro le Arti Oscure.
‘Che cosa stai cercando, ragazzo?’
‘Niente’ rispose Harry.
Madama Pince, la bibliotecaria, brandiva contro di lui un piumino
per la polvere.
‘Allora farai meglio ad andartene. Fila... fuori!’
Rimpiangendo di non essere stato più veloce a inventare qualche
scusa, Harry lasciò la biblioteca. Con Ron e Hermione aveva convenuto
che era meglio non chiedere a Madama Pince dove poter trovare notizie
su Flamel. Lei sarebbe stata certamente in grado di dirglielo, ma non
potevano rischiare che le loro intenzioni giungessero all'orecchio di
Piton.
Harry aspettò fuori nel corridoio per vedere se i due amici
avessero trovato qualcosa, ma non nutriva molte speranze. Erano circa
due settimane che portavano avanti la loro ricerca, ma dato che
potevano farlo solo nei ritagli di tempo tra una lezione e l'altra,
c'era poco da stupirsi che non avessero trovato ancora niente. Quello
di cui avrebbero avuto veramente bisogno era di poter cercare a lungo
e con comodo, senza sentirsi sul collo il fiato di Madama Pince.
Cinque minuti dopo, Ron e Hermione lo raggiunsero scuotendo la
testa delusi. Andarono a pranzo.
‘Continuerete a cercare mentre sono via, non è vero?’ chiese
Hermione. ‘E se trovate qualcosa mi mandate un gufo’.
‘E tu potresti chiedere ai tuoi genitori se sanno chi è Flamel’
disse Ron. ‘Chiedendo a loro non si corrono rischi’.
‘Questo è poco ma sicuro, visto che fanno i dentisti tutti e due!’
rispose Hermione.
Una volta iniziate le vacanze, Ron e Harry si divertivano troppo
per pensare a Flamel. Avevano il dormitorio tutto per loro, e la sala
di ritrovo era molto meno affollata del solito, per cui potevano
accaparrarsi le poltrone migliori, quelle vicino al camino. Stavano lì
seduti per ore e ore di fila, mangiando qualsiasi cosa si potesse
infilzare su un forchettone e arrostire alla fiamma - focaccine,
salsicce, caldarroste - e architettando stratagemmi per far espellere
Malfoy: tutte cose di cui era molto divertente parlare, anche se
difficilmente avrebbero funzionato.
Ron cominciò anche a insegnare a Harry a giocare a scacchi magici.
Le regole erano esattamente come quelle degli scacchi dei Babbani,
tranne che i pezzi erano vivi, per cui diventava un po' come
comandare delle truppe in battaglia. La scacchiera di Ron era molto
vecchia e malconcia. Come tutto quello che gli apparteneva, anch'essa
un tempo era stata di qualche membro della sua famiglia, in quel caso
suo nonno. E tuttavia, giocare con dei pezzi vecchi non era affatto
un problema: Ron li conosceva talmente bene, che non aveva difficoltà
a convincerli a fare quel che voleva lui.
Invece Harry giocava con gli scacchi che gli aveva prestato Seamus
Finnigan, e i pezzi non avevano la minima fiducia in lui. Ancora non
era un bravo giocatore, e loro non facevano che gridare consigli
contraddittori che finivano per confonderlo: ‘Non mi mandare da
quella parte, non vedi che lì c'è il cavallo di quell'altro? Manda
lui; lui possiamo permetterci di perderlo!’
La vigilia di Natale, Harry andò a letto pregustando le leccornie e
i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi nessun regalo. Ma
al suo risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima cosa che
vide ai piedi del suo letto fu un mucchio di pacchetti.
‘Buon Natale!’ gli fece Ron ancora assonnato, mentre Harry si
buttava giù dal letto e si infilava la vestaglia.
‘Anche a te’ gli rispose. ‘Ma... hai visto che roba? Ho ricevuto
dei regali!’
‘E che cosa ti aspettavi, un mazzo di rape?’ disse Ron voltandosi a
guardare i suoi regali, che erano molto più numerosi di quelli di
Harry.
Harry prese il primo pacchetto dalla cima del mucchio. Era avvolto
in una spessa carta da pacchi, con su scarabocchiato: ‘A Harry da
Hagrid’. Dentro c'era un flauto di legno rozzamente intagliato.
Evidentemente, Hagrid lo aveva lavorato con le sue mani. Harry ci
soffiò dentro... faceva un suono simile al verso di una civetta.
Il secondo pacchetto era piccolissimo e dentro c'era un biglietto:
‘Abbiamo ricevuto il tuo messaggio e accludiamo il regalo di Natale
per te. Zio Vernon e zia Petunia’. Attaccata al biglietto col nastro
adesivo c'era una moneta da mezza sterlina.
‘Molto carino da parte loro’ disse Harry.
Ron era affascinato dalla moneta.
‘Questa poi!’ disse. ‘Che forma strana! Ma davvero sono soldi?’
‘Puoi prenderli se vuoi’ lo incoraggiò Harry ridendo della
contentezza di Ron. ‘Allora, ho aperto quello di Hagrid e quello dei
miei zii... e questi altri, chi me li manda?’
‘Credo di sapere da chi viene quello’ disse Ron arrossendo
leggermente e indicando un grosso pacco informe. ‘Da mia mamma. Le ho
detto che non ti aspettavi nessun regalo, e allora... Oh, no!’
gemette poi, ‘ti ha fatto un maglione alla Weasley!’
Harry aveva aperto il pacchetto e ci aveva trovato un pesante
maglione di lana lavorato ai ferri, color verde smeraldo, e una
grossa scatola di caramelle mou fatte in casa.
‘Ci fa un maglione per uno tutti gli anni’ disse Ron scartando il
suo, ‘e i miei sono sempre color melanzana’.
‘Ma che gentile!’ disse Harry assaggiando una caramella, che era
molto gustosa.
Anche il pacco successivo conteneva dolci: una grossa scatola di
Cioccorane da parte di Hermione.
Rimaneva un ultimo pacchetto. Harry lo prese in mano e tastò. Era
molto leggero. Lo scartò.
Ne scivolò qualcosa di fluente e grigio argento che cadde a terra
formando un mucchietto di pieghe lucenti. Ron rimase senza fiato.
‘Ne ho sentito parlare, di quelli’ disse in un sussurro, lasciando
cadere la scatola di Tuttigusti+1 che aveva ricevuto da Hermione. ‘Se
è quel che penso... sono molto rari e veramente preziosi’.
‘Che cos'è?’ Harry raccolse da terra lo scintillante tessuto
argenteo. Era stranissimo al tatto, come fosse tessuto con l'acqua.
‘il mantello che rende invisibili’ disse Ron, e sul volto gli si
era dipinto un timore reverenziale. ‘Ne sono sicuro... provalo!’
Harry se lo gettò sulle spalle e Ron diede un grido.
‘E' come dico io! Guarda giù!’
Harry si guardò i piedi, ma quelli erano spariti. Corse allo
specchio. Non c'erano dubbi: l'immagine che gli rimandò lo specchio
era fatta soltanto di una testa sospesa a mezz'aria sopra un corpo
completamente invisibile. Si tirò il mantello sulla testa e
l'immagine scomparve del tutto.
‘C'è un biglietto!’ disse Ron d'un tratto. ‘caduto un biglietto’.
Harry si tolse il mantello e lo prese. Scritte con una grafia
stretta e sinuosa che non aveva mai visto prima, si leggevano le
seguenti parole:
‘Questo me l'ha affidato tuo padre prima di morire. giunto il
momento che torni a te. Fanne buon uso.
Buon Natale’.
Non c'era firma. Harry rimase a fissare la lettera, mentre Ron
guardava estasiato il mantello.
‘Darei qualsiasi cosa per averne uno’ disse. ‘Ma proprio qualsiasi
cosa. Be', che ti succede?’
‘Niente’ lo assicurò Harry. Era molto perplesso. Chi gli aveva
mandato il mantello? Era veramente appartenuto a suo padre?
Prima di poter dire o pensare qualsiasi cosa, la porta del
dormitorio si spalancò e Fred e George Weasley entrarono come due
bolidi. Harry nascose velocemente il mantello. Non se la sentiva
ancora di parlarne con altri.
‘Buon Natale!’
‘Ehi, guarda... anche Harry ha un maglione alla Weasley!’
Fred e George indossavano due maglioni blu, uno con una grossa F in
giallo, e l'altro con una G.
‘Quello di Harry è più bello del nostro, però’ disse Fred tenendolo
aperto perché lo vedessero. ‘Naturalmente, mamma ci mette più impegno
se non sei della famiglia’.
‘E tu, Ron, perché non ti sei messo il tuo?’ chiese George. ‘Su,
dai, mettilo anche tu, sono bellissimi e caldi’.
‘Io odio il color melanzana’ piagnucolò Ron sconfortato, mentre se
lo infilava dalla testa.
‘Sul tuo non c'è nessuna lettera’ osservò George. ‘Segno che mamma
crede che tu non ti dimentichi come ti chiami. Ma neanche noi siamo
stupidi... sappiamo benissimo che ci chiamiamo Gred e Forge!’
‘Che cos'è tutto questo chiasso?’
Percy Weasley infilò la testa dentro la stanza con aria di
disapprovazione. Si vedeva che anche lui aveva cominciato a scartare
i suoi regali, perché, come i fratelli, si era buttato sul braccio un
maglione bitorzoluto, che Fred afferrò subito.
‘P come Prefetto! Infilatelo anche tu, dai, ce li siamo messi
tutti! Anche Harry ne ha avuto uno’.
‘Ma io... non... voglio...’ bofonchiò, mentre i gemelli gli
infilavano a forza il maglione dalla testa, mandandogli gli occhiali
di traverso.
‘Oggi, levati dalla testa di sederti al tavolo dei prefetti!’ disse
George. ‘Il Natale si passa in famiglia’.
E lo trascinarono via di peso, in quattro, approfittando che aveva
le braccia imprigionate nel pullover.
Un pranzo di Natale come quello, Harry non l'aveva mai visto in
vita sua. Un centinaio di grassi tacchini arrosto, montagne di patate
arrosto e bollite, vassoi di oleose salsicce alla cipolla, zuppiere
di piselli al burro, salsiere d'argento con salse dense e saporite
alla carne e al mirtillo, e montagne di petardi magici disposte a
intervalli lungo la tavola. Quei fantastici petardi non avevano
niente a che fare con quelli insignificanti, da Babbani, che
compravano i Dursley, e che tutt'al più contenevano giocattolini di
plastica e insulsi cappellini di carta. Quando Harry, con l'aiuto di
Ron, fece scoppiare un petardo magico, quello non si limitò a fare
bum!, ma sparò come un cannone avvolgendoli in una nuvola di fumo
blu, mentre da dentro schizzavano fuori un tricorno da
Contrammiragli, e una miriade di topolini bianchi vivi. Intanto, alla
Tavola delle autorità, Silente aveva barattato il suo cappello a
punta da mago con una cuffia a fiori e stava ridendo a crepapelle di
una storiella che il professor Vitious gli aveva appena letto.
Ai tacchini seguirono i dolci di Natale flambé. Poco mancò che
Percy non si rompesse un dente su una moneta d'argento nascosta nella
fetta che gli era toccata. Harry non perdeva d'occhio Hagrid, che a
forza di versarsi bicchieri di vino stava diventando sempre più
paonazzo, finché baciò addirittura sulla guancia la professoressa
Mcgranitt, la quale, con grande sorpresa del ragazzo, rise e arrossì,
incurante del cilindro sulle ventitré.
Quando finalmente Harry si alzò da tavola, era carico di tutti gli
strani oggetti venuti fuori dalle confezioni dei petardi, fra cui un
pacchetto di palloncini luminosi a prova di spillo, un kit ‘fai-da-te’
per far spuntare le verruche e una scacchiera magica tutta nuova,
completa di pezzi. I topolini bianchi erano scomparsi, e Harry fu
assalito dall'atroce dubbio che potessero diventare il pranzo
natalizio della gatta Mrs Purr.
Harry e i fratelli Weasley trascorsero un pomeriggio felice a
giocare a palle di neve all'aperto. Poi, infreddoliti, bagnati e
senza fiato, tornarono a scaldarsi davanti al fuoco della sala di
ritrovo di Grifondoro, dove Harry inaugurò la sua nuova scacchiera
facendosi dare una spettacolare batosta da Ron. Ma ebbe il sospetto
che le sue sconfitte non sarebbero state così irrimediabili se Percy
non avesse cercato di aiutarlo con tanto impegno.
Dopo la merenda a base di tè, panini al tacchino, focaccine, zuppa
inglese e dolce di Natale, erano tutti troppo satolli e assonnati per
aver voglia di fare qualsiasi cosa prima di andare a letto, se non
assistere allo spettacolo di Percy che rincorreva Fred e George per
tutta la torre del dormitorio, perché i due monelli gli avevano preso
il suo distintivo da prefetto.
Per Harry, era stato il miglior Natale della sua vita. Eppure, per
tutta la giornata aveva cercato di soffocare un pensiero che lo
tormentava. Solo dopo che si fu infilato sotto le coperte si sentì
libero di rifletterci su: riguardava il mantello che rendeva
invisibili, e colui o colei che glielo aveva mandato.
Ron, sazio di tacchino e di torta e senza pensieri che lo
tormentassero, si addormentò quasi subito, dopo aver chiuso le
cortine del suo letto a baldacchino. Harry si sporse di lato e tirò
fuori il mantello da sotto il letto.
Suo padre... quel mantello era appartenuto a suo padre. Si lasciò
scorrere il tessuto tra le mani, più soffice della seta, leggero come
l'aria. Fanne buon uso, diceva il biglietto.
Doveva provarlo, e subito. Scivolò dal letto e vi si avvolse
dentro. Guardando in basso, verso le gambe, vide soltanto chiaro di
luna e ombre. Era una sensazione molto strana.
Fanne buon uso.
Tutto d'un tratto, Harry si sentì completamente sveglio. Con
indosso il mantello, tutta Hogwarts gli si spalancava davanti. Si
sentì invadere dall'eccitazione, mentre se ne stava lì, avvolto dal
buio e dal silenzio. Con quella protezione poteva andare dovunque
senza che Gazza lo venisse a sapere.
Ron farfugliò qualcosa nel sonno. Doveva svegliarlo? Qualcosa lo
trattenne. Il mantello di suo padre... Harry sentì che per quella
volta... la prima volta... voleva provarlo da solo.
Scivolò fuori dal dormitorio, scese per le scale, attraversò la
sala di ritrovo e si arrampicò su per il buco coperto dal ritratto.
‘Chi va là?’ strillò la Signora Grassa. Harry non rispose. Percorse
in fretta il corridoio.
Da che parte andare? Si fermò col cuore che gli batteva forte, e
rimase a pensare. Poi gli venne in mente. Il Reparto Proibito, in
biblioteca. Avrebbe potuto leggere tutto quello che voleva e per
tutto il tempo necessario a scoprire chi era Flamel. Si avviò,
stringendosi nel suo mantello.
Nella biblioteca era buio pesto e c'era un'atmosfera da brivido.
Harry accese una lampada per vedere le file di libri. La lampada
sembrava galleggiare a mezz'aria, e anche se Harry sapeva di reggerla
lui col braccio, la sua vista gli faceva venire la pelle d'oca.
Il Reparto Proibito era proprio in fondo alla biblioteca. Facendo
molta attenzione e scavalcando il cordone che separava quei libri dal
resto della biblioteca, Harry tenne alta la lampada per leggere i
titoli.
Ma non gli dicevano granché. Le lettere erano talmente consunte che
l'oro veniva via a pezzi, e formavano parole in lingue che Harry non
capiva. Alcuni, poi, non avevano titolo. Uno mostrava sulla copertina
una macchia scura dall'aspetto sinistro, che aveva tutta l'aria di
esser sangue. A Harry si rizzarono i capelli in testa. Forse era
tutta una sua fantasia, forse no, ma credette di sentire un debole
sussurro provenire dai libri, come se quelli avvertissero la presenza
di un intruso.
Doveva pur cominciare da qualche parte. Sistemò con circospezione
la lampada a terra, guardò lungo lo scaffale più basso in cerca di un
libro interessante. Un grosso libro nero e argento colpì la sua
attenzione. Lo tirò fuori con difficoltà, perché era molto pesante e,
appoggiandoselo sulle ginocchia, lo aprì.
Il silenzio fu rotto da un grido lacerante, da far gelare il sangue
nelle vene. Proveniva dal libro! Harry si affrettò a richiuderlo, ma
il grido continuò ancora: un'unica nota acuta, ininterrotta,
assordante. Arretrando, il ragazzo inciampò e urtò la lampada che si
spense all'istante. Terrorizzato, udì dei passi lungo il corridoio
all'esterno. Ripose nello scaffale il libro urlante e se la diede a
gambe. Incrociò Gazza quasi sulla porta. Lo sguardo di quegli occhi
pallidi e furenti lo attraversò da parte a parte senza vederlo: Harry
sgattaiolò sotto il braccio alzato del guardiano, e spiccò una corsa
furibonda per il corridoio, con le grida del libro che gli risonavano
ancora nelle orecchie.
Improvvisamente, si fermò davanti a un'alta armatura. Tutto preso
dalla fretta di allontanarsi dalla biblioteca, non aveva prestato
attenzione a dove andava. Forse perché era buio, non aveva la minima
idea di dove si trovava. C'era un'armatura vicino alle cucine, questo
lo sapeva, ma lui doveva essere cinque piani più su.
‘Mi ha chiesto di venire direttamente da lei, professore, a
riferirle se qualcuno andasse in giro di notte, e qualcuno è stato
nella biblioteca... nel Reparto Proibito’.
Harry si sentì sbiancare. Dovunque si trovasse, Gazza doveva
conoscere una scorciatoia, perché la sua voce melliflua e untuosa si
stava avvicinando e, con suo orrore, a rispondergli fu Piton:
‘Il Reparto Proibito? Be' non possono essere lontani, li
prenderemo’.
Harry rimase inchiodato lì dove si trovava, mentre Gazza e Piton
giravano l'angolo venendo dalla sua parte. Naturalmente non potevano
vederlo, ma il corridoio era stretto e se si fossero avvicinati di più
lo avrebbero urtato: il mantello lo rendeva invisibile, ma non
incorporeo.
Indietreggiò silenziosamente. Alla sua sinistra c'era una porta
socchiusa. Era la sua unica speranza. Ci si infilò, trattenendo il
fiato, cercando di non farla cigolare, e con suo grande sollievo
riuscì a insinuarsi dentro senza che i due lo notassero. Quando
l'ebbero oltrepassata Harry si appoggiò alla parete, tirò un profondo
respiro e tese l'orecchio ai loro passi che si perdevano in
lontananza. Gli erano passati vicino, molto vicino. Dovettero
trascorrere alcuni secondi prima che si rendesse conto di quel che
conteneva la stanza dove si era nascosto.
Aveva l'aspetto di un'aula in disuso. Le oscure sagome dei banchi e
delle sedie erano accostate lungo le pareti e c'era anche un cestino
per la carta straccia capovolto. Ma appoggiato al muro, di fronte a
lui, c'era un oggetto che appariva fuori luogo in quell'aula, come se
qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una
cornice d'oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di
leone. In cima, portava incisa un'iscrizione: ‘Erouc li amotlov li
ottelfirnon’.
Il panico era svanito, ora che non c'era più traccia di Gazza e di
Piton, e Harry si avvicinò allo specchio col desiderio di guardarcisi
dentro e ancora una volta non vedere il suo riflesso. Ci si piazzò di
fronte.
Dovette tapparsi la bocca con le mani per impedirsi di gridare. Si
voltò di scatto. Il cuore gli batteva ancor più furiosamente di
quando il libro aveva preso a gridare, perché nello specchio aveva
visto non solo se stesso, ma tutta una folla di gente, proprio
accanto a lui.
Eppure la stanza era vuota. Col respiro mozzo, tornò a volgersi
lentamente verso lo specchio.
Era lì, riflesso sulla sua superficie, pallido e atterrito, e
riflesse dietro di lui c'erano almeno altre dieci persone. Harry tornò
a guardare dietro di sé da sopra la spalla, ma ancora una volta, la
stanza era vuota. Oppure anche gli altri erano invisibili? Forse si
trovava in una stanza piena di gente invisibile, e il trucco dello
specchio era di rifletterli tutti, invisibili o meno che fossero?
Tornò a guardare nello specchio. Una donna, ritta in piedi proprio
dietro alla sua immagine, gli sorrideva e lo salutava con un gesto
della mano. Allungò un braccio dietro di sé, ma non sentì altro che
aria. Se ci fosse stata veramente, avrebbe potuto toccarla, tanto le
loro immagini erano vicine, e invece tastò soltanto aria: quella
donna, e tutte quelle altre persone, esistevano soltanto nello
specchio.
Era una donna molto carina. Aveva capelli rosso scuro e gli
occhi... sì, i suoi occhi sono proprio come i miei, pensò Harry
facendosi un po' più accosto allo specchio. Occhi verde chiaro...
esattamente la stessa forma. Poi però vide che stava piangendo:
sorrideva e piangeva al tempo stesso. L'uomo alto, magro e coi
capelli scuri che le era accanto la cinse con un braccio. Aveva una
chioma ribelle, di quelle che non stanno mai a posto. Proprio come
quella di Harry.
Ora Harry era così vicino allo specchio che con la punta del naso
sfiorava la sua stessa immagine.
‘Mamma’ mormorò. ‘Papà’.
I due si limitarono a fissarlo sorridendo. E a poco a poco, Harry
si voltò a guardare i volti delle altre persone riflesse nello
specchio, e vide altre paia di occhi verdi come i suoi, altri nasi
come il suo, e anche un vecchino che sembrava avere le sue stesse
ginocchia ossute... Per la prima volta in vita sua, Harry vedeva la
sua famiglia.
I Potter continuavano a sorridergli e a salutarlo, e lui tornò a
guardarli, anelante, con le mani premute contro lo specchio come se
sperasse di caderci dentro e di raggiungerli. Dentro di sé provava un
dolore acuto, fatto per metà di gioia e per metà di una terribile
tristezza.
Quanto tempo rimase lì davanti, non lo sapeva. Le immagini riflesse
non accennavano a svanire e lui continuò a guardarle ancora a lungo,
finché un rumore in lontananza lo fece tornare alla realtà. Non
poteva restare lì, doveva trovare la strada per tornare a letto.
Distolse a forza lo sguardo dal volto di sua madre, le sussurrò
‘Tornerò ancora’, e si allontanò in fretta dalla stanza.
‘Avresti anche potuto svegliarmi’ disse Ron seccato.
‘Puoi venire stanotte. Ho intenzione di tornarci, voglio mostrarti
lo specchio’.
‘Mi piacerebbe molto conoscere il tuo papà e la tua mamma’ disse
Ron incuriosito.
‘E io voglio conoscere tutta la tua famiglia Weasley al completo.
Potrai presentarmi gli altri tuoi fratelli e tutti quanti’.
‘Loro puoi vederli quando ti pare’ disse Ron. ‘Basta che tu venga a
trovarmi a casa quest'estate. Ma può anche darsi che lo specchio
mostri soltanto le persone morte. Che peccato, però, non aver trovato
Flamel... Dai, prendi un po' di pancetta o qualcos'altro. Perché
stamattina non mangi niente?’
Harry aveva lo stomaco chiuso. Aveva conosciuto i suoi genitori e
quella notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato.
Non sembrava più tanto interessante. Che cosa gliene importava di
quel che custodiva il cane? Che cosa gliene importava, in fondo, se
Piton lo rubava?
‘Ti senti bene?’ chiese Ron. ‘Hai un'aria strana’. Quel che Harry
temeva di più era di non riuscire a ritrovare la stanza dello
specchio. La notte seguente, con Ron anche lui sotto il mantello,
dovette camminare molto più lentamente. Nel tentativo di ritrovare la
strada che aveva percorso Harry partendo dalla biblioteca, vagarono
per circa un'ora nei corridoi immersi nel buio.
‘Sto morendo di freddo’ disse Ron alla fine. ‘Lasciamo perdere e
torniamo indietro’.
‘No!’ sibilò Harry. ‘So che è qui, da qualche parte’.
Passarono accanto al fantasma di una strega spilungona che
scivolava nella direzione opposta, ma non videro nessun altro.
Proprio quando Ron ricominciava a lamentarsi dei piedi gelati, Harry
scorse l'armatura.
‘qui... proprio qui... sì!’
Aprirono la porta. Harry si lasciò cadere il mantello dalle spalle
e corse verso lo specchio.
Erano tutti lì. Suo padre e sua madre irradiavano felicità al
vederlo.
‘Vedi?’ sussurrò Harry.
‘Non vedo un bel niente’.
‘Guarda! Guarda quanti sono...’
‘Ma io vedo solo te’.
‘Ma no, guarda bene! Dai, mettiti dove sono io’.
Harry si fece da parte, ma con Ron davanti allo specchio non
riusciva più a vedere la sua famiglia, soltanto lui con il suo
pigiama a pallini.
Ma Ron contemplava la propria immagine come pietrificato.
‘Ehi, quello sono io!’ esclamò poi.
‘E vedi tutta la tua famiglia intorno a te?’
‘No... sono solo... Ma è diverso... sembro più grande... sono
diventato capoclasse!’
‘Che cosa?’
‘Sono... Porto il distintivo, come quello che usava Bill... e tengo
in mano la coppa del dormitorio, e la coppa del Quidditch... Sono
anche capitano della squadra di Quidditch!’
Ron distolse a forza lo sguardo da quella visione prodigiosa e
guardò Harry tutto emozionato.
‘Che dici, questo specchio fa vedere il futuro?’
‘E com'è possibile? I miei sono tutti morti... Fammi guardare
un'altra volta’.
‘Senti, tu l'hai avuto tutto per te la notte scorsa. Lasciami
guardare ancora un po'!’
‘Ma tu ti vedi semplicemente con in mano la coppa di Quidditch! Che
cosa c'è di tanto interessante? Io voglio vedere i miei genitori’.
‘Ehi, non mi spingere!’
Un rumore improvviso, fuori del corridoio, mise fine a quella
discussione. Non si erano resi conto che avevano parlato a voce molto
alta.
‘Svelto!’
Harry riuscì a coprire sé e l'amico col mantello, proprio nel
momento in cui apparivano sulla porta gli occhi fosforescenti di Mrs
Purr. I due ragazzi si immobilizzarono. Entrambi furono colpiti da
uno stesso pensiero: il mantello funzionava coi gatti? Dopo quella
che parve un'eternità, la gatta voltò la coda e se ne andò.
‘Non siamo al sicuro... potrebbe essere andata a cercare Gazza.
Sono certo che ci ha sentiti. Dai, andiamocene!’
E Ron spinse Harry fuori della stanza.
La mattina dopo, la neve non si era ancora sciolta.
‘Vuoi fare una partita a scacchi, Harry?’ chiese Ron.
‘No’.
‘Perché non andiamo a trovare Hagrid?’
‘No... vacci tu...’
‘Io lo so a che cosa stai pensando, Harry: a quello specchio. Ma
questa notte non ci tornare’.
‘E perché no?’
‘Boh. So solo che ho una sensazione strana... e poi troppe volte te
la sei cavata per il rotto della cuffia. Gazza, Piton e Mrs Purr
fanno la ronda. Credi di essere al sicuro solo perché non ti vedono?
E se ti vengono a sbattere addosso? E se fai cadere qualcosa?’
‘Mi sembri Hermione!’
‘Dico sul serio, Harry, non andare’.
Ma Harry aveva un chiodo fisso in testa: tornare davanti allo
specchio. E non sarebbe stato certo Ron a fermarlo.
Quella terza notte, riuscì a trovare la strada molto più
rapidamente delle precedenti. Camminava così in fretta da fare più
rumore di quanto consigliasse la prudenza, ma non incontrò nessuno.
Ed ecco di nuovo sua madre e suo padre che gli sorridevano, e uno
dei nonni che gli faceva cenno col capo, tutto allegro. Harry si
lasciò scivolare a terra e finì seduto sul pavimento di fronte allo
specchio. Niente gli avrebbe impedito di restarsene lì tutta la notte
con la sua famiglia. Niente di niente.
Tranne che...
‘Allora... di nuovo qui, Harry?’
Harry sentì le budella congelarglisi dentro la pancia. Si guardò
alle spalle. Seduto su uno dei banchi appoggiati al muro, c'era
nientedimeno che Albus Silente. Harry doveva essergli passato accanto
senza neanche vederlo, tanto era stato disperato il desiderio di
tornare davanti allo specchio.
‘Io... io non l'ho veduta, signore’.
‘Strano: essere invisibili rende miopi!’ osservò Silente, e Harry
si sentì sollevato nel vedere che sorrideva.
‘Allora’ disse Silente lasciandosi scivolare giù dal banco per
venirsi a sedere a terra accanto a Harry. ‘Tu, come centinaia di
altri prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle
Brame’.
‘Non sapevo che si chiamasse così, signore’.
‘Suppongo però che ormai abbia capito a che cosa serve’.
‘Sì... be'... ci vedo la mia famiglia...’
‘E il tuo amico Ron ci si è visto capoclasse’.
‘E lei come lo sa...?’
‘Io non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile’ disse
Silente con dolcezza. ‘Capisci adesso che cos'è che noi tutti vediamo
nello Specchio delle Brame?’
Harry scosse la testa.
‘Allora te lo spiego. L'uomo più felice della terra riuscirebbe a
usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire
che, guardandoci dentro, vedrebbe se stesso esattamente com'è.
Cominci a capire?’
Harry rimase per un po' soprappensiero. Poi disse lentamente: ‘Ci
vediamo dentro quel che desideriamo... le cose che vogliamo...’
‘Sì e no’ disse Silente tranquillo. ‘Ci mostra né più né meno
quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in
cuor nostro. Tu, che non hai mai conosciuto i tuoi genitori, ti vedi
circondato da tutta la famiglia. Ronald Weasley, che è sempre vissuto
all'ombra dei suoi fratelli, si vede come il migliore di tutti. E
tuttavia questo specchio non ci dà né la conoscenza né la verità. Ci
sono uomini che si sono smarriti a forza di guardarcisi, rapiti da
quel che avevano visto, oppure hanno perso il senno perché non
sapevano se quel che esso mostra è reale o anche solo possibile.
‘Domani, lo Specchio delle Brame verrà portato in una nuova dimora,
Harry, e io ti chiedo di non cercarlo mai più. Se mai ti ci
imbatterai di nuovo, sarai preparato. Ricorda: non serve a niente
rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E ora, perché non ti
rimetti addosso quel meraviglioso mantello e non te ne torni a letto?’
Harry si alzò in piedi.
‘Signore... professor Silente... Posso farle una domanda?’
‘Certo! Me ne hai appena fatta una!’ Silente sorrise. ‘Comunque,
puoi farmene anche un'altra’.
‘Lei che cosa vede, quando si guarda in quello specchio?’
‘Io? Mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana’.
Harry lo guardò incredulo.
‘I calzini non bastano mai’ disse Silente. ‘passato un altro
Natale, e nessuno mi ha regalato un solo paio di calzini. Chissà
perché a me regalano soltanto libri’.
Solo quando fu di nuovo a letto, a Harry venne in mente che forse
Silente non aveva detto la verità. Ma in fin dei conti, rifletté
mentre scacciava dal cuscino il topo Crosta, la sua era stata una
domanda forse troppo personale.
Capitolo 13:
Nicolas Flamel
Silente aveva convinto Harry a non andare di nuovo in cerca dello
Specchio delle Brame, e per il resto delle vacanze di Natale il
mantello che rende invisibili rimase piegato in fondo al suo baule.
Harry sperava di poter dimenticare facilmente quel che aveva visto
nello specchio, ma non ci riuscì. Cominciò ad avere incubi notturni.
Non faceva che sognare i suoi genitori che scomparivano in un lampo
di luce verde, mentre una voce stridula rideva in modo sinistro.
‘Visto? Silente aveva ragione: quello specchio può farti diventare
pazzo’ disse Ron quando Harry gli raccontò i suoi sogni.
Hermione, che era tornata il giorno prima dell'inizio del nuovo
trimestre, vedeva le cose in un altro modo. Era divisa fra l'orrore
al pensiero di Harry che, invece di starsene a letto, andava in giro
per la scuola per tre notti di fila (‘Se Gazza ti avesse beccato!’) e
la delusione per il fatto che non aveva neanche scoperto chi fosse
Nicolas Flamel.
Avevano quasi abbandonato ogni speranza di trovare Flamel nei libri
della biblioteca, sebbene Harry fosse sempre sicuro di aver letto
quel nome chissà dove. All'inizio del trimestre, si rimisero a
sfogliare libri ogni volta che avevano ricreazione. Harry aveva ancor
meno tempo a disposizione degli altri due, perché erano ricominciati
gli allenamenti di Quidditch.
Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente. Neanche la
pioggia incessante che aveva preso il posto della neve riusciva a
smorzare la sua foga. I gemelli Weasley si lamentavano che Baston
stava diventando un fanatico, ma Harry stava dalla sua parte. Se
avessero vinto il prossimo incontro, stavolta contro il Tassorosso,
per la prima volta da sette anni avrebbero superato il Serpeverde nel
campionato dei dormitori. E poi, a parte il desiderio di vincere,
Harry aveva notato che, quando andava a letto esausto dopo
l'allenamento; aveva meno incubi.
Poi, durante una sessione di allenamento particolarmente funestata
dalla pioggia e dal fango, Baston dette una cattiva notizia alla
squadra: si era appena arrabbiato moltissimo con i gemelli Weasley,
che continuavano a piombarsi addosso in picchiata a vicenda, facendo
finta di cadere dalle scope.
‘Ma volete piantarla di fare confusione!’ strillò. ‘Questo è
precisamente il genere di sciocchezze che ci farà perdere la partita!
Stavolta, l'arbitro è Piton, che certo non mancherà di trovare tutte
le scuse per togliere punti al Grifondoro!’
A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa.
‘L'arbitro è Piton?’ esclamò con la bocca ancora impastata di
fango. ‘E da quando in qua fa l'arbitro per le partite di Quidditch?
Se per caso superiamo il Serpeverde, sarà tutt'altro che imparziale’.
Anche il resto della squadra atterrò accanto a George per
lamentarsi.
‘Non è colpa mia’ disse Baston, ‘dobbiamo semplicemente fare in
modo di giocare senza scorrettezze, per non offrire a Piton nessun
pretesto per stuzzicarci’.
Il che era un'ottima cosa, pensò Harry, ma lui aveva un motivo
diverso per desiderare di trovarsi accanto a Piton mentre giocava a
Quidditch...
Il resto della squadra rimase indietro per chiacchierare come
sempre accadeva al termine dell'allenamento; invece Harry si diresse
dritto filato verso la sala di ritrovo di Grifondoro, dove trovò Ron
e Hermione che giocavano a scacchi. Gli scacchi erano l'unico gioco
in cui a Hermione capitasse mai di perdere, il che, secondo Harry e
Ron, ogni tanto le faceva bene.
‘Aspetta un attimo prima di parlare’ disse Ron quando Harry si
sedette accanto a lui, ‘ho bisogno di concen...’ Poi vide
l'espressione che si era dipinta sul volto di Harry. ‘Ma che ti
prende? Hai una faccia spaventosa!’
Parlando a bassa voce, in modo che nessun altro sentisse, Harry
rivelò ai due amici dell'improvviso, infausto desiderio di Piton di
fare l'arbitro di Quidditch.
‘Non giocare’ disse subito Hermione.
‘Datti malato’ aggiunse Ron.
‘Fa' finta che ti sei rotto una gamba’ suggerì Hermione.
‘Rompitela davvero’ rincarò Ron.
‘Non posso’ rispose Harry. ‘Non c'è un Cercatore di riserva. Se io
mi ritiro, il Grifondoro non può proprio giocare’.
In quel preciso istante, Neville piombò nella sala di ritrovo. Non
si capiva come avesse fatto a passare dal buco dietro il ritratto,
perché aveva le gambe bloccate insieme da quello che riconobbero
immediatamente come l'Incantesimo della Pastoia: probabilmente aveva
fatto tutta la strada fino alla torre di Grifondoro a balzelloni,
come un coniglio.
Tutti si rotolarono dalle risate salvo Hermione, che saltò su e gli
fece subito un controincantesimo. Le gambe di Neville si sciolsero
dagli invisibili laccioli e lui si mise in piedi tutto tremante.
‘Che cosa ti è successo?’ chiese Hermione mentre lo accompagnava a
sedersi vicino a Harry e a Ron.
‘Malfoy’ rispose Neville con voce tremula. ‘L'ho incontrato fuori
della biblioteca. Ha detto che stava cercando qualcuno su cui
sperimentare il trucco’.
‘Va' dalla professoressa Mcgranitt!’ lo esortò Hermione.
‘Raccontale tutto!’
Ma Neville scosse la testa.
‘Non voglio altri guai’ bofonchiò.
‘Ma Neville, devi tenergli testa!’ disse Ron. ‘Quello è abituato a
passare sopra al prossimo, ma questa non è una ragione per
prosternarsi davanti a lui e rendergli più facile il compito’.
‘Non hai bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per
far parte della squadra del Grifondoro: ci ha già pensato Malfoy’
fece Neville con voce strozzata.
Harry si cacciò una mano nella tasca del mantello e ne estrasse una
Cioccorana, l'ultimissima della scatola che Hermione gli aveva
regalato a Natale. La porse a Neville, che sembrava sull'orlo delle
lacrime.
‘Tu vali dodici Malfoy’ disse. ‘E' stato il Cappello Parlante ad
assegnarti a Grifondoro, non è vero? E Malfoy, dov'è finito? In
quella fogna di Serpeverde’.
Le labbra di Neville si stiracchiarono in un debole sorriso, mentre
scartava la Cioccorana.
‘Grazie, Harry... Credo che me ne andrò a letto. Vuoi la figurina?
Tu fai collezione, no?’
Mentre Neville si allontanava, Harry dette un'occhiata alla
figurina del Famoso Mago.
‘Un'altra volta Silente’ fece. ‘E' stato il primo che ho mai...’
Ma le parole gli si strozzarono in gola. Fissò il retro della
figurina. Poi alzò gli occhi su Ron e Hermione.
‘L'ho trovato!’ bisbigliò. ‘Ho trovato Flamel! Ve l'avevo detto che
quel nome l'avevo già letto da qualche parte! stato sul treno,
venendo qui a Hogwarts. State a sentire: "Il Professor Silente è noto
soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male
Grindelwald, per avere scoperto i dodici modi per utilizzare sangue
di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega
Nicolas Flamel"!’
Hermione saltò su. Non aveva quell'aria euforica dalla prima volta
che avevano ricevuto i voti per i loro esercizi.
‘Restate lì!’ disse, e corse difilato su per le scale diretta ai
dormitori delle ragazze. Harry e Ron ebbero appena il tempo di
scambiarsi un'occhiata perplessa che lei era già di ritorno a tutta
velocità, portando fra le braccia un enorme e vecchio librone.
‘Non ho mai pensato di guardare qui dentro!’ sussurrò tutta
eccitata. ‘Questo l'ho preso dalla biblioteca qualche settimana fa,
quando cercavo una lettura un po' leggera...’
‘Leggero, quello?’ esclamò Ron, ma Hermione gli disse di star zitto
finché non avesse trovato qualcosa, e cominciò a girare febbrilmente
le pagine borbottando fra sé e sé.
Alla fine trovò quel che cercava.
‘Lo sapevo! Lo sapevo!’
‘Adesso possiamo parlare?’ fece Ron imbronciato. Hermione lo
ignorò.
‘Nicolas Flamel’ mormorò in tono d'importanza, ‘è l'unico di cui si
sappia che ha fabbricato la Pietra Filosofale!’
Ma non sortì precisamente l'effetto che si aspettava.
‘La che?’ chiesero Harry e Ron a una voce.
‘Uffa, ma voi due non sapete leggere? Guardate: leggete che cosa
dice qua’.
Spinse il librone verso di loro, e i due ragazzi lessero:
isciplina dell'alchimia si occupa di fabbricare la Pietra
Filosofale, una sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La
pietra è in grado di trasformare qualsiasi metallo in oro puro e per
giunta produce l'Elisir di Lunga Vita, che rende immortale chi lo
beve.
Nel corso dei secoli si è parlato molto della Pietra Filosofale, ma
l'unica che esista attualmente appartiene a Nicolas Flamel, noto
alchimista e appassionato di opera lirica. Flamel, che l'anno scorso
ha festeggiato il suo seicentosessantacinquesimo compleanno, conduce
una vita tranquilla nel Devon insieme alla moglie, Peronella, che ha
seicentocinquantotto anni. ‘Capito?’ disse Hermione quando ebbero
terminato. ‘Di certo, il cane fa la guardia alla Pietra Filosofale di
Flamel! Scommetto che ha chiesto a Silente di custodirla, perché sono
amici e lui sapeva che qualcuno ne era in caccia. Ecco perché ha
voluto far portare via la Pietra dalla Gringott!’
‘Una pietra che fabbrica l'oro e rende immortali!’ esclamò Harry.
‘E ci credo che Piton le dà la caccia! Chiunque vorrebbe possederla’.
‘E ci credo che non trovavamo Flamel in quella Rassegna dei recenti
sviluppi della magia’ aggiunse Ron. ‘Se ha seicentosessantacinque
anni, non è poi tanto recente! Voi che ne dite?’
La mattina seguente, a lezione di Difesa dalle Arti Oscure, mentre
ricopiavano diverse ricette per la cura del morso di lupo mannaro,
Harry e Ron continuarono a parlare di quel che avrebbero fatto con
una Pietra Filosofale se l'avessero avuta. Solo quando Ron disse che
ci si sarebbe comprato un'intera squadra di Quidditch, a Harry tornò
in mente Piton e la partita imminente.
‘Scenderò in campo’ disse ai suoi due amici. ‘Altrimenti, tutti
quelli del Serpeverde penseranno che ho troppa paura per affrontare
Piton. Gliela farò vedere... se vinciamo, gli cancellerò il sorriso
dalla faccia’.
‘Sempre che loro non cancellino te dal campo da gioco!’ commentò
Hermione.
Via via che si avvicinava il giorno della partita, però, il
nervosismo di Harry non faceva che aumentare, nonostante quel che
aveva detto a Ron e a Hermione. Neanche gli altri giocatori della
squadra erano tanto tranquilli. L'idea di superare il Serpeverde nel
campionato dei dormitori faceva sognare: erano sette anni che non
succedeva, ma ci sarebbero riusciti, con un arbitro così poco
imparziale?
Harry non sapeva se fosse tutta un'idea sua oppure no, ma gli
sembrava di imbattersi in Piton dovunque andasse. A volte si chiedeva
persino se Piton lo stesse pedinando, nel tentativo di sorprenderlo
da solo. Le lezioni di Pozioni si stavano trasformando in una specie
di tortura settimanale, tanto Piton lo assillava. Era mai possibile
che avesse intuito che avevano scoperto la storia della Pietra
Filosofale? Harry non capiva come, ma a volte aveva l'agghiacciante
sensazione che Piton sapesse leggere nel pensiero.
Il pomeriggio seguente, quando Ron e Hermione gli augurarono buona
fortuna all'ingresso dello spogliatoio, Harry era ben consapevole che
i due si stavano domandando se l'avrebbero mai rivisto vivo. E quel
pensiero non era precisamente consolante. Mentre si infilava la
tenuta da Quidditch e inforcava la sua Nimbus Duemila, Harry non sentì
quasi una parola del discorsetto d'incitamento pronunciato da Oliver
Baston.
Nel frattempo, Ron e Hermione si erano trovati un posto a sedere
sugli spalti vicino a Neville, che non riusciva a capire perché
avessero quelle facce da funerale, né perché entrambi si fossero
portati alla partita la bacchetta magica. Harry non immaginava
nemmeno che Ron e Hermione, in gran segreto, si erano esercitati a
fare l'Incantesimo delle Pastoie. L'idea gli era venuta dal fatto che
Malfoy se n'era servito contro Neville, ed erano prontissimi a usarlo
anche con Piton, se questi avesse dato l'impressione di voler fare
del male a Harry.
‘Allora, tieni bene a mente la formula magica: "Locomotor Mortis"‘
soffiò Hermione all'orecchio di Ron mentre questi si nascondeva la
bacchetta nella manica.
‘Lo so’ ribatté Ron seccato, ‘piantala di tormentarmi’.
Tornati negli spogliatoi, Baston aveva preso da parte Harry.
‘Non per metterti sotto pressione, Potter, ma mai come oggi abbiamo
bisogno di acchiapparlo subito, quel Boccino. Vedi di concludere il
gioco prima che Piton riesca a regalare troppo vantaggio al
Tassorosso’.
‘Ehi, là fuori c'è tutta la scuola!’ esclamò Fred Weasley dopo aver
fatto capolino fuori della porta. ‘C'è persino... mi venga un colpo!
Anche Silente è venuto a vederci!’
Il cuore di Harry fece una capriola.
‘Silente?’ disse, precipitandosi fuori a controllare. Fred aveva
proprio ragione: quella barba argentea era inconfondibile.
A Harry venne quasi da ridere per il sollievo. Era salvo. Era
semplicemente impossibile che Piton si azzardasse a cercar di fargli
male, se fra il pubblico c'era Silente.
Forse era per quello che Piton aveva l'aria così inviperita quando
le due squadre entrarono in campo. Lo notò anche Ron.
‘Non gli ho mai visto in faccia un'espressione tanto feroce’ confidò
a Hermione. ‘Ehi, guarda, partono. Ahi!’
Qualcuno gli aveva dato una botta alla nuca. Era Malfoy.
‘Uh, Weasley, scusa tanto, non t'avevo visto’.
E Malfoy rivolse un largo, maligno sorriso a Tiger e Goyle.
‘Mi chiedo quanto a lungo resterà in sella Potter questa volta. Si
accettano scommesse! Tu che ne dici, Weasley?’ Ron non rispose; Piton
aveva appena assegnato un rigore al Tassorosso perché George Weasley
gli aveva spedito addosso un Bolide. Hermione, che teneva le mani in
grembo con tutte le dita incrociate, aveva gli occhi socchiusi e
fissava Harry, che sorvolava il campo da gioco descrivendo cerchi in
aria come un falco, nella speranza di avvistare il Boccino d'Oro.
‘Sai come penso che facciano, per scegliere chi gioca per il
Grifondoro?’ disse Malfoy a voce alta qualche istante dopo, mentre
Piton regalava un altro rigore al Tassorosso senza motivo. ‘Scelgono
quelli che gli fanno pena. E difatti ci gioca Potter, che non ha i
genitori, ci giocano i Weasley, che non hanno il becco d'un
quattrino... anche tu dovresti far parte della squadra, Paciock,
visto che non hai cervello’.
Neville si fece paonazzo ma si limitò a girarsi per guardare Malfoy
dritto in faccia.
‘Io ne valgo dodici come te, Malfoy’ balbettò.
Malfoy, Tiger e Goyle si sbellicarono dalle risate, ma Ron, sempre
senza osare distogliere lo sguardo dal gioco, sibilò: ‘Cantagliele,
Neville’.
‘Ehi, Paciock, se il cervello valesse tanto oro quanto pesa,
saresti più povero di Weasley... ed è tutto dire!’
Ron aveva già i nervi tesi fino al punto di rottura, ansioso
com'era per via di Harry.
‘Ti avverto, Malfoy: un'altra parola e...’
‘Ron!’ esclamò Hermione all'improvviso. ‘Harry...!’
‘Eh? Che cosa, dove?’
Harry aveva appena effettuato una picchiata spettacolare, salutata
con applausi dal pubblico rimasto col fiato sospeso. Hermione balzò
in piedi, con le dita incrociate in bocca, mentre Harry planava a
tutta velocità verso terra.
‘Sei fortunato, Weasley: Potter deve aver visto una monetina caduta
in terra!’ fece Malfoy.
A quel punto, Ron scattò. Prima che Malfoy si rendesse conto di
quel che succedeva, gli fu addosso e lo scaraventò a terra. Neville
esitò, poi scavalcò il sedile per venirgli a dare manforte.
‘Forza, Harry!’ gridava Hermione, salita in piedi sul suo sedile
per seguire con lo sguardo il ragazzo mentre si avventava contro
Piton. E non si accorse nemmeno di Malfoy e Ron che si rotolavano a
terra sotto il suo sedile, né dei tonfi e delle grida provenienti da
Neville, Tiger e Goyle, trasformatisi in un unico vortice di pugni.
Intanto, su per aria, Piton sterzò il suo manico di scopa appena in
tempo per scorgere qualcosa di rosso che gli sfrecciava accanto
mancandolo di pochi centimetri. Un istante dopo, Harry emerse dalla
sua picchiata, le braccia levate in alto in segno di trionfo, tenendo
saldamente in mano il Boccino.
Le gradinate esplosero in un urlo di gioia: era un record, nessuno
ricordava che il Boccino d'Oro fosse mai stato conquistato tanto
rapidamente.
‘Ron! Ron! Ma dove ti sei cacciato? La partita è finita! Harry ha
vinto! Abbiamo vinto! Il Grifondoro è in testa alla classifica!’
strillava Hermione, improvvisando un balletto sul suo sedile e
abbracciando Calì Patil, che sedeva nella fila davanti.
Harry saltò giù dalla sua scopa, a trenta centimetri da terra. Non
riusciva a crederci. Ce l'aveva fatta: la partita era finita dopo
essere durata appena cinque minuti. Mentre i giocatori del Grifondoro
sfilavano sul campo, scorse Piton che atterrava lì accanto, livido e
con le labbra strette. Poi sentì una mano posarglisi sulla spalla e,
quando levò lo sguardo, si vide davanti il volto sorridente di
Silente.
‘Ottima prova’ gli disse Silente a bassa voce, in modo che solo lui
potesse udirlo. ‘Mi fa piacere vedere che non sei stato tanto a
rimuginare su quello specchio... anzi, ti sei dato da fare.
Eccellente!’
Piton sputò per terra, carico di rancore.
Harry uscì da solo dagli spogliatoi qualche tempo dopo, per
riportare la sua Nimbus Duemila nella rimessa. Non ricordava di
essersi mai sentito tanto felice in vita sua. Aveva davvero fatto una
cosa di cui andare fiero: nessuno avrebbe più potuto dire che il suo
era soltanto un nome famoso. L'aria della sera non era mai stata così
dolce. Camminava sull'erba umida, rivivendo l'ora appena trascorsa
nella sua mente piacevolmente confusa: quelli del Grifondoro che gli
correvano incontro e se lo issavano sulle spalle; Hermione e Ron in
lontananza che saltavano su e giù, con quest'ultimo, in preda a una
forte emorragia dal naso, che urlava di gioia.
Harry raggiunse la rimessa. Si appoggiò alla porta di legno e alzò
lo sguardo su Hogwarts, con le finestre che luccicavano nel rosso del
tramonto. Il Grifondoro era in testa alla classifica. Ce l'aveva
fatta, gliel'aveva fatta vedere lui a quel Piton...
A proposito di Piton...
Una figura incappucciata scendeva rapidamente i gradini all'entrata
del castello. Camminava il più in fretta possibile, diretto alla
foresta proibita, nel chiaro intento di non farsi vedere. A quella
vista, l'euforia della vittoria svanì dalla mente di Harry. Il
ragazzo riconobbe la camminata furtiva del personaggio. Era Piton,
che sgattaiolava nella foresta mentre tutti gli altri cenavano. Che
cosa c'era dietro?
Harry saltò di nuovo in sella alla sua Nimbus Duemila e decollò.
Planando silenziosamente sul castello, scorse Piton che entrava nel
folto a passo di corsa. Lo seguì dall'alto.
Gli alberi erano talmente fitti che non vedeva dov'era andato.
Descrisse in aria dei cerchi sempre più bassi, sfiorando le cime dei
rami più alti degli alberi, fino a quando non udì alcune voci. Si
diresse verso di loro e atterrò senza fare rumore fra le fronde di un
altissimo faggio.
Con circospezione, si aprì un varco fra i rami, sempre tenendo
stretto il suo manico di scopa, nel tentativo di vedere fra le
foglie.
Sotto di lui, in una radura già immersa nell'ombra, c'era Piton
ritto in piedi, ma non da solo. C'era anche Raptor. Harry non
distingueva l'espressione sul suo viso, ma balbettava peggio che mai.
Dovette fare uno sforzo per sentire quello che i due si stavano
dicendo.
‘...n-non ca-capisco pe-pe-perché hai vo-voluto che ci ve-vedessimo
qui, Se-severus, con ta-tanti altri po-posti che ci sono...’
‘Oh, be', non volevo farlo sapere in giro’ rispose Piton in tono
gelido. ‘In fin dei conti, è bene che gli studenti non sappiano della
Pietra Filosofale’.
Harry si piegò in avanti. Raptor stava borbottando qualcosa, quando
Piton lo interruppe.
‘Hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella
bestiaccia che Hagrid ha piazzato lì dentro?’
‘M-ma Severus, io...’
‘Guarda che non ti conviene avermi per nemico, Raptor’ disse Piton
facendo un passo verso di lui.
‘No-non ca-capisco ch-che cosa inte...’
‘Lo sai benissimo, quel che intendo dire’.
In quella, un gufo lanciò un forte ululato e Harry quasi cadde
dall'albero. Si riprese in tempo per udire Piton che diceva: ‘...
quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare’.
‘M-ma i-io n-non so...’
‘Benissimo’ tagliò corto Piton. ‘Faremo presto un'altra bella
chiacchierata, quando avrai avuto il tempo di pensarci su e di
decidere da che parte stai’.
E così dicendo, si gettò il mantello sul capo e si allontanò a gran
passi dalla radura. Ormai era quasi buio, ma Harry riuscì a scorgere
Raptor, che era rimasto lì, come pietrificato.
‘Harry! Ma dove ti eri cacciato?’ squittì Hermione.
‘Abbiamo vinto! Hai vinto! Abbiamo vinto!’ gridò Ron, mollandogli
una pacca sulla schiena. ‘E io ho fatto un occhio nero a Malfoy,
mentre Neville si batteva da solo contro Tiger e Goyle! ancora in
coma, ma Madama Chips dice che non ha niente. L'avevamo detto che
gliel'avremmo fatta vedere noi, a quelli del Serpeverde! Sono tutti
nella sala di ritrovo che ti aspettano. Abbiamo organizzato una
festa: Fred e George hanno sgraffignato dalle cucine un po' di dolci
e altra roba buona’.
‘Adesso lasciamo stare’ disse Harry ancora ansimante. ‘Vediamo di
trovare una stanza vuota: ho qualcosa da dirvi...’
Si assicurò che Pix non fosse da quelle parti prima di chiudersi la
porta alle spalle, e poi raccontò loro per filo e per segno tutto
quel che aveva visto e sentito.
‘Allora avevamo ragione, si tratta proprio della Pietra Filosofale!
E Piton sta cercando di costringere Raptor ad aiutarlo a rubarla. Gli
ha chiesto se sapeva come fare per eludere la sorveglianza di Fuffi,
e ha anche accennato agli "abracadabra da quattro soldi" di Raptor.
Io credo che, a parte Fuffi, la sorveglianza della pietra sia
affidata anche a qualcos'altro: probabilmente un sacco di incantesimi
assortiti... e Raptor dovrebbe fare non so che magia nera per
permettere a Piton di fare il colpo...’
‘Allora tu pensi che la pietra sia al sicuro solo se Raptor gli
dice di no...’ fece Hermione in tono allarmato.
‘Entro martedì prossimo, la faccenda sarà risolta’ sentenziò Ron.
Capitolo 14: Norberto,
drago Dorsorugoso
di Norvegia
Ma Raptor doveva essere più coraggioso di quanto credevano. Nelle
settimane successive sembrava farsi sempre più pallido e smunto, ma
resisteva.
Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry,
Ron e Hermione accostavano l'orecchio alla porta per controllare che
dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si faceva vedere in giro di
malumore come al solito, il che certamente significava che la Pietra
era ancora in salvo. In quei giorni ogni volta che Harry incrociava
Raptor lo gratificava di una sorta di sorriso di incoraggiamento e
Ron aveva cominciato a redarguire quelli che ridevano della balbuzie
del professore. Hermione, invece, aveva altre cose cui pensare oltre
la Pietra Filosofale. Aveva cominciato a fare il programma dei
ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti e attribuire un
colore diverso a ciascuno. A Harry e a Ron non sarebbe mai passato
per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo
stesso. ‘Ma, Hermione, agli esami mancano secoli!’
‘Dieci settimane’ precisò impaziente Hermione, ‘dieci settimane non
sono secoli, e per Nicolas Flamel sono un attimo’.
‘Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel’ le ricordò Ron. ‘E
comunque, si può sapere a che cosa ti serve fare il ripasso, visto
che sai già tutto?’
‘A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami
dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Sono molto importanti,
avrei dovuto cominciare a studiare un mese fa, non so proprio che
cosa mi ha preso...’
Purtroppo pareva che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li
caricarono di tanti di quei compiti per le vacanze di Pasqua, che
quanto a divertimento le vacanze di Pasqua non assomigliarono di
certo a quelle di Natale. Era difficile rilassarsi con Hermione
accanto che recitava i dodici usi del sangue di drago e si esercitava
nei movimenti della bacchetta magica. Bofonchiando e sbadigliando,
Harry e Ron trascorsero la maggior parte del tempo libero con la
ragazza in biblioteca cercando di portare a termine i compiti delle
vacanze.
‘Questo non riuscirò mai a ricordarmelo’ esplose Ron un pomeriggio,
poggiando la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra
della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole che
avevano avuto da mesi. Il cielo era di un tenue color non ti scordar
di me e nell'aria c'era il profumo dell'estate imminente.
Harry, che stava cercando la voce ‘Dittamo’ nel volume Cento erbe e
funghi magici, non alzò gli occhi dai libri se non quando udì Ron
esclamare: ‘Hagrid, che cosa ci fai tu in biblioteca?’
Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena.
Sembrava assolutamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.
‘Sto solo a dare un'occhiata’ disse con una voce ambigua che
attrasse subito la loro attenzione. ‘Voi, piuttosto, che cosa ci fate
qui?’ Di colpo, parve farsi sospettoso. ‘Non starete mica ancora
dietro a Nicolas Flamel, vero?’
‘Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa’ disse Ron dandosi arie
d'importanza, ‘e sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a
una Pietra Filos...’
‘Shhhh’ Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno
fosse in ascolto. ‘Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si
può sapere che cosa vi prende?’
‘In realtà’ disse Harry, ‘volevamo chiederti alcune cose su come è
sorvegliata la Pietra, a parte Fuffi...’
‘SHHHHHH!’ fece di nuovo Hagrid. ‘Sentite... venite a trovarmi più
tardi. Badate bene, non vi prometto di dirvi niente, ma voi
piantatela di frugare qua dentro; gli studenti non devono sapere. Si
penserà che sono stato io a dirvelo...’
‘A dopo, allora’ disse Harry.
Hagrid se ne andò caracollando col suo passo goffo.
‘Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?’ chiese Hermione
pensierosa.
‘Pensi che avesse a che fare con la Pietra?’
‘Io vado a vedere in che reparto è stato’ disse Ron che ne aveva
abbastanza di studiare. Un attimo dopo era di ritorno con una pila di
libri che lasciò cadere sul tavolo.
‘Draghi!’ sussurrò. ‘Hagrid stava consultando la letteratura sui
draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e
dell'Irlanda... Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore
di draghi’.
‘Hagrid ha sempre desiderato un drago, me lo ha detto fin dalla
prima volta che ci siamo conosciuti’ disse Harry.
‘Ma è contro le nostre leggi’ disse Ron. ‘L'allevamento dei draghi è
stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del
1709, questo lo sanno tutti. difficile non farsi notare dai Babbani
se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono
addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che
si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici’.
‘E che, in Gran Bretagna esistono draghi selvatici?’ chiese Harry.
‘Ma naturalmente’ disse Ron. ‘Il Verde Comune del Galles e il Nero
delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere
la cosa segreta. E noialtri, dobbiamo continuare a fare incantesimi
sui Babbani che li hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo’.
‘Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?’
Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono
sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate. Hagrid chiese:
‘Chi va là?’ prima di farli entrare e poi si richiuse velocemente la
porta alle spalle.
Dentro si soffocava dal caldo. Benché la giornata fosse tutt'altro
che fredda, nel camino ardeva un fuoco scoppiettante. Hagrid preparò
del tè per i ragazzi e offrì loro panini alla donnola, che
rifiutarono.
‘Allora, volevate chiedermi qualcosa?’
‘Sì’ disse Harry. Non era il caso di menare il can per l'aia. ‘Ci
chiedevamo se potevi dirci da che cosa è protetta la Pietra
Filosofale, oltre che da Fuffi’.
Harry lo guardò aggrottando le sopracciglia.
‘Certo che non te lo posso dire’ rispose. ‘Primo, non lo so
neanch'io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in
nessun caso. Quella Pietra è qui per una buona ragione. Poco ci è
mancato che dalla Gringott non la rubassero... penso che a questo ci
siete arrivati, no? Però, mi venisse un colpo se capisco come avete
fatto a sapere di Fuffi’.
‘Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai tutto
quel che avviene in questo luogo’ lo adulò Hermione con voce calda e
suadente. La barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi avrebbero
giurato che il gigante stesse sorridendo. ‘Ci chiedevamo soltanto chi
si sia occupato della protezione’ proseguì Hermione. ‘Cioè, volevamo
sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da
lasciarsi aiutare’.
Il petto di Hagrid si gonfiò d'orgoglio a queste ultime parole.
Harry e Ron lanciarono a Hermione un'occhiata raggiante.
‘Be'... immagino che non c'è niente di male se vi dico questo...
Vediamo un po'... Silente ha preso Fuffi in prestito da me... poi
alcuni degli insegnanti hanno fatto degli incantesimi: il professor
Sprite... il professor Vitious... la professoressa Mcgranitt...’ e
mentre li elencava faceva il gesto di contarli sulle dita, ‘il
professor Raptor... e naturalmente anche Silente ha fatto qualcosa.
Aspettate un attimo. Ho dimenticato qualcuno. Ah, sì, il professor
Piton’.
‘Piton?’
‘Già. Sentite un po', non è che state ancora rimuginando cose
strane sul suo conto, no? Guardate che Piton ha dato una mano a
proteggere la Pietra: non ha nessuna intenzione di rubarla!’
Harry sapeva che Ron e Hermione la pensavano come lui. Se Piton era
al corrente della necessità di proteggere la Pietra, non doveva aver
avuto difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero
escogitato gli altri insegnanti. Probabilmente, sapeva tutto... a
eccezione, a quanto pareva, dell'incantesimo di Raptor e del modo per
evitare le ire di Fuffi.
‘Tu sei l'unico che sa come si fa a tenerlo buono, vero, Hagrid?’
chiese Harry in tono ansioso. ‘E non lo diresti a nessuno, no?
Neanche a uno degli insegnanti?’
‘Non lo sa anima viva, solo io e Silente’ disse Hagrid tutto fiero.
‘Be', è già qualcosa’ sussurrò Harry agli altri per non farsi
sentire. Poi disse: ‘Hagrid, non è che si potrebbe aprire una
finestra? Sto scoppiando di caldo’.
‘Impossibile, Harry, mi dispiace’ disse Hagrid. Harry notò che
lanciava un'occhiata di sbieco al focolare. Lo guardò anche lui.
‘Ehi, Hagrid, e quello che cos'è?’
Ma sapeva già di che cosa si trattasse. Proprio al centro del
caminetto, sotto il bollitore, c'era un enorme uovo nero. ‘Oh’ disse
Hagrid giocherellando nervosamente con la sua barba. ‘Quello...
ehm...’
‘Dove l'hai preso, Hagrid?’ chiese Ron chinandosi sul focolare per
vedere l'uovo da vicino. ‘Dev'esserti costato una fortuna’.
‘L'ho vinto’ disse Hagrid. ‘Ieri sera. Sono sceso al villaggio per
farmi qualche bicchierozzo e mi sono messo a giocare a carte con uno
straniero. Anzi, a dir la verità mi pareva che era molto contento di
disfarsene’.
‘Ma che cosa farai, quando si schiude?’ chiese Hermione.
‘Be', mi sono dato un po' alla lettura’ disse Hagrid estraendo un
librone da sotto il materasso. ‘In biblioteca ho preso questo:
Allevare draghi per lavoro e per hobby... Naturalmente è un pochino
superato, ma dentro c'è proprio tutto. Bisogna tenere l'uovo nel
caminetto acceso, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro
piccoli col fiato... Poi, quando si schiude, ogni mezz'ora bisogna
dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di pollo. E
qui, vedete?, spiega come riconoscere le diverse specie dall'uovo...
Il mio, sembra, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una specie molto rara’.
Aveva un'aria tutta compiaciuta, ma Hermione non lo era
altrettanto.
‘Hagrid, tu abiti in una capanna di legno’ osservò.
Ma Hagrid non l'ascoltava. Canticchiava allegramente mentre
attizzava il fuoco.
E così, adesso avevano un'altra cosa di cui preoccuparsi, e cioè
quel che sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto
che nascondeva nella sua capanna un drago di contrabbando.
‘Mi domando com'è vivere una vita tranquilla’ sospirò Ron, una
delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sulla montagna di
compiti che gli avevano dato. Ormai Hermione aveva cominciato a
compilare programmi di ripasso anche per Harry e Ron, facendoli
diventare matti.
Poi un mattino a colazione Edvige portò a Harry un altro messaggio
di Hagrid. Dentro c'erano soltanto tre parole: ‘Si sta schiudendo’.
Ron aveva voglia di saltare Erbologia e di andare difilato alla
capanna, ma Hermione non volle neanche sentirne parlare.
‘Senti un po', Hermione, quante volte in vita nostra potremo vedere
schiudersi un uovo di drago?’
‘Ma abbiamo le lezioni! Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente
in confronto a quel che capiterà a Hagrid quando si scoprirà quel che
sta facendo!’
‘Oh, piantala!’ sussurrò Harry.
Malfoy era a pochi metri di distanza e si era fermato di colpo per
ascoltare. Quanto aveva udito di quel che avevano detto? A Harry non
piacque affatto l'espressione della sua faccia. Ron e Hermione fecero
litigando la strada fino all'aula di Erbologia, e alla fine la
ragazza acconsentì a scendere da Hagrid con gli altri due durante la
ricreazione. Quando si udì la campana del castello che annunciava la
fine della lezione, tutti e tre lasciarono cadere contemporaneamente
gli attrezzi da giardinaggio e si affrettarono ad attraversare il
parco fino al margine della foresta. Hagrid li accolse col volto
arrossato per l'eccitazione.
‘Il draghetto è uscito quasi del tutto’. Li accompagnò all'interno.
L'uovo era posato sul tavolo, inciso da crepe profonde: dentro c'era
qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva un curioso
ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al tavolo e
stettero a guardare col fiato sospeso.
D'un colpo si udì raschiare e l'uovo si spaccò in due. Il draghetto
cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che
si dice grazioso. A Harry parve assomigliasse a un piccolo ombrello
nero tutto raggrinzito. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a
confronto del corpicino esile e nero come la pece. Aveva il muso
allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti
occhi arancioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un
paio di scintille.
‘Non è adorabile?’ mormorò Hagrid tendendo una mano per accarezzare
la testa dell'animale. Questo fece per mordergli le dita scoprendo
zanne acuminate.
‘Che Dio lo benedica... guardate, riconosce la mamma!’ disse
Hagrid.
‘Hagrid’ disse Hermione, ‘quanto ci mette esattamente un
Dorsorugoso della Norvegia a crescere?’
Hagrid stava per rispondere, quando il volto gli si fece
improvvisamente pallido: balzò in piedi e corse alla finestra.
‘Che cosa c'è?’
‘C'era qualcuno che spiava attraverso le tendine... un ragazzino...
è partito di corsa verso la scuola’.
Harry corse alla porta e guardò fuori. Anche a distanza, era
impossibile non riconoscerlo.
Malfoy aveva visto il drago.
C'era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò dipinto in
faccia per tutta la settimana seguente, che innervosiva molto Harry,
Ron e Hermione. I tre passarono gran parte del tempo libero nella
capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.
‘Senti, lascialo andare’ lo esortava Harry. ‘Liberalo’.
‘Ma non posso’ rispondeva Hagrid. ‘troppo piccolo. Morirebbe’.
Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si
era già triplicata. Dalle narici continuavano a uscirgli volute di
fumo. Hagrid aveva trascurato i suoi doveri di guardiacaccia, tanto
da fare aveva con il drago. Il pavimento era coperto di bottiglie di
brandy vuote e di penne di pollo.
‘Ho deciso di chiamarlo Norberto’ disse guardando il drago con gli
occhi lucidi. ‘Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto!
Dov'è la mamma?’
‘andato fuori di testa’ mormorò Ron all'orecchio di Harry.
‘Hagrid’ disse Harry ad alta voce, ‘da qui a quindici giorni,
Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in
qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente’.
Hagrid si morse le labbra.
‘Lo so... lo so che non potrò tenerlo per sempre, ma non posso mica
buttarlo via, no?’
Harry si volse di scatto verso Ron.
‘Charlie!’ esclamò.
‘Stai diventando matto pure tu’ disse Ron. ‘Io sono Ron, hai
presente?’
‘Ma no! Charlie... tuo fratello! In Romania. Quello che studia i
draghi. Potremmo mandare Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo
e poi liberarlo nella foresta!’
‘Geniale!’ commentò Ron. ‘Che ne dici, Hagrid?’
Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per
chiedergli se andava bene.
La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì sera:
Hermione e Harry erano seduti insieme nella sala di ritrovo, molto
tempo dopo che tutti gli altri se ne erano andati a letto. L'orologio
a muro aveva appena suonato la mezzanotte, quando si aprì di colpo il
buco dietro il ritratto. Ron comparve da chissà dove, togliendosi di
dosso il mantello che rende invisibili. Era stato giù alla capanna di
Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava
topi morti a carrettate.
‘Mi ha morso!’ disse mostrando loro la mano fasciata in un
fazzoletto insanguinato. ‘Non riuscirò a tenere in mano una penna
d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più
orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un
tenero coniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha
rimproverato che l'avevo spaventato. E quando sono uscito gli stava
cantando la ninnananna’.
Si udì bussare alla finestra, ormai non più illuminata.
‘Edvige!’ esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle. ‘Deve avere la
risposta di Charlie!’
I tre accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:
on,
come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il
Dorsorugoso norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui.
Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che
verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non
debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a
mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo
via finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto.
Tanti baci,
Charlie Si guardarono.
‘Abbiamo il mantello che rende invisibili’ disse poi Harry. ‘Non
dovrebbe essere troppo difficile... mi pare che il mantello sia
grande abbastanza da coprire due di noi e Norberto’.
Quella settimana era stata talmente dura che gli altri due furono
subito d'accordo con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di
disfarsi di Norberto... e di Malfoy.
Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era
gonfiata fino a diventare il doppio dell'altra. Il ragazzo non era
certo di far bene ad andare da Madama Chips: e se si fosse accorta
che si trattava di un morso di drago? Comunque, al pomeriggio non
aveva più scelta: la ferita era diventata di un brutto color verde. A
quanto sembrava, le zanne di Norberto erano avvelenate.
A fine giornata, Harry e Hermione si precipitarono in infermeria
dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.
‘Non è soltanto la mano’ sussurrò, ‘anche se mi sento come se mi
stesse per cadere. Malfoy ha detto a Madama Chips che voleva prendere
in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi
quattro risate alla faccia mia. Non ha smesso un attimo di minacciare
di spifferare da che cosa sono stato morso... Io avevo detto che era
stato un cane, ma non penso che la Chips mi abbia creduto. Non avrei
proprio dovuto picchiarlo, alla partita di Quidditch: è per questo
che adesso se la prende con me’ concluse Ron.
Harry e Hermione cercarono di calmarlo.
‘Entro la mezzanotte di sabato sarà finito tutto’ disse Hermione,
ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò
su a sedere e gli venne una gran sudarella.
‘A mezzanotte di sabato!’ esclamò con voce arrochita. ‘Oh no... oh
no... mi è appena tornato in mente che... dentro il libro che Malfoy
mi ha chiesto in prestito c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che
stiamo per disfarci di Norberto’.
Harry e Hermione non ebbero neanche il tempo di rispondere. In quel
preciso istante, entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che
Ron aveva bisogno di dormire.
‘Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro piano’ disse Harry a
Hermione. ‘Non abbiamo tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e
questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di far sparire
Norberto. Dobbiamo rischiare. E comunque, abbiamo il mantello che
rende invisibili, e Malfoy non ne sa un bel niente’.
Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor
seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro
attraverso la finestra.
‘Non vi faccio entrare’ spiegò. ‘Norberto è in vena di dispetti...
ma io so bene come trattarlo’.
Quando gli dissero della lettera a Charlie, gli occhi gli si
riempirono di lacrime, ma forse poteva essere perché Norberto gli
aveva appena morso una gamba.
‘Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale... è soltanto un
gioco... in fin dei conti, è ancora piccolino’.
In quella, il piccolino picchiò con forza la coda sul muro, facendo
sbattere le finestre. Quando Harry e Hermione ripresero la strada del
castello, non vedevano l'ora che arrivasse sabato.
Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche
potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto
preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare. Era una
notte molto buia e nuvolosa, e arrivarono alla capanna con un po' di
ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d'ingresso che Pix
la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di
torno.
Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.
‘Gli ho messo un bel po' di topi e di brandy per il viaggio’ disse
con voce soffocata. ‘E dentro ho messo anche il suo orsacchiotto, se
mai si sente solo’.
Dall'interno della cassa provenivano rumori sinistri: Harry ebbe
l'impressione che all'orsacchiotto venisse strappata la testa.
‘Addio, Norberto!’ singhiozzò Hagrid mentre Harry e Hermione
ricoprivano la cassa con il mantello che rende invisibili e ci
s'infilavano sotto anche loro. ‘La mamma non ti dimenticherà mai!’
Neanche loro capirono mai come fecero a trascinare quella cassa su
fino al castello. Era quasi mezzanotte quando sollevarono la cassa
con dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la
trascinarono attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi
un'altra scala, e un'altra ancora: neppure la scorciatoia che
conosceva Harry servì a facilitare il compito.
‘Ci siamo quasi!’ esclamò il ragazzo ansimando, quando raggiunsero
il corridoio situato al disotto della torre più alta.
Davanti a loro qualcosa si mosse così all'improvviso che gli fece
quasi cadere di mano la cassa. Dimenticando di essere quasi
invisibili, si ritrassero nell'ombra e rimasero a guardare le sagome
scure di due persone impegnate in una colluttazione a tre metri da
loro. A un tratto si accese un lume.
Era la professoressa Mcgranitt, in vestaglia scozzese e retina per
i capelli, che teneva saldamente Malfoy per un orecchio.
‘In castigo!’ gridò. ‘E venti punti in meno a Serpeverde! Come ti
permetti di andare in giro di notte a questo modo!’
‘Professoressa, lei non capisce... sta arrivando Harry Potter... ha
un drago!’
‘Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti,
Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!’
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola
che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del
mondo. Soltanto quando furono usciti fuori nell'aria fredda della
notte si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente
tornare a respirare come si deve. Hermione improvvisò una specie di
balletto.
‘Malfoy si è beccato una punizione! Sono talmente contenta che mi
metterei a cantare!’
‘Evita’ le consigliò Harry.
Sempre ridendosela per la sorte di Malfoy, rimasero in attesa,
mentre Norberto si agitava nella sua cassa. Dopo circa dieci minuti,
videro sbucare di colpo dall'oscurità quattro manici di scopa.
Gli amici di Charlie erano dei tipi simpatici. Mostrarono a Harry e
a Hermione i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare
con Norberto sospeso fra di loro. Tutti dettero una mano per
assicurare la cassa a quei sostegni, e alla fine Harry e Hermione
strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente.
Finalmente, Norberto se ne andava: seguendolo con lo sguardo, lo
videro allontanarsi e scomparire.
Allora scesero di nuovo la scala a chiocciola, col cuore leggero,
adesso che si erano liberati del drago. Norberto se n'era andato,
Malfoy era in castigo... ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la
loro felicità?
La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede
nel corridoio, dalle tenebre sbucò all'improvviso la faccia di Gazza.
‘Ben, bene, bene’ mormorò, ‘vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei
pasticci!’
Avevano lasciato sulla torre il mantello che rende invisibili.
Capitolo 15:
La foresta proibita
Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così.
Gazza li portò giù al primo piano, nello studio della professoressa
Mcgranitt, dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola.
Hermione tremava. Nel cervello di Harry si accavallavano scuse, alibi
e racconti di una fantasia sfrenata, ma uno più debole dell'altro.
Stavolta, non vedeva proprio come avrebbero potuto fare per tirarsi
fuori dei pasticci. Erano in trappola. Come avevano potuto essere così
stupidi da dimenticarsi il mantello? La professoressa Mcgranitt non
avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per
essere scesi dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a
notte fonda, per non parlare poi di quando erano saliti sulla
torretta più alta, che serviva da osservatorio astronomico, l'accesso
alla quale era proibito salvo che in orario di lezione. Se a ciò si
aggiungeva Norberto e il mantello che rende invisibili, si capiva che
potevano anche cominciare a fare i bagagli.
Harry aveva creduto che le cose non potessero andar peggio? Ebbene,
si era sbagliato. Quando la Mcgranitt apparve, Neville era con lei.
‘Harry!’ esclamò questi nell'istante in cui vide gli altri due, ‘ti
stavo cercando per avvertirti! Ho sentito Malfoy dire che ti avrebbe
beccato, e ha detto che hai un dra...’
Harry scosse violentemente il capo per far segno a Neville di
tacere, ma la professoressa Mcgranitt l'aveva visto. A vederla lì,
torreggiante sopra le teste di tutti e tre, non ci si sarebbe stupiti
se le fossero uscite fiamme dal naso, come a Norberto.
‘Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. Gazza dice che
eravate su all'osservatorio. l'una del mattino! Esigo una
spiegazione’.
Era la prima volta che Hermione non riusciva a rispondere alla
domanda di un insegnante. Stava lì in piedi a fissarsi le pantofole,
immobile come una statua.
‘Credo di sapere che cosa è successo’ disse a un certo punto la
Mcgranitt. ‘Non ci vuole certo un genio per capirlo. Avete raccontato
a Malfoy chissà quali balle a proposito di un drago, nel tentativo di
attirarlo fuori del letto e di combinare qualche pasticcio. Comunque,
l'ho già pescato. Presumo vi sembri divertente che Paciock, qui,
abbia sentito le vostre storie e ci abbia anche creduto!’
Harry incrociò lo sguardo di Neville e tentò di dirgli, sempre
senza parlare, che non era vero, perché Neville aveva un'espressione
attonita e ferita. Povero Neville, sempre così maldestro! Harry
sapeva bene quanto doveva essergli costato cercare di raggiungerli al
buio per avvertirli.
‘Sono indignata’ disse la Mcgranitt. ‘Quattro studenti che si
alzano e vanno in giro nella stessa nottata! Non si è mai sentito
niente del genere! Quanto a te, signorina Granger, credevo che avessi
più senno. E tu, Potter: credevo che Grifondoro significasse qualcosa
di più per te. Adesso, andrete in castigo tutti e tre... sì, anche
tu, Paciock, perché nulla ti autorizza ad andartene a zonzo per la
scuola di notte, specie di questi tempi! troppo pericoloso! E in più,
toglierò cinquanta punti a Grifondoro’.
‘Cinquanta?’ esclamò Harry con voce strozzata: avrebbero perso il
vantaggio, quel vantaggio che avevano conquistato con l'ultima
partita a Quidditch.
‘Cinquanta punti a testa’ precisò la Mcgranitt, respirando
pesantemente con quel suo naso a punta.
‘Ma professoressa... la prego...’
‘Non può...’
‘Non sarai tu a dirmi quello che posso e non posso fare, Potter! E
adesso, tornatevene a letto tutti quanti. Mai e poi mai ho provato
tanta vergogna per degli studenti di Grifondoro’.
Centocinquanta punti in meno! Grifondoro sarebbe finito all'ultimo
posto della classifica. Nel giro di una sola notte, avevano mandato a
monte la possibilità che il loro dormitorio vincesse la coppa. Harry
aveva l'impressione che il mondo gli fosse crollato addosso. Come
avrebbe potuto rimediare a una cosa del genere?
Non riuscì a chiudere occhio. Stette ad ascoltare Neville che
singhiozzava nel suo cuscino per ore e ore, gli parve. Non gli veniva
in mente niente da dirgli per consolarlo. Sapeva bene che Neville,
come lui, attendeva l'alba con terrore. Che cosa sarebbe successo
quando i loro compagni di dormitorio avessero saputo quel che avevano
combinato?
Il mattino seguente, passando accanto alle gigantesche clessidre
che segnavano il punteggio di Grifondoro, gli studenti in un primo
momento pensarono che si trattasse di un errore. Com'era possibile
che il dormitorio avesse improvvisamente centocinquanta punti meno
del giorno prima? Poi cominciò a spargersi la voce: Harry Potter, il
famoso Harry Potter, l'eroe di ben due partite a Quidditch, aveva
fatto perdere loro tutti quei punti. Lui e un altro paio di imbecilli
del primo anno.
Di colpo, dopo essere stato uno dei ragazzi più amati e ammirati
dell'intera scuola, Harry divenne il più odiato. Persino quelli di
Pecoranera e di Tassorosso gli si rivoltarono contro, perché tutti
quanti avevano sperato che il Serpeverde perdesse il campionato dei
dormitori. Dovunque Harry andasse, veniva segnato a dito, e i
compagni non si davano neanche la pena di abbassare la voce quando lo
insultavano. Quelli del Serpeverde, invece, applaudivano al suo
passaggio, fischiavano e dicevano in tono entusiasta: ‘Grazie,
Potter, ti siamo debitori!’
L'unico che gli rimase vicino fu Ron.
‘Di qui a poche settimane si saranno scordati tutto. Fred e George
gli hanno fatto perdere tanti di quei punti, da quando sono qui...
eppure i compagni gli vogliono ancora bene’.
‘Però non hanno mai fatto perdere a Grifondoro centocinquanta punti
in un colpo solo! O no?’ rispose Harry affranto.
‘Be'... effettivamente no’ ammise Ron.
Era un po' tardi per rimediare al danno, ma Harry giurò a se stesso
che da allora in poi non si sarebbe più immischiato in cose che non
lo riguardavano. Doveva piantarla di andarsene in giro di nascosto a
cacciare il naso qua e là. Provava tanta vergogna che andò da Baston
a offrirgli le sue dimissioni dalla squadra di Quidditch.
‘Dimissioni?’ tuonò Baston. ‘E a che cosa servirebbero? Come
facciamo a riacquistare punti, se non vinciamo a Quidditch?’
Ma anche il Quidditch non lo divertiva più. Durante gli allenamenti
i compagni di squadra non gli rivolgevano la parola, e se dovevano
parlare di lui, lo chiamavano ‘il Cercatore’.
Anche Hermione e Neville se la passavano male. Non quanto Harry,
perché non avevano neanche lontanamente la sua notorietà; ma nemmeno
a loro nessuno rivolgeva più la parola. In classe, durante le
lezioni, Hermione aveva smesso di attirare l'attenzione degli altri:
stava a testa china e studiava in silenzio.
Harry era quasi contento che non mancasse molto agli esami. Aveva
da ripassare un sacco di lezioni e questo distoglieva la sua mente
dai guai. Lui, Ron e Hermione se ne stavano fra loro, studiavano fino
a notte alta, cercando di mandare a memoria gli ingredienti di
complicate pozioni, gli incantesimi e gli scongiuri di ogni genere,
le date di grandi scoperte magiche e di rivolte di folletti...
Poi, a circa una settimana dall'inizio degli esami, la risoluzione
che Harry aveva preso - cioè di non immischiarsi in cose che non lo
riguardavano - fu messa alla prova in maniera inattesa. Un
pomeriggio, mentre, da solo, tornava dalla biblioteca, udì una voce
lamentosa provenire da una delle aule. Quando si avvicinò, capì che
si trattava di Raptor.
‘No, no, un'altra volta no, ti prego...’
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse
minacciando. Harry si avvicinò ancora.
‘E va bene... va bene’ sentì Raptor singhiozzare.
Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor,
tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era
pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò
fino a sparire alla vista, e Harry ebbe l'impressione che non lo
avesse neanche notato. Attese che l'eco dei suoi passi si spegnesse,
poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata. Era vuota, ma
all'estremità opposta c'era una porta spalancata. A metà strada,
Harry ricordò che aveva promesso a se stesso di non immischiarsi in
faccende che non lo riguardavano.
Eppure, avrebbe scommesso dodici Pietre Filosofali che da
quell'aula era appena uscito Piton. E da quanto aveva appena sentito,
Piton doveva essere tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente
Raptor avesse ceduto.
Harry tornò in biblioteca, dove Hermione stava interrogando Ron in
astronomia, e raccontò quello che aveva sentito.
‘Dunque, Piton ce l'ha fatta!’ esclamò Ron. ‘Se Raptor gli ha
insegnato a spezzare il suo incantesimo anti-Magia nera...’
‘Però, c'è sempre Fuffi’ obiettò Hermione.
‘Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza senza
chiedere niente a Hagrid’ disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia
di volumi che li circondavano. ‘Scommetto che qua dentro, da qualche
parte, c'è un libro che spiega come fare per mettere fuori
combattimento un gigantesco cane a tre teste. E allora, che cosa
facciamo, Harry?’
Negli occhi di Ron era tornata a brillare la luce dell'avventura;
ma prima che potesse rispondere, lo fece Hermione al posto suo.
‘Va' da Silente. E' quello che dovremmo aver fatto già da un sacco
di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, ci sbattono fuori di sicuro’.
‘Ma non abbiamo prove!’ disse Harry. ‘Raptor ha troppa paura per
tenerci bordone. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha
fatto a entrare quel mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non
ci è neanche andato vicino... Secondo voi, a chi crederanno, a lui o
a noi? Che noi non possiamo soffrire Piton, non è precisamente un
segreto. Silente penserà che ci siamo inventati tutto per farlo
licenziare. Gazza non ci aiuterebbe per tutto l'oro del mondo: è
troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista, più studenti vengono
rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi non ne
dovremmo proprio sapere nulla, né della pietra né di Fuffi. Sarà dura
spiegare come l'abbiamo saputo’.
Hermione aveva l'aria convinta, ma Ron no.
‘Ma se cerchiamo di fare una piccola indagine...’
‘No’ ribatté secco Harry, ‘abbiamo già indagato abbastanza’.
E ciò detto, tirò a sé una mappa di Giove e incominciò a mandare a
memoria i nomi delle sue lune.
Il mattino seguente, Harry, Hermione e Neville, sedendosi al tavolo
della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano
tutti identici, e dicevano:
[p. ]unizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undici
di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa Mcgranitt Nella gran confusione suscitata dalla
retrocessione di Grifondoro, Harry aveva dimenticato che li attendeva
il castigo. Temeva quasi che Hermione protestasse perché avrebbero
perso un'intera nottata di ripasso. Ma la ragazzina non disse una
parola: al pari di Harry, anche lei sentiva che se l'erano meritata.
Quella sera alle undici, salutarono Ron nella sala di ritrovo e
scesero nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad
attenderli, e con lui c'era Malfoy. Harry aveva dimenticato che anche
Malfoy si era beccato la stessa punizione.
‘Seguitemi’ disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
‘Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare
di nuovo il regolamento della scuola, eh?’ fece in tono di scherno.
‘Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il
lavoro duro e le punizioni... proprio un peccato che non ne diano più
spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i
polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in
ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora,
andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate,
sarà peggio per voi’.
Si avviarono attraverso il parco immerso nell'oscurità. Neville non
la smetteva di tirare su col naso. Intanto, Harry si domandava quale
sarebbe stato il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente
orribile, altrimenti Gazza non avrebbe avuto quel tono gongolante.
La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le passava
davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio. Davanti a sé,
Harry scorse le finestre illuminate della capanna di Hagrid. Poi
udirono un grido in lontananza.
‘Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare’.
Harry si sentì sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se gli
toccava ripassare con Hagrid. Quel sollievo dovette riflettersi
nell'espressione del suo volto, perché Gazza disse: ‘Non penserai
mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello zoticone? Be',
levatelo dalla testa, ragazzo: è nella foresta che vi sto portando, e
non so neanche se tornerete tutti interi’.
A quelle parole, Neville diede un flebile lamento, e Malfoy si
fermò, incapace di proseguire.
‘Nella foresta?’ ripeté, e non col suo solito tono sicuro. ‘Ma non
si può mica andarci di notte... ci sono in giro un sacco di bestie
strane... lupi mannari, dicono’.
Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono
strozzato.
‘quello che ti fa paura, eh?’ fece Gazza con la voce che tradiva la
sua gioia maligna. ‘Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di
combinare tutti quei pasticci, non credi?’
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota
da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena
di frecce a tracolla.
‘Era ora’ disse. ‘già mezz'ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry,
Hermione?’
‘Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid’ disse Gazza
freddamente, ‘in fin dei conti sono qui per essere puniti’.
‘Forse è per questo che siete in ritardo, signore?’ chiese Hagrid a
Gazza aggrottando le sopracciglia. ‘Perché ha perso tempo a fargli la
lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da
qui in avanti me ne occupo io’.
‘Allora io torno all'alba’ disse Gazza, ‘...a riprendere quello che
ne resta’ aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la
strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.
A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
‘Io in quella foresta non ci metto piede’ disse, e Harry fu
contento di sentire che nella sua voce c'era una nota di panico.
‘Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!’ ribatté Hagrid in
tono feroce. ‘Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare’.
‘Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci
avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio
padre, quel che mi state facendo, lui...’
‘...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così’ lo rimbeccò
Hagrid. ‘Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete
qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo
padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fa' le
valigie. Avanti, adesso!’
Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi
abbassò gli occhi.
‘Allora’ disse Hagrid, ‘adesso statemi a sentire bene, perché quel
che faremo stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte
rischi. Venite un momento con me’.
Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume,
additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto
degli alberi, immerso nell'oscurità. Una brezza leggera scompigliò
loro i capelli, mentre si sporgevano a sbirciare fra la folta
vegetazione.
‘Guardate lì’ fece Hagrid, ‘vedete quella roba che luccica per
terra? Quella roba argentata? sangue di unicorno. Là dentro c'è un
unicorno ferito. la seconda volta che succede, questa settimana.
Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a
salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo
più soffrire’.
‘E se chi ha ferito l'unicorno ci trova prima lui?’ fece Malfoy,
incapace di non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.
‘Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me
o con Thor’ rispose Hagrid. ‘E poi, non lasciate mai il sentiero.
Bene: adesso ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno
da una parte. C'è sangue dappertutto: l'unicorno ferito deve vagare
almeno dalla notte scorsa’.
‘Io voglio Thor’ disse rapidamente Malfoy, adocchiando i lunghi
denti del cane.
‘D'accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco’ disse Hagrid.
‘Allora io, Harry e Hermione andremo da una parte, e Draco, Neville e
Thor dall'altra. Se uno dei due gruppi trova l'unicorno, sprizza
subito delle scintille verdi. Va bene? Adesso tirate fuori le
bacchette magiche e fate un po' di esercizio... bene così... e se
qualcuno si trova in difficoltà, mandi delle scintille rosse, e tutti
verremo ad aiutarlo. Allora, fate molta attenzione. Andiamo’.
La foresta era nera e silenziosa. Dopo aver fatto un po' di strada,
giunsero a un bivio nel sentiero di terra battuta: Harry, Hermione e
Hagrid presero a sinistra, mentre Malfoy, Neville e Thor andarono a
destra.
Avanzavano in silenzio, occhi a terra. Di tanto in tanto, un raggio
di luna, filtrando attraverso i rami alti degli alberi, illuminava
una macchia di sangue blu-argenteo sulle foglie secche.
Harry si accorse che Hagrid aveva un'aria molto preoccupata.
‘Può essere stato un lupo mannaro a uccidere gli unicorni?’ gli
chiese.
‘Macché, i lupi mannari non sono così veloci’ rispose Hagrid.
‘Acchiappare un unicorno non è mica facile. Sono creature con grandi
poteri magici. Prima d'adesso non avevo mai sentito dire che un
unicorno è rimasto ferito’.
Passarono accanto a un tronco d'albero ricoperto di muschio. Harry
udì uno scrosciare d'acqua: là vicino doveva esserci un torrente.
Lungo il sentiero serpeggiante, continuarono a trovare macchie sparse
di sangue di unicorno.
‘Tutto bene, Hermione?’ sussurrò a un certo punto Hagrid. ‘Non ti
preoccupare, se sta davvero male non può essere andato lontano, e noi
riusciremo a... PRESTO, nascondetevi dietro quell'albero!’
Hagrid afferrò Harry e Hermione e li trascinò via dal sentiero,
perché si riparassero dietro un'altissima quercia. Poi estrasse una
freccia dalla faretra, la infilò nella balestra e sollevò l'arma,
pronto a colpire. Rimasero tutti e tre in ascolto. Là vicino c'era
qualcosa che strisciava sulle foglie secche: dal suono sembrava un
mantello che toccasse per terra. Hagrid cercò di aguzzare lo sguardo
per vedere più in là, lungo il sentiero buio, ma dopo qualche secondo
il rumore svanì.
‘Lo sapevo’ mormorò. ‘Qua c'è in giro qualcosa che non ci dovrebbe
essere’.
‘Un lupo mannaro?’ suggerì Harry.
‘Macché, quello non era un lupo mannaro, e non era neppure un
unicorno’ rispose Hagrid cupamente. ‘Va bene, seguitemi, ma state
attenti’.
Ripresero ad avanzare ma più lentamente, tendendo l'orecchio al
minimo rumore. All'improvviso, in una radura poco più avanti,
qualcosa senza dubbio si mosse.
‘Chi è là?’ gridò Hagrid. ‘Fatti vedere... sono armato!’
In quella, avanzò nella radura... ma era un uomo o un cavallo? Fino
alla cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in
giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una
lunga coda rossastra. Harry e Hermione restarono a bocca aperta.
‘Ah, sei tu, Conan’ disse Hagrid in tono sollevato. ‘Come va?’
Fece un passo avanti e strinse la mano al centauro.
‘Buona sera a te, Hagrid’ disse Conan. Aveva una voce profonda e
malinconica. ‘Non è che volevi colpirmi?’
‘Non si è mai troppo cauti, Conan’ rispose Hagrid dando un colpetto
alla sua balestra. ‘In giro per questa foresta c'è qualcosa che non
mi torna. Oh, a proposito, ti presento Harry Potter e Hermione
Granger. Studiano su alla scuola. E questo è Conan, ragazzi. un
centauro’.
‘L'avevamo notato’ disse Hermione con un filo di voce.
‘Buona sera’ fece Conan. ‘Allora, voi due siete studenti? E dite un
po': in quella scuola si studia molto?’
‘Ehm...’
‘Un po'‘ disse Hermione timidamente.
‘Un po'. Be', è già qualcosa’ sospirò Conan. Poi rovesciò il capo
all'indietro e guardò il cielo. ‘Marte è molto luminoso, stasera’.
‘Già’ fece Hagrid guardando anche lui in alto. ‘Senti un po',
Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c'è in
giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?’
Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, poi tornò a
sospirare.
‘Le prime vittime sono sempre gli innocenti’ disse. ‘Così fu nei
secoli dei secoli, così è adesso’.
‘Già’ fece Hagrid, ‘ma tu hai visto niente, Conan? Niente di
strano?’
‘Marte è molto luminoso stanotte’ ripeté Conan mentre Hagrid gli
lanciava un'occhiata impaziente. ‘Non capita spesso’.
‘Va bene, ma io intendevo niente di strano un po' più terra terra’
riprese Hagrid. ‘Insomma, non hai notato niente?’
Ancora una volta, Conan ci mise un po' prima di rispondere. Alla
fine disse: ‘La foresta nasconde molti segreti’.
Dietro Conan, fra gli alberi, si udì un fruscio che indusse Hagrid
ad alzare di nuovo la balestra; ma era soltanto un altro centauro,
stavolta con i capelli e il corpo nero, e con un aspetto più feroce
di Conan.
‘Ehilà, Cassandro’ disse Hagrid. ‘Come ti va?’
‘Buona sera, Hagrid, spero tu stia bene’.
‘Non c'è malaccio. Senti un po', ho appena fatto la stessa domanda
a Conan: hai mica visto qualcosa di strano da queste parti,
ultimamente? Pare che in giro c'è un unicorno ferito: tu ne sai
niente?’
Cassandro si avvicinò a Conan. Poi volse lo sguardo verso il cielo.
‘Marte è molto luminoso stasera’ disse in tono piano.
‘Questa solfa l'avevamo già sentita’ rispose Hagrid seccato. ‘Be',
se uno di voi due vede qualcosa, me lo faccia sapere, d'accordo? Noi
ora andiamo’.
E così dicendo uscì dalla radura, seguito da Harry e Hermione, che
si voltarono per guardare Conan e Cassandro fino a quando la visuale
fu ostruita dagli alberi.
‘E' davvero impossibile’ stava dicendo Hagrid in tono irritato,
‘avere una risposta chiara da un centauro. Sono sempre lì che
guardano le stelle. Di quel che succede quaggiù, non gliene importa
un fico secco’.
‘Ma qui nella foresta, ce ne sono molti di quelli?’ chiese
Hermione.
‘Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per i fatti loro, ma
per fortuna si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola
con qualcuno. Badate bene, i centauri sono dei gran cervelloni...
sanno un sacco di cose. Solo che non sono tanto chiacchieroni’.
‘E quello che abbiamo sentito prima, credi che fosse un centauro?’
chiese Harry.
‘A te è sembrato rumore di zoccoli? Macché. Secondo me era quello
che va in giro ammazzando unicorni... Non si è mai sentito niente del
genere prima d'ora’.
Avanzarono nella foresta fitta e buia. Harry, nervoso, non la
smetteva di guardarsi indietro. Aveva la sgradevole sensazione che
qualcuno li stesse osservando. Era contento che con loro ci fosse
Hagrid con la sua balestra. Avevano appena oltrepassato una curva del
sentiero, quando Hermione afferrò il braccio di Hagrid.
‘Hagrid, guarda! Scintille rosse! Gli altri sono in difficoltà!’
‘Voi due aspettatemi qui!’ gridò Hagrid. ‘Non vi allontanate dal
sentiero, torno subito a prendervi!’
I due ragazzi lo sentirono correre via, facendo scricchiolare il
sottobosco al suo passaggio, e rimasero a guardarsi terrorizzati,
fino a quando non udirono più niente attorno a loro, salvo il
frusciare delle foglie.
‘Non pensi che gli sia successo qualcosa, vero?’ sussurrò Hermione.
‘Se si tratta di Malfoy non me ne importa proprio niente, ma se
capita qualcosa di brutto a Neville... In fin dei conti, se lui è
finito qui, la colpa è nostra’.
I minuti passavano con lentezza esasperante. Sembrava che il loro
udito si fosse fatto più acuto del solito: le orecchie di Harry
coglievano ogni sospiro del vento, ogni scricchiolio di rametti. Ma
che cosa stava succedendo? E dov'erano gli altri?
Alla fine, un gran rumore di rami spezzati annunciò il ritorno di
Hagrid, seguito da Malfoy, Neville e Thor. Hagrid era furioso. A
quanto pareva, Malfoy, per fare uno scherzo, si era avvicinato a
Neville da dietro e l'aveva afferrato. Dalla paura, Neville aveva
perso la testa e aveva fatto scoccare le scintille.
‘Ormai, dopo tutto il baccano che avete fatto voi due, saremo
fortunati se riusciremo a trovare qualcosa. D'accordo, adesso i due
gruppi si scambiano. Neville, tu stai con me e con Hermione, e tu
Harry, vai con Thor e con questo cretino. Scusami’ aggiunse poi
bisbigliando rivolto a Harry, ‘ma spaventare te è un po' più
difficile, e noi questa missione la dobbiamo concludere’.
E così, Harry si incamminò verso il folto della foresta insieme a
Malfoy e a Thor. Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre
di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile,
tanto erano fitti gli alberi. A Harry sembrò che le macchie di sangue
si facessero più frequenti. C'erano schizzi sulle radici di un
albero, come se quella povera creatura ferita si aggirasse là
attorno. Davanti a sé, attraverso i rami intricati di un'antica
quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
‘Guarda...’ mormorò, tendendo il braccio per fermare Malfoy.
Per terra c'era qualcosa di bianco che scintillava. Si avvicinarono
con grande circospezione.
Era proprio l'unicorno, ed era morto. Harry non aveva mai visto
nulla di così bello e così triste. Cadendo, le lunghe zampe
affusolate si erano divaricate formando angoli strani, e la criniera
bianco perla era sparsa sulle foglie scure.
Harry aveva già fatto un passo verso l'unicorno, quando un fruscio
lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio
fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò
strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero
impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò
il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise
a berne il sangue.
‘AAAAAARGH!’
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e
con lui Thor. L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo su
Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si
alzò in piedi e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a
muoversi per il terrore.
In quella, gli trapassò la testa una fitta di dolore come non ne
aveva mai provate: era come se la sua cicatrice avesse preso fuoco.
Mezzo accecato, arretrò barcollando. Dietro di sé udì un rumore di
zoccoli al galoppo, e qualche cosa lo superò d'un balzo, piombando
addosso all'incappucciato.
Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in
ginocchio, e ci vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando
il ragazzo levò lo sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui
c'era un centauro, ma non Conan, né Cassandro; dall'aspetto era più
giovane, e aveva chiome biondo chiarissimo e un corpo da sauro.
‘Tutto bene?’ disse il centauro aiutando Harry a rimettersi in
piedi.
‘S-sì, grazie... ma che cos'era quello?’
Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come
pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a
osservare la cicatrice che gli spiccava livida sulla fronte.
‘Ma tu sei il giovane Potter!’ esclamò. ‘Faresti bene a tornare da
Hagrid. A quest'ora la foresta è un posto pericoloso, specie per te.
Sai andare a cavallo? In questo modo farai più in fretta.
‘Mi chiamo Fiorenzo’ aggiunse poi mentre piegava le zampe anteriori
perché Harry potesse salirgli in groppa.
Improvvisamente, si udì di nuovo un rumore di zoccoli al galoppo,
che proveniva dall'estremità opposta della radura. Dal folto degli
alberi uscirono di gran carriera Conan e Cassandro, con i fianchi
ansimanti e coperti di sudore.
‘Fiorenzo!’ tuonò Cassandro. ‘Che cosa stai facendo? Hai in groppa
un essere umano! Ma non ti vergogni? Sei forse un mulo qualunque?’
‘Ma tu lo sai chi è questo?’ disse Fiorenzo. ‘il giovane Potter.
Prima se ne va da questa foresta e meglio è’.
‘Che cosa gli hai detto?’ chiese Cassandro a denti stretti.
‘Ricordati bene, Fiorenzo, noi abbiamo giurato di non ribellarci al
cielo. Non abbiamo forse letto quel che accadrà nel movimento dei
pianeti?’
Conan scalpitava nervosamente.
‘Sono certo che Fiorenzo era convinto di agire per il meglio’ disse
con quella sua voce malinconica.
Cassandro, adirato, scalciò con le zampe posteriori.
‘Per il meglio! E questo che cosa c'entra con noi? I centauri si
occupano di ciò che è stato predetto! Non è compito nostro correre
qua e là come asini, inseguendo esseri umani che si sono smarriti
nella nostra foresta!’
All'improvviso, Fiorenzo si impennò sulle zampe posteriori per
l'ira, e Harry dovette aggrapparsi alle sue spalle per restare in
sella.
‘Ma non vedete quell'unicorno?’ esclamò Fiorenzo rivolto a
Cassandro. ‘Non capite perché è stato ucciso? Forse i pianeti non vi
hanno rivelato quel segreto? Io mi ribello contro ciò che si aggira
per questa foresta, Cassandro, proprio così, e al fianco degli esseri
umani, se è necessario’.
Fiorenzo si voltò di scatto e, mentre Harry si reggeva come meglio
poteva per non cadere, partì al galoppo tuffandosi nella foresta e
lasciandosi alle spalle Conan e Cassandro.
Harry non aveva la minima idea di quel che stava succedendo.
‘Ma perché Cassandro è tanto arrabbiato?’ chiese. ‘E poi, da che
cos'è che mi avresti salvato?’
Fiorenzo rallentò l'andatura e si mise ad andare al passo, consigliò
Harry di tenere giù la testa per schivare gli eventuali rami bassi,
ma non dette risposta alla sua domanda. Avanzarono in silenzio
attraverso gli alberi, e Harry pensò che il centauro non volesse più
parlargli. Ma mentre attraversavano un punto dove il bosco era
particolarmente fitto, il centauro si fermò di colpo.
‘Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue di
unicorno?’
‘No’ rispose Harry, stupito da quella strana domanda. ‘Noi abbiamo
usato soltanto il corno e i peli della coda, a lezione di Pozioni’.
‘Questo perché uccidere un unicorno è una cosa mostruosa’ ribatté
Fiorenzo. ‘Soltanto uno che non ha niente da perdere e tutto da
guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue
dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla
morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poiché hai ucciso una cosa
pura e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue
labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata’.
Harry fissava la nuca di Fiorenzo, che la luce lunare chiazzava
d'argento.
‘Ma chi potrebbe essere così disperato?’ si domandò ad alta voce.
‘Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?’
‘vero’ concordò Fiorenzo, ‘a meno che non ti basti restare vivo per
il tempo necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti
restituisca tutta la tua forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì
che tu non possa morire mai. Signor Potter, tu lo sai che cosa è
nascosto dentro la scuola, in questo preciso momento?’
‘La Pietra Filosofale! Ma certo... L'Elisir di Lunga Vita! Però non
capisco chi...’
‘Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni per
tornare al potere, che si sia aggrappato alla vita aspettando la sua
grande occasione?’
Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato
attorno al cuore di Harry. Oltre il fruscio delle fronde, gli
sembrava di udire di nuovo quel che gli aveva detto Hagrid la sera
che si erano conosciuti: ‘Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo
me. Non so se dentro avesse ancora qualcosa di abbastanza umano da
morire’.
‘Vuoi dire’ fece Harry con voce strozzata ‘che era Vol...’
‘Harry! Harry, tutto a posto?’
Hermione correva verso di loro lungo il sentiero, seguita da Hagrid
tutto ansimante.
‘Ma io sto benissimo’ rispose Harry quasi senza sapere quel che
diceva. ‘L'unicorno è morto, Hagrid, e sta nella radura lì dietro’.
‘A questo punto, io ti lascio’ mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid si
affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno. ‘Adesso
sei al sicuro’.
Harry scivolò giù dalla sua groppa.
‘Buona fortuna, Harry Potter’ disse Fiorenzo. ‘già successo che i
pianeti venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che
questa sia una di quelle volte’.
Così dicendo, si voltò e caracollando si addentrò nel folto della
foresta, lasciandosi alle spalle Harry scosso dai brividi.
Mentre aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella
sala di ritrovo immersa nell'oscurità. Quando Harry lo svegliò
bruscamente, scuotendolo, gridò alcune parole sconnesse a proposito
di un fallo a Quidditch. Ma nel giro di pochi secondi era
perfettamente sveglio, e ascoltava Harry spiegare a lui e a Hermione
che cosa era successo nella foresta.
Harry non riusciva a sedersi. Andava su e giù a gran passi davanti
al fuoco. Tremava ancora.
‘Piton vuol rubare la Pietra per conto di Voldemort... e Voldemort
aspetta nella foresta... e pensare che per tutto questo tempo abbiamo
creduto che Piton volesse soltanto arricchirsi...’
‘Piantala di pronunciare quel nome!’ sussurrò Ron terrorizzato,
come se credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
‘Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... Cassandro
era arrabbiatissimo... parlava di interferenze con quello che
predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti Voldemort sta
per tornare... Secondo Cassandro, Fiorenzo avrebbe dovuto lasciare
che Voldemort mi uccidesse... Credo proprio che anche questo fosse
scritto nelle stelle’.
‘Ma la pianti di pronunciare quel nome?’ sibilò Ron.
‘Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la Pietra’
proseguì Harry febbrilmente, ‘e a quel punto Voldemort potrà venire a
farmi fuori... Be', immagino che Cassandro sarà soddisfatto’.
Hermione aveva un'aria molto spaventata, ma gli offrì una parola di
conforto.
‘Harry, tutti dicono che Silente è l'unica persona di cui
Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi
non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri
hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la
professoressa Mcgranitt ha detto che quella è una branca della magia
molto imprecisa’.
Prima che avessero finito di parlare, il cielo si era rischiarato.
Andarono a letto esausti, con la gola che doleva. Ma le sorprese di
quella nottata non erano finite.
Quando Harry scostò le lenzuola, vi trovò sotto, piegato con cura,
il mantello che rende invisibili. A esso era attaccato un biglietto
che diceva: ‘In caso ti serva’.
Capitolo 16:
La botola
Negli anni seguenti, Harry non ricordò mai esattamente come aveva
fatto a superare gli esami vivendo nella quasi certezza che da un
momento all'altro Voldemort stesse per piombargli fra capo e collo. E
invece i giorni passarono lenti, e non vi era il minimo dubbio che
Fuffi fosse ancora vivo e vegeto dietro quella porta sprangata.
Faceva un caldo micidiale, specie nella grande aula dove si
svolgevano gli scritti. Per l'esame avevano ricevuto penne d'oca
speciali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo
particolare per impedire loro di copiare.
Gli esami comprendevano anche esercitazioni pratiche. Il professor
Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se
erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla
scrivania. La professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre
trasformavano un topolino in una tabacchiera: se la tabacchiera era
carina si guadagnavano punti, se aveva i baffi se ne perdevano. Piton
li rese tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di
ricordare come si fabbricava la pozione che fa dimenticare le cose.
Harry fece del suo meglio, sforzandosi di ignorare le penetranti
fitte alla fronte che lo tormentavano fin da quella sua uscita nella
foresta. Siccome Harry non riusciva a dormire, Neville era convinto
che soffrisse di un grave esaurimento da esami. Ma la verità era che
veniva puntualmente svegliato dal solito incubo, solo che adesso era
peggio che mai: vi appariva una figura incappucciata che gocciolava
sangue.
Forse perché non avevano visto quel che aveva visto Harry nella
foresta, o perché non avevano cicatrici brucianti in fronte, Ron e
Hermione non sembravano altrettanto ossessionati di Harry dalla
Pietra Filosofale. Naturalmente, il pensiero di Voldemort li
atterriva, ma almeno non turbava i loro sonni, ed erano talmente
impegnati a ripassare le lezioni che non avevano il tempo di
scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton o chiunque
altro.
L'ultimo esame fu quello di Storia della Magia. Dopo aver passato
un'ora a rispondere a domande su qualche vecchio mago svitato,
inventore del calderone che si mescola da sé, sarebbero stati liberi,
liberi per una settimana intera, prima che uscissero i risultati.
Quando il fantasma del professor Rf ordinò loro di riporre le penne
d'oca e di arrotolare le pergamene, Harry non poté fare a meno di
rallegrarsi.
‘E' stato molto più facile di quanto credessi’ gli disse Hermione
mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul
prato assolato. ‘Era perfettamente inutile imparare a memoria il
Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la
rivolta di Elfric l'Avido’.
Hermione si divertiva sempre a rivedere gli esercizi dopo l'esame,
ma Ron le disse che gli faceva venire mal di stomaco, e così si
diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero.
I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai
tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell'acqua tiepida
e poco profonda.
‘Niente più ripassi!’ disse Ron con un sospiro di sollievo,
stiracchiandosi sull'erba. ‘Potresti anche smetterla di fare quel
muso, Harry! Abbiamo davanti una settimana intera, prima di scoprire
quanto siamo andati male. Inutile preoccuparsi adesso!’
Harry si stava stropicciando la fronte.
‘Come vorrei sapere che cosa significa!’ disse con uno scatto di
rabbia. ‘Questa cicatrice non la pianta di farmi male... mi è già
capitato, ma mai tanto spesso’.
‘Va' da Madama Chips’ suggerì Hermione.
‘Non sono mica malato’ rispose Harry. ‘Credo che sia un
avvertimento... significa pericolo incombente’.
Ron aveva troppo caldo per arrabbiarsi.
‘Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino
a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna
prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi.
Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà
prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville
avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch’.
Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa
sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa
di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò:
‘l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima
di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare
metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni’.
Eppure, Harry era convinto che quella fastidiosa sensazione non
avesse nulla a che fare con lo studio. Guardò un gufo svolazzare nel
luminoso cielo azzurro, diretto alla scuola, con un messaggio stretto
nel becco.
Hagrid era l'unico che non gli scrivesse mai. Hagrid non avrebbe
mai tradito Silente. Hagrid non avrebbe mai detto a nessuno come fare
per evitare Fuffi, mai... Eppure...
Di colpo, Harry balzò in piedi.
‘Ma dove vai?’ chiese Ron in tono sonnacchioso.
‘Mi è venuta in mente una cosa’ rispose Harry. Era impallidito.
‘Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid’.
‘E perché?’ disse Hermione tutta ansimante mentre tentava di stare
al passo con loro.
‘A voi non sembra un po' strano’ proseguì Harry mentre risalivano
il declivio erboso, ‘che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia
un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova
un uovo di drago in tasca? Quanta gente c'è che va in giro con in
tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? stato
fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non ci ho
pensato prima?’
‘Ma che cosa ti frulla per la testa?’ chiese Ron. Ma Harry,
attraversando speditamente il parco diretto verso la foresta, non
rispose.
Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le
maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando
piselli in una grossa ciotola.
‘Salve!’ disse sorridendo. ‘Finiti gli esami? Avete tempo di
fermarvi a bere qualcosa?’
‘Sì, grazie’ disse Ron, ma Harry lo bloccò.
‘No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella
notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui
hai giocato a carte?’
‘Boh’ rispose Hagrid, vago, ‘non si è mai tolto il mantello’.
Quando si accorse che tutti e tre lo fissavano allibiti, alzò un
sopracciglio.
‘Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n'è tanta
al pub della "Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un
trafficante di draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si
è sempre tenuto il cappuccio’.
Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di piselli.
‘E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a
Hogwarts?’
‘Può darsi’ rispose Hagrid aggrottando le sopracciglia nello sforzo
di ricordare. ‘Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho
detto che facevo il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che
genere di creature mi occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto
che avevo sempre desiderato avere un drago... Poi... non ricordo
tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo...
sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo
potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo promettergli che lo tenevo
bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora io
gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile
del mondo...’
‘E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?’ chiese Harry
cercando di mantenere calmo il tono della voce.
‘Be', sì... Insomma, anche dalle parti di Hogwarts, non è che
capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto
che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un
po' di musica, e lui si addormentava come un angioletto...’
Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
‘Accidenti, non ve lo dovevo dire!’ farfugliò. ‘Dimenticate tutto!
Ehi... ma dove andate?’
Harry, Ron e Hermione non scambiarono neanche una parola finché non
si fermarono nel salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve
loro molto freddo e cupo.
‘Dobbiamo andare da Silente’ disse Harry. ‘Hagrid ha raccontato a
quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e
sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato
facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente
creda a quello che gli diciamo. Fiorenzo potrebbe darci manforte,
sempre che Cassandro non glielo impedisca. Dov'è lo studio di
Silente?’
Si guardarono attorno come se sperassero di scorgere un cartello
che indicasse la direzione giusta. Nessuno gli aveva mai detto dove
abitasse Silente, né conoscevano nessuno che fosse stato spedito da
lui.
‘Basterà che...’ cominciò Harry, ma all'improvviso una voce risuonò
nel salone.
‘Che cosa ci fate qui dentro, voi tre?’
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di
libri.
‘Vogliamo vedere il professor Silente’ disse Hermione con un
coraggio che Harry e Ron giudicarono notevole.
‘Vedere il professor Silente?’ ripeté la Mcgranitt come se quella
richiesta le apparisse molto sospetta. ‘E perché?’
Harry deglutì. Che dire?
‘Be', sarebbe un segreto...’ disse, ma subito rimpianse di averlo
detto, perché le narici dell'insegnante cominciarono a fremere.
‘Il professor Silente è uscito dieci minuti fa’ disse poi in tono
gelido. ‘Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è
subito partito in volo per Londra’.
‘Se n'è andato?’ fece Harry in tono affranto. ‘Proprio adesso?’
‘Potter, il professor Silente è un grandissimo mago, la sua
presenza è richiesta da molte parti...’
‘Ma questo è importante!’
‘Quel che voi avete da dirgli sarebbe più importante del Ministero
della Magia, Potter?’
‘Senta, professoressa’ fece Harry gettando all'aria ogni prudenza, ‘è
a proposito della Pietra Filosofale...’
La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che
reggeva le caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di
raccoglierli.
‘E voi, come lo sapete?’ farfugliò.
‘Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit... che
qualcuno si prepari a tentare di rubare la Pietra. Devo parlare con
il professor Silente’.
La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto di
orrore e di sospetto.
‘Il professor Silente sarà di ritorno domani’ disse infine. ‘Non so
proprio come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma
state pur certi che nessuno può rubarla, è troppo ben protetta’.
‘Ma prof...’
‘So quel che dico, Potter’ tagliò corto la McGranitt. Poi si chinò
a raccogliere i libri che le erano caduti. ‘E adesso, vi consiglio di
tornarvene tutti fuori a godervi questo bel sole’.
Ma loro non seguirono il suo consiglio.
‘per stanotte’ disse Harry quando si fu accertato che la
professoressa McGranitt non era più a tiro di voce. ‘Stanotte Piton
ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto
quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori
circolazione. E' stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al
Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno
arrivare Silente’.
‘Ma noi, che cosa possiamo...’
A Hermione, le parole si gelarono in gola. Harry e Ron si voltarono
di scatto.
Davanti a loro, c'era Piton.
‘Buon pomeriggio’ disse in tono calmo.
I tre ragazzi lo fissavano.
‘Non bisognerebbe stare al chiuso, in una giornata come questa’
proseguì lui con uno strano sorriso forzato.
‘Stavamo...’ cominciò Harry, senza avere la minima idea di come
continuare.
‘Voi dovete stare più attenti’ fece Piton. ‘Se ciondolate così, la
gente può pensare che state combinando chissà cosa. E Grifondoro non
può mica permettersi di perdere altri punti, no?’
Harry arrossì. Si voltarono per tornare fuori, ma Piton li
richiamò.
‘Sei avvisato, Potter: fatti pescare un'altra volta ad andare in
giro di notte, e mi occuperò personalmente di farti espellere. Buona
giornata’.
E si allontanò, diretto verso la sala professori.
Fuori, sui gradini di pietra, Harry si rivolse ai suoi compagni.
‘Allora, ecco che cosa dobbiamo fare’ sussurrò in tono d'urgenza.
‘Uno di noi terrà d'occhio Piton: aspetterà fuori dalla sala
professori, e se esce lo seguirà. Sarà bene che lo faccia tu,
Hermione’.
‘E perché proprio io?’
‘Ma è evidente’ interloquì Ron. ‘Puoi far finta di aspettare il
professor Vitious, no?’ E proseguì con una vocetta stridula: ‘"Oh,
professore, sono tanto preoccupata, ho paura di aver dato la risposta
sbagliata alla domanda 14b..."‘
‘E piantala!’ rimbeccò Hermione, ma poi accettò di andare a
sorvegliare le mosse di Piton.
‘Noi invece ci apposteremo fuori del corridoio del terzo piano’
concluse Harry rivolto a Ron. ‘Dai, vieni’.
Ma quella parte del piano non funzionò. Non appena ebbero raggiunto
la porta che separava Fuffi dal resto della scuola, ricomparve la
professoressa Mcgranitt, e stavolta perse proprio le staffe.
‘Allora voi vi credete più furbi di una sfilza di incantesimi!’ li
aggredì. ‘Ne ho abbastanza di questa storia! Se vengo a sapere che vi
siete avvicinati un'altra volta a questa porta, tolgo altri cinquanta
punti a Grifondoro! Sì, Weasley, hai capito bene: e lo farò anche se è
il mio dormitorio!’
Harry e Ron se ne tornarono nella sala di ritrovo. Harry non fece
in tempo a dire: ‘Perlomeno, Hermione sta alle costole di Piton’ che
il ritratto della Signora Grassa si abbassò, ed entrò Hermione.
‘Mi dispiace, Harry!’ fece con voce lamentosa. ‘Piton è venuto
fuori e mi ha chiesto che cosa facevo, allora gli ho detto che
aspettavo Vitious, e lui è tornato dentro per cercarlo. Io sono
venuta via, e lui non so dov'è finito’.
‘Be', ci siamo, no?’ disse Harry.
Gli altri due lo guardarono allibiti. Era pallido e gli brillavano
gli occhi.
‘Io stasera vado e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui’.
‘Tu sei matto!’ esclamò Ron.
‘Non puoi farlo!’ disse Hermione. ‘Dopo quel che hanno detto Piton
e la Mcgranitt? Sarai espulso!’
‘E chi se ne importa!’ gridò Harry. ‘Ma non capite? Se Piton si
porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è
successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una
Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà
in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più
importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro
vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le
nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la
Pietra, be', dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort
mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto,
visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare!
Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel
che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha
ucciso i miei genitori?’
E li guardò con occhi fiammeggianti.
‘Hai ragione, Harry’ disse Hermione con un filo di voce.
‘Userò il mantello che rende invisibili’ concluse Harry. ‘una bella
fortuna averlo recuperato’.
‘Ma basterà a coprirci tutti e tre?’ chiese Ron.
‘Come, tutti e tre?’
‘Oh, falla finita, mica penserai che ti lasciamo andare da solo?’
‘Levatelo dalla testa’ disse Hermione in tono spiccio. ‘Come pensi
che faresti ad arrivare alla Pietra senza di noi? Sarà meglio che
vada a sfogliare i miei libri, potrei trovare qualcosa di utile...’
‘Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi’.
‘Non se posso evitarlo’ ribatté la ragazza in tono cupo. ‘Vitious
mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su
cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori’.
Dopo cena, i tre, nervosissimi, si sedettero ciascuno per suo conto
nella sala di ritrovo. Nessuno venne a seccarli; nessuno dei loro
compagni di dormitorio aveva più niente da dire a Harry. Era la prima
sera che la cosa lo lasciava indifferente. Hermione sfogliava i suoi
appunti nella speranza di ritrovare qualcuno degli incantesimi che
quella notte avrebbero dovuto spezzare. Harry e Ron quasi non
aprirono bocca. Entrambi pensavano a quello che stavano per fare.
Lentamente, via via che i compagni se ne andavano a letto, la sala
si vuotò.
‘Meglio prendere il mantello’ borbottò Harry quando Lee Jordan si
decise finalmente ad andarsene, stiracchiandosi e sbadigliando. Harry
corse di sopra, nel loro dormitorio già buio. Tirò fuori il mantello,
e poi lo sguardo gli cadde sul flauto che Hagrid gli aveva regalato
per Natale. Se lo mise in tasca per usarlo con Fuffi: di cantare, non
se la sentiva proprio.
Poi tornò di corsa nella sala di ritrovo.
‘Il mantello sarà il caso di mettercelo qui, ed essere ben certi
che ci copra tutti e tre... Se Gazza nota anche soltanto un piede che
se ne va a spasso per conto suo...’
‘Che cosa state facendo?’ disse una voce dall'angolo della stanza.
Da dietro una poltrona emerse Neville, stringendo in mano il suo
rospo Oscar, che a quanto pareva aveva tentato l'ennesima fuga verso
la libertà.
‘Niente, Neville, niente’ disse Harry affrettandosi a nascondersi
il mantello dietro la schiena.
Neville fissò le loro facce su cui si dipingeva un'espressione
colpevole.
‘State uscendo un'altra volta’ disse.
‘No, no’ fece Hermione. ‘Macché uscendo. Senti, Neville, perché non
te ne vai a letto?’
Harry lanciò un'occhiata alla pendola, accanto alla porta. Non
potevano permettersi di perdere altro tempo: forse, proprio in quel
momento, Piton stava suonando la ninnananna a Fuffi.
‘Non potete uscire’ insisté Neville. ‘Vi pescheranno un'altra
volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima’.
‘Non capisci’ disse Harry, ‘è importante’.
Ma Neville stava chiaramente raccogliendo le forze in vista di un
gesto disperato.
‘Non vi permetterò di farlo!’ esclamò mettendosi in piedi davanti
al buco dietro il ritratto. ‘Sono disposto anche a fare a pugni!’
‘Neville!’ sbottò Ron. ‘Togliti da là e non fare il cretino...’
‘Non darmi del cretino!’ ribatté Neville. ‘Credo proprio che non
dovresti violare le regole un'altra volta. Guarda che sei stato
proprio tu a insegnarmi a tener testa agli altri!’
‘Sì, ma non a noi’ disse Ron esasperato. ‘Neville, non sai quel che
fai’.
Fece un passo avanti e Neville lasciò cadere il rospo Oscar, che si
allontanò a grandi balzi.
‘E allora dai, prova a picchiarmi!’ esclamò Neville alzando i
pugni. ‘Sono pronto!’
Harry si volse verso Hermione.
‘Fa' qualcosa’ le disse in tono disperato.
Hermione si fece avanti.
‘Neville, scusami, scusami tanto’.
Poi alzò la sua bacchetta magica.
‘Petrificus Totalus!’ gridò puntandola contro Neville.
Le braccia del ragazzo si bloccarono con uno scatto lungo i
fianchi; le gambe si strinsero insieme. Il suo corpo s'irrigidì come
uno stoccafisso, e il povero ragazzo ondeggiò paurosamente per poi
cadere in avanti, lungo disteso e tutto d'un pezzo.
Hermione corse verso di lui e lo girò. Le mascelle di Neville erano
talmente serrate insieme che non riusciva a parlare. Solo gli occhi
si muovevano, volgendo sui due compagni uno sguardo inorridito.
‘Ma che cosa gli hai fatto?’ bisbigliò Harry.
‘l'Incantesimo della Pastoia Total-Body’ rispose Hermione in tono
sconsolato. ‘Oh, Neville, mi dispiace tanto’.
‘Abbiamo dovuto farlo, Neville, non c'è tempo di spiegare’ disse
Harry.
‘Capirai dopo, Neville’ disse Ron mentre lo scavalcavano e si
coprivano con il mantello che rende invisibili.
Ma lasciare il compagno steso immobile per terra non sembrava molto
di buon auspicio. Nervosi com'erano, vedevano Gazza nell'ombra di
ogni statua, e in ogni alito di vento che soffiava a distanza
credevano di sentire Pix che piombava su di loro.
Giunti ai piedi della prima scalinata, avvistarono Mrs Purr
appiattata sull'ultimo gradino.
‘Oh senti, diamole un bel calcio, per una volta’ soffiò Ron
all'orecchio di Harry, ma questi scosse la testa. Mentre l'aggiravano
con circospezione, Mrs Purr puntò su di loro i suoi occhi simili a
fari, ma non fece niente.
Non incontrarono nessun altro fino a quando non furono saliti al
terzo piano. A metà della rampa c'era Pix che, ballonzolando a
mezz'aria, scostava il tappeto nella speranza che qualcuno ci
inciampasse.
‘Chi è là?’ chiese a un tratto mentre salivano. Poi socchiuse i
maligni occhi scuri. ‘Anche se non vi vedo, lo so che siete lì. Siete
mostricini, fantasmini o insulsi studentini?’
Si sollevò in aria e rimase lì a galleggiare, sempre fissandoli con
gli occhi socchiusi.
‘Qua c'è in giro qualcosa che non si vede. Dovrei chiamare Gazza.
Già, proprio così’.
Improvvisamente, Harry ebbe un'idea.
‘Pix’ disse piano, con voce roca e contraffatta, ‘il Barone
Sanguinario ha le sue buone ragioni per rendersi invisibile’.
Pix rimase tanto scioccato che stava per cadere giù dall'aria.
Ma si riprese in tempo e rimase a galleggiare a trenta centimetri
dai gradini.
‘Oh, mi scusi tanto, Eccellenza Sanguinaria!’ disse con voce
untuosa. ‘stato un deplorevole errore... non l'avevo vista... E per
forza non l'avevo vista: lei è invisibile... Signore, perdoni
l'innocente scherzetto di un povero vecchietto...!’
‘Ho da fare qui, Pix’ fece Harry sempre gracchiando. ‘Per questa
notte, veda di starsene alla larga’.
‘Ma certo, signore, ci conti, signore’ rispose Pix levandosi in
alto. ‘Spero che passi una buona nottata, barone: io non la
disturberò’.
E se la filò senza guardarsi indietro.
‘Geniale, Harry!’ bisbigliò Ron.
Così, qualche istante dopo, giunsero appena fuori del corridoio del
terzo piano... e la porta era già aperta.
‘Ecco fatto: ci siamo’ disse Harry a bassa voce. ‘Piton è già
riuscito a entrare evitando Fuffi’.
Alla vista della porta aperta, tutti e tre si immaginarono quello
che stavano per vedere. Sotto il mantello, Harry si rivolse ai due
compagni.
‘Se volete tornare indietro, non vi darò torto’ disse. ‘Potete
anche prendervi il mantello, tanto io non ne ho più bisogno’.
‘Non fare lo scemo’ disse Ron.
‘Veniamo con te’ rincarò Hermione.
Harry spinse la porta.
Mentre questa scricchiolava, giunse alle loro orecchie un brontolio
sordo. L'enorme cane si mise a fiutare nella loro direzione con tutti
e tre i nasi, anche senza vedere di chi si trattava.
‘Che cos'è quella cosa ai suoi piedi?’ bisbigliò Hermione.
‘Sembra un'arpa’ fece Ron. ‘Deve averla lasciata qui Piton’.
‘Probabilmente, quella bestia si sveglia quando uno smette di
suonare’ commentò Harry. ‘Be', cominciamo...’
Si portò alle labbra il flauto di Hagrid e cominciò a soffiarci
dentro. Non era un vero e proprio motivo, eppure fin dalla prima nota
le palpebre del cagnone cominciarono a socchiudersi. Harry suonava
quasi senza riprendere fiato. Lentamente il brontolio cessò: il cane
oscillò un poco sulle zampone e poi cadde in ginocchio. Alla fine
scivolò a terra, profondamente addormentato.
‘Continua a suonare’ consigliò Ron a Harry mentre sgusciavano fuori
da sotto il mantello e strisciavano verso la botola. Passando accanto
alle tre teste gigantesche del cane, sentirono il suo fiato caldo e
puzzolente.
‘Credo che in tre riusciremo ad aprirla’ disse Ron sbirciando oltre
il dorso dell'animale. ‘Vuoi andare tu per prima, Hermione?’
‘Manco per sogno!’
‘E va bene’. Ron strinse i denti e scavalcò con circospezione le
zampe del cane. Poi, chinatosi, tirò forte l'anello della botola, che
si spalancò all'istante.
‘Che cosa vedi?’ chiese Hermione ansiosa.
‘Niente, solo buio... non c'è modo di scendere, dovremo saltare
giù’.
Harry, che stava sempre suonando il flauto, fece un cenno a Ron per
attirare la sua attenzione e indicò se stesso.
‘Vuoi andare tu? Ma sei proprio sicuro?’ disse Ron. ‘Non so neanche
quant'è profonda la buca. Da' il flauto a Hermione, così evitiamo che
si svegli’.
Harry le passò lo strumento. Nei pochi secondi di silenzio che
trascorsero, il cane si agitò ed emise una specie di grugnito, ma non
appena la ragazza prese a suonare, tornò a dormire profondamente.
Harry lo scavalcò e guardò giù nella botola. Il fondo non si
scorgeva neanche.
Allora si calò attraverso l'imboccatura, fino a quando non rimase
appeso solo per le punte delle dita. Poi, rivolgendosi a Ron che era
rimasto di sopra, disse: ‘Se mi succede qualcosa, non venitemi
dietro. Andate dritti filati alla voliera dei gufi e mandate Edvige
da Silente. Siamo intesi?’
‘D'accordo’ fece Ron.
‘Ci vediamo tra un attimo, o almeno spero...’
E Harry mollò la presa. Con il volto sferzato da un'aria fredda e
umida, precipitò in basso, sempre più in basso, finché...
FLOMP. Era atterrato su qualcosa di soffice, che produsse uno
strano tonfo attutito. Si tirò su a sedere e si tastò intorno alla
cieca: i suoi occhi non si erano ancora abituati a tutto quel buio.
Aveva l'impressione di stare seduto su una specie di pianta.
‘Tutto a posto!’ gridò in direzione della lucina piccola come un
francobollo che era l'imboccatura della botola. ‘Si atterra sul
morbido, potete saltare!’
Ron lo seguì immediatamente, e atterrò lungo disteso accanto a lui.
‘Che cos'è questa roba?’ furono le prime parole che disse.
‘Boh! Sembra una pianta. Immagino che sia stata messa qui per
attutire la caduta. Dai, Hermione, tocca a te!’
In lontananza, la musica cessò. Si udì il cagnone abbaiare forte,
ma ormai la ragazza era saltata. Atterrò vicino a Harry, dall'altra
parte.
‘Dobbiamo trovarci metri e metri sottoterra, al disotto della
scuola’ osservò subito.
‘stata proprio una bella fortuna che ci fosse questa pianta’
commentò Ron.
‘Fortuna?’ strillò Hermione. ‘Guardatevi un po'!’
Balzò in piedi e cercò di appoggiarsi alla parete umida. Fu uno
sforzo immane, perché nell'istante stesso in cui era atterrata, la
cosiddetta pianta aveva cominciato ad avvolgerle attorno alle
caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron,
non se n'erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa
di quelle lunghe propaggini.
Hermione era riuscita a divincolarsi prima che la pianta la
immobilizzasse del tutto, e adesso guardava inorridita i due ragazzi
tentare di strapparsi di dosso i tentacoli della pianta: ma più si
sforzavano, più quella rinsaldava la presa.
‘State fermi!’ ordinò lei. ‘Io lo so che cos'è questa: è il
tranello del Diavolo!’
‘Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama: è davvero
molto utile!’ fece Ron in tono sarcastico, inclinandosi all'indietro
nel tentativo di evitare che la pianta gli si avvinghiasse al collo.
‘Zitti! Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!’
‘Be', spicciati, non respiro più!’ disse Harry col fiato mozzo,
cercando di divincolarsi dalla pianta che gli si avvinghiava intorno
al torace.
‘Vediamo: Tranello del Diavolo, Tranello del Diavolo... Che cosa
diceva il professor Sprite? Che la pianta ama il buio e l'umido...’
‘E allora accendi un fuoco!’ esclamò Harry sempre più in
difficoltà.
‘Già... certo... ma non c'è legna!’ gridò Hermione torcendosi le
mani.
‘MA sei diventata matta?’ ruggì Ron. ‘SEI una strega, sì o no?’
‘E va bene!’ fece Hermione. Estrasse la sua bacchetta magica,
l'agitò nell'aria, bofonchiò qualcosa e sparò contro la pianta un
getto di fiamme color campanula, le stesse che aveva usato su Piton.
Nel giro di pochi istanti, i due ragazzi avvertirono la presa che si
allentava, mentre la pianta si ritraeva dalla luce e dal calore. I
tentacoli si accartocciarono sbattendo e srotolandosi dai loro corpi,
e i due riuscirono finalmente a liberarsi.
‘Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta, Hermione’
disse Harry appoggiandosi al muro accanto a lei e asciugandosi il
sudore dalla faccia.
‘Già’ fece Ron, ‘e fortuna che Hermione non perde mai la testa in
situazioni di emergenza... "Non c'è legna!"... ma insomma!’
‘Da questa parte’ riprese Harry, additando l'unica via di uscita
che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.
A parte i loro stessi passi, l'unico altro rumore era un lieve
gocciolio di acqua che scorreva lungo le pareti. Lo stretto corridoio
procedeva in discesa, e a Harry ricordò molto la Gringott. Con uno
spiacevole tuffo al cuore, gli tornarono in mente i draghi che si
diceva montassero la guardia alle camere di sicurezza nella banca dei
maghi. Se avessero incontrato un drago, un drago adulto... con
Norberto era già stata abbastanza dura...
‘Non sentite niente?’ bisbigliò Ron.
Harry tese l'orecchio. Si udiva un lieve fruscio e tintinnio, che
sembrava provenire dall'alto.
‘Credete che sia un fantasma?’
‘Non saprei... dal rumore sembra un battito d'ali’.
‘In fondo c'è una luce... vedo qualcosa che si muove’.
Raggiunsero l'estremità del passaggio e davanti a loro videro una
camera tutta illuminata con il soffitto a volta, alto sopra le loro
teste. Era piena di uccellini dagli splendidi colori, come gemme, che
svolazzavano e volteggiavano per tutta la stanza. Sul lato opposto vi
era un pesante portone di legno.
‘Pensate che ci attaccheranno se attraversiamo la camera?’ disse
Ron.
‘Probabilmente’ rispose Harry. ‘Non sembrano molto cattivi, ma
immagino che se scendessero tutti insieme in picchiata... Be', non c'è
nient'altro da fare... Parto io’.
Inspirò profondamente, si coprì il viso con le braccia e spiccò la
corsa per attraversare la camera. Si aspettava di sentirsi piombare
addosso da un momento all'altro becchi acuminati e artigli, ma non
accadde nulla. Raggiunse incolume il portone. Tirò la maniglia, ma
quello era chiuso a chiave.
Gli altri due lo seguirono. Si misero a tirare e a scuotere il
portone nel tentativo di aprirlo, ma non si mosse neanche quando
Hermione provò con la formula magica: Alohomora.
‘E adesso?’ fece Ron.
‘Questi uccelli... non è possibile che siano qui soltanto per
bellezza’ osservò Hermione.
Stettero a guardare le creature che si libravano nell'aria,
scintillanti... scintillanti?
‘Ma questi non sono uccelli!’ esclamò Harry a un tratto. ‘Sono
chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo vuol dire che...’
e si guardò attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo
sciame di chiavi. ‘Ma sì: guardate! Prendiamo i manici di scopa!
Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!’
‘Ma queste sono centinaia!’
Ron esaminò attentamente la serratura.
‘Quella che cerchiamo dev'essere una grossa chiave vecchio tipo...
probabilmente d'argento come la maniglia’.
I tre afferrarono un manico di scopa ciascuno e, balzati in sella,
si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in
mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di
afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano,
alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi impossibile
prenderne una.
Ma non per nulla Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a
quella parte: aveva un vero e proprio talento per avvistare cose che
gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per circa un
minuto attraverso quel turbine di piume di tutti i colori
dell'arcobaleno, notò una grossa chiave argentata che aveva un'ala
piegata, come se fosse stata già catturata e infilata bruscamente
nella serratura.
‘quella’ gridò agli altri due. ‘Quella grossa... lì... no, là...
quella con le ali azzurro chiaro... e le piume tutte arruffate da una
parte’.
Ron si precipitò a tutta velocità nella direzione che Harry gli
indicava, sbatté contro il soffitto e rischiò di cadere dalla sua
scopa.
‘Dobbiamo circondarla!’ disse Harry senza mai distogliere lo
sguardo dalla chiave con l'ala rovinata. ‘Ron, tu sorvegliala da
sopra... e tu, Hermione, resta sotto e impediscile di scendere... io
cercherò di prenderla. Forza: uno, due, TRE!’
Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l'alto, la chiave
schivò tutti e due e Harry si gettò all'inseguimento. Quella partì
come una freccia verso il muro. Harry si chinò in avanti e con un
rumore sinistro la inchiodò con una mano sulla pietra. Le grida di
giubilo di Ron e di Hermione echeggiarono sotto la volta della vasta
camera.
Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la
chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti
nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preciso in cui la
serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di
nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.
‘Pronti?’ chiese Harry ai suoi compagni, mentre aveva ancora la
mano sulla maniglia del portone. I due annuirono, e lui tirò fino ad
aprirlo.
La camera accanto era talmente buia che non si distingueva un bel
niente. Ma mentre vi entravano, fu improvvisamente invasa da una gran
luce, e la scena che si parò loro dinanzi fu stupefacente.
Si trovavano sull'orlo di un'enorme scacchiera, dietro ai pezzi
neri, tutti molto più alti di loro e scolpiti in quella che sembrava
pietra. Di fronte a loro, all'estremità opposta del vasto locale,
c'erano i pezzi bianchi. Harry, Ron e Hermione ebbero un lieve
brivido: erano altissimi e privi di volto.
‘E adesso, che cosa facciamo?’ sussurrò Harry.
‘Ma è chiaro, no?’ disse Ron. ‘Dobbiamo iniziare a giocare e via
via attraversare la stanza fino ad arrivare dall'altra parte’.
Dietro i pezzi bianchi si scorgeva un'altra porta.
‘E come facciamo?’ chiese nervosa Hermione.
‘Penso’ rispose Ron, ‘che dovremo far finta di essere anche noi dei
pezzi degli scacchi’.
Si diresse verso un cavallo nero e tese la mano per toccarlo. D'un
tratto, la pietra di cui era fatto prese vita. Il cavallo si mise a
raspare a terra con la zampa, e il cavaliere chinò il capo coperto
dall'elmo per guardare Ron.
‘Dobbiamo... ehm... dobbiamo venire con voi per attraversare?’
Il cavaliere nero annuì. Ron si voltò verso i suoi compagni.
‘Qua bisogna pensarci bene...’ disse. ‘Credo che dovremo prendere
il posto di tre dei pezzi neri...’
Harry e Hermione rimasero in silenzio, osservandolo mentre
rifletteva. Alla fine, Ron disse: ‘Be', non vi offendete, eh?, ma
nessuno di voi due è molto bravo a scacchi...’
‘Figurati se ci offendiamo’ ribatté subito Harry. ‘Dicci soltanto
che cosa dobbiamo fare’.
‘Allora, Harry, tu prendi il posto di quell'alfiere, e tu,
Hermione, mettiti vicino a lui, al posto di quella torre’.
‘E tu?’
‘Io farò il cavallo’ disse Ron.
Sembrava che i pezzi degli scacchi li avessero sentiti, perché a
quelle parole un cavallo, un alfiere e una torre voltarono le spalle
ai pezzi bianchi e se ne andarono dalla scacchiera lasciando tre
caselle vuote, che vennero occupate da Harry, Ron e Hermione.
‘I bianchi muovono sempre per primi, a scacchi’ fece Ron lanciando
un'occhiata al lato opposto dell'enorme scacchiera. ‘E difatti,
guardate...’
Un pedone bianco era avanzato di due caselle.
Ron cominciò a dirigere le mosse dei neri, che si spostavano
silenziosamente seguendo i suoi ordini. A Harry tremavano le gambe: e
se avessero perso?
‘Harry... muoviti diagonalmente di quattro caselle verso destra’.
Il primo choc vero arrivò quando fu mangiato l'altro loro cavallo.
La regina bianca lo sbatté a terra e lo trascinò via dalla
scacchiera: rimase immobile, faccia a terra.
‘Ho dovuto lasciarglielo fare’ disse Ron con aria sconvolta, ‘così
tu, Hermione, sarai libera di mangiare quell'alfiere. Dai, muoviti’.
Ogniqualvolta perdevano un pezzo, i bianchi si mostravano spietati.
Ben presto i pezzi neri cominciarono ad allinearsi contro il muro,
inerti come pupazzi. Per due volte Ron si accorse appena in tempo che
Harry e Hermione erano in pericolo. Frattanto, schizzava da una parte
all'altra della scacchiera, mangiando tanti bianchi quanti erano i
neri che avevano perso.
‘Ci siamo quasi’ borbottò a un tratto. ‘Fatemi pensare... fatemi
pensare’.
La regina bianca volse verso di lui la testa senza volto.
‘Sì...’ disse piano Ron, ‘è l'unico modo... devo lasciarmi
mangiare’.
‘NO!’ esclamarono Harry e Hermione.
‘Ma a scacchi è così!’ tagliò corto Ron. ‘Bisogna pur sacrificare
qualche cosa! Ora farò un passo avanti e lei mi mangerà... e voi
sarete liberi di dare scacco matto al re, Harry!’
‘Ma...’
‘Volete fermare Piton, oppure no?’
‘Ron...’
‘Sentite, se non vi sbrigate quello ruba la Pietra!’
Non c'era nient'altro da fare.
‘Pronti?’ gridò Ron, pallido ma con aria decisa. ‘Io vado... ma
ricordate: non restate in giro a ciondolare, dopo che avrete vinto’.
E così dicendo, fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli
diede una forte botta in testa con il braccio di pietra e il ragazzo
cadde a terra di schianto. Hermione si lasciò sfuggire un grido, ma
rimase ferma sulla sua casella. La regina bianca trascinò Ron da una
parte: il ragazzo sembrava proprio K.O.
Tutto tremante, Harry si spostò di tre caselle a sinistra.
A quel punto, il re bianco si tolse la corona di testa e la gettò
ai piedi di Harry. I neri avevano vinto. I pezzi si divisero in due
gruppi e ciascun gruppo si inchinò all'altro, lasciando intravedere
la porta aperta in fondo alla stanza. Gettando un'ultima occhiata
disperata in direzione di Ron, rimasto indietro, Harry e Hermione
spiccarono la corsa, e varcata la porta si diressero di gran carriera
lungo il corridoio.
‘E se Ron...?’
‘Andrà tutto bene’ disse Harry, cercando di convincere soprattutto
se stesso. ‘Secondo te, che cos'altro ci manca?’
‘Be', Sprite il suo tiro ce l'ha già giocato, con il Tranello del
Diavolo... A stregare le chiavi sarà stato senz'altro Vitious... La
McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi
facendoli diventare vivi... Ci manca l'incantesimo di Raptor e poi
quello di Piton...’
Intanto erano giunti davanti a un'altra porta.
‘Tutto bene?’ sussurrò Harry.
‘Va' avanti tu’.
Harry spinse la porta.
Le loro narici furono invase da un odore nauseabondo, che costrinse
entrambi a coprirsi il naso con il mantello. Con gli occhi pieni di
lacrime videro, steso per terra davanti a loro, un mostro ancor più
grosso di quello con cui avevano già avuto a che fare. Giaceva inerte
con un bernoccolo insanguinato in testa.
‘Meno male che non abbiamo dovuto vedercela anche con questo’
mormorò Harry mentre, con circospezione, scavalcavano una delle
zampone massicce. ‘Vieni, qui dentro non si respira’.
Aprì la porta successiva tirandola a sé. Quasi non avevano il
coraggio di guardare quel che avrebbero trovato. E invece non c'era
nulla di particolarmente spaventoso: erano in una stanza con un
tavolo su cui erano allineate sette bottiglie di forme diverse.
‘Qua c'è lo zampino di Piton’ fece Harry. ‘Che cosa dobbiamo fare?’
Varcarono la soglia e immediatamente, nello strombo della porta
alle loro spalle, si accese un fuoco fiammeggiante. Non era un fuoco
qualsiasi: era viola. Nello stesso istante, fiamme nere si
sprigionarono dalla soglia della porta seguente. Erano in trappola.
‘Guarda!’ Hermione afferrò un rotolo di carta posato sul tavolo
accanto alle bottiglie. Harry si sporse oltre la sua spalla per
leggere quello che c'era scritto:
Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,
Il vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo, differenti sono quelle agli estremi
Ma per andare avanti rimangono problemi;
Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale
Sol di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.
Hermione si lasciò sfuggire un gran sospiro, e Harry, allibito,
vide che sorrideva: era proprio l'ultima cosa che a lui sarebbe
venuto di fare.
‘Geniale!’ disse la ragazza. ‘Questa non è magia: è logica. Si
tratta di una sciarada. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un
briciolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno’.
‘E anche noi, vero?’
‘Certo che no’ disse Hermione. ‘Su questa carta c'è scritto tutto
quel che ci serve sapere. Sette bottiglie: tre contengono veleno, due
vino, una ci farà attraversare sani e salvi il fuoco nero e una ci
aiuterà a superare quello viola per tornare indietro’.
‘Ma come facciamo a sapere da quale bere?’
‘Dammi un minuto di tempo’.
Hermione lesse e rilesse la carta più volte. Poi si mise ad andare
su e giù lungo la fila di bottiglie, borbottando fra sé e sé e
indicandole ogni tanto col dito. Alla fine, batté le mani.
‘Ho capito!’ esclamò. ‘Quella più piccola ci farà attraversare il
fuoco nero... per raggiungere la Pietra’.
Harry guardò la bottiglia più piccina.
‘Dentro c'è abbastanza da bere soltanto per uno di noi’ osservò.
‘Non è neanche un sorso’.
Si scambiarono un'occhiata.
‘E qual è che ci farà tornare indietro attraversando le fiamme
viola?’
Hermione indicò una bottiglia panciuta, all'estremità destra della
fila.
‘Bevi tu da quella’ disse Harry. ‘No, sta' a sentire... torna
indietro e va' a prendere Ron... acchiappate le scope nella stanza
delle chiavi volanti. Con quelle riuscirete a uscire dalla botola e a
evitare Fuffi... Poi, andate dritti filati alla voliera dei gufi, e
mandate Edvige da Silente: abbiamo bisogno di lui. Io posso forse
riuscire a tenere a bada Piton per un po', ma non sono certo un
avversario alla sua altezza’.
‘Ma Harry... che farai se con lui c'è Tu-Sai-Chi?’
‘Be'... ho avuto fortuna una volta, non è vero?’ disse Harry
additando la sua cicatrice. ‘Potrei aver fortuna di nuovo’.
Le labbra di Hermione tremarono, e all'improvviso si slanciò verso
Harry e gli gettò le braccia al collo.
‘Ma Hermione!’
‘Harry... tu sei un mago bravissimo, lo sai?’
‘Non quanto te’ rispose Harry imbarazzatissimo, mentre lei mollava
la presa.
‘Io!’ disse Hermione. ‘Ma figurati: soltanto libri... e un po' di
furbizia! Ma ci sono cose più importanti di questa: l'amicizia, il
coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!’
‘Bevi tu per prima’ disse Harry. ‘Sei sicura che sia quella giusta?’
‘Ma certo’ rispose Hermione. Dopodiché bevve una lunga sorsata
dalla bottiglia panciuta e fu scossa da un brivido.
‘Non sarà mica veleno?’ fece Harry tutto ansioso.
‘No... ma sembra ghiaccio’.
‘Svelta, vai, prima che l'effetto svanisca’.
‘Buona fortuna... E fa' attenzione...’
‘VAI!’
Hermione si voltò, si diresse dritta filata verso il fuoco viola e
lo attraversò.
Harry inspirò profondamente e prese la bottiglia più piccola. Volse
il viso verso le fiamme nere.
‘Arrivo!’ disse, e poi vuotò la bottiglietta in un sorso solo.
Fu proprio come se il suo corpo venisse invaso dal ghiaccio. Posò
la bottiglia e fece un passo avanti; strinse i pugni, vide le fiamme
nere che lambivano il suo corpo, ma non ne avvertì il calore... Per
un istante non vide altro che fuoco nero... poi si ritrovò dall'altra
parte, nell'ultima stanza.
Dentro c'era già qualcuno... ma non era Piton. E non era neanche
Voldemort.
Capitolo 17:
L'uomo dai due volti
Era Raptor.
‘Lei!’ esclamò Harry col fiato mozzo.
Raptor sorrise. Non un solo muscolo gli si mosse sul volto.
‘Io’ disse calmo. ‘Mi stavo proprio chiedendo se ti avrei
incontrato qui, Potter’.
‘Ma io pensavo... Piton...’
‘Chi, Severus?’ Raptor rise, e non fu la sua solita risatina
tremula, bensì una risata fredda e tagliente. ‘Sì, Severus sembra
proprio il tipo giusto, non è vero? talmente utile averlo qui a
svolazzare dappertutto, come un pipistrello gigante! Con lui in giro,
chi sospetterebbe mai del po-povero, ba-balbuziente p-professor
Ra-Raptor?’ Harry non credeva alle proprie orecchie. Non poteva
essere vero!
‘Ma Piton ha tentato di uccidermi!’
‘No, no, no! Sono stato io. La tua amica Miss Granger mi ha urtato
involontariamente quando è corsa ad appiccare fuoco a Piton, durante
la partita a Quidditch. Con quello spintone ha interrotto il mio
contatto visivo con te: ancora pochi secondi, e sarei riuscito a
disarcionarti dalla scopa. Anzi, ci sarei riuscito anche prima, se
Piton non avesse continuato a borbottare controincantesimi nel
tentativo di salvarti’.
‘Piton cercava di salvarmi?’
‘Ma certo’ disse Raptor, sempre in tono gelido. ‘Perché credi che
volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che
io ci riprovassi. Veramente buffo... Non c'era bisogno che si desse
tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che
assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che
Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui
si è reso veramente impopolare... e che gran perdita di tempo, visto
che nonostante tutto, stanotte ti ammazzo’.
Raptor schioccò le dita. Dal nulla apparvero delle funi che si
avvolsero strette intorno a Harry.
‘Tu sei troppo ficcanaso per continuare a vivere, Potter. Andartene
in giro a quel modo per tutta la scuola, il giorno di Halloween! Per
quanto ne sapevo io, mi avevi visto benissimo mentre venivo a
sincerarmi di che cosa ci fosse a guardia della Pietra’.
‘Allora il mostro l'ha fatto entrare lei?’
‘Ma certamente. Ho un talento speciale con i mostri, io... Avrai
visto senz'altro che cosa ho fatto a quello della stanza qua accanto.
Ma purtroppo, mentre tutti correvano dappertutto cercando di
stanarlo, Piton, che già sospettava di me, è venuto dritto filato al
terzo piano per intercettarmi, e non solo il mio mostro non ti ha
fatto a pezzi, ma neanche il cane a tre teste è riuscito a staccare
la gamba a morsi a Piton come si deve.
‘E ora, Potter, aspetta un attimo e fa' silenzio. Devo esaminare
questo specchio molto interessante’.
Solo in quell'istante Harry si rese conto dell'oggetto che si
trovava alle spalle di Raptor. Era lo Specchio delle Brame. ‘Lo
specchio è la chiave per trovare la Pietra’ mormorava Raptor mentre
tastava la cornice. ‘Figuriamoci se Silente non escogitava una cosa
del genere... ma tanto lui è a Londra... e per quando sarà tornato,
io sarò già molto lontano’.
Tutto quello cui Harry riusciva a pensare era di continuare a
impegnare Raptor nella conversazione, impedendogli di concentrarsi
sullo specchio.
‘Ho visto lei e Piton nella foresta...’ gli uscì detto.
‘Già’ rispose Raptor indolente, girando attorno allo specchio per
osservarlo da dietro. ‘All'epoca, mi stava addosso, cercando di
scoprire fino a che punto fossi arrivato. Ha sempre sospettato di me.
E ha cercato di spaventarmi... come se fosse stato possibile, con il
Signore Voldemort dalla mia parte!’
Raptor venne fuori da dietro lo specchio e ci guardò dentro
avidamente.
‘Vedo la Pietra... La offro al mio padrone, ma dov'è la Pietra?’
Harry cercò di divincolarsi dalle funi che lo tenevano legato, ma
quelle non cedettero. Doveva impedire a tutti i costi che Raptor
dedicasse tutta l'attenzione allo specchio.
‘Eppure, mi è sempre sembrato che Piton mi odiasse tanto...’
‘Oh, per odiarti, ti odia’ disse Raptor con tono di noncuranza, ‘ci
puoi giurare che ti odia. Era a Hogwarts con tuo padre, lo sapevi? Si
detestavano cordialmente. Però non ti ha mai voluto morto’.
‘Eppure professore, qualche giorno fa io l'ho sentita
singhiozzare... Pensavo che Piton la stesse minacciando...’
Per la prima volta un fremito di paura attraversò il volto di
Raptor.
‘A volte’ disse, ‘trovo difficile seguire le istruzioni del mio
padrone... lui è un mago grande e potente, mentre io sono debole...’
‘Intende dire che era insieme a lei in quell'aula?’ disse Harry col
fiato mozzo.
‘Lui è con me ovunque io vada’ disse Raptor in tono pacato. ‘Lo
incontrai all'epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovanotto
scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore
Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non
esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli
per ricercarlo... Da allora l'ho sempre servito fedelmente, benché lo
abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me’. Raptor
d'improvviso rabbrividì. ‘Non perdona facilmente gli errori.
‘Quando ho fallito il colpo alla Gringott lui ne è stato molto
dispiaciuto. Mi ha punito... Ha deciso di tenermi sotto più stretta
sorveglianza...’
La voce di Raptor si spense. A Harry tornò in mente la gita a
Diagon Alley... Come aveva potuto essere tanto stupido? Era proprio lì
che quel giorno aveva visto Raptor e scambiato una stretta di mano
con lui al Paiolo magico.
Raptor imprecava a bassa voce.
‘Io non capisco... la Pietra è o non è dentro lo specchio? Che devo
fare? Devo romperlo?’
La mente di Harry galoppava.
"Quel che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo in questo
momento" pensava, "è trovare la Pietra prima di Raptor. Perciò se mi
guardo nello specchio, dovrei vedermi nell'atto di trovarla... il che
significa che dovrei vedere dove è nascosta! Ma come faccio a
specchiarmi senza che Raptor capisca le mie intenzioni?" Cercò di
spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza
che Raptor lo notasse, ma le corde intorno alle caviglie erano troppo
strette: incespicò e cadde. Raptor continuava a ignorarlo e a parlare
tra sé e sé.
‘Vediamo un po', che cosa fa questo specchio? Come funziona?
Padrone, aiutami!’
E con orrore, Harry sentì una voce rispondere, una voce che
sembrava provenire dallo stesso Raptor.
‘Usa il ragazzo... Usa il ragazzo...’
Raptor si voltò verso Harry.
‘Sì... Potter... vieni qui’.
Batté le mani, e le corde che legavano Harry caddero come per
incanto. Lentamente, Harry si rimise in piedi.
‘Vieni qui’ ripeté Raptor. ‘Guarda nello specchio e dimmi che cosa
vedi’.
Harry si avviò verso Raptor.
"Devo mentire" pensò disperatamente. "Devo guardare e mentire su
quel che vedo: tutto qui".
Raptor gli si avvicinò e si fermò alle sue spalle. Harry respirò lo
strano odore che sembrava provenire dal turbante di Raptor. Chiuse
gli occhi, andò a mettersi davanti allo specchio e li aprì di nuovo.
All'inizio vide riflesso il suo viso, pallido e con un'espressione
atterrita. Ma un attimo dopo, la sua immagine gli sorrise, mise una
mano in tasca e ne tirò fuori una pietra color rosso sangue. Ammiccò
e si rimise la pietra in tasca... Nell'attimo stesso in cui
l'immagine compiva quel gesto, Harry sentì qualcosa di pesante
scivolargli in tasca. Non sapeva come, era accaduto l'incredibile: la
Pietra era in suo possesso.
‘Ebbene?’ disse Raptor impaziente. ‘Che cosa vedi?’
Harry tirò fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.
‘Vedo Silente che mi stringe la mano’ disse, inventando tutto di
sana pianta. ‘Io... ho appena fatto vincere a Grifondoro la coppa del
campionato’.
Raptor imprecò di nuovo.
‘Togliti di mezzo!’ disse. Spostandosi di lato, Harry avvertì
contro il suo fianco il contatto della Pietra Filosofale. Avrebbe
osato darsela a gambe?
Ma non aveva fatto neanche cinque passi, quando una voce stridula
parlò, benché Raptor non avesse aperto bocca.
‘Sta mentendo... sta mentendo...’
‘Potter, torna subito qui!’ gridò Raptor. ‘Dimmi la verità! Che
cosa hai visto?’
La voce stridula parlò di nuovo.
‘Fammi parlare con lui... faccia a faccia...’
‘Padrone, ma voi non ne avete la forza!’
‘Certo che sono abbastanza forte... per questo’.
Harry provò la stessa sensazione di quando il Tranello del Diavolo
lo aveva inchiodato dove si trovava. Non riusciva a muovere un
muscolo. Pietrificato, guardò Raptor che gli si avvicinava e
incominciava a svolgersi il turbante. Che cosa voleva fare? Il
turbante cadde a terra. Senza quel copricapo, la testa di Raptor
sembrava stranamente piccola. Poi lentamente, Raptor fece
dietro-front.
Harry avrebbe voluto urlare ma non riuscì a emettere alcun suono.
Nel punto dove normalmente avrebbe dovuto trovarsi la nuca del
professore, c'era un volto, il volto più orrendo che Harry avesse mai
visto. Era bianco come il gesso, con occhi rossi che mandavano
bagliori, e per narici due fessure, come un serpente.
‘Harry Potter...’ sibilò.
Harry cercò di arretrare di un passo, ma le gambe non gli
rispondevano.
‘Lo vedi che cosa sono diventato?’ disse il volto. ‘Pura ombra e
vapore... io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di
qualcuno... Ma ci sono sempre state persone disposte ad aprirmi il
cuore e la mente... Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle
scorse settimane... Hai visto quando il fedele Raptor l'ha bevuto per
me, nella foresta... Una volta che sarò entrato in possesso
dell'Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio... E ora,
veniamo a noi... Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?’
Allora sapeva. Harry ricominciò a sentirsi le gambe. Barcollò
all'indietro.
‘Non fare l'idiota’ ringhiò il volto. ‘meglio che ti salvi la vita
e ti unisci a me... altrimenti farai la stessa fine dei tuoi
genitori! Loro sono morti implorando la mia clemenza...’
‘BUGIARDO!’ gridò Harry d'un tratto. Raptor camminava volgendogli
le spalle, cosicché Voldemort poteva continuare a vedere il ragazzo.
Ora quel volto maligno sorrideva.
‘Ma che cosa commovente...’ sibilò. ‘Io apprezzo sempre molto il
coraggio... Sì, ragazzo, i tuoi genitori erano coraggiosi... Per
primo ho ucciso tuo padre: lui aveva ingaggiato un'intrepida lotta...
Tua madre, invece, non era necessario che morisse... stava solo
cercando di proteggerti... E ora dammi quella pietra, se non vuoi che
sia morta invano’.
‘MAI!’
Harry balzò verso la porta lambita dalle fiamme, ma Voldemort
gridò: ‘PRENDILO!’, e un istante dopo Harry sentì la mano di Raptor
stringerglisi intorno al polso. Di colpo, una fitta acuta corse lungo
tutta la cicatrice che Harry aveva sulla fronte: era come se la testa
gli si spaccasse in due. Gridò, lottando con tutte le sue forze, e
con suo grande stupore Raptor lasciò la presa. Il dolore alla testa
diminuì. Harry si guardò intorno, in preda alla disperazione, per
vedere dove fosse finito Raptor, e lo vide, piegato in due per il
dolore, guardarsi le dita, che si stavano riempiendo di vesciche a
vista d'occhio.
‘Prendilo! PRENDILO!’ gridò di nuovo Voldemort con voce stridula, e
Raptor fece un balzo in avanti mandando Harry lungo disteso per terra
e afferrandogli il collo con entrambe le mani. Il dolore della
cicatrice quasi lo accecava, ma ciò non gli impedì di vedere Raptor
torcersi in preda agli spasimi.
‘Padrone, non riesco a trattenerlo... le mie mani... le mie mani!’
E Raptor, pur continuando a tenere inchiodato il ragazzo a terra
con le ginocchia, mollò la presa sul suo collo per contemplarsi
inorridito i palmi delle mani. Anche Harry li vide: erano
bruciacchiati, con la carne al vivo, rossa e lucente.
‘E allora ammazzalo, idiota, e facciamola finita!’ gridò Voldemort
con la sua voce stridula.
Raptor alzò la mano per eseguire un sortilegio mortale, ma Harry,
istintivamente, gli afferrò la faccia...
‘Aaaaaaahhhhhh!’
Raptor gli rotolò via di dosso, e questa volta anche il volto gli
si era coperto di vesciche. A quel punto Harry capì: Raptor non
poteva toccarlo senza provare un atroce dolore. La sua unica
speranza, quindi, era di non mollarlo: quel contatto doloroso gli
avrebbe impedito di fare incantesimi.
Harry balzò in piedi, afferrò Raptor per un braccio e lo tenne più
stretto che poteva. Raptor gridava e cercava di scrollarselo di
dosso. Il dolore alla testa di Harry aumentava: ormai udiva soltanto
le terribili strida di Raptor, Voldemort che gridava: ‘UCCIDILO!
UCCIDILO!’, e poi altre voci (queste forse esistevano soltanto nella
sua testa) che urlavano il suo nome.
Sentì il braccio di Raptor sfuggirgli di mano, capì che tutto era
perduto, e sprofondò giù, sempre più giù, in un buio senza fine...
Un oggetto dorato luccicava proprio sopra di lui. Era il Boccino!
Cercò di afferrarlo, ma si sentiva le braccia troppo pesanti.
Sbatté gli occhi. Non era affatto il Boccino. Era un paio di
occhiali. Ma che strano.
Sbatté di nuovo le palpebre. Lentamente, come attraverso una bruma,
mise a fuoco il volto sorridente di Albus Silente.
‘Buon pomeriggio, Harry’ disse questi.
Harry lo guardò con tanto d'occhi. Poi recuperò la memoria: ‘Signor
direttore! La Pietra! stato Raptor! Adesso ce l'ha lui! Bisogna far
presto, signore...’
‘Calmati, caro figliolo, sei rimasto un po' indietro con gli
avvenimenti’ disse Silente. ‘La Pietra non ce l'ha affatto Raptor’.
‘E allora chi? Signore, io...’
‘Harry ti prego di calmarti, altrimenti Madama Chips mi farà
buttare fuori’.
Harry deglutì e si guardò intorno. Si rese conto di essere
nell'infermeria del castello. Era adagiato in un letto dalle candide
lenzuola di lino, e sul comodino accanto sembrava fosse stato
trasferito un intero negozio di dolciumi.
‘Quelli sono pegni di affetto dei tuoi amici e ammiratori’ disse
Silente illuminandosi in volto. ‘Quel che è accaduto giù nei
sotterranei tra te e il professor Raptor è segretissimo, quindi
naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i tuoi amici
Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una
tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma
Madama Chips non l'ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi
l'ha confiscata’.
‘Da quanto tempo sono qui?’
‘Tre giorni. Mr Ronald Weasley e Miss Granger saranno molto
sollevati di sapere che hai ripreso i sensi. Erano preoccupatissimi’.
‘Ma signore, la Pietra...’
‘Vedo che non è facile distrarti. Molto bene, parliamo della
Pietra. Il professor Raptor non è riuscito a portartela via. Io sono
arrivato in tempo per impedirlo, anche se devo ammettere che te la
stavi cavando molto bene da solo’.
‘Ma lei ci è arrivato sul luogo dell'appuntamento? Ha ricevuto la
civetta da Hermione?’
‘Ci dobbiamo essere incrociati a mezz'aria. Non avevo neanche messo
piede a Londra, che ho capito subito che il luogo dove dovevo andare
era quello che avevo appena lasciato. Sono arrivato giusto in tempo
per toglierti di mano a Raptor...’
‘Ah, è stato lei!’
‘Ho temuto di essere arrivato troppo tardi’.
‘C'è mancato poco. Non ce l'avrei fatta a lungo a tenerlo lontano
dalla Pietra...’
‘Non dalla Pietra, ragazzo, da te! Lo sforzo che hai fatto per poco
non ti è costato la vita. Per un orribile momento, ho temuto che
fosse così. Quanto alla Pietra, è andata distrutta’.
‘Distrutta?’ ripeté Harry come inebetito. ‘Ma il suo amico, Nicolas
Flamel...’
‘Ah, sai di Nicolas?’ disse Silente con un tono di voce che
sembrava deliziato. ‘Hai fatto proprio le cose per bene, eh? Be',
Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere, e abbiamo deciso che era
la cosa migliore’.
‘Ma questo significa che lui e sua moglie moriranno, non è così?’
‘Dispongono di una quantità sufficiente di Elisir per sistemare i
loro affari, dopodiché... ebbene sì, moriranno’.
Silente sorrise vedendo lo sguardo allibito che si era dipinto sul
volto di Harry.
‘Per uno giovane come te, sono sicuro che tutto questo sembrerà
incredibile, ma per Nicolas e Peronella è proprio come andare a
dormire dopo una giornata molto, molto lunga. In fin dei conti, per
una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande
avventura. Sai, la Pietra non era poi una cosa tanto prodigiosa. Sì,
certo: tutti i soldi e tutta la vita che uno può volere... Sono le
due cose che la maggior parte degli esseri umani desidera più di ogni
altra... Ma il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità
nello scegliere proprio le cose peggiori per loro’.
Harry, steso a letto, sembrava aver perso la parola. Silente
canticchiò un motivetto e sorrise guardando il soffitto.
‘Signore?’ disse Harry. ‘Stavo pensando... Ehm, anche se la Pietra
non c'è più, Vol... voglio dire, Lei-Sa-Chi...’
‘Chiamalo pure Voldemort, Harry. Bisogna sempre chiamare le cose
con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura
della cosa stessa’.
‘D'accordo, signore. Dicevo, Voldemort cercherà qualche altro modo
per tornare, non è vero? Voglio dire, non se n'è mica andato per
sempre, no?’
‘No, Harry, non se n'è andato per sempre. E' ancora là fuori, da
qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare... Visto
che non è veramente vivo, è impossibile ucciderlo. Ha lasciato morire
Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaci quanto per i nemici.
Comunque, Harry, se tu hai ritardato il suo ritorno al potere, la
prossima volta ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado
di sostenere quella che sembra una battaglia persa... Ma se il suo
desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo
riconquisterà mai più’.
Harry annuì, ma smise subito, perché quel movimento gli faceva
dolere la testa. Poi disse: ‘Signore, ci sono alcune altre cose che
mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi... cose sulle quali
vorrei sapere la verità’.
‘La verità...’ sospirò Silente. ‘E' una cosa meravigliosa e
terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso,
risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragioni per
non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò’.
‘Bene... Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto
perché lei cercava di impedirgli di uccidere me. Ma lui perché voleva
farmi fuori?’
Questa volta, Silente fece un sospiro ancora più profondo.
‘Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non
ora. Un giorno lo saprai... ma per adesso, Harry, non ci pensare.
Quando sarai più grande... Lo so che non sopporti di sentirtelo dire,
ma... quando sarai pronto, lo saprai’.
Harry era ben consapevole che sarebbe stato inutile discutere.
‘Ma allora, perché Raptor non poteva toccarmi?’
‘Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che
Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un
amore potente come quello di tua madre, lascia il segno: non una
cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto
profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci
ha amato non c'è più. E' una cosa che ti resta dentro, nella pelle.
Raptor, che avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di
brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui
era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta
bontà’.
A quel punto l'attenzione di Silente fu attratta da un uccellino
che si era posato sul davanzale della finestra, il che lasciò a Harry
il tempo di asciugarsi gli occhi col lenzuolo. Quando ebbe ritrovato
la voce, il ragazzo disse: ‘E il mantello che rende invisibili... lei
sa chi me l'ha mandato?’
‘Ah... si dà il caso che tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho
pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo’. Gli occhi di
Silente ammiccarono. ‘Sono cose utili... Quando era qui, tuo padre lo
usava soprattutto per sgattaiolare in cucina e far fuori qualche buon
bocconcino’.
‘E... ci sarebbe ancora un'altra cosa...’
‘Avanti, spara!’
‘Raptor ha detto che Piton...’
‘Il professor Piton, Harry’.
‘Sì, lui... Raptor ha detto che lui mi odia perché odiava mio
padre. vero?’
‘Be', sì, direi proprio che si detestavano. Più o meno come te e
Malfoy. Ma poi, tuo padre ha fatto una cosa che Piton non gli ha mai
perdonato’.
‘E cioè?’
‘Gli ha salvato la vita’.
‘Che cosa?’
‘Già...’ fece Silente in tono sognante. ‘Strano come funziona la
mente delle persone, non trovi? Il professor Piton non sopportava di
dovere qualcosa a tuo padre... Io credo che quest'anno si sia tanto
impegnato a proteggerti solo perché in quel modo credeva di mettersi
in pari con tuo padre. Dopodiché, avrebbe potuto tranquillamente
tornare a odiarne la memoria...’
Harry cercò di capire quel difficile concetto, ma poiché gli faceva
dolere la testa, ci rinunciò.
‘Ehm... un'altra domanda, signore!’
‘Un'altra sola?’
‘Come ho fatto a tirare fuori la Pietra dallo specchio?’
‘Ah, sono proprio contento che tu me lo chieda. stata una delle mie
idee più brillanti... e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, soltanto
chi avesse voluto trovare la Pietra... bada bene: trovarla, non
usarla... sarebbe stato capace di prenderla. Altrimenti lo specchio
gli avrebbe rimandato l'immagine di uno che fabbrica oro o che beve
Elisir di Lunga Vita. Devo dire che certe volte il mio cervello mi
sorprende... Be', adesso basta con le domande. Propongo che tu
cominci ad assaggiare qualcuno di questi dolci. Ah! Gelatine
Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al
gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni
attrattiva... Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei
correre rischi... Tu che dici?’
Sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato.
Appena l'ebbe masticata, esclamò: ‘Povero me! Cerume!’
Madama Chips, la capo-infermiera, era una donna simpatica ma
inflessibile.
‘Solo cinque minuti’ implorò Harry.
‘Nemmeno per sogno!’
‘Ma ha lasciato entrare il professor Silente...’
‘Be', che c'entra: lui è il direttore, è una cosa completamente
diversa. Hai bisogno di riposo’.
‘Ma mi sto riposando. Guardi, sono qui steso a letto e... Oh, la
prego, Madama Chips...’
‘E va bene’ acconsentì lei, ‘ma soltanto cinque minuti’.
E lasciò entrare Ron e Hermione.
‘Harry!’
Hermione sembrava sul punto di gettargli di nuovo le braccia al
collo, ma Harry fu contento che si trattenesse, perché la testa gli
doleva ancora molto.
‘Oh, Harry, eravamo sicuri che tu ce l'avresti... Silente era
talmente preoccupato...’
‘Tutta la scuola non parla d'altro’ disse Ron, ‘ma che cosa è
successo veramente?’
Era uno dei rari casi in cui la storia vera è ancor più strana e
appassionante delle voci incontrollate. Harry raccontò loro tutto;
gli parlò di Raptor, dello specchio, della Pietra e di Voldemort. Ron
e Hermione erano un pubblico ideale; trattenevano il fiato al momento
giusto, e quando Harry disse quel che c'era sotto il turbante di
Raptor, la ragazza cacciò un urlo.
‘Allora, la Pietra non c'è più?’ commentò Ron alla fine. ‘Quindi
Flamel dovrà morire...’
‘quel che ho detto anch'io, ma Silente dice che... com'era?... "per
una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande
avventura"‘.
‘Io l'ho sempre detto che è un po' svitato’ disse Ron, che pareva
molto colpito dal livello di follia del suo eroe.
‘E di voi due, che cosa ne è stato?’ chiese Harry.
‘Be', io sono riuscita a ritornare indietro sana e salva’ disse
Hermione. ‘Ho fatto rinvenire Ron, e c'è voluto un bel po' di
tempo... Quando siamo corsi su alla voliera per mandare il messaggio
a Silente, lo abbiamo incontrato nel salone d'ingresso. Sapeva già
tutto, e ha detto soltanto: "Harry gli è andato dietro, vero?" Poi si
è precipitato su al terzo piano’.
‘Tu pensi che lui abbia voluto farti fare tutto questo
intenzionalmente?’ disse Ron. ‘Intendo dire, quando ti ha fatto avere
il mantello di tuo padre, eccetera...’
‘Be'‘ esplose Hermione, ‘se è così... voglio dire, è terribile...
potevi anche rimanerci!’
‘No, non è così’ disse Harry pensieroso. ‘E' un tipo strano,
Silente. Penso che abbia voluto darmi una possibilità. Sapete, credo
che sappia più o meno tutto quel che accade qui. Perciò doveva
essergli abbastanza chiaro che noi ci avremmo provato, e invece di
fermarci, ci ha insegnato tanto da darci una mano. Non credo sia un
caso, il fatto che mi abbia lasciato scoprire come funzionava lo
specchio: probabilmente, ha pensato che era mio diritto affrontare
Voldemort, se ce la facevo...’
‘Sì, Silente lo va strombazzando ai quattro venti’ disse Ron tutto
orgoglioso. ‘Senti, devi rimetterti in piedi per la festa di fine
anno di domani. Il conteggio dei punti è stato ultimato, e
naturalmente i Serpeverde hanno vinto: tu mancavi all'ultima partita
di Quidditch e, senza di te, il Pecoranera ci ha stracciati... Ma
almeno il rinfresco sarà ottimo’.
In quel momento, entrò di corsa Madama Chips.
‘Siete rimasti quasi quindici minuti, e ora... FUORI!’ disse in
tono che non ammetteva repliche.
Dopo una buona nottata di sonno, Harry si sentì quasi tornato alla
normalità.
‘Voglio andare alla festa’ disse a Madama Chips mentre questa era
occupata a rimettere in ordine le molte scatole di dolci sul
tavolino. ‘Posso, no?’
‘Il professor Silente dice che bisogna dartelo, questo permesso’
disse in tono un po' sdegnoso, come se a parer suo il professor
Silente ignorasse quanto potessero essere rischiose le feste.
‘Comunque, qui ci sono altre visite per te’.
‘Che bellezza!’ disse Harry. ‘Chi è?’
Mentre parlava, Hagrid era sgattaiolato dentro la stanza. Come
sempre, quando si trovava in un luogo chiuso, sembrava troppo grosso
per starci tutto. Si sedette accanto a Harry, gli lanciò un'occhiata
e poi scoppiò in lacrime.
‘stata... tutta... colpa... mia... maledetto me!’ singhiozzò con la
faccia tra le mani. ‘Sono stato io a dire a quel malvagio come
sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel'ho detto! Era
l'unica cosa che non sapeva, e io gliel'ho detta! Tu potevi morire! E
tutto per un uovo di drago! Giuro che non berrò più neanche un
goccio! Mi meritavo d'essere buttato fuori e mandato a vivere fra i
Babbani!’
‘Hagrid!’ disse Harry scosso, vedendo Hagrid tremare di pena e di
rimorso, con i lucciconi che gli rotolavano giù per la barba. ‘Dai,
Hagrid, l'avrebbe scoperto lo stesso. Parliamo di Voldemort:
l'avrebbe scoperto anche senza che glielo dicessi tu!’
‘Hai rischiato di morire!’ singhiozzò Hagrid. ‘E poi, non dire quel
nome!’
A quel punto Harry gridò con quanto fiato aveva: ‘Voldemort!’
Hagrid rimase talmente sconvolto che smise di piangere. ‘Io l'ho
conosciuto, e lo chiamo per nome. Dai, Hagrid, consolati: abbiamo
salvato la Pietra, ora non c'è più e lui non può usarla. Su, prendi
una Cioccorana, ne ho a vagoni...’
Hagrid si asciugò il naso con il dorso della mano e disse: ‘Questo
mi fa tornare in mente che ho un regalo per te’.
‘Non sarà mica un panino alla donnola, eh?’ disse Harry con un filo
d'ansia, e finalmente Hagrid accennò una risatina incerta.
‘No. Ieri Silente mi ha dato una giornata di libertà per
fabbricarlo... anche se naturalmente faceva bene a buttarmi fuori...
A ogni modo, questo è per te...’
Sembrava un bel libro rilegato in cuoio. Harry lo aprì, curioso.
Era pieno di foto magiche: da ogni pagina, suo padre e sua madre gli
sorridevano salutandolo con la mano.
‘Ho mandato gufi e civette a tutti i vecchi compagni di scuola dei
tuoi genitori, chiedendogli delle foto... Sapevo che tu non ne
avevi... Ti piace?’
Harry non riusciva a parlare, ma Hagrid capì ugualmente.
Quella sera Harry si avviò da solo alla festa di fine anno. Era
stato trattenuto dalle assidue cure di Madama Chips, che aveva
insistito per dargli un'ultima controllata, quindi la Sala Grande era
già piena. Era parata a festa con i colori di Serpeverde, verde e
argento, per festeggiare il fatto che aveva vinto la coppa per il
settimo anno di fila. Un immenso stendardo con il serpente di
Serpeverde copriva la parete dietro alla Tavola delle Autorità.
Quando Harry entrò, ci fu un improvviso silenzio: poi tutti
cominciarono a parlare ad alta voce. Lui si infilò in un posto
rimasto libero tra Ron e Hermione al tavolo di Grifondoro, facendo
finta di non vedere che tutti gli altri erano in piedi e lo
guardavano.
Per sua fortuna, di lì a pochi istanti Silente arrivò e il brusio
si spense.
‘Un altro anno è passato!’ iniziò Silente con tono allegro. ‘E io
devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che
possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno
è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po' meno
vuota di quando siete arrivati... E ora, avete tutta l'estate davanti
a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno...
‘Ora, se ho ben capito’ proseguì, ‘deve essere assegnata la coppa
del dormitorio, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro,
con trecentododici punti; terzo Tassorosso con trecentocinquantadue
punti; secondo Pecoranera, con quattrocentoventisei punti e primo
Serpeverde, con quattrocentosettantadue’.
Un boato di ovazioni e battimani esplose dal tavolo di Serpeverde.
Harry vide Draco Malfoy che batteva il suo calice sul tavolo, e
quella visione lo fece star male.
‘Sì, sì, molto bene, Serpeverde’ continuò Silente. ‘Ma ci sono
alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione’.
La stanza piombò nel silenzio più assoluto. A quelli di Serpeverde
si gelò il sorriso sulle labbra.
‘Ehm...’ disse Silente, ‘ho alcune comunicazioni dell'ultimo minuto
da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po'. Ecco...
‘Primo, a Mr Ronald Weasley...’
Ron si fece tutto rosso in faccia: sembrava un ravanello gravemente
ustionato dal sole.
‘...per la migliore partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts
da molti anni a questa parte, attribuisco al Grifondoro cinquanta
punti’.
Gli applausi dei Grifondoro raggiunsero quasi il soffitto
incantato; le stelle, da lassù, sembravano fremere. Si sentiva Percy
dire agli altri prefetti: ‘mio fratello, sapete? Il mio fratello più
piccolo! Ha passato la prova alla scacchiera gigante della McGranitt!’
Finalmente si fece di nuovo silenzio.
‘Secondo, a Miss Hermione Granger... per avere usato freddamente la
sua logica di fronte al fuoco, attribuisco al dormitorio di
Grifondoro cinquanta punti’.
Hermione si nascose il viso tra le braccia; Harry ebbe il forte
sospetto che fosse scoppiata in lacrime. Alla tavola di Grifondoro, i
ragazzi non stavano più nella pelle... avevano guadagnato cento
punti!
‘Terzo, a Mr Harry Potter...’ proseguì Silente. Nella sala non si
udì più volare una mosca. ‘...per il suo sangue freddo e
l'eccezionale coraggio, attribuisco al Grifondoro altri sessanta
punti!’
Il frastuono divenne assordante. Quelli che erano riusciti a fare
il conto mentre gridavano a squarciagola, sapevano che il Grifondoro
aveva raggiunto quattrocentosettantadue punti, esattamente come il
Serpeverde. La coppa sarebbe stata loro... se soltanto Silente avesse
dato a Harry un punto in più!
Silente alzò la mano. Pian piano nella sala si fece di nuovo
silenzio.
‘Esistono molti tipi di coraggio’ disse Silente sorridendo.
‘Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne
occorre per affrontare gli amici. E pertanto... attribuisco dieci
punti a Mr Neville Paciock’.
Chi si fosse trovato fuori della sala avrebbe potuto credere che ci
fosse stata un'esplosione, tanto fu il baccano che scoppiò alla
tavola del Grifondoro. Harry, Ron e Hermione si erano alzati in piedi
gridando e battendo le mani, mentre Neville, bianco come un cencio
per lo shock, scompariva sotto un capannello di compagni che
cercavano di abbracciarlo. Prima di allora, non aveva mai vinto
neanche un punto per Grifondoro! Harry, che stava ancora applaudendo,
diede qualche calcio sugli stinchi a Ron indicandogli Malfoy, il
quale non avrebbe potuto apparire più stupefatto e inorridito se
qualcuno gli avesse fatto l'Incantesimo della Pastoia Total-Body.
‘Ciò significa’ riprese Silente sovrastando l'uragano di applausi
dei Pecoranera e dei Tassorosso, anche loro al settimo cielo per la
sconfitta di Serpeverde, ‘ciò significa che dovremo ritoccare un po'
quelle decorazioni!’
Batté le mani, e istantaneamente i parati verdi si fecero scarlatti
e quelli d'argento divennero d'oro; l'enorme serpente di Serpeverde
scomparve, lasciando il posto al leone rampante di Grifondoro. Piton
stringeva la mano alla professoressa McGranitt con stampato in volto
un orribile sorriso stiracchiato. Il suo sguardo incrociò quello di
Harry e il ragazzo capì all'istante che i sentimenti di Piton verso
di lui non erano cambiati di un ette. Ma questo non lo preoccupava: a
quanto pareva, l'anno seguente la vita sarebbe tornata normale... o
quanto meno, normale per Hogwarts.
Quella fu la serata più felice della sua vita: meglio ancora che
aver vinto a Quidditch, meglio del Natale, meglio che sconfiggere i
mostri di montagna... quella serata, non l'avrebbe dimenticata mai
più.
A Harry era passato di mente che non erano ancora usciti i
risultati degli esami; ma quelli puntualmente arrivarono. Con loro
grande sorpresa, sia lui che Ron erano stati promossi con ottimi
voti, quanto a Hermione, com'era da prevedere, risultò l'alunna
migliore dell'anno. Persino Neville riuscì a passare per il rotto
della cuffia: i buoni voti che aveva preso in Erbologia avevano
compensato quelli disastrosi in Pozioni. Avevano sperato che Goyle,
stupido quasi quanto cattivo, venisse buttato fuori; ma anche lui
venne promosso. Era un gran peccato ma, come disse Ron, nella vita
non si poteva avere tutto.
Poi, un bel giorno, i loro guardaroba si svuotarono di colpo, i
bauli si riempirono, il rospo di Neville fu trovato acquattato in un
angolo dei bagni; a tutti gli studenti vennero distribuiti avvisi
scritti di non usare la magia durante le vacanze (‘Spero sempre che
si dimentichino di darceli’ aveva detto Fred Weasley tutto triste).
Hagrid si presentò per accompagnarli giù al porticciolo sul lago,
dove li attendeva una flottiglia di barche per traghettarli; tutti
salirono a bordo del Hogwarts Express, ridendo e chiacchierando
mentre la campagna filava via sempre più verde e ordinata. Si
rimpinzarono di caramelle Tuttigusti+1 mentre fuori del finestrino
guardavano sfrecciare le città dei Babbani; si tolsero di dosso i
mantelli da mago e rimisero giacche e cappotti; poi, finalmente,
giunsero al binario nove e tre quarti della stazione di King's Cross.
Ci volle un po', prima che tutti si allontanassero dal binario. Al
tornello c'era un anziano vigile tutto rugoso che li fece uscire a
due o tre alla volta, in modo che non attirassero l'attenzione
saltando fuori tutti insieme da un muro e non suscitassero allarme
fra i Babbani.
‘Dovete venire tutti e due a trovarci, quest'estate’ disse Ron, ‘vi
manderò un gufo’.
‘Grazie’ disse Harry, ‘sarà piacevole pregustare questo programma’.
La gente li urtava mentre procedevano verso i cancelli, pronti a
rientrare nel mondo dei Babbani. Qualcuno gridò:
‘Ciao, Harry!’
‘Ci vediamo, Potter!’
‘Sei ancora una celebrità’ gli fece Ron con un sorrisetto.
‘Ma non dove sono diretto, sta' pur tranquillo’ fece Harry di
rimando.
Lui, Ron e Hermione uscirono insieme dai cancelli.
‘Eccolo, mamma, è lì, guarda!’
Era Ginny Weasley, la sorellina di Ron, ma non era il fratello che
indicava.
‘Harry Potter!’ strillò. ‘Guarda, mamma, vedo...’
‘Sta' zitta, Ginny, è maleducazione segnare a dito la gente’.
Mrs Weasley li guardò dall'alto e sorrise.
‘Allora, è stato un anno duro?’ chiese.
‘Molto’ rispose Harry. ‘Signora, volevo dirle grazie per le
caramelle e il maglione’.
‘Ma figurati, caro’.
‘Siete pronti?’
Era zio Vernon, paonazzo in volto come sempre, baffuto come sempre,
e come sempre arrabbiato per la faccia tosta di Harry, che nel bel
mezzo di una stazione affollata di gente comune andava in giro con
una civetta in gabbia. Dietro di lui c'erano zia Petunia e Dudley,
che alla sola vista di Harry assunse un'espressione atterrita.
‘Voi dovete essere i parenti di Harry!’ fece Mrs Weasley.
‘In un certo senso’ rispose zio Vernon. ‘Spicciati, ragazzo, non
abbiamo mica tempo da perdere’. E si avviò.
Harry rimase indietro per scambiare un ultimo saluto con Ron e
Hermione.
‘Allora ci vediamo quest'estate’.
‘Spero che tu... ehm... faccia buone vacanze’ disse Hermione
lanciando un'occhiata dubbiosa a zio Vernon, ancora incredula che
qualcuno potesse essere tanto antipatico.
‘Ma sicuro’ rispose Harry, e i due compagni rimasero meravigliati
di vedergli spuntare in volto un largo sorriso. ‘Loro mica lo sanno,
che non abbiamo il permesso di usare la magia a casa. Mi divertirò un
mondo con Dudley, quest'estate...’
Harry Potter e l'ordine della fenice [5]:
L’ORDINE DELLA FENICE
Di J.K.Rowling
Traduttori vari forum http://www.millennio.fantascienza.com/10forward/list/thread/916
CAPITOLO 1 - DUDLEY DISSENNATO 2
CAPITOLO 2 Un mucchio di gufi 9
CAPITOLO 3 - L’arrivo della Guardia 17
CAPITOLO 4 - IL NUMERO 12 DI GRIMMAULD PLACE 23
CAPITOLO 5 – L’Ordine della Fenice - 30
CAPITOLO 6 -La più antica e nobile Casa dei Black- 37
CAPITOLO 7 – Il Ministero della Magia 45
CAPITOLO 8 - L’Udienza – 51
CAPITOLO 9 - Le paure della Signora Weasley 56
CAPITOLO 10 - Luna Lovegood 65
CAPITOLO 11 – La nuova filastrocca del Cappello Parlante 72
CAPITOLO 12 - LA PROFESSORESSA UMBRIDGE 79
CAPITOLO 13 - In punizione con Dolores 89
CAPITOLO 14 - Percy e Felpato 99
CAPITOLO 15 - Il Sommo Inquisitore di Hogwarts 108
CAPITOLO 16 -AL PUB TESTA DI PORCO 117
CAPITOLO 17 – Decreto sull’Educazioe Numero Ventiquattro 124
CAPITOLO 18 - L'esercito di Silente 132
CAPITOLO 19- Il leone ed il serpente 140
CAPITOLO 20 -IL RACCONTO DI HAGRID 148
CAPITOLO VENTUNO - L"OCCHIO DEL SERPENTE 155
CAPITOLO 22 - L’OSPEDALE DI SAN MUNGO PER MALATTIE E FERITE MAGICHE. 164
CAPITOLO 23— Natale sotto stretta custodia 172
CAPITOLO 24 - Occlumanzia 180
CAPITOLO. 25 LO SCARABEO DOMATO 189
CAPITOLO 26 - VISTO E IMPREVISTO 198
CAPITOLO 27 Il centauro e la spia 207
CAPITOLO 28 I PEGGIORI RICORDI DI PITON 215
CAPITOLO 29 Consigli per la carriera 224
CAPITOLO 30 — GRAWP 232
CAPITOLO 31- GUFI 241
CAPITOLO 32 Fuori dal Fuoco 250
CAPITOLO 33 -LOTTA E VOLO 257
CAPITOLO 34 -Il Dipartimento dei Misteri 262
CAPITOLO 35-Oltre il velo 268
CAPITOLO 36 - L’incubo più temuto 277
CAPITOLO 37 -La Profezia Perduta 282
Capitolo 38 -LA SECONDA GUERRA HA INIZIO 291
CAPITOLO 1 - DUDLEY DISSENNATO
Il giorno di gran lunga più caldo d'estate cominciava a calare, oppressivo e torpidamente silenzioso, sulle ampie case squadrate di Privet Drive. Le automobili, solitamente splendenti, sostavano polverose nelle loro piazzole ed i prati, in genere d'un verde smeraldino, erano ora abbandonati ed ingialliti – tutto a causa del divieto, dovuto alla siccità, d’usare i tubi d’irrigazione. Non potendo dedicarsi alle loro solite occupazioni, lavare le auto e falciare il prato, gli abitanti di Privet Drive s’erano rintanati, nell'allettante speranza di un'inesistente brezza, all'ombra delle loro fresche case con le finestre aperte. L'unica persona rimasta fuori era un adolescente che giaceva, disteso sulla schiena, nell’aiuola antistante il numero quattro.
Era un ragazzo magro, dai capelli neri, occhialuto, che aveva l'aspetto leggermente malato, emaciato, di chi è cresciuto molto in poco tempo. I suoi jeans erano stracciati e sporchi, la sua maglietta sformata e scolorita e le suole delle sue scarpe da ginnastica si staccavano via dal resto della calzatura. L'aspetto di Harry Potter non lo rendeva caro al vicinato, che era composto da quel genere di persone che pensano che l'essere trasandati andrebbe punito dalla legge, ma siccome era nascosto dietro un grande cespuglio di ortensie, quella sera era del tutto invisibile ai passanti. L’unico modo per poter essere individuato, infatti, sarebbe stato se suo zio Vernon, o sua zia Petunia, avessero cacciato fuori la testa dalla finestra del salotto e guardato dritto in basso verso l'aiuola.
Harry pensava che, tutto sommato, doveva congratularsi con se stesso per la sua idea di nascondersi lì. Forse non era molto confortevole stare disteso sulla calda e dura terra ma, d'altra parte, nessuno lo stava minacciando, digrignando i denti talmente forte da non lasciargli sentire il notiziario, o sparandogli perfide domande, come era capitato ogni volta che aveva provato a sedersi nel soggiorno a guardare televisione con sua zia e con suo zio.
Quasi come se questo pensiero fosse volato attraverso la finestra aperta, Vernon Dursley, lo zio di Harry, incominciò a blaterare.
“Sono felice di vedere che il ragazzo ha smesso di mettersi tra i piedi. Dove è, comunque?”
“Non lo so”, disse zia Petunia, indifferente. “Non in casa”.
Zio Vernon grugnì. “Guardare il telegiornale…” disse aspramente. “Vorrei sapere cosa combina veramente! Come se ad un ragazzo normale importasse guardare il telegiornale – a Dudley non interessa assolutamente sapere cosa succede; dubito sappia chi sia il Primo Ministro! Comunque, non c’è niente su di loro nei nostri notiziari –
“Vernon, sch !” disse zia Petunia. “La finestra è aperta!”
“Oh, sì, scusa, cara.”
I Dursley rimasero in silenzio. Harry ascoltava la pubblicità di alcuni biscotti alla frutta con cereali mentre osservava la Signora Figg, una vecchia signora fissata con i gatti che abitava nel vicino vialetto Wisteria, che passava zoppicando e trotterellando. Era accigliata e borbottava tra sé.
Harry era molto compiaciuto d’essere nascosto dietro al cespuglio, visto che la Signora Figg aveva recentemente preso ad invitarlo per il tè ogni volta che l’aveva incontrato per strada. Lei aveva svoltato l'angolo ed era svanita dalla vista prima che la voce di zio Vernon risuonasse di nuovo dalla finestra.
“Dudders è fuori per il tè?”
“Dai Polkis”, disse zia Petunia affettuosamente. “ha così tanti amichetti, è così popolare…”
Harry soppresse uno sbuffo con difficoltà. I Dursley erano davvero sorprendentemente stupidi per ciò che riguardava il figlio Dudley. S’erano bevuti tutte le sue insulse bugie sugli inviti per il tè, ogni sera delle vacanze estive, da un membro diverso della sua banda. Harry sapeva perfettamente bene che Dudley non era stato invitato da nessuna parte; lui e la sua banda avevano trascorso ogni sera facendo atti di vandalismo nel parco-giochi, fumando agli angoli della strada e gettando pietre alle macchine di passaggio ed ai bambini. Harry li aveva scorti, qualche sera prima, mentre vagava per Little Whinging. Aveva passato la maggior parte delle vacanze percorrendo senza meta le strade e raccattando quotidiani dai cestini dei rifiuti posti lungo il cammino.
Le note di apertura della musica che annunciava il notiziario delle sette raggiunsero le orecchie di Harry e gli si contrasse lo stomaco. Forse stanotte – dopo un mese d’attesa – sarebbe arrivata qualche notizia.
“Un numero record di vacanzieri bloccati riempiono gli aeroporti mentre lo sciopero dei portabagagli Spagnoli prosegue per la seconda settimana –“
“Gli darei una siesta a vita, gli darei!” ringhiò zio Vernon sopraffacendo la fine della frase dell'annunciatore, ma non importava: nell'aiuola lì fuori lo stomaco di Harry parve rilassarsi. Se fosse avvenuto qualcosa di grave sarebbe stata sicuramente la prima notizia al telegiornale; morte e distruzione erano più importanti dei villeggianti bloccati.
Emise un sospiro lungo e lento e fissò il cielo azzurro brillante. Ogni giorno di quell’estate era stato identico: la tensione, l'attesa, il sollievo provvisorio e di nuovo la tensione che saliva… e sempre, con apprensione crescente, la domanda sul perché niente fosse ancora accaduto.
Rimase lì in ascolto, nel caso ci fossero alcuni piccoli indizi, non riconosciuti dai babbani per quello che potevano rappresentare realmente – un’inspiegabile scomparsa, forse, o qualche strano incidente. Ma lo sciopero dei portabagagli fu seguito dalle notizie sulla siccità nel Sud-Est (“Spero stia ascoltando il nostro vicino!” muggì zio Vernon. “Lui, con quegli irrigatori accesi alle tre del mattino!”), quindi un elicottero che si era quasi schiantato in un campo del Surrey, poi il divorzio di un’attrice famosa dal suo famoso marito (“Come se fossimo interessati ai loro sordidi affari”, sbuffò zia Petunia, che aveva seguito il caso ossessivamente in ogni rivista che le era passata per le ossute mani).
Harry chiuse gli occhi rivolti verso il cielo serale, ora fiammante, mentre l'annunciatore diceva, “e infine, Bungy il pappagallino ha trovato un nuovo modo per rimanere al fresco questa estate. Bungy, che vive alle Cinque Piume a Barnsley, ha imparato a fare sci acquatico! Mary Dorkins è andata a scoprirne di più”.
Harry aprì gli occhi. Se si era arrivati ai pappagallini che facevano sci nautico, non ci sarebbe stato più niente d’importante da sentire. Si girò cautamente di fronte e si sollevò sulle ginocchia e sui gomiti, preparandosi a saltar via da sotto la finestra.
Si era mosso di circa cinque centimetri quando accaddero diverse cose in rapida successione.
Un forte e rimbombante crack ruppe il silenzio assonnato come un colpo di pistola; un gatto schizzò come un razzo da sotto una macchina parcheggiata e volò fuori di vista; uno strillo, una bestemmia borbottata e il suono di porcellana rotta, giunsero dal soggiorno dei Dursley. Come se questo fosse stato il segnale che Harry aveva atteso, saltò in piedi estraendo dalla cintura dei jeans una sottile bacchetta di legno come se stesse sguainando una spada – ma prima che potesse ergersi in piedi del tutto, la sommità della testa sbatté contro la finestra aperta dei Dursley. Il fragore della testata provocò un grido ancora più forte da parte di zia Petunia.
Harry sentì come se la testa gli si fosse spaccata in due. Barcollò, con le lacrime agli occhi, cercando di mettere a fuoco la strada per individuare la sorgente del rumore, ma era a stento riuscito a mettersi in posizione verticale quando due grandi mani rossicce lo raggiunsero attraverso la finestra aperta e gli si strinsero alla gola.
“Metti – via – quella robaccia!” ringhiò zio Vernon nell'orecchio di Harry. “Ora! Prima – che qualcuno - veda!”
“Lasciami!” ansimò Harry. Lottarono per alcuni secondi, con la mano sinistra di Harry aggrappata alle dita a salsicciotto di suo zio che manteneva una presa solida sulla bacchetta alzata; quindi Harry avvertì una fitta lancinante alla testa quasi da provocargli il vomito, lo Zio Vernon guaì e lasciò Harry come se avesse ricevuto una scossa elettrica. Sembrò come se una forza invisibile fosse sgorgata improvvisamente attraverso suo nipote, rendendogli impossibile mantenerlo.
Ansimando, Harry cadde sul cespuglio di ortensie, si raddrizzò e si guardò intorno. Non c'era alcun segno di quello che poteva aver causato il forte rumore crepitante, ma c'erano numerose facce che scrutavano attraverso le tante finestre del vicinato. Harry nascose frettolosamente la bacchetta nei jeans e ha provò a mostrarsi innocente.
“Bella serata!” gridò zio Vernon, salutando con la mano la Signora del numero Sette, dall’altro lato della strada, che sbirciava da dietro le tendine immacolate. “Avete sentito quel ritorno di fiamma di poco fa? Ha fatto prendere un colpo a me e Petunia!”
Continuò a sfoggiare un ghigno orribile, da pazzo maniaco, fino a quando tutti i curiosi nei dintorni non furono scomparsi dalle loro rispettive finestre, quindi il sogghigno si trasformò in una smorfia di rabbia mentre faceva segno a Harry di tornare verso di lui.
Harry si avvicinò di pochi passi, avendo cura di fermarsi appena prima del punto nel quale le mani allungate di zio Vernon avrebbero potuto riprendere il loro strangolamento.
“Cosa diavolo credevi di fare, ragazzo?” chiese zio Vernon con una voce gracchiante che tremava per la rabbia.
“Credevo di fare cosa?” chiese Harry freddamente. Aveva continuato a guardare a destra e sinistra verso la strada, sperando ancora di vedere la persona che aveva provocato quel rumore di scoppio.
“Fare il rumore di una pistola da starter proprio fuori dalla nostra –”
“Non ho fatto io quel rumore,” disse Harry deciso.
La faccia sottile cavallina di zia Petunia era ora apparsa accanto a quella larga e rossa di Zio Vernon. Lei sembrava livida.
“Perché eri nascosto sotto la finestra?”
“Sì - sì, bella domanda, Petunia! Che stavi facendo sotto la nostra finestra, ragazzo?”
“Ascoltavo il notiziario”, disse Harry con voce rassegnata.
Sua zia e suo zio si scambiarono uno sguardo oltraggiato.
“Ascoltavi il notiziario! Ancora?”
“Già, cambia ogni giorno, capisci,” disse Harry.
“Non fare il furbo con me, ragazzo! Voglio sapere quello che stai macchinando veramente – e non cercare più di darmi a bere questa sciocchezza di ascoltare le notizie! Sai perfettamente che le faccende di voi altri –“
“Attento, Vernon!” bisbigliò zia Petunia, e zio Vernon abbassò la voce in modo tale che Harry poteva sentirla a stento, “– che le faccende di voi altri non vengono riportate nei nostri notiziari!”
“Questo è quello che pensi tu”, disse Harry.
I Dursley lo guardarono stralunati per alcuni secondi, quindi zia Petunia disse, “Tu sei un piccolo bugiardo ripugnante. A che cosa servono tutti quei –“ anche lei abbassò la sua voce in modo che Harry dovesse quasi leggerle la parola successiva sulle labbra, “– gufi se non ti portano le notizie?”
“Aha” disse zio Vernon con un sussurro trionfante. “Rispondi a questo, ragazzo! Come se non sapessimo che ricevi tutte le notizie da quegli uccelli pestilenziali!”
Harry esitò per un momento. Gli costava dire la verità in quel momento, detestava che sua zia e suo zio potessero intuire quanto si sentisse male ad ammetterlo.
“I gufi… non mi stanno portando notizie”, disse in tono bassissimo.
“Non ci credo”, disse immediatamente zia Petunia.
“Non più di quanto ci creda io,” disse energicamente zio Vernon.
“Sappiamo che sei coinvolto in qualcosa di strano,” disse zia Petunia.
“Non siamo stupidi, sai”, disse zio Vernon.
“Bene, questa è una notizia, per me”, disse Harry arrabbiandosi, e prima che i Dursley potessero richiamarlo, si girò, attraversò il prato antistante la casa, scavalcò il muretto del giardino e se n’andò a grandi passi lungo la strada.
Era nei guai adesso, e lo sapeva. Avrebbe dovuto affrontare gli zii più tardi e pagare il prezzo della sua sgarbatezza, ma la cosa non gl’interessava affatto in quel momento; aveva ben altre preoccupazioni per la testa.
Harry era sicuro che il rumore di scoppio era stato provocato da qualcuno che si era materializzato o smaterializzato. Era esattamente il suono che Dobby, l’elfo domestico, aveva fatto quando era svanito in un sottile filo di fumo.
Era possibile che Dobby fosse a Privet Drive? Era Dobby che gli andava dietro in quel preciso momento? Appena sfiorato da questo dubbio, s’era voltato ed aveva aguzzato lo sguardo lungo tutta Privet Drive, ma sembrava che fosse completamente deserta ed Harry era certo che Dobby non sapesse rendersi invisibile.
Camminò senza rendersi bene conto della strada che percorreva, visto che recentemente aveva percorso quelle strade così spesso che i suoi piedi lo portavano automaticamente nei posti che preferiva. Ogni pochi passi, sbirciava alle sue spalle. Qualcuno del mondo magico gli era stato vicino almeno quanto lui lo era stato rispetto alle begonie morenti di zia Petunia, ne era sicuro. Perché non gli aveva parlato, perché non s’era messo in contatto, perché ora si nascondeva?
Per tutto questo, quanto più andava alle stelle la sua frustrazione, tanto più svaniva ogni sua sicurezza.
Forse non era stato un suono magico, dopo tutto. Forse anelava così disperatamente di avere il minimo contatto da parte del mondo a cui apparteneva, che aveva una reazione esagerata per ogni comunissimo rumore. Aveva forse la sicurezza che non si fosse trattato del rumore di qualcosa d’infranto in una delle case dei vicini?
Harry provò una sorda sensazione di vuoto nello stomaco e, prima ancora di rendersene conto, la sensazione di disperazione che lo aveva afflitto tutta l'estate tornò ad opprimerlo.
La mattina seguente la sveglia lo avrebbe svegliato alle cinque per poter pagare il gufo che consegnava la Gazzetta del Profeta – ma che senso c’era a continuare a prenderla? Harry, per tutto quel tempo, aveva solo dato un’occhiata alla prima pagina prima di gettarla via. Non appena quegli idioti che scrivevano sul giornale si fossero resi conto che Voldemort era veramente ritornato, questo sarebbe stato sicuramente il titolo principale, e quello era il solo tipo di notizie a cui Harry era interessato.
Se fosse stato fortunato, sarebbero arrivati anche gufi con le lettere dei suoi migliori amici Ron e Hermione, ma qualsiasi aspettativa egli avesse avuto sul fatto che le loro lettere gli portassero notizie, erano state infrante da molto tempo.
Non possiamo dire molto su Tu-Sai-Chi, ovviamente… C’è stato detto di non riportare niente di importante, nel caso le nostre lettere vengano intercettate… Siamo molto occupati ma non possiamo raccontarti i dettagli adesso… Stanno succedendo un bel po’ di cose, ti diremo tutto quando ci vedremo…
Ma quando si sarebbero visti? Nessuno sembrava darsi la pena d’indicare una data precisa. Hermione aveva scarabocchiato: “Mi aspetto d’incontrarti abbastanza presto” nel suo biglietto d’auguri per il compleanno, ma quanto presto era presto? Per quanto Harry potesse capire dai vaghi indizi contenuti nelle loro lettere, Hermione e Ron erano nello stesso posto, presumibilmente a casa dei genitori di Ron. Poteva difficilmente sopportare il pensiero che loro stessero a divertirsi alla Tana mentre lui era bloccato a Privet Drive. Era così arrabbiato con quei due che aveva perfino gettato via, senza aprirle, le due scatole di Mieloche di cioccolato che gli avevano inviato per il compleanno. Se n’era pentito appena più tardi, quella sera, dopo l’insalata appassita che zia Petunia gli aveva dato per cena.
E con che cosa Ron e Hermione erano così occupati? Perché lui, Harry, non aveva nulla da fare? Non aveva dimostrato di saper affrontare le situazioni difficili più di quanto avessero fatto loro? Avevano dimenticato tutto quello che era riuscito a fare? Non era stato lui ad entrare in quel cimitero e a vedere Cedric assassinato e ad essere legato a quella pietra tombale e quasi ucciso lui stesso?
Non pensarci, Harry se l’era ripetuto centinaia di volte, strenuamente, quell'estate. Era già abbastanza brutto che avesse continuato a visitare quel cimitero nei suoi incubi, senza stare a pensarci anche da sveglio.
Girò l’angolo di Magnolia Crescent; percorsa metà della strada, sorpassò lo stretto vicolo a lato di un garage dove aveva incrociato lo sguardo con il suo padrino la prima volta. Sirius sembrava essere l’unico a capire come Harry si sentisse. E’ vero, le sue lettere erano prive di notizie almeno quanto quelle di Ron e Hermione, ma almeno contenevano parole accorte e consolanti oltre ai soliti odiosi suggerimenti:
Capisco quanto questo debba essere frustrante per te…
Tieniti fuori dai guai e tutto andrà bene…
Stai attento e non fare niente di avventato…
Harry stava pensando a tutto questo mentre attraversava Magnolia Crescent e mentre voltava in Magnolia Road dirigendosi, all’imbrunire, verso il parco-giochi. Aveva fatto (esattamente e completamente) quello che Sirius gli aveva consigliato. Aveva persino resistito alla tentazione di saltare sul suo manico di scopa e volare verso la Tana. Harry era convinto di aver tenuto un comportamento perfetto, considerando quanto frustrato ed arrabbiato si sentisse per essere bloccato a Privet Drive così a lungo, per essere ridotto a nascondersi nell’aiuola nella speranza di sentire qualcosa che poteva dargli qualche indizio su cosa stava facendo Lord Voldemort. Comunque era fondamentalmente irritato che l’ammonimento a non essere avventato venisse proprio da un uomo che aveva scontato dodici anni nella prigione magica, Azkaban, che era evaso, che aveva tentato di commettere l'assassinio per cui era stato condannato la prima volta ed era riuscito, alla fine, a darsi alla fuga su un Ippogrifo rubato.
Harry saltò il cancelletto chiuso del parco ed attraversò il prato appassito. Il parco era vuoto quanto le strade circostanti. Raggiunse le altalene e sprofondò nell’unica che Dudley e i suoi amici non avessero ancora preso di mira e ridotto in frantumi, avvolse un braccio intorno alla catena e fissò tristemente il suolo. Non si sarebbe più potuto nascondere nell'aiuola dei Dursley. Avrebbe dovuto escogitare qualche nuovo sistema per ascoltare il telegiornale, il giorno dopo. Nel frattempo non vedeva l’ora di fare qualcosa ed invece l’aspettava solo di passare un'altra notte irrequieta e turbata, perché ogni volta che riusciva a sfuggire agli incubi riguardanti Cedric, cadeva in sogni inquietanti di lunghi corridoi oscuri che finivano tutti in vicoli ciechi e porte chiuse a chiave. Sogni che supponeva avessero a che fare con l’oppressione che provava quando era sveglio. Spesso la vecchia cicatrice che gli segnava la fronte bruciava insopportabilmente, ma non si illudeva che Ron o Hermione o Sirius avrebbero reputato la cosa ancora interessante. In precedenza il dolore alla cicatrice l’aveva avvertito del fatto che Voldemort riacquistava le forze, ma ora che Voldemort era ritornato gli avrebbero ricordato, con ogni probabilità, che era naturale aspettarsi un bruciore continuo… Niente di cui preoccuparsi… Notizie superate...
L'ingiustizia di tutto questo prendeva corpo dentro lui al punto che desiderava urlare con furia. Se non fosse stato per lui, nessuno avrebbe saputo che Voldemort era tornato! E come ricompensa era stato stare imprigionato a Little Whinging per quattro intere settimane, completamente tagliato fuori dal mondo magico, ridotto a doversi rannicchiare tra le begonie morenti per origliare di pappagallini che facevano sci nautico! Come era possibile che Silente l’avesse dimenticato così in fretta? E poi, perché Ron e Hermione si erano ritrovati insieme e non l’avevano chiamato per così tanto tempo? Quanto a lungo pensavano potesse sopportare che Sirius gli raccomandasse di tenere duro, di fare il bravo bambino; o quanto poteva resistere alla tentazione di scrivere a quell’insulsa Gazzetta del Profeta e ribadire che Voldemort era tornato? Questi erano i furiosi pensieri che vorticavano nella testa di Harry, le sue interiora che si contorcevano per la rabbia, al cadere, intorno a lui, della notte afosa e vellutata. L’aria era piena dell'odore del prato caldo e secco, unico suono quello del brontolio lontano del traffico, oltre le cancellate del parco.
Aveva perso completamente la cognizione del tempo trascorso sull'altalena, quando un suono di voci interruppe le sue meditazioni e gli fece alzare lo sguardo. I lampioni dalle strade circostanti producevano un chiarore velato appena sufficiente a lasciargli scorgere il profilo di un gruppo di persone che attraversavano il parco. Uno di loro intonava una canzone chiassosa e scurrile. Gli altri ridevano. Un rumore attutito e ticchettante proveniva dalle numerose e costose biciclette da corsa con cui andavano in giro.
Harry sapeva chi erano. La figura più vicina era, inequivocabilmente, suo cugino Dudley Dursley che si avviava verso casa accompagnato dalla sua fedele combriccola.
Dudley era grasso come non mai, ma la dura dieta durata un anno e la scoperta di un nuovo talento avevano provocato un notevole cambiamento nel suo fisico. Come zio Vernon avrebbe detto con gran gioia a chiunque avesse avuto la velleità di ascoltarlo, Dudley aveva vinto, di recente, il Campionato Interscolastico Juniores del Sud-Est di pugilato nella categoria dei pesi-massimi. Lo “sport nobile”, come zio Vernon amava chiamarlo, aveva reso Dudley ancor più formidabile di quanto era sembrato a Harry nei loro giorni di scuola elementare, quando lui era stato usato come il primo punchingball di Dudley. Harry non aveva più alcun timore di suo cugino, ma ancora non condivideva il fatto che la capacità di Dudley di fare a pugni con più forza e tecnica dovesse essere motivo di celebrazione. Gli atri bambini del quartiere erano terrorizzati da lui – molto più di quanto lo fossero da “quel giovane Potter” che, erano stati avvertiti, era un teppista incallito ed era stato al Centro di Massima Sicurezza di San Bruto per giovani criminali irrecuperabili.
Harry guardò le sagome oscure attraversare il prato e si chiese chi avessero menato quella sera. Guardatevi attorno, Harry si trovò a pensare tra sé mentre li osservava. Venite… Guardatevi attorno… Sono seduto qui tutto solo… Venite e provate a…
Se gli amici di Dudley lo avessero visto seduto lì, si sarebbero sicuramente buttati a capofitto su di lui, e che cosa avrebbe fatto Dudley a quel punto? Lui non avrebbe voluto perdere faccia davanti alla banda, ma aveva una terribile paura di provocare Harry… Sarebbe stato veramente divertente osservare il dilemma di Dudley, prenderlo in giro, guardarlo, incapace di rispondere… E se uno qualunque degli altri avesse provato a colpire Harry, era pronto – aveva la bacchetta. Lascia che provino. Egli voleva scaricare una parte della sua frustrazione sui ragazzi che in passato gli avevano reso la vita un inferno.
Non s’erano girati, però, non l'avevano visto, erano quasi arrivati alla recinzione. Harry dominò l'impulso di richiamarli… Cercare una rissa non era una buona mossa … Non poteva utilizzare la magia… avrebbe rischiato di nuovo l’espulsione.
Le voci della banda di Dudley s’erano perse in lontananza; erano fuori vista, pedalando per Magnolia Road.
Come va, Sirius, pensò Harry insensatamente. Niente di avventato. Mi sono tenuto fuori dai guai. Esattamente l’opposto di quello che avresti fatto tu.
S’alzò e si stiracchiò. Sembrava che zia Petunia e zio Vernon ritenessero che il momento in cui tornava Dudley fosse quello giusto per essere a casa e che ogni secondo più tardi fosse veramente troppo tardi. Lo zio Vernon aveva minacciato di chiudere Harry nel sottoscala se, anche una sola volta, fosse rincasato dopo Dudley. Soffocando uno sbadiglio ed ancora accigliato, Harry s’incamminò verso l’uscita del parco.
Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di ampie case squadrate con bei prati perfettamente curati, tutte possedute da ampi e squadrati proprietari che guidavano macchine molto pulite simili a quella di zio Vernon. Harry preferiva Little Whinging di notte, quando le finestre con tendine ricamate proiettavano scintillanti fasci di luce nell'oscurità e non correva il rischio di sentire mormorii di disapprovazione sul suo aspetto da “delinquente”, quando passava davanti a qualche abitante. Camminò velocemente, in modo da avvistare la banda di Dudley già dalla metà di Magnolia Road; si stavano salutando all’inizio di Magnolia Crescent.
Harry si portò al riparo di un grande albero di lillà e aspettò.
“…Ha strillato come un maiale, non è vero?” stava dicendo Malcolm tra gli sghignazzi degli altri.
“Bel gancio destro, Big D”, disse Piers.
“Stessa ora domani?” disse Dudley.
“Da me, i miei genitori saranno via”, rispose Gordon.
“Ci vediamo là”, disse Dudley.
“Ciao Dud!”
“Sì, ci si vede, Big D!”
Harry attese che il resto della banda si fosse allontanato prima di muoversi di nuovo. Quando le loro voci si furono ormai spente del tutto, girò l'angolo in Magnolia Crescent e, camminando molto velocemente, si avvicinò a Dudley, che procedeva senza fretta, canticchiando stonatamente.
“Hey, Big D!”
Dudley si girò.
“Oh”, grugnì. “Sei tu”.
“Allora, da quando sei diventato Big D?” disse Harry.
“Chiudi il becco!” ringhiò Dudley, voltandosi dall’altra parte.
“Fico come nome”, rispose Harry, che sogghignando si mise a camminare accanto a suo cugino.
“Ma tu sarai sempre “Gran Duddolino” per me.”
“Ti ho detto di CHIUDERE IL BECCO!” urlò Dudley, le cui mani grandi come prosciutti si erano chiuse a pugno.
“Non lo sanno i ragazzi che mamma ti chiama così?”
“Stai zitto.”
“A lei non dici di stare zitta. Che dire di “Patatino” e “Duddaccione”, posso usare quelli, qualche volta?”
Dudley non disse niente.
Lo sforzo di trattenersi dal colpire Harry sembrava che richiedesse tutto il suo autocontrollo.
“Allora chi avete menato stanotte?” domandò Harry, con un sorriso sbilenco. “Un’altro di dieci anni? So che hai picchiato Mark Evans due notti fa –“
“Se l’è voluta lui”, ringhiò Dudley.
“Ah sì?”
“Mi prendeva in giro.”
“Davvero? Ha detto che assomigli a un maiale a cui è stato insegnato a camminare sulle zampe posteriori? Guarda che questa non è una presa in giro, Dud, è la verità.”
Un muscolo si contrasse nella mandibola di Dudley. Questo diede a Harry l’enorme soddisfazione di sapere quanto avesse reso furioso Dudley; sentiva come se stesse travasando la propria frustrazione in suo cugino, l'unico sfogo che aveva.
Voltarono a destra per il vicolo stretto dove Harry aveva visto per la prima volta Sirius e che faceva da scorciatoia tra Magnolia Crescent ed il vialetto Wisteria. Era più vuoto e molto più oscuro delle strade che collegava perché non c'era alcun lampione. I loro passi erano attutiti dalle pareti dei garage, su un lato, e da un alta recinzione, dall'altro.
“Pensi di essere un grand’uomo solo perché porti quella cosa, non è vero?” disse Dudley dopo alcuni secondi.
“Quale cosa?”
“Quella - quella cosa che nascondi lì”.
Harry sogghignò di nuovo.
“Non sei stupido come sembri, sai, Dud? Se tu lo fossi, non saresti in grado di camminare e parlare contemporaneamente.”
Harry estrasse la sua bacchetta. Vide Dudley guardarla di sbieco.
“Non hai il permesso”, disse Dudley immediatamente. “So che non ce l’hai. Verresti espulso da quella stramba scuola dove vai.”
“Come sai che non hanno cambiato le regole, Big D?”
“Non lo hanno fatto”, disse Dudley, sebbene non sembrasse completamente convinto.
Harry rise tranquillo.
“Non hai il fegato per affrontarmi senza quella cosa, non è così?” ringhiò Dudley.
“Mentre tu hai bisogno solo di quattro scagnozzi dietro di te per poter picchiare uno di dieci anni. Lo sai che il titolo di pugilato che hai vinto è a rischio? Quanti anni aveva il tuo avversario? Sette? Otto?”
“Aveva sedici anni, per tua informazione”, grugnì Dudley, “ed è rimasto senza sensi per venti minuti dopo che avevo finito con lui e pesava il doppio di te. “Aspetta solo che dica a papà che hai tirato fuori quella roba –
“Duddy corre subito da papà adesso, non è così? Il suo grande campioncino di pugilato è impaurito dalla ripugnante bacchetta di Harry?”
“Non sei così coraggioso di notte, vero?” sogghignò Dudley.
“Questa è la notte, Duddolino. Diciamo così quando arriva il buio, come adesso.”
“Intendo quando sei a letto!” schernì Dudley.
S’era fermato. Anche Harry si fermò, fissando il cugino.
Il faccione di Dudley, visto da vicino, mostrava uno sguardo stranamente trionfante.
“Che significa che non sono coraggioso quando sono a letto?” rispose Harry, totalmente sconcertato. “Da cosa credi sia spaventato, dai cuscini o cose del genere?”
“Ti ho sentito la notte scorsa”, mormorò Dudley. “Parlavi nel sonno. Piangevi.”
“Che cosa vuoi dire?” ripeté Harry, ma nel suo stomaco piombò una gelida sensazione. Nel sogno della notte precedente aveva rivisitato il cimitero.
Dudley latrò una specie di aspra risata, quindi assunse una voce acuta e piagnucolante.
“«Non uccidete Cedric! Non uccidete Cedric!» Chi è Cedric, il tuo fidanzato?”
“Io – stai mentendo,” disse Harry senza pensare. Ma la sua bocca era diventata arida. Sapeva che Dudley non mentiva – come avrebbe potuto sapere di Cedric, altrimenti?
“Papà! Aiutami, papà! Vuole uccidermi, papà! Boo hoo!”
“Taci,” disse Harry con calma. “Taci, Dudley, ti avverto!”
“Aiuto, papà! Mamma, venite ad aiutarmi! Ha ucciso Cedric! Papà, aiutami! Sta facendo…“ Non puntare quella roba su di me!”
Dudley si appiattì contro il muro del vicolo. Harry stava puntando la bacchetta direttamente al cuore di Dudley. Harry sentì pulsargli nelle vene l’astio di quattordici anni di soprusi subiti da Dudley - cosa non avrebbe dato per colpirlo subito, per fare a Dudley una fattura talmente accurata da farlo strisciare come un insetto fino a casa, togliergli la voce, fargli spuntare le antenne…
“Non parlarne mai più,” ringhiò Harry “Mi capisci?”
“Punta quella roba da un’ altra parte!”
“Ho detto, hai capito?”
“Puntala da qualche altra parte!”
“MI HAI CAPITO?”
“METTI VIA QUELLA ROBA –“
Dudley emise uno strano sospiro tremante, come se fosse stato immerso nell'acqua gelata.
Stava accadendo qualcosa alla notte. Il cielo indaco e pieno di stelle era improvvisamente diventato nero come la pece, senza alcun chiarore - le stelle, la luna, i fiochi lampioni alle estremità del vicolo erano spariti. Il rombo distante delle macchine e il fruscio degli alberi s’erano attutiti fino a zittire. La fragrante serata era diventata improvvisamente di un freddo pungente, aspro. Furono circondati da un’oscurità totale, silenziosa, impenetrabile, come se una gigantesca mano avesse lasciato cadere un manto spesso e gelato sopra l'intero vicolo, accecandoli.
Solo per un attimo Harry pensò d’aver involontariamente eseguito una magia, nonostante avesse cercato di resistere con tutte le sue forze – ma il buon senso ebbe subito il sopravvento - non aveva il potere di spegnere le stelle. Girò la testa da una parte e dall’altra nel tentativo di vedere qualcosa, ma l'oscurità sembrava coprirgli occhi come un’imponderabile benda.
La voce terrorizzata di Dudley irruppe nell'orecchio di Harry.
“C-cosa stai f-facendo? S-smettila!”
“Non sto facendo niente! Stai zitto e non muoverti!”
“Io n-non posso vedere! S-sono cieco! Io –“
“Zitto, ho detto!”
Harry era ancora immobile, inutilmente si guardava intorno. Il freddo era così intenso che egli tremava dappertutto; aveva la pelle d’oca sulle braccia e i capelli della nuca si erano rizzati - aprì gli occhi al massimo, guardandosi intorno senza espressione, senza vedere nulla.
Era impossibile… non potevano essere lì… non a Little Whinging… tese le orecchie… riusciva a sentirli prim’ancora di vederli.
“Lo dirò a papà!” piagnucolò Dudley. “D-dove sei?? C-cosa stai fa-facendo?”
“Vuoi stare zitto?” sussurrò Harry, “sto cercando di senti…“
Di colpo smise di parlare. Aveva sentito proprio quello che temeva.
C'era qualcos’altro nel vicolo, a parte loro, qualcosa che emetteva lunghi respiri rauchi e raschianti. Harry provò un orribile brivido di terrore, quasi come fosse immerso in aria congelata.
“D-dacci un taglio! Smettila! T-te la farò p-pagare, te lo giuro!”
“Dudley, sta zit…“
WHAM.
Un pugno colpì Harry sullo zigomo, sollevandolo da terra. Piccoli luccichii bianchi gli scoppiettarono negli occhi. Per la seconda volta in un'ora Harry si sentì come se la testa gli si fosse spaccata in due; un attimo dopo era piombato rudemente a terra e la bacchetta gli era volata via dalla mano.
“Sei un’imbecille, Dudley!” urlò Harry, gli occhi che lacrimavano per il dolore mentre cercava di mettersi in ginocchio, tastando freneticamente nell'oscurità circostante. Sentì Dudley che scappava, che urtava contro lo steccato, inciampando.
“DUDLEY, TORNA QUI! GLI STAI CORRENDO DRITTO INCONTRO!”
Ci fu un urlo tremendo ed il rumore dei passi di Dudley s’interruppe di colpo. Nello stesso momento, Harry sentì un gelo strisciante anche dietro di lui. Poteva significare solo una cosa: ce n’era un’altro.
“DUDLEY, TIENI CHIUSA LA BOCCA! QUALUNQUE COSA SUCCEDA, TIENI CHIUSA LA BOCCA! La bacchetta!” borbottò Harry freneticamente, le mani che frugavano il suolo come ragni. “Dove è – bacchetta – vieni – Lumos!”
Pronunciò la formula automaticamente, desiderando disperatamente quella luce che poteva aiutarlo nella ricerca - e con sollievo incredulo, una luce brillò a pochi centimetri dalla sua mano destra - la punta della bacchetta si era accesa. Harry l'afferrò, alzandosi in piedi e girandosi.
Ebbe una stretta allo stomaco.
Una figura torreggiante ed incappucciata scivolava morbidamente verso di lui, si librava senza toccare terra, nessun piede o faccia visibile sotto il mantello, fiutando nella notte mentre s’avvicinava.
Incespicando all'indietro, Harry alzò la bacchetta.
“Expecto patronum!”
Uno sbuffo di vapore argenteo uscì dalla punta della bacchetta, il Dissennatore rallentò, ma l’incantesimo non aveva funzionato a dovere. Incespicando nei suoi stessi piedi, Harry arretrò mentre il Dissennatore incombeva su di lui, il panico gli annebbiava il cervello – concentrati –
Un paio di viscide mani, grigie e crostose, scivolarono fuori dal mantello del Dissennatore puntando su di lui. Un ronzio insistente riempì le orecchie di Harry.
“Expecto patronum!”
La voce suonò debole e distante. Un altro sbuffo di fumo argenteo, più debole del precedente, scaturì dalla bacchetta – non ci riusciva, non riusciva ad evocare l’incantesimo.
C’era una risata dentro la sua testa, una sibilante, acuta risata… poteva sentire l’odore del fiato putrido, freddo come la morte, del Dissennatore – pensa… a qualcosa di felice…
Ma non c’era alcuna felicità in lui… le dita gelide del Dissennatore si approssimavano alla sua gola - la risata acuta diventava più forte, ancora più forte, e una voce all’interno della sua testa: “Saluta la morte, Harry… può anche darsi che sia indolore… Non so… Non sono mai morto…”
Non avrebbe rivisto mai più Ron e Hermione –
Le loro facce irruppero chiaramente nella sua mente, mentre lottava per respirare.
“EXPECTO PATRONUM!”
Un enorme cervo d’argento uscì dalla punta della bacchetta di Harry; le corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore; l’essere fu sbalzato indietro, imponderabile come l’ oscurità e, mentre il cervo caricava, il Dissennatore planò via come un pipistrello, sconfitto.
“DA QUESTA PARTE!” gridò Harry al cervo. Girandosi, scattò giù per il vicolo, tenendo alta la bacchetta accesa. “DUDLEY? DUDLEY!”
Aveva corso a stento per dozzina passi quando lo raggiunse: Dudley era raggomitolato a terra, le braccia serrate sopra la testa. Un secondo Dissennatore stava piegandosi su di lui, afferrandogli i polsi con le sue mani viscide e forzandoli ad aprirsi, lentamente, quasi dolcemente, mentre chinava la testa incappucciata verso il viso di Dudley, quasi volesse baciarlo.
“PRENDILO!” urlò Harry. Accompagnato dal suono di una rombante folata d’aria, il cervo d’argento che egli aveva fatto apparire lo sorpassò galoppando. Il volto senz’occhi del Dissennatore era ad un paio di centimetri da quello di Dudley, quando le corna d’argento lo colpirono. L’essere fu scagliato indietro nell'aria e, come il suo compagno, volò via e venne assorbito dall'oscurità; il cervo galoppò fino alla fine del vicolo e si dissolse in una nebbiolina argentata.
La luna, le stelle e i lampioni ripresero vita. Una brezza calda spazzò il vicolo. Il fruscio degli alberi nei giardini circostanti ed il consueto rumore delle auto in Magnolia Crescent riempirono l'aria nuovamente.
Harry era rimasto quasi fermo, con tutti i sensi in allarme che avvertivano il brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento notò che aveva la maglietta incollata addosso: era inzuppato di sudore.
Non riusciva a credere a quello che era appena avvenuto. I Dissennatori lì, a Little Whinging.
Dudley era rimasto rannicchiato in terra, piagnucolando e tremando. Harry si chinò per vedere se era in grado di alzarsi, ma sentì forti passi di corsa dietro di lui. Istintivamente risollevò la bacchetta e ruotò sui talloni per fronteggiare il nuovo arrivato.
La Signora Figg, la loro vecchia vicina mezza pazza, accorreva ansimando. Ciocche screziate di grigio le fuoriuscivano dalla retina per capelli, una borsa della spesa dal manico tintinnante le penzolava dal polso ed aveva i piedi per metà fuori dalle sue pantofole di paglia intrecciata. Harry cercò di nascondere la bacchetta in fretta e furia , ma –
“Non metterla via, stupido d’un ragazzo!” strillò lei. “E se ce ne fossero altri qui intorno? Oh, io lo uccido quel Mundungus Fletcher!“
CAPITOLO 2 Un mucchio di gufi
“Cosa?” disse Harry senza espressione.
“Lui è andato via!” disse la sig.ra Figg, torcendosi le mani. “E’ partito per vedere qualcuno su un lotto di calderoni che sono caduti via dal retro di una scopa! Gli ho detto che lo scorticavo vivo se lui se ne andava via, e ora guarda! Dissennatori! È già tanto che io abbia messo il sig. Tibbies a conoscenza del caso! Ma noi non abbiamo tempo per rimanere! In fretta, ora, noi dobbiamo riportarti indietro! Oh, la difficoltà che questo causerà! Lo ucciderò!”
“Ma –“ la rivelazione che la sua vecchia strampalata vicina di casa maniaca dei gatti sapesse che cos’erano i Dissennatori era grande quasi come lo chock di Harry nell’incontrarne due lungo il vicolo. “Siete - siete una strega?”
“Sono una Magonò, come Mundungus sa bene, Quindi chi avrebbe mai potuto pensare che avrei potuto aiutarti a respingere i Dissennatori? Lui ti ha lasciato completamente senza protezione mentre io lo avevo avvertito –“
“Questo Mundungus mi stava seguendo? Aspetta - era lui! Lui si è smaterializzato di fronte a casa mia!”
“Sì, sì, sì ma per fortuna io avevo collocato il sig. Tibbies sotto una macchina proprio per l’evenienza, e il sig. Tibbies è venuto ad avvertirmi, ma nel tempo che sono arrivata a casa vostra voi eravate andati - e adesso - oh, che cosa dirà Silente? Tu!” strillò a Dudley, ancora sdraiato sul viale. “Tira su il tuo grasso fondoschiena da terra, subito!”
“Conosce Silente?” chiese Harry, fissandola.
“Certo che conosco Silente, chi non conosce Silente” Ma vieni - non ti sarò di alcun aiuto se dovessero ritornare, non sono mai stata capace di trasfigurare una bustina di the.”
Lei si piegò, afferrò una delle braccia massicce di Dudley nelle sue mani raggrinzite e tirò.
“Alzati, su, inutile ammasso, alzati!”
Ma Dudley non poteva o non voleva spostarsi. Egli rimase a terra, tremante e livido, con la bocca chiusa molto, molto strettamente.
“Lo farò io”. Harry afferrò un braccio di Dudley e lo sollevò. Con uno sforzo enorme riuscì ad alzarlo sui suoi piedi. Sembrava che Dudley fosse sul punto di svenire. I suoi piccoli occhi roteavano nelle loro orbite e il sudore gli aveva imperlato la faccia; nel momento in cui Harry lo lasciò andare lui barcollò pericolosamente.
“In fretta!” disse la sig.ra Figg istericamente.
Harry si mise una delle braccia massicce di Dudley intorno alle proprie spalle e lo trascinò verso la strada, cedendo leggermente sotto il peso. La sig.ra Figg trotterellò davanti a loro, scrutando ansiosamente dietro l'angolo.
“Tieni pronta la tua bacchetta,” consigliò a Harry, mentre si immettevano Wisteria Walk. “Non importa Il Codice di Segretezza ora, ci sarà inferno da pagare comunque, noi potremmo essere appesi per un drago come per un uovo. Parlare di Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni… questo era esattamente ciò che Silente temeva - Che cos’è quello alla fine della strada? Oh, è solo il Signor Prentice… non riporre ancora la tua bacchetta, ragazzo, non ti ho già spiegato che io sono inutile?”
“Non era facile mantenere una bacchetta stabile e sorreggere Dudley contemporaneamente. Harry diede a suo cugino una impaziente gomitata nelle costole, ma sembrava che Dudley avesse perso tutto il desiderio di muoversi da solo. Egli era crollato sulla spalla di Harry, i suoi grandi piedi che strisciavano sul terra.
“Perché non mi ha detto che è una Magonò, sig.ra Figg?” chiese Harry, ansimando per lo sforzo di andare avanti. “Tutte quelle volte che sono venuto a casa vostra - perché non ha mai detto niente?”
“Ordini di Silente. Io dovevo tenerti d’occhio ma non dovevo dirti niente, tu eri troppo piccolo. Mi dispiace di averti fatto annoiare tanto, Harry, ma i Dursley non ti avrebbe mai permesso di venire se essi avessero pensato che ti piaceva. Non era facile, tu lo sai… Ma, oh povera me”, disse lei tragicamente, torcendo le sue mani ancora una volta, “quando Silente verrà a sapere cosa è successo - come è potuto partire Mundungus, lui supponeva che sarebbe stato in servizio fino a mezzanotte - dove è? Come dirò a Silente quello che è avvenuto? Io non posso Materializzarmi.
“Io ho un gufo, lei può prenderlo in prestito.” Gemette Harry, chiedendosi se la sua spina stava per spezzarsi sotto il peso di Dudley.
“Harry, tu non capisci! Silente avrà bisogno di agire il più velocemente possibile, il Ministero ha i suoi modi di rilevare la magia proibita,loro lo sapranno già, correggimi se sbaglio.”
Ma mi sono difeso dai Dissennatori, ho dovuto utilizzare magia - loro saranno sicuramente più preoccupati per che cosa facendo dei Dissennatori striscianti per Wisteria Walk, no?”
“Oh, mio caro, spero che sia così, ma ho paura, MUNDUNGUS FLETCHER, IO TI UCCIDERO’!
Ci fu un grosso crack e un forte odore di bibita mescolato a tabacco stantio riempì l'aria mentre un uomo tozzo e non rasato con un soprabito malconcio si materializzò dritto davanti a loro. Egli era basso, con le gambe storte, lunghi capelli fulvi scompigliati e gonfi occhi iniettati di sangue che gli davano l'aspetto afflitto di un basset hound. Egli teneva in mano anche un fascio argenteo che Harry riconobbe immediatamente come un Mantello dell’Invisibilità.
“Cosa c’è, Figgy?” disse, spostando lo sguardo dalla sig.ra Figg a Harry e a Dudley.”Non dovevamo rimanere nascosti?”
“Io renderò te un clandestino!” pianse la sig.ra Figg. “Dissennatori, e tu non c’eri, lavativo ladro codardo!”
“Dissennatori?” ripeté Mundungus, terrorizzato. “Dissennatori, qui?”
“Sì, qui, inutile mucchio di cacca di pipistrello, qui!” strillò la sig.ra Figg. “Dissennatori che hanno attaccato il ragazzo sotto il tuo sguardo!”
“Accidenti,” disse debolmente Mundungus, guardando dalla sig.ra Figg a Harry viceversa. “Accidenti, io –“
“E tu eri via per comprare calderoni rubati! Non ti avevo detto di non andare? Non l’avevo fatto?”
“Io - ok, io –“ Mundungus sembrava profondamente scosso. “Quello – quello era davvero un ottimo affare, sai –“
La sig.ra Figg alzò il braccio dal quale pendeva la sua borsa di corda ciondolante e colpì con quella Mundungus sulla faccia sul collo; a giudicare dal rumore metallico che aveva fatto era piena di scatolette di cibo per gatti.
“Ahi, gerroff, gerroff, vecchio pipistrello matto! Qualcuno deve dirlo a Silente!
“Sì – dobbiamo!” urlò la sig.ra Figg, colpendo con la borsa di cibo per gatti ogni parte di Mundungus che riusciva a raggiungere. “E – sarà - meglio – che – lo – faccia – tu – così – puoi – spiegargli – perché – tu – non – eri – qui – a – dare – una -mano!”
“Continua a farti la permanente!” (?)disse Mundungus, con le braccia sopra la testa, per proteggersi. “Vado, vado!”
E con un altro forte crak, svanì.
“Spero che Silente lo uccida!” disse furiosamente la sig.ra Figg. “Ora vieni, Harry, che cosa aspetti?”
Harry decise di non sprecare il fiato che gli rimaneva per far notare che poteva camminare a stento sotto il grande peso di Dudley. Egli diede una grande spinta al semi-conscio Dudley e lo scagliò in avanti.
“Vi accompagnerò alla porta,” disse la sig.ra Figg, mentre svoltavano in Privet Drive. “Nel caso ci fosse ancora qualcuno di loro qui intorno… Oh, parola mia, che catastrofe… E tu hai dovuto cacciarli via da solo. E Silente aveva detto che noi dovevamo tenerti alla larga dal fare magie a tutti i costi… Bene, non serve piangere sulla pozione versata, suppongo. Ma il gatto è tra i folletti ora.”
“Così,” ansimò Harry, “Silente… mi ha… fatto seguire?”
“Certo che lo ha fatto,” disse la sig.ra Figg impazientemente.
“Non ti sarai aspettato che ti permettesse di andare in giro tutto solo dopo quello che è avvenuto in giugno? Grand’uomo, ragazzo. Mi ha detto che sei intelligente… a destra… Vai dentro e stai lì,” disse lei, non appena raggiunsero il numero quattro. “Mi aspetto che qualcuno si metterà in contatto con te abbastanza presto.”
“Che cosa farà lei?” chiese Harry velocemente.
“Vado direttamente a casa,” rispose la sig.ra Figg, scrutando la strada oscura e rabbrividendo. “Dovrò aspettare altre istruzioni. Adesso rimani in casa. Buonanotte.”
“Aspetti, non vada ancora! Io voglio sapere –
Ma la sig.ra Figg si era già incamminata, con le pantofole di feltro che strusciavano e la borsa di corda che risuonava di un suono metallico.
“Aspetti!” le gridò Harry. Egli aveva milioni di domande da fare a chiunque fosse stato in contatto con Silente;ma in pochi secondi la sig.ra Figg fu inghiottita dall'oscurità. Accigliandosi, Harry riaggiustò Dudley sulla sua spalla e si preparò per la sua lenta e dolorosa camminata fino al giardino numero quattro.
La luce della sala era accesa. Harry agganciò la sua bacchetta all’interno della cintura dei suoi jeans, suono il campanello e vide il profilo di zia Petunia diventare più grande e più grande, stranamente distorto dal vetro lavorato della porta principale.
“Diddy! Quanto tempo ancora, il stavo diventando del tutto – del tutto - Diddy, che cosa c’è?”
Harry guardò Dudley di sbieco e si tirò indietro da sotto il suo braccio appena in tempo. Dudley oscillò sul posto per un momento, la faccia verde come la palizzata. Quindi aprì la bocca e ha vomitò su tutto lo zerbino.
“DIDDY! Diddy, cosa ti è successo? Vernon? VERNON!”
Lo zio di Harry sbucò galoppando dal soggiorno, soffiando qua e là da sotto i baffi da tricheco come faceva ogni volta quando era agitato. Egli si affrettò ad aiutare zia Petunia a prendere il debole Dudley sulla soglia evitando di pestare la pozza di vomito.
“Sta male, Vernon!”
“Cos’hai, figliolo? Che cosa è successo? La sig.ra Polkiss ti ha dato qualcosa di strano per merenda?”
“Perché sei tutto sporco, caro? Sei stato sdraiato in terra?”
“Aspetta - non sei stato aggredito, vero, figliolo?”
Zia Petunia gridò.
“Telefona alla polizia, Vernon! Telefona alla polizia! Diddy, caro, di qualcosa alla mammina! Che cosa ti hanno fatto?”
In tutta quella baraonda sembrava che nessuno avesse notato Harry, che ne era vivamente contento. Egli era riuscito a scivolare dentro subito prima che zio Vernon chiudesse la porta e, mentre i Dursley si erano spostati rumorosamente attraverso la sala verso la cucina, Harry si era spostato con attenzione e quietamente verso le scale.
“Chi ti ha fatto questo, figliolo? Dicci i nomi. Gliele daremo, non preoccuparti.”
“Shh! Sta provando a dire qualcosa, Vernon! Cos’è successo, Diddy? Dillo alla mammina!”
I piedi di Harry erano quasi arrivati alla scala quando Dudley ritrovò la voce.
“Lui.”
Harry raggelò, i piedi sulla scala, una smorfia sulla faccia, bruciacchiata per l'esplosione.
“RAGAZZO! VIENI QUI!
Con una sensazione di terrore misto ad ira, Harry tolse lentamente il suo piede dalla scala e si girò per seguire i Dursley.
La cucina scrupolosamente sembrava brillare in maniera stranamente irreale dopo l'oscurità esterno. Zia Petunia aveva sistemato Dudley su una sedia; egli era ancora molto verde e di aspetto viscido. Zio Vernon era davanti alla tavola sgombra, scrutando Harry attraverso i suoi occhi minuscoli e ristretti.
“Che cosa hai fatto a mio figlio?” disse in un ringhio minaccioso.
“Niente”, rispose Harry, che sapeva perfettamente che zio Vernon non gli avrebbe creduto.
“Che cosa ti ha fatto, Diddy?” disse zia Petunia con voce tremante, che adesso stava pulendo il vomito dal bavero della giacca di pelle di Dudley.
“Era - era tu-sai-cosa, caro? Ha utilizzato - quella cosa?”
Lentamente, tremolando, Dudley chinò il capo.
“Non l’ho fatto!” disse Harry bruscamente, mentre zia Petunia emetteva un lamento e zio Vernon alzava pugni. Non ho fatto niente a lui, non sono stato io, era –“
Ma in quel preciso momento gufo strillante piombò attraverso la finestra della cucina. Schivando stento la testa di zio Vernon, sorvolò la cucina, lasciò cadere la grande busta di pergamena che portava nel suo becco ai piedi di Harry, si voltò garbatamente, la punta delle sue ali che sforò appena lo spigolo del frigorifero, quindi sfrecciò fuori di nuovo e attraversò il giardino.
“GUFI!” muggì zio Vernon, con la logora vena alla tempia che pulsava rabbiosamente dopo che aveva chiuso di botto la finestra della cucina.
“DI NUOVO GUFI! IO NON VOGLIO AVERE PIU’ GUFI NELLA MIA CASA!”
Ma Harry si era subito messo ad aprire la busta e a tirare fuori la lettera interna, il cuore che gli batteva da qualche parte vicino al suo pomo d’Adamo.
Gentile sig. Potter,
abbiamo ricevuto informazione che avete eseguito l’incantesimo del Patronus ventitre minuti dopo le nove di questa sera in una zona residenziale di Babbani e alla presenza di un Babbano. La gravità di questa violazione del Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni ha comportato la sua espulsione dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
I rappresentanti del Ministero raggiungeranno fra breve il vostro luogo di residenza per distruggere la vostra bacchetta.
Dal momento che avevate già ricevuto un avvertimento ufficiale per una precedente violazione ai sensi dell’Articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarla che la sua presenza è richiesta ad una udienza disciplinare presso il Ministero della Magia alle 9 a.m. del dodici di Agosto.
Augurandovi ogni bene,
Cordiali saluti,
Mafalda Hopkirk
Ufficio per l’Uso Improprio della Magia
Ministero della Magia
Harry lesse la lettera due volte. Egli era solo vagamente consapevole della conversazione di zio Vernon e zia Petunia. Dentro alla sua testa, tutto era gelato e intirizzito. Un fatto aveva penetrato la sua coscienza come un dardo paralizzante. Era stato espulso da Hogwarts. Era tutto finito. Non ci sarebbe tornato mai più.
Egli si voltò verso i Dursley. Lo zio Vernon era violaceo, gridava, con i pugni ancora alzati; zia Petunia abbracciava Dudley, che stava vomitando di nuovo.
Il cervello temporaneamente intontito di Harry sembrò risvegliarsi. I rappresentanti del Ministero raggiungeranno fra breve il vostro luogo di residenza per distruggere la vostra bacchetta. C'era solo una cosa da fare. Egli doveva correre via - adesso. Dove sarebbe andato, Harry non lo sapeva, ma era certo di una cosa: a Hogwarts o da un’altra parte, aveva bisogno della sua bacchetta. In uno stato quasi di sogno, egli estrasse la sua bacchetta e si girò per lasciare la cucina.
“Dove pensi di andare?” urlò zio Vernon. Dal moneto che Harry non rispose, egli attraversò rimbombando la cucina per bloccare il vano della porta che dava sulla sala. “Non ho finito con te, ragazzo!”
“Lasciami passare,” disse Harry con calma.
“Tu starai qui a spiegarmi come mio figlio –“
“Se non mi farai uscire ti farò un incantesimo,” disse Harry, alzando la bacchetta.
“Tu non puoi usare quella cosa su di me!” lo bloccò zio Vernon. “So che non ti è permesso utilizzarla fuori da quel manicomio che chiamate scuola!”
“Il manicomio mi ha buttato fuori,” disse Harry. “Cosicché posso fare quello che mi pare. Hai tre secondi. Uno - due –“
Un forte rumore riempì la cucina. Zia Petunia gridò, zio Vernon urlò e si fece indietro, ma per la terza volta quella sera Harry stava cercando la causa di un rumore che non aveva fatto lui. L’individuò immediatamente: uno stordito arruffato gufo si era accasciato sul davanzale di cucina, dal momento che si era appena schiantato contro la finestra chiusa.
Ignorando l'urlo angosciato di zio Vernon “GUFI!”, Harry attraversato la stanza a una corsa e aprì la finestra. Il gufo si rimise dritto sulle zampe, alle quali era legato un piccolo rotolo di pergamena, scosse le sue piume e aspettò che Harry prendesse la lettera. Con le mani tremanti, Harry spiegato la seconda lettera, che era stata scritta molto frettolosamente ed era macchiata di inchiostro nero.
Harry –
Silente è appena arrivato al Ministero e sta tentando di risolvere tutto. NON LASCIARE LA CASA DI TUA ZIA E TUO ZIO. NON USARE PIU’ LA MAGIA. NON DARE A NESSUNO LA TUA BACCHETTA.
Arthur Weasley
Silente stava tentando di risolvere tutto… Che cosa poteva significare? Quanto potere doveva avere Silente per passare sopra al Ministro della Magia? C’era la possibilità che potesse tornare a Hogwarts, allora? Un piccolo germoglio di speranza spuntò nel petto di Harry, quasi immediatamente soffocato dal panico – Come pensava di rifiutarsi di cedere la sua bacchetta senza fare magie? Avrebbe dovuto duellare con i rappresentanti del Ministero, e se lo faceva, avrebbe avuto fortuna a fuggire da Azkaban, altro che l’espulsione.
La sua mente correva. Egli poteva scappare e rischiare di essere catturato dal Ministero o rimanere fermo in attesa che essi lo trovassero li. Egli era molto più tentato dalla prima opzione, ma saputo che il Sig. Weasley aveva a cuore i suoi interessi migliori. E dopo tutto, Silente aveva risolto cose molto peggiori di questa prima.
“ok,” disse Harry, “ho cambiato idea, rimango.” Si lanciò verso il tavolo della cucina e si mise di fronte a Dudley e a zia Petunia. I Dursleys sembravano stupiti del suo repentino cambiamento d’idea. Zia Petunia si voltò disperatamente verso zio Vernon. La vena nella sua tempia rossa pulsava peggio che mai.
da chi sono tutti questi rozzi gufi?” ringhiò.
Il primo era dal Ministero della Magia, mi hanno espulso,” disse Harry con calma. Egli tendeva le sue orecchie per captare qualsiasi rumore esterno, in caso i rappresentanti del Ministero si stessero avvicinando ed era più facile e più silenzioso rispondere alle domande di zio Vernon che farlo ricominciare a infuriarsi e sbraitare. “Il secondo era dal padre del mio amico Ron, che lavora al Ministero.
“Ministero della Magia?” muggì zio Vernon. “La gente come voi ha un governo? Oh, questo spiega tutto, tutto, nessun prodigio che il paese stia andando in malora.”
“Visto che Harry non rispose, zio Vernon lo fulminò con lo sguardo, poi sibilò, “E perché eri stato espulso?”
“Perché ho usato la magia.”
“AHA!” urlò zio Vernon, sbattendo il suo pugno in cima al frigorifero, che si aprì di colpo; diversi spuntini dietetici di Dudley crollarono fuori e si spiaccicarono sul pavimento.
“Allora lo ammetti! Che cosa hai fatto a Dudley?”
“Niente,” rispose Harry, con un po’ meno di calma. “Non ero io –“
“Era,” mormorò Dudley inaspettatamente, e zio Vernon e zia Petunia fecero immediatamente gesti a Harry per farlo stare zitto mentre entrambi si curvavano su Dudley.
“Dai, figliolo,” disse zio Vernon, “che cosa ti ha fatto?”
“Parla con noi, caro,” sussurrò zia Petunia.
“Ha puntato la sua bacchetta contro di me”, borbottò Dudley.
“Sì, l’ho fatto, ma non l’ho usata –“ intervenne Harry rabbiosamente, ma –
“ZITTO!” urlarono zio Vernon e zia Petunia all’unisono.
“Continua, figliolo”, ripeté zio Vernon, soffiando furiosamente sotto i baffi.
“Tutto è diventato oscuro,” disse raucamente Dudley, rabbrividendo. “Tutto buio. E poi ho s-sentito… qualcosa. Dentro alla mia testa.”
Zio Vernon e zia Petunia si scambiato uno sguardo di completo orrore.
Se la cosa che gli piaceva meno nel mondo era la magia - seguita a breve distanza dai vicini che avevano violato più di loro il divieto di usare l’annaffiatore - la gente che sentiva voci veniva sicuramente classificata al decimo posto.
Essi pensavano ovviamente che Dudley aveva perso la testa.
“Che tipo di cose hai sentito, Popkin?” sussurrò zia Petunia, con una faccia bianchissima e con le lacrime agli occhi.
Ma Dudley sembrava incapace di parlare. Egli rabbrividì di nuovo e scosse la sua grande testa bionda, e malgrado il senso di paralizzante terrore che era sceso su di Harry dall'arrivo del primo gufo, egli provò una certa curiosità. I Dissennatori costringevano una persona a rivivere i momenti peggiori della sua vita. Che cosa era stato costretto a sentire il viziato, coccolato, prepotente Dudley?”
“come sei arrivato a cadere, figliolo?” Disse zio Vernon, con una voce innaturalmente bassa, il genere di voce che egli avrebbe potuto adottare al capezzale di una persona molto malata.
“S-sono inciampato,” disse Dudley tremando. “E poi –
Lui si indicò il suo petto massiccio. Harry capì. Dudley ricordava il freddo viscido che riempiva i polmoni mentre speranza e felicità venivano succhiate fuori da voi.
“Orribile,” bofonchiò Dudley. “Freddo. Molto freddo.”
“OK,” disse zio Vernon, con una voce di calma forzata, mentre zia Petunia posava la sua mano ansiosa sulla fronte di Dudley per sentire la sua temperatura. “Cosa è successo, dopo, Dudders?”
“Una sensazione… una sensazione… come se… come se…”
“Come se non potessi mai più essere di nuovo felice,” concluse Harry cupamente.
“sì,” sussurrò Dudley, che stava ancora tremando.
“E’ così!” riprese zio Vernon, ripristinando il normale volume alto volume di voce mentre si raddrizzava. “Hai fatto qualche assurdo incantesimo a mio figlio cosicché sentisse delle voci e credesse di essere – di essere stato condannato all’infelicità o qualcosa del genere, vero?”
“Quante volte ve lo devo dire?” disse Harry, rabbia e voce che aumentavano. “Non sono stato io! Era una coppia di Dissennatori!”
“Una coppia di … cosa sono scemenze?”
“Dis-sen-na-to-ri,” ripete Harry lentamente e chiaramente. “Due di loro.”
“E che cosa diavolo sarebbero i Dissennatori?”
“I guardiani della prigione magica, Azkaban,” disse zia Petunia.
Due secondi di assordante silenzio seguirono queste parole prima che zia Petunia coprisse la sua bocca con una mano come se lei avesse brutalmente pronunciato una disgustosa bestemmia. Lo zio Vernon la guardava stralunato. La testa di Harry vacillò. La sig.ra Figg era un conto - ma zia Petunia?”
“Come fai a saperlo?” le chiese attonito.
Zia Petunia si guardò veramente terrorizzata da sè stessa. Lei si voltò verso zio Vernon come per scusarsi disperatamente, quindi abbassò la sua mano quel tanto da mostrare leggermente i suoi denti equini.
“Ho sentito – quel orribile ragazzo - che le parlava di loro - anni fa,” disse lei in un sussulto.
“Se ti riferisci a mia madre e mio padre, perché non usi i loro nomi?” disse Harry con forza, ma zia Petunia lo ignorò. Lei sembrava terribilmente nervosa.
Harry era stordito. Salvo uno sfogo alcuni anni prima, nel corso di quale zia Petunia aveva gridato che la madre di Harry era sempre stata strana, lui non l'aveva mai sentita nominare sua sorella. Era sbalordito del fatto che lei si fosse ricordata questi scarti di informazioni sul mondo magico tanto a lungo, quando di solito impiegava tutte le sue energie nel pensare che non fosse mai esistito.
Lo zio Vernon aprì la bocca, la chiuse di nuovo, la riaprì ancora una volta, la richiuse, quindi, evidentemente sforzandosi per ricordare cosa dire, la aprì per la terza volta e gracchiò, “Così – così – questi – loro – loro - essi in effetti esistono, questi Dissenna-qualcosa?”
Zia Petunia annuì.
Zio Vernon spostò lo sguardo da zia Petunia a Dudley a Harry come se sperasse che qualcuno stesse per gridare “Pesce d’aprile!” Visto che nessuno lo fece, egli aprì ancora una volta la bocca, ma rimase a lottare per trovare altre parole per l'arrivo del terzo gufo della sera. Il gufo sfrecciò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata ed atterrò con uno schiamazzo sul tavolo da cucina, facendo sobbalzare dalla paura tutti e tre i Dursley. Harry prese una seconda busta dall’aspetto ufficiale dal becco del gufo e la aprì strappandola mentre il gufo ripiombava indietro nella notte.
“Ne ho – abbastanza – di gufi,” borbottò zio Vernon distrattamente, dirigendosi pesantemente verso la finestra e chiudendola di nuovo con forza.
Gentile sig. Potter,
in riferimento alla nostra lettera di circa ventidue minuti fa, il Ministero della Magia ha rivisto la sua decisione di distruggere immediatamente la sua bacchetta. Potrà tenere la sua bacchetta fino alla sua udienza disciplinare del dodici di Agosto, quando sarà presa una decisione ufficiale.
A seguito di una discussione con il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Ministero ha concordato che anche la questione della vostra espulsione sarà decisa in quel momento. Si dovrà pertanto considerare sospeso dalla scuola in attesa di ulteriori richieste di informazioni.
Con i migliori auguri, cordiali saluti,
Mafalda Hopkirk
Ufficio per l’Uso Improprio della Magia
Ministero della Magia
Harry rilesse questa lettera tre volte in rapida successione. Il nodo di angoscia nel suo torace si era leggermente allentato per il sollievo di sapere che non era ancora stato espulso definitivamente, sebbene le sue paure non fossero in alcun modo svanite. Sembrava che tutto dipendesse da questa udienza del dodici di Agosto.
“Ebbene?” disse zio Vernon, riportando Harry in quella dimensione. “Che cosa c’è ora? Ti hanno condannato a qualcosa? Ti hanno condannato alla pena di morte?” aggiunse egli con un pensiero fiducioso.
“Devo andare ad una udienza,” disse Harry.
“E là loro ti condanneranno?”
“Suppongo che sarà così.”
“Allora non rinuncerò alla speranza,” disse zio Vernon con cattiveria.
“Bene, se questo è tutto,” disse Harry, alzandosi in piedi. Egli era tanto disperato di essere solo da pensare forse di mandare una lettera a Ron, Hermione o Sirius.
“NO, MALEDIZIONE, NON E’ ANCORA TUTTO!” tuonò zio Vernon. “RIMETTITI A SEDERE!”
“Che cosa c’è adesso?” disse Harry con impazienza.
“DUDLEY!” urlò zio Vernon. “Voglio sapere esattamente quello che è successo a mio figlio!”
“PERFETTO!” urlò Harry così arrabbiato che scintille rosse e oro vennero sparate fuori dalla punta della sua bacchetta, che teneva ancora in mano. Tutti e tre i Dursley indietreggiarono, guardando terrificati.
“Dudley e io eravamo nel vicolo tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk,” disse Harry, parlando veloce, sforzandosi di controllare la sua rabbia. “Dudley voleva fare il furbo con me, ho tirato fuori la mia bacchetta ma non l'ho usata. Quindi sono arrivati due Dissennatori –
“Ma che cosa SONO i Dissennati?” chiese zio Vernon furiosamente. “Che cosa FANNO?”
“Te l’ho detto, loro ti risucchiano tutta la felicità”, disse Harry, “e se ne hanno la possibilità, ti baciano –“
“Ti baciano?” disse zio Vernon, i suoi occhi che scintillavano leggermente. “Ti baciano?”
“E’ il modo di dire che usano loro quando ti aspirano l'anima fuori dalla bocca.”
Zia Petunia emise un debole grido.
“La sua anima? Loro non gli hanno preso – lui ce l’ha ancora –“
Lei afferrò Dudley per le spalle e lo scosse, come se eseguisse un test per vedere se poteva sentire la sua anima risuonare dentro lui.
“Naturalmente loro non sono riusciti a prendergli la sua anima, voi lo capireste se ci fossero riusciti,” disse Harry, esasperato.
“Hai combattuto, eh, figliolo?” disse zio Vernon a voce alta, con l'aspetto di un uomo che lotta per riportare la conversazione su un piano che può comprendere. “Gli hai dato il vecchio uno-due, vero?”
“Non puoi dare a un Dissennatore il vecchio uno-due,” disse Harry attraverso i denti stretti.
“E allora perché lui è a posto, sentiamo!” gridò zio Vernon. “Perché non è tutto vuoto, allora?”
“Perché io ho usato l’incantesimo del Patronus –“
WHOOSH. Con un gran fracasso, un frullare di ali e una soffice nuvola di polvere, un quarto gufo arrivò sparato giù dal caminetto di cucina.
“PER L’AMOR DI DIO!” urlò zio Vernon, strappandosi grandi quantità di peli dai suoi baffi, cosa che egli non era stato spinto a fare da molto tempo. “IO NON VOGLIO AVERE GUFI QUI, NON LO TOLLERO, TE LO DICO!”
Ma Harry stava già togliendo un rotolo di pergamena dalla zampa del gufo. Egli era così convinto che quella lettera doveva essere di Silente, che spiegava tutto, i Dissennatori, la sig.ra Figg, ciò che sapeva il Ministero, come lui, Silente, intendeva risolvere tutto, che per la prima volta nella sua vita egli fu deluso di vedere la calligrafia di Sirius. Ignorando la declamazione in corso di zio Vernon sui gufi e socchiudendo i suoi occhi contro una seconda nuvola di polvere prodotta dall’uscita dell’ultimo gufo attraverso il camino spento, Harry lesse il messaggio di Sirius.
Arthur mi ha appena detto quello che è avvenuto. Non uscire di nuovo di casa, qualunque cosa tu faccia.
Harry trovò un tale messaggio talmente inadeguato a tutto quello che era accaduto quella notte che voltò il pezzo di pergamena, cercando il resto della lettera, ma non c’era più niente.
E adesso la sua rabbia era salita di nuovo. A nessuno era venuto in mente di dire “ben fatto” dal momento che aveva respinto due Dissennatori senza aiuto? Sia il sig. Weasley che Sirius parlavano come se lui si fosse comportato scorrettamente e stessero trattenendo i loro rimproveri fino a quando non si fossero potuti accertare di quanto danno era stato fatto.
“… una beccata, che dico, uno stormo di gufi che vanno e vengono dalla mia casa. Io non lo voglio, ragazzo, io non voglio –“
“Io non posso impedire ai gufi di venire,” scattò Harry, stringendo la lettera di Sirius nel suo pugno.
“Voglio la verità su quello che è accaduto stanotte!” urlò zio Vernon. “Se sono stati i Dissenacci a ferire Dudley, come mai tu sei stato espulso? Hai fatto tu-sai-cosa, l’hai ammesso!”
Harry fece un profondo respiro rilassante. La sua testa iniziava a dolere di nuovo. Egli voleva più di qualsiasi altra cosa uscire dalla cucina e andar via dai Dursley.
“Ho fatto l’incantesimo del Patronus per sbarazzarmi dei Dissennatori,” disse, costringendosi a rimanere calmo. “E’ l'unica cosa che funziona contro di loro.”
“Ma che cos’erano venuti a fare dei Dissennatori a Little Whinging?” chiese zio Vernon con un tono offeso.
“Non posso darti questa informazione,” disse Harry stancamente. “Non ne ho idea.”
Adesso la sua testa pulsava nel riverbero della luce artificiale. La sua rabbia scemò. Egli si sentì prosciugato, esaurito. I Dursley lo stavano tutti fissando.
“Sei tu,” disse zio Vernon energicamente. “E’ qualcosa che ha a che fare con te, ragazzo, lo so. Perché altrimenti sarebbero saltati fuori qui? Perché sarebbero venuti giù per quel vicolo? Tu devi essere l’unico – l’unico –“ Evidentemente, lui non ha poté obbligare se stesso a dire la parola 'mago'. “L'unico tu-sai-cosa per miglia.”
“Io non so perché essi erano qui.”
Ma alle parole di zio Vernon, il cervello stremato di Harry si era rimesso in azione. Perché i Dissennatori erano venuti a Little Whinging? Come poteva essere una coincidenza che essi fossero arrivati proprio nel vicolo dove si trovava Harry? Erano stati inviati? Il Ministero della Magia aveva perso il controllo dei Dissennatori? Avevano abbandonato Azkaban e si erano uniti a Voldemort, come Silente aveva predetto che avrebbero fatto?
“Questi Dissennatori fanno la guardia a qualche prigione di tipo strampalato?” chiese zio Vernon, interrompendo la catena di pensieri di Harry.
“Sì,” rispose Harry.
Se solo la sua testa avesse smesso di bruciargli, se solo egli avesse potuto lasciare la cucina e andare nella sua camera buia e pensare…
“Oho! Erano venuti ad arrestarti!” disse zio Vernon, con l'aria trionfante di uno che raggiunge una conclusione incontestabile. “E’ così, non è vero, ragazzo? Tu stavi scappando dalla legge!”
“Certo che no!” disse Harry, scuotendo la testa come per mandare via una mosca, la sua mente che or correva.
“Allora perché -?”
“Lui li deve avere inviati,” disse Harry più quietamente, rispondendo più a se stesso che a zio Vernon.
“Lui chi? Chi li deve avere inviati?”
“Lord Voldemort,” disse Harry.
Egli notò appena quanto era strano che i Dursley, che sarebbero indietreggiati, avrebbero sussultato e protestato con voce stridula se avessero sentito parole come 'mago', 'magia' o 'bacchetta', potevano invece sentire il nome del mago più crudele di tutti i tempi senza il minimo tremore.
“Lord – aspetta,” disse zio Vernon, la faccia contratta, l’immagine di un inizio di comprensione dentro ai suoi occhi da maialino. “Ho già sentito quel nome… Era il nome di quello che –“
“Che uccise i miei genitori, sì,” disse Harry cupamente.
“Ma se n’è andato,” disse zio Vernon impazientemente, senza dare il minimo segnale di pensare che l'assassinio dei genitori di Harry potesse essere un argomento doloroso. “Quel individuo gigantesco disse così. Lui se n’è andato.”
“E’ ritornato,” disse Harry pesantemente.
Si sentì molto strano nel continuare a stare lì nella cucina chirurgicamente pulita di zia Petunia, accanto al frigorifero ‘migliore-in-commercio’ e alla televisione schermo-gigante, a parlare con calma di Lord Voldemort a zio Vernon. L’arrivo dei Dissennatori a Little Whinging sembrava aver aperto una breccia nel grande muro invisibile che aveva sempre diviso il mondo inesorabilmente non magico di Privet Drive e il mondo al di là. Le due vite di Harry si erano in qualche modo fuse e tutto era stato capovolto; i Dursley gli stavano chiedendo dettagli sul mondo magico e la sig.ra Figg conosceva Albus Silente; i Dissennatori svolazzavano intorno a Little Whinging ed lui non sarebbe mai più potuto tornare a Hogwarts. La testa di Harry pulsava più lentamente.
“Ritornato?” sussurrò zia Petunia.
Lei stava guardando Harry come non lo aveva mai guardato prima. E all'improvviso, per la primissima volta nella sua vita, Harry si rese conto completamente che zia Petunia era la sorella di sua madre. Egli non avrebbe potuto dire perché questo lo colpì così potentemente in quel momento. Tutto quello che sapeva era che lui non era l'unica persona nella stanza che aveva avuto un’idea di che cosa poteva significare il ritorno di Lord Voldemort. Zia Petunia non aveva mai guardato qualcuno prima nella sua vita come lui. I suoi occhi grandi e pallidi (così diversi da quelli di sua sorella) non si erano socchiusi per odio o rabbia, erano aperti e timorosi. La pretesa furibonda che zia Petunia aveva mantenuto per la tutta vita di Harry - che non c’era nessuna magia e nessun mondo diverso dal mondo che lei abitava con zio Vernon - sembrava essere caduta.
“Sì,” disse Harry, adesso parlando direttamente a zia Petunia. “Egli è ritornato un mese fa. L'ho visto.”
Le sue mani cercarono le spalle massicce di Dudley coperte dalla giacca di pelle e le afferrarono.
“Aspetta,” disse zio Vernon, che guardava da sua moglie a Harry e viceversa, evidentemente stordito e ha confuso per l’incredibile incomprensione che sembrava essere nata tra loro. “Aspetta. Questo Lord Volde-qualcosa è ritornato, dici.”
“Sì”
“E’ quello che ha assassinato i tuoi genitori.”
“Sì.” '
“E ora invia Dissennanti per te?”
“Sembra che sia così,” disse Harry.
“Vedo,” disse zio Vernon, spostando lo sguardo dalla faccia pallida di sua moglie a Harry e tirandosi su i pantaloni. Sembrava che egli si stesse gonfiando, la sua grande faccia porporina che si allungava sotto agli occhi di Harry. “Bene, questo sistema tutto,” disse, il davanti della sua camicia che si tendeva man mano che lui si gonfiava “puoi uscire da questa casa, ragazzo!”
“Cosa?” disse Harry.
“Mi hai sentito - FUORI!” tuonò zio Vernon, e anche zia Petunia e Dudley sussultarono. “FUORI! FUORI! Avrei dovuto farlo molti anni fa! Gufi che usano la casa come luogo di riposo, budini che esplodono, metà della sala distrutta, la coda di Dudley, Marge a penzoloni sul soffitto e quella Ford Anglia volante - FUORI! FUORI! Sono problemi tuoi! Sei storia! Non starai qui se qualche pazzo ti sta cercando, non metterai in pericolo mia moglie e mio figlio, non farai ricadere dei problemi su noi. Se te ne andrai allo stesso modo dei tuoi inutili genitori, sono problemi tuoi! FUORI!
Harry rimase inchiodato sul posto. Le lettere dal Ministero, dal sig. Weasley e da Sirius erano tutte accartocciate nella sua mano sinistra. Non uscire di nuovo di casa, qualunque cosa tu faccia. NON LASCIARE LA CASA DI TUA ZIA E TUO ZIO.
“Mi hai sentito!” disse zio Vernon, che adesso si era curvato in avanti, la sua massiccia faccia rossa così vicina a Harry che egli sentire gli sputi che colpivano la sua faccia. “Vattene! Avresti già dovuto essertene andato mezz'ora fa! Io sono davvero in ritardo con te! Esci e non calpestare mai più la soglia della nostra casa! Perché mai ti abbiamo tenuto finora, non lo so, Marge aveva ragione, saresti dovuto andare all'orfanotrofio. Siamo stati dannatamente troppo permissivi, per la nostra bontà, pensavamo di poter scacciare quella cosa da te, pensavamo che avremmo potuto renderti normale, ma eri marcio fin dall'inizio e io ne ho abbastanza - gufi!”
Un quinto gufo sfrecciò giù per il camino così velocemente che in effetti sbatté contro al pavimento prima di volare in aria di nuovo con uno forte strillo. Harry alzò la mano per afferrare la lettera, che era in una busta scarlatta, ma il gufo aveva spiccato il volo direttamente sopra la sua testa, volando direttamente da zia Petunia, che emise un grido e si tirò indietro, coprendosi la faccia con le braccia. Il gufo lasciò cadere la busta rossa sulla sua testa, si girò e volò direttamente su per il camino.
Harry si gettò a raccogliere la lettera, zia Petunia lo colpì con quella. “Puoi aprirla se vuoi,” disse Harry, “ma sentirai comunque quello che dice. Quella è una Strillettera.”
“Buttala via, Petunia!” urlò zio Vernon. “Non toccarla, potrebbe essere pericoloso!”
“E’ indirizzata a me,” disse zia Petunia con una voce tremula. “E’ indirizzata a me, Vernon, guarda! sig.ra Petunia Dursley, Cucina, numero quattro di Privet Drive –“
Le si bloccò il respiro, terrorizzata. La busta rossa aveva iniziato a fumare.
“Aprila!” la sollecitò Harry. “Non lasciarla così! (?) Comunque si aprirà.”
“No.”
La mano di zia Petunia tremava. Lei si guardò selvaggiamente intorno in cucina come per cercare una via di fuga, ma troppo tardi – la busta scoppiò in fiamme. Zia Petunia gridò e la lasciò cadere. Una voce terribile riempì la cucina, risuonando nello spazio ristretto, proveniente dalla lettera ardente sulla tavola.
“Ricorda la mia fine, Petunia.”
Zia Petunia aveva l’aria di che sta per svenire. Si accasciò nella sedia accanto a Dudley, la faccia tra le sue mani. I resti della busta covavano sotto cenere nel silenzio.
“Che cosa significa?” disse raucamente zio Vernon. “Cosa - io non - Petunia?”
Zia Petunia non disse niente. Dudley fissava stupidamente sua madre, la sua bocca che pendeva aperta. Un orribile silenzio irruppe vorticosamente. Harry guardava la zia, del tutto disorientata, il suo cuore che palpitava tanto da scoppiare.
“Petunia, cara?” disse timidamente zio Vernon. “P-Petunia?”
Lei alzò la sua testa. Tremava ancora. Deglutì.
“Il ragazzo - il ragazzo dovrà restare, Vernon,” disse lei debolmente.
“C-cosa?”
“Lui rimane,” disse lei. Non guardava Harry. Si rimise di nuovo in piedi.
“Lui… ma Petunia…”
“Se noi lo cacciamo, i vicini parleranno,” disse lei. Aveva recuperato subito il suo solito tono vivace e stizzoso, sebbene fosse ancora molto pallida. “Loro faranno domande importune, vorranno sapere dove è andato. Dovremo tenerlo.”
Zio Vernon si era sgonfiato come un vecchio pneumatico.
“Ma Petunia, cara –“
Zia Petunia lo ignorò. Si rivolse a Harry.
“Vai nella tua stanza,” disse. “Non lascerai la casa. Adesso vai a letto.”
Harry non si mosse.
“Da parte di chi era quella strillettera?”
“Non fare domande,” disse zia Petunia in tono brusco.
“Sei in contatto con dei maghi?”
“Ti ho detto di andare a letto!”
“Che cosa significava? Ricordati la fine di cosa?”
“Vai a letto!”
“Come -?”
“UBBIDISCI A TUA ZIA, ADESSO VAI A LETTO!”
CAPITOLO 3 - L’arrivo della Guardia
Sono appena stato attaccato dai Dissennatori e potrei essere espulso da Hogwarts. Vorrei sapere quello che sta succedendo e dove andrò quando andrò via da qui.
Harry aveva scritto queste parole su tre diversi pezzi di pergamena nel momento in cui aveva raggiunto la scrivania nella sua camera buia. Indirizzò il primo a Sirius, il secondo a Ron e il terzo a Hermione. Il suo gufo, Edwidge, era fuori a caccia; la sua gabbia era vuota sulla scrivania. Harry camminò su e giù per la camera aspettando che ritornasse, la sua testa pulsava, il suo cervello era troppo stanco per dormire sebbene i suoi occhi pizzicassero e prudessero per la stanchezza. La sua schiena era dolorante per aver dovuto trainare a casa Dudley e i due punti della sua testa dove la finestra e Dudley lo avevano colpito pulsavano fin troppo.
Camminò su e giù, consumato dalla rabbia e dalla frustrazione, digrignando i denti e stringendo i pugni, spogliandosi arrabbiato guardando nel cielo vuoto cosparso di stelle ogni volta che passava davanti alla finestra. Dei Dissennatori che erano stati mandati da lui, la sig.ra Figg e Mundungus Fletcher che lo seguivano in segreto, quindi la sospensione da Hogwarts e un’udienza al Ministero della Magia - e ancora nessuno gli diceva quello che stava succedendo.
E che cos’era la cosa di cui parlava quella strillettera? La cui voce era risuonata così orribilmente, così minacciosamente, attraverso la cucina?
Perché si trovava ancora intrappolato qui senza informazioni? Perché tutti lo trattava come un qualsiasi ragazzo pestifero? Non fare più magie, stai in casa…
Diede un calcio al suo baule di scuola mentre lo scavalcava, ma invece di sentirsi sollevato dalla sua rabbia lo stette ancora peggio, dato che adesso aveva un dolore acuto a un dito del piede da sopportare oltre al dolore nel resto del corpo.
Proprio mentre zoppicava sotto la finestra, Edwidge entrò con un morbido frullo di ali come un piccolo fantasma.
“Era ora!” disse Harry arrabbiato, mentre lei atterrava leggermente sopra alla sua gabbia. “Puoi metter giù quello, ho del lavoro per te!”
I grandi e rotondi occhi ambrati di Edwidge lo fissarono riprovevolmente sopra alla rana morta che teneva nel becco.
“Vieni qui,” disse Harry, raccogliendo i tre piccoli rotoli di pergamena e una cinghia di pelle e legando i rotoli alla sua zampa squamosa. “Porta questi direttamente a Sirius, Ron e Hermione e non ritornate qui senza ottime risposte lunghe. Prendili a beccate finché non hanno scritto risposte di una lunghezza decente, se è necessario. Capito?”
Edwidge emise un fischio attutito, con la rana ancora nel becco.
“Vai, adesso,” disse Harry.
Lei spiccò il volo immediatamente. Nel momento in cui se ne andò, Harry si lanciò sul suo letto senza spogliarsi fissò il soffitto oscuro. Oltre a tutte le altre orribili sensazioni, ora si sentiva in colpa per essere stato sgarbato con Edwidge; lei era l'unica amica che aveva avuto al numero quattro di Privet Drive. Ma avrebbero fatto pace quando lei fosse ritornata con le risposte da Sirius, da Ron e Hermione.
Essi sarebbero stati obbligati a scrivere le risposte velocemente; non potevano verosimilmente ignorare un attacco dei Dissennatori. Probabilmente Harry si sarebbe svegliato l’indomani con tre lunghe lettere piene di simpatia e con o piani per il suo trasferimento immediato alla Tana. E con quell'idea confortante, il sonno lo vinse, soffocando tutti gli altri pensieri.
*
Ma la mattina dopo Edwidge non era ritornata. Harry passò tutto il giorno nella sua camera, lasciandola solo per andare al bagno. Per tre volte quel giorno zia Petunia spinse il cibo nella sua stanza attraverso la gattaiola che zio Vernon aveva montato tre estati prima. Ogni volta che Harry l’aveva sentita avvicinarsi aveva provato a interrogarla sulla strillettera, ma avrebbe potuto avere interrogato anche la maniglia della porta per tutte le risposte che aveva ottenuto. Per il resto, i Dursley si erano mantenuti ben alla larga della sua camera. Harry non riusciva a trovare il modo per imporgli la sua compagnia; un'altra litigata non sarebbe servita a niente, tranne forse che a renderlo così arrabbiato da eseguire la magia più illegale.
Continuò così per tre giorni interi. Harry era a momenti alterni pieno di un’incessante energia che lo rendeva incapace di calmarsi per qualsiasi cosa - durante quei momenti egli camminava avanti e indietro per la sua camera, furioso con un sacco di persone perché lo avevano lasciato sulle spine in mezzo a quel pasticcio; e in altri momenti scivolava in una letargia così totale che poteva stare sdraiato sul suo letto per un'ora di fila, guardandosi intorno inebetito, stando male per il terrore al pensiero dell'udienza al Ministero.
E se essi si fossero pronunciati contro di lui? E se egli fosse stato espulso e la sua bacchetta fosse stata spezzata a metà? Che cosa avrebbe fatto lui, dove sarebbe andato? Non sarebbe potuto ritornare a vivere a tempo pieno con i Dursley, non ora che aveva conosciuto un altro mondo, l’unico al quale egli sentiva realmente di appartenere. Avrebbe potuto andare a stare da Sirius, come Sirius gli aveva proposto un anno fa, prima che fosse costretto a fuggire dal Ministero? Sarebbe stato permesso a Harry di vivere là da solo, dato che era ancora minorenne? O la questione di dove sarebbe andato sarebbe stata decisa successivamente? La sua violazione dello Statuto Internazionale di Segretezza era stata così grave da spedirlo in una cella ad Azkaban? Ogni volta che si era affacciato questo pensiero, Harry era immancabilmente scivolato giù dal suo letto ed aveva iniziato di nuovo a camminare.
La quarta notte dopo la partenza di Edwidge Harry giaceva in una delle sue fasi apatiche, fissando il soffitto, la sua mente esaurita quasi vuota, quando suo zio entrò nella sua camera. Harry guardò lentamente verso di lui. Zio Vernon portava il suo abito migliore e aveva un'espressione di enorme soddisfazione.
“Noi stiamo uscendo,” disse.
“Scusa?”
“Noi - vale a dire, tua zia, Dudley e io, stiamo uscendo.”
“Va bene,” disse Harry meccanicamente, guardando il soffitto.
“Non devi uscire dalla tua camera mentre siamo via.”
“OK.”
“Non toccare la televisione, lo stereo o una qualunque delle nostre cose.”
“Va bene.”
“Non rubare cibo dal frigorifero.”
“OK.”
“Chiuderò a chiave la tua porta.”
“Fallo.”
Zio Vernon fulminò Harry, chiaramente insospettito da questa mancanza di replica, quindi uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di se. Harry sentì la chiave girare nella serratura e i passi di zio Vernon scendere pesantemente per le scale. Alcuni minuti più tardi sentì sbattere le portiere della macchina, il rombo del motore e il rumore inequivocabile della macchina che usciva dal viale.
Harry non aveva avuto alcun particolare interesse riguardo alla partenza dei Dursley. Non faceva alcuna differenza se erano in casa o no. Non aveva nemmeno l'energia per alzarsi e accendere la luce della sua camera. La stanza diventò sempre più buia intorno a lui mentre stava sdraiato ascoltando i suoni della notte attraverso la finestra che aveva tenuto aperta per tutto il tempo, aspettando il benedetto momento in cui Edwidge sarebbe ritornata. La casa vuota cigolò intorno a lui. Le tubazioni gorgogliarono. Harry rimase lì in uno stato di torpore, non pensando a niente, sospeso nella tristezza.
Quindi, abbastanza distintamente, egli sentì un rumore di sotto in cucina. Egli scattò a sedere, ascoltando concentrato. I Dursley non avrebbero potuto essere ritornati, era veramente troppo presto e in ogni caso non aveva sentito la loro macchina.
Ci fu silenzio per alcuni secondi, quindi voci. Scassinatori, pensò, scivolando giù dal letto e mettendosi in piedi - ma un attimo più tardi gli venne in mente che degli scassinatori avrebbero parlato a bassa voce, e chiunque si stesse muovendo in cucina non si preoccupava certamente di farlo.
Afferrò la sua bacchetta dal tavolo e rimase di fronte alla porta della sua camera, ascoltando più che poteva. Un momento dopo, sussultò mentre la serratura scattava rumorosamente e la sua porta si apriva. Harry rimase immobile, fissando attraverso la porta aperta il buio pianerottolo, tendendo le orecchie per captare altri rumori, ma non venne nessuno. Egli esitò per un momento, quindi si spostò rapidamente e in silenzio fuori dalla sua stanza fino all’inizio delle scale.
Il suo cuore si catapultò nella sua gola. C'erano delle persone nella sala di sotto, i loro profili si stagliavano davanti alla debole luce che brillava attraverso la porta di vetro; otto o nove di loro, tutti, per quanto poteva vedere, stavano guardando verso di lui.
“Abbassa la tua bacchetta, ragazzo, prima di cavare l'occhio di qualcuno,” disse una voce bassa e ringhiante.
Il cuore di Harry batteva in modo incontrollabile. Conosceva quella voce, ma non abbassò la sua bacchetta.
“Professore Moody?” disse con tono incerto.
“Io non ne so molto del ‘Professore’,” ringhiò la voce, “Non ho mai avuto molte esperienze di insegnamento, no? Scendi qui, vogliamo vederti bene.”
Harry abbassò leggermente la sua bacchetta ma non rilassò la sua presa, né si spostò. Egli aveva un’ottima ragione per essere sospettoso. Egli aveva appena passato nove mesi nei quali che egli aveva pensato di essere accanto a Malocchio Moody solo per scoprire che quello non era il vero Moody, ma un impostore; un impostore, inoltre, che aveva cercato di uccidere Harry prima di essere smascherato. Ma prima che egli avesse potuto prendere una decisione su che cosa fare dopo, una seconda voce leggermente rauca arrivò fin sopra.
“E’ tutto a posto, Harry. Siamo venuti a portarti via.”
Il cuore di Harry sobbalzò. Egli conosceva anche quella voce, sebbene non la avesse sentita per più di un anno.
“P-Professor Lupin?” disse incredulo. “Siete voi?”
“Perché dobbiamo rimanere tutti al buio?” disse una terza voce di una donna, a lui sconosciuta. “Lumos.”
La punta di una bacchetta brillò, illuminando la sala con luce magica. Harry sbatté gli occhi. La gente sotto era affollata intorno alla soglia delle scale, guardavano verso di lui, alcuni che sollevavano la loro testa per vedere meglio.
Remus Lupin era il più vicino a lui. Sebbene ancora abbastanza giovane, Lupin sembrava stanco e piuttosto ammalato; aveva più capelli grigi di quando Harry lo aveva visto l’ultima volta e i suoi vestiti erano più rattoppati e malandati che mai. Tuttavia, sorrideva a Harry, che tentò di sorridere anche lui malgrado il suo stato di shock.
“Oooh, è proprio come pensavo che fosse,” disse la strega che teneva in alto la bacchetta accesa. Lei sembrava la più giovane tra quelle persone; aveva un viso pallido a forma di cuore, lucenti occhi scuri e corti capelli spinosi che avevano una forte tonalità viola. “Ciao, Harry!”
“Sì, capisco quello che volevi dire, Remus,” disse un mago calvo di colore che stava un po’ più indietro - egli aveva una voce profonda e lenta e portava un’anello d’oro all’orecchio – “assomiglia esattamente a James.”
“Eccetto per gli occhi,” disse un mago dalla voce ansimante e dai capelli argentei in fondo. “Ha gli occhi di Lily.”
Malocchio Moody, che aveva lunghi capelli brizzolati e dal suo naso mancava un grande pezzo, scrutava sospettosamente Harry attraverso i suoi due occhi diversi. Un occhio era piccolo, scuro e penetrante, l'altro grande, tondo e blu elettrico - l'occhio magico che poteva vedere attraverso muri, porte e dietro alla stessa testa di Moody. “Sei sicuro che è lui, Lupin?” ringhiò. “Avremmo fatto una bella guardia se ci portiamo indietro qualche Mangiamorte che si è trasformato in lui. Dobbiamo chiedergli qualcosa che solo il vero Potter potrebbe sapere. A meno che qualcuno ha portato del Veritaserum?”
“Harry, quale forma prende il tuo Patronus?” domandò Lupin. “Un cervo,” disse Harry nervosamente. “È lui, Malocchio,” disse Lupin.
Del tutto consapevole che tutti lo stavano ancora fissando, Harry scese le scale, riponendo la sua bacchetta nella tasca posteriore dei jeans mentre camminava.
“Non mettete lì la tua bacchetta, ragazzo!” urlò Moody. “E se si accende? Maghi più in esperti di te hanno perso le chiappe, sai?”
“Chi è che ha perso una chiappa?” chiese a Moody con interesse la donna con i capelli viola.
“Non importa, tieni solo la tua bacchetta lontano dalla tasca posteriore!” ringhiò Malocchio. Elementari precauzioni-da-bacchetta, nessuno se ne preoccupa più.” E zoppicò verso la cucina. “E comunque io li ho visti,” aggiunse irritato, dato che la donna aveva rivolto gli occhi al soffitto.
Lupin offrì la sua mano e strinse quella di Harry. “Come stai?” domandò, guardando Harry da vicino. “B-bene…”
Harry riusciva difficilmente a credere che quel che stava succedendo fosse reale. Quattro settimane di niente, non il più minuscolo suggerimento di un piano per venirlo a prendere da Privet Drive e improvvisamente un intero gruppo di maghi si trovava di fatto in casa come se questo fosse stato un piano preparato da lungo tempo. Diede un’occhiata alla gente che circondava Lupin; lo fissavano ancora avidamente. Si rese conto che non aveva nemmeno pettinato i capelli per quattro giorni.
“Sono - siete veramente fortunati che i Dursleys siano via…” borbottò.
“Fortunati, ah!” esclamò la donna con i capelli viola. “Sono stata io che li ho fatti andar via. Ho spedito una lettera dalla posta babbana che li informava che erano stati inclusi nella lista dei favoriti per il Premio per il Miglior Prato Suburbano. Staranno arrivando alla premiazione giusto adesso. O pensano di essere arrivati.”
Harry ebbe una fugace visione della faccia di zio Vernon quando si sarebbe reso conto che non c'era alcun Premio per il Miglior Prato Suburbano.
“Noi ce ne andiamo, vero?” domandò. “Presto?”
“Più o meno immediatamente,” disse Lupin, “Stiamo giusto aspettando che sia tutto a posto.”
“Dove andiamo? Alla Tana?” domandò Harry speranzoso.
“No, non alla Tana,” disse Lupin, scortando Harry verso la cucina; il piccolo nugolo di maghi li seguì, tutti stavano ancora guardando Harry curiosamente. “Troppo rischioso. Abbiamo costruito un quartier generale in un posto in individuabile. Si trova a un momento…”
Malocchio Moody si era adesso seduto sul tavolo della cucina mentre tracannava da una fiaschetta portatile da liquore, il suo occhio magico che ruotava in tutte le direzioni, soffermandosi sui molti apparecchi per i lavori domestici dei Dursley.
“Questo è Alastor Moody, Harry,” proseguì Lupin, indicando verso Malocchio.
“Sì, lo so,” disse Harry con inquietudine. Si sentiva strano ad essere presentato a qualcuno che aveva pensato di conoscere per un anno.
“E questa è Nymphadora –“
“Non chiamarmi Nymphadora, Remus,” disse la giovane strega con un brivido, “mi chiamo Tonks.”
“Nymphadora Tonks, che preferisce essere chiamata solo col suo cognome,” finì Lupin.
“Faresti lo stesso se quella sciocca di tua madre ti avesse chiamato Nymphadora,” mormorò Tonks.
“E questo è Kingsley Shacklebolt.” Egli indicò il mago alto di colore, che si inchinò. “Elphias Doge.” Il mago dalla voce ansimante annuì. “Dedalus Diggle –“
“Noi ci siamo già incontrati prima,” strillò eccitato Diggle, facendo cadere il cappello viola.
“Emmeline Vance.” Una strega dall’aspetto imponente con un mantello verde smeraldo inclinò la testa. “Sturgis Podmore.” Un mago dalla mascella quadrata, con folti capelli color paglia strizzò gli occhi. “E Hestia Jones.” Una strega mora dalle guance rosa fece un segno accanto al tostapane.
Harry aveva sgraziatamente inclinato la sua testa a ognuno di loro mentre veniva presentato. Egli avrebbe voluto che essi guardassero qualcosa di diverso da lui; era come se fosse stato improvvisamente fatto entrare in scena. Egli si chiedeva anche perché erano così in tanti.
“Un numero sorprendente di persone si sono offerte di venire a prenderti,” esclamò Lupin, come se avesse letto nella mente di Harry; gli angoli della sua bocca si contrassero leggermente.
“Sì, esatto, i migliori,” disse Moody cupamente. “Siamo la tua guardia, Potter.”
“Adesso stiamo aspettando il segnale che ci avvisa che è tutto sicuro per partire,” disse Lupin, dando uno sguardo fuori dalla finestra della cucina. “Abbiamo circa quindici minuti.”
“Davvero puliti, non pensi, questi babbani?” disse la strega chiamata Tonks, che si guardava intorno nella cucina con grande interesse. Mio padre è babbano ed è proprio un vecchio zoticone. Suppongo che siano diversi, proprio come succede con i maghi?”
“Ehm - sì,” disse Harry. “Aspetta –“ egli si voltò di nuovo verso Lupin, “Che cosa è successo, non ho sentito niente da nessuno, cos’ha fatto Vol -?”
Diverse streghe e maghi scoppiarono in strani gridolini acuti; Dedalus Diggle fece di nuovo cadere il suo cappello e Moody ringhiò, “Zitto!”
“Cosa?” disse Harry.
“Non discutiamo di niente qui, è troppo rischioso,” disse Moody, che aveva puntato il suo occhio normale su Harry. Il suo occhio magico era rimasto focalizzato sul soffitto. “Maledizione,” egli aggiunse arrabbiato, mettendo una mano sull'occhio magico, “rimane bloccato - da quando quella feccia l'ha usato.”
E con un ripugnante suono molliccio che assomigliava molto a uno sturalavandini che viene tirato da un sifone, egli tirò fuori suo occhio.
“Malocchio, sai che mi disgusta, no?” disse Tonks come se stesse conversando normalmente.
“Potresti darmi un bicchiere d’acqua, Harry?” chiese Moody. Harry aprì la lavastoviglie, prese un bicchiere pulito e lo riempì di acqua al lavandino, fissato ancora con impazienza dallo stuolo di maghi. Il loro sguardo implacabile iniziava ad annoiarlo.
“Evviva,” disse Moody, quando Harry gli portò il bicchiere. Egli fece cadere il bulbo oculare magico nell'acqua e lo scosse su e giù; l'occhio schizzò in ogni direzione, fissandoli ad uno ad uno. “Voglio trecentosessanta gradi di visibilità per il viaggio di ritorno.”
“Come andremo - dove andremo?” domandò Harry.
“Con le scope,” disse Lupin. “E’ l’unico modo. Tu sei troppo giovane per Materializzarti, il Floo Network lo scoprirebbe e nemmeno noi siamo in grado di creare una Passaporta non autorizzata.”
“Remus dice che sei un buon volatore,” disse Kingsley Shacklebolt con la sua profonda voce.
“E’ straordinario,” disse Lupin, che stava controllando l’orologio. “Comunque, è meglio che tu vada a preparare le tue cose, Harry, dobbiamo essere pronti quando arriva il segnale.”
“Verrò ad aiutarti,” disse radiosamente Tonks.
Seguì Harry attraverso la sala e su per le scale, guardandosi intorno con molta curiosità e interesse.
“Posto carino,” disse. “Un po' troppo pulito, capisci cosa intendo? Un po’ innaturale. Oh, questo è ancora meglio,” aggiunse lei, mentre entravano nella camera di Harry ed egli accese la luce.
La sua stanza era certamente molto più disordinata del resto della casa. Confinato lì per quattro giorni con un umore davvero pessimo, Harry non si era certo infastidito a riordinare qualcosa dopo se stesso. La maggior parte dei libri che aveva era sparsa sul pavimento dove lui li aveva gettati subito dopo aver provato a distrarsi con ognuno di essi; la gabbia di Edwidge aveva bisogno di essere pulita e stava iniziando a puzzare; e il suo baule giaceva aperto, rivelando una groviglio disordinato di abiti babbani e di tuniche da mago che si erano riversate sul pavimento.
Harry cominciò a raccogliere i libri e a gettarli frettolosamente nel suo baule. Tonks si fermò davanti al suo guardaroba aperto a guardare criticamente la sua immagine riflessa nello specchio all'interno dell’anta.
“Sai, non penso che il viola sia realmente il mio colore,” disse pensosamente, tirandosi un ciuffo di capelli spinosi. “Non pensi che mi dia un’aspetto un po' malaticcio?”
“Ehm –“ disse Harry, guardando verso di lei oltre la copertina di Squadre di Quidditch di Inghilterra e Irlanda.
“Sì, è così,” disse Tonks con decisione. Lei socchiuse gli occhi n una espressione stranita come se stesse cercando di ricordarsi qualcosa. Un secondo più tardi, i suoi capelli erano diventati di un bel rosa bubble-gum.
“Come hai fatto a farlo?” chiese Harry, guardandola a bocca aperta mentre lei riapriva gli occhi.
“Sono un Metamorfomagus,” disse lei, guardando la sua immagine e girando la testa in modo che potesse vedere i suoi capelli da tutte le angolazioni. “Significa che posso cambiare il mio aspetto come voglio,” aggiunse, notando nello specchio l’espressione perplessa di Harry dietro di lei. “Sono nata così. Ho ottenuto il massimo dei voti in Nascondimento e Travestimento durante l'addestramento per Auror senza studiare affatto, è stato grande.”
“Tu sei un Auror?” domandò Harry, impressionato. Diventare un cacciatore di maghi oscuri era l'unica carriera che egli aveva mai preso in considerazione dopo Hogwarts.
“Sì,” disse Tonks, mostrandosi compiaciuta. “Anche Kingsley lo è, è un po' più in alto di me, però. Io ho la qualifica solo da un anno. Quasi mi bocciavano in Furtività e Inseguimenti. Sono terribilmente goffa, mi ha sentito rompere quel piatto quando siamo arrivati al piano inferiore?”
“Si può imparare come essere un Metamorfomagus?” le chiese Harry raddrizzandosi – si era completamente dimenticato che doveva fare i bagagli.
Tonks ridacchiò.
“Scommetto che non ti dispiacerebbe nascondere quella cicatrice qualche volta, eh?”
I suoi occhi avevano notato la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry.
“No, non mi dispiacerebbe,” borbottò Harry, girandosi. Non gli piaceva la gente che fissava la sua cicatrice.
“Bene, dovrai impegnarti molto, temo,” disse Tonks. “I Metamorpomaghi sono veramente rari, si nasce così, non lo si impara. La maggior parte dei maghi ha bisogno di utilizzare la bacchetta o pozioni, per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo affrettarci, Harry, dovremmo fare i bagagli,” aggiunse lei colpevolmente, guardandosi intorno in tutta la confusione sul pavimento.
“Oh - sì,” disse Harry, afferrando altri libri.
“Non essere sciocco, sarà molto più rapido se io – faccio i bagagli!” gridò Tonks, agitando la sua bacchetta in un lungo e deciso movimento sopra il pavimento.
Libri, abiti, telescopio e bilance spiccarono il volo e atterrarono tutti alla rinfusa dentro al baule.
“Non è molto ordinato,” disse Tonks, raggiungendo il baule e fissando il miscuglio dentro. Mia madre ha un certo metodo di prendere la roba per metterla in ordine, lei riesce anche a piegare i calzini ma ho mai capito come fa - è un certo scatto –“ Lei scattò leggermente la sua bacchetta.
Uno dei calzini di Harry diede un debole tremito ed si riaccasciò in cima al mucchio disordinato nel baule.
“Ah, va bhè,” disse Tonks, sbattendo sul coperchio del baule e chiudendolo sul miscuglio di cose, “almeno c’è tutto. Bisognerebbe anche fare un po’ di pulizia.” Lei puntò la sua bacchetta verso la gabbia di Edwidge. “Pulisciti.” Alcuni piume ed escrementi svanirono. “Bene, adesso è un po' meglio - non ho mai veramente imparato fino in fondo questo tipo di incantesimi domestici. Bene – hai preso tutto? Calderone? Scopa? Wow! - Una Firebolt?”
I suoi occhi si allargarono mentre cadevano sul manico di scopa nella mano destra di Harry. Era il suo orgoglio e la sua gioia, un regalo di Sirius, un manico di scopa di qualità internazionale.
“E io cavalco ancora una Comet 260” disse Tonks con invidia. “Va beh… la bacchetta è ancora nei tuoi jeans? Le chiappe ci sono ancora tutte e due? OK, andiamo. Locomotor Baule.”
Il baule di Harry si alzò di alcuni pollici nell'aria. Tenendo la sua bacchetta come un direttore d’orchestra, Tonks fece sì che il baule si librasse attraverso la stanza e fuori dalla porta davanti a loro, la gabbia di Edwidge nella sua mano sinistra. Harry la seguì giù per le scale portando il suo manico di scopa.
Giù in cucina Moody si era rimesso il suo occhio, che roteava così velocemente dopo la pulizia che Harry stava male a guardarlo. Kingsley Shacklebolt e Sturgis Podmore stavano esaminando il forno a microonde e Hestia Jones stava ridendo di uno sbucciatore per patate che aveva trovato frugando nei cassetti. Lupin stava sigillando una lettera indirizzata ai Dursley.
“Perfetto,” disse Lupin, alzando gli occhi nel momento in cui Tonks e Harry entrarono nella stanza. “Abbiamo ancora un minuto, penso. Dovremmo probabilmente andare in giardino così saremo pronti. Harry, ho lasciato una lettera che spiega a tua zia e a tuo zio di non preoccuparsi –“
“Non lo faranno,” disse Harry.
“- che sei al sicuro –“ Questo li rattristerà soltanto.”
“- e che li rivedrai l'estate prossima.” “Devo proprio?”
Lupin sorrise ma non rispose.
“Vieni qui, ragazzo,” disse Moody raucamente, facendo segno a Harry verso lui con la sua bacchetta. “Devo Disilluderti.”
“Cosa deve fare?” disse Harry nervosamente.
“Incantesimo di Disillusione,” disse Moody, alzando la sua bacchetta. “Lupin ha detto che hai un mantello dell’invisibilità, ma non ti starà addosso mentre stiamo volando; questo ti nasconderà meglio. Vieni –“
Lui lo colpì forte sulla testa e Harry provò una sensazione curiosa come se Moody gli avesse appena rotto un uovo lì sopra;
goccioloni freddi sembravano corrergli giù per il suo corpo dal punto in cui la bacchetta lo aveva colpito.
“Bel colpo, Malocchio,” disse Tonks con stima, fissando la vita di Harry.
Harry abbassò lo sguardo sul suo corpo, o, piuttosto, il punto dove sarebbe dovuto essere il suo corpo, dal momento che non ne vedeva più nulla . Non era invisibile; aveva preso semplicemente il colore e struttura esatti del pezzo di cucina dietro di lui. Sembrava che egli fosse diventato un camaleonte umano.
“Vieni,” disse Moody, che sbloccò la porta posteriore con la sua bacchetta.
Li seguirono tutti all'esterno sul prato all’inglese meravigliosamente curato di zio Vernon.
“Notte serena,” grugnì Moody, il suo occhio magico che scrutava il cielo. “Avrebbero potuto esserci un po’ più di nuvole. Bene, tu,” brontolò a Harry, “dobbiamo volare uniti. Tonks starà proprio davanti a te, rimani vicino alla coda della sua scopa. Lupin ti coprirà da sotto. Io starò dietro di te. Gli altri ci circonderanno. Non rompiamo le file per nessun motivo, capito? Se uno di noi venisse ucciso –“
“E’ una cosa probabile?” chiese Harry ansiosamente, ma Moody lo ignorò.
“- gli altri si mantengano in volo, non si fermino, non rompano le file. Se ci prendono tutti e tu sopravvivi, Harry, la retroguardia sarà pronta a prendere il controllo; continua a volare verso est e loro ti raggiungeranno.”
“Smettila di essere così allegro, Malocchio, penserà che non stiamo prendendo la faccenda seriamente,” disse Tonks, mentre fissava con una cinghia il baule di Harry e la gabbia di Edwidge ad una serie di finimenti che penzolavano dalla sua scopa.
“Sto solo spiegando il piano al ragazzo,” ringhiò Moody. “Il nostro compito è di portarlo al sicuro al quartier generale e se moriamo nel tentativo –“
“Nessuno morirà,” disse Kingsley Shacklebolt con la sua voce calma e profonda.
“Montate sulle scope, quello è il primo segnale!” disse stridulamente Lupin puntando verso il cielo.
Lontano, lontano sopra di loro, una cascata di luminose scintille rosse era scintillata tra le stelle. Harry le riconobbe immediatamente come scintille di bacchetta. Lui passò la sua gamba destra sopra la sua Firebolt, afferrò con forza il manico e lo sentì vibrare molto leggermente, con una voglia terribile di librarsi in aria ancora una volta.
“Secondo segnale, andiamo!” disse Lupin a voce alta quando altre scintille, verdi questa volta, esplosero in alto sopra di loro.
Harry si alzò in volo. L’aria della notte fresca scorreva attraverso i suoi capelli mentre i giardini puliti e allineati di Privet Drive rimanevano indietro, rapidamente inglobati in un miscuglio di nero e verde scuro, e tutti i pensieri sull’udienza al Ministero vennero spazzati via dalla sua mente come se la corsa in aria li avesse soffiati fuori dalla sua testa. Si sentì come se il suo cuore stesse per scoppiare per la gioia; stava di nuovo volando, stava volando via da Privet Drive come aveva fantasticato per tutta l'estate, stava andando a casa… per alcuni gloriosi momenti, tutto i suoi problemi sembravano essere diventati piccolissimi, insignificanti in mezzo al vasto cielo stellato.
“Tutti a sinistra, tutti a sinistra, un babbano sta guardando!” gridò Moody da dietro. Tonks deviò e Harry la seguì, guardando il suo baule che oscillava brutalmente sotto la sua scopa. “Dobbiamo andare più in alto… ci vuole un altro quarto di un miglio!”
Gli occhi di Harry lacrimarono per il freddo mentre spiccavano il volo verso l'alto; adesso egli non poteva vedere niente oltre a minuscole lucine piccole come punte di spillo che dovevano essere i fanali delle macchine e i lampioni. Due di quelle luci minuscole sarebbero potute appartenere alla macchina di zio Vernon… Forse i Dursley erano arrivati proprio adesso alla loro casa vuota, pieni di rabbia per il Premio inesistente… e Harry rise sereno a questo pensiero, sebbene la sua voce fosse assorbita dai mantelli svolazzanti degli altri, dal cigolare del finimenti che trattenevano il suo baule e la gabbia e dal sibilo del vento nelle loro orecchie mentre acceleravano attraverso l'aria. Egli non provava questa sensazione vitale e questa gioia da un mese.
“Svoltare a sud!” gridò Malocchio. “Città di fronte!”
Volarono verso destra per evitare di passare direttamente sopra la ragnatela di luci che brillava di sotto.
“Portatevi a sud-est e continuate dritto, abbiamo qualche nuvola bassa davanti in cui potremmo passare per non essere visti!” ordinò Moody.
“Non passiamo attraverso le nuvole!” gridò Tonks arrabbiata, “verremo inzuppati, Malocchio!
Harry fu sollevato di sentirglielo dire; le sue mani si stavano intirizzendo sul manico della Firebolt. Avrebbe voluto aver pensato di mettersi un cappotto; stava iniziando a tremare.
Essi deviarono la loro rotta di quando in quando secondo le istruzioni di Malocchio. Gli occhi di Harry erano socchiusi contro il flusso di vento gelato che iniziava a fargli male alle orecchie; poteva ricordare di aver avuto tanto freddo su una scopa solo un’altra volta, durante la partita di Quidditch, contro la squadra dei Corvonero al suo terzo anno, che aveva avuto luogo durante una tempesta. La guardia intorno a lui lo circondava incessantemente, come uccelli giganti con la preda. Harry perse la nozione del tempo. Si chiese da quanto tempo stavano volando, pensava almeno da un’ora.
“Girare a sud-ovest!” urlò Moody “Dobbiamo evitare l'autostrada!”
Harry adesso era così infreddolito che pensò con desiderio ai comodi a asciutti interni delle macchine che luccicavano sotto a loro, poi, con ancora più desiderio, al viaggio con la polvere volante; poteva essere stato scomodo vorticare per i caminetti ma almeno era al caldo nelle fiamme. Kingsley Shacklebolt scese in picchiata intorno a lui, la testa clava e l’orecchino che luccicava leggermente al chiaro di luna… Ora Emmeline Vance era sulla sua destra, con la bacchetta fuori, la testa che si girava a destra e a sinistra… quindi anche lei piombò su di lui, prendendo il posto di Sturgis Podmore…
“Dobbiamo tornare indietro per un po', appena il necessario per assicurarci di non essere seguiti!” gridò Moody.
“SEI MATTO, MALOCCHIO?” gridò Tonks da davanti. “Siamo tutti congelati sulle nostre scope! Se facciamo questi fuori rotta non arriveremo là prima della settimana prossima! Inoltre, ci siamo quasi adesso!”
“Dobbiamo iniziare a scendere!” giunse la voce di Lupin. “Segui Tonks, Harry!”
Harry seguì Tonks in picchiata. Essi si dirigevano verso il più grande agglomerato di luci che avesse mai visto, una enorme massa incrociata che si estendeva sempre più, con linee e griglie risplendenti, frammischiate di punti del nero più profondo. Volarono sempre più piano, fino a quando Harry non poté vedere i singoli fanali e i lampioni, i camini e le antenne della televisione. Egli desiderava raggiungere terra più di ogni altra cosa, sebbene fosse sicuro che qualcuno avrebbe dovuto scongelarlo dalla sua scopa.
“Scendiamo qui!” lo chiamò Tonks, e alcuni secondi dopo lei era atterrata.
Harry atterrò proprio dietro a lei e smontò su un prato di erba disordinata nel mezzo di un piccolo spiazzo. Tonks stava già slegando il baule di Harry. Tremando, Harry si guardò intorno. Le luride facciate delle case circostanti non sembravano accoglienti; alcune avevano le finestre rotte, luccicando fosche dietro alla luce dei lampioni, il colore che si era sgretolato da molte delle porte e pile di rifiuti erano stati lasciati in diversi punti sui gradini d’accesso.
“Dove siamo?” chiese Harry, ma Lupin disse con calma, “Un minuto.”
Moody stava frugando nel suo mantello, le sue mani nodose intorpidite dal freddo.
“Eccolo,” mormorò, alzando in aria qualcosa che assomigliava a un accendino d’argento e cliccando su esso.
Il lampione più vicino si spense con uno schiocco. Cliccò ancora lo Spegnino; il lampione successivo si spense; continuò a scattare fino a quando ogni luce nella piazza non fu spenta e l'unica luce che rimaneva veniva dalle finestre intorno e dalla falce della luna lassù.
“L’ho preso in prestito da Silente,” ringhio Moody, rimettendosi in tasca lo Spegnino. “Questo terrà a bada qualsiasi babbano che guardi fuori dalla finestra, vedi? Adesso vieni, svelto.”
Prese Harry per il braccio e lo portò via dal prato, attraverso la strada fino al marciapiede; Lupin e Tonks li seguirono, portando il baule di Harry fra loro, il resto della guardia li affiancava, tutti con le loro bacchette in mano.
Il suono attutito di uno stereo arrivava da una finestra al piano superiore di una casa vicina. Un odore pungente di immondizia marcia proveniva dalla fila di bidoni della spazzatura ricolmi appena dentro il cancello rotto.
“Qui,” mormorò Moody, porgendo un pezzo di pergamena verso la mano disillusa di Harry e tenendo vicina la sua bacchetta accesa, in modo tale da illuminare la scrittura. “Leggi velocemente e memorizza.”
Harry abbassò lo sguardo sul foglio di carta. La calligrafia stretta era vagamente familiare. Diceva:
Il quartier generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra.
CAPITOLO 4 - IL NUMERO 12 DI GRIMMAULD PLACE
“Cos’è l’ordine della…?” cominciò Harry
“Non qui, ragazzo” borbottò Moody. “Aspetta finché non saremo dentro!”
Prese il pezzo di pergamena dalle mani di Harry e gli diede fuoco con un colpo della sua bacchetta. Quando il messaggio si accartocciò fra le fiamme e cadde ondeggiando sul selciato, Harry si guardò nuovamente intorno tra le case. Erano fuori dal numero 11; guardò a sinistra e vide il numero 10; alla destra, tuttavia, c’era il numero 13.
“Ma dov’è…?”
“Pensa a ciò che hai appena memorizzato” disse Lupin tranquillamente.
Harry pensò, e non fece in tempo a raggiungere il posto dove doveva trovarsi il numero 12 di Grimmauld Place, che una porta consumata emerse dal nulla fra i numeri 11 e 13, prontamente seguita da muri sporche e finestre sudice. Era come pensare che una nuova casa si fosse gonfiata, spingendo quelle ai suoi lati fuori dal suo perimetro. Harry rimase sbalordito. Lo stereo al numero 11 aveva un rumore sordo. Pareva che i babbani dentro non avessero sentito nulla.
“Vieni, svelto” borbottò Moody, spingendo Harry nella schiena.
Harry salì i consumati gradini in pietra, fissando la porta che si era appena materializzata. La sua vernice nera era logora e scalfita. Il battente d’argento aveva la forma di un serpente contorto. Non c’era serratura, o buca per le lettere.
Lupin prese la sua bacchetta e diede un piccolo colpo ala porta. Harry udì molto rumore, scatti metallici e quello che sembrava lo strepitio di una catena. La porta scricchiolò aperta.
“Entra velocemente, Harry” sussurrò Lupin “Ma non ti allontanare e non toccare nulla”
Harry superò la soglia entrando nella quasi totale oscurità dell’ingresso. Poteva sentire l’umidità, la polvere ed un dolciastro odore di muffa; il posto sembrava un palazzo abbandonato. Guardò sopra la sua spalla e vide gli altri sfilare dietro di lui, Lupin e Tonks trasportavano il suo baule e la gabbia di Edwidge. Moody era sull’ultimo gradino rilasciando le sfere di luce che lo spegnino aveva rubato dai lampioni; volarono tornando alle loro lampadine ed il piazzale brillò momentaneamente con una luce arancione, prima che Moody zoppicasse dentro e chiudesse la porta, così che l’oscurità della stanza divenne completa.
“Qui-“
Colpì violentemente Harry sulla testa con la sua bacchetta; Harry questa volta sentì come se qualcosa di caldo stesse gocciolando sulla sua schiena e capì che l’Incantesimo di Disillusione doveva essersi dissolto.
“Adesso state immobili, tutti, mentre do un poco di luce qui dentro” sussurrò Moody.
Le voci zittite degli altri davano ad Harry una strano, brutto presentimento; era come se fossero appena entrati nella casa di una persona in fin di vita. Udì un leggero rumore sibilante e dopo le antiche lampade a gas si animarono crepitando lungo tutte le pareti, lanciando una tremolante luce incorporea sopra la moquette scorticata e la carta da parati consunta del lungo, tenebroso corridoio, dove un lampadario pieno di ragnatele luccicava sopra e ritratti anneriti dagli anni pendevano storti alle pareti. Harry sentì qualcosa correre dietro il battiscopa. Sia i lampadari che il candelabro su uno sgangherato tavolo lì vicino vibrarono come serpenti.
C’era il rumore di passi affrettati e la madre di Ron, la Signora Weasley, spuntò da una porta all’altra estremità del corridoio. Era raggiante nell’accoglierli mentre si dirigeva frettolosamente verso di loro, tuttavia Harry notò che era indubbiamente più magra e pallida dell’ultima volta che l’aveva vista.
“Oh Harry è bello vederti!” sussurrò, stringendolo in un abbraccio strita-costole prima di afferrarlo all’altezza delle braccia ed osservarlo con sguardo critico. “Sembri malaticcio; devi nutrirti, ma temo che dovrai aspettare un po’ per la cena, mi dispiace.”
Si rivolse al gruppo di maghi alle sue spalle e sussurrò con urgenza “E’ appena arrivato, l’incontro è iniziato”.
I maghi dietro Harry fecero tutti dei rumori di interesse ed eccitazione e cominciarono a passare oltre Harry infilandosi attraverso la porta dalla quale la Signora weasley era appena venuta. Harry fece per seguire Lupin, ma la Signora Weasley lo trattene dietro.
“No Harry, l’incontro è solo per i membri dell’Ordine. Ron ed Hermione sono di sopra, puoi aspettare che finisca la riunione con loro, dopo ceneremo. E tieni la voce bassa, all’ingresso” aggiunse in un sospiro insistente.
“Perché?”
“Non voglio che si svegli qualcosa!”
“Cosa non…?”
“Ti spiegherò dopo, devo sbrigarmi, dovrei essere alla riunione. Ti mostrerò solo dove dormirai”
Spingendosi il dito sulle labbra, lo condusse in punta di piedi oltre una lunga, tarmata tenda, dietro la quale Harry immaginò ci dovesse essere un’altra porta, e dopo aver costeggiato un largo porta ombrelli che sembrava essere stato fatto da diverse gambe di troll, salirono bruscamente la scalinata buia, superando una fila di teste contratte incastonate in piastre sul muro. Guardando più da vicino Harry vide che le teste appartenevano ad elfi domestici. Tutti loro avevano lo stesso naso grugnoso.
Lo stupore di Harry aumentava ad ogni passo che faceva. Cosa diamine ci facevano in una casa che sembrava appartenere ad più oscuro dei maghi?
“Signora Weasley, perché…?”
“Ron ed Hermione ti spiegheranno tutto, caro, io devo proprio scappare” sussurrò la Signora weasley distrattamente. “Qui” avevano raggiunto il secondo pianerottolo “vai nella porta a destra. Ti chiamerò quando avremo finito”
E si affrettò di nuovo giù per ne scale.
Harry attraversò il tetro pianerottolo, girò il pomello, che aveva la forma di una testa di serpente, ed aprì la porta della camera da letto.
Intravide una lugubre stanza con due letti e dall’alto soffitto, poi vi fu un rumore di voci pigolanti, seguito da uno strillo anche più forte, e la sua visuale fu del tutto oscurata da una grande quantità di capelli molto folti. Hermione si era lanciata su di lui in un abbraccio che quasi lo spinse per terra, mentre il piccolo gufo di Ron, Leo, svolazzava eccitato attorno alle loro teste.
“HARRY! Ron, è qui! Harry è qui! Non ti abbiamo sentito arrivare! Oh, come stai? Stai bene? Ti sei infuriato con noi? Scommetto di sì – so che le nostre lettere erano inutili – ma non potevamo dirti niente, Silente ci ha fatto giurare che non lo avremmo fatto, oh, abbiamo così tante cose da dirti, e tu da dire a noi – i Dissennatori! Quando lo abbiamo sentito – e l’udienza al Ministero! – è semplicemente vergognoso, ho fatto una ricerca, non possono espellerti, proprio non possono, è previsto nel Decreto di ragionevole restrizione per Maghi minorenni l’uso della magia in situazioni di vita o di morte!
“Lascialo respirare, Hermione!” disse Ron sorridendo, mentre chiudeva la porta dietro Harry. Sembrava essere cresciuto di parecchi centimetri durante i mesi di lontananza, diventando più alto e grande che mai, anche se il lungo naso, i luminosi capelli rossi e le lentiggini erano gli stessi.
Ancora raggiante, Hermione lasciò andare Harry, ma prima che potesse dire un’altra parola ci fu un leggero rumore soffocato e qualcosa di bianco scese dall’alto del armadio buio e andò a poggiarsi con grazia sulla spalla di Harry.
“Edwidge!”
La candida civetta scioccò il becco e mordicchiò il suo orecchio con affetto, mentre Harry accarezzava le sue piume.
“Sta bene” disse Ron “Ci ha beccati fino a farci diventare mezzi morti quando ha portato la tua ultima lettera, guarda qui “. Mostrò ad Harry l’indice della sua mano destra, che mostrava un mezzo guarito ma chiaramente profondo taglio.
“Oh, Sì” disse Harry “Scusami per questo, ma volevo delle risposte, sai com’è…”
“Noi volevamo dartele, lo sai, amico” disse Ron “Hermione non poteva fare a meno di dire che avresti fatto qualcosa di stupido se fossi rimasto rinchiuso da solo senza notizie, ma Silente ci ha fatto –“
“Promettere che non mi avreste detto niente” disse Harry “Sì, Hermione lo ha già detto”
Il caldo ardore che avvampava dentro di lui alla vista dei suoi due migliori amici era ormai soffocato da qualcosa di ghiacciato che inondava il profondo del suo stomaco. Tutto d’un tratto – dopo aver desiderato di vederli per un intero mese – sentì che avrebbe voluto che Ron ed Hermione lo lasciassero da solo.
Vi fu uno strano silenzio durante il quale Harry accarezzava meccanicamente Edwidge, non guardando gli altri.
“Sembrava pensare che sarebbe stato meglio” disse Hermione quasi senza fiato. “Silente, intendo”
“Già” disse Harry. Notò che anche le mani di Hermione erano perforate dai segni del becco di Edwidge, e trovò di non esserne affatto dispiaciuto.
“Penso credesse che saresti stato più al sicuro con i babbani” cominciò Ron”
“Davvero?” disse Harry, aggrottando le sopracciglia. “Siete stati entrambi attaccati da Dissennatori quest’estate?”
“Beh, no – ma è per questo che lui ha voluto che persone dell’Ordine della fenice ti seguissero tutto il tempo.”
Harry sentì una grande fitta al fegato come se avesse appena saltato un gradino scendendo le scale. Così tutti sapevano che era stato seguito, tranne lui.
“Non ha funzionato, comunque, giusto?” disse Harry, facendo tutto il possibile per mantenere la voce uniforme. “Me la sono dovuta cavare da solo, dopotutto, no?”
“Era così arrabbiato” disse Hermione, con una voce rispettosa. “Silente. Noi l’abbiamo visto. Quando ha saputo che Mundugus era andato via prima che la guardia terminasse. Era spaventoso!”
Beh, sono contento che sia andato via” disse Harry freddamente. “Se non lo avesse fatto, non avrei lanciato magie e Silente probabilmente mi avrebbe lasciato a Privet Drive tutta l’estate”
“Non sei…non sei preoccupato per il colloquio con il Ministero della Magia?” disse Hermione con calma.
“No” mentì Harry sgarbatamente. Si allontanò da loro, guardandosi intorno, con Edwidge comodamente adagiata alla sua spalla, ma questa stanza non era verosimilmente capace di migliorare il suo umore. Era umida e buia. Una bianca striscia di telo in una cornice ornata era l’unica cosa che attenuava la nudità delle mura scorticate, e come Harry lo superò pensò di aver sentito qualcuno, nascosto, ridacchiare.
“Quindi, perché Silente era così desideroso di lasciarmi all’oscuro di tutto?”
Chiese Harry, cercando ancora di mantenere il suo tono di voce normale. “Vi siete – hem – disturbati a chiederglielo?”
Diede uno sguardo in su appena in tempo per vederli scambiarsi un’occhiata che gli disse che si stava comportando sgarbatamente, proprio come loro temevano che avrebbe fatto. Ciò non ingentilì i suoi modi.
“Abbiamo detto a Silente che volevamo dirti cosa stava succedendo” disse Ron “lo abbiamo fatto, amico. Ma lui è davvero occupato adesso, noi l’abbiamo visto solo due volte da quando siamo arrivati qui e non abbiamo avuto molto tempo, lui ci ha fatto soltanto giurare che nello scriverti non ti avremmo detto cose importanti, ha detto che i gufi potevano essere intercettati”
“Avrebbe comunque potuto tenermi informato, se avesse voluto” tagliò corto Harry. “Non mi dirai che non conosce il modo per mandare messaggi senza gufi?!?”
Hermione guardò rapidamente Ron e dopo disse “Lo penso anche io. Ma voleva che tu non sapessi nulla”
“Forse crede che non posso essere fidato” disse Harry, guardando i loro sguardi.
“Non essere sciocco” disse Ron, apparendo altamente sconcertato.
“O che non so badare a me stesso”
“E’ ovvio che non la pensa così!” disse Hermione inquieta.
“E allora come mai io dovevo rimanere a casa dei Dursley mentre voi due prendevate parte a tutto quello che stava succedendo qui?” disse Harry, le parole precipitavano una dietro l’altra in un getto, la sua voce cresceva più alta ad ogni parola. “Come mai voi due siete autorizzati a sapere tutto quello che succede?”
“Noi non lo siamo!” lo interruppe Ron. “Mamma non vuole che noi ascoltiamo la riunione, dice che siamo troppo giovani-“
Ma prima di esserne al corrente, Harry strava gridando.
“QUINDI VOI NON SIETE STATI ALLE RIUNIONI, GRANDE AFFARE! VOI ERAVATE COMUNQUE QUI, VERO? ERAVATE COMUNQUE INSIEME! IO, IO SONO STATO RINCHIUSO DAI DURSLEY PER UN MESE! ED HO AFFRONTATO PIU’ DI QUANTO VOI DUE SIATE MAI RIUSCITI E SILENTE QUESTO LO SA – CHI HA SALVATO LA PIETRA FILOSOFALE? CHI SI E’ LIBERATO DI RIDDLE? CHI HA SALVATO ENTRAMBE LE VOSTRE PELLI DAI DISSENNATORI?”
Ogni pensiero amaro e offensivo che Harry aveva avuto nel mese passato stava riversandosi fuori dalla sua bocca: la sua frustrazione per la mancanza di notizie, il fatto che loro erano stati tutti insieme senza di lui, la sua furia per essere stato seguito senza esserne al corrente – tutti i sentimenti dei quali lui si era un po’ vergognato superarono infine i loro limiti. Edwidge si spaventò per il fracasso e volò nuovamente sopra l’armadio; Leo pigolò allarmato e svolazzò ancora di più intorno alle loro teste.
“CHI DOVEVA SUPERARE DRAGHI E SFINGI ED OGNI ALTRA COSA ORRIBILE LO SCORSO ANNO? CHI A VISTO LUI RITORNARE? CHI E’ DOVUTO SCAPPARE DA LUI? IO!”
Ron era in piedi con la bocca mezza aperta, palesemente stupefatto e senza niente da dire, mentre Hermione sembrava sul punto di piangere.
“MA perché DOVREI SAPERE COSA STA SUCCEDNENDO? PERCHE’ QUALCUNO DOVREBBE PREOCCUPARSI DI DIRMI COSA ACCADE?”
“Harry, noi volevamo dirtelo, davvero” cominciò Hermione.
“NON LO AVETE VOLUTO ABBASTANZA, O MI AVRESTE MANDATO UN GUFO, MA SILENTE VI HA FATTO GIURARE –“
“Beh, lo ha fatto!”
“SONO STATO INTRAPPOLATO QUATTRO SETTIMANE A PRIVET DRIVE, SGRAFFIGNANDO GIORNALI DALL’IMMONDIZIA PER CERCARE DI CAPIRE COSA STAVA SUCCEDENDO-“
“No, sinceramente…”
“Harry, ci dispiace tanto!” disse Hermione disperatamente, i suoi occhi adesso scintillavano pieni di lacrime. “Tu hai assolutamente ragione, Harry – sarei infuriata se fosse successo a me!”
Harry la fissò minacciosamente, respirando ancora affannosamente, dopo si girò di nuovo, misurando i passi su e giu. Edwidge stridette da sopra l’armadio. Ci fu una lunga pausa, rotta soltanto dal triste scricchiolio del pavimento sotto i piedi di Harry.
“Che posto è questo, comunque?” sbottò a Ron ed ad Hermione.
“Quartier Generale dell’Ordine della Fenice” disse Ron in un getto.
“Qualcuno si cura di dirmi che cos’è questo Ordine della –“
“E’ una società segreta” disse prontamente Hermione. “Silente la dirige, l’ha fondata lui. Sono le persone che combatterono contro Tu-Sai-Chi l’ultima volta”
“Chi c’è dentro?” disse Harry, fermandosi con le mani in tasca.
“Un po’ di gente…”
“Noi ne abbiamo incontrati una ventina circa” disse Ron “ma pensiamo siano di più”
Harry li guardò fissamente.
“Quindi?” chiese guardando dall’uno all’altro.
“Hem…” disse Ron “Quindi cosa?”
“Voldemort!”disse Harry furiosamente, e sia Ron che Hermione trasalirono. “Cosa sta accadendo? Cosa sta macchiando? Dov’è? Cosa stiamo facendo per fermarlo?”
“Te l’abbiamo detto, l’Ordine non ci lascia partecipare alle riunioni,” disse Hermione nervosamente. “Così non conosciamo i dettagli- ma abbiamo un’idea generale,” aggiunse frettolosamente, guardando l’espressione del viso di Harry.
“Fred e George hanno inventato le Orecchie Estensibili, vedi, disse Ron. Sono veramente comode.”
“Estensibili - ?”
“Orecchie, si. Solo che di recente abbiamo dovuto smettere di usarle perché mamma le ha trovate e si è infuriata. Fred e George le hanno dovute nascondere tutte per fermare mamma che le buttava. Ma le abbiamo utilizzate un po’ prima che mamma capisse cosa stava succedendo. Sappiamo che alcuni dell’Ordine stanno seguendo dei noti Mangiamorte, catalogandoli, sai…”
“Alcuni di loro lavorano per reclutare più gente per l’Ordine” Disse Hermione
“Ed alcuni di loro sorvegliano qualcosa” Disse Ron “Parlano sempre di turni di guardia”
“Non si sarebbe potuto trattare di me, vero?” disse Harry sarcastico.
“Oh, sì” disse Ron, cominciando ad essere comprensivo.
Harry sbuffò. Camminò per la stanza di nuovo, guardando tutto fuorché Ron ed Hermione. “Quindi, cosa avete fatto voi due, se non eravate ammessi alle riunioni?” domandò. “Avete detto di essere stati occupati”
“Noi” disse Hermione velocemente “abbiamo disinfestato la casa, è stata vuota per anni ed era cresciuto di tutti qui! Siamo riusciti a ripulire la cucina, la maggior parte delle camere da letto e credo che faremo la stanza della pittura dom-“
Con due rumorosi crepitii, Fred e George, i gemelli fratelli maggiori di Ron, si erano materializzati dall’aria sottile nel mezzo della stanza. Leo cinguettò più freneticamente che mai e volò via per raggiungere Edwidge sull’alto dell’armadio.
“Smettetela di farlo!” disse debolmente Hermione ai gemelli, che avevano i capelli vivamente rossi come Ron, ma più crespi e leggermente più corti.
“Ciao Harry!” disse George, sorridendogli raggiante. “Credevamo di aver sentito la tua dolce voce.”
“Tu non vuoi reprimere la tua rabbia in questo modo, Harry, lascia che esca,” disse Fred, raggiante anche lui. “Ci potrebbero essere un paio di persone a cinquanta miglia da qui che non ti hanno sentito”
“Avete passato l’esame di Materializzazione, dunque?” domandò Harry scontrosamente.
“Con Ottimo!” disse Fred, che teneva in mano qualcosa che somigliava ad un lunga funicella color carne.
“Avreste impiegato circa trenta secondi in più per scendere le scale” disse Ron.
“Il tempo è Galeoni, fratellino” disse Fred “Comunque, Harry, stai interferendo con la ricezione. Orecchie Estendibili” aggiunse in risposta alle sopracciglia aggrottate di Harry, e sollevò la funicella che Harry vide adesso provenire dal pianerottolo. “Siamo cercando di sentire cosa succede si sotto”
”Dovete stare attenti” disse Ron, guardando fisso le Orecchie. “Se mamma ne trova ancora una…”
“Vale la pena rischiare, questa che stanno avendo è la riunione principale” disse Fred.
La porta si aprì ed una lunga criniera di capelli rossi apparve.
“Oh, ciao, Harry!” disse la sorella più giovane di Ron, Ginny, raggiante. “Mi sembrava di aver sentito la tua voce!”
Rivolgendosi a Fred e George, disse “Sono inutili le Orecchie Estendibili, la mamma è andata a mettere un Incantesimo di Imperturbabilità alla porta della cucina.”
“Come fai a saperlo?” disse George, abbattuto.
“Tonks mi ha detto come controllare” disse Ginny. “Devi semplicemente lanciare roba alla porta e se non c’è contatto la porta è stata Imperturbabilizzata. Io ho scagliato cacca-bombe da sopra le scale, e queste si sono solo librate in aria allontanandosi dalla porta, quindi non c’è modo per le Orecchie Estendibili di passare per l’apertura.”
Fred sollevò uno sguardo profondo.
“Piton. Mi avrebbe davvero divertito sapere cosa succedeva al vecchio Piton.”
“Piton!” disse velocemente Harry. “Lui è qui?”
“Sì” disse George, chiudendo cautamente la porta e sedendosi in uno dei letti; Fred e Ginny lo seguirono.
“Fa il resoconto. Top-secret.”
“Disgustoso” disse Fred oziosamente.
“Lui adesso è dalla nostra parte” disse Hermione in tono di biasimo.
Ron sbuffò “Non smette di essere disgustoso. Il modo in cui ci guarda quando ci vede…”
“Neanche a Bill non piace” disse Ginny, come se questo ponesse fine alla questione.
Harry non era sicuro che la sua rabbia si fosse già esaurita, ma la sua sete di informazioni adesso sopraffaceva la sua voglia di urlare. Affondò nel letto di fronte agli altri.
“Bill è qui?” chiese. “Credevo che stesse lavorando in Egitto.”
“Ha fatto domanda per un lavoro in ufficio, così può tornare a casa e lavorare per l’Ordine” disse Fred. “Dice che gli mancano le tombe, ma” sogghignò “ci sono compensazioni”
“Cosa intendi dire?”
“Ricordi la vecchia Fleur Delacour?” disse George. “Ha avuto un lavoro alla Gringott per miliorare el inglesè”
“E Bill le sta dando un mucchio di lezioni private” ridacchiò Fred.
“Anche Charlie è nell’Ordine” disse George “ma lui è ancora in Romania. Silente vuole che ci siano quanti può maghi è possibile all’estero, così Charlie cerca di mettersi in contatto durante i suoi giorni liberi.”
“Non poteva farlo Percy?” domandò Harry. L’ultima volta che lo aveva sentito, il terzo fratello Weasley lavorava al Dipartimento per la Cooperazione Internazionale al Ministero della Magia.
Alle parole di Harry, tutti i Weasley ed Hermione cambiarono espressione rabbuiandosi.
“Qualsiasi cosa tu faccia, non nominare Percy di fronte a mamma o papà” disse Ron ad Harry con voce tesa.
“Perché no?”
“Perché ogni volta che il nome di Percy viene nominato, Papà rompe qualsiasi cosa sta tenendo in mano e Mamma comincia a piangere.” Disse Fred.
“E’ stato orribile” disse Ginny tristemente.
“Siamo stati ben colpiti da lui” disse George, con una in brutta espressione del tutto strana sulla sua faccia.
“Cos’è successo?” disse Harry.
“Percy e Papà hanno litigato” disse Fred. “Non avevo mai visto papà infuriarsi con qualcuno a quel modo. Di solito è mamma che urla.”
“Era la prima settimana dopo la scadenza del termine” disse Ron “Stavamo preparandoci per venire a prendere parte all’Ordine. Percy è arrivato a casa dicendo che era stato promosso.”
“Stai scherzando?” disse Harry.
Sebbene Harry sapesse che Percy era molto ambizioso, l’impressione di Harry era che Percy sembrava non concepire che il suo capo era stato soggiogato da Lord Voldemort (non che il Ministero lo avesse creduto – pensavano che il Signor Crouch fosse uscito di senno).
“Sì, eravamo tutti sorpresi” disse George “perché Percy si è trovato in un sacco di pasticci per Crouch, c’è stata un’inchiesta e tutto il resto. Dicevano che Percy si sarebbe dovuto accorgere che Crouch era fuori di sé ed informare i superiori. Ma conosci Percy, Crouch lo aveva lasciato a sostituirlo, non si sarebbe lamentato”
“Quindi come sono arrivati a promuoverlo?”
“Questo è esattamente quello che ci siamo chiesti noi!” disse Ron, che sembrava molto attento a mantenere la conversazioni su toni normali adesso che Harry aveva smesso di urlare. “E’ tornato a casa molto compiaciuto con se stesso – addirittura più compiaciuto del solito, se è possibile immaginarlo – ed ha detto a Papà che gli era stato offerto un posto all’ufficio di Caramell. Un posto molto buono per qualcuno fuori da Hogwards da solo un anno: Assistente Cadetto del Ministro. Lui si aspettava che Papà fosse impressionato, credo”
“Solo Papà non lo era” disse Fred spiacente.
“Perché no?” disse Harry.
“Beh, sembra che Caramell abbia assalito il Ministero per controllare che nessuno abbia contatti con Silente” disse George.
“Il nome di Silente è fanghiglia al ministero in questi giorni, vedi” disse Fred “tutti loro pensano che stia creando problemi dicendo che Tu-Sai-Chi è tornato”
“Papà dice che Caramell ha detto chiaramente che coloro che sono d’accordo con Silente possono ripulire la loro scrivania” disse George.
“Il problema è che Caramell sospetta di papà, lui sa che è amico di Silente, ed è noto che Papà è un tipo un po’ strano per la sua ossessione dei Babbani.”
“Ma questo cosa ha a che fare con Percy?” chiese Harry, abbacchiato.
“Ci sto arrivando. Papà crede che Caramell voglia Percy nel suo ufficio solo perché vuole spiare la famiglia – e Silente.”
Harry emise un piccolo fischio.
“Scommetto che Percy adora tutto questo”
Ron rise in maniera cupa.
“E’ andato su tutte le furie” disse “Beh, lui ha detto un sacco di cose terribili. Ha detto che lui ha sempre dovuto lottare contro la pessima reputazione di Papà ogni volta che entrava al ministero e che Papà non ha ambizioni ed è per questo che noi non abbiamo mai avuto – beh, lo sai – non abbiamo mai avuto molti soldi, intendo…”
“Cosa?” disse Harry incredulo, mentre Ginny faceva un rumore come fosse un gatto rabbioso.
“Lo so” disse Ron a bassa voce. “Ed è andata peggiorando. Ha detto che Papà è un idiota ad andare in giro con Silente, che Silente stava in testa ad un grosso problema e Papà sarebbe affondato con lui, e che lui – Percy – sapeva dove riporre la sua fedeltà e cioè nel Ministero. E se Mamma e Papà stavano per diventare traditori del Ministero lui si sarebbe accertato che tutti sapessero che lui non proveniva più dalla nostra famiglia. E si è preparato i bagagli la notte stessa e ci ha lasciati. Adesso vive qui a Londra.”
Harry imprecò a bassa voce. Fra i fratelli di Ron, Percy era quello che gli era sempre piaciuto di meno, ma non avrebbe mai immaginato che avrebbe detto cose del genere al Signor Weasley.
“Mamma ha cercato di intermediare” disse Ron in tono monotono. “Sai – piangendo e tutto il resto. E’ venuta a Londra per cercare di parlare con Percy ma lui le ha chiuso la porta in faccia. Non so cosa fa se incontra Papà a lavoro – suppongo che lo ignori”
“Ma Percy deve sapere che Voldemort è ritornato” disse Harry quietamente. “Lui non è stupido, dovrebbe sapere che tua madre e tuo padre non rischierebbero tutto senza una valido motivo”
“Sì, beh, il tuo nome è stato trascinato nella lite” disse Ron, lanciando ad Harry un’occhiata furtiva. “Percy ha detto che l’unica prova è la tua parola e…non lo so…lui non pensa che sia abbastanza”
“Percy prende la Gazzetta del Profeta molto seriamente” disse Hermione acremente, e tutti gli altri annuirono.
“Di che cosa stai parlando?” chiese Harry, guardando tutti loro. Tutti gli ricambiavano lo sguardo con circospezione.
“Non hai – non hai ricevuto la Gazzetta del Profeta?chiese Hermione nervosamente.
“Sì che l’ho ricevuta!” disse Harry
“E l’hai – hem – l’hai letta a fondo?”
“Non foglio per foglio” disse Harry sulla difensiva. “Se scrivevano qualcosa su Voldemort sarebbe stato un titolo da prima pagina, no?”
Gli altri tremarono al suono di quel nome. Hermione si affrettò ”Beh, avresti dovuto leggerla foglio per foglio per trovarlo, ma loro – hum – loro ti nominano un paio di volte la settimana”
“Ma l’avrei visto se…”
“Non se tu hai letto soltanto la prima pagina, non lo avresti visto” disse Hermione scotendo la testa. “Non sto parlando di grandi articoli. Loro ti facevano scivolare nell’argomento, come se tu fossi una battuta continua.”
“Che cosa…?”
“E’ alquanto disgustoso, in effetti” disse Hermione in un tono forzatamente calmo, “Stanno solo costruendo sulla robaccia di Rita”
“Ma lei non scrive più per loro, vero?”
“Oh, no, ha mantenuto la sua promessa – non che avesse un’altra scelta” aggiunse Hermione con soddisfazione. “Ma ha buttato le basi per quello che stanno cercando di fare adesso loro”
“Che sarebbe cosa?” chiese Harry impaziente.
“Ok, tu sai che lei scrisse che tu crollavi qualunque cosa facessi e dicevi che la tua cicatrice bruciava e tutto il resto”
“Sì” disse Harry, che non era predisposto a dimenticare in fretta le storie di Rita Skeeter.
“Beh, loro scrivono di te come se tu fossi un illuso in cerca di attenzione che crede di essere un grande eroe tragico o chissà chi” disse Hermione molto velocemente, come se per Harry ascoltare la faccenda in fretta fosse meno spiacevole.
“Loro si lasciano sfuggire commenti infondati sul tuo conto. Se spunta fuori una qualche storia bizzarra, dicono qualcosa come <>, e se qualcuno ha strani incidenti o roba simile dicono “Speriamo che non abbia una cicatrice sulla fronte o ci chiederà di venerarlo”.
“Io non voglio che nessuno mi veneri” sbottò Harry in tono acceso.
“So che non lo vuoi” disse Hermione in fretta, apparento spaventata. “Lo so, Harry. Ma vedi cosa stanno facendo? Vogliono trasformarti in qualcuno a cui nessuno crederebbe. C’è Caramell dietro tutto questo, ci scommetterei qualunque cosa. Vogliono che i maghi in mezzo alla strada pensino che sei uno stupido ragazzo un po’ buffone che racconta storielle ridicole perché ama essere famoso e vuole continuare ad esserlo”.
“Io non ho chiesto – Non volevo – Voldemort ha ucciso i mie genitori!!!” sbottò Harry. “Sono diventato famoso perché lui ha ucciso la mia famiglia ma non ha potuto uccidere me! Chi vorrebbe essere famoso per questo? Non credono che piuttosto non avrei…”
“Noi lo sappiamo, Harry” disse Ginny in tono serio.
“Ed ovviamente non hanno detto una parola sui Dissennatori che ti hanno attaccato” disse Hermione. “Qualcuno gli ha detto di mettere la cosa a tacere. Sarebbe stata una gran bella storia, Dissennatori fuori controllo. Non hanno nemmeno scritto che hai infranto lo Statuto Internazionale di Segretezza. Credevamo lo avrebbero fatto, si sarebbe sposato bene con la tua immagine di stupido presuntuoso. Pensiamo che stiano misurando i tempi, aspettando la tua espulsione, dopo di che faranno davvero baldoria – cioè, se sarai espulso, ovviamente” continuò frettolosamente. “In realtà non dovresti, non se si attendono alle loro stesse leggi, non c’è niente contro di te”
Gli altri erano nuovamente in ascolto ed Harry non ci volle pensare. Cercò con lo sguardo in giro un altro argomento, ma su salvato dalla necessità di trovarne uno dal rumore di passi provenienti dalle scale.
“Uh oh”
Fred diede alle Orecchie Estendibili un vigoroso strattone; ci fu un altro rumoroso fruscio e lui e George svanirono. Qualche secondo dopo, la Signora Weasley comparse alla porta della camera da letto.
“La riunione è finita, potete scendere per la cena adesso. Tutti muoiono dalla voglia di vederti, Harry. E chi ha lasciato tutte quelle cacca-bombe fuori dalla porta della cucina?”
“Grattastinchi” disse Hermione impudentemente. “Lui ama giocarci.”
“Oh” disse la Signora Weasley. “Credevo fosse stato Kreacher, lui continua a fare cose bizzarre come questa. Adesso non dimenticate di tenere le voci basse nell’ingresso. Ginny, le tue mani sono sudice, che cosa hai combinato? Va a lavarle prima di cena, per piacere!”
Ginny fece una smorfia agli altri e seguì sua madre fuori dalla stanza, lasciando Harry solo con Ron ed Hermione. Entrambi lo guardavano con apprensione, come se temessero che avrebbe cominciato nuovamente ad urlare adesso che tutti gli altri erano andati via. Vederli così nervosi fece sentire Harry leggermente colpevole.
“Guarda…” mormorò, ma Ron scosse la testa, ed Hermione disse in fretta “Sapevano che ti saresti arrabbiato, Harry, non ti biasimiamo, ma tu devi capire, noi abbiamo cercato di convincere Silente…”
“Sì, lo so” tagliò corto Harry.
Cercò un argomento che non coinvolgesse il suo preside, perché il pensiero di Silente faceva nuovamente incendiare le sue viscere.
“Chi è Kreacher?” chiese.
“L’elfo domestico che vive qui” disse Ron “Folle. Mai incontrato uno come lui”
“Non è folle, Ron.”
“L’ambizione della sua vita è di avere la testa tagliata e incastonata in una piastra come sua madre” disse Ron irritato. “Questo è normale, Hermione?”
“Beh – beh, se è un po’ strano non è colpa sua.”
Ron voltò il suo sguardo verso Harry.
“Hermione ancora non ha lasciato perdere il CREPA?”
“Non è CREPA” disse Hermione con veemenza. “E’ Comitato di Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti. E non riguarda solo me, anche Silente ha detto che dovremmo essere gentili con Kreacher”
“Sì, sì” disse Ron. “Andiamo, sto morendo di fame.”
Raggiunse il corridoio fuori dalla porta sul pianerottolo, ma prima che potessero scendere le scale
“Fermi!” sospirò Ron, facendo scattar fuori il braccio per impedire ad Harry ed Hermione di camminare oltre. “Sono ancora all’ingresso, potremmo sentire qualcosa.”
I tre guardarono con circospezione oltre la balaustra. Il grigio corridoio d’ingresso era affollato da streghe e maghi, comprese tutte le guardie di Harry. Stavano sussurrando concitati fra di loro. Al centro del gruppo Harry vide i capelli unticci ed i prominente naso del professore di Hogwarts che meno gli piaceva, il Professor Piton. Harry si sporse al di là della ringhiera. Era davvero curioso di sapere cosa Piton stesse facendo per l’Ordine della Fenice…
Un piccolo pezzo di funicella color carne discese di fronte agli occhi di Harry. Guardando in su, vide Fred e George sul pianerottolo di sopra calare con cautela le Orecchie Estendibili in mezzo allo scuro gruppo di persone di sotto. Un attimo dopo, comunque, questi cominciarono a dirigersi verso la porta d’ingresso fuori dalla loro vista.
“Dannazione” Harry sentì sussurrare a Fred, mentre issava le sue Orecchie Estendibili.
Sentirono la porta d’ingresso aprirsi, quindi richiudersi.
“Piton non cena mai qui” disse Ron ad Harry lentamente. “Grazie a Dio! Andiamo.”
“E non dimenticare di mantenere la voce bassa all’ingresso, Harry.” Sussurrò Hermione.
Come passavano la fila di teste di elfi domestici sulla parete, videro Lupin, la Signora Weasley e Tonks alla porta d’ingresso a suggellare magicamente i tanti lucchetti e chiavistelli dietro coloro che erano appena andati via.
“Mangeremo giù in cucina” sussurrò la Signora Weasley, incontrandoli in fondo alle scale. “Harry, Caro, potresti camminare in punta di piedi attraverso la stanza, è dietro quella porta lì…”
CRASH
“Tonks!” si lamentò la Signora Weasley esasperata, girandosi per guardare alle sue spalle.
“Mi dispiace!” gemette Tonks, che era sdraiata orizzontalmente sul pavimento. “E’ questo stupido porta ombrelli, è la seconda volta che ci inciampo sopra-“
Ma il resto delle sue parole furono smorzate da un orribile stridio di orecchie spezzate e sangue coagulato.
Le tarmate tendine di velluto che Harry aveva superato poco prima erano volate in pezzi. Ma non c’era alcuna porta dietro di loro.
Per una frazione di secondo, Harry pensò guardare attraverso una finestra, una finestra dietro la quale una vecchia donna dal cappello nero stava gridando ed urlando come se stesse subendo una tortura – dopo capì che era solo un ritratto a dimensioni naturali, ma il più realistico ed il più sgradevole che avesse mai visto in tutta la sua vita.
La vecchia donna stava sbavando, i suoi occhi ruotavano, la pelle giallina sul suo volto si tirava rigida mentre urlava; e dappertutto lungo la stanza dietro di loro, gli altri ritratti si svegliarono e cominciarono ad urlare a loro volta, così che Harry strizzò addirittura gli occhi ed il naso e coprì le orecchie con le mani.
Lupin e la Signora Weasley sfrecciarono verso il quadro e cercarono di tirare le tende per zittire la vecchia donna, ma non poterono chiuderle e lei gridò più forte che mai, brandendo le mani con artigli come se stesse cercando di lacerarsi il volto.
“Sudiciume! Scoria! Prodotti di sporcizia e meschinità! Dementi, mutanti, fanatici, via da qui! Come osate voi insudiciare la casa di mio padre-“
Tonks si scusò ancora ed ancora, sollevando la gigantesca, pesante gamba di troll dal pavimento: la Signora Weasley rinunciò a chiudere la tenda e si affretto su e giù per la stanza, zittendo tutti gli altri ritratti con la sua bacchetta; ed un uomo dai lunghi capelli neri entrò scagliandosi fuori dalla porta di fronte ad Harry.
“Sta zitta, brutta vecchia megera, stai ZITTA!” ruggì afferrando la tenda che la Signora Weasley aveva abbandonato.
Il viso della vecchia donna sbiancò.
“Tuuuuuuu!” urlò, i suoi occhi scoppiare alla vista dell’uomo “Traditore del tuo sangue, abominevole, vergogna della mia carne!”
“ho detto stai-ZITTA” Ruggì di nuovo l’uomo, e con ferocia spontanea lui e Lupin riuscirono a sistemare la tenda chiusa nuovamente.
L’urlo della vecchia donna morì e cadde un silenzio rimbombante. Ansimando leggermente e spostando i suoi lunghi capelli neri dagli occhi, il padrino di Harry, Sirius, si voltò verso di lui.
“Ciao Harry” disse tristemente. “Vedo che hai conosciuto mia madre.”
CAPITOLO 5 – L’Ordine della Fenice -
“Tua -?”
“La mia cara vecchia mamma, sì,” disse Sirius. “Abbiamo provato a farla scendere per un mese ma pensiamo che lei abbia fatto un Incantesimo di Attaccamento Permanente sul retro della tela. Scendiamo al piano inferiore, svelto, prima che si sveglino tutti di nuovo.”
“Ma che cosa ci fa un ritratto di tua madre qui?” domandò Harry ha domandato, confuso, dato che arano passati attraverso la porta dalla sala e proseguivano giù per una fila di stretti gradini di pietra, gli altri appena dietro di loro. “Non te l’ha detto nessuno? Questa era la “casa” dei miei genitori,” disse Sirius. “Ma io sono l’ultimo Black rimasto, cosicché è mia ora. L'ho offerta a Silente come Quartier Generale – quasi l'unica cosa utile che sono stato in grado di fare.”
Harry, che si era aspettato un'accoglienza migliore, notò come era duro e amaro il suono della voce di Sirius. Egli seguì il suo padrino in fondo ai gradini e Attraverso una porta che conduceva alla cucina sotterranea.
Era appena meno buia della sala sopra, una stanza cavernosa con ruvidi muri di pietra. La maggior parte della luce proveniva da un grande fuoco dall’altro lato della grande stanza. Una foschia di fumo di pipa riempiva l'aria come esalazioni di una battaglia, attraverso cui si trasparivano le sagome minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto oscuro.
Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione e in mezzo c’era un lungo tavolo di legno, cosparso di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote e una pila che sembrava fosse di stracci. Il Sig. Weasley e il suo figlio più grande Bill parlavano quietamente vicini ad un capo del tavolo.
La Sig.ra Weasley si schiarì la voce. Suo marito, un magro e quasi calvo signore dai capelli rossi che portato occhiali con montatura di corno, si guardò intorno e scattò in piedi.
“Harry!” disse il Sig. Weasley, affrettandosi in avanti per riceverlo e stringendogli vigorosamente la mano. “E bello vederti!”
Sopra le sue spalle Harry vide Bill, che portava ancora i suoi lunghi capelli legati in una coda di cavallo, che arrotolava frettolosamente le lunghe pergamene lasciate sulla tavola.
“Viaggiato bene, Harry?” lo chiamò Bill, provando a piegare dodici rotoli contemporaneamente. “Malocchio non vi ha fatto arrivare via Groenlandia, quindi?”
“Ci ha provato,” intervenì Tonks, arrivando in fretta per aiutare Bill e facendo immediatamente crollare una candela sull'ultimo pezzo di pergamena. “Oh no - mi dispiace -”
“Dammi qui, cara,” disse la Sig.ra Weasley, con un’espressione esasperata, e riparò la pergamena con un tocco della sua bacchetta. Nel lampo di luce provocato dall’incantesimo della Sig.ra Weasley Harry riuscì a scorgere qualcosa che sembrava la piantina di un edificio.
La Sig.ra Weasley lo aveva visto guardare. Lei tolse la piatina dal tavolo e lo stipò tra le bracca già sovraccariche di Bill.
“Questo genere di cose devono essere portate via subito alla fine delle riunioni,” disse brusca, prima di precipitarsi verso una credenza antica da cui cominciò a prender fuori i piatti per la cena.
Bill prese fuori la sua bacchetta, mormorando, “Evanesco!” e i rotoli svanirono.
“Siediti, Harry,” disse Sirius. “Hai conosciuto Mundungus, no?”
La cosa che Harry aveva scambiato per una pila di stracci emise uno prolungato, grugnente russare, quindi sobbalzò svegliandosi.
“Qualcuno ha fatto il mio nome?” borbottò Mundungus con aria assonnata. “Io sono d’accordo con Sirius…” Alzò una mano molto sporca nell'aria come se votasse, i suoi languidi occhi iniettati di sangue fissi nel vuorto.
Ginny ridacchiò.
“La riunione è finita, Dung,” disse Sirius, mentre tutti si sedevano a tavola intorno a lui. “Harry è arrivato.”
“Eh?” disse Mundungus, scrutando maleficamente Harry attraverso i suoi fulvi capelli intricati. “Accidenti, così è qui. Sì… Tutto a posto, ‘Arry?”
“Sì,” disse Harry.
Mundungus frugò nervosamente nelle sue tasche, ancora fissando Harry e tirò fuori una lurida pipa nera. Egli la mise in bocca, la accese con la sua bacchetta e prese una profonda boccata. Grandi nubi fluttuanti di fumo verdognolo lo oscurarono nel giro di un secondo.
“Ti devo le mie scuse (?),” grugnì una voce dal centro della nube puzzolente.
“Per l'ultima volta, Mundungus,” lo apostrofò la Sig.ra Weasley, “vuoi per favore smettere di fumare quella cosa in cucina, specialmente quando stiamo per mangiare!”
“Ah,” disse Mundungus. „Giusto. Scusa, Molly.”
La nube di fumo svanì mentre Mundungus stivava la sua pipa nella sua tasca, ma fu soppiantata da un acre odore di calzini bruciati.
“E se volete cenare prima di mezzanotte avrò bisogno di una mano,” disse la Sig.ra Weasley rivolta a tutta la stanza. “No, tu puoi stare dove sei, Harry caro, hai fatto un lungo viaggio.”
“Che cosa posso fare, Molly?” disse Tonks entusiasticamente, saltando avanti.
La Sig.ra Weasley esitò, leggermente in ansia.
“Ehm - no, è tutto a posto, Tonks, riposati anche tu, hai fatto abbastanza per oggi.”
“No, no, voglio aiutarti!” disse Tonks raggiante, inciampando in una sedia mentre si affrettava verso la credenza, dalla quale Ginny stava prendendo fuori le posate.
Presto, una serie di grossi coltelli si misero a tagliare da soli la carne e gli ortaggi, sorvegliati dal Sig. Weasley, mentre la Sig.ra Weasley mescolava un calderone che dondolava sopra il fuoco e gli altri prendevano fuori i piatti, più i calici e il cibo dalla dispensa. Harry fu lasciato al tavolo con Sirius e con Mundungus, che lo scrutava ancora dolentemente.
“Hai visto la vecchia Figgy da allora?” domandò.
“No,” disse Harry, “non ho visto nessuno.”
“Vedi, io non volevo partire,” disse Mundungus, sporgendosi in avanti, una nota implorante nella sua voce, “ma avevo l'opportunità di un affare –“
Harry sentì qualcosa strusciare contro le suoe ginocchia e si alzò, ma era solo Grattastinchi, il gatto fulvo dalle gambe storte di Hermione, che si stropicciò ancora una volta intorno alle gambe di Harry, facendo le fusa, quindi saltò in grembo a Sirius e si appallottolò. Sirius lo grattò distrattamente dietro alle orecchie mentre si rivolgeva, ancora con la faccia scura, a Harry.
“Hai passato una buona estate finora?”
“No, è stata pidocchiosa,” disse Harry.
Per la prima volta, qualcosa di simile a una smorfia aleggiò sul viso di Sirius.
“Non so di cosa tu ti possa lamentare, parola mia.”
“Cosa?” disse Harry incredulamente.
“Personalmente, avrei gradito un attacco dei Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima sarebbe stato un modo carino di rompere la monotonia. Tu pensi di aver avuto una cattiva estate, almeno potevi uscire a fare un giro, sgranchendoti le gambe, litigare con qualcuno. Sono stato rinchiuso qui dentro per un mese.”
“Come mai?” chiese Harry, accigliandosi.
“Perché il Ministero della Magia mi è ancora alle calcagna e Voldemort adesso saprà che sono un Animagus, Minus lo avrà informato, così il mio grande travestimento è inutile. Non c'è molto che possa fare per l'Ordine della Fenice… O così pensa Silente.”
C’era qualcosa nel tono di voce leggermente appiattito con cui Sirius aveva pronunciato il nome di Silente che fece capire a Harry che anche Sirius non era molto contento delle decisioni del Preside. Harry provò un improvviso moto di affetto per il suo padrino.
“Almeno hai saputo quello che è successo,” disse egli con tono vigoroso.
“Oh sì,” disse Sirius sarcasticamente. “…ascoltando i rapporti di Piton, dovendo sentire tutte le sue malignità mentre dà a intendere che lui è fuori a rischiare la sua vita mentre io sto qui seduto sul mio didietro a passare comodamente il mio tempo… Chiedendomi come fare le pulizie –“
“Che pulizie?” chiese Harry.
“Cercando di rendere questo posto adatto per una abitazione umana,” disse Sirius, agitando una mano intorno alla cupa cucina. “Nessuno ha vissuto qui per dieci anni, da quando morì la mia cara madre, a meno che tu non consideri il suo vecchio elfo domestico, e lui si è girato i pollici (?)- non ha pulito niente per anni.”
“Sirius,” disse Mundungus, che non sembrava avere prestato nessuna attenzione alla conversazione, ma aveva esaminato minuziosamente un calice vuoto. “Questo è argento massiccio, amico?”
“Sì,” disse Sirius, osservandolo con antipatia. “Il miglior argento battuto dai goblin nel quindicesimo secolo, scolpito con lo stemma della famiglia Black.”
“Questo potrebbe venire orf (?), però,” mormorò Mundungus, lucidandolo con il suo polsino.
“Fred - George, NO, PORTATELO SUBITO QUI!” strillò la Sig.ra Weasley.
Harry, Sirius e Mundungus si guardarono attorno e, entro un’attimo, si erano tuffati via dalla tavola. Fred e George avevano ammaliato un grande calderone di stufato, una caraffa di metallo di Burrobitta e un tagliere da pane di legno pesante, completo di coltello, che si scagliarono in aria verso di loro. Lo stufato scivolò su tutta la lunghezza della tavola ed si fermò appena prima della fine, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno; la caraffa di Burrobirrà cadde con un tonfo, spargendo il suo contenuto dovunque; il coltello di pane scivolato giù sul tavolo e atterrò, con la punta rivolta verso il basso e vibrando minacciosamente, esattamente dove la mano destra di Sirius si era trovata un secondo primaa.
“PER L’AMOR DEL CIELO!” gridò la Sig.ra Weasley. “NON C’E N’ERA BISOGNO, NE HO ABBASTANZA DI VOI, SOLO PERCHE’ ADESSO AVETE AVUTO L’AUTORIZZAZIONE A USARE LA MAGIA, NON SIGNIFICA CHE DOBBIATE TIRARE FUORI LA BACCHETTA PER OGNI PIU’ PICCOLA COSA!”
“Noi stavamo solo cercando di risparmiare un po' di tempo!” disse Fred, affrettandosi in avanti per estrarre il coltello da pane dal tavolo. “Scusa, Sirius, amico - non volevo –“
Harry e Sirius stavano entrambi ridendo; Mundungus, che era crollato giù dalla sua sedia, imprecava mentre si rimetteva in piedi; Grattastinchi aveva fatto un sibilo arrabbiato e si era fiondato sotto la credenza, da dove i suoi grandi occhi gialli splendevano nell'oscurità.
“Ragazzi,” disse il Sig. Weasley, sistemando lo stufato nel centro della tavola, “vostra madre ha ragione, voi dovreste mostrare un po’ di senso di responsabilità ora che avete raggiunto l'età –“
“Nessuno dei vostri fratelli ha causato questo tipo di problemi!” si infuriò la Sig.ra Weasley con i gemelli mentre sbatteva una nuova caraffa di Burrobirra sul tavolo, e versandone fuori di nuovo quasi altrettanta. “Bill non sentiva la necessità di Materializzarsi ogni due metri! Charlie non incantava tutto quello che trovava! Percy –“
Lei si fermò come morta, riprendendo il respiro con uno sguardo impaurito verso suo marito, la cui espressione era improvvisamente diventata di legno.
“Mangiamo,” disse Bill velocemente.
“Sembra meraviglioso, Molly,” disse Lupin, scodellando un piatto di stufato per lei e porgendoglielo attraverso il tavolo.
Per alcuni minuti ci fu silenzio, a parte il tintinnio dei piatti e delle posate e il raschiare delle sedie sul pavimento mentre ognuno si sedeva al proprio posto. Quindi la Sig.ra Weasley si girò verso Sirius.
“Ti volevo dire, Sirius, che c’è qualcosa intrappolato in quello scittoio nella stanza da disegno, continua a far rumore e a tremare. Naturalmente, potrebbe essere solo un Molliccio, ma pensavo che dovessimo chiedere ad Alastor di esaminarlo prima di tirarlo fuori.”
“Tutto quello che vuoi,” disse Sirius con indifferenza.
“Anche le tende di là sono piene di Doxys,” continuò la Sig.ra Weasley. “Pensavo che potessimo provare ad affrontarli domani.”
“Lo attendo con impazienza,” disse Sirius. Harry notò il sarcasmo nella sua voce, ma non era sicuro che anche gli altri lo avessero fatto.
Di fronte a Harry, Tonks stava intrattenendo Hermione e Ginny trasformando il suo naso tra i bocconi. Strizzando ogni volta gli occhi con la stessa espressione sofferente che aveva avuto nella camera di Harry, il suo naso si gonfiò in una protuberanza simile a un becco che somigliava a quello di Piton, si restrinse alla dimensione del bottone di un fungo e quindi spuntò fuori da ogni narice un bel mucchio di peli. Evidentemente quello era un divertimento regolare all’ora di cena, perché Hermione e Ginny iniziarono subito a richiedere i loro nasi preferiti.
“Fanne uno come un muso di maiale, Tonks.”
Tonks ubbidì e Harry, guardandola, ebbe la fugace impressione che un Dudley femmina gli sorridesse dall’altra parte della tavola.
Il Sig. Weasley, Bill e Lupin stavano avendo una intensa discussione riguardo ai goblin.
“Loro non hanno ancora fatto niente,” disse Bill. “Non sono ancora riuscito a stabilire se essi credono o no che lui sia ritornato. Naturalmente, loro potrebbero sciegliere di non schierarsi affatto. DI mantenersi fuori dalla faccenda.”
“Io sono sicuro che loro non si unirebbero mai a Tu-sai-chi,” disse il Sig. Weasley, scuotendo la testa. “Anche loro hanno subito delle perdite; ricordare quella famiglia di goblin che uccise l'ultima volta, da qualche parte vicino a Nottingham?”
“Penso che dipenda da quello che gli verrà offerto,” disse Lupin. “e non parlo di oro. Se vengono offerte loro quelle libertà che gli abbiamo negato per secoli saranno tentati. Non hai avuto ancora nessuna fortuna con Ragnok, Bill?”
“Al momento è in una fase un po’ anti-mago,” disse Bill, “è ancora furioso per l’affare Bagman, pansa che il Ministero lo stia coprendo, quei goblin non hanno mai ottenuto il loro oro da lui, sapete –“
“Una burrasca di risate dal centro della tavola coprì il resto delle parole di Bill. Fred, George, Ron e Mundungus si stavano rotolando sulle loro sedie.
“…e poi,” farfugliò Mundungus, con le lacrime che gli correvano giù per la faccia, “e poi, non ci crederai, lui mi fa', “Da dove, Dung, da dove cavolo tiri fuori tutti quei rospi? Perchè qualche figlio di un Bolide è arrivato e ha rubato tutti i miei!” E io gli dico, “Rubati tutti i tuoi rospi, Will, nooo? Allora ne vorrai degli altri, quindi?” E se mi crederà, ragazzi, quel deficiente d’un gargoyl ricomprerà tutti i suoi rospi da me (?) per molto più di quello che li pagò la prima volta –“
“Non penso che abbiamo bisogno di sentire ancora parlare dei tuoi affari, grazie davvero, Mundungus,” disse la Sig.ra Weasley acidamente, mentre Ron si accasciava sul tavolo, ridendo fragorosamente.
“Perdonami, Molly,” disse immediatamente Mundungus, asciugandosi gli occhi e facendo un occhiolino a Harry. “Ma, sai, Will li aveva rubati a Warty Harris la prima volta quindi in realtà non ho fato niente di male.”
“Io non so dove tu sia abbia imparato qul che è giusto o sbagliato, Mundungus, ma sembra che tu abbia perso alcune lezioni cruciali,” disse la Sig.ra Weasley freddamente.
Fred e George hanno seppellirono la faccia nei loro calici di Burrobirra; George stava singhiozzando. Per qualche ragione, la Sig.ra Weasley gettò uno sguardo davvero brutto a Sirius prima di rialzarsi piedi e andare a prendere un grande rabarbaro da grattugiare sul budino. Harry guardò il suo padrino.
“Molly non approva Mundungus,” disse Sirius sttovoce.
“Come mai lui è nell'Ordine?” disse Harry detto, molto quietamente.
“E’ utile,” mormorò Sirius. “Conosce tutti i truffatori, almeno vorrebbe, visto che lo è lui stesso. Ma è anche molto leale verso Silente, che l'ha aiutato a venir fuori da un brutto impiccio una volta. Conviene avere qualcuno come Dung in giro, lui riesce a sapere cose che non sapremmo mai. Ma Molly pensa che invitarlo a rimanere per cena sia un po’ troppo. Lei non l'ha perdonato per essersi dileguato dal servizio quando doveva essere lì a seguirti.
Tre porzioni successive di crema e rabarbaro grattugiato e la cintura dei jeans di Harry diventò scomodamente stretta (il chè gli diceva qualcosa dato che i jeans una volta erano di Dudley). Come egli posò il suo cucchiaio ci fu una pausa di quiete nella conversazione generale: il Sig. Weasley, che sembrava pieno come un’otre e rilassato, si dondolava sulla sua sedia; Tonks sbadigliava ampiamente, il suo naso ora ritornato normale; e Ginny, che aveva attirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, stava sedeva a gambe incrociate sul pavimento, facendo rotolare dei tappi di sughero di Burrobirra perché lui li rincorresse.
“E’ quasi ora di andare a letto, penso,” disse la Sig.ra Weasley con uno sbadiglio.
“Ancora un momento, Molly,” disse Sirius, spingendo via il suo piatto e voltandosi verso Harry.
“Sai, sono sorpreso. Pensavo che la prima cosa che avresti fatto quando appena arrivato qui fosse cominciare a fare domande su Voldemort.”
L’atmosfera nella stanza era cambiata con una rapidità che Harry associò all'arrivo dei Dissennatori. Lì dove un secondo prima tutti erano rilassati con aria assonnata, adesso c’era allerta, e tensione. Ci fu un fremito intorno al tavolo alla citazione del nome di Voldemort. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò lentamente il suo calice, con aria prudente.
“L’ho fatto!” disse Harry indignato. “Ho chiesto a Ron e Hermione ma loro hanno detto che noi non siamo ammessi nell'Ordine, così –“
“E loro infatti avevano ragione,” disse la Sig.ra Weasley. “Siete troppo giovani.”
She stava seduta dritta sulla sua sedia, i suoi pugni stretti sui braccioli, ogni traccia di sonnolenza scomparsa.
“Da quando qualcuno deve essere nell'Ordine della Fenice per fare domande?” chiese Sirius. “Harry è stato intrappolato in quella casa babbana per un mese. “Lui ha il diritto di sapere quello che è successo –“
“Aspetta!” interruppe George a voce alta.
“Appena arriva Harry a far domande rispondete?” disse Fred arrabbiato.
“Noi abbiamo provato a scucirvi qualcosa per un mese e voi non ci avete detto una sola cosa puzzolente!” disse George.
“’Siete troppo giovani, voi non siete nell'Ordine,’” disse Fred, con una voce acuta che sembrava incredibilmente quella di sua madre. “Harry non è nemmeno maggiorenne!”
“Non è colpa mia se non siete stati messi al corrente di quello che sta facendo l'ordine,” disse Sirius con calma, “è una decisione dei vostri genitori. Harry, d'altra parte –“
“Non è compito tuo decidere che cosa è bene per Harry!” disse stridulamente la Sig.ra Weasley. L'espressione sul suo viso normalmente gentile sembrava pericolosa. “Non ti sei dimenticato di quello che ha detto Silente, suppongo?”
“Quale parte?” domandò educatamente Sirius, ma con l'aria di uno che si prepara a uno scontro.
“La parte sul non dire a Harry più di quanto lui ha bisogno di sapere,” disse la Sig.ra Weasley, enfatizzando pesantemente le ultime tre parole.
Le teste di Ron, Hermione, Fred e George si voltarono da Sirius alla Sig.ra Weasley come se stessero seguendo una partita di tennis. Ginny si era inginocchiata in mezzo a una pila di tappi di Burrobirra abbandonati, osservando la conversazione con la bocca leggermente aperta. Gli occhi di Lupin si posarono su Sirius.
“Non ho intenzione di dirgli più di quanto lui abbia bisogno di sapere, Molly,” disse Sirius. “Ma dal momento che è lui che ha visto Voldemort ritornare” (di nuovo, ci fu un brivido collettivo intorno al tavolo a quel nome) “ha più diritto della maggior parte –“
“Non è un membro dell'Ordine della Fenice!” disse la Sig.ra Weasley. “Ha solo quindici anni e –“
“E lui ha avuto a che fare con la cosa almeno quanto la maggior parte delle persone dell'Ordine,” disse Sirius “e rispetto ad alcuni anche di più.”
“Nessuno sta negando quello che ha fatto!” disse la Sig.ra Weasley, la sua voce che aumentava, i suoi pugni tremanti sui braccioli della sedia. “Ma lui è ancora –“
“Lui non è un bambino!” disse Sirius con impazienza.
“Non è neanche un adulto!” disse la Sig.ra Weasley, il colore che saliva alle sue guance. “Lui non è James, Sirius!”
“Mi è perfettamente chiaro chi è lui, grazie, Molly,” disse freddamente Sirius.
“Non ne sono così sicura!” disse la Sig.ra Weasley. “A volte, il modo in cui parli di lui, è come se pensassi di aver ritrovato il tuo migliore amico!”
“Che cosa c’è di sbagliato in questo?” disse Harry.
“Quello che è sbagliato, Harry, è che tu non sei tuo padre, anche se gli assomigli molto!” disse la Sig.ra Weasley, i sui occhi ancora fissi su Sirius. “Tu sei ancora a scuola e gli adulti responsabili per te non dovrebbero dimenticarlo!”
“Significa che sono un padrino irresponsabile?” chiese Sirius, alzando la voce.
“Significa che devi capire che stai agendo avventatamente, Sirius, che è la ragione per cui Silente continua a ricordarti di stare in casa e –“
“Lasciamo le mie istruzioni da Silente fuori da questa discussione, se non ti dispiace!” disse Sirius con durezza.
“Arthur!” disse la Sig.ra Weasley, girandosi verso suo marito. “Arthur, dammi una mano!”
Il Sig. Weasley non intervenne subito. Si tolse gli occhiali e li pulì lentamente con il suo vestito, senza guardare sua moglie. Solo quando li ebbe rimessi con attenzione sul suo naso rispose.
“Silente sa che la posizione è cambiata, Molly. LUi è d’accordo che Harry dovrà essere informato, fino a un certo punto, adesso che sta qui al Quartier Generale.”
“Sì, ma c'è differenza tra quello e invitandolo a chiedere qualunque cosa voglia!”
“Personalmente,” disse Lupin con calma, togliendo finalmente lo sgardo da Sirius, mentre la Sig.ra Weasley si voltò di scatto verso di lui, sperando di aver finalmente trovato un’alleato, “io penso che sia meglio che Harry conosca i fatti - non tutti i fatti, Molly, ma la situazione generale - da noi piuttosto che una versione ingabugliata da… qualcun’altro.”
La sua espressione era dolce, ma Harry era sicuro che Lupin, come minimo, sapesse che alcune Orecchie Estendibili erano scampate alla confisca della Sig.ra Weasley.
“Bene,” disse la Sig.ra Weasley, sospirando profondamente e cercando intorno alla tavola un sostegno che non arrivò, “bene… Vedo che sono in minoranza. Dirò solo questo: Silente deve avere avuto le sue ragioni per non volere che Harry sapesse troppo, e sto parlando come una che ha a cuore i migliori interessi di Harry –“
“Non è tuo figlio,” disse Sirius quietamente.
“E’ come se lo fosse,” disse la Sig.ra Weasley ferocemente. “Chi altro ha lui?”
“Lui ha me!”
“Sì,” disse la Sig.ra Weasley, la suo labbro che si arricciava, “il fatto è che è stato piuttosto difficile per te seguirlo mentre eri bloccato ad Azkaban, non è così?”
Sirius fece per alzarsi dalla sua sedia.
“Molly, tu non sei l'unica persona a questo tavolo che si preoccupa per Harry,” disse Lupin aspramente. “Sirius, siediti.”
Il labbro inferiore della Sig.ra Weasley tremava. Sirius affondò lentamente nella sua sedia, la faccia bianca.
“Penso che Harry debba dire la sua opinione su questo,” continuò Lupin, “è abbastanza grande per decidere per se stesso.”
“Voglio sapere quello che è successo,” disse Harry immediatamente.
Non guardò la Sig.ra Weasley. Lui era stato toccato da quello che lei aveva detto sul fatto che gli voleva bene come a un figlio, ma era anche stanco delle sue premure. Sirius aveva giusto, non era un bambino.
“Molto bene,” disse la Sig.ra Weasley, con voce strozzata. “Ginny, Ron, Hermione, Fred, George - vi voglio fuori da questa cucina, adesso.”
Si scatenò un’immediato tumulto.
“Siamo maggiorenni!” ulularono all’unisono Fred e George.
“Se Harry ha il permesso, perché io non posso?” gridò Ron.
“Mamma, io voglio sentire!” si lamentò Ginny.
“NO!” gridò la Sig.ra Weasley, alzandosi, gli occhi fulminanti. “Io vi proibisco assolutamente –“
“Molly, non puoi fermare Fred e George,” disse stancamente il Sig. Weasley. “Loro sono maggiorenni.”
“Loro vanno ancora a scuola.”
“Ma sono legalmente adulti ora,” disse il Sig. Weasley, con la stessa voce tirata.
La Sig.ra Weasley adesso aveva la faccia scarlatta.
“Io - oh, va bene quindi, Fred e George possono restare, ma Ron –“
“Harry dirà comunque a me e Hermione tutto quello che dite!” disse Ron caldamente. “Lo – lo farai, vero?” aggiunse in tono incerto, incontrando gli occhi di Harry.
Per un attimo, Harry pensò di dire a Ron che non gli avrebbe detto una singola parola, così lui poteva provare il gusto di essere lasciato all’oscuro e vedere quanto gli sarebbe piaciuto. Ma il cattivo impulso svanì non appena si guardarono l'un l'altro.
“Certo che lo farò,” disse Harry.
Ron e Hermione gli rivolsero un radioso sorriso.
“Stupendo!” gridò la Sig.ra Weasley. “Stupendo! Ginny – A LETTO!”
Ginny non se ne andò senza proteste. Loro poterono sentire i suoi lamenti e le sue imprecazioni a sua madre per tutto il tragitto sulle scale e quando lei raggiuse la sala gli strilli fracassa-timpani della Sig.ra Blacks si aggiunsero al chiasso. Lupin si affrettò al ritratto per ripristinare la calma. Fu solo dopo che lui era ritornato, chiudendo la porta della cucina dietro di lui e riprendendo il suo posto a tavola, che Sirius parlò.
“OK, Harry. Che cosa vuoi sapere?”
Harry fece un profondo sospiro e fece la domanda che lo aveva ossessionato durante tutto il mese scorso.
“Dov’è Voldemort?” disse, ignorando i brividi e i sussulti rinnovati al sentir pronunciare quel nome. “Che cosa sta facendo? Ho provato a guardare i notiziari dei babbani e non c’è ancora stato niente che sembrasse venire da lui, nessuna morte strana o cose così.
“Questo perché non c'è ancora stata nessuna morte strana, infatti,” disse Sirius, “non per quanto ne sappiamo, comunque… e noi sappiamo davvero molto.”
“Più di quanto lui pensi, comunque,” disse Lupin.
“Come mai ha smesso di uccidere la gente?” domandò Harry. Sapeva che Voldemort aveva ucciso più di una volta solo l'anno scorso.
“Perché non vuole attirare attenzione su di sè,” disse Sirius. “Sarebbe pericoloso per lui. Vedi, il suo ritorno non è stato proprio come avrebbe voluto. Questo l'ha infastidito.”
“O piuttosto, lo ha messo sottosopra,” disse Lupin, con un sorriso soddisfatto.
“Cioè?” domandò Harry, confuso.
“Non aveva preventivato che tu sopravvivessi!” disse Sirius. Pensava che nessuno oltre ai suoi mangiamorte avrebbero saputo che egli era ritornato. Ma tu sei sopravvissuto dandone testimonianza.”
“E l'ultimissima persona che egli avrebbe voluto che fosse allertata per il suo ritorno in quel momento era Silente,” disse Lupin. “E tu gli hai dato la certezza che Silente l’avrebbe saputo immediatamente.”
“E questo in che modo potrebbe essere utile?” domandò Harry.
“Scherzi?” disse Bill in tono incredulo. “Silente era la sola persona che Tu-sai-chi abbia mai temuto!”
“Grazie a te, Silente fu in grado di richiamare l'Ordine della Fenice appena un'ora dopo il ritorno di Voldemort,” disse Sirius.
“Quindi, che cosa ha fatto l'Ordine?” disse Harry, guardando tutti loro.
“Stiamo lavorando più che possiamo per assicurarci che Voldemort non possa realizzare i suoi piani,” disse Sirius.
“Come fate a sapete quali sono i suoi piani?” domndò Harry velocemente.
“Silente ha avuto un'idea astuta,” disse Lupin, “e le idee astute di Silente normalmente risultano essere precise.”
“Quindi che cosa pensa Silente che lui stia tramando?”
“Beh, in primo luogo, lui deve ricostruirsi un nuovo esercito,” disse Sirius. “Ai vecchi tempi egli ebbe enormi masse al suo comando: streghe e maghi che aveva soggiogato o che costringeva con la magia a seguirlo, i suoi fedeli Mangiamorte, una grande varietà di creature oscure. Lo avete sentito prevedere di arruolare i giganti; beh, quello sarà solo uno dei gruppi che si porterà dietro. Lui non proverà certamente ad assumere il Ministero della Magia con solo una dozzina di Mangiamorte.”
“Allora voi provate a impedirgli di ottenere altri seguaci?”
“Stiamo facendo del nostro meglio,” disse Lupin.
“Come?”
“Beh, la cosa principale è cercare di convincere il maggior numero di persone possibile che Tu-sai-chi è davvero ritornato, metterli in guardia,” disse Bill. “Si è rivelato difficile, però.”
“Perché?”
“A causa dell’atteggiamento del ministero,” disse Tonks. “Tu hai visto Cornelius Caramel dopo il ritorno di Tu-sai-chi, Harry. Beh, lui non ha affatto cambiato la sua posizione. Si rifiuta assolutamente di credere che sia successo.”
“Ma perché?” disse Harry disperatamente. “Perché è così stupido? Se Silente –“
“Ah, bene, hai centrato il problema,” disse il Sig. Weasley con un sorriso storto. “Silente.”
“Vedi, Caramel ha paura di lui,” disse tristemente Tonks.
“Paura di Silente?” disse Harry incredulamente.
“Paura di quello che gli sarebbe successo,” disse il Sig. Weasley. “Caramel pensa che sia un complotto di Silente contro di lui. Pensa che Silente voglia diventaree Ministro della Magia.”
“Ma Silente non può volere –“
“certo che non vuole,” disse il Sig. Weasley. “Lui non ha mai voluto fare il Ministro, sebbene molta gente volesse che lo facesse lui quando si ritirò Millicent Bagnold. Alla fine fu eletto Caramel, ma lui non ha mai dimenticato veramente quanto sostegno popolare avesse avuto Silente, sebbene Silente non avesse mai fatto domanda per queòòa carica.”
“Nel profondo, Caramel sa che Silente è un uomo molto più intelligente di lui, un mago molto più potente e nei primi tempi del suo Ministero gli chiedeva aiuto e consiglio per ogni cosa,” disse Lupin. “Ma sembra essere diventato avido di potere e molto più sicuro di sè. Gli piace essere Ministro della Magia ed è riuscito a convincersi che lui è quello intelligente e che Silente sta solo creando difficoltà per il proprio tornaconto.”
“Come può pensare una cosa del genere?” disse Harry con tono arrabbiato. “Come può pensare che Silente si stia solo inventando tutto - che io mi stia inventando tutto?”
Perchè accettare che Voldemort è tornato significherebbe accettare un problema a cui il Ministero non ha dovuto far fronte per quasi quattordici anni,” disse Sirius amaramente. “Caramel non riesce proprio a indurre se stesso ad affrontarlo. È molto più comodo convincersi che Silente stia mentendo per fargli le scarpe.”
“Capisci il problema,” disse Lupin. “Con il Ministero che insiste che non c'è niente da temere da Voldemort è dura convincere la gente che egli è ritornato, specialmente perchè loro stessi non vogliono crederci in primo luogo. In più, c’è la pesante influenza del Ministero sulla Gazzetta del Profeta per non riferire niente di ciò che essi chiamano lo ‘sparger-voci’ (?) di Silente, così la maggior parte della comunità dei maghi è completamente ignara di tutto quello che è accaduto e quelli questo fa di loro facili obiettivi per i Mangiamorte se essi utilizzano la Maledizione Imperius.”
“Ma voi lo state dicendo alla gente, non è così?” disse Harry, guardando il Sig. Weasley, Sirius, Bill, Mundungus, Lupin e Tonks. “State convincendo la gente che lui è tornato?”
Loro sorrisero tutti senza umorismo.
“Beh, dal momento che tutti pensano che io sia un folle pluri-omicida e che il Ministero ha messo una taglia di diecimila galeoni sulla mia testa, mi riesce difficile passeggiare per strada e mettermi a distribuire volantini, no?” disse Sirius agitato.
“E io non sono un ospite molto gradito a cena per la maggior parte della comunità,” disse Lupin. “Sono i rischi professionali di essere un lupo mannaro.”
“Tonks e Arthur perderebbero i loro incarichi al Ministero se incominciassero ad aprire loro bocche,” disse Sirius, “ed è molto importante per noi avere spie dentro il Ministero, perché può scommetterci che Voldemort le avrà.”
“Noi siamo riusciti a convincere un paio di persone, però,” disse il Sig. Weasley. “Tonks , ad esempio, lei è troppo giovane per essere stata nell'Ordine della Fenice l'ultima volta e avere un’Auror dalla nostra parte è un vantaggio enorme – anche Kingsley Shacklebolt è un elemento prezioso; lui ha l’incarico di dare la caccia a Sirius, così ha alimentato le informazioni al Ministero che Sirius è in Tibet.”
“Ma se nessuno di voi può diffondere la notizia del ritorno di Voldemort –“ iniziò Harry.
“Chi dice che nessuno di noi sta diffondendo la notizia?” disse Sirius. “Perché pensi che Silente sia così in difficoltà?”
“Che cosa vuoi dire?” domandò Harry.
“Loro stanno cercando di screditarlo,” disse Lupin. “Non hai visto la Gazzetta del Profeta la settimana scorsa? Riferiva che era stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché era diventato vecchio e aveva perso il suo carisma, ma non è vero; è stato estromesso dai maghi del Ministero dopo che aveva fatto un discorso che annunciava il ritorno Voldemorts. Essi l'hanno degradato da Capo Warlock a Wizengamot (?) - cioè il Mago d’Alto Campo - e parlano di togliergli anche il suo Ordine di Merlino, Prima Classe.”
“Ma Silente dice non gli importa quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane,” disse Bill, sogghignando.
“Non è un argomento allegro,” disse il Sig. Weasley cupamente. “Se continua a sfidare il Ministero in questo modo potrebbe finire ad Azkaban e l'ultima cosa che vogliamo è avere Silente sotto chiave. Mentre Tu-sai-chi sa che Silente è qui fuori ed è consapevole di cosa è successo agirà con cautela. Se Silente è fuori gioco - beh, Tu-sai-chi avrà campo libero.”
“Ma se Voldemort sta cercando di arruolare altri Mangiamorte dovrà venire fuori che è ritornato, non è vero?” chiese Harry disperatamente.
“Voldemort non marcia sulle case della gente e non bussa rumorosamente alle loro porte principali, Harry,” disse Sirius. “Lui la inganna, strega e la ricatta. Lui è molto bravo ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaci è solo una delle cose che gli interessano. Egli ha anche altri piani, piani che può realizzare davvero con molta calma, e si sta concentrando su quelli per il momento.”
“Che cosa cerca oltre ai seguaci?” domandò subito Harry. Egli pensò di avere visto Sirius e Lupin scambiarsi un’occhiata fugace prima che Sirius rispondesse.
“Una cosa che può solo rubare.”
Visto che Harry sembrava ancora perplesso, Sirius disse, “Come un'arma. Qualcosa che non aveva l'ultima volta.”
“Quando lui era ancora potente?”
“Sì.”
“Che genere di arma?” disse Harry. “Qualcosa di peggiore dell'Avada Kedavra -?”
“Questo è sufficiente!”
La Sig.ra Weasley parlò sbucando fuori dalle ombre accanto alla porta. Harry non aveva notato il suo ritorno dopo aver portato Ginny al piano di sopra. Le sue braccia erano incrociate e lei sembrava furiosa.
“Vi voglio a letto, ora. Tutti voi, aggiunse, guardando Fred, George, Ron e Hermione.
“Non puoi comandarci –“ iniziò Fred.
“Guardarmi,” ringhiò la Sig.ra Weasley. Lei tremava leggermente mentre si rivolgeva a Sirius. “Hai dato molte informazioni a Harry. Un’altra ancora e potrai insediare immediatamente anche lui nell'Ordine.”
“Perché no?” disse Harry velocemente. “Mi unirò, voglio unirmi, voglio combattere.”
“No.”
Non era stata la Sig.ra Weasley a parlare questa volta, ma Lupin.
“L'Ordine è composto solo di maghi adulti,” disse. “Maghi che hanno finito la scuola,” aggiunse, dato che Fred e George avevano aperto le loro bocche. “Ci sono implicati dei pericoli dei quale non potete avere alcuna idea, chiunque di voi… Penso che Molly abbia ragione, Sirius. Abbiamo detto abbastanza.”
Sirius diede una mezza alzata di spalle ma non dise niente. La Sig.ra Weasley fece un segno imperioso ai suoi figli e a Hermione. A uno a uno loro si alzarono e Harry, riconoscendo la sconfitta, fece altrettanto.
CAPITOLO 6 -La più antica e nobile Casa dei Black-
La sig.ra Weasley li accompagnò di sopra guardandoli irritata.
“Vi voglio tutti a letto subito, senza discutere” disse loro appena raggiunto il primo pianerottolo ”domani sarà una giornata molto impegnativa. Credo che Ginny stia già dormendo” aggiunse a Hermione “cerca di non svegliarla”.
“Sta già dormendo, si, si, di sicuro” disse Fred sottovoce, poi Hermione offrì loro la buona notte e salirono al piano seguente. 'se Ginny non è sveglia ad aspettare Hermione per sapere tutto ciò che ci hanno detto di sotto io sono un verme flaccido…'
“Ok, Ron, Harry,” disse la sig.ra Weasley sul secondo pianerottolo indicandogli la loro camera da letto “a letto anche voi”
“Notte!” dissero Harry e Ron ai gemelli.
“Dormite profondamente” disse Fred, ammiccando.
La sig.ra Weasley chiuse la porta dietro Harry con uno schiocco tagliente. La camera da letto sembrava, se possibile, ancora più umida e più tenebrosa di com’era stata a prima vista. Il quadro vuoto sulla parete ora stava respirando molto lentamente e profondamente, come se il relativo occupante invisibile fosse addormentato. Harry si è messo il suo pigiama, si è tolto gli occhiali e si è arrampicato sul suo letto mentre Ron gettava ‘Cura dei Gufi’ in cima all’armadio per riappacificare Edvige e Leo che gli svolazzavano intorno e frusciavano con le loro ali agitate.
“Non possiamo lasciarli fuori a cacciare ogni notte' spiegò Ron mentre indossava il suo pigiama marrone. “Silente non vuole che troppi gufi svolazzino qui intorno , crede possa destare sospetti. Oh già…dimenticavo…'
Andò fino alla porta e la chiuse a chiave.
“Perché la chiudi?”
'Kreacher' disse Ron mentre spegneva la luce. 'la prima notte che ero qui lui, gironzolando, è venuto dentro alle tre di mattina. Credimi, non desidereresti svegliarti e scoprire che lui gira furtivamente nella tua stanza. Comunque…' è entrato nel suo letto, infilandosi sotto le coperte e riportando lo sguardo a Harry nell’oscurità; Harry poteva vedere il suo profilo grazie al chiarore della luna che filtrava attraverso i vetri sporchi della finestra ‘che cosa ne pensi?'
Harry non aveva bisogno di chiedere a cosa Ron si riferisse.
‘Beh, non ci hanno detto più di quanto già non immaginassimo, no?' disse, pensando a tutto ciò che avevano detto di sotto. 'Voglio dire, tutto ciò che realmente hanno detto è che l'Ordine cerca di fermare la gente che vorrebbe unirsi a Vol…'
Ci fu un taglio al respiro di Ron.
'…demort' disse saldamente Harry. 'quando inizierai a usare il suo nome? Sirius e Lupin lo fanno.'
Ron ha ignorato questo ultimo commento.
‘Si, hai ragione’ disse 'sapevamo già quasi tutto ciò che ci hanno detto grazie agli Orecchi Allungabili. L'unica nuovo punto era…'
Crack.
'OUCH!'
‘Abbassa la voce, Ron, o arriverà la mamma'
‘Voi due siete Apparsi proprio sulle mie ginocchia!'
'Si, beh, è più difficile nell'oscurità'
Harry vide i profili vaghi di Fred e di George saltar giù dal letto di Ron. Ci fu un gemito delle reti del letto ed il materasso di Harry scese di alcuni pollici mentre George si sedeva vicino ai suoi piedi.
'Così, l’ha presa ancora?' George disse impaziente.
‘L'arma di cui Sirius ha accennato?' chiese Harry.
‘Qualcosa di insospettabile, più che altro' rispose Fred con disgusto, ora sedendosi vicino a Ron. 'non abbiamo sentito nulla a riguardo con le vecchie Allungabili?'
‘Cosa credi che sia?' chiese Harry.
'Potrebbe essere qualunque cosa' rispose Fred.
'Ma non può esserci qualcosa di peggio dell’ Avada Kedavra, no?' disse Ron ‘cosa c’è di peggio della morte?'
'Forse è qualcosa che può uccidere un gran numero di persone in una volta sola' suggerì George.
'Forse è un particolare metodo doloroso per uccidere la gente' disse Ron impaurito.
'Ha il Cruciatus per causare dolore' disse Harry, 'non ha bisogno di nulla di più efficiente di quello.'
Ci fu una pausa e Harry sapeva che gli altri, come lui, stavano domandandosi quali orrori questa arma potesse commettere.
‘Credete che ora l'abbia ottenuta?' chiese George.
‘Spero che sia dalla nostra parte' rispose Ron, suonando un po' nervoso.
'Se lo è, Silente probabilmente la custodisce' disse Fred.
'E dove?' chiese Ron rapidamente. 'A Hogwarts?'
‘Ci puoi scommettere' disse George. ‘E’ dove ha nascosto la Pietra Filosofale.'
‘Credo che un arma sia molto più grande della Pietra!' disse Ron.
'Non necessariamente' disse Fred.
'Già, il formato non rappresenta il Potere' disse George. 'Pensa a Ginny.'
‘Che vuoi dire?' chiese Harry.
‘Avete mai visto il suo incantesimo per scacciare i suoi Spettri-Pipistrello?'
'Shhh!' disse Fred, alzandosi per metà dal letto. 'Ascoltate!'
Stettero in silenzio. Dei passi stavano salendo le scale.
'La mamma' disse George e senza ulteriore scompiglio ci fu un forte ‘crack’ e Harry sentì che il peso era sparito dall'estremità del suo letto. Alcuni secondi dopo, hanno sentito il pianerottolo scricchiolare fuori dalla loro porta; la sig.ra Weasley stava chiaramente controllando se stessero parlando oppure no.
Edvige e Leo gracchiavano afflitti. Il pianerottolo scricchiolò ancora e poi la sentirono salire di sopra per controllare Fred e George.
'Non si fida affatto di noi, lo sai' disse Ron con rincrescimento.
Harry era sicuro che non si sarebbe addormentato; quella sera era stata così riempita di cose a cui pensare che era totalmente convinto che sarebbe rimasto sveglio per ore a rimuginare su tutto. Avrebbe desiderato continuare a parlare con Ron, ma la sig.ra Weasley ora stava facendo scricchiolare nuovamente le scale e una volta passata lei sentì distintamente altri farsi strada per le scale… infatti, creature fornite di molte gambe trottavano morbidamente su e giù fuori dalla porta della camera da letto, Hagrid, che era l'insegnante di Cura delle creature magiche, avrebbe detto, 'Belle, non trovi, Harry? Ne studieremo le armi questo trimestre …’ e Harry vide che le creature avevano cannoni come testa e stavano girandosi per puntare verso di lui… infilò la testa sotto le coperte…
Dopodichè si ritrovò sotto le sue lenzuola ranicchiato come una sfera calda mentre la voce forte di George stava riempiendo la stanza.
‘La mamma ha detto di alzarvi, la vostra colazione è in cucina e poi avrà bisogno di voi in salotto, ci sono più Doxy di quanto pensasse e ha trovato un nido di Boccarrotolata morti sotto il divano'.
Mezz'ora dopo Harry e Ron, che si erano vestiti e avevano fatto colazione rapidamente, entrarono nel salotto, una stanza lunga dall'alto soffitto al primo piano con le pareti verde oliva coperte di arazzi sporchi. La moquette esalava piccole nubi di polvere ogni volta che qualcuno ci posava sopra il piede e le lunghe tende vellutate color verde muschio ronzavano come uno sciame di api invisibili. Era intorno a queste che la sig.ra Weasley, Hermione, Ginny, Fred e George erano raggruppati, e tutti parevano molto particolari poichè ciascuno aveva legato un panno sopra il loro naso e bocca. Ciascuno di loro inoltre teneva una grande bottiglia di liquido nero con un beccuccio all'estremità.
'Copritevi le facce e prendete uno spruzzino' disse la sig.ra Weasley a Harry e Ron quando li vide, indicando due bottiglie di liquido nero che stavano su un tavolino a una gamba sola. 'È AmmazzaDoxy. Non ho mai visto un'infestazione peggiore - che cosa hanno fatto gli Elfi domestici negli ultimi dieci anni?'
La faccia di Hermione era per metà celata da un tovagliolo da tè ma Harry ha vide distintamente lo sguardo di rimprovero lanciato alla sig.ra Weasley.
'Kreacher è molto vecchio, probabilmente non è riuscito a controllare...'
'…saresti sorpresa da ciò che Kreacher riesce a controllare quando lo desidera, Hermione' disse Sirius, che era appena entrato nella stanza portando un sacco sporco di sangue di ciò che sembravano topi morti. 'Sto solo portando il cibo a Fierobecco' ha aggiunto in risposta allo sguardo incuriosito di Harry 'lo tengo di sopra, nella camera da letto di mia madre. Comunque… questo scrittoio…'
Buttò il sacco di topi su una poltrona, dopodichè si inginocchiò ad esaminare l'armadietto chiuso che, anche Harry notò per la prima volta, si squoteva un po'.
'Bene, Molly, sono abbastanza sicuro che questo sia un Molliccio' disse Sirius, scrutando attraverso il buco della serratura 'ma forse dovremmo fargli dare un'occhiata da Malocchio prima di tirarlo fuori - conoscendo mia madre potrebbe essere qualcosa di molto peggio.'
'Hai ragione, Sirius' disse la sig.ra Weasley.
Entrambi parlavano con chiara attenzione e voci cordiali che fecero capire abbastanza chiaramente a Harry che non avevano dimenticato il loro disaccordo della notte prima.
Un forte scampanio risuonò dal piano di sotto, seguito immediatamente dalla cacofonia delle grida e dei lamenti che erano stati innescati la notte precedente da Tonks urtando il portaombrelli.
'Continuo a dirgli di non suonare il campanello!' disse Sirius esasperato, affrettandosi fuori dalla stanza. Lo hanno sentito tuonare giù per le scale mentre gli strilli della sig.ra Black echeggiavano per la casa ancora una volta:
'Macchia di disonore, ripugnante essere cresciuto solo per metà, traditore del tuo stesso sangue, figlio di feccia'
'Chiudi la porta per favore, Harry' disse la sig.ra Weasley.
Harry ci impiegò più tempo che potè per chiudere la porta del salotto; voleva sapere cosa stava succedendo di sotto. Sirius era riuscito ovviamente a chiudere la tenda sopra il ritratto della madre poichè aveva smesso di gridare. Sentì Sirius camminare giù per il corridoio, poi sentì tintinnare la catena sulla porta d’ingresso e una voce profonda che riconobbe come quella di Kingsley Shacklebolt che diceva 'Hestia mi ha sostituito, si è messa il mantello di Moody, credo di dover fare rapporto per Silente…'
Sentendo gli occhi della sig.ra Weasley sulla parte posteriore della sua testa Harry, avvilito, chiuse la porta del salotto e ritornò alla festa di Doxy.
La sig.ra Weasley era piegata per controllare la pagina sui Doxy della ‘Guida ai parassiti casalinghi’ di Gilderoy Allock, che era aperta sul divano.
'Ok, tutti voi, dovete fare attenzione perché il morso dei Doxy e i loro denti sono velenosi. Ho una bottiglia di antidoto qui, ma preferirei che nessuno ne avesse bisogno'
Si raddrizzò, si posizionò esattamente davanti alle tende e li richiamò tutti lì davanti.
'Appena vi dò il via, iniziate a spruzzare immediatamente' disse ’usciranno al di sopra di noi, credo, ma sugli spruzzini c’è scritto che una buona spruzzata li paralizzerà. Quando sono immobilizzati gettateli in questo secchio'
Con attenzione fece un passo verso la linea d’attacco e alzò il suo spruzzino.
'Tutti pronti? - SPRUZZATE!'
Harry aveva spruzzato solo per alcuni secondi quando un Doxy molto sviluppato svolazzò fuori da una piega della stoffa ronzando con ali lucide come quelle delle api, piccoli denti taglienti scoperti, il corpo simile a quello di una fata era coperto di spessi capelli neri e quattro sottili solchi serrati dalla furia. Harry lo prese in pieno in faccia con una spruzzata di AmmazzaDoxy. Si immobilizzò a mezz’aria e cadde, con un sorprendente e forte ‘thunk’ sulla moquette consumata sotto di lui. Harry lo prese e lo gettò nel secchio.
'Fred, cosa stai facendo?' chiese la sig.ra Weasley stridula 'spruzza immediatamente quel coso e gettalo via!'
Harry si guardò intorno. Fred teneva un Doxy che si dimenava fra il suo indice e il pollice.
'Ok' disse Fred brillantemente spruzzando il Doxy rapidamente in faccia in modo che perdesse i sensi, ma nel momento in cui la sig.ra Weasley si girò lui se lo mise in tasca e ammiccò.
'Vogliamo sperimentare il veleno di Doxy per le nostre Merendine Taglienti' George disse a Harry sottovoce.
Spruzzando in fretta due Doxys per volta appena tiravano fuori il naso, Harry si avvicinò di più a George e mormorò dall’ angolo della sua bocca 'Che cosa sono le Merendine Taglienti?'
'La gamma di dolci che ti rende malato' bisbigliò George, tenendo un occhio prudente verso la sig.ra Weasley 'non malato seriamente, sia chiaro, ma abbastanza per farti abbandonare una lezione. Fred ed io le abbiamo prodotte quest’estate. Sono da masticare, di doppia forma e colore. Se mangi la metà arancione delle Pastiglie Vomitanti, tirerai su. Il momento in cui sarai portato di corsa dalla classe all’ala dell’infermeria mangerai la metà viola…'
'…che ti ristabilisce completamente, permettendoti di svagarti come vuoi durante il resto dell'ora che sarebbe stata invece dedicata alla noia non redditizia. Questo è ciò che stiamo scrivendo sugli annunci, comunque sia' bisbigliò Fred spostandosi dalla linea visiva della sig.ra Weasley e scopando alcuni Doxy dal pavimento per metterseli in tasca 'hanno bisogno ancora di un po' di lavoro dal momento che i nostri test stanno avendo un po' di difficoltà nel fermare il vomito abbastanza a lungo da poter ingoiare la metà viola finale'
’Test?'
'Noi' disse Fred 'le prendiamo a turno. George ha provato lo Svenimento Immaginario - entrambi abbiamo provato il Torrone Sanguinanaso'
'La mamma pensò che stavamo duellando' disse George.
'Il negozio di scherzi procede, allora?' mormorò Harry fingendo di sistemare il beccuccio del suo spruzzino.
'Beh, non abbiamo avuto ancora la possibilità di prendere dei locali' disse Fred, abbassando ancora di più la voce mentre la sig.ra Weasley si passava uno straccio sulla sua fronte prima di ripartire all'attacco 'ma li vendiamo per corrispondenza, per il momento. Abbiamo messo degli annunci sulla Gazzetta del Profeta la scorsa settimana.'
'E tutto grazie a te, amico' disse George 'ma non preoccuparti… mamma non sospetta di nulla. Non legge più la Gazzetta del Profeta da quando hanno scritto che tu e Silente mentite.'
Harry sorrise. Lui aveva forzato i gemelli Weasley a prendere i mille Galeoni d’oro che aveva vinto come premio del Torneo Tremaghi per aiutarli a realizzare il loro sogno di aprire un negozio di scherzi, ma era ancora felice di sapere che la sig.ra Weasley non fosse a conoscenza del fatto che lui avesse aiutato i gemelli nella realizzazione dei loro piani . Lei non pensava che dirigere un negozio di scherzi fosse una carriera adatta per due dei suoi figli.
La disinfestazione di Doxy dalle tende occupò una gran parte della mattinata. Era già passato mezzogiorno quando la sig.ra Weasley si tolse finalmente il suo panno protettivo, si buttò su una poltrona ricurva e subito esplose in un grido di disgusto essendosi seduta sopra il sacco di topi morti. Le tende non ronzavano più; ora pendevano molli e umide a causa di tutti gli spruzzi. E sotto di loro i Doxy privi di sensi riempivano il secchio accanto a una ciotola di loro uova nere che Grattastinchi stava annusando e che Fred e George stavano guardando con interesse.
'Credo che dopo pranzo penseremo a quelli' disse la sig.ra Weasley indicando le vetrine polverose di alcuni armadietti situati accanto al caminetto. Erano pieni di un bizzarro assortimento di oggetti: una serie di pugnali arrugginiti, artigli, una pelle arrotolata di serpente, un certo numero di scatole d'argento ossidato con delle iscrizioni in una lingua che Harry non capiva e, la meno piacevole di tutti, una ornata bottiglia di cristallo con un grande opale nel tappo piena di qualcosa che Harry era quasi sicuro fosse sangue.
Il campanello suonò ancora. Tutti si voltarono verso la sig.ra Weasley.
’Rimanete qui' disse saldamente tirando su il sacco di topi mentre gli strilli della sig.ra Black ricominciarono dal piano di sotto ‘porterò su qualche panino'.
Lasciò la stanza chiudendo accuratamente la porta dietro lei. Immediatamente tutti si affacciarono alla finestra per osservare di sotto sul gradino della porta d’ingresso. Potevano vedere l’estremità di una testa dai capelli rossastri e fini e una pila di calderoni in rischioso bilico.
'Mundungus!' disse Hermione 'Che cosa se ne fa di tutti quei calderoni?'
'Probabilmente ha cercato una svendita per prenderli' disse Harry 'non è ciò che stava facendo la notte che doveva sorvegliarmi? Stava scegliendo vago dei calderoni?'
'Già, hai ragione!' disse Fred, poi la porta d’ingresso si aprì; Mundungus issò i suoi calderoni e sparì dalla visuale. 'Cavoli, a mamma non piacerà la cosa…'
Lui e George superarono la porta e le si misero dritti in piedi ai lati, ascoltando molto attentamente. Le grida della sig.ra Black erano cessate.
'Mundungus sta parlando con Sirius e Kingsley' mormorò Fred, accigliandosi per la concentrazione 'non si sente molto bene…credete che potremmo correre il rischio con le Orecchie Allungabili?'
’Forse ne vale la pena' disse George 'potrei sgattaiolare di sopra e prenderne un paio'.
Ma in quel preciso momento dal piano di sotto arrivò un'esplosione di suono da rendere le Orecchie Allungabili del tutto inutili. Ognuno di loro poteva sentire esattamente cosa stesse gridando la sig.ra Weasley con tutta la voce che aveva.
’NON STIAMO METTENDO SU UN NASCONDIGLIO PER MERCI RUBATE!'
’Amo sentire mamma che sgrida qualcun'altro' disse Fred con un sorriso soddisfatto sulla faccia mentre apriva la porta di un pollice così da permettere che la voce della sig.ra Weasley arrivasse meglio nella stanza 'è come un piacevole cambiamento'
'…COMPLETAMENTE IRRESPONSABILE, COME SE NON AVESSIMO GIA’ ABBASTANZA COSE DI CUI PREOCCUPARCI SENZA CHE TU TRASCINI IN CASA I TUOI CALDERONI RUBATI!'
’Quegli idioti la stanno lasciando fare' disse George squotendo la testa 'bisogna fermarla subito, prima che la sua testa cominci a fumare e vada avanti per ore. E stava morendo dalla voglia di farlo con Mundungus da quando avrebbe dovuto sorvegliarti, Harry…e la mamma di Sirius ricomincia.'
La voce della sig.ra Weasley fu sopraffatta dalle nuove grida dei ritratti nel corridoio.
George stava per chiudere la porta per soffocare il rumore, ma prima di riuscirci un Elfo domestico si intrufolò nella stanza.
Se non fosse stato per un panno ripugnante legato con una fascia intorno ai suoi fianchi, era completamente nudo. Sembrava molto vecchio. La sua pelle sembrava essere parecchie volte più grande di lui e, nonostante fosse calvo come tutti gli Elfi domestici, aveva una quantità di capelli bianchi che gli spuntavano dalle larghe orecchie da pipistrello. I suoi occhi erano arrossati e di color grigio acquoso e il suo naso carnoso era largo e piuttosto a punta.
L’ elfo non prestò la minima attenzione a Harry e gli altri. Comportandosi come se non li vedesse, mormorando sottovoce, lentamente e tenacemente andò verso l'altra estremità della stanza, tutto il tempo mormorando a bassa voce, rauca e profonda come una rana gigante.
'…puzza come una fogna ed é un criminale per giunta, ma lei non è migliore, quella vecchia traditrice cattiva e i suoi marmocchi che scompigliano la casa della mia padrona, oh, la mia povera padrona, se sapesse, se sapesse la feccia che hanno portato nella sua casa, che cosa direbbe al vecchio Kreacher, oh, che vergogna, Mezzosangue e Lupi mannari, traditori e ladri, povero vecchio Kreacher, che cosa può farci…'
'Ciao, Kreacher' gli urlò Fred, chiudendo la porta con uno schiocco.
L’Elfo domestico si bloccò sui suoi passi, smise di borbottare e sembrò avere un’espressione di sorpresa molto pronunciata ma non convincente 'Kreacher non vede un padroncino…' disse, girandosi verso Fred e tirandogli un’occhiataccia. Tornando a fissare la moquette aggiunse con voce perfettamente udibile '…è solo il marmocchio cattivo di un traditore.'
'Scusa?' disse George 'non ho capito l’ultima parola'
'Kreacher non ha detto niente…' disse l’elfo con una seconda occhiata verso George e aggiunse chiaramente sottovoce '…e c'è il suo gemello, sono piccole bestie innaturali'. Harry non sapeva se ridere o no. L’elfo si raddrizzò, li guardò tutti male e evidentemente convinto che loro non potessero sentirlo continuò a mormorare. '…e ci sono Mezzosangue, sfacciati e facce di bronzo, oh, se la mia padrona sapesse, oh, come piangerebbe, e c'è un altro ragazzo, Kreacher non conosce il suo nome. Cos’è venuto a fare qui? Kreacher non sa… "
‘Questo è Harry, Kreacher' disse Hermione incerta 'Harry Potter.'
Gli occhi pallidi di Kreacher si allargarono e mormorò più veloce e furiosamente che mai.
‘Una Mezzosangue sta parlando a Kreacher come se fosse sua amica, se la padrona di Kreacher lo vedesse in tale compagnia, oh, cosa direbbe…'
'Non chiamarla Mezzosangue!' dissero insieme Ron e Ginny molto adirati.
'Non importa' bisbigliò Hermione 'lui non ragiona con la sua testa, lui non sa quello che…'
'Non prenderti in giro da sola, Hermione, lui sa precisamente quello che sta dicendo' disse Fred guardando Kreacher con grande antipatia.
Kreacher stava ancora mormorando con gli occhi su Harry.
'È vero? È Harry Potter? Kreacher può vedere la cicatrice, potrebbe essere vero, è il ragazzo che fermò l’Oscuro Signore, Kreacher si chiede come ha fatto'
'Noi no, Kreacher' disse Fred.
'Cosa vuoi, ad ogni modo?' gli chiese George.
Gli occhi enormi di Kreacher si scagliarono verso George.
'Kreacher sta pulendo' disse evasivamente.
'Carina come storia' disse una voce da dietro Harry.
Sirius era tornato; stava guardando male l’elfo dalla porta. Il rumore dalla sala era cessato; forse la sig.ra Weasley e Mundungus ora stavano discutendo in cucina.
Alla vista di Sirius, Kreacher si gettò in un ridicolo inchino tanto da far appiattire il suo naso a punta sul pavimento.
'Tirati su!' disse Sirius impaziente 'Ora, cosa sei salito a fare?'
'Kreacher sta pulendo' ripetè l’elfo 'Kreacher vive per servire la Nobile Casa dei Black…'
'che sta diventando nera ogni giorno di più, è sporca' disse Sirius.
'Al padrone è sempre piaciuto il suo piccolo scherzo' disse Kreacher, inchinandosi di nuovo e continuando a bassa voce 'il padrone era un porco ingrato e cattivo che spezzò il cuore di sua madre'
'Mia madre non aveva un cuore, Kreacher' disse Sirius di getto 'Si è tenuta in vita solo per puro dispetto'
Kreacher si inchinò ancora appena lui parlò.
'Qualsiasi cosa dica il padrone' mormorò furiosamente 'il padrone non è degno nemmeno di asciugare la melma dagli stivali di sua madre, oh, la mia povera padrona, cosa direbbe se vedesse Kreacher che lo serve, quanto lo odiava, che delusione che fu'
‘Ti ho chiesto cosa sei salito a fare' disse Sirius freddamente 'ogni volta che ti presenti fingendo di dover pulire prendi qualcosa di nascosto e lo porti nella tua stanza così che noi non possiamo sbarazzarcene'
'Kreacher non sposterebbe mai qualcosa dal posto in cui dovrebbe stare nella casa del padrone' disse l’elfo, poi mormorò velocemente 'la mia padrona non perdonerebbe mai Kreacher se gli arazzi venissero buttati, appartengono alla famiglia da sette secoli, Kreacher deve salvarli, Kreacher non lascerà che il padrone e i traditori e i loro marmocchi li distruggano'
'Credo proprio che sarà così' disse Sirius dando un'occhiata sdegnosa al muro opposto. 'Lei avrà messo un altro incantesimo Adesivo Permanente sul retro, non ne dubito, ma se riuscirò a liberarlo certamente me ne sbarazzerò. Ora va via, Kreacher.'
Sembrava che Kreacher non potesse disobbedire a un ordine diretto; ciononostante, l'occhiata che lanciò a Sirius appena si mosse oltre era piena del disgusto più profondo e mormorò finchè non fu fuori dalla stanza.
'ritorna ad Azkaban ti ordinerebbe Kreacher, oh, la mia povera padrona, cosa direbbe se vedesse la casa ora, la feccia vive qui, i suoi tesori vengono buttati, lei giurò di non avere nessun figlio e lui è tornato, e dicono che è anche un assassino'
'Continua a mormorare e lo sarò davvero un assassino!' disse Sirius irritato sbattendo la porta contro elfo.
'Sirius, lui non ragiona con la sua testa' disse Hermione ‘Non credo che lui capisca che noi possiamo sentirlo'
'E’ stato da solo troppo a lungo' disse Sirius 'prendendo folli ordini dal ritratto di mia madre e parlandogli, ma lui è sempre stato un piccolo criminale'
'Se tu lo liberassi' disse Hermione speranzosa 'forse…'
'Non possiamo liberarlo, conosce troppe cose sull'Ordine' disse Sirius secco 'E comunque, lo shock lo ucciderebbe. Dovresti proporgli di lasciare questa casa, vedresti come reagirebbe'
Sirius camminò attraverso la stanza dove c‘era l’arazzo che Kreacher stava tentando di proteggere appeso lungo tutto il muro. Harry e gli altri lo seguirono.
L’arazzo sembrava immensamente vecchio; era sbiadito e sembrava come se dei Doxy l'avessero morso in più punti. Tuttavia, il filo dorato col quale fu ricamato brillava ancora abbastanza da mostrargli un albero genealogico datato (il più lontano che Harry potè vedere) dal Medio Evo. Una grande scritta in cima all’arazzo diceva:
‘la più antica e nobile Casa dei Black a oggi'
'Tu non ci sei qui!' disse Harry, dopo avere analizzato da vicino il fondo dell'albero.
'Io ero là' disse Sirius indicando un piccolo buco tondo sull’arazzo largo all’incirca come una bruciatura di sigaretta 'la mia dolce vecchia madre mi cancellò dopo che scappai di casa – a Kreacher piace mormorarne la storia sottovoce'
'Scappasti di casa?'
'Quando avevo più o meno sedici anni' disse Sirius 'Non ne potevo più.'
'E dove andasti?' chiese Harry fissandolo.
'Da tuo padre' disse Sirius 'I tuoi nonni furono davvero buoni; praticamente mi adottarono come un secondo figlio. Sì, andavo a stare da tuo padre durante le vacanze, e quando ebbi diciassette anni mi trovai un posto tutto mio. Mio Zio Alphard mi aveva lasciato una buona somma d’oro – anche lui è stato cancellato dall’arazzo, probabilmente per questo motivo - dopo che io me ne andai per conto mio. E comunque ero sempre il benvenuto dal Sig. e la Sig.ra Potter per il pranzo della domenica.'
'Ma… perché l’hai fatto…? '
'Andar via?’ Sirius sorrise amaramente e si passò le dita attraverso i lunghi capelli arruffati. 'Perché li odiavo tutti: i miei genitori, con la loro mania dei puro-sangue, convinti che essere un Black ti facesse diventare regale…e quell’idiota di mio fratello, abbastanza debole da credergli… questo era'.
Sirius puntò il dito verso la parte più bassa dell'albero al nome Regulus Black. La data di morte (più o meno quindici anni prima) seguiva la data di nascita.
'Lui era più giovane di me' disse Sirius 'e un figlio davvero migliore, come continuavano a ricordarmi'
'Ma lui morì' disse Harry.
'Già' disse Sirius ' stupido diotia…si era unito ai Mangiamorte'
'Stai scherzando!'
'Eh dai, Harry, non dirmi che non hai visto abbastanza in questa casa per poter dire a che genere di maghi appartenesse la mia famiglia?' disse Sirius irascibilmente.
'Erano – erano Mangiamorte anche i tuoi genitori quindi?'
'No, no, ma credimi, loro pensavano che Voldemort avesse ragione, erano tutti per la purificazione delle stirpi dei maghi liberandosi di tutti quelli nati babbani e lasciando solo puro-sangue. E non erano i soli, comunque, c'erano molte persone, prima che Voldemort mostrasse le sue vere intenzioni, che pensavano lui avesse un’idea corretta delle cose…tuttavia, rimasero di sasso quando videro ciò che era disposto a fare pur di ottenere potere. Ma scommetto che i miei genitori pensavano che Regulus fosse un piccolo eroe giusto per essersi unito per primo'
'Fu ucciso da un Auror?' provò a indovinare Harry.
'Oh, no' disse Sirius 'no, fu assassinato da Voldemort. O da qualcuno a cui Voldemort aveva ordinato di farlo, molto probabilmente; dubito che Regulus sia mai stato abbastanza importante da essere ucciso da Voldemort in persona. Venni a sapere, dopo che morì, che lui arrivò molto in alto, ma poi fu colto dal panico di fronte a ciò che gli chiesero di fare e cercò di uscirne. Beh, non puoi dare le dimissioni da Voldemort. È una vita di servizio o di morte'.
'Il pranzo' disse la voce della sig.ra Weasleys.
Stava tenendo la sua bacchetta alta davanti a lei tenendo in equilibrio un vassoio enorme carico di panini e torta. Era molto rossa in faccia e sembrava ancora arrabbiata. Gli altri andarono verso di lei, ansiosi di prendere del cibo, ma Harry rimase con Sirius che si era inginocchiato più vicino all’arazzo.
'Non lo vedevo da anni. C'è Phineas Nigellus…il mio bis-bis-nonno, vedi?…il preside meno popolare che Hogwarts abbia mai avuto…e Araminta Mehflua… cugina di mia madre… tentò di rendere legale la caccia ai babbani per mezzo di un avviso del Ministero… e la cara zia Elladora…lei avviò la tradizione di famiglia di decapitare gli Elfi domestici quando diventavano troppo vecchi per portare i vassoi del tè…ovviamente anche la famiglia ogni tanto aveva qualcuno almeno in parte gentile che loro rinnegavano. Vedo che Tonks non c’è. Forse è per questo che Kreacher non accetta ordini da lei – lui è tenuto a fare qualunque cosa gli chieda uno qualunque della famiglia'
'Tu e Tonks siete parenti?' chiese Harry sorpreso.
'Oh, sì, sua madre Andromeda era la mia cugina preferita' disse Sirius, esaminando da vicino l’arazzo. 'No, non c’è nemmeno Andromeda qui, guarda' e indicò un altro piccola bruciatura rotonda tra due nomi, Bellatrix e Narcissa.
'Le sorelle di Andromeda ci sono ancora poichè loro ebbero dei graziosi, rispettabili matrimoni puro-sangue, ma Andromeda si sposò con un nato babbano, Ted Tonks, per cui…'
Sirius picchiettò l’arazzo con la bacchetta e rise acidamente. Tuttavia, Harry non rise; lui era troppo occupato a fissare i nomi a destra della bruciatura di Andromeda. Una linea doppia ricamata d’oro collegava Narcissa Black con Lucius Malfoy e dai loro nomi una sola linea d’oro verticale conduceva al nome Draco.
'Sei parente dei Malfoys!'
‘Le famiglie di puro-sangue sono tutte imparentate' disse Sirius ‘se lasci ai tuoi figli e figlie come unica via il matrimonio tra puro-sangue la scelta è molto limitata; sono pochi quelli tra noi che non lo sono. Molly e io siamo cugini da dopo il matrimonio e Arthur è qualcosa come mio secondo cugino già rimosso una volta. Infatti non c'è traccia di loro qui - se mai una famiglia è stata considerata un gruppo di traditori quelli sono i Weasley'
Ma Harry ora stava guardando il nome a sinistra della bruciatura di Andromeda: Bellatrix Black che era connessa da una duplice linea a Rodolphus Lestrange.
'Lestrange…' disse ad alta voce Harry. Il nome gli riportò qualcosa alla memoria; sapeva di averlo già sentito da qualche parte solo che in quel momento non riusciva a ricordare dove, ma gli fece provare una strana e strisciante sensazione in pieno stomaco.
‘Loro sono ad Azkaban' disse bruscamente Sirius. Harry lo guardò incuriosito.
'Bellatrix e suo marito Rodolphus ci finirono col figlio di Barty Crouch' disse Sirius con la stessa brusca voce. 'anche Rabastan, il fratello di Rodolphus, era con loro'
Poi Harry ricordò. Lui aveva visto Bellatrix Lestrange nel Pensatoio di Silente, lo strano congegno nel quale potevano essere immagazzinati pensieri e ricordi: una donna alta e scura, con grandi occhi pesanti, che, dritta in piedi durante il suo processo, continuava a dichiararsi fedele a Lord Voldemort con tutto l’orgoglio che gli dava la convinzione che un giorno, dopo la sua caduta e la sua condanna, sarebbe stata ricompensata per la sua lealtà.
'Non mi avevi mai detto che lei era…'
'Importa davvero molto che lei sia mia cugina?' disse Sirius a denti stretti 'Per quanto mi riguarda, loro non sono la mia famiglia. Quella non è certamente la mia famiglia. Non l’ho più vista da quando avevo la tua età, se non consideriamo uno sguardo al suo arrivo ad Azkaban. Pensi che io sia orgoglioso di avere un parente come lei?'
'Scusami' disse Harry rapidamente 'io non volevo dire…ero solo un po’ sorpreso, tutto qui'
'Non importa, non scusarti' borbottò Sirius. Si girò allontanandosi dall’arazzo con le mani infilate in tasca. 'Non mi piace essere di nuovo qui' disse, fissando attraverso il salotto. 'Non avrei mai pensato che sarei tornato di nuovo in questa casa.'
Harry capiva perfettamente. Sapeva come si sarebbe sentito se, una volta cresciuto e con l’idea di essersene liberato, avesse dovuto tornare a vivere al numero quattro di Privet Drive.
'È sicuramente l’ideale come Sede centrale' disse Sirius 'mio padre vi installò ogni misura di sicurezza conosciuta nel mondo dei maghi quando viveva qui. È insospettabile, così i babbani non avrebbero mai potuto venire a chiamarci - come se avessero mai voluto - e ora che Silente ha aggiunto la sua protezione sarà dura trovare in qualunque altro luogo una casa più sicura. Silente è il Custode Segreto dell'Ordine, lo sai - nessuno può trovare la Sede centrale a meno che non sia lui in persona a dirgli dov’è - il biglietto che Moody ti ha mostrato la notte scorsa era da parte di Silente… ' Sirius abbaiò una corta risata 'se i miei genitori potessero vedere l’uso che ora facciamo della loro casa… beh, il ritratto di mia madre dovrebbe rendere l'idea’
Aggrottò le ciglia per un momento, poi sospirò.
'Non mi dispiacerebbe se ogni tanto potessi uscire e fare qualcosa di utile. Ho chiesto a Silente se posso accompagnarti alla tua udienza - come Felpato, ovviamente - così potrei darti un po' di appoggio morale, che ne pensi?'
Harry si sentì come se il suo stomaco avesse inghiottito un tappeto polveroso. Non aveva pensato una sola volta all'udienza dalla cena della sera prima; nell'eccitamento di ritornare tra le persone che gli piacevano di più e sentendo tutto su ciò che stava succedendo, gli era completamente passato di mente. Ma alle parole di Sirius, il senso schiacciante di terrore tornò su di lui. Fissò Hermione e i Weasleys, tutti piegati sui loro panini, e pensò a come si sarebbe sentito se loro fossero tornati a Hogwarts senza di lui.
'Non preoccuparti' disse Sirius. Harry guardò in su e comprese che Sirius lo stava guardando. 'Sono sicuro che ti dichiareranno innocente, deve esserci per forza qualcosa nello Statuto Internazionale della Segretezza riguardo al permesso di usare il potere magico per salvare la propria vita'
'Ma se mi dovessero espellere' disse Harry quieto 'posso tornare qui e vivere con te?'
Sirius sorrise tristemente.
'Vedremo'
'Mi sentirei molto meglio all'udienza se sapessi che non dovrò tornare dai Dursley' insistette Harry.
'Devono essere davvero tremendi se preferisci questo posto' disse Sirius cupo.
'Sbrigatevi, voi due, o non avanzerà più nulla' li chiamò la sig.ra Weasley.
Sirius fece un altro grande sospiro, gettò un'occhiata allo scuro arazzo, poi lui e Harry si unirono agli altri.
Harry quel pomeriggio fece del suo meglio per non pensare all'udienza mentre svuotavano gli armadietti dalle vetrine polverose. Fortunatamente per lui, era un lavoro che richiedeva molta concentrazione, poichè molti degli oggetti sembravano non voler lasciare le loro mensole polverose. Sirius venne morso da una scatola d’argento; in pochi secondi sulla mano morsa si formò una sgradevole crosta come uno spesso guanto marrone.
'Va tutto bene' disse, mentre esaminava la mano con interesse prima di sfiorarla leggermente con la sua bacchetta e far tornare la sua pelle normale 'devono essere le ceneri di Verrucoso quelle'
Poi gettò la scatola nel sacco dove stavano depositando gli altri oggetti degli armadietti; qualche attimo più tardi Harry vide George avvolgere attentamente la sua mano in una stoffa e far scivolare la scatola nella sua tasca già piena di Doxy.
Trovarono un strumento d’argento sgradevole alla vista, qualcosa come un paio di pinzette a molte gambe che si arrampicarono come un ragno sul braccio di Harry e tentarono di pungergli la pelle quando lui cercò di prenderle. Sirius le afferrò e le fracassò con un pesante libro intitolato ‘Nobili di Natura: la Genealogia del Mondo dei Maghi’. C'era una scatola musicale che emetteva un motivo debole e sinistro, tintinnando se urtata, e tutti loro si sentirono curiosamente deboli e assonnati finché Ginny non tornò in sè e sbattè il coperchio; un pesante medaglione che nessuno di loro riuscì ad aprire; un gran numero di antichi sigilli e, in una scatola polverosa, un Ordine di Merlino, Prima Classe che era stato assegnato al nonno di Sirius per 'Servizi resi al Ministero'
'Vuol dire che lui li coprì d’oro' disse Sirius sprezzante, gettando la medaglia nel sacco dell’immondizia.
Ogni tanto Kreacher gironzolava per la stanza tentando di portarsi via qualcosa infilandosela sotto la fascia e mormorava maledizioni orribili contro coloro che lo scoprivano. Quando Sirius gli strappò dalle mani un grande anello dorato che portava la stemma dei Black, Kreacher scoppiò davvero in un pianto furioso e se ne andò dalla stanza singhiozzando e chiamando sottovoce Sirius in modi che Harry non aveva mai sentito prima.
'Era di mio padre' disse Sirius, gettando l'anello nel sacco. 'Kreacher non gli era devoto come lo era a mia madre, eppure l’altra settimana l’ho scoperto mentre sgrafignava un paio di vecchi pantaloni di mio padre'
La sig.ra Weasley li fece lavorare tutti sodo durante i giorni successivi. Ci impiegarono tre giorni per ripulire il salotto. Alla fine le uniche cosa indesiderate rimaste erano l’arazzo dell'albero genealogico dei Black che resisteva a tutti i loro tentativi di rimuoverlo dal muro e la scrivania che si scuoteva Moody non era ancora sceso alla Sede centrale, così loro non erano ancora sicuri di quello che c’era dentro.
Si spostarono dal salotto alla sala da pranzo al pianterreno dove trovarono ragni grandi come piattini in agguato nella credenza (Ron lasciò subito la stanza per andare a prendersi una tazza di tè e non ritornò per un'ora e mezza). Tutte le noiose porcellane dei Black furono semplicemente buttate in un sacco da Sirius e questo gli fece trovare delle vecchie fotografie in cornici d’argento annerito in cui tutti gli occupanti strillavano così acutamente che il vetro che li copriva si frantumò.
Probabilmente Piton avrebbe chiamato il loro lavoro 'pulizie', ma secondo Harry loro stavano realmente combattendo una guerra in quella casa che stava diventando davvero una bella lotta anche aiutata ed appoggiata da Kreacher. L’Elfo domestico continuava ad apparire ovunque loro si fossero riuniti, i suoi mormorii divenivano sempre più offensivi ogni volta che tentava di tirar fuori qualsiasi cosa potesse dai sacchi d’immondizia. Sirius arrivò al punto di minacciarlo con dei vestiti, ma Kreacher lo fissò col suo sguardo acquoso e disse 'Il padrone deve fare ciò che il padrone desidera' prima di girarsi e andar via mormorando molto rumorosamente 'ma il padrone non manderà via Kreacher, no, perché Kreacher sa quello che stanno facendo, oh sì, stanno tramando contro l’Oscuro Signore, sì, con questi Mezzosangue e questi traditori e questa feccia…'
A quel punto Sirius, ignorando le proteste di Hermione, afferrò Kreacher dal retro della sua fascia e lo gettò fuori dalla stanza.
Il campanello suonava molte volte durante il giorno ed era il segnale per la madre di Sirius di cominciare a gridare di nuovo mentre per Harry e gli altri di tentare di spiare il visitatore, sebbene loro riuscissero a sapere molto poco dalle brevi occhiate e dai frammenti di conversazione che riuscivano a sentire prima che la sig.ra Weasley li richiamasse ai loro compiti. Piton entrava e usciva dalla casa molto più spesso, ma nonostante questo, con sollievo di Harry, non si erano mai incontrati faccia a faccia; Harry vide anche la sua insegnante di Trasfigurazione, la Professoressa McGranitt che sembrava davvero scomoda con vestito e soprabito babbano, e sembrava anche troppo occupata per potersi attardare. Comunque i visitatori qualche volta restavano ad aiutare. Tonks si unì a loro in un pomeriggio memorabile nel quale trovarono un vecchio demone criminale che si era appostato nel bagno di sopra, e Lupin, che stava nella casa con Sirius, ma che lo lasciò per lunghi periodi per compiere misteriosi lavori per l'Ordine, li aiutò a riparare un orologio del nonno che aveva sviluppato la sgradevole abitudine di scagliare frecce da caccia a chiunque gli passasse davanti. Mundungus si riscattò leggermente agli occhi della sig.ra Weasley liberando Ron da un gruppo di antichi abiti color porpora che avevano tentato di strangolarlo quando lui fece per toglierli dall’armadio.
Nonostante il fatto che lui dormisse ancora male e che sognasse corridoi e porte chiuse che gli facevano bruciare la cicatrice, Harry, per la prima volta in tutta l’estate, stava riuscendo a divertirsi. Finchè era occupato era felice, ma quando le cose da fare diminuirono, comunque, appena lasciava cadere la guardia o si sdraiava sul letto esausto guardando le ombre muoversi sul soffitto, il pensiero dell’imminente udienza al Ministero tornava da lui. La paura si conficcava dentro di lui come aghi appena si chiedeva cosa gli sarebbe accaduto se fosse stato espulso. L'idea era così terribile che non osava dirla ad alta voce , neanche a Ron e Hermione che, sebbene lui li vide spesso bisbigliare insieme guadando ansiosi verso di lui, accontentarono la sua richiesta di non parlarne. A volte non riusciva a fermare la sua immaginazione che gli mostrava un ufficiale del Ministero senza volto che gli spezzava la bacchetta in due ordinandogli di tornare di nuovo dai Dursley…ma lui non voleva tornarci. Era determinato su questo punto. Lui sarebbe tornato a Grimmauld Place a vivere con Sirius.
Sentì come se un mattone si fosse lasciato cadere nel suo stomaco quando la sig.ra Weasley si rivolse a lui durante la cena di mercoledì sera dicendo piano 'Ho stirato i tuoi vestiti migliori per domani mattina, Harry, e voglio anche lavarti i capelli stasera. Bisogna fare anche buona impressione perchè funzioni'
Ron, Hermione, Fred, Georgie e Ginny smisero di parlare e lo guardarono. Harry annuì e tentò di continuare a mangiare la sua costoletta, ma la sua bocca era diventata così secca da non poter masticare.
'Come ci arriverò fin là?' chiese alla sig.ra Weasley, tentando di sembrare indifferente.
'Arthur ti porterà a lavoro con lui' rispose la sig.ra Weasley dolcemente.
Il sig. Weasley sorrise per incoraggiare Harry attraverso la tavola.
'Puoi aspettare nel mio ufficio finché non è l’ora dell'udienza' disse.
Harry guardò verso Sirius, ma prima che lui potesse fare la domanda la sig.ra Weasley gli rispose
'Il professor Silente non pensa che sia una buona idea per Sirius venire con te, e devo dire che io…'
'…pensi che abbia ragione' disse Sirius a denti stretti.
La sig.ra Weasley strinse le labbra.
'Quand’è che Silente ve l’ha detto?' chiese Harry fissando Sirius.
'E’ venuto la notte scorsa, quando eri a letto' disse il sig. Weasley.
Sirius infilzò imbronciato una patata con la forchetta. Harry abbassò gli occhi sul suo piatto. Il pensiero che Silente era stato nella casa alla vigilia della sua udienza e non aveva chiesto di vederlo lo fece sentire, se possibile, ancora peggio.
CAPITOLO 7 – Il Ministero della Magia
La mattina dopo Harry si svegliò alle cinque e mezza in modo tanto brusco e completo che sembrava che qualcuno gli avesse urlato nell’orecchio. Per alcuni momenti egli rimase sdraiato immobile mentre la prospettiva dell'udienza disciplinare si infiltrava in ogni più piccolo neurone del suo cervello, quindi, incapace di sopportarlo, saltò fuori da letto e si mise gli occhiali. La Sig.ra Weasley aveva lasciato la sua T-shirt e i suoi jeans appena lavati e stirati ai piede del suo letto. Harry ci si intrufolò dentro. Il quadro vuoto sul muro ridacchiò.
Ron era steso a pancia in su con la larga bocca aperta, profondamente addormentato. Lui non si mosse mentre Harry attraversò la stanza, uscì sul pianerottolo e chiuse piano la porta dietro di lui. Cercando di non pensare alla prossima volta che avrebbe visto Ron, quando loro non avrebbero più potuto essere compagni di scuola a Hogwarts, Harry scese le scale con calma, superò le teste degli antenati di Kreacher e raggiunse la cucina.
Lui si era aspettato che fosse vuota, ma quando arrivò alla porta senti un morbido rumore di voci dall'altro lato. Apri la porta e vide il Sig. e la Sig.ra Weasley, Sirius, Lupin e Tonks seduti lì quasi come se lo stessero aspettando. Tutto erano completamente vestiti tranne la Sig.ra Weasley, che indossava una lunga vestaglia trapuntata color porpora. Lei gli saltò incontro non appena Harry entrò.
“La colazione,” disse mentre tirava fuori la sua bacchetta e si affrettava al fuoco.
“’G-g-giorno, Harry,” disse Tonks sbadigliando. Questa mattina i suoi capelli erano biondi e ricciuti. “Dormito bene?”
“Sì,” disse Harry.
“Io s-s-sono stata alzata tutta la notte,” disse lei, con un altro sbadiglio da rabbrividire. “Vieni a sederti…”
Lei tirò indietro una sedia, sbattendo contro quella di fianco nello spostarla.
“Che cosa vuoi, Harry?” lo chiamò la Sig.ra Weasley. “Porridge? Muffin? Aringhe affumicate? Uova e prosciutto? Toast?”
“Solo – solo un toast, grazie,” disse Harry.
Lupin diede un’occhiata a Harry, quindi disse a Tonks, “Cosa stavi dicendo di Scrimgeour?”
“Oh… sì… beh, noi dobbiamo essere un po’ più prudenti, lui ha fatto a Kingsley e a me delle strane domande…”
Harry si sentì vagamente grato del fatto che non gli fosse stato chiesto di unirsi alla conversazione. Le sue viscere si contorcevano. La Sig.ra Weasley gli mise davanti un paio di fette di toast e della marmellata; lui provò a mangiare, ma gli sebrava di masticare la moquette. La Sig.ra Weasley si sedette d fianco a lui e cominciò ad agitarsi attorno alla sua T-shirt, ripiegando l'etichetta e appianando le pieghe sulle sue spalle. Lui avrebbe voluto che lei non lo facesse.
“…e dovrò dire a Silente che non potrò fare il turno di notte domani, sono proprio t-t-troppo stanca.” concluse Tonks, facendo un altro enorme sbadiglio.
“Ti sostituirò io,” disse il Sig. Weasley. “Sto bene, e comunque devo finire un rapporto…”
Il Sig. Weasley non indossava vestiti da mago, ma un paio di pantaloni gessati e un vecchio giubbotto da bombardiere. Lui si girò da Tonks verso Harry.
“Come ti senti?”
Harry scrollò le spalle.
“Presto sarà tutto finito,” disse con energia il Sig. Weasley. “Nel giro di poche ore verrai discolpato.”
Harry non disse niente.
“L'udienza è sul mio piano, nell'ufficio di Amelia Bones. Lei è Capo del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, ed è una di quelli che ti interrogheranno.”
“Amelia Bones è OK, Harry,” disse Tonks seria. “Lei è una persona equa, ti ascolterà fino alla fine.”
Harry chinò il capo, ancora incapace di trovare qualsiasi cosa da dire.
“Non perdere il tuo carattere,” disse Sirius bruscamente. “Sii educato e attieniti ai fatti.”
Harry chinò il capo di nuovo.
“La legge è dalla tua parte,” disse Lupin con calma. “Anche ai maghi minorenni è permesso usare la magia in caso di pericolo di vita.
Qualcosa gocciolò pesantemente giù per la schiena di Harry; per un momento lui pensò che qualcuno gli stesse facendo un incatesimo di Disillusione, poi si rese conto che la Sig.ra Weasley stava pettinando i suoi capelli con un pettine bagnato. Lei premette con forza in cima alla sua testa.
“Non stanno mai giù?” disse lei disperatamente.
Harry scosse la testa.
Il Sig. Weasley controllò il suo orologio e guardò Harry.
“Penso che sia ora di andare,” disse lui. “Siamo un po' in anticipo, ma penso che sarà meglio aspettare fuori dal Ministero che qui intorno.”
“OK.” disse Harry automaticamente, lasciando cadere il suo toast e alzandosi in piedi.”
“Andrà tutto bene, Harry,” disse Tonks, accarezzandolo leggermente sul braccio.
“Buona fortuna,” disse Lupin. “Sono sicuro che andrà bene.”
“E se no,” disse Sirius “me la vedrò io con Amelia Bones per te…”
Harry sorrise debolmente. La Sig.ra Weasley lo abbracciò.
“Terremo tutti le dita incrociate,” disse lei.
“Bene,” disse Harry. “Beh… ci vediamo più tardi, quindi.
Egli seguì il Sig. Weasley di sopra e attraverso l’ingresso. Poteva sentire la madre di Sirius grugnire nel sonno dietro la tenda.
Il Sig. Weasley aprì la porta ed loro uscirono nell'alba fredda e grigia.
“Non va a lavorare a piedi di solito, vero?” gli chiese Harry, mentre voltavano di buon passo intorno all’isolato.
“No, di solito mi Materializzo,” disse il Sig. Weasley, “ma tu ovviamente non puoi e penso che sia meglio che arriviamo in un modo completamente non magico… fara un'impressione migliore, dato che è per quello che è stato preso il provvedimento disciplinare…”
Il Sig. Weasley teneva la sua mano dentro al suo giubbotto mentre camminavano. Harry sapeva che stava impugnando la bacchetta. Le strade dissestate erano quasi deserte, ma quando arrivarono alla piccola fatiscente stazione della metropolitana la trovarono già piena di pendolari molto mattinieri. Come sempre quando si trovava in prossimità di babbani che sbrigavano i loro affari quotidiani, il Sig. Weasley faceva fatica a contenere il suo entusiasmo.
“Semplicemente favoloso,” sussurrò, indicando le macchine atomatiche per i biglietti. “Meravigliosamente ingegnoso.”
“Queste sono fuori servizio,” disse Harry, indicando il cartello.
“Sì, ma anche così…” disse il Sig. Weasley, guardandole ammirato.
Loro allora comprarono i loro biglietti da una guardia dallo sguardo assonnato (fu Harry a pagare, dato che il Sig. Weasley non ci capiva molto del denaro Babbano) e cinque minuti più tardi salirono su un treno sotterraneo che sferragliòl velocemente verso il centro di Londra. Il Sig. Weasley continuava a controllare e ricontrollare ansiosamente la Mappa della Metropolitana sopra ai finestrini.
“Altre quattro fermate, Harry… Adesso rimangono tre fermate… Due fermate e dobbiamo scendere, Harry…”
Loro si fermarono a una stazione proprio nel centro di Londra, e furono spazzati giù dal treno da una marea di uomini e di donne con ventiquattrore. Salisono sulla scala mobile, attraversarano il cancelletto della biglietteria ( il Sig. Weasley fu estasiato dal modo in cui la macchina obliteratrice inghiottì il suo biglietto) e sbucarono fuori in una strada larga fiancheggiata da edifici dall’aspetto imponente e già piena di traffico.
“Dove siamo?” disse il Sig. Weasley distrattamente, e per un momento il cuore di Harry si fermò pensando che fossero scesi alla stazione sbagliata malgrado i continui cotrolli alla mappa del Sig. Weasley; ma un secondo più tardi egli disse, “Ah, sì… per di qua, Harry,” e lo condusse giù per una strada laterale.
“Scusa,” disse lui, “ma io non vengo mai in mentropolitana e sembra tutto piuttosto diverso da una prospettiva babbana. In realtà, non ho mai usato neanche l'entrata per i visitatori prima.”
Più essi andavano avanti, più gli edifici diventavano piccoli e meno imponenti, fino a quando infine non raggiusero una strada circondata da diversi uffici dall’aspetto pittosto squallido, un pub e un salto troppo pieno (??????).
Harry si era aspettato una locazione molto più impressionante per il Ministero della Magia.
“Siamo arrivati,” disse il Sig. Weasley con un gran sorriso, indicando una vecchia cabina telefonica rossa, dalla quale mancavano vari pannelli di vetro, davanti a un muro pieno di graffiti. “Dopo di te, Harry.”
Egli aprì la porta della cabina telfonica.
Harry entrò dentro, chiedendosi che cosa cavolo stava facendo. Il Sig. Weasley si raggiunse Harry e chiuse la porta. Si stava stretti; Harry era bloccato contro l'apparecchio del telefono, che pendeva storto dal muro come se un vandalo avesse cercato di strapparlo. Il Sig. Weasley si allungò oltre Harry per prendere l’elenco.
“Sig. Weasley, penso che anche questo potrebbe essere fuori servizio,” disse Harry.
“No, no, sono sicuro che funziona,” disse il Sig. Weasley, tenendo l’ elenco sopra la sua testa e scrutando il disco combinatore del telefono. “Vediamo… sei…” lui fece il numero, “due… quattro… ancora quattro… e ancora due…”
Appena il disco del telefono non fu ronzato indietro al suo posto con facilità, una limpida voce femminile risuonò dentro la cabina, non dalla cornetta in mano al Sig. Weasley, ma così forte e chiara da far pensare che una donna invisibile si trovasse proprio accanto a loro.
“Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e i vostri affari.”
“Ehm…” disse il Sig. Weasley, chiaramente incerto se doveva parlare dentro alla cornetta opuure no. Lui optò per un compromesso, tenendo il microfono della cornetta sul suo orecchio, “Arthur Weasley, Ufficio per l’ Uso Improprio dei Manufatti Babbani, qui per accompagnare Harry Potter, a cui è stato richiesto di presentarsi a un’udienza disciplinare…”
“Grazie.” Disse la limpida la voce femminile. “Visitatore, è pregato di prendare il tesserino di riconoscimento e di attaccarlo alla parte anteriore dei suoi vestiti.”
Ci fu uno scatto e un tintinnio e Harry vide qualcosa sbucare fuori dallo scivolo di metallo da dove normalmente escono le monete di resto. Egli lo raccolse: era un tesserino di riconoscimento d’argento con scritto Harry Potter, Udienza Disciplinare. Se lo appuntò sul davanti della sua T-shirt mentre la voce femminile parlava di nuovo.
“Visitatore al Ministero, le è richiesto di sottoporsi a una perquisizione e di prentate la sua bacchetta per la registrazione al banco di sicurezza, situato all’estremità opposta dell'Atrio.”
Il pavimento della cabina telefonica tremò. Loro stavano penetrando lentamente nella terra. Harry si guardò intorno ansiosamente, mentre la strada sembrava alzarsi oltre le pareti di vetro della cabina finchè l'oscurità non si chiuse sopra le loro teste. Quindi non riuscì a vedere più niente; potreva sentire solo un sordo rumore di ingranaggi mentre la cabina telefonica proseguiva il suo viaggio attraverso la terra. Dopo su un minuto, nonostante a Harry fosse sembrato molto di più, una fessura di luce d'oro illuminò i suoi piedi e, aumentando, raggiunse il resto del suo corpo, fino a quando non lo colpì in faccia e lui fu costretto a chiudere gli occhi per farli smettere di lacrimare.
“Il Ministero della Magia vi augura una piacevole giornata,” disse la voce femminile.
La porta della cabina telefonica si aprì di scatto e il Sig. Weasley uscì fuori, seguito da Harry, la cui bocca era rimasta aperta.
Loro si trovavano ad una estremità di una lunghissima splendida sala con uno scuro pavimento di legno estremamente pulito. Il soffitto blu pavone era intarsiato di simboli d'oro luccicanti che continuavano a spostarsi e a cambiare come un qualche enorma tabellone celeste. I muri erano rivestiti su ogni lato di pannelli di lucido legno scuro intervallati da molti caminetti dorati. Ogni pochi secondi una strega o un mago sbucava da uno dei caminetti a sinistra con un morbido fruscio. Sul lato destro si erano formate davanti a ogni caminetto brevi code di quelli che aspettavano di partire.
In mezzo alla sala c’era una fontana. Un gruppo di statue d'oro, a grandezza naturale, si ergeva in mezzo alla vasca circolare. La più alta di tutte era un mago dall’aria nobile con la bacchetta puntata in aria in una mano. Raggruppati intorno a lui c’erano una bella strega, un centauro, un goblin e un elfo domestico. Gli ultimi tre sembravano tutti guardare con adorazione la strega e il mago. Luminosi zampilli d’acqua uscivano dalle punte delle loro bacchette, dalla punta della freccia del centauro, dal cappello del goblin e da ognuna delle orecchie dell’elfo domestico, cosicchè il trillo gorgogliante dell’acqua che cadeva si aggiungeva agli schiocchi e ai tonfi di quelli che si Materializzavano e allo scalpiccio di centinaia di passi di streghe e maghi, quasi tutti che si dirigevano svelti verso una serie di porte d'oro dall’altra parte della sala con l’aria abbattuta di chi si è svegliato di prima mattina (?).
“Per di qua,” disse il Sig. Weasley.
Loro si unirono alla folla, facendosi strada tra i funzionari del Ministero, alcuni dei quali che portavano barcollanti pile di pergamene, altri una ventiquattrore ammaccata; altri ancora leggevano la Gazzetta del Profeta mentre camminavano. Mentre costeggiavano la fontana Harry vide falci d’argento e zellini di bronzo brillare fino a lui dal fondo della vasca. Accanto, un piccolo cartello sporco diceva:
TUTTI I PROFITTI RICAVATI DALLA FONTANA DI BRETHREN IL MAGICO VERRANNO DEVOLUTI ALL’OSPEDALE DI SAN MUNGO PER LE MALATTIE E LE FERITE MAGICHE.
Se non vengo espulso da Hogwarts, gli getterò dieci galeoni, si trovò a pensare disperatamente Harry.
“Di quì, Harry,” disse il Sig. Weasley, e loro sgusciarono fuori dalla corrente di dipendenti del Ministero dirigendosi verso le porte dorate. Seduto a una scrivania alla sinistra, sotto un cartello con scritto Sicurezza, un mago malrasato in abito blu pavone alzò lo sguardo non appena essi si furono avvicinati e posò la sua Gazzetta del Profeta.
“Sto accompagnando un visitatore,” disse il Sig. Weasley, indicando Harry.
“Avvicinati,” disse il mago con una voce annoiata.
Harry si fece più vicino e il mago tirò fuori una lunga asta d'oro, sottile e flessibile come l’antenna di una macchina, e la passò davanti e dietro a Harry, dal basso veso l’altro e viceversa.
“La bacchetta,” grugnì il mago della Sicurezza a Harry, posando lo strumento dorato e porgendogli la mano.
Harry tirò fuori la sua bacchetta. Il mago la lasciò cadere su uno strano strumento di ottone, che assomigliava a qualcosa come un insieme di bilance con un solo piatto. Cominciò a vibrare. Una stretta striscia di pergamena uscì fuori da una fessura sul piedistallo. Il mago la staccò e lesse.
“Undici pollici, nucleo di piume di fenice, è in uso da quattro anni. Corrisponde?”
“Sì,” disse Harry nervosamente.
“Questo lo tengo io, disse il mago, infilzando lo scontrino di pergamena su una piccola punta di ottone.
“Puoi riprenderla,” aggiunse, porgendo la bacchetta a Harry.
“Grazie.”
“Aspetta…” disse lentamente il mago. I suoi occhi si spostarono rapidamente dal tesserino di riconoscimento d’argento sul torace di Harry alla sua fronte.
“Grazie, Eric,” disse il Sig. Weasley con fermezza, e afferrando Harry per la spalla lo condisse via dalla scrivania nella corrente di maghi e streghe dirigendosi verso le porte d'oro.
Urtato leggermente dalla folla, Harry seguì il Sig. Weasley attraverso le porte in una sala più piccola, dove si trovavano almeno venti ascensori dietro a grate d'oro lavorate. Harry e il Sig. Weasley si unirono alla folla attorno a uno di essi. Si trovarono vicino a un grande mago barbuto che portava una grande scatola di cartone che emetteva aspri rumori.
“Tutto a posto, Arthur?” disse il mago, facendo un cenno con la testa al Sig. Weasley.
“Che cos’hai lì, Bob?” chieste il Sig. Weasley, guardando la scatola.
“Non ne siamo sicuri,” disse serio il mago. “Pensavamo che fosse un normale pollo di palude (?) fino a quando non ha incominciato a sputare fuoco. Ho l’impressione che potrebbe trattarsi di una grave violazione del Divieto agli Esperimenti sugli Animali.
Con una gran quantità di cigolii e sferragliamento un ascensore scese davanti a loro; la grata d'oro si alzò e Harry e il Sig. Weasley entrarono nelll'ascensore con il resto della folla e Harry si ritrovò bloccato contro la parete posteriore. Numerosi maghi e streghe lo guardavano curiosamente; lui fissò i suoi piedi per evitare di incontrare gli occhi di chiunque, spianandosi nel frattempo la frangia sulla fronte. Le grate si chiusero con fragore e l’ascensore iniziò a salire lentamente, facendo stridere le catene, mentre la stessa limpida voce femminile che Harry aveva sentito nella cabina telefonica risuonò di nuovo.
“Settimo livello, Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici, che include l’Ufficio Centrale della Lega Inglese e Irlandese di Quidditch, il Club Ufficilae di Gobstones e l’Ufficio Brevetti Assurdità.”
Le porte dell’ascensore si aprirono. Harry gettò uno sguardo su un corridoio dall’aspetto disordinato, con diversi manifesti di suqadre di Quidditch attaccati storti sulle pareti. Uno dei maghi nell'ascensore, che portava una bracciata di manici di scopa, si divincolò dalla ressa con difficoltà e scomparve lungo il corridoio. Le porte si chiusero, l'ascensore cigolò di nuovo verso l’alto e la voce femminile annunciò:
“Livello sesto, Dipartimento per i Trasporti Magici, che comprende la Floo Network Authority, l’Ufficio Controlli Regolarità Scope, l’Ufficio Passaporte e il Centro Esami di Materializzazione.”
Ancora una volta le porte dell’ascensore si aprirono e quattro o cinque streghe e maghi uscirono; contemporaneamente, numerosi aeroplani di carta piombarono nell'ascensore. Harry li fissò mentre uno di essi andò pigramente a sbattere sulla sua testa; erano color viola pallido e lui potè vedere la dicitura Ministero della Magia timbrata lungo il bordo delle loro ali.
“Sono solo promemoria interdipartimentali,” gli mormorò il Sig. Weasley. “Eravamo abituati a usare gufi ma la confusione era incredibile… escrementi ovunque sulle scrivanie…”
Mentre loro ripresero a scricchiolare verso l’alto i promemoria si misero a svolazzare intorno alla lampada che oscillava sul soffitto dell'ascensore.
“Livello quinto, Dipartimento per la Cooperazione Magica Internazionale, che include l’Associazione Standard per il Commercio Magico Internazionale, l’Ufficio Magico Internazionale di Legge e la Sede Britannica della Confederazione Internazionale dei Maghi.
Quando le porte si aprirono, due promemoria volarono fuori con un bel po’ di streghe e maghi, ma molto altri promemoria si infilarono dentro, facendo vacillare e lampeggiare la luce dalla lampada quando le si scagliarono intorno.
“Livello quarto, Dipartimento per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, che include la Divisione Animali, Esseri e Spiriti, l’Ufficio Relazioni coi Goblin e l’Ufficio Consulenze per Parassiti.”
“E’ il mio (?)” disse il mago che portava il pollo sputafuoco e lui lasciò l'ascensore seguito da un piccolo stormo di promemoria. Le porte cigolanti si chiusero ancora una volta.
“Livello terzo, Dipartimento Incidenti e Catastrofi Magiche, che include la Squadra Annullamento Incidenti Magici, la Sede Centrale Obliviatori e il Comitato Giustificazioni per Babbani.”
Tutti lasciarono l'ascensore a questo piano tranne il Sig. Weasley, Harry e una strega che leggeva un pezzo di pergamena tanto lungo da toccare il pavimento. I restanti promemoria continuarono a roteare intorno alla lampada mentre l'ascensore riprese a salire sferragliando, quindi le porte si aprirono e la voce fece il suo annuncio.
“Livello secondo, Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, che include l’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia, il Quartier Generale Auror e il Servizio Amministrazione Wizengamot (?).”
“Questo è il nostro, Harry,” disse il Sig. Weasley e loro seguirono la strega fuori dall'ascensore in un corridoio fiancheggiato da varie porte. “Il mio ufficio è sull'altro lato del piano.”
“Signor Weasley,” disse Harry, mentre superavano una finestra da cui filtrava la luce del sole, “noi non dovremmo essere ancora sottoterra?”
“Sì, lo siamo,” disse il Sig. Weasley. “Quelle sono finestre incantate. La Manutenzione Magica decide che tempo farà ogni giorno. Abbiamo avuto due mesi di uragani l'ultima volta che hanno cercato di ottenere un aumento di stipendio… Gira qui, Harry.”
Loro svoltarono dietro un angolo, entrarono attraverso un paio di pesanti porte di quercia e sbucarono in un disordinato open space diviso in cubicoli, da cui provenivano frammenti di discorsi e risate. Dei promemoria entravano e uscivano dagli scompartimenti come dei missili in miniatura. Un cartello storto appeso sulla parete del cubicolo più vicino diceva: Quartier Generale Auror.
Harry spiò attraverso i vani della porta mentre passavano. Gli Auror avevano ricoperto i muri del loro cubicolo di ogni sorta di immagini di maghi ricercati e con fotografie delle loro famiglie, dei manifesti delle loro squadre preferite di Quidditch e di articoli dalla Gazzetta del Porfeta. Un uomo vestito di rosso con una coda di capelli più lunga di quella di Bill era seduto con gli stivali appoggiati alla scrivania, che dettava un rapporto alla sua penna. Un po' più lontano, una strega con una benda su un occhio parlava sopra al’orlo della parte del suo cubicolo con Kingsley Shacklebolt.
“’Giorno, Weasley,” disse Kingsley imprudentemente, quando loro furono più vicini.
“Devo scambiare una parola con te, hai un secondo?”
“Sì, se è davvero un secondo,” disse il Sig. Weasley, “Vado piuttosto di fretta.”
Essi parlavano come se si conoscessero poco e quando Harry aperi bocca per salutare Kingsley, il Sig. Weasley si alzò in piedi. Loro seguirono Kingsley lungo il corridoio (?) fino all'ultimissimo cubicolo.
Harry ebbe un leggero shock; quella che gli faceva l’occhiolino da ogni direzione era la faccia di Sirius. Ritagli di quotidiani e vecchie fotografie - anche una di Sirius che faceva il testimone al matrimonio dei Potter - tappezzavano i muri. L'unico spazio libero da Sisius era una mappa del mondo in cui i piccoli spilli rossi luccicavano come gioielli.
“Qui,” disse Kingsley bruscamente al Sig. Weasley, spingendogli una catasta di pergamene tra le mani. “Ho bisogno del maggior numero di informazioni possibili sui veicoli volanti avvistati dai Babbani negli ultimi dodici mesi. Abbiamo ricevuto informazioni che Black potrebbe stare ancora usando la sua vecchia moto.”
Kingsley lanciò a Harry un enorme occhiolino e aggiunse, in un sussurro, “Portagli la rivista, potrebbe trovarla interessante.” Quindi disse in tono normale, “E non prendertela troppo comoda, Weasley, il ritardo di quel rapporto sulle gambe da fuoco ha bloccato la nostra indagine per un mese.”
“Se avessi letto il mio rapporto sapresti che il termine è armi da fuoco.” disse il Sig. Weasley con calma. “E ho paura che dovrai aspettare per le informazioni sulle motociclette; siamo estremamente occupati al momento.” Egli abbassò di colpo la voce e disse, “Se riesci a venir via prima delle sette, Molly sta facendo le polpette di carne.”
Lui fece segno a Harry e lo portò fuori dal cubicolo di Kingsley, attraverso un secondo gruppo di porte di quercia, lungo un altro passaggio, girò a sinistra, percorse un altro corridoio, girò a destra in un corridoio poco illuminato e evidentemente malandato e infine raggiunse un vicolo cieco, dove una porta a sinistra era rimasta socchiusa, rivelando un armadio di scope e una porta sulla destra portava una piastra di ottone ossidato che doceva: Uso Improprio di Manufatti Babbani.
L’angusto ufficio del Sig. Weasley sembrava essere leggermente più piccolo dell’armadio di scope. Due scrivanie erano state infilate dentro c’era a stento lo spazio per girargli intorno a causa di tutti gli armadi di archiviazione ricolmi che costeggiavano le pareti, in cima ai quali c’erano pile barcollanti di documenti. Il piccolo spazio di muro libero testimoniava l’ossessione del Sig. Weasley: numerosi manifesti di macchine, compreso uno di un motore smontato; due illustrazioni di cassette per la posta che sembravano esser state ritagliate da un libro per bambini babbani; e un diagramma che mostrava come collegare una presa elettrica.
Appoggiato in cima alla vaschetta portadocumenti stracolma del Sig. Weasley c’era un vecchio tostapane che singhiozzava in modo sconsolato e in un paio di guanti di pelle vuoti che si giravano i loro pollici. Una fotografia della famiglia Weasley era appoggiata accanto alla vaschetta. Harry notò che Percy sembrava essersene andato via.
“Noi non abbiamo una finestra,” disse il Sig. Weasley come per scusarsi, togliendosi il suo giubbotto da bombardiere e appoggiandolo sullo schienale della sua sedia. “L’abbiamo chiesta, ma sembra che loro non pensino che ne abbiamo bisogno. Siediti pure, Harry, sembra che Perkins non sia ancora arrivato.”
Harry si strizzò nella sedia dietro alla scrivania di Perkins mentre il Sig. Weasley frugava nella catasta di pergamene che Kingsley Shacklebolt gli aveva dato.
“Ah” disse, sogghignando, mentra estraeva dal mucchio la copia di una rivista intitolata The Quibbler (?), “sì…” Le diede una sfogliata. “Sì, ha ragione, sono sicuro che Sirus lo troverà molto divertente - oh, santo cielo, che cosa c’è adesso?”
Un promemoria era appena volato attraverso la porta aperta e andò a posarsi sopra al tostapane singhiozzante. Il Sig. Weasley lo aprì e lo lesse ad alta voce.
“’Terzo bagno pubblico che rigurgita denunciato a Bethnal Green, per favore indagate immediatamente.’ Sta diventando ridicolo…”
“Un bagno che rigurgita?”
“Un burlone anti-babbano,” disse il Sig. Weasley, accigliandosi. “Ne abbiamo avuti due la scorsa settimana, uno a Wimbledon e uno a Elephant and Castle. I Babbani tirano lo sciacquone e invece di andare tutto giù - beh, puoi immaginare. Quei poveretti continuano a chiamare quegli - idrici, penso che si chiamino - sai, quelli che riparano le tubazioni e cose così.”
“Idraulici?”
“Esatto, sì, ma naturalmente loro sono sconcertati. Spero solo che riusciremo prendere quello che lo sta facendo.”
“Saranno gli Auror a prenderlo?”
“Oh no, questo è troppo banale per gli Auror, saranno le normali Pattuglie per l’Osservazione della Legge Magica - ah, Harry, questo è Perkins.”
Un vecchio mago curvo dall’aria timida con soffici capelli bianchi era appena entrato nella stanza, ansimando.
“Oh, Arthur!” egli disse disperatamente, senza guardare Harry. “Ringrazio il cielo, io non sapevo che cosa sarebbe stato meglio fare, se aspettarti qui o no. Ho appena inviato un gufo a casa ma tu ovviamente l’avrai perso – è arrivato un messaggio urgente dieci minuti fa –“
“Ho già saputo del gabinetto che rigurgita,” disse il Sig. Weasley.
“No, no, non è il gabinetto, è l’udienza del giovane Potter - loro hanno cambiato data e luogo, è alle otto giù al vecchio Tribunale Dieci –“
“Giù al vecchio - ma loro mi hanno detto – per la barba di Merlino!”
Il Sig. Weasley guardato il suo orologio, emise un guaito e saltò su dalla sua sedia.
“Svelto, Harry, avremmo dovuto essere lì cinque minuti fa!”
Perkins si appiattì contro gli archivi mentre il Sig. Weasley lasciava l'ufficio di corsa, Harry subito dietro.
“Perché hanno cambiato l’orario?” disse Harry col fiato corto, mentre sfrecciavano attraverso i cubicoli degli Auror; la gente mise fuori la testa per guardarli mentre loro filavano come razzi. Harry si sentva come se avesse lasciato tutte le sue viscere alla scrivania di Perkins.
“Non ne ho idea, ma ringrazio il cielo che siamo arrivati qui così presto, se tu fossi mancato sarebbe successa una catastrofe!”
Il Sig. Weasley slitto fino agli ascensori e spinse con impazienza il bottone 'in basso'.
“VIENI!”
L'ascensore apparve rumorosamente ed loro gli si tuffarono dentro. Ogni volta che si fermava il Sig. Weasley imprecava furioso e prendeva a pugni il bottone numero nove.
“Quelle aule di tribunale non sono state utilizzate per anni,” disse il Sig. Weasley arrabbiato. “Non riesco a capire perché essi lo fanno laggiù – a meno che - ma no –“
Una strega grassoccia che portava un calice di fumo entrò nell'ascensore in quel momento e il Sig. Weasley non entrò nei dettagli.
“L'Atrio,” disse la limpida voce femminile e le grate d'oro si alzarono, mostrando a Harry una fugace visione delle statue d'oro nella fontana. La strega grassoccia uscì ed entrò un mago dalla pelle giallastra con una faccia davvero molto sofferente.
“’Giorno, Arthur.” disse con una voce sepolcrale mentre l'ascensore aveva iniziato a scendere. “Non ti si vede spesso quaggiù.”
“Affari urgenti, Bode,” disse il Sig. Weasley, che stava saltellando sui suoi piedi e lanciava occhiate ansiose a Harry.
“Ah, sì,” disse Bode, osservando Harry senza battere le ciglia. “Naturalmente.”
Harry quasi non si curò di Bode (?), ma il suo risoluto sguardo fisso non lo fece sentire in alcun modo più a suo agio.
“Dipartimento dei Misteri.” Disse la limpida voce femminile, senza aggiungere altro.
“Veloce, Harry,” disse il Sig. Weasley appena le porte di ascensore si aprirono di schianto, e loro si misero a correre lungo un corridoio che era abbastanza diverso da quelli di sopra. I muri erano nudi; non c’era nessuna finestra e nessuna porta a parte un unico puntino nero proprio in fondo al corridoio. Harry si aspettava che ci si sarebbero infilati, invece il Sig. Weasley lo afferrò per il braccio e lo trascinò a sinistra, dove c'era un passaggio che conduceva a una rampa di scale.
“Giù di qua, giù di qua,” ansimò il Sig. Weasley, scendendo due scalini alla volta. “Neanche l'ascensore arriva così in basso… perché loro la fanno qui giù questo io…”
Raggiunsero la fine della scala e corsero ancora lungo un altro corridoio, che assomigliava molto a quello che conduceva allo studio sotterraneo di Piton a Hogwarts, con ruvidi muri di pietra e gruppi di torce. Le porte che essi stavano attraversando erano di legno pesante con borchie e serrature di ferro.
“Tribunale… Dieci… Penso… Dovremmo quasi esserci… sì.”
Il Sig. Weasley si fermò di colpo quasi inciampando fuori da una sudicia porta scura con un enorme lucchetto di ferro ed crollò contro il muro, premendosi una mano sul torace.
“Eccoci,” ansimò, indicando la porta. “Entra lì.”
“Lei – lei non viene con -?”
“No, no, non posso. Buona fortuna!”
Il cuore di Harry battè all’impazzata contro il suo pomo d’Adamo. Egli deglutì a fatica, girò la pesante maniglia di ferro e entrò nell'aula di tribunale.
CAPITOLO 8 - L’Udienza –
Harry respirò affannosamente; lui non poteva aiutare se stesso. La grande prigione sotterranea dove era entrato gli era orribilmente familiare. Lui non solo l’aveva già vista, ma c’era anche già stato. Quello era il luogo che aveva visitato dentro al Pensatoio di Silente, il luogo dove lui aveva visto i Lestranges venire condannati all’ergastolo ad Azkaban.
I muri erano di scura pietra, vagamente illuminata da torce. Delle gradinate vuote si innalzavano di fianco a lui, ma davanti, nella panca più in alto di tutte, c’erano molte figure indistinte. Loro stavano parlando a bassa voce ma non appena la pesante porta ritornò a chiudersi dietro Harry cadde un silenzio sinistro.
Una fredda voce maschile rimbombò attraverso l'aula di tribunale.
“Sei in ritardo.”
“Mi scusi,” disse Harry nervosamente. “Io – io non avevo saputo che l’ora era stata cambiata.”
“Non è colpa del Wizengamot (?),” disse la voce. “Un gufo ti è stato inviato questa mattina. Prendi la tua sedia.”
Harry lasciò cadere il suo sguardo sulla sedia al centro della stanza, i cui braccioli erano dotati di catene. Lui aveva visto quelle catene saltare alla vita e legare chiunque si era seduto fra loro. I suoi passi risuonarono con forza mentre lui attraversava il pavimento di pietra. Quando egli si sedette con cautela sul bordo della sedia le catene cigolarono minacciosamente, ma non lo legarono. Sentendosi piuttosto male, egli guardò le persone sedute sulla panca di sopra.
Erano più o meno una cinquantina, tutti, per quanto poteva vedere, vestiti con abiti color prugna con una elaborata “W” d’argento ricamata sulla parte sinistra del torace e tutti lo guardavano da sotto i loro nasi, alcuni con espressioni molto austere, altri con sguardi di sincera curiosità.
Proprio al centro della fila anteriore era seduto Cornelius Caramel, il Ministro della Magia. Caramel era un uomo corpulento che era solito sfoggiare un cappello da lanciatore verde limone, sebbene oggi lui se ne fosse privato; si era privato, anche, del sorriso indulgente che egli aveva avuto una volta quando parlò con Harry. Una strega dalla larga mascella squadrata con capelli grigi molto corti era seduta alla sinistra di Caramel; lei portava un monocolo e dava un’impressione di ostilità. Alla destra di Caramel c’era un'altra strega, ma lei era seduta così indietro sulla panca che la sua faccia era rimasta in ombra.
“Molto bene,” disse Caramel. Essendo l'accusato presente – finalmente - possiamo iniziare. Siete pronti?” egli si rivolse alla fila.
“Sì, signore,” disse una voce impaziente che Harry conoscevao. Il fratello di Ron, Percy, era seduto proprio all’estremità della panca anteriore. Harry guardò Percy, aspettandosi qualche segno di riconoscimento da parte sua, ma non arrivò niente. Gli occhi di Percy, dietro i suoi occhiali con la montatura di corno, erano rimasti fissi sulla sua pergamena, una penna pronta in mano.
“Udienza disciplinare del dodici agosto,” disse Caramel con voce sonora e Percy iniziò immediatamente a prendere nota, “per le violazioni commesse nei riguardi del Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni e dello Statuto Internazionale di Segretezza da parte di Harry James Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
“Interroganti: Cornelius Oswald Caramel, Ministro della Magia; Amelia Susan Bones, Capo del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica; Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Maggiore al Ministero. Scrivano di corte, Percy Ignatius Weasley –“
“Testimone per la difesa, Albus Percival Wulfric Brian Silente,” disse una voce quieta da dietro a Harry, che girò la sua testa così in fretta che il suo collo scricchiolò.
Silente stava attraversando con calma la stanza vestito di una lunga tunica blu-notte e con un'espressione perfettamente calma. La sua lunga barba e ci suoi capelli d’argento brillarono alla luce delle torce mentre lui si accomodò allo stesso livello di Harry e cercò Caramel attraverso gli occhiali a mezza luna che erano appoggiatì a metà del suo naso davvero curvo.
Si levò un brusio dai membri del Wizengamot. Tutti gli occhi adesso erano su Silente. Alcuni sembravano annoiati, gli altri leggermente spaventato; due streghe anziane nella fila posteriore, tuttavia, alzarono le loro mani e si inchinarono in segno di accoglienza.
Una potente emozione era avvmpata nel torace di Harry alla vista di Silente, una grande senso di forza e di fiducia quasi come quello che gli aveva dato la fenice. Lui avrebbe voluto incontrare gli occhi di Silente, ma Silente non stava guardando nella sua direzione; lui continuava a fissare Caramel, che si era palesemente innervosito.
“Ah,” disse Caramel, che sembrava completamente sconcertato. “silente. Sì. Tu – ehm – hai ricevuto il nostro – ehm - messaggio che diceva che l’ora e il – ehm - luogo dell'udenza erano stati cambiati, quindi?”
“Devo averlo perso,” disse allegramente Silente. “Tuttavia, a causa di un fortunato errore sono arrivato al Ministero tre ore prima, così non c’è stato alcun disguido.”
“Sì – bene - suppongo che avremo bisogno di un'altra sedia – io - Weasley, potresti -?”
“Non c’è problema, non cìè problema,” disse cordialmente Silente; prese fuori la sua bacchetta, le diede un piccolo scatto e una sedia di morbido chintz apparva dal nulla accanto a Harry. Selente si sedette, unì la punta delle sue lunghe dita e osservò Caramel sopra di esse con un'espressione di educato interesse. Il Wizengamot stava ancora mormorando agitato; solo quando Carmel parlò di nuovo si rimisero in silenzio.
“Sì,” disse di nuovo Caramel, riordinando le sue idee (?). “Bene, quindi. Allora. L’accusa. Sì.”
Tirò fuori pezzo di pergamena dalla pila davanti a lui, fece un profondo respiro e ha lesse, “Le accuse contro l'imputato sono le seguenti:
“Che egli di proposito, deliberatamente e nella piena consapevolezza dell'illegalità delle sue azioni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per una accusa dello stesso tipo, ha prodotto un Incantesimo del Patronus in un'area abitata da Babbani, alla presenza di un Babbano, il due di agosto, ventitre minuti dopo le nove, il tutto costituendo una violazione del Paragrafo C del Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni, 1875 e anche della Sezione 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi.
“Sei tu Harry James Potter, abitante al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey?” disse caramel, fulminado Harry dalla cima della sua pergamena.
“Sì,” disse Harry.
“Avevi ricevuto un avvertimento ufficiale dal Ministero per l'utilizzo illegale della magia tre anni fa, non è vero?”
“Sì, ma –“
“E hai evocato un Patronus nella sera del due di augosto?” disse Caramel.
“Sì,” disse Harry, “ma –“
“Sapendo che non ti è consentito di utilizzare la magia fuori dalla scuola finchè non avrai l’età di diciassette anni?”
“Sì, ma –“
“Sapendo che eri in piena area babbana?”
“Sì, ma –“
“Pienamente consapevole che eri in stretta prossimità prossimità di un Babbano in quel momento?”
“Sì,” disse Harry in modo arrabbiato, “ma l’ho usata perché noi eravamo –“
La strega con il monocolo lo interruppe con una voce tuonante.
“Hai prodotto un Patronus completo?”
“Sì,” disse Harry, “perché –“
Un Patronus corporeo?”
“Un - cosa?” disse Harry.
“Il tuo Patronus aveva una forma chiaramente definita? Voglio dire, era più di vapore o fumo?”
“Sì,” disse Harry, che si sentiva da una parte impaziente e dall’altra leggermente disperato, “è un cervo, è sempre un cervo.”
“Sempre?” rimbombò la Signora Bones. “Hai prodotto un Patronus prima d’ora?”
“Sì,” disse Harry, “L'ho fatto per più di un anno.”
“E hai quindici anni?”
“Sì, e –“
“Lo hai imparato a scuola?”
“Sì, il professor Lupin me l’ha insegnato durante il mio terzo anno, a causa del”
“Impressionante,” disse la Signora Bones, fissandolo, “un vero Patronus alla sua età… davvero molto impressionante.”
Alcuni dei maghi e delle streghe intorno a lei ripresero a mormorare; alcuni annuirono, ma gli altri si erano accigliandosi e scuotevano la testa.
“La questione non è quanto fosse impressionante la magia,” disse Caramel con una voce irata, “anzi, più fosse impressionante, peggio penserei, dato che il ragazzo l’ha fatto alla piena vista di un Babbano!”
Quelli che si erano accigliati adesso emisero mormorii di approvazione, ma fu la vista del piccolo bigotto cenno del capo di Percy che incitò Harry a riprendere il doscorso.
“L'ho fatto a causa dei Dissennatori!” disse con forza, prima che chiunque lo potesse interrompere di nuovo.
Lui si era aspettato che il brusio aumentasse, ma sembrava che il silenzio che era caduto fosse in qualche modo più intenso del rumore di prima.
“Dissennatori?” disse la Signora Bones dopo un momento, le sue sopracciglia folte tanto alzate che il suo monocolo sembrò in pericolo di cadere. “Che cosa vuoi dire, ragazzo?”
“Voglio dire c'erano due Dissennatori giù per quel vicolo ed loro erano venuti per me e per mio cugino!”
“Ah,” disse Fudge di nuovo, sorridendo affettatamente in modo spiacevole mentre si guardava intorno rivolto al Wizengamot, come se li invitasse a condividere lo scherzo.
“Sì. Sì, immaginavo che avrei sentito qualcosa di questo genere.”
“Dissennatori a Little Whinging?” disse la Signora Bones, con un tono di grande sorpresa. “Non capisco –“
“No, Amelia?” disse Caramel, sorridendo ancora affettatamente. “Lascia che ti spieghi. Lui ci ha pensato e ha deciso che i Dissennatori avrebbero costituito proprio una bella piccola copertura, molto bella infatti. I Babbani non possono vedere i Dissennatori, non è vero, ragazzo? Estremamente conveniente, estremamente conveniente… in questo modo è solo la tua parola e non ci sono testimoni…”
“Io non sto mentendo!” disse Harry con forza, sopra un'altra esplosione di brusii da parte della gradinata. “C'erano due di loro, sono venuti fuori dall’altro lato del viale, tutto è diventata buio e freddo e mio cugino se n’è accorto ed è pe questo che è scappato –“
“Basta, basta!” disse caramel, con un’espressione decisamente arrogante sulla faccia. “Sono spiacente di interrompere quella che sono sicuro sarebbe stata uno storia molto ben architettata –“
Silente si schiarì la gola. Il Wizengamot cadde di nuovo nel silenzio.
“Noi, in effetti, abbiamo un testimone della presenza dei Dissennatori in quel vicolo,” disse, “a parte Dudley Dursley, intendo.”
Sembrava che la faccia grassoccia di Caramel si fosse rimpicciolita, come se qualcuno avesse fatto uscire dell’aria da essa. Egli fissò Silente per un momento o per due, quindi, con l'aspetto di uno che si ricompone, disse, “Non abbiamo tempo di ascoltare ulteriori quisquilie (?), ho paura, Silente. Voglio sbrigare questo caso in fretta –“
“Potrei sbagliarmi,” disse Silente con cordialità, “ma sono sicuro che secondo lo Statuto dei Diritti del Wizengamot l'accusato ha il diritto di presentare testimoni a suo favore. Non è questa la politica del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, Signora Bones?” continuò lui, rivolgendosi alla strega col monocolo.
“E’ vero,” disse la Signora Bones. “E’ perfettamente vero.”
“Oh, molto bene, molto bene,” scattò Cramel. “Dov’è questa persona?”
“L'ho portata con me,” disse Dumbledore. “Lei è proprio qui fuori dalla porta. Devo -?”
“No - Weasley, vai tu,” urlò Caramel a Percy, che si alzò immediatamente, corse giù dalla gradinata della giuria per la scalinata di pietra e passò frettolosamente davanti a Silente e a Harry senza nemmeno degnarli di uno sguardo.
Un momento più tardi, Percy ritornò, seguito dalla Sig.ra Figg. Lei sembrava più spaventata e più strana che mai. Harry avrebbe voluto che lei avesse pensato di cambiarsi le sue pantofole di feltro.
Silente si alzò e diede alla Sig.ra Figg la sua sedia, facendone apparire un’altra per sè.
“Nome per esteso?” disse Caramel a voce alta, mentre la Sig.ra stessa Figg si appollaiava nervosamente proprio sull’orlo della sedia.
“Arabella Doreen Figg,” disse la Sig.ra Figg con la voce che tremava.
“E chi è lei esattamente?” disse Carmel, con una alta voce annoiata.
“Sono un’abitante di Little Whinging, vicino a dove vive Harry Potter,” disse la Sig.ra Figg.
“Non abbiamo alcuna registrazione di una qualsiasi strega o mago che vivano a Little Whinging, oltre a Harry Potter,” disse immediatamente la Signora Bones. “Quel luogo è sempre stato strettamente monitorato, visti… visti gli eventi passati.”
“Io sono una Magonò,” disse la Sig.ra Figg. “E’ per questo che non mi avete registrato, penso.”
“Una Magonò, eh?” disse Caramel, guardandola più da vicino. “Questo lo verificheremo. Lascerà le generalità dei suoi genitori al mio assistente Weasley. Per inciso, una Magonò può vedere dei Dissennatori?” aggiunse, guardando a destra e a sinistra lungo la panca.
“Sì, possiamo!” disse la Sig.ra Figg con indignazione.
Caramel la guardò, alzando le sopracciglia. “Molto bene,” disse con sufficienza. “Qual’è la sua storia?”
“Ero uscita per comprare del cibo per gatti al negozio all’angolo alla fine di Wisteria Walk, più o meno intorno alle nove, la sera del due agosto,” borbottò immediatamente la Sig.ra Figg, come se avesse imparato a mamoria quello che stava dicendo, “quando ho sentito del disordine giù per il vicolo tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Nell’avvicinarmi all’imbocco del vicolo ho visto i Dissennatori correre –“
“Correre?” disse bruscamente la Signora Bones. “I Dissennatori non corrono, scivolano.”
“E’ quello che intendevo dire,” disse subito la Sig.ra Figg, mentre delle chiazze rosa erano apparse sulle sue guance avvizzite. “scivolare lungo il vicolo verso quelli che sembravano due ragazzi.”
“A cosa assomigliavano?” disse la Signora Bones, stringendo gli occhi in modo che il bordo del monocolo scomparisse nella sua carne.
“Beh, uno era molto grasso e l'altro piuttosto magrolino –“
“No, no,” disse la Signora Bones con impazienza. “I Dissennatori… li descriva.”
“Oh,” disse la Sig.ra Figg, la vampata rosa che adesso era strisciata fino sul collo. “Loro erano grandi. E indossavano dei mantelli.”
Harry sentì un vuoto orribile nel profondo del suo stomaco. Qualunque cosa la Sig.ra Figg potesse dire, aveva l’impressione che lei non avesse mai visto più di un'immagine di un Dissennatore e un'immagine non avrebbe mai potuto rendere l’idea di quelloa cui assomigliavano: il modo misterioso in cui si spostavano, librandosi a un pelo da terra; o il loro odore di marcio; o quel rumore terribile che facevano come se annusassero nell'aria circostante.
Nella seconda riga, un mago tozzo con grandi baffi neri si chinò a sussurrare qualcosa nell'orecchio della sua vicina, una strega dai capelli crespi. Lei sorrise affettatamente e annuì.
“Grandi e con indosso dei mantelli,” ripetè la Signora Bones con calma, mentre Caramel sbuffava in maniera derisoria. “Vedo. Qualcos’altro?”
“Sì,” disse la Sig.ra Figg. “Io li ho sentiti. Tutto è diventato freddo e quella era una sera d’estate molto calda, correggetemi se sbaglio. E mi sentii… come se tutta la felicità fosse scomparsa dal mondo. E mi sono venute in mente… cose terrificanti…”
La sua voce tremò e si spense.
Gli occhi della Signora Bones si riaprirono leggermente. Harry potè vedere un segno rossi sotto il suo sopracciglio dove prima era affondato il monocolo.
“Che cosa fecero i Dissennatori?” chiese lei, e Harry provò un accenno di speranza.
“Andarono verso i ragazzi,” disse la Sig.ra Figg, adsso con voce più forte e più fiduciosa, la vampata rosa che scemava via dalla sua faccia. “Uno di loro era caduto. L'altro ritorno indietro, per cercare di mandar via il Dissennatore. Era Harry. Lui ci provò due volte e produsse solo un filo di vapore argenteo. Al terzo tentativo, produsse un Patronus, che si lanciò sul primo Dissennatore e poi, su sua indicazione, mando via il secondo da suo cugino. E questo… questo è quello che è successo,” concluse la Sig.ra Figg, in modo poco convincente.
La Signora Bones abbassò lo sguardo in silenzio sulla Sig.ra Figg. Caramel non le stava guardando per niente, ma era tutto agitato con i suoi documenti. Infine, egli alzò gli occhi e disse, in modo piuttosto aggressivo, “Questo è quello che vide, dunque?”
“Questo è quello che è successo,” ripetè la Sig.ra Figg.
“Molto bene,” disse Caramel. “Può andare.”
La Sig.ra Figg lanciato un’occhiata impaurita da Caramel a Silente, quindi si alzò e sciabattò verso la porta. Harry sentì il tonfo della porta che si chiudeva dietro di lei.
“Un testimone non molto convincente,” disse Caramel in tono altezzoso.
“Oh, non so,” disse la Signora Bones, con la sua voce rimbombante. “Lei ha incontestabilmente descritto gli effetti di un attacco dei Dissennatori con molta precisione. E non riesco a immaginare il motivo per cui lei avrebbe dovuto dire che essi c'erano se non fosse vero.”
“Dei Dissennatori che si aggirano in un sobborgo babbano e guarda caso succede che arriva un mago?” sbuffò Caramel. “Le quote su una scommessa del genere dovrebbero essere molto, molto alte. Nemmeno Bagman si sarebbe giocato –“
“Oh, io non penso qualcuno di noi creda che i Dissennatori fossero lì solo per una coincidenza,” disse Silente con delicatezza.
La strega seduta alla destra di Fudge, con la faccia in ombra, si mosse leggermente ma tutti gli altri erano rimasti fermi e in silenzioso.
“E questo cosa dovrebbe voler dire?” domandò gelidamente Caramel.
“Vuol dire che penso che essi siano stati mandati là da qualcuno,” disse Silente.
“Penso che noi dovremmo avere un qualche verbale a riguardo se qualcuno avesse ordinato a una coppia di Dissennatori di andare a passeggiare per Little Whanging!” urlò Fudge.
“Non se i Dissennatori prendono ordini da qualcuno che non è il Ministero della Magia in questi giorni,” disse Silente con calma. “Ti ho già espresso la mia opinione su questo argomento, Cornelius.”
“Sì, l’hai fatto,” disse energicamente Caramel, “e non ho alcun motivo di credere che la tua opinione sia qualcosa di più di una bufala (???), Silente. I Dissennatori sono al loro posto ad Azkaban e fanno tutto quello che gli chiediamo.”
“Quindi,” disse Dumbledore, con calma ma fermamente, “dobbiamo chiederci perché qualcuno all'interno del Ministero ha mandato una coppia di Dissennatori in quel vicolo il due agosto.”
Nel silenzio più totale che avevano provocato queste parole, la strega alla destra di Caramel si chinò in avanti in modo che Harry potesse vederla per la prima volta.
Lui pensò che assomigliasse esattamente a un grosso, pallido rospo. Era piuttosto tozza con una larga faccia flaccida, il collo corto come zio Vernon e uno bocca larga e indolente. I suoi occhi erano grandi, rotondi e leggermente sporgenti. Anche il piccolo cerchietto di velluto nero appollaiato in cima ai suoi corti capelli ricciuti gli faceva venire in mente una grande mosca che lei era sul punto di acchiappare con la lunga lingua appiccicosa.
“La Presidenza chiede il parere (???) di Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Maggiore al Ministero,” disse Fudge.
La strega parlò con una alta, flautata voce giovanile che lasciò Harry di sasso; egli si era aspettato che gracchiasse.
“Sono sicura di averla fraintesa, Professor Silente,” disse lei, con un sorriso sciocco che rese i suoi occhi più grandi e rotondi che mai. “Devo aver pensato una sciocchezza. Ma mi è sembrato per un momento che lei stesse suggerendo che il Ministero della Magia avrebbe ordinato un attacco su questo ragazzo!”
Lei scoppiò in una argentea risata che fece fece drizzare a Harry i capelli sul retro del suo collo. Alcuni altri membri del Wizengamot risero con lei. Non avrebbe potuto essere più evidente che nessuno di loro si stava realmente divertendo.
“Se è vero che i Dissennatori prendono ordini solo dal Ministero della Magia ed è altrettanto vero che due Dissennatori hanno attaccato Harry e suo cugino la scorsa settimana, ne deriva quindi logicamente che qualcuno al Ministero deve aver ordinato l’attacco,” disse educatamente Silente. “Naturalmente, questi particolari Dissennatori potrebbero essere stati fuori dal controllo del Ministero –“
“Non ci sono Dissennatori fuori dal controllo del Ministero!” intervenì stizzito Caramel, che era diventato di un bel rosso mattone.
Silente inclinò la testa in un piccolo arco.
“Quindi il Ministero aprirà indubbiamente un’inchiesta per scoprire perché due Dissennatori si trovavano così lontano da Azkaban e perché essi hanno attaccato senza autorizzazione.”
“Non è compito tuo decidere quello che farà o non farà il Ministero della Magia, Silente!” sbottò Fudge, adesso di un color magenta di cui zio Vernon sarebbe stato orgoglioso.
“Naturalmente no,” disse Silente con dolcezza. “Esprimevo solo la mia fiducia che questa questione non rimarrà senza spiegazione.”
Lui lanciò un’occhiata alla Signora Bones, che riaggiustò il suo monocolo e lo fissò di ricambio, leggermente accigliata.
“Vorrei ricordare a tutti che il comportamento di questi Dissennatori, se davvero non è frutto dell’immaginazione del ragazzo, non è il soggetto di questa udienza!” disse Caramel. “Siamo qui per esaminare le violazioni di Harry Potter al Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni!”
“Naturalmente,” disse Silente, “ma la presenza dei Dissennatori in quel vicolo è estremamente rilevante. Il Comma Sette del Decreto stabilisce che la magia può essere usata in presenza di Babbani in circostanze eccezionali e dato che queste circostanze eccezionali includono situazioni che minacciano la vita del mago o della strega in questione o di qualsiasi strega, mago o Babbano presente al momento del –“
“Conosciamo il Comma Sette, grazie moltissimo!” lo interruppe Caramel. “Naturalmente,” disse cortesemente Silente. “Quindi siamo d’accordo che l’uso dell’Incantesimo del Patronus da parte di Harry in questa circostanza rientra precisamente nella categoria delle circostanze eccezionali che descrive il comma?”
“Se c'erano i Dissennatori, cosa di cui dubito.”
“Lo avete sentito da un testimone oculare,” intervenì Silente. “Se dubitate ancora della veridicità della sua testimonianza, richiametela indietro, interrogatela di nuovo. Sono sicuro che lei non avrebbe niente da obiettare.”
“Io - quello - non –“ gridò Caramel, scartabellando i documenti davanti a lui. “E’ che – Io voglio chiudere il caso entro oggi, Silente!”
“Ma certo, non per te non avrebbe importanza quante volte avete ascoltato un testimone, se l'alternativa potrebbe essere un grave errore di giudizio,” disse Silente.
“Un grave errore, santo cielo!” disse Caramel con il massimo della sua voce. “Ti sei mai premurato di contare il numero di storie strampalate con cui questo ragazzo se n’è venuto fuori, Silente, mentre provavi a coprire i suoi evidenti usi impropri di magia fuori da scuola? Suppongo che tu abbia dimenticato l'Incantesimo di Librazione che ha fatto tre anni fa –“
“Quello non l’ho fatto io, è stato un elfo domestico!” disse Harry.
“VEDI?” urlò Caramel, gesticolando esageratamente nella direzione di Harry. “Un elfo domestico! In una casa Babbana! Te lo chiedo.”
“L’elfo domestico in questione è attualmente impiegata ad Hogwarts,” disse Silente. “Posso chiamarlo qui in un istante a testimoniare, se lo desideri.”
“Io – non – io non ho tempo di ascoltare elfi domestici! Comunque, non è solo – lui ha gonfiato sua zia, per amor di Dio!” gridò Caramel, sbattendo il pugno sul banco della giuria e scaravoltando un flacone di inchiostro.
“E tu molto gentilmente non hai preso provvedimenti in quell'occasione, accettando, presumo, che anche i maghi migliori non sempre riescono a controllare le loro emozioni,” disse Silente con calma, mentre Caramel tentava di strofinare via l'inchiostro dai suoi documenti.
“E non ho nemmeno incominciato a parlare di quello che combina a scuola.”
“Ma, dal momento che il Ministero non ha alcuna autorità di punire gli studenti di Hogwarts per infrazioni commesse a scuola, il comportamento di Harry non è rilevante per questa udienza,” disse Silente, più educatamente che mai, ma adesso con un’intenzione diversa dietro alle sue parole.
“Oho!” disse Caramel. “Non è affar nostro quello che fa a scuola, eh? La pensi così?”
“Il Ministero non ha il potere di espellere gli studenti da Hogwarts, Cornelius, come ti ho ricordato la notte del due agosto,” disse Silente. “Né ha il diritto di confiscare bacchette fino a quando la colpevolezza non sia stata completamente provata; sempre come ti ho ricordato la notte del due agosto. Nella tua ammirevole fretta di assicurare che la legge venga rispettata, tu sembri, involontariamente, sono sicuro, aver trascurato tu stesso alcune leggi.”
“Le leggi possono essere cambiate,” disse Caramel furibondo.
“Naturalmente sì,” disse Silente, inclindo la testa. “E sembra davvero che tu sta facendo molti cambiamenti, Cornelius. Perché, nelle poche brevi settimane trascorse da quando mi è stato chiesto di lasciare il Wizengamot, è già diventato usuale tenere un vero processo penale piena per risolvere un semplice caso di magia di un minorenne!”
Alcuni dei maghi di sopra si agitarono scomodamente sulle loro sede. Caramel fu coperto da un’ombra leggermente più profonda color pulce. La strega simile a un rospo alla sua destra, tuttavia, continuò a fissare Silente, con la faccia completamente inespressiva.
“Per quello di cui sono a conoscenza,” continuò Silente, “non c'è ancora alcuna legge in atto che dica che il compito della corte è di punire Harry per quel po’ di magia che lui ha mai usato. Lui è stato accusato di una violazione precisa e ha presentato la sua difesa. Tutto quello che lui ed io possiamo fare adesso è attendere il vostro verdetto.”
Silente riunì di nuovo le punte delle sue dita e non parlò più. Caramel lo fulminò, evidentemente irritato. Harry lanciò un’occhiata di traverso a Silente, in cerca di riassicurazione; lui infatti non era per nulla sicuro che Silente avese fatto bene a dire al Wizengamot che era ora che prendessero una decisione. Ancora, tuttavia, Silente sembrava non essersi accorto del tentativo di Harry di catturare il suo sguardo. Egli continò a fissare i banchi dove l'intero Wizengamot si era riunito in una urgente discussione sottovoce.
Harry guardò i suoi piedi. Il suo cuore, che sembrava essersi gonfiato a una dimensione innaturale, batteva all’impazzata nel suo torace. Lui si era aspettato che l'udienza durasse più lungo. Non era per nulla sicuro di aver fatto una buona impressione. In realtà lui non aveva parlato moltissimo. Lui avrebbe dovuto spiegare meglio la questione dei Dissennatori, di come era caduto, di come sia lui che Dudley erano quasi stati baciati…
Per due volte lui cercò Caramel con lo sguardo e aprì la bocca per parlare, ma il suo cuore gonfio lo costringeva adesso a prendere aria e tutte e due le volte lui fece solo un profondo respiro e guardò le sue scarpe.
Poi il bisbiglio finì. Harry cercò di guardare verso la giuria, ma scoprì che era molto, molto più facile continuare a guardare i lacci delle sue scarpe.
“Chi è favorevole a scaglionare l’imputato da tutte le accuse?” disse la voce tuonante della Signora Bones.
Harry ascoltò sussultando. C’erano delle mani sollevate, molte mani… più della metà! Respirando affannosamente, provò a contarle, ma prima che avesse finito, la Signora Bones disse, “E chi è favorevole a condannarlo?”
Caramel alzò la sua mano; così fece anche una mezza dozzina degli altri, compresi la strega alla sua destra e il mago con i grossi baffi e la strega dai capelli crespi nella seconda fila.
Caramel si guardò intorno verso tutti loro; sembrava come se qualcosa di grosso gli si fosse bloccato in gola, quindi abbassò la sua mano. Fece due profondi sospiri e disse, con una voce distorta dalla rabbia repressa, “Molto bene, molto bene… scagionato da tutte le imputazioni.”
“Eccellente,” disse Silente sbrigativamente, alzandosi in piedi, tirando fuori la sua bacchetta a facendo sparire le due sedie di chintz. “Bene, io dovrei già essere lontano. Buon giorno a tutti.”
E senza guardare in faccia Harry, si precipitò verso il corridoio.
CAPITOLO 9 - Le paure della Signora Weasley
La partenza improvvisa di Silente colse Harry completamente di sprovvista. Lui rimase seduto lì dove era sulla sedia incatenata, mentre lottava contro i suoi sentimenti di sofferenza e di sollievo. Il consiglio dei maghi guardava in basso, parlavano,scartabellavano le loro carte e le ripiegavano. Harry stava in piedi. Nessuno sembrava dargli un minimo di attenzione, eccetto la strega sulla destra di Caramel che ora lo stava a guardare fisso anzichè guardare Silente. Ignorandola, lui tentò di cogliere lo sguardo di Caramel, o Madama Bone, volendo chiedere se era libero di andare, ma caramel sembrato piuttosto determinato a non guardare Harry, e Madama Bone era occupata con la sua borsa, così lui fece alcuni passi impacciati verso l'uscita e, quando nessuno lo richiamò, accelerò il passo.
fece l'ultimo tratto di corsa, aprì la porta con forza e per poco non si scontrò con il signor Weasley che era appena fuori e che sembrava pallido e preoccupato.
'Silente non ti ha detto........ - '
'LIBERO', disse Harry, mentre chiudeva la porta dietro di lui , 'di tutte le accuse! '
Ridendo, il signor Weasley abbracciò Harry .
'Harry è meraviglioso! Certo Loro non potevano dichiararti colpevole, non sull'evidenza dei fatti, ma tuttavia, non posso fingere che non ero..... - '
Ma il signor Weasley si interruppe, poichè la porta della sala dell'udienza si era appena aperta di nuovo. Il consiglio dei maghi stava uscendo.
'per la barba di Merlino! ' esclamò stupito il signor Weasley, tirando da parte anche Harry per far passare tutti. 'sei stato giudicato dalla corte plenaria? '
' penso di sì',disse Harry quietamente.
Uno o due dei maghi al loro cammino accennarono col capo a Harry ed alcuni, inclusa Madama Bones, disse, 'nGiorno, Arturh', al signor Weasley, ma la maggior parte di loro abbassarono lo sguardo. Cornelius e la strega erano quasi gli ultimi a lasciare la prigione sotterranea. Caramel fece come se il signor Weasley e Harry fossero parte della tappezzeria, ma ancora, la strega appena passò guardò storto Harry . Ultimo a passare era Percy. Come Caramel , lui ignorò completamente suo padre e Harry; camminava impettito reggedo un grande rotolo di pergamena ed una manciata di penne di ricambio,col suo didietro rigido ed il naso all'insù. la bocca del signor Weasley fece un cenno leggero, ma oltre a questo gesto nessun altro segnalò che lui aveva incontrato il suo terzo figlio.
' ti porterò a casa cosìcchè potrai dare le buone notizie agli altri', disse, facendo un cenno Harry che i passi di Percy sparivano al livello nove.Ti lascerò sulla via che va ai bagni di Bethnal Green. Andiamo… "
'Così, che cosa devi fare ai bagni? ' Harry chiese, mentre ridacchiava. Tutto sembrò improvvisamente cinque volte più divertente del solito. Stava cominciando a gongolare: era libero e stava tornando a Hogwarts.
'Oh, è una stupidaggine,' disse il signor Weasley salendo le scale, 'Ma non è tanto il dover riparare il dano, quanto capire che cos'è che spinge al vandalismo, Harry. Questi attacchi Babbani appaiono ai maghi come qualcosa di divertente, ma è l'espressione di qualcosa di profondamente nascosto e sporco. Io per uno.........-'
Il signor Weasley non terminò la frase . erano appena arrivati al corridoio del nono-livello e Cornelius Caramel era a pochi passi da loro, parlando tranquillamente con un uomo alto con capelli biondo lucenti ed una faccia puntuta e pallida.
Il secondo uomo si girò al suono dei loro passi. Anche lui interrompè la conversazione, i suoi occhi grigi e freddi si strinsero e fissarono il viso di Harry.
'Bene, bene, bene… Patronus Potter', disse freddamente Lucius Malfoy.
Harry si sentì senza fiato, come se lui avesse camminato in qualche cosa di gelido.L' ultima aveva visto quegli occhi grigi e freddi attraverso fenditure di un cappuccio di un Mangia Morte ,e l' ultima volta che aveva sentito la voce di quell'uomo che lo scherniva era in un cimitero scuro mentre Lord Voldemort lo torturava. Harry non poteva credere che Lucius Malfoy osasse guardalo in faccia; non poteva credere che lui era qui, nel Ministero della Magia e che Cornelius Caramel gli stava parlando, quando Harry aveva detto non più di due settimane fa a Caramel che Malfoy era un MangiaMorte .
'Il Ministro mi stava raccontando della tua fuga fortunata, Potter', Malfoy parlava in modo lento. 'Assolutamente stupefacente, il modo in cui continui a sgusciare da buchi molto stretti… come un serpente, direi.'
Il signor Weasley afferrò la spalla di Harry per precauzione.
'Sì',disse Harry , 'sì, sono pratico nelle fughe.'
Lucius Malfoy alzò gli occhi nella faccia del signor Weasley.
'E c'è anche Arthur Weasley"! Cosa ci fai qui, Arthur? '
' lavoro qui',rispose il signor Weasley seccamente .
'Non esattamente, QUI ? ' disse Malfoy , arcuando le sopracciglia e gettando uno sguardo verso la porta alle spalle del signor Weasley. 'Credevo che fossi al secondo piano… non fai qualche cosa che ha a che fare con gli artefatti per le case dei babbani? '
'no', il signor Weasley digrignò, le sue dita ora facevano male sulla spalla di Harry.
'allora, cosa ci fa qui? ' Harry chiese a Lucius Malfoy.
'non credo che le questioni private tra me ed il Ministro debbano interessarti, Poter' disse Malfoy , lisciando la parte davanti della sua toga. Harry sentì distintamente il tintinnare squillante di quello che sembrava essere un sacchetto pieno d' oro. 'Ora, solo perché tu il ragazzo preferito di Silente, non devi aspettarti la stessa indulgenza dal resto di noi… saliamo al suo ufficio Ministro? '
'Certamente' disse Caramel, girando le spalle a Harry e al signor Weasley. 'da questa parte, Lucius.'
Andarono via assieme, parlando a basse voce. Il signor Weasley non lasciò la spalla di Harry finché loro erano scomparsi dentro all'ascensore.
Perché non erano fuori dell'ufficio di Caramel se avevano affari da fare assieme? 'chiese furiosamente Harry . Cosa stava facendo quaggiù? '
'Tentavano di entrare nella sala delle udienze,così almeno credo io ', disse il signor Weasley , sembrando estremamente agitato e guardandosi attorno per assicursi che non potevano essere sentiti. Volevano sapere se tu eri stato espulso o no. lascerò un appunto per Silente quando scenderemo, deve sapere che Lucius stava parlando di nuoco con Caramel.'
'Che genere di affari hanno quei due insieme? '
'Oro, direi'disse il signor Weasley arrabbiato. 'Malfoy fa così' da anni, fa "donazioni" generose… da del denaro alle persone giuste… così poi può chiedere dei favori… ritardare leggi che non vuole che siano attuate… oh, è molto ben introdotto in questo ambiente, Lucius Malfoy.'
L'ascensore era arrivato; era vuoto a parte una grande quantità di promemoria che svolazzavarono intorno alla testa del signor Weasley appena pigiò il bottone per l'Atrio e le porte si chiusero velocemente.cercava di raccoglierli furiosamente.
'Signor Weasley'chiese lentamente harry , 'se caramel si incontra con mangiamorte della risma di Malfoy da solo, come facciamo a sapere che non lo tengano soggiogato con una maledizione Imperius? '
'Non ci pensare, ora non ci interessa, Harry'disse il signor Weasley 'Ma Silente crede che per ora Caramel stia facendo i propri interessi - il che, come dice Silente, non è di grande conforto. per adesso meglio non parlarne più, Harry.'
Le porte scorrevoli si aprirono e loro avanzarono fuori nell' Atrio che ora era quasi deserto. Eric il paparazzo dei maghi era nascosto di nuovo dietro alla sua copia della Gazetta del Profeta .Stavano dirigendosi verso la fontana dorata che Harry ricordò.
'Aspetta… ' disse al signor Weasley, e, tirando fuori il suo sacchetto di soldi dal taschino, si voltò di nuovo verso la fontana.
Lui guardò il viso del bel mago, richiuse il sacchetto- Harry pensò di essere piuttosto debole e sciocco. La strega stava portando un sorriso insipido come un contestatore di bellezza, e da quello che Harry seppe di spiritelli e centauri, loro erano molto divrersi da come apparivano da qualsiasi descrizione umana. Solo l'atteggiamento di servilità strisciante degli elfi domestici sembrava convincerlo. Con un sorriso al pensiero di quello che avrebbe detto Hermione se avesse potuto vedere la statua del'elfo, Harry capovolse il suo sacchetto e non gettò solo dieci Galeoni, ma tutto il contenuto nella piscina.
*
'lo sapevo!! ' esultò Ron , dando un pugno all'aria. 'ce la fai sempre! '
'erano obbligati a lasciarti andare', disse Hermione che sembrava star per svenire dalla felicità e anzietà quando Harry era entrato nella cucina ed ora teneva le sue mani tremolanti sugli occhi, 'non c'era niente contro te, assolutamente niente.'
'sembrate felicementi sollevati, anche se tutti davate per scontato che ce l'avrei fatta.......!', disse Harry sorridendo.
La signora Weasley si stava asciugando il viso sul suo grembiule, e Fred, Georg e Ginny stavano improvvisando una specie di danza di guerra al ritmo di un coro che facieva: 'ce l'ha fatta, ce l'ha fatta, ce l'ha fatta… "
'Ok ora basta! Sedetevi! 'gridò il signor Weasley , sebbene anche lui stava sorridendo. 'Ascolta Sirius...... Lucius Malfoy era al Ministero - '
'come? ' disse Sirius bruscamente.
'ce l'ha fatta, ce l'ha fatta, ce l'ha fatt........"
'buoni voi tre! Sì noi lo abbiamo visto parlare con caramel su al Livello Nove, e poi salire insieme all'ufficio di Cornelius. Silente dovrebbe sapere.'
'Assolutamente',disse Sirius . 'Noi glielo diremo, non ti preoccupare.'
'Io farei meglio ad andare, c'è una toletta che vomita acqua che mi aspetta a Bethnal Green. Molly, farò tardi, dovrò sostituire Tonks, ma è probabile che Kingsleymi lasci andare per l'ora di cena - '
'ce l'ha fatta, ce l'ha fatta, ce l'ha fatta........"
'Ora è troppo - Fred - Georg - Ginny! ' disse la signora Weasley , appena suo marito lasciò la cucina. 'Harry, vieni caro e siediti, pranza, non hai fatto una bella colazione.'
Ron e Hermione si sedettero vicino a lui, sembravano più felici di quando era arrivato a Grimmauld Place la prima volta, e la sensazione di un vertiginoso sollievo che era stata minata dal suo incontro con Lucius Malfoy salì di nuovo in Harry. La casa oscura sembrò all'improvviso più calda e più accogliente; anche Kreacher sembrò meno brutto anche quando infilò il suo musone nella cucina per sapere di tanta euforia.
'Certo, una volta avuto Silente dalla tua parte, non c'era modo che gli altri ti condannassero!,disse Ron felicemente, servendo grosse porzione di purea di patate a tutti.
'Sì, era dalla mia parte'disse Harry . Sentì che sarebbe sembrato davvero ingrato, per non dire infantile,aggiungere.'Mi sarebbe piaciuto che mi avesse parlato però, o anche solamente guardato'
E come lui pensò questo, la cicatrice sulla sua fronte bruciò così tanto che ci sbattè forte la mano.
'che cos'hai? 'disse Hermione , sembrando allarmata.
'La cicatrice', Harry borbottò. 'non è nulla… ora accade sempre…'
Nessuni degli altri aveva visto nulla; tutti di loro ora erano indaffarati a mangiare brindando all'assoluzione di Harry; Fred, Georg e Ginny stavano ancora cantando. Hermione sembrò piuttosto ansioso, ma prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, Ron disse felice, ' scommetto che questa sera Silente verrà qui a festeggiare con noi.'
'non credo che lo farà, Ron',disse la signora Weasley , mettendo davanti a Harry un piatto enorme di pollo di arrosto . 'Lui è davvero molto occupato al momento.'
'CE L'HA FATTA, CE L'HA FATTA, CE L'HA F........'
'ZITTI! 'tuonò la signora Weasley.
*
Durante il corso dei giorni seguenti Harry non poteva aiutare vedendo che non c'era una persona all'interno del numero dodici di Grimmauld Place che non sembrava completamente felice che lui sarebbe ritornato a Hogwarts. Sirius, avendo saputo delle buone nuove, aveva messo su un show per la contentezza, stringendo la mano di Harry e ridendo di cuore come il resto della compagnia Alla fine, comunque, tornò più imbronciato e più arcigno che prima, parlando poco con tutti, Harry compreso e passando sempre più tempo chiuso nella stanza di sua madre con Buckbeak.
'Non devi sentirti in colpa! 'disse Hermione austeramente, dopo che Harry aveva confidato alcune sue sensazioni a lei e a Ron mentre alcuni giorni più tardi stavano lavando una credenza ammuffita su al terzo piano. 'Tu appartieni a Hogwarts e Sirius lo sa. Personalmente, io penso che lui stia facendo l'egoista.'
Quello è un po' ingiusto, Hermione',disse Ron , aggrottando le ciglia mentre tentava di togliere un po' di terriccio che si era incrostato al suo dito, 'tu non vorresti essere rilegata in questa casa senza la compagnia di nessuno.'
'Lui avrà compagnia! 'disse Hermione . 'questa è o non è il quartier generale dell'ordine della fenice? Spera anche sul fatto che Harry potrebbe venire a vivere qui con lui.'
'non credere che sia vero'disse Harry sgrullando fuori il suo canovaccio. 'Non mi ha dato una vera risposta quando gli chiesi lui se potevo..........'
'non voleva alimentare un desiderio che è già grande in lui 'disse Hermione saggiamente. 'E probabilmente Sirius, anche lui stesso, si sente un po' colpevole , perché credo che una parte di lui stava sperando realmente che tu fosti espulso. E poi sareste stati vagabondi assieme.'
'Ma piantala! ' dissero Harry e Ron all'unisono, ma Hermione soltanto lo shrugged.
'e bravi...'. Ma io qualche volta penso che la mamma di Ron abbia ragione: Sirius è confuso sul fatto che tu sei tu oppure sei tuo padre, Harry.'
'Così tu pensi Sirius sia un pò toccato.......? 'disse Harry calorosamente.
'No, io appena penso che lui è stato per molto molto tempo da solo',disse Hermione semplicemente.
A questo punto, la signora Weasley entrò la camera da letto dietro di loro.
'Ancora non avete finito? ' disse, sbattendo la testa sulla credenza.
'credevo che fossi venuta per dirci di fare un pausa! 'disse Ron amaramente. 'sai quanto sporco abbiamo dovuto togliere da quando siamo arrivati? '
'Eravate così smaniosi di aiutare l'Ordine', disse la signora Weasley , 'potete fare la vostra parte facendo dl quartier generale un posto in cui vivere.'
'Io mi sento come un elfo domestico' borbottò Ron .
'Bene, ora capite che vita orrenda conducono, forse sarete un po' più attivi nel comitato per la liberazione degli elfi domestici! ' disse Hermione piena di speranza appena la signora Weasley li lasciò. 'sapete , forse non sarebbe una cattiva idea mostrare precisamente alla gente come è orribile pulire tutta la vita - noi potremmo sponsorizzare il lavaggio della stanza comune del Grifond'oro , tutti gli incassi andrebbero al comitato, aumenterebbe la consapevolezza così come i fondi.'
'Io sponsorizzerò la sparizione del comitato' mormorò Ron , affinchè solo Harry potesse sentirlo.
*
Harry si trovò a sognare ad occhi aperti su Hogwarts sempre di più da quando stavano per finire le vacanze estive; lui non poteva aspettare anora per vedere di nuovo Hagrid, giocare a Quidditch, anche andare a zonzo fra le macchie di vegetali nelle serre di Herbologia; sarebbe solo una festa per lasciare questa casa polverosa e ammuffita, dove la metà degli armadio a muro erano ancora chiusi e Kreacher ansimava insulti fuori dalle ombre appena passavi, sebbene Harry si guardava bene dal far arrivare queste notizie a portata d'orecchio di Sirius.
Il fatto era che vivere alla Sede centrale del movimento anti-Voldemort non era così interessante o eccitante come Harry si sarebbe aspettato prima che lo provasse realmente. Mentre i membri dell'Ordine della fenice andavano e venivano regolarmente, qualche volta si fermavano per mangiare, qualche altra per un conversazione solamente bisbigliata di alcuni minuti, la signora Weasley si assicurava che Harry e gli altri fossero tenuti a debita distanza di orecchi (Estensibili o meno) e a nessuno, Sirius compreso, sembrava che Harry avesse bisogno di sapere qualsiasi cosa in più di quello che aveva appreso nella notte del suo arrivo.
All'ultimo giorno delle feste Harry stava pulendo gli sgocciolamenti di gufo di Hedwigs dalla cima del guardaroba quando Ron entrò nellla loro camera da letto portando un paio di buste.
'E' arrivata la lista dei libri, disse, lanciando una delle buste a Harry che stava in piedi su una sedia. 'Appena in tempo, ci avevano dimenticato, di solito le spediscono assai prima … "
Harry buttò l'ultimo degli sgocciolamenti in una borsa di spazzatura e scaraventò la busta che, volando sulla testa di Ron, andò a finire nel cesto di carta straccia nell'angolo che la ingoiò ed ruttò rumorosamente. poi aprì la sua lettera. Conteneva due pezzi di pergamena: uno era il solito promemoria che il trimestre cominciava il primo settembre; l'altro diceva di quali libri avesse avuto bisogno per il prossimo anno.
'Solamente due nuovi' disse, mentre sfogliava l'elenco, Il Libro Standard di Incantesimi Classifici 5, di Miranda Goshawk e Teoria Magica e Difensiva, di Wilbert Slinkhard.'
CRACK.
Fred e Georg apparirono diritti accanto a Harry.era così abituato al loro modo di fare che no cadde nemmeno dalla sua sedia.
'Noi ci stavamo chiedendo solo perchè è stato incluso il libro di Slinkhard ', chiese Fred .
'Perché vuole dire che Silente ha trovato un nuovo insegnate di Difesa Contro le Arti Oscuro', disse Georg.
'E era ora', aggiunse Fred.
'Che volete dire? 'chiese Harry , saltando giù accanto a loro.
'ebbene, noi abbiamo sentito - per caso - Mamma e Papà che parlano di nuovo sugli Orecchi Estensibili alcune settimane fa',disse Fred a Harry, 'e da quello che loro stavano dicendo, Silente quest'anno stava avendo qualche problema a trovare qualcuno per fare l'insegnate .
'Non è una sorpresa, se pensi a quello che è accaduto agli ultimi quattro 'dichiarò Georg.
Uno rubava, uno è morto, la memoria di uno e stata rimossa ed uno chiuso in un tronco per nove mesi',disse Harry , contandoli via via sulle ' dita. 'Sì, capisco quello che vuoi dire.'
'Che hai Ron? 'chiese Fred.
Ron non rispose. Harry lo guardava. Ron stava rigido in piedi con la bocca leggermente aperta, mentre apriva alla sua lettera da Hogwarts.
'Quel è il problema? 'chiese Fred impazientemente, muovendosi attorno a Ron per guardare pergamena dalle sue spalle.
Anche la bocca di Fred si era aperta all'improvviso.
'Prefetto? ' disse, mentre fissando incredulo la lettera. 'Prefetto? '
Georg salto indietro, afferrò la busta nell'altra mano di Ron e lo capovolse. Harry vide qualche cosa scarlatto e oro nel palmo di Giorgio.
'No dai.....',disse Georg con una voce diventata roca..
'C'è stato un errore',disse Fred , afferrando la lettera fuori della presa di Ron e tenendolo su alla luce come se stesse controllando una filigrana. 'Nessuno sano di mente farebbe Prefetto Ron .'
Le teste dei gemelli girarono in unisono fissarono Harry.
'Credevamo che eri tu il designato! 'disse Fred in un tono che suggerì a Harry che li aveva imbrogliati in qualche modo.
'Noi pensammo che Silente fosse obbligato a scegliere te! ' disse indignato Georg.
'Vincendo il torneo tr maghi e tutto il resto! 'disse Fred.
'Io suppongo tutta il male combattuto si sia rivoltato contro di lui', disse Georg a Fred.
'Sì',disse Fred lentamente. 'Sì, tu hai provocato troppi guai, fratello.Bene, almeno uno di voi due ha le qualità giuste'.
Scavalcarono harry e gli diedero una pacca sulle spalle mentre guardarono Ron aspramente.
'Prefetto… Ronnie il rossiccio Prefetto.'
'Ohh, Mamma si starà rivoltando',gemmette Georg, restituendo di nuovo il distintivo di prefetto a Ron come se lo potesse contagiare.
Ron che ancora non aveva detto una parola prese il distintivo, lo fissato per un momento poi lo mostrò a Harry come per chiedere silenziosamente la conferma che era vero. Harry lo prese. Una grande P era sovrapposto al leone di Grifond'oro. Lui aveva visto un distintivo come questo sul petto di Percys il primo giorno a Hogwarts.
La porta si spalancò. Hermione venne correndo nella stanza, le sue guance erano arrossate e i suoi capelli scompigliati. C'era una busta nella sua mano.
'Ti hanno fatto...... - sei stato nominato..... -? '
Guardò il distintivo nella mano di Harry e lanciò fuori un grido.
' lo sepevo! ' disse emozionata, mentre teneva la sua lettera. 'anche io, anche io! '
'No',disse Harry rapidamente, spingendo di nuovo il distintivo nella mano di Ron. 'È Ron, non io.' :
'Lui...che cosa.....'-
'Il prefetto è Ron, non io', disse Harry.
'Ron? 'disse Hermione , con la mascella a pendolone. 'Ma… sei sicuro?Volevo dire............. - '
Lei diventò rossa appena Ron la squadrò con un'espressione provocatoria sulla sua faccia.
'C'è il mio nome sulla lettera',disse .
'Io… 'disse Hermione , guardando completamente sconcertata . 'Io… bene… wow! Ben fatto, Ron! veramente....... - '
'inaudito',disse Georg , scrollando la testa.
'No',disse Hermione , arrossendo come non mai, 'no, non è… quel che ha fatto Ron… lui è proprio… '
La porta dietro a lei si spalancò e la signora Weasley appoggiò nella stanza un mucchio di accappatoi appena lavati .
'Ginny ha detto che alla fine la lista dei libri è arrivata', disse, dando uno sguardo a tutte le buste mentre si faceva strada verso il letto e cominciando ad ordinare gli accappatoi in due file. 'Se mi date le liste questo pomeriggio andrò a Diagon Alley e prenderò quello cdi cui avete bisogno. Ron, dovrò trovarti più pigiami, questi sono troppo corti di almeno sei pollici , io non posso credere come veloce stai crescendo tu… che colour gradiresti? '
'Trovalo rosso ed oro per far pandan con il suo distintivo',disse Georg , sorridendo furbescamente.
'per acoppiarlo a che cosa? ' disse la signora Weasley senza dar peso, mentre arrotolava un paio di calzini marroni e mettendoli sulla fila di Ron.
'Il suo distintivo', Fred detto, con l'aria di voler far pasare il peggio velocemente. 'il suo nuovo luccicante distintivo da Prefetto .'
Le parole di Fred presero un momento per distogliere la preoccupazione della signora Weasley con pigiami.
'Suo… ma… Ron, tu non sei…? '
Ron le mostrò il distintivo.
la signora Weasley cacciò fuori un grido come Hermione.
'non ci credo! Non posso crederci! Oh, Ron, è meraviglioso! Un prefetto! come tutti nella famiglia! '
'Cosa siamo Fred e io vicini della porta accanto? 'disse Georg indignatamente visto che sua madre lo spinse via e gettò le braccia atorno al suo figlio più giovane .
'Aspetta che tuo padre lo sappia! Ron, io sono così orgogliosa di te, che notizia meravigliosa, potresti andare a capo della Testa dei Ragazzi come Bill e Percy, è il primo passo!oh che bella cosa è avvenuta in questo momento di preocupazioni, fremo dalla gioia, oh, Ronnie—
Fred e Giorgio ambo stavano facendo dei rumori che sembravano forti conati di vomito dietro alla schiena ma la signora Weasley non se ne acorse; con le braccia stretto al collo di Ron, lo baciava su tutto il viso che era diventato rosso scarlatto come il suo distintivo.
'mamma… non fare… Mamma, trova pace… ' mormorò Ron, mentre tentava di spingerla via.
Lo alsciò andare e col fiatone disse , 'Bene, che sarà? Demmo a Percy un gufo, ma tu ne hai già uno, certo...'
'Co-cosa intendi? 'disse Ron , guardandola come se non credesse ai suoi orecchi.
'Devi avere una ricompensa per questo! ' disse la signora Weasley affettuosamente. 'Che ne dici di un bel set di vestiti nuovi'
'già gliene abbiamo comprato alcuni' ,disse acidamente Fred che lo guardò come se si fosse sinceramente penito di questa generosità.
'O un calderone nuovo,il vecchio Charlies sta arrugginendo, o un topo nuovo, i roditori ti sono sempre piaciuti- '
'mamma',disse Ron con buona speranza, 'posso avere una scopa nuova? '
La faccia della signora Weasley cambiò leggermente i manici di scopa erano costosi.
'Non l'ultimo modello! ' si affrettò ad aggiungere Ron. 'Solo - solo un manico nuovo per cambiare… "
la signora Weasley esitò, poi sorrise.
'Certo che puoi avere… farei meglio ad andare se devo comprare anche un manico di scopa per te. ci vediamo più tardi… il piccolo Ronnie, un prefetto! E non dimenticare di imballare i vostri bauli… un prefetto… oh, sono tutta un tremito! '
La signora weasley diede a Ron un altro bacio sulla guancia, tirò su rumorosamente, e uscì dalla stanza.
Fred e Georg si scambiavano occhiate.
' non ci fai caso se non ti baciamo, vero, Ron? 'disse Fred con una voce falsamente ansiosa.
'Potremmo, se vuoi',disse Georg.
'Oh, state zitti',disse Ron , aggrottando le ciglia.
'O che cosa..? 'disse Fred e una smorfia cattiva attraverò il suo viso. 'Ci metterete in punizione? '
'Vorrei che ci provasse',ridacchiò Georg.
'Potrebbe farlo se non stai attento! 'disse Hermione adirata.
Fred e Georg scoppiarono in una fragorosa risata , e Ron mormorò, 'questa è la Goccia , Hermione.'
'Dovremo stare molto attenti, Georg',ribattè Fred , fingendo di tremare 'con questi due....... '
'Eh già, sembra che i nostri giorni da guastafeste siano decisamente finiti ',disse Giorgio , scuotendo la testa.
E con un'altro forte CRACK, i gemelli Si smaterializzarono.
'Quei due! 'disse Hermione furiosa, fissando il soffitto attraverso il quale si potevano sentire le risate fragorose di Fred e Georg che venivano dalla stanza sopra. 'Non dargli retta, Ron sono solamente gelosi! '
'Non penso che loro siano gelosi',disse Ron dubbiosamente, guardando anche lui il soffitto. Loro dicevano sempre che soltanto i secchioni diventavano prefetti … e ancora', lui aggiunse con una nota più felice, 'loro non hanno mai avuto dei manici di scopa nuovi! Mi sarebbe piaciuto andare con Mamma e poter scegliere… lei non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è uscito il nuovo manico Cleansweep , sarebbe fantastico… sì, penso che le dirò che mi piace il Cleansweep, cosicchè lo conosca anche lei
uscì di gettò dalla stanza, lasciando Harry e Hermione da soli.
Per qualche motivo, Harry provava il desiderio di non guardare Hermione. Si voltò verso il suo letto, raccolse la pila pulita dei panni lasciati dalla signora Weasley e attraversò la stanza per andare verso il suo baule.
'Harry? 'chiamò tentennando Hermione .
'Ben fatto, Hermione',disse Harry , così piano che non riusci a sentire il suono della sua voce, e ancora non guardandola, 'brillante.Prefetto. Grande.'
'Grazie',rispose Hermione . 'Erm - Harry - potrei prendere in prestito Hedwig così io posso spiegare a Mamma e Papà ? - Saranno veramente contenti -ma credo che non conoscano cosa significa "Prefetto"'.
'Sì, nessun problema',disse ancora Harry nella voce cordiale ed orribile che non gli apparteneva. 'Prendila! '
Si chinò sul suo baule, posò i suoi vestiti sul fondo e fingendo di frugare in cerca di qualche cosa mentre Hermione si dirigeva al guardaroba e chiamò giù Hedwig .passarono Alcuni momenti ; Harry sentì la porta chiudere ma rimase lì, curvo, ascoltando; gli unici suoni che poteva sentire erano quelli del ritratto bianco sul muro che sgnignazzava di nuovo e il cesto della carta straccia nell'angolo che sputava gli escrementi del gufo.
Si alzò e guardò dietro . Hermione era tornatae Hedwig era andata via. Harry si affrettò ad attraversare la stanza, chiuse la porta, poi ritornò lentamente al suo letto ed vi affondò, guardando fisso i piedi del guardaroba.
Aveva completamente dimenticato che i prefetti sono scelti al quinto anno. Era stato troppo preoccupato sulla possibilità di essere espulso per dedicare anche un solo pensiero al fatto che i distintivi devono essere dati a persone sicure. Ma se lui se lo fosse ricordato… se lui ci avesse ci pensato… che cosa si sarebbe dovuto aspettare?
Non questo, disse una piccola e veritiera voce nella sua testa.
Harry si girò e nascose il viso fra le mani. Non poteva mentire a se stesso: se lui avesse saputo che il distintivo di prefetto era in viaggio, si aspettava che arrivasse nelle sue mani,e non in quelle di Ron. Questo lo rendeva arrogante come Draco Malfoy? pensava di essere superiore a chiunque altro? Credeva realmente che lui era miglio di Ron?
No, disse la piccola voce provocatoriamente.
Era vero? Harry si chiese sondando ansiosamente i propri sentimenti.
'Io sono il più bravo a Quidditch', disse la vocina. 'Ma non sono il più bravo in qualsiasi altra cosa'.
Harry pensò che quella era definitivamente la verità; Non era bravo come Ron alle lezioni. Ma per quanto riguardava le "lezioni extrascolastiche"?che dire delle avventure che lui, ron e Hermione avevano avuto fin da quandi cominciarono la scuola a Hogwarts, rischiando molto spesso peggio dell'espulsione ?
'Ebbene, Ron e Hermione erano con me per la maggior parte del tempo', disse la vocina nella testa di Harry.
'Tuttavia non sempre':Harry arringò a se stesso. Loro non lottarono contro Raptor insieme a me, non ebbero a che fare con tom Riddle e il Basilisco, non si liberarono di tutti quei Dissennatori la notte che Sirius è scappato, non erano in quel cimitero con me, la sera in cui Voldemort risorse…
E lo stesso sentimento di sfruttamento che l'aveva pervaso nella notte in cui era arrivato lo colse di nuovo. 'In definitiva ho fatto più cose io sia dell'uno che dell'altra',pensò Harry indignato.
'Ma forse', replicò onestamente la piccola voce ,'E' probabile che Silente non basa la scelta dei Prefetti sul fatto che loro si mettano in situazioni pericolose… forse li sceglie per altre ragioni… Ron deve avere qualche cosa tu non hai… '
Harry aprì gli occhi e attraverso le sue dita fissava i piedi artigliati del guardaroba, ricordando quello che aveva detto Fred: 'Nessuno sano di mente farebbe Prefetto Ron… '
Harry fece un piccolo accenno di risata. Un secondo più tardi lui si sentì a disagio con se stesso.
Ron non aveva chiesto a Silente di dargli il distintivo di prefetto. Questo non era colpa di Ron. Doveva, Harry, il miglior amico di Ron, essere di cattivo umore perché lui non aveva il distintivo o deriderlo con i gemelli Ron , rovinare questa amicizia prorpio quando Ron, per la prima volta,aveva superato harry in qualche cosa?
A questo punto Harry sentì di nuovo i passi di Ron sui gradini. Si alzò, drizzò i suoi occhiali, ed si stampò un mezzo sorriso sul viso appena Ron entrò di nuovo per la porta.
'Appena in tempo! 'disse felicemente Ron. 'mamma dice lei prendera il Cleansweep se può.'
'Wow', disse Harry, e fu felice di sentire che la sua voce aveva finito di sembrare cordiale. 'Senti - Ron - ben fatto, amico.'
Pian piano Il sorriso sul viso di Ron si affievolì.
'non ho mai pensato che sarei potuto essere io! ' disse Ron scuotendo la testa. 'pensavo che saresti stato tu! '
'Nah, io ho provocato troppi guai', disse Harry imitando Fred.
'Sì',disse Ron , 'sì, immagino… bene impacchettiamo i nostri bauli,ti va? '
Era strano quanto quanto le loro cose si fossero sparse ovunque da quando erano arrivati. Recuperare i libri e le loro prorpietà che erano ovunque nella casa e stivare tutto nei bauli per la scuola gli portò via la maggior parte del pomeriggio. Harry notò che Ron continuava a trasportare il suo distintivo di prefetto ovunque, prima mettendolo sulla sua tavola di lato al letto ,poi nella tasca dei suoi jeans poi prendendolo e appoggiandolo sulle sue toghe piegate, come per vedere l'effetto del rosso sul nero. Solamente quando Fred e George entrarono e si offrirono di incollarglielo con un incantesimo adesivo permanete sulla fronte Ron lo ripose delicatamente fra i suoi calzioni marrone rossiccio e lo chiuse lì, nel suo baule.
La signora Weasley ritornò da Diagon Alley che erano quasi le sei, carica di libri e portando un pacco lungo incartato che Ron prese con un gemto di bramosia.
'bada di non scartarlo ora , gli altri stanno arrivando per cena, vi voglio tutti giù dalle scale', lei disse, ma il momento che lei era fuori dalla vista Ron strappò la carta frenetico ed esaminò ogni pollice della sua scopa nuova,aveva un'espressione estatica sulla sua faccia.
Giù nella cantina, sopra il tavolo per la cena molto ben imbandito, la signora Weasley aveva appeso uno striscione scarlatto con scritto:
CONGRATULAZIONI A RON E HERMIONE NUOVI PREFETTI
A Harry sembrò raggiante come non l'aveva mai vista durante tutte le vacanza.
'Pensavo che noi avremmo avuto una piccola festa, non una cena', disse la signora Weasley a Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Ginny appena entrarono nella stanza. 'Tuo padre e Bill sono in viaggio, Ron. Ho spedito loro gufi ed erano al settimo cielo' aggiunse tutta felice.
Fred strabuzzò gli occhi.
Sirius, Lupin, Tonks e Kingsley Shacklebolt già erano là ed malocchio Moody arrivo zoppicando appena dopo che Harry si era bevuto una burrobirra.
'Oh, Alastor, felice di vederti qui', disse calorosamente la signora Weasley, appena Malocchio si tolse il suo mantello da viaggio. 'Ti aspettavamo da secoli per parlarti - potresti dare un'occhiata nella scrivania nella stanza da disegno e dirci quello che c'è dentro? Non abbiamo voluto aprirlo nel caso ci fosse qualcosa di veramente pericoloso.'
'Nessun problema, Molly… '
L'occhio blu-elettrico di Moody roteò vertiginosamente e fissò direttamente il soffitto della cucina.
'Stanza da disegno… ' bofonchiò, appena contrasse la pupilla. 'Scrivania nell'angolo? Sì, lo vedo… sì,è un Molliccio … vuoi che salga e me ne sbarazzi , Molly? '
'No, no, lo farò più tardi io',disse raggiante la signora Weasley , 'hai la tua bibita. Noi stiamo facendo una piccola festicciola, ' disse indicandogli o striscione scarlatto. 'il quarto prefetto nella famiglia! ' disse affettuosamente, mentre scompigliava i capelli di Ron.
'prefetto, eh? ' bofonchiò Moody, il suo occhio normale squadrava Ron e il suo occhio magico che girò intorno a guardare fisso al lato della sua testa. Harry aveva la spiacevole sensazione di essere osservato da lui e si spostò verso Sirius e Lupin.
'Bene, congratulazioni', disse Malocchio, continuando a squadrare Ron col suo occhio normale, 'le figure di autorità attirano sempre qualche guaio , ma io suppongo che Silente pensa che tu puoi resistere alla maggior parte degli iettatori o non ti avrebbe nominato… '
Ron sembrò piuttosto spaventato a questa prospettiva della questione ma fu salvato dal guaio di dover rispondere dall'arrivo di suo padre e del suo fratello maggiore. La signora Weasley era di così buon umore che non si lagnò nemmeno del fatto che avevano portato anche Mundungus con loro; portava un soprabito lungo che è sembrato stranamente bitorzoluto e improbabile da riporre e declinò l'offerta di toglierlo e metterlo con il mantello da viaggiatore di Moody.
Bene, io penso che un brindisi è di rigore',, disse il signor Weasley , quando tutti ebero preso una bibita. Issò il calice. 'A Ron e a Hermione, i nuovi prefetti del Grifondoro! '
Tutti bevvero alla loro salute, e poi applaudirono.Ron e Hermione gongolavano .
'Io non sono mai stato un prefetto',disse Tonks brillantemente da dietro a Harry appena la gente si diresse verso la tavola per servirsi il cibo.oggi I suoi capelli erano rosso-pomodoro lunghi e spettinati ; sembrava la sorella più grande di Ginny. 'La direttrice della mia Casa mi disse che mi mancavano certe qualità necessarie.'
'tipo quali? 'chiese Ginny che stava scegliendo una patata cotta al forno.
'Come l'abilità di agire da solo',risposeTonks.
Ginny rise; Hermione guardò come se lei non sapesse se ridere o no e arrivo al compromesso di prendere un gran bicchiere di burrobirra e soffocarlo lì.
'E tu , Sirius? 'chiese Ginny , mentre batteva Hermione sulla schiena.
Sirius che era seduto accanto a Harry tirò fuori la sua solita risata abbaiata .
'Nessuno mi avrebbe mai fatto prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Lupin era un bravo ragazzo, lui ottenne il distintivo.'
'credo che sia probabile che Silente avesse sperato che io sarei stato capace di esercitare un maggiore controllo sui miei migliori amici',disse Lupin . ' ho bisogno di dire che falii miseramente.'
L'umore di Harry alzò improvvisamente. Suo padre non era stato un prefetto. Tutto in una volta la festa sembrò molto più divertente; lui caricò il suo piatto, sentendosi doppiamente felice di ognuno di loro nella stanza.
Ron stava elogiando la sua nuova scopa ma nessuno lo ascoltava.
'… da zero a settanta in dieci secondi, niente male è? Che ne pensi della Cometa Due Novanta da zero a sessanta è quella che riesce a stargli dietro con un vento di coda decente secondo la rivista "Quale Manico"? '
Hermione stava parlando molto profondamente a Lupin della sua idea dei diritti degli elfi. 'Voglio dire, è lo stesso genere di assurdità come la segregazione dei lupi mannari, giusto? deriva tutto da questo stupida convinzione che i maghi siano superiori a qualsiasi altra creatura… "
La signora Weasley e Bill stavano conversando sul solito argomento e cioè sui capelli di Bill.
'… sono completamente disordinati, se solo li tagliasti un pò avresti un aspetto mlto migliore...non è vero Harry? '
'Oh - veramente non saprei - 'disse Harry , leggermente preoccupato a sentirsi chiedere la sua opinione ; scivolò via da loro nella direzione di Fred e George che facevano gruppo in un angolo con Mundungus.
Mundungus smise di parlare quando vide Harry, ma Fred ammiccò e fece un cenno di avvicinarsi a Harry.
'Lui è OK', disse a Mundungus, 'possiamo avere fiducia in Harry, lui è nostro sostenitore finanziario.'
'Guarda che ci ha portato Dung'disse George , mostrando la sua mano a Harry. Era piena di quello che sembravano schifosi bacelli neri. Un piccolo rumore di battiti proveniva da loro, anche se erano completamente fermi.
'semi di Tentacula velenoso',spiegò George . 'Ne abbiamo bisogno per preparare le Merendine Taglienti ma sono di Classe C cioè sostanze-non-commercialbili e così abbiamo faticato un pò per averle.'
'Dieci Galeoni sono più che sufficenti, allora. Dung? 'chiese Fred.
'Ho avuto i miei guai a trovarli ? 'disse Mundungus , i suoi occhi iniettati di sangue si spalancarono. 'Sono spiacente, giovanotti, ma io non vi darò niente sotto i venti Galeoni.'
'A Dung piace scherzare',Fred disse a Harry.
'Sì, la migliore è stato finora sei Falci d'argento per una borsa dei pene di Knarl',disse Giorgio .
'State attenti', li avvertì quietamente Harry .
'Che c'è? 'disse Fred . 'mamma è occupata a coccolare il Prefetto Ron,siamo al sicuro.'
'Ma Moody potrebbe vedervi', Harry indicò.
Mundungus guardò nervosamente alle sue spalle.
'Affare fatto',grugnì. 'va bene, giovanotti, dieci galeoni se li prendete alla svelta;
'Salute, Harry! 'disse Fred contentissimo, quando Mundungus aveva vuotato le sue tasche nelle mani distese dei gemelli ed era scappato via verso il cibo. ' faremmo meglio a portarli di sopra… '
Harry li guardò andare , sentendosi lievemente infelice. Era appena seccesso che il signor e la signora Weasley avevano voluto sapere come Fred e Giorgio finanziavano i loro affari per il negozio di scherzi quando, come era inevitabile, finalmente capirono. dare ai gemelli i soldi vinti al torneo Tremaghi era sembrata la cosa più giusta da fare in quel momento, ma se quel gesto avesse provocato un allontamento simile a quello di Percy? Il signore e la signora Weasley avrebbero continuato a trattarlo bene, come un membro della famiglia se redeva possibile a Fred e George avviare un' attivita che le sembrava inadatta?
Stando in piedi dove i gemelli l'avevano lasciato, con nulla ma con un gran peso sullo stomaco per i suoi amici, harry senti chiamare il suo nome. La voce profonda di Kingsley Shacklebolt superava il rumore circostante.
'… perché Silente non ha fatto prefetto harry Potter? 'disse Kingsley .
' avrà avuto le sue ragioni',rispose Lupin.
'Ma dovrebbe avere fiducia in lui.E' ciò che avrei fatto io',insistette Kingsley , 'specialmente con la Gazzetta del Profeta Quotidiano che gli arriva ogni giorno… "
Harry non si voltò; non volle che Lupin o Kingsley si accorgessero che lui aveva sentito.Benchè non avesse molta fame,seguì di nuovo Mundungus verso la tavola.
Il suo piacere nella festa era sparito cosi' rapidamente come era arrivato; desiderò sdraiarsi su un letto.
Malocchio Moody stava annusando ad una coscia di pollo con quello che rimaneva del suo naso; evidentemente non scoprì alcuna traccia di veleno, visto che strappò via un bel boccone coi suoi denti.
'… i manici di scopa di quercia spagnola sono fatti a mano con vernice anti-iettatrice e controllo delle vibrazioni incorporato.... - ' stava apiegando Ron a Tonks.
Il signor Weasley sbadigliò alla grande.
'Bene, penso che stanerò quel Molliccio prima che di tornare......Arthur non voglio che si faccia tanto tardi, va bene? Notte, Harry caro.'
Lasciò la cucina. Harry posò il suo piatto e si chiese se poteva seguirla senza attirare l'attenzione.
'stai bene, Potter? ' grugnì Moody.
'Sì, benissimo',mentì Harry .
Malocchio prese una sorsata dal suo flconcino, il suo occhio blu-elettrico fissò lateralmente Harry.
'Vieni qui, io ho qualche cosa che ti interesserebbe', disse.
Da una tasca interna della sua toga, Malocchio tirò fuori una vecchia fotografia fatata molto consumata.
'L'originale Ordine della fenice', disse Malocchio. 'L'ho trovata la notte scorsa quando io stavo cercando il mio Mantello dell'Invisibilità di ricambio, visto che Podmore non ce la fa a restituirmi quello buono… penso che piaccia alla gente.'
Harry prese la fotografia. C'era una piccola folla di persone, qualcuna gli si dirigeva incontro, altri si toglievano gli occhiali guardandolo.
'Quello sono io' ,disse Moody, senza bisogno di indicar: il Moody della fotografia era inconfondibile, sebbene i suoi capelli erano lievemente meno grigi ed il suo naso era intatto. 'E c'è Silente accanto a me,e Dedalus Diggle è quello sull'altro lato… quella è Marlene McKinnon: fu uccisa due settimane dopo che fu scattata la foto, trovarono la sua famiglia intera. Quelli sono Frank ed Alice Pacioch...... - '
Lo stomaco di Harry, già sottosopra, si strinse nel vedere Alice Pacioch ; conosceva molto bene la sua faccia rotondetta e amichevole, anche se lui non l'aveva mai incontrata, perché lei era l'immagine di suo figlio, Neville.
'......poveri diavoli', sospirò Moody. 'Meglio morto che quello che accadde a loro… e quello è Emmeline Vance, l'hai incontrata, e quello è Lupin, evidentemente… Benjy Fenwick,presero anche lui, abbiamo trovato solo i suoi resti... guarda da quella parte', aggiunse, mentre dava dei colpetti alla foto, e le piccole persone fotografiche si spostarono di lato, così che quelli che erano oscurati parzialmente poterono muoversi in prima fila.
Quello è Edgar Bones… fratello di Amelia Bones, loro trovarono lui e la sua famiglia, anche lui era un grande mago… Sturgis Podmore, sembra giovane… Caradoc Dearborn, scomparve sei mesi dopo questa foto......non trovammo mai il suo corpo… Hagrid, chiaramente non è cambiato per niente… Elphias Doge, l'hai conosciuto, avevo dimenticato che portasse quello stupido cappello … Gideon Prewett, ci vollero cinque mangiamorte per uccidere lui ed il suo fratello Fabian, lottarono come eroi… guarda guarda… '
Le piccole persone nella fotografia si spinsero fra di loro e quelli dietro alle schiene si sistemarono in prima fila
Quello è Aberforth il fratellodi Silente, l'ho incontrato solo una volta,strano individuo … quello è Dorcas Meadowes, Voldemort l'uccise personalmente… Sirius, quando lui aveva ancora i capelli corti… e… guarda là, pensò che ti interesserebbe! '
Il cuore di Harry sobbalzò. Sua madre e suo padre gli stavano sorridendo, sedendo entrambi di lato a un piccolo uomo dallo sguardo languido che harry riconobbe come Codaliscia:era quello che aveva tradito i suoi genitori e li aveva dati a Voldemort e che così aveva contribuito alla loro morte.
'Allora? ' disse Moody.
Harry guardò la faccia rovinata e piena di cicatrici di Moody. Evidentemente aveva l'impressione di aver dato ad Harry un pò di gioia.
'Sì',disse Harry, ancora una volta tentando di sorridere. 'Er… lmi scusi, ma mi sono appena ricordato di non aver rimesso nel baule il mio...… '
Si risparmiò il problema di inventarsi che cosa non avesse impacchetato. Sirius aveva appena chiesto a Moody che cosa stessero facendo là, e Malocchio si era girato verso lui. Harry attraversò la cucina, scivolò attraverso la porta e salì le scale di fronte prima che chiunque potesse richiamarlo.
Harry non sapeva spiegarsi il perché gli era preso quel colpo; dopotutto non era la prima volta che lui aveva visto le foto dei suoi genitori, e aveva già incontrato Codaliscia ma avergli presentato uno spettacolo del genere, quando era l'ultima cosa che si aspettava… a nessuno sarebbe piaciuto, pensò incollerito…
E poi, vederli circondati da tutte quelle altre facce felici-… Benjy Eenwick che era stato trovato fatto a pezzi e Gideon Prewett che era morto come un eroe ed i Pacioch che erano stati torturati fino alla pazzia… - tutti che si muovevano ondulanti e felici, -ma fuori della fotografia mai più-, non sapendo che loro erano condannati… bene, Moody poteva trovarlo interessante… ma lui, Harry, lo trovò di cattivo gusto…
Harry salì le scale in punta di piedi nella sala oltre le teste imbottite dei folletti , felice di essere di nuovo da solo , ma come lui si avvicinò al primo uscio, sentì rumori. Qualcuno stava singhiozzando nella stanza da disegno.
'Chi c'è? ' Disse Harry.
Non ci fu risposta ma i singhiozzi continuarono. Salì gli ultimi gradini due alla volta, camminò attraverso l'uscio ed aprì la porta della stanza da disegno.
Qualcuno era accovacciato contro il muro scuro, la sua bacchetta nella mano il suo corpo scosso dai singhiozzi. Seduto in modo scomposto sul vecchio tappeto polveroso, in un punto illuminato dal chiaro di luna, chiaramente morto, c'era Ron.
Rimase completamente senza fiato;si sentì come se stesse per sprofondare nel pavimento; il suo cervello andò in frantumi - Ron morto, no, non poteva essere....... -
Ma aspetta un momento, non PUO' essere - Ron era giù..........-
'Signora Weasley? 'gracchiò Harry .
'R - r - riddikulus! 'singhiozzava la signora Weasley , mentre ountando la sua bacchetta tremolate sul corpo di Ron.
CRACK.
Il corpo di Ron si trasformò in quello di Bill,con ali d'aquila sulla schiena, i suoi occhi erano spalancati e vuoti.La signora Weasley singhiozzò forte più che di mai.
'R - riddikulus! ' singhiozzò di nuovo.
CRACK.
Il corpo del Signor Weasley sostituì quello di Bill, i suoi occhiali storti, un fiume di sangue colava dal suo viso.
'No! ' gemette la signora Weasley . 'No… riddikulus! Riddikulus! RIDDIKULUS!
CRACK. Gemelli morti. CRACK. Percy morto. CRACK. Harry morto…
'Signora Weasley, esca subito da qui! 'gridò Harry , fissando il suo corpo morto sul pavimento. 'Fa' qualcuno altro - '
'Che diavolo sta sucedendo? '
Lupin era venuto correndo nella stanza, seguito da vicino da Sirius con Moody che zoppicava dietro di loro . Lupin guardò dalla signora Weasley al corpo senza vita di Harry sul pavimento e sembrò capire all' istante. Estraendo la sua bacchetta, disse, chiaro e forte:
'Riddikulus! '
Il corpo di Harry svanì. Un globo argentato pendeva nell'aria sopra al punto dove era giaciuto.ancora una volta Lupin sventolò la sua bacchetta ed il globo svanì in un soffio di fumo.
'Oh - oh - oh! ' singhiozzava la signora Weasley , e cominciò a piangere a dirotto,con il viso fra le mani.
'Molly',disse Lupin freddamente, camminando verso di lei. 'Molly non … "
Un secondo dopo, lei stava singhiozzando sulla spalla di Lupin.
'Molly, era solo un Molliccio', disse calmo, mentre le accarezzava la testa, 'solo uno stupido Molliccio… '
'Io li vedrò m-mo- morti per sempre! ' gemette la signora Weasley sulla sua spalla. 'Pe-pe- per sempre! me li so-sognerò… '
Sirius stava fissando la porzione di tappeto dove giaceva il Molliccio, mentre fingeva di essere il corpo di Harry. Moody stava guardando Harry che evitò il suo sguardo fisso.Aveva avuto la strana sensazione che l'occhio magico di Moody l'aveva seguito dalla cucina.
'N-non dirlo ad Arthur', la signora Weasley ora stava singhiozzando, asciugandosi freneticamente gli occhi coi polsini. 'N-non voglio che lo sappia.....che sciocca....'
Lupino le diede un fazzoletto e lei si soffiò il naso.
'Harry, mi dispiace davvero tanto. Cosa penserai di me? ' disse vacillando. 'Non sono stata neanche capace di sbarazzarmi di un Molliccio… '
'Non sia sciocca', disse Harry tentando di sorridere.
'I-Io sono solo c-così preoccupata', disse versando di nuovo lacrime dai suoi occhi.'Metà della f-famiglia è nell'ordine, e sarà un miracolo se ne usciamo tutti v-v-vivi. E P-Percys non ci parla. E se ci accadesse qualcosa di t-terribile....e non fossimo in contatto con lui? E c-c-he c-cosa accadrà se Arthur e io fossimo uccisi, chi baderà a Ron e Ginny ?
'Molly che è abbastanza;disse Lupin fermamente. 'Non è come l'ultima volta. L'Ordine è preparato al meglio , abbiamo un piano, sappiamo quel che Voldemorts ha....... '
Al suono di quel nome la signora Weasley diede un piccolo squittio di paura .
'Oh,andiamo Molly, è tanto che sentite usare il suo nome - guarda, non ti posso promettere che nessuno si farà male, nessuno può promettere una cosa del genere, ma siamo molto migliorati dall'ultima volta.E poi non eri nell'Ordine, non capiresti. La volta scorsa noi eravamo superati in numero di venti ad uno dai Mangiamorte loro ci sceglievano uno alla volta… '
Harry pensò di nuovo alla fotografia, delle facce raggianti dei suoi genitori. Sapeva che Malocchio continuava ad osservarlo.
'E non ti preoccupare di Percy.'disse Sirius all'improvviso 'Tornerà. Che Voldemort venga allo scoperto è solamente una questione di tempo prima; e quando lo farà, il Ministero intero ci implorerà di perdonarli. Ed io non sono sicuro se accetterò le loro scuse', aggiunse amaramente.
'E per quel che riguarda Ron e Ginny se tu ed Arthur moriste', disse Lupin sorridendo leggermente 'cosa pensi che faremmo, permetteremo che muoiano di fame? '
La signora Weasley sorrise tremulamente.
'Che sciocca',mormorò di nuovo, mentre asciugava i suoi occhi.
Ma Harry, chiudendo la sua porta della camera da letto dietro di lui dieci minuti dopo, non pensò che la signora Weasley fosse una sciocca. Poteva vedere ancora i suoi genitori che gli sorridevano dalla vecchia fotografia ingiallita, inconsapevoli che le loro vite, così come quelle di molti di quelli che erano con loro, stessero per finire. L'immagine del Molliccio che giaceva con la forma di ogni membro della famiglia della signora Weasley balenava nei suoi occhi.
Senza preavviso, la cicatrice sulla sua fronte gli bruciò di nuovo terribilmente forte, e il suo stomaco ribollì orrendamente.
'Finiscila', disse fermamente, strofinando la cicatrice appena il dolore passò.
'Primi segni di pazzia, parlare con la propria testa', disse una voce sibilante dal ritratto vuoto sul muro.
Harry l'ignorò. Lui sentì più vecchio di quanto si fosse mai sentito in vita sua e gli sembrò straordinario che appena un'ora fa era stato preoccupato per un negozio di scherzi e che non aveva un distintivo da Prefetto.
CAPITOLO 10 - Luna Lovegood
Harry ebbe una notte di soono agitato. I suoi genitori entrarono e uscirono dai suoi sogni, senza mai dire qualcosa; Sig.ra Weasley singhiozzava sul corpo morto di Kreacher, osservata da Ron e Hermione che portavano corone e ancora una volta Harry si ritrovò a scendere lungo un corridoio che terminava in una porta chiusa a chiave. Egli si svegliò bruscamente con la sua cicatrice che bruciava trovare Ron già vestito che gli parlava.
“…affrettati, la mamma sta diventando una palla (?), dice che perderemo il tram…”
C’era molta agitazione nella casa. Da quello che aveva sentito mentre si vestiva a tutta velocità, Harry dedusse che Fred e George avevano incantato i loro bauli per farli volare a pianterreno e evitare la fatica di portarli, con il risultato che essi erano sfrecciati direttamente addosso a Ginny e l’avevano fatta rotolare giù per due rampe di scale fin nell’ingresso; la Sig.ra Black e la Sig.ra Weasley gridavano con tutta la voce che avevano.
“- POTREI FARVI VERAMENTE MALE, DUE IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO –“
“- OSCENI ESSERI DEFORMI, CHE INSOZZATE (?) LA CASA DI MIO PADRE –
Hermione entrò di corda nella stanza guardando innervosita, proprio mentre Harry si stava infilando i suoi pantaloni. Edwige era appoggiata sulla sua spalla e lei teneva in braccio Grattastinchi, che cercava di divincolarsi.
“Mamma e Papà hanno appena rimandato Edwige.” La civetta spiccò cortesemente il volo e andò ad appollaiarsi in cima alla sua gabbia. “Non sei ancora pronto?”
“Quasi. Ginny sta bene?” domandò Harry, inforcando gli occhiali.
“La Sig.ra Weasley l'ha rimessa in sesto,” disse Hermione. “Ma adesso Malocchio si sta lamentando che non può partire a meno che non arrivi qui Sturgis Podmore, altrimenti ci sarà un buco nella sorveglianza.”
“Sorveglianza?” disse Harry. “Dobbiamo andare a King’s Cross sotto sorveglianza?”
“Tu devi andare a King’s Cross sotto sorveglianza,” lo corresse Hermione.
“Perché?” disse Harry irritato. “Pensavo che si supponesse che Voldemort è al minimo livello, o mi stai dicendo che salterà fuori da dietro a una pattumiera tentando di farmi fuori?”
“Non lo so, è solo quello che dice Malocchio,” disse Hermione distrattamente, guardando il suo orologio, “ma se non partiamo presto perderemo sicuramente il treno.”
“VOLETE SCENDERE GIU’ TUTTI QUANTI ADESSO, PER FAVORE?” muggì la Sig.ra Weasley e Hermione fece un salto come se si fosse scottata e si affrettò fuori dalla stanza. Harry afferrò Edwige, la stipò senza tante cerimonie nella sua gabbia e scese a pianterreno dopo Hermione, trascinando il suo baule.
Il ritratto della Sig.ra Black urlava con rabbia ma nessuno si era preso la briga di chiudere la tenda sopra di lei; tutto il rumore nella sala l’avrebbe di sicuro risvegliata, comunque.
“Harry, tu verrai con me e Tonks,” gridò la Sig.ra Weasley - sopra le continue grida di “MEZZOSANGUE! SCHIUMA! CREATURE DI SPORCIZIA!” – “Lascia lì il tuo baule e il tuo gufo, Alastor si occuperà dei bagagli. Oh, per l’amor del cielo, Sirius, Silente ha detto di no!”
Un cane nero grande come un’orso apparve a fianco a Harry mentre si stava arrampicando sopra i vari bauli che ingombravano l’ingresso per raggiungere la Sig.ra Weasley.
“Oh onestamente…” disse la Sig.ra Weasley disperatamente. “Bene, fai dimtesta tua!”
Lei aprì la porta principale e uscì fuori alla luce del debole sole di settembre. Harry e il cane la seguirono. La porta sbattè dietro di loro e gli trilli della Sig.ra Blacks cessarono immediatamente.
“Dove è Tonks?” disse Harry, guardanndosi intorno mentre scendevano giù per gli scalini di pietra del numero dodici, che svanì nel momento in cui raggiunsero il marciapiede.
“Lei ci sta aspettando proprio qui,” disse rigidamente la Sig.ra Weasley, distogliendo gli occhi dal cane nero che camminava goffamente accanto a Harry.
Una vecchia donna li attendeva all'angolo. Aveva dei capelli grigi molto ricci e indossava un cappello color porpora che aveva la forma di un pasticcio di maiale.
“Visto, Harry?” disse lei, facendo l’occhiolino. “E’ meglio che si affrettiamo, Molly, non credi?” aggiunse, controllando l’orologio.
“Lo so, lo so,” gemette la Sig.ra Weasley, allungando il passo, “ma Mad-Eye ha voluto aspettare Sturgis… se solo Arthur avesse potuto procurarci di nuovo delle auto dal Ministero… ma Fudge non gli permetterà di prendere in prestito neanche una bottiglia di inchiostro vuota in questi giorni… come fanno i Babbani a viaggiare senza la magia…”
Ma il grande cane nero si mise ad abbaiare gioiosamente e fece capriole intorno a loro, tuffandosi sui piccioni e rincorrendo la propria coda. Harry non riuscì a evitare di ridere. Sirius era rimasto intrappolato in casa per moltissimo tempo. La Sig.ra Weasley strinse le labbra in un modo quasi ‘da zia Petunia’.
Ci vollero venti minuti per raggiungere King’s Cross piedi e durante quel tragitto non accadde niente di più movimentato di Sirius che spaventò a morte un paio di gatti per divertire Harry. Appena dentro la stazione essi si fermarono con fare casuale accanto alla barriera tra i binari nove e dieci fino a quando la pensilina non fu sgombra, quindi ognuno di loro si spinse contro la barriera a turno e si ritrovò con facilità sul binario nove e tre quarti, dove l'Espresso per Hogwarts continuava a sbuffare vapore fuligginoso sulla pensilina affollata di studenti in partenza e delle loro famiglie. Harry inspirò l'odore familiare e sentì il suo spirito prendere il volo… stava realmente per ritornare…
“Spero che gli altri facciano in tempo,” disse la Sig.ra Weasley ansiosamente, fissando dietro di lei l'arco di ferro battuto che cirondava la pensilina, attraverso cui passavano i nuovi arrivati.
“Bel cane, Harry!” lo chiamò un ragazzo alto con le treccine.
“Grazie, Lee,” disse Harry, sogghignando, mentre Sirius agitava freneticamente la sua coda.
“Oh bene,” disse la Sig.ra Weasley, con aria sollevata, “ecco Alastor con i bagagli, guarda.”
Con un berretto da facchino tirato basso sopra i suoi occhi diversi, Moody sbucò zoppicando attraverso il passaggio ad arco, spingendo un carrello carico dei loro bauli.
“Tutto OK,” mormorò alla Sig.ra Weasley e a Tonks, “non credo che siamo stati seguiti…”
Un secondo più tardi, il Sig. Weasley emerse sulla pensilina con Ron e Hermione. Scaricarono qualche baule dal carrello portabagagli di Moody mentre Fred, George e Ginny arrivarono con Lupin.
“Nessun problema?” ringhiò Moody.
“Niente,” disse Lupin.
“Dovrò informare ancora Silente riguardo a Sturgis,” disse Moody, “è la seconda volta in una settimana che rimane a letto. Sta diventando inaffidabile quanto Mundungus.”
“Bene, tieni gli occhi aperti,” disse Lupin, squotendo le spalle. Lui raggiunse Harry per ultimo e gli dide una pacca sulla spalla. “Anche tu, Harry. Fai attenzione.”
“Sì, tieni la testa bassa e gli occhi spalncati,” disse Moody, stringendo anche lui la mano di Harry. “E non dimenticate, tutti - attenti a quello che scrivete sulle lettere. Se siete in dubbio, non scrivetelo affatto.”
“E’ stato grande conoscervi,” disse Tonks, abbracciando Hermione e Ginny “Ci rivedremo presto, suppongo.”
Risuonò un fischio di avvertimento; gli studenti ancora sulla pensilina cominciarono ad affrettarsi sul treno.
“Svelti, svelti,” disse la Sig.ra Weasley distrattamente, abbracciandoli a caso e salutando Harry due volte. “Scrivete… Fate i bravi… se vi siete dimenticati qualcosa ve lo manderemo… Sul treno, ora, svelti…”
Per un breve momento, il grande cane nero si sollevò sulle zampe posteriori e appoggiò le sue zampe anteriori sulle spalle di Harry, ma la Sig.ra Weasley spinse Harry verso l’entrata del treno, che fischiava, “Per l’amor del cielo, comportati da cane, Sirius!”
“Ci vediamo!” salutò Harry fuori dal finestrino aperto mentre il treno si iniziava a spostare, mentre Ron, Hermione e Ginny agitavano la mano accanto a lui. Le figure di Tonks, Lupin, Moody e del Sig. e Sig.ra Weasley rimpicciolirono rapidamente ma il cane nero aveva continuato a correre di fianco al finestrino, agitando la sua coda; la gente che occupava la pensilina rise vedendolo rincorrere il treno, quindi il treno fece una curva rotonda e Sirius scomparve.
“Non sarebbe dovuto venire con noi,” disse Hermione con una voce preoccupata.
“Oh, ha preso una boccata d’aria,” disse Ron, “non vedeva la luce del giorno da mesi, poveretto.”
“Bene,” disse Fred, battendo le mani, “non possiamo stare in piedi a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo alcuni affari da discutere con Lee. Ci vediamo più tardi,” e lui e George scomparvero giù per il corridoio a destra.
Il treno cominciò ad andare ancora più veloce, di modo tale che le case fuori dal finestrino passavano loro davanti come un lampo e loro barcollavano sui loro piedi.
“Allora, andiamo a trovare uno scompartimento?” domandò Harry.
Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata.
“Ehm,” disse Ron.
“Noi siamo - Ron e io dovremmo andare nella carrozza dei prefetti,” disse Hermione imbarazzata.
Ron non guardò Harry; sembrava che egli fosse estremamente interessato alle unghie della sua mano sinistra.
“Oh,” disse Harry. “Giusto. Bene.”
“Io non penso che dovremo stare là per tutto il viaggio,” disse Hermione velocemente. “Le nostre lettere dicevano che riceveremo solo le istruzioni dai Capiscuola e poi pattugliamo i corridoi di tanto in tanto.”
“Bene,” disse Harry di nuovo. “Beh, io – dovremmo vederci più tardi, quindi.”
“Sì, sicuramente,” disse Ron, lanciando uno sguardo sfuggente e preoccupato a Harry. “E’ un peccato che dobbiamo andare là, io preferirei - ma noi dobbiamo - voglio dire, io non ne sono contento, io non sono Percy,” finì lui con aria di sfida.
“Lo so che tu non sei Percy,” disse Harry e lui sorrise. Ma mentre Hermione e Ron trascinavano i loro bauli, Crookshanks e la gabbia con Leo verso l’estremità del treno, Harry provò uno strano senso di smarrimento. Lui non aveva mai viaggiato sull' Espresso per Hogwarts senza Ron.
“Vieni,” lo apostrofò Ginny, “se ci muoviamo riusciremo a tenere dei posti anche per loro.”
“Giusto,” disse Harry, raccogliendo la gabbia con Edwige con una mano e la maniglia del suo baule con l'altra. Loro si affaticarono giù per il corridoio, scrutando attraverso le porte di vetro negli scompartimenti che superarono, che erano già pieni. Harry non potè fare a meno di notare che la molta gente lo fissava con grande interesse e che diversi di loro avevano richiamato l'attenzione dei loro vicini con il gomito e l'avevano indicato. Dopo aver assistito a questo comportamento per cinque carrozze consecutive si ricordò che la Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l’estate ai suoi lettori quanto lui fosse esibizionista. Si chiese imbronciato se la gente che ora lo stava fissando bisbigliando credesse a quelle storie.
Nell'ultimissima carrozza incontrarono Neville Paciock, compagno di Harry al Grifondoro da qinque anni, la sua faccia tonda imperlata di sudore per lo sforzo di trascinare il suo baule e mantenere fermo nell’altra mano il suo rospo Oscar, che stava cercando di scappare.
“Ciao, Harry,” ansimò. “Ciao, Ginny… è pieno dovunque… non sono riuscito a trovare un posto.”
“Di cosa stai parlando?” disse Ginny, che si era strizzata per passare dietro a Neville per poter dare un’occhiata allo scompartimento dietro di lui. “Qui c'è posto, c’è solo Loony Lovegood –“
Neville borbottato qualcosa sul fatto che non voleva disturbare nessuno.
“Non essere sciocco,” disse Ginny, ridendo, “lei è a posto.”
Lei fece scorrere la porta e trascinò il suo baule all’interno. Harry e Neville la seguirono.
“Ciao, Luna,” disse Ginny, “Va bebe se prendiamo questi posti?”
La ragazza accanto al finestrino si voltò. Lei aveva dei biondi capelli sporchi e spettinati che le scendevano fino alla vita, sopracciglia chiarissime e occhi sporgenti che le conferivano un’espressione di permanentemente sorpresa. Harry capì immediatamente perché Neville aveva scelto di evitare questo scompartimento. Quella ragazza aveva un’aura di distinta stranezza. Forse era il fatto di che lei aveva riposto la sua bacchetta dietro il suo orecchio sinistro, o che portava una collana di tappi di Burrobirra, o che stava leggendo una rivista capovolta. I suoi occhi indugiarono su Neville e si posarono infine su Harry. Lei annuì.
“Grazie,” disse Ginny, sorridendole. Harry e Neville stivarono i tre bauli e la gabbia con Edwige sulla reticella portabagagli e si sedettero. Luna li osservò da sopra la sua rivista capovolta, che si intitolava The Quibbler. Sembrava che lei non avesse bisogno di battere le palpebre tanto quanto un normale essere umano. Lei fissò e rifissò Harry, che si era seduto di fronte a lei e ora desiderava non averlo fatto.
“Hai passato una bella estate, Luna?” domandò Ginny.
“Sì,” disse Luna trasognata, senza togliere gli occhi da Harry. “Sì, è stata abbastanza divertente, devo dire. Tu sei Harry Potter,” aggiunse.
“So chi sono io,” disse Harry.
Neville rise di soppiatto. Luna invece spostò i suoi occhi pallidi su lui.
“E non so chi sei tu.”
“Io non sono nessuno,” disse Neville in fretta e furia.
“Non sei nessuno,” disse Ginny bruscamente. “Neville Paciok - Luna Lovegood. Luna è nel mio anno, ma è del Corvonero.”
“La smisurata presenza di spirito è il tesoro più grande di un uomo,” disse Luna con voce cantilenante.
Lei alzò la sua rivista capovolta abbastanza in alto da nascondere la sua faccia e rimase in silenzio. Harry e Neville si guardarono l'un l'altro con le sopracciglia alzate. Ginny soppresse una risatina.
Il treno sferragliava avanti, accelerando in aperta campagna. C’era un tempo strano e instabile; un momento la carrozza era invasa dalla luce del sole e il momento dopo passavano sotto a cupe nubi minacciose.
“Indovina cos’ho ricevuto per il mio compleanno?” disse Neville.
“Un’altra Ricordella?” disse Harry, ricordando il congegno a forma di palla che la nonna di Neville gli aveva inviato nel tentativo di migliorare la sua abissale mancanza di menoria.
“No,” disse Neville. “Me ne servirebbe un’altra, però, quella vecchia l’ho persa alcuni anni fa… no, guarda questo…”
Lui scavò con la mano che non teneva stretto Oscar nella sua cartella e dopo un po’ che frugava tirò fuori quello che sembrava essere un piccolo cactus grigio in un vaso, tranne che era coperto da delle specie di bolle invece che di spine.
“Mimbulus mimbletonia,” disse orgogliosamente.
Harry fissò la cosa. Pulsava leggermente, dandogli l'aspetto piuttosto sinistro di un qualche organo interno malato.
“E’ molto, molto rara,” disse Neville, raggiante. “Non so se ce n’è una anche nella serra di Hogwarts. Non vedo l’ora di mostrarla alla Professoressa Sprite. Il mio prozio Algie l’ha portata per me dall’Assiria. Cercherò di farla riprodurre.”
Harry sapeva che la materia preferita di Neville era Erbologia ma in tutta la sua vita non sarebbe riuscito a capire quello che lui ci trovava in quella piccola pianta malandata.
“Fa – ehm - qualcosa?” chiese lui.
“Un sacco di cose!” disse Neville orgoglioso. “Ha sviluppato un sorprendente meccanismo difensivo. Qui, tienimi Oscar un attimo…”
“Scaricò il rospo in grembo a Harry e prese una penna dalla sua cartella. Gli occhi sporgenti di Luna Lovegood sbucarono di nuovo sopra alla sua rivista capovolta, per guardare quello che stava facendo Neville. Neville posizionò il Mimbulus mimbletonia davanti ai suoi occhi, con la lingua tra i denti, scelse un punto e punse con forza la pianta con la punta della sua penna.
Un liquido schizzò fuori da ogni bolla sulla pianta; densi, puzzolenti spruzzi di liquido verde scuro. Essi colpirono il soffitto e i finestrini e sgocciolarono sulla rivista di Luna Lovegood; sembrava che Ginny, che si era coperta appena in tempo la faccia con le braccia, avesse indosso un verde cappello vischioso, ma Harry, le cui mani erano state occupate a evitare la fuga di Oscar, lo prese in piena faccia. Puzzava di concime rancido.
Neville, che anche lui aveva la faccia e il petto inzuppati, scuotè la testa per farlo uscire almeno dagli occhi.
“S - scusate,” boccheggiò. “Non avevo mai provato prima… non mi aspettavo che facesse così… non preoccupatevi, però, la Linfa Puzzolente non è velenosa,” aggiunse nervosamente, dato che Harry ne aveva sputata una boccata sul pavimento.
A quel momento preciso la porta del loro compartimento è scivolata aprirsi. ' “Oh… ciao, Harry,” disse una voce nervosa. “Uhm… cattivo tempo?”
Harry ripulì le lenti dei suoi occhiali con la mano libera da Oscar.
Una ragazza molto graziosa con lunghi e lucidi capelli neri gli stava sorridendo dal vano della porta: Cho Chang, la Cercatrice della squadra di Quidditch del Corvonero.
“Oh… ciao,” disse Harry senza espressione.
“Uhm…” disse Cho. “Beh… avevo solo pensato di salutarti… ciao quindi.”
Con il viso abbastanza arrossito, lei chiuse la porta e se ne andò. Harry crollò sul suo sedile e mugugnò. Avrebbe voluto che Cho lo vedesse seduto in compagnia di un gruppo di ragazzi molto ‘giusti’ che si sbellicavano dalle risate per una barzelletta che lui aveva appena raccontato; non si sarebbe mai seduto di sua spontanea volontà con Neville e con Loony Lovegood, tenendo in mano un rospo e gocciolando di Linfa Puzzolente, se avesse potuto sciegliere.
“Non importa,” disse energicamente Ginny. “Guarda, possiamo sistemare tutto con facilità.” Lei tirò fuori la sua bacchetta. “Scompari!”
La Linfa Puzzolente svanì.
“Mi dispiace,” disse di nuovo Neville, con una vocetta.
Ron e Hermione non si fecero vivi prima di un'ora, quando il carrello delle vivande se n’era già andato. Harry, Ginny e Neville avevano finito i loro pasticci di zucca ed erano occupati a scambiarsi le figurine delle Cioccorane quando la la porta dello scompartimento si aprì e loro entrarono, accompagnati da Grattastichi e da Leo, che fischiava a squarciagola nella sua gabbia.
“Sono affamato,” disse Ron, sistemando Leo accanto a Edwige, afferrando una Cioccorana di Harry e gettandosi nel sedile accanto a lui. Strappò l'incarto, staccò con un morso la testa della rana e si appoggiò indietro con gli occhi chiusi come se avesse avuto una mattinata molto faticosa.
“Bene, ci sono due prefetti del quinto anno per ogni casa,” disse Hermione, che sembrava davvero di cattivo umore, mentre si metteva a sedere. “Un ragazzo e una ragazza per uno.”
“E indovina chi è uno dei prefetti di Serpeverde? disse Ron, con gli occhi ancora chiusi.
“Malfoy,” rispose immediatamente Harry, sicuro la sua peggiore paura sarebbe stata confermata.
“Ovvio,” disse Ron amaramente, mettendosi in bocca il resto della Cioccorana e prendendone un’altra.
“E quella vera mucca di Pansy Parkinson,” disse Hermione con malignità. “Come ha fatto a diventare prefetto quando è più grassa di uno stupido troll.”
“Chi sono quelli di Tassorosso?” chiese Harry.
“Ernie Macmillan e Hannah Abbott,” disse Ron con voce fioca.
“E Anthony Goldstein e Padma Patil per Corvonero,” disse Hermione.
“Tu sei andato al Ballo del Ceppo con Padma Patil,” disse una voce vaga.
Tutti si girarono a guardare Luna Lovegood, che stava fissando Ron senza muovere le palpebre da sopra la cima di The Quibbler.
Lui inghiottì il suo boccone di Cioccorana.
“Sì, lo so,” disse, con un’espressione leggermente sorpreso.
“Lei non si è divertita un gran chè,” lo informò Luna. “Pensa che tu non l’abbia trattata molto bene, perché non hai ballato con lei. Penso che io non ci avrei fatto caso,” aggiunse con aria pensierosa, “Non mi piace molto ballare.”
Lei scomparve di nuovo dietro The Quibbler. Ron fissò la copertina a bocca aprerta per alcuni secondi, quindi guardò Ginny per ricevere un qualche tipo di spiegazione, ma Ginny si era cacciata le nocche delle dita in bocca per smettere di ridacchiare. Ron scosse la testa, confuso, quindi controllò il suo orologio.
“Ogni tanto dobbiamo pattugliare i corridoi,” disse a Harry e a Neville, “e possiamo dare punizioni se qualcuno si comporta male. Non vedo l’ora di beccare Tiger e Goyle…”
“Tu non puoi abusare della tua posizione, Ron!” disse bruscamente Hermione.
“Sì, giusto, perché Malfoy non ne abuserà affatto,” disse Ron sarcasticamente.
“Quindi tu ti abbasserai al suo livello?”
“No, farò solo in modo di beccare i suoi amici prima che lui becchi i miei.”
“Per l’amor del cielo, Ron –“
“Farò fare a Goyle le aste, questo lo ucciderà, lui odia scrivere,” disse allegramente Ron. Lui abbassò la sua voce per imitare il basso grugnito di Goyle e, aggrottando la faccia in un aspetto di sofferente concentrazione sofferente, fece finta di scrivere a mezzaria. “Io…non…devo…sembrare…il…sedere… di…un…babbuino.”
Tutti risero, ma nessuno rise come Luna Lovegood. Lei scoppiò in un grido di allegria tanto forte che Edwige si svegliò e sbattè le ali indignata e Grattastinchi saltò sulla reticella portabagagli, soffiando. Luna si sbellicò così tanto che la sua rivista le sfuggì di mano, scivolò giù dalle sue gambe e cadde per terra.
“Era davvero buffo!”
I suoi occhi sporgenti nuotavano nelle lacrime mentre lei cercava affannosamente di riprendere fiato, fissando Ron. Del tutto imbarazzato, lui si guardò intorno verso gli altri, che adesso stavano ridendo dell'espressione sulla faccia di Ron e della risata ridicolamente prolungata di Luna Lovegood, che si stava dondolando avanti e indietro, teendosi i fianchi.
“Mi prendi in giro?” disse Ron, guardandola in cagnesco.
“Il sedere…di un babbuino!” boccheggiò lei, tenendosi le costole.
Tutti gli altri guardavano Luna ridendo, ma Harry, accorgendosi della rivista sul pavimento, notò qualcosa che gli provocò un tuffo al cuore. Metre era capovolta era stato difficile capire cosa rapprentava l'immagine sulla copertina, ma adesso Harry si rese conto che era una caricatura abbastanza malfatta di Cornelius Caramel; Harry lo riconobbe solo grazie al cappello da lanciatore verde limone. Una delle mani di Caramel stringeva una borsa di oro; l'altra mano stava soffocando un folletto. La caricatura era intitolata: Cosa sarà disposto a fare Caramel per prendere la Gringott?
Sotto c’era l’elenco dei titoli degli altri articoli della rivista.
Corruzione nella Lega di Quidditch:
Come i Tornados hanno preso il Controllo
Rivelati i Segreti delle Antiche Rune
Sirius Black: Criminale o Vittima?
“Posso dargli un’occhiata?” chiese Harry a Luna con impazienza.
Lei annuì, fissando ancora Ron, senza fiato per la risata.
Harry aprì la rivista e scorse l'indice. Fino a quel momento si era completamente dimenticato della rivista che Kingsley aveva dato al Sig. Weasley per Sirius, ma doveva essere proprio quel numero di The Quibbler.
Egli trovò la pagina e cercò con eccitazione l'articolo.
Anche questo era stato illustrato con una caricatura piuttosto brutta; infatti, Harry non avrebbe capito che doveva rappresentare Sirius se non fosse stato per il titolo. Sirius stava in piedi su una pila di ossa umane con la bacchetta in mano. Il titolo dell'articolo diceva:
SIRIUS – BLACK/NERO COME E’ STATO DIPINTO?
Famigerato pluriassassino o innocente cantante sensazionale?
Harry dovette rileggere quella prima frase molte volte prima di convincersi che non l’aveva fraintesa. Da quando Sirius era stato una sensazionale cantante?
Per quattordici anni Sirius Black è stato considerato il colpevole dell'assassinio di massa di dodici babbani innocenti e di un mago. L’audace fuga di Black da Azkaban due anni fa ha condotto alla più massiccia caccia all'uomo mai intrapresa dal Ministero della Magia. Nessuno di noi ha mai messo in discussione che egli meritasse di essere ricatturato e restituito ai Dissennatori.
MA E’ DAVVERO COSI’?
Una nuova sorprendente prova è recentemente venuta alla luce sulla possibilità che Sirius Black non abbia commesso il crimine per il quale è stato incarcerato ad Azkaban. Infatti, dice Doris Purkiss, di 18 Acanthia Way, Little Norton, Black non avrebbe potuto nemmeno essere presente al massacro.
“Quello di cui la gente non si rende conto è che Sirius Black è un nome falso,” dice la Sig.ra Purkiss. “L’uomo che la gente crede sia Sirius Black è in realtà Stubby Boardman, cantante del popolare gruppo dei The Hobgoblins, che si ritirò dalla vita pubblica dopo essere stato colpito all'orecchio da una rapa a un concerto nella Little Norton Church Hall quasi quindici anni fa. L'ho riconosciuto appena ho visto la sua immagine su un giornale. Ora, Stubby non avrebbe potuto commettere quei reati, perché nel giorno in questione lui si stava gustando una romantica cena a lume di candela con me. Ho scritto al Ministero della Magia e mi aspetto che dia a Stubby, alias Sirius, la piena assoluzione da un momento all’altro.”
Harry finì di leggere e fissò la pagina incredulo. Forse era uno scherzo, pensò, forse la rivista aveva l’abitudine di pubblicare articoli satirici. Ritornò indietro di alcune pagine e trovò il pezzo su Caramel.
Cornelius Caramel, il Ministro della Magia, ha smentito di aver mai avuto qualsiasi intenzione di impossessarsi della Banca dei Maghi, la Gringott, quando lui fu eletto Ministro della Magia cinque anni fa. Caramel ha inoltre ribadito che lui non vuole niente di più che 'collaborare in pace' con i guardiani del nostro oro.
MA E’ DAVVERO COSI’?
Fonti vicine al Ministero hanno recentemente divulgato la notizia che la più grande ambizione di Caramel sarebbe proprio assumere il controllo dei rifornimenti di oro dei folletti e che egli non esiterebbe a utilizzare la forza se costretto.
“Non sarebbe la prima volta, inoltre,” ha detto un informatore interno al Ministero. “Cornelius ‘Scaccia-Folletti’ Caramel, questo è il modo in cui lo chiamano gli amici. Se poteste ascoltarlo quando pensa di non essere sentito da nessuno, oh, egli parla sempre di quello che ha fatto ai folletti (?); li ha affogati, li ha lasciati cadere da edifici, li ha avvelenati, li ha cucinati in torte…
Harry non lesse oltre. Caramel poteva avere molti difetti ma Harry trovò estremamente difficile immaginarlo dare ordini di cucinare torte di folletto. Sfogliò il resto della rivista. Fermandosi ogni poche pagine, lesse: un'accusa contro i Tutshill Tornados, che avrebbero vinto il campionato di Quidditch per una combinazione di estorsioni, scope truccate illegalmente e torture; un'intervista ad un mago che sosteneva di essere volato sulla luna su una Scopalinda Sei e di aver riportato una borsa di rane lunari come prova; e un articolo sulle rune antiche che almeno spiegato perché Luna stesse leggendo il Quibbler capovolto. Secondo la rivista, se tu avessi girato le rune a testa in giù esse avrebbero rivelato una formula per fare in modo che le orecchie del tuo nemico volassero dentro un kumquats (???). In effetti, paragonato al resto degli articoli del Quibbler, la proposta che Sirius potesse essere in realtà il cantante degli Hobgoblins era abbastanza sensata.
“C’è qualche buona notizia?” chiese Ron mentre Harry chiudeva la rivista.
“Naturalmente no,” disse aspramente Hermione, prima che Harry potesse rispondere. Le immondizie del Quibbler, tutti le conoscono.”
“Chiedo scusa,” disse Luna; la sua voce aveva perso improvvisamente il suo tono sognante. “Mio padre è l'editore.”
“Io - oh,” disse Hermione, palesemente imbarazzata. “Beh… a qualcuno interessa… voglio dire, è piuttosto…”
“La vorrei indietro, grazie,” disse Luna con freddezza, e chinandosi in avanti la strappò dalle mani di Harry. Sfogliandola fino a pagina cinquantasette, lei la capovolse di nuovo con decisione e scomparve dietro di essa, proprio mentre la porta dello scompartimento si apriva per la terza volta.
Harry si guardò intorno; lui se l’era aspettato, ma questo non rese più piacevole l’apparizione di Draco Malfoy che gli sorrideva affettatamente in mezzo ai suoi amiconi Tiger e Goyle.
“Cosa vuoi?” disse lui in modo aggressivo, prima che Malfoy potesse aprire bocca.
“Modera i toni, Potter, o dovrò darti una punizione,” strascicò Malfoy, i cui lisci capelli biondi e il mento appuntito erano esattamente come quelli di suo padre. “Vedi, io, a differenza di te, sono diventato prefetto, il che significa che io, a differenza di te, ho il potere di dare punizioni.”
“Sì,” disse Harry, “ma tu, a differenza di me, sei una schofezza, quindi esci e lasciaci soli.”
Ron, Hermione, Ginny e Neville si misero a ridere. Il labbro di Malfoy si arricciò.
“Raccontami, come ci si sente ad essere secondo a Weasley, Potter?” domandò lui.
“Taci, Malfoy,” disse Hermione bruscamente.
“Sembra che abbia toccato un nervo scoperto,” disse Malfoy, sorridendo affettatamente. “Bene, ma guardati le spalle, Potter, perché io ti starò alle calcagna come un cagnolino nel caso tu esca dal seminato.”
“Sparisci!” disse Hermione, alzandosi.
Ridacchiando, Malfoy scoccò a Harry un ultimo sguardo maligno e se ne andò, con Tiger e Goyle che lo scortavano. Hermione sbattè la porta dello scompartimento dietro di loro e si girò a guardare Harry, che capì immediatamente che lei, come lui, aveva registrato quello che Malfoy aveva detto ed ne era proprio stata irritata.
“Gettami un’altra Rana,” disse Ron, che chiaramente non aveva notato niente.
Harry non poteva parlare liberamente davanti a Neville e a Luna. Scambiò un altra occhiata nervosa con Hermione, quindi si mise a guardare fuori dal finestrino. Lui aveva pensato che Sirius potesse farsi una qualche risata venendo con lui alla stazione, ma improvvisamente gli sembrò imprudente, se non davvero pericoloso… Hermione aveva ragione. Sirius non sarebbe dovuto venire. E se il Sig. Malfoy aveva notato il cane nero e lo aveva detto a Draco? E se lui avesse dedotto che i Weasleys, Lupin, Tonks e Moody sapevano dove si nascondeva Sirius? O l'uso dell’espressione ‘come un cagnolino’ da parte di Malfoy era stata solo una coincidenza?
Il tempo rimase incerto mentre loro si spingevano sempre più a nord. La pioggia bagnò le finestre in modo poco deciso, quindi il sole sbucò per una debole apparizione prima che le nubi lo coprissero ancora una volta. Quando scese l'oscurità e si accesero le lampade dentro alle carrozze, Luna arrotolò il Quibbler, lo ripose con attenzione nella sua borsa e si mise a guardare insistentemente ognuno nello scompartimento. Harry stava seduto con la fronte appoggiata contro al finestrino del treno, cercando di cogliere una prima lontana visione di Hogwarts, ma era una notte senza luna e il finestrino rigato dalla pioggia era lurido.
“Sarebbe meglio che ci cambiassimo,” disse infine Hermione, e tutti loro aprirono faticosamente i loro bauli e indossarono le loro divise di scuola. Lei e Ron si appuntarono i loro tesserini di riconoscimento da prefetto con attenzione sui loro vestiti. Harry vide Ron controllare la sua immagine riflessa sul finestrino scuro.
Infine, il treno iniziò a rallentare ed essi sentirono il solito fracasso mentre tutti si accapigliavano per riunire i loro bagagli i loro animali domestici, pronti per scendere. Dato che si supponeva che Ron e Hermione sorvegliassero tutta la preparazione, loro scomparvero di nuovo dalla carrozza, lasciando a Harry e agli altri il compito si occuparsi di Grattastinchi e di Leo.
“Ti posso portare il gufo, se vuoi,” disse Luna a Harry, chinandosi verso Leo mentre Neville stivava con attenzione Oscar in una tasca interna.
“Oh – ehm - grazie,” disse Harry, porgendole la gabbia e sistemandosi meglio Edwige tra le braccia.
Loro uscirono fuori dallo scompartimento sentendo l'aria della notte pungere per la prima volta le loro facce mentre si univano alla folla nel corridoio. Lentamente, iniziarono ad avviarsi verso l’uscita. Harry poteva sentire il profumo dei pini che fiancheggiavano il sentiero che conduceva al lago. Egli camminò fino alla soglia e si guardò intorno, aspettandosi di sentir arrivare la familiare chiamata “quelli del primo anno qui sopra… quelli del primo anno…”
Ma non arrivò. Invece, una voce abbastanza diversa, una vivace voce femminile, stava chiamando, “Quelli del primo anno si mettano in fila quì, per favore! Quelli del primo anno con me!”
Una lanterna si avvicinò dondolando verso Harry e alla sua luce lui vide il mento prominente e il severo taglio di capelli della Professoressa Caporal, la strega che avevano tenuto le lezioni di Cura delle Creature Magiche al posto di Hagrid per un breve periodo l'anno precedente.
“Dove è Hagrid?” disse lui a voce alta.
“Non lo so,” disse Ginny, “ma sarebbe meglio che ci spostassimo di qui, stiamo bloccando l’uscita.”
“Oh, sì…”
Harry e Ginny vennero separati mentre si spostavano lungo la banchina e attraverso la stazione. Urtato dalla folla, Harry scrutò nell'oscurità in cerca di Hagrid; lui doveva essere qui, Harry ci aveva contato tanto - vedere Hagrid di nuovo era una delle cose che lui aveva atteso con più impazienza. Ma non c'era alcun segno di lui.
Lui non può aver lasciato Hogwards, si disse Harry mentre si mescolava lentamente con il resto della folla uscendo all’esterno attraverso una stretta porta. Lui avrà solo un raffreddore o qualcosa del genere.
Si guardò intorno in cerca di Ron o di Hermione, per sapere cosa ne pensavano della ricomparsa della Professoressa Caporal, ma nessuno di loro era nelle vicinanze, così lui si lasciò trascinare avanti fino alla buia strada bagnata dalla pioggia fuori dalla Stazione di Hogsmeade.
Qui c’erano più o meno un centinaio di diligenze tirate da una specie di cavalli che avevano sempre portato gli studenti oltre il primo anno su al castello. Harry diede loro un’occhiata veloce, si voltò indietro per controllare se Ron e Hermione fossero arrivati, quindi salì una carrozza a dua posti.
Le carrozze non erano più lunghe dei ‘cavalli’. Questi erano creature che stavano tra l’albero di trasmissione (?) della carrozza. Se avesse dovuto dargli un nome, suppose che li avrebbe chiamati cavalli, sebbene ci fosse anche qualcosa di rettilesco in loro. Loro erano completamente scarni, con i loro cappotti neri completamente aderenti al loro scheletro, di cui era visibile ogni osso. Avevano teste di drago e occhi bianchi e fissi senza pupille. Ognuno aveva un paio di ali atrofizzate - grandi, nere ali coriacee che sembravano essere appartenute a pipistrelli giganti. Ancora ferme e silenziose nel buio denso, le creature apparivano misteriose e sinistre. Harry non riusciva a capire perché le carrozze venissero tirati da questi cavalli orribili quando potevano benissimo muoversi da sole.
“Dove è Leo?” disse la voce di Ron, proprio dietro a Harry.
“Quella ragazza, Luna, lo stava portando lei,” disseo Harry, girandosi velocemente, impaziente di chiedere a Ron di Hagrid. “Dove pensi che sia –“
“- Hagrid? Non lo so,” disse Ron, che sembrava preoccupato. “Spero che sta bene…”
A poca distanza, Draco Malfoy, seguito da una piccola banda di compari che includeva Tiger, Goyle e Pansy Parkinson, stava spintonando alcuni ragazzi del secondo anno dall’aspetto timido per prendere una carrozza per lui e i suoi amici. Un secondo più tardi, Hermione emerse ansimante dalla folla.
“Malfoy ha decisamente spintonato quelli del primo anno qui dietro. Giuro che lo riferirò, lui ha ricevuto il tesserino di riconoscimento da tre minuti e lo sta già usando per angariare la gente peggio che mai. Dove è Grattastinchi?”
“Ce l'ha Ginny,” disse Harry. “Eccola…”
Ginny era appena emersa dalla folla, con in braccio Grattastinchi che si dimenava.
“Grazie,” disse Hermione, prendendo a Ginny il gatto. “Venite, prendiamo una carrozza per noi prima che siano tutte piene.”
“Non ho ancora recuperato Leo!” disse Ron, ma Hermione si era già avviata verso la prima carrozza libera. Harry rimaste indietro con Ron.
“Che cosa pensi che siano quelle cose?” chiese a Ron, annuendo verso quegli orribili cavalli mentre un’ondata di studenti li superava.
“Quali cose?”
“Quei cavalli –“
Luna apparve con la gabbia di Leo fra le braccia; il minuscolo gufo cinguettava con eccitazione come al solito.
“Sei qui,” disse lei. “E’ proprio un piccolo dolce gufetto, non è vero?”
“Ehm… sì… è a posto,” disse Ron raucamente. “Bene, venite, allora, saliamo… Che cosa stavi dicendo, Harry?”
“Stavo dicendo, che cosa sono quelle specie di cavalli?” disse Harry, mentre lui, Ron e Luna si dirigevano verso la carrozza in cui erano già sedute Hermione e Ginny.
“Quali specie di cavalli?”
“Quelle specie di cavallo che tirano le carrozze!” disse Harry con impazienza. Dopo tutto, loro erano a circa tre metri dal più vicino; esso li stava guardando con bianchi occhi vuoti. Ron, tuttavia, lanciò a Harry un’occhiata perplessa.
“Di cosa stai parlando?”
“Sto parlando - guarda!”
Harry afferrò il braccio di Ron e lo fece girare in modo che fosse faccia a faccia con il cavallo alato. Ron lo fissò direttamente per un secondo, quindi guardò Harry.
“Che cosa dovrei guardare?”
“Il - lì, tra le aste! Tra i finimenti della carrozza! È proprio lì davanti –“
Ma dal momento che Ron continuava a sembrare confuso, uno strano pensiero si presentò a Harry.
“Non… non puoi vederli?”
“Vedere cosa?”
“Tu non vedi cosa tira le carrozze?”
Ron adesso sembrava seriamente allarmato.
“Ti senti bene, Harry?”
“Io… sì.”
Harry si sentì del tutto disorientato. Il cavallo era di fronte a lui, che risplenndeva solidamente nella debole luce che scaturendo dalle finestre della stazione dietro di loro, col vapore che usciva dalle sue narici nell'aria della notte freddolosa. Ancora, a meno che non Ron stesse mentendo - e sarebbe stato uno scherzo molto debole se era così - Ron non poteva vederlo affatto.
“Saliamo, allora?” disse Ron in modo incerto, guardando Harry come se fosse preoccupato per lui.
“Sì,” disse Harry. “Sì, vai…”
“E’ tutto a posto,” disse una voce sognante vicino a Harry mentre Ron entrava nell'interno buio della carrozza. “Non stai diventando matto o cose del genere. Anch’io li posso vedere.”
“Puoi?” disse Harry disperatamente, girandosi verso Luna. Lui vide i cavalli dalle ali di pipistrello riflessi nei suoi larghi occhi argentei.
“Oh, sì,” disse Luna, “Sono stata in grado di vederli fin dal mio primo giorno qui. Loro hanno sempre tirato le carrozze. Non preoccuparti. Tu sei sano di mente almeno quanto me.”
Sorridendo leggermente, lei salì nell'abitacolo ammuffito della carrozza dopo Ron. Non completamente rassicurato, Harry la seguì.
CAPITOLO 11 – La nuova filastrocca del Cappello Parlante
Harry non voleva dire agli altri che lui e Luna avevano la stessa allucinazione, se tale era quello che stava succedendo, così non disse nient’altro riguardo ai cavalli mentre salì all’interno della carrozza e sbattè la porta dietro di lui. Tuttavia, lui non potè fare a meno di guardare le sagome dei cavalli che si muovevano fuori dalla finestra.
“Avete visto tutti quella Caporal?” chiese Ginny. “Cos’è tornata a fare lei qui? Hagrid non può essere partito, non è vero?”
“Sarei abbastanza felice se l’avesse fatto,” disse Luna, “non è un gran chè come insegnate, no?”
“Sì che lo è!” dissero Harry, Ron e Ginny in modo arrabbiato.
Harry fulminò Hermione. Lei si schiarì la gola e disse velocemetne, “Ehm… sì… è molto bravo.”
“Beh, noi di Corvonero pensiamo che lui sia un po' ridicolo,” disse Luna, (?).
“Allora vuol dire che voi avete un senso dell’umorismo del cavolo,” tagliò corto Ron, mentre le ruote sotto di loro cigolavano in movimento.
Luna non sembrò toccata dalla sgarbatezza di Ron; al contrario, lei semplicemente lo guardò un momento come se lui fosse un programma della televisione vagamente interessante.
Cigolando e oscillando, le carrozze si spostarono in convoglio sulla strada. Quando passarono fra le alte colonne di pietra sormontate da due verri alati sull'uno e sull'altro lato della porta che immetteva al territorio della scuola, Harry si inclinò in avanti per provare a vedere se c'era qualche luce nella capanna di Hagrid al confine con la Foresta Proibita, ma tutto era immerso nella più completa oscurità. Il Castello di Hogwarts, tuttavia, incombeva sempre più vicino: una massa torreggiante di torrette, che si stagliavano nere contro il cielo scuro, qua e là una finestra illuminata che brillava sopra di loro.
Le carrozze si fermarono sferragliandono vicino alla gradinata di pietra che conduceva alla porta anteriore di quercia e Harry usciti il carrozza primo. Si girò di nuovo per cercare unafinestra dalla luce accesa nei pressi della Foresta, ma non c'era davvero alcun segno di vita all'interno di capanna di Hagrid. Riluttante, dal monento che lui aveva mezzo sperato che fossero scomparsi, lui voltò gli occhi sulle strane creature scheletriche che invece erano ancora lì in piedi quiete nell’aria della notte fredda, i loro bianchi occhi vuoti che luccicavano.
A Harry era già capitato un’altra volta in passato di vedere qualcosa che Ron invece non poteva vedere, ma in quel caso si era trattato di una immagine riflessa in uno specchio, qualcosa di molto più incorporeo di un centinaio bestie dall’aspetto davvero concreto, abbastanza forti da tirare una flotta di carrozze. Stando a quello che aveva detto Luna, le bestie c’erano sempre state là ma invisibili. Perché, allora, Harry aveva improvvisamente potuto vederle e Ron no?
“Vieni o cosa?” deisse Ron accanto a lui.
“Oh… sì,” disse Harry velocemente e si unirono alla folla che si stava affrettando sui gradini di pietra verso il castello.
“L’atrio d’Ingresso era illuminato da torce e rimbombava di passi mentre gli studenti attraversavano il pavimento di pietra lastricata verso le due porte a destra, che immettevano alla Sala Grande e alla festa d’inizio anno.
I quattro lunghi tavoli delle case nella Sala Grande erano state imbandite sotto ad un soffitto nero punteggiato di stelle, che era esattamente come il cielo che si poteva intravedere attraverso le alte finestre. Delle candele fluttuavano a mezzaria lungo tutti i tavoli, illuminando i fantasmi argentei che erano sparsi per la Sala e le facce degli studenti che parlavano con impazienza, scambiandosi notizie dell'estate e saluti gridati ad amici di altre case, mostrandosi a vicenda i nuovi tagli di capelli e i nuovi vestiti. Ancora, Harry notò che la gente faceva capannello sussurrando mentre passava; lui digrignò i denti e cercò di fare come se non notasse niente né fosse preoccupato.
Luna si separò da loro per andare al tavolo dei Corvonero. Nel momento in cui raggiunsero i Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e li lasciò per andare a sedersi con loro; Harry, Ron, Hermione e Neville trovarno dei posti liberi per sedersi tutti insieme a metà del tavolo tra Nick Quasi-Senza-Testa, il fantasma del Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown, che, con aria di noncuranza, fecero a Harry un saluto super amichevole, che gli diede una certa sicurezza che avevano appena finito di parlare di lui. Lui però aveva cose più importanti di cui preoccuparsi: stava cercando sopra le teste degli studenti il tavolo dei professori che si trovava a ridosso della parete più lunga della Sala.
“Lì non c’è.”
Ron e Hermione scrutarono anche loro il tavolo degli insegnanti, sebbene in verità non ce ne foseìse bisogno; la dimensione di Hagrid lo rendeva immediatamente evidente in mezzo a qualsiasi folla.
“Lui non può essere partito,” disse Ron, che sembrava leggermente in ansia.
“Certo che non l’ha fatto,” disse fermamente Harry.
“Voi non pensate che sia… ferito o qualcosa, del genere, vero?” disse Hermione preoccupata.
“No,” disse Harry immediatamente.
“Ma allora dove è?”
Ci fu una pausa, quindi Harry disse sottovoce, in modo che Neville, Calì e Lavanda non potessero sentire, “Forse non è ancora ritornato. Sapete - dalla sua missione - la cosa che doveva fare durante l'estate per Silente.”
“Sì… sì… sarà così,” disse Ron, che sembrava di nuovo rassicurato, ma Hermione si morse il labbro, cercando su e giù per il tavolo degli insegnanti come se sperasse di trovare una qualche spiegazione definitiva dell'assenza di Hagrid.
“Chi è quella?” disse lei bruscamente, indicando verso il centro della tavola dei professori. Gli occhi di Harry seguirono i suoi. Dapprima si posarono sul Professor Silente, che era seduto sulla sua sedia dall’alto schienale al centro della lunga tavola dei professori, con una lunga tunica viola scuro puntegiata di stelle d’argento e con un cappello abbinato. La testa di Silente era chinata verso la donna che sedeva accanto a lui, che gli stava parlando all’orecchio. Lei sembrava, pensò Harry, la ‘zia Virginia’ di qualcuno: tozza, con corti, ricciuti capelli marrone topo su cui aveva messo un orribile nastro rosa confetto che si abbinava al cardigan rosa chiaro che portava sopra la sua tunica. Quindi lei girò leggermente il viso per prendere un sorso dal suo calice ed lui vide, riconoscendola con uno shock, una pallida faccia da rospo e una paio di sporgenti occhi circondati da borse.
“E’ la signora Umbridge!”
“Chi?” disse Hermione.
“Era alla mia udienza, lavora per Caramel!”
“Bel cardigan,” disse Ron con un ghigno.
“Lavora per Caramel!” ripetè Hermione, accigliata. “Che cosa cavolo è venuta a fare qui, allora?”
“Non lo so…”
Hermione percorse con gli occhi socchiusi il tavolo dei professori.
“No,” mormorò, “no, sicuramente non…”
Harry non aveva capito quello di cui lei stava parlando, ma non glielo chiese; la sua attenzione era stata attirata dalla Professoressa Caporal che era appena spintata dietro al tavolo dei professori; lei camminò fino alla fine del tavolo e prese il posto che dovava essere di Hagrid. Questo significava che quelli del primo anno dovevano aver attraversato il lago e aver raggiunto il castello, e infatti, alcuni secondi più tardi, le porte sull’Atrio di Ingeresso si spalancarono. Una lunga fila di ragazzi del primo anno dall’aspetto atterrito entrò, guidata dalla Professoressa McGrannit, che portava uno sgabello con sopra un vecchio cappello da mago, estremamente rattoppato e rammendato con un largo strappo vicino all'orlo logoro.
Il brusio di chiacchiere nella Sala Grande si spense. Quelli del primo anno si allinearono davanti al tavolo dei professori di fronte al resto degli studenti e la Professoressa McGrannit appoggiò con attenzione lo sgabello davanti a loro, quindi si fece indietro.
Le facce dei ragazzi del primo anno brillavano pallidamente al lume di candela. Un piccolo ragazzo proprio nel mezzo della fila sembrava stesse tremando. Harry si ricordò fugacemente di come si era sentito terrorizzato quando si era trovato là davanti, in attesa di una prova sconosciuta che determinasse a quale casa sarebbe appartenuto.
La scuola intera tratteneva il respiro nell’attesa. Quindi lo strappo vicino all'orlo del cappello si spalancò come una bocca e il Cappello parlante iiniziò a recitare:
Ai vecchi tempi in cui io ero nuovo
E i muri Hogwarts erano appena creati,
I fondatori di questo nobile rotrovo
Pensavano che non si sarebber mai separati:
Loro avevano un identico volere,
Uniti da un comune obiettivo profondo,
trasmettere il loro sapere,
nella migliore scuola magica del mondo.
“Insieme costruiremo e insegneremo!”
i quattro amici dicevano decisi
E loro non sognavan nemmeno
Che qualcosa un giorno li avrebbe divisi.
Dove c’erano amici tali
come Serpeverde e Grifondoro?
A meno di non considerare rivali
Tassorosso e Corvonero?
Così come accadde che iniziaron a litigare?
Come potè finire l’armonia?
Poiché ero presente vi posso raccontare
Tutta la storia per triste che sia.
Disse Serpeverde, “Noi insegneremo
Solo a quelli di stirpe più pura.”
Disse Corvonero, “Noi insegneremo
A quelli di intelligenza sicura.”
Disse Grifondoro, “Noi insegneremo
A tutti quelli di maggior baldanza,”
Disse Tassorosso, “Noi insegneremo
A tutti quanti con perfetta uguaglianza.”
Questi divari causaron rancori
Che poterono trovar soluzione
Quando ognuno dei quattro fondatori
Ebbe una casa a disposizione
Dove poter sistemare i prediletti
Così ad esempio Serpeverde cui
Toccarono solo purosangue perfetti
Astuti proprio come lui,
E solo quelli di mente più acuta
Vennero scelti da Corvonero
I più coraggiosi di nuova venuta
Li prese Grifondoro il fiero.
Buona Tassorosso! lei prese il resto,
insegnando loro tutto ciò che sapeva,
Così tra le case non c’era pretesto
che l’amicizia ineterrompeva.
Cosicché ad Hogwarts regnò la pace
Per numerosi anni felici,
Poi il disaccordo strisciò rapace
Ad assalire i quattro amici.
Le case che, come quattro colonne,
Hanno una volta sorretto il convento,
Adesso, voltandosi le spalle,
Cercan di prendere il sopravvento.
E la scuola sembò destinata
Ad andare incontro alla sua sorte,
A causa della dichiarata
Guerra di amico ad amico alle porte.
Poi alla fine giunse il mattino
quando il vecchio Serpeverde partì
E sebbene la lotta si avviasse al declino
Lui ci spezzò il cuore così.
E mai nessuno di quei fondatori
ha voluto ridurre a tre le case quà
per ricordare i passati allori
quando ancora regnava l’unità.
E ora il Cappello Parlante vi aspetta
E voi conoscete il racconto passato:
Vi ordino in case come una saetta
Perché è per questo che fui creato,
Ma quest’anno di più voglio fare,
Ascoltate attentamente quello che dico:
Pur condannato a separare
Che questo è un male io vi predico,
Sebbene io darò al mio dover compimento
E divisi in quattro come sempre saremo,
Mi chiedo adesso se lo Smistamento
Non porterà alla fine che temo.
Oh, vediate il rischio, leggiate il segno,
della storia l’avvertimento antico
Dice che Hogwarts è in pericolo estremo
Per un esterno, mortale nemico
E per evitar di crollar su noi stessi
Noi dobbiamo unirci in sodalizio
Io ve l’ho detto, io in guardia vi ho messi
Che lo Smistamento abbia inizio.
Il Cappello ritornò ad afflosciarsi immobile ancora una volta; scoppiò l'applauso, sebbene fosse inframezzato, per la prima volta a memoria di Harry, da mormorarii e sussurri. Lungo tutta la Sala Grande gli studenti stavano scambiando osservazioni con i loro vicini e Harry, che applaudiva insieme a tutti gli altri, sapeva esattamente ciò di cui essi stavano parlavano.
“Si è spinto un po' oltre questo anno, non è vero?” disse Ron, con le sopracciglia alzate.
“Ha proprio ragione,” disse Harry.
Di solito il Cappello Parlante si era limitato alla descrizione delle varie qualità che caratterizzavano ognuna delle quattro case di Hogwarts e al suo compito di Smistarli. Harry non poteva ricordare che avesse mai provato a dare dei consigli alla scuola prima di allora.
“Mi chiedo se sono mai stati dati avvertimenti prima d’ora,” disse Hermione, che sembrava leggermente agitata.
“Sì, infatti,” disse Nick Quasi-Senza-Testa in tono ben informato, chinandosi attraverso Neville verso di lei (Neville sussultò; era davvero poco piacevole essere attraversati da un fantasma). “Il Cappello si sente obbligato a dover dare avvertimenti alla scuola ogni volta che ha la sensazione –“
Ma la Professoressa McGrannit, che stava aspettando di poter leggere la lista dei nomi di quelli del primo anno, fece arrestare il brusio degli studenti lanciado loro uno sguardo fulminante. Nick Quasi-Senza-Testa si mise un dito trasparente sulle labbra e si mise di nuovo compassatamente dritto mentre il mormorio cessava repentinamente. Con un’ultima occhiata torva ai quattro tavoli delle case, la Professoressa McGrannit riabbassò i suoi occhi sul suo lungo pezzo di pergamena e iniziò a chiamare.
“Abercrombie, Euan.”
Il ragazzo dall’aria terrificata che Harry aveva notato prima inciampò in avanti e si mise il Cappello sulla testa; il Cappello non gli cadeva giù diritto fin sulle spalle solo a causa delle sue orecchie molto sporgenti. Il Cappello rimase in pensiero per un momento, quindi lo strappo vicino all'orlo si aprì di nuovo e gridò:
“Grifondoro!”
Harry applaudì forte con il resto del Grifondoro mentre Euan barcollava fino al loro tavolo e si metteva seduto, con l’aspetto di uno che sarebbe stato molto felice di sprofondare attraverso il pavimento e non essere mai più visto.
Lentamente, la lunga fila di quelli del primo anno si assottigliò. Nelle pause tra la lettura dei loro nomi e le decisioni del Cappello Parlante, Harry poteva sentire lo stomaco di Ron brontolare rumorosamente. Infine, “Zeller, Rose” fi smistata al Tassorosso e la Professoressa McGrannit raccolse il Cappello e lo sgabello e li portò via mentre il Professor Silente si alzava in piedi. Qualunque rancore avesse avuto in precedenza verso il suo Preside, Harry si sentì in qualche modo rassicurato di vedere Silente di fronte a tutti loro.
Tra l'assenza di Hagrid e la visione di quei cavalli dragheschi, lui aveva trovato che il suo ritorno a Hogwarts, così a lungo sospirato, era pieno di sorprese inattese, come note stridenti in una canzone familiare. Ma in quel momento, almeno, tutto stava andando come si aspettava: il loro Preside si era alzato in piedi per salutare tutti loro prima della festa di inizio anno.
“Ai nostri nuovi arrivati,” disse Silente con voce sonora, con le braccia aperte e un sorriso smagliante sul viso, “benvenuti! Alle nostre vecchie conoscenze – benritornati! C'è un tempo per far discorsi, ma non è questo. Buon appetito!”
Ci fu uno scoppio di risate riconoscenti e un'esplosione di applausi mentre Silente si metteva ordinatamente a sedere e gettava la sua lunga barba dietro alla sua spalla in modo da tenerla alla larga dal suo piatto – nel frattempo il cibo era apparso dal nulla, in modo che i cinque lunghi tavoli si trovarono sovraccarchi di arrosti e sformati e piatti di verdure, di pane e salse e caraffe di succo di zucca.
“Eccellente,” disse Ron, con una specie di intenso mugolio di desiderio, ed egli afferrò il più vicino piatto di cibo (?) ed iniziò a versarsene in abbondanza nel suo piatto, osservato con invidia da Nick Quasi-Senza-Testa.
“Che cosa stavi dicendo prima dello Smistamento?” chiese Hermione al fantasma. “Sul Cappello che dava avvertimenti?”
“Oh, sì,” disse Nick, che sembrava felice di avere un pretesto per girarsi da Ron, che adesso stava mangiando patate arrosto con un entusiasmo quasi indecente. “Sì, ho sentito il Cappello dare vari altri avvertimenti prima d’ora, sempre in momenti in cui si verifica un periodo di grande pericolo per la scuola. E sempre, naturalmente, il suo consiglio è stato lo stesso: rimanere insieme, essere uniti con forza dall'interno.”
“Hohe hò ‘apehe ‘e ‘a scuoha è vehahente in ‘ehicolo ‘e è un ‘appehho?” disse Ron.
La sua bocca era così piena che Harry pensò che fosse veramente un miracolo che lui riuscisse a emmettere una qualsiasi sorta di rumore.
“Chiedo scusa?” disse educatamente Nick Quasi-Senza-Testa, mentre Hermione sembrava sul punto di vomitare.
Ron inghiottì un enorme boccone e disse, “Come può sapere se la scuola è in pericolo se è un Cappello?”
“Non ho idea alcuna,” disse Nick Quasi-Senza-Testa. “Naturalmente, vive nell'ufficio di Silente, cosicché suppongo che riceva informazioni da là.”
“E vuole che tutte le case siano amiche?” disse Harry, guardando il tavolo dei Serpeverde, dove Draco Malfoy teneva corte. “Dev’essere probabile.”
“Beh, adesso, tu non dovresti tenere questo atteggiamento,” disse Nick in tono di rimprovero. “Cooperazione pacifica, questa è la chiave. Noi fantasmi, sebbene apparteniamo a case diverse, mantieniamo rapporti di amicizia. Nonostante la rivalità fra il Grifondoro e il Serpeverde, io non mi sognerei mai di cercare un pretesto per litigare con il Barone Sanguinario.”
“Solo perché sei terrorizzato da lui,” disse Ron.
Nick Quasi-Senza-Testa sembrò profondamente indignato.
“Terrorizzato? Io spero, sir Nicholas de Mimsy-Porpington, di non essere mai stato colpevole di codardia nella mia vita! Il nobile sangue che scorre nelle mie vene –“
“Quale sangue?” chiese Ron. “Sicuramente tu non avrai più -?”
“E’ una figura retorica!” disse Nick Quasi-Senza-Testa, ora così irritato che la sua testa tremava minacciosamente sul suo collo parzialmente staccato. “Suppongo che mi sia ancora permesso il piacere di usare le parole che mi pare, anche se mi è negato il piacere di mangiare e bere! Ma sono abbastanza abituato a studenti che fanno battute divertenti sulla mia morte, ti assicuro!”
“Nick, lui non voleva veramente prenderti in giro!” disse Hermione, lanciando a Ron uno sguardo furioso.
Sfortunatamente, la bocca di Ron era di nuovo imballata fin quasi ad esplodere e tutto quello che potè dire fu “’o, ‘on vohevo,” (?) che non sembrò rappresentare per Nick una scusa adeguata. Alzandosi in aria, lui raddrizzò il suo cappello piumato e volò via da loro all'altro capo del tavolo, andando a cercar pace tra i fratelli Canon, Colin e Dennis.
“Bravo, Ron,” tagliò corto Hermione.
“Che cosa?” disse Ron in tono offeso, dopo esser riuscito, infine, a inghiottire il suo boccone. “Non posso più fare una semplice domanda?”
“Oh, lascia perdere,” disse Hermione irritata, e entrambi trascorsero il resto della cena in un silenzio indispettito.
Harry era troppo abituato ai loro bisticci per prendersi la briga di provare a riconciliarli; lui pensò che avrebbe usato meglio il suo tempo continuando a mangiare il suo sformato di frattaglie e la sua bistecca, e poi una grande porzione della sua crostata di melassa preferita.
Quando tutti gli studenti ebbero finito di mangiare e il livello di rumore nella Sala era iniziato ad aumentare di nuovo, Silente si alzò in piedi ancora una volta. La conversazione cessò immediatamente mentre tutti si erano girati verso il viso del Preside. Harry adesso si sentiva piacevolmente assonnato. Il suo letto a quattro colonne lo stava aspettando da qualche parte di sopra, meravigliosamente caldo e morbido.
“Bene, adesso che tutti stiamo digerendo un'altra magnifica cena, vi chiedo alcuni momenti della vostra attenzione per le solite comunicazioni di inizio anno,” disse Silente. “Gli studenti del primo anno devono sapere che il territorio della Foresta è off-limits per gli studenti - e anche alcuni dei nostri studenti più vecchi dovrebbero ormai averlo imparato.” (Harry, Ron e Hermione si scambiarono sorrisi affettati).
“Il Sig. Gazza, il guardiano, mi ha chiesto, dicendomi che ci avrei messo un tempo di quattrocentosessanta secondi, di ricordare a voi tutti che non è permesso usare la magia nei corridoi tra le classi, né lo sono molte altre cose, che possono essere tutte verificate sull'elenco completo che potrete ora trovare appeso alla porta dell’ufficio del Sig. Gazza.
“Abbiamo avuto due cambiamenti nel corpo docente quest’anno. Siamo davvero lieti di riavere con noi la Professoressa Caporal, che si occuperà di Cura delle Creature Magiche; siamo anche molto lieti di presentarvi la Professoressa Umbridge, La vostra nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.”
Ci fu un giro di applausi educati ma abbastanza poco entusiasti, durante il quale Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi leggermente impanicati; Silente non aveva detto per quanto tempo sarebbe rimasta la Professoressa Caporal.
Silente continuò, “Le selezioni per le squadre di Quidditch delle case avranno luogo il –“
Lui si interruppe, guardando interrogativamente la Professoressa Umbridge. Dato che lei non risultava molto più alta in piedi che seduta, ci fu un momento durante il quale nessuno capì perché Silente aveva interrotto la conversazione, ma poi la Professoressa Umbridge si schiarì la gola, “Ehm, Ehm” e divenne chiaro che lei doveva esserzi alzata in piedi e progettava di fare un discorso.
Silente sembrò per un momento esser stato colto di sorpresa, quindi si mise elegantemente a sedere e guardò con aria attenta la Professoressa Umbridge, come se non desiderasse niente di meglio che ascoltare il suo discorso. Gli altri membri del personale non furono altrettanto abili nel nascondere la loro sorpresa. Le sopracciglia della professoressa Sprite erano scomparse in mezzo ai suoi capelli vaporosi e la bocca della Professoressa McGrannit era diventata più sottile di quanto Harry non l’avesse ami vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima. Molti degli studenti sorridevano affettatamente; questa donna ovviamente non sapeva come funzionavano le cose ad Hogwarts.
“Grazie, Preside,” sorrise scioccamente la Professoressa Umbridge, “per le sue gentili parole di benvenuto.”
La sua voce era acuta, un po’ in soggezione e quasi da bambina e, di nuovo, Harry provò una potente ondata di disgusto che non riuscì a spiegare a se stesso; tutto quello che sapeva era che lui detestava ogni cosa di lei, dalla sua voce stupida al suo cardigan rosa tenue. Lei diede un’altra piccola schiarita alla sua voce (“ehm, ehm”) e continuò.
“Bene, è bello essere di nuovo a Hogwarts, devo dire!” Lei sorrise, rivelando denti molto appuntiti. “E vedere piccole faccine così felici che mi osservano!”
Harry si guardò intorno. Nessuna delle facce poteva vedere sembrava felice. Al contrario, tutti sembravano piuttosto sbalorditi di essere apostrofati come se fossero dei bambini di cinque anni.
“Non vedo davvero l’ora di riuscire a conoscervi tutti e sono sicura che diventeremo grandi amici!”
Gli studenti a questo punto si scambiarono degli sguardi; alcuni di loro nascondevano a stento delle smorfie.
“Sarò sua amica finché non dovrò prendere in prestito quel cardigan,” sussurrò Calì a Lavanda e entrambe scoppiarono in risatine silenziose.
La professoressa Umbridge schiarì di nuovo la sua gola (“ehm, ehm”), ma quando continuò, ogni traccia di soggezione era svanita dalla sua voce. Adesso sembrava molto più pratica e ora le sue parole suonarono loro come imparate a memoria.
“Il Ministero della Magia ha sempre pensato che l'istruzione delle giovani streghe e maghi fosse una questione di importanza vitale. Il raro dono con cui voi siete nati non porterà a niente se non sarà nutrito e affinato da un’istruzione attenta. Le antiche univoche esperienze della comunità dei Maghi devono essere trasmesse attraverso le generazioni affinché non vengano mai dimenticate. Il tesoro (?) di sapienza magica accumulato dai nostri antenati deve essere custodito, completato e perfezionato da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell’insegnamento.”
A questo punto la Professoressa Umbridge fece una pausa e lanciò un piccolo saluto ai suoi colleghi professori, nessuno dei quali si inchinò verso di lei. Le scure sopracciglia della professoressa McGrannit si erano contratte in modo tale che lei sembrava proprio un falco e Harry la vise distintamente scambiare uno sguardo significativo con la Professoressa Sprite mentre la Umbridge ripetè un altro piccolo “ehm, hem” e continuò con il suo discorso.
“Ogni direttore o direttrice di Hogwarts ha apportato qualcosa di nuovo al pesante compito di guidare questa storica scuola e questo è quello che dovrebbe succedere, perchè dove non c’è progressò là ci sarà ristagno e decadimento. Nonostante questo, però, il progresso fine a se stesso deve essere scoraggiato, poichè le nostre provate e sperimentate tradizioni spesso non richiedono alcuna miglioria. Un equilibrio, quindi, tra vecchio e nuovo, tra stabilità e cambiamento, tra tradizione e innovazione…”
Harry sentì che la sua attenzione stava scomparendo, come se il suo cervello stesse scivolando dentro e fuori da una melodia. Il silenzio che aveva sempre riempito la Sala quando parlava Silente si era frantumato mentre gli studenti facevano capannello tra loro, sussurrando e ridacchiando. Dietro al tavolo dei Corvonero Cho Chang stava chiacchierando animatamente con i suoi amici. Ad alcuni posti di distanza da Cho, Luna Lovegood stava di nuovo leggendo The Quibbler. Intanto, al tavolo dei Tassorosso Ernie Macmillan era rimasto uno dei pochi che ancora fissavano la Professoressa Umbridge, ma i suoi occhi erano vitrei ed Harry era sicuro che lui stava solo facendo finta di ascoltare nel tentativo di non venir meno ai compiti che gli imponeva il tesserino di riconoscimento da nuovo prefetto che luccicava sul suo torace.
La professoressa Umbridge sembrava non accorgersi dell'insofferenza del suo pubblico. Harry ebbe l'impressione che sarebbe potuta scoppiare anche una rivolta di grandezza mondiale sotto il suo naso ma lei sarebbe andata andata avanti con il suo discorso. Gli insegnanti, tuttavia, ascoltavano ancora molto attentamente e sembrava che Hermione si bevesse ogni parola che usciva dalla bocca della Umbridge, che però, giudicando per la sua espressione, non erano per nulla di suo gusto.
“…dal momento che alcuni cambiamenti apporteranno miglioramenti, mentre altri verranno, col tempo, riconosciuti come errori di giudizio. Intanto, alcune vecchie abitudini saranno mantenute, agendo in questo modo correttamente, mentre altre, antiquati e consunte, devono essere abbandonate. Noi entriamo, dunque, in una nuova era di apertura, di efficacia e di responsabilità, intenti a preservare quello che deve essere preservato, perfezionando quello che deve essere perfezionato e eliminando ogni pratica che riteniamo debba essere vietata.”
Lei si rimise a sedere. Silente applaudì. Lo staff dei professori imitò il suo comportamento, sebbene Harry avesse notato che diversi di loro avevano unito le mani solo una volta o due prima di fermarsi. Alcuni studenti parteciparono all’applauso, ma la maggior parte era stata presa alla sprovvista dalla fine del discorso, non avendone ascoltato più di alcune parole, e prima che potessero cominciare ad applaudire correttamente, Silente si era alzato di nuovo.
“Grazie moltissimo, Professoressa Umbridge, quello che ha detto è stato molto illuminante,” disse, inchinandosi verso di lei. “Ora, come stavo dicendo, le selezioni per il Quidditch si terranno…”
“Sì, è stato proprio illuminante,” disse Hermione a bassa voce.
“Non dirmi che ti è piaciuto?” disse Ron lentamente, gettando un’occhiata vitrea a Hermione. “E stato discorso più stupido che ho mai sentito, e io sono cresciuto con Percy.”
“Ho detto illuminante, non piacevole,” disse Hermione. “E’ stata molto chiara.”
“Davvero?” disse Harry sorpreso. “A me è sembrato solo un mucchio di paroloni.”
“C’era qualcosa di importante nascosto dietro ai paroloni,” disse Hermione con un’aria sinistra.
“Tipo?” disse Ron senza espressione.
“Tipo: ‘il progresso fine a se stesso deve essere scoraggiato’? Tipo: eliminando ogni pratica che riteniamo debba essere vietata’?”
“Bene, cosa dovrebbe significare?” disse Ron con impazienza.
“Ti dicono quello significa,” disse Hermione digrignando i denti. “Significa che il Ministero si è intromesso a Hogwarts.”
Ci fu un gran fracasso e uno sbattere di sedie tutto intorno; ovviamente Silente doveva aver appena congedato la scolaresca, perché ognuno si stava alzando per lasciare la Sala. Hermione ebbe un sussulto, innervosita.
“Ron, noi dobbiamo mostrare a quelli del primo anno dove andare!”
“Oh è vero,” disse Ron, che l’aveva chiaramente dimenticato. “Hey - hey, voi! Nanerottoli!”
“Ron!”
“Beh, lo sono, sono piccoli (?)…”
“Lo so, ma non puoi chiamarli nanerottoli! – I ragazzi del primo anno!” chiamò Hermione imponentemente attraverso il tavolo. “Da questa parte, per favore!”
Il gruppo dei nuovi studenti si incamminò timidamente lungo il percorso tra il tavolo dei Grifondoro e quello dei Tassorosso, tutti che cercavano vivamente di non stare davanti. In effetti sembravano molto piccoli; Harry era sicuro di non essere sembrato così piccolo quando era arrivato qui. Lui sorrise verso di loro. Un ragazzo biondo accanto a Euan Abercrombie sembrava terrorizzato; richiamò l'attenzione di Euan con una gomitata e sussurrò qualcosa nel suo orecchio. Euan Abercrombie sembrava ugualmente impaurito e gettò uno sguardo atterrito su Harry, che senti il sorriso scivolare via dalla sua faccia come fosse Linfa Puzzolente.
“Ci vediamo più tardi,” disse meccanicamente a Ron e Hermione e si fece strada da solo fuori dalla Sala Grande, facendo tutto il possibile per ignorare i vari mormori, sguardi e indici puntati su di lui mentre passava. Tenne gli occhi fissi davanti a sè mentre si faceva largo tra la ressa nell’Atrio di Ingresso, quindi si affrettò verso la scalinata marmorea, imboccò un paio di scorciatoie nascoste e si lasciò presto indietro la maggior parte della folla.
Era stato uno stupido a non aspettarselo, pensò in modo arrabbiato mentre percorreva i corridoi molto più vuoti del piano superiore. Era ovvio che ognuno lo fissava; egli era emerso dal labirinto del Torneo Tremaghi due mesi prima trascinando il corpo morto di un suo compagno e sosteneva di avere visto Lord Voldemort riotrnato in azione. Non aveva mai avuto occasione di spiegarsi prima che tutti partissero per tornare a casa - anche se lui se la fosse sentita di dare alla scuola intera un resoconto dettagliato degli eventi terribili che erano accaduti in quel cimitero.
Harry aveva raggiunto la fine del corridoio che portava alla stanza comune del Grifondoro e si era fermato davanti al ritratto della Signora Grassa prima di rendersi conto di non conoscere la nuova parola d’ordine.
“Ehm…” disse tristemente, fissando la Signora Grassa, che stava lisciando le pieghe del suo vestito rosa di satin e lo guardo severamente.
“Niente parola d’ordine, niente entrata,” disse lei dall’alto in basso.
“Harry, la so io!” qualcuno ansimò dietro di lui e girandosi vide Neville cche gli correva incontro. “Indovinare qual è? In effetti per una volta saro davvero in grado di ricordarmela –“ Lui agitò il piccolo cactus stentato che gli aveva mostrato in treno. “Mimbulus mimbletonia!”
“Corretto,” disse la Signora Grassa, e il suo ritratto si aprì verso di loro come una porta, rivelando un foro circolare nel muro di dietro, attraverso cui Harry e Neville desso passarono.
La stanza comune del Grifondoro aveva un’aspetto più accogliente che mai, una confortevole stanza di una torre circolare piena di soffici poltrone decrepite e vecchi tavoli traballanti. Un fuoco scoppiettava allegramente nel caminetto e un po' di gente si stava scaldando le mani lì davanti prima di salire ai propri dormitori; dall’altra parte della stanza Fred e George Weasley stavano attaccando qualcosa sul tabellone. Harry gli diede la buonanotte e si incamminò direttamente verso la porta che condiceva ai dormitori dei ragazzi; non era dell’umore giusto per chiacchierare, al momento. Neville lo seguì.
Dean Thomas e Seamus Finnigan avevano già raggiunto la camera ed erano intenti a coprire la parete accanto ai loro letti con manifesti e fotografie. Loro stavano parlando mentre Harry haveva aperto la porta ma si fermarono bruscamente appena lo videro. Harry si chiese se stavano parlando di lui, poi se stava diventando paranoico.
“Ciao,” disse, raggiungendo il suo baule e aprendolo.
“Hey, Harry,” disse Dean, che si stava infilando un pigiama con i colori dei West Ham. “Hai fatto delle buone vacanze?”
“Non cattive,” borbottò Harry, dal momento che un resoconto dettagliato delle sue vacanze avrebbe richiesto la maggior parte della notte e lui non ne aveva la minima volgia. “Tu?”
“Sì, sono state OK,” rise di soppiatto Dean. “Miglioro di quelle di Seamus, comunque, mi stava appena raccontando.”
“Perché, cos’è successo, Seamus?” chiese Neville mentre riponeva con delicatezza il Mimbulus mimbletonia sul suo comodino.
Seamus non rispose immediatamente; stava piuttosto cercando di assicurarsi che il suo manifesto della squadra di Quidditch dei Kenmare Kestrels fosse abbastanza dritto. Quindi disse, ancora girando le spalle a Harry, “Mia mamma non voleva che ritornassi.”
“Cosa?” disse Harry, smettendo di togliersi i vestiti.
“Lei non voleva che ritornassi a Hogwarts.” Seamus girò le spalle al suo manifesto e tirò fuori il pigiama dal suo baule, sempre senza guardare Harry.
“Ma - perché?” disse Harry, stupito. Sapeva che la madre di Seamus era una strega e non riusciva a capire, quindi, perché lei si dovesse essere comportata così ‘stile Dursley’.
Seamus non rispose fino a quando egli non finì di abbottonare il suo pigiama.
“Beh,” disse con voce misurata, “penso… a causa tua.”
“Cosa vuoi dire?” disse immediatamente Harry.
Il suo cuore batteva piuttosto forte. Egli si sentì vagamente come se qualcosa si stesse stringendo attorno a lui.
“Beh,” disse Seamus di nuovo, ancora evitando lo sguardo di Harry, “lei… ehm… beh, non è solo per te, è per Silente, anche…”
“Lei crede alla Gazzetta del Profeta?” disse Harry. “Pensa che io sia un bugiardo e Silente un vecchio sciocco?”
Seamus lo guardò.
“Sì, qualcosa del genere.”
Harry non disse niente. Lanciato la sua bacchetta sul comodinò, si tirò via i vestiti, li cacciò arrabbiato nel suo baule e si mise il pigiama. Ne aveva abbastanza di quella storia; ne aveva abbastanza di essere quello che tutti fissavano e di cui tutti parlavano tutto il tempo. Se uno qualunque di loro avesse saputo, se uno qualunque di loro avesse avuto la più piccola idea di come ci si sentiva ad essere quello a cui erano successe tutte quelle cose… La Sig.ra Finnigan non ne aveva la minima idea, quella stupida donna, pensò selvaggiamente.
Si mise a letto e fece per chidere le tende intorno a lui, ma prima di poterlo fare, Seamus disse, “Senti… cosa è avvenuto quella notte quando… sai, quando… con Cedric Diggory e tutto il resto?”
Seamus sembrava nervoso e impaziente allo stesso tempo. Dean, che si era chinato sul suo baule nel tentativo di recuperare una pantofola, rimase stranamente in quella punizione e Harry capì che stava ascoltando con attenzione.
“Perché me lo chiedi?” replicò Harry. “Puoi leggere la Gazzetta del Profeta come tua madre, no? Ti dirà tutto quello che hai bisogno di sapere.”
“Non mettere in mezzo mia madre,” tagliò corto Seamus.
“Metto in mezzo chiunque mi chiama bugiardo,” disse Harry.
“Non parlarmi in quel modo!”
“Ti parlo come mi pare,” disse Harry, talmente arrabbiato che afferrò la sua bacchetta dal comodino. “Se hai qualche problema a dividere la stanza con me, va a chiedere alla McGrannit di essere spostato. Smettila di far preoccupare la tua mamma –“
“Lascia mia madre fuori da questa storia, Potter!”
“Cosa sta succedendo?”
Ron era apparso sul vano della porta. I suoi larghi occhi scorsero da Harry, che era inginocchiato sul suo letto con la sua bacchetta puntata su Seamus, a Seamus, che era in piedi con i pugni alzati.
“Sta porvocando mia madre!” urlò Seamus.
“Che cosa?” disse Ron. “Harry non lo farebbe mai - abbiamo incontrato tua madre, ci è piaciuta…”
“Questo prima che cominciasse a credere a ogni parola che quella schifosa Gazzetta del Profeta scrive su me!” detto Harry con il massimo della voce.
“Oh,” disse Ron, con uno sguardo di comprensione sulla sua faccia lentigginosa. “Oh…giusto.”
“Sai una cosa?” disse Seamus infuriato, gettando a Harry un’occhiata velenosa. “Lui ha ragione, non voglio più dividere la stanza con lui, è matto.”
“Tu sei fuori di testa, Seamus,” disse Ron, le cui orecchie stavano iniziando a diventare rosse – che era sempre un segno di pericolo.
“Fuori di testa, io?” gridò Seamus, che al contrario di Ron era impallidito. “Tu credi a tutte le scemenze che ha tirato fuori su Tu-Sai-Chi, pensi che dica la verità?”
“Sì, lo penso!” disse Ron arrabbiato.
“Quindi anche tu sei matto,” disse Seamus con un tono disgustato.
“Sì? Beh, sfortunatamente per te, amico, sono anche un prefetto!” disse Ron, indicandosi il torace con un dito. “Quindi a meno che tu non voglia una punizione, stai attento a quello che dici!”
Seamus sembrò pensare per alcuni secondi che una punizione fosse un prezzo ragionevole da pagare per tirar fuori tutto quello che gli stava passando per la mente; ma con una smorfia di disprezzo tornò sui suoi passi, saltò sul letto e ha tirò le tende con una tale violenza che esse si strapparono dal baldacchino caddero a terra in un mucchio polveroso.
Ron fulminò Seamus, quindi guardò Dean e Neville.
“I genitori di chiunque altro hanno qualche problema con Harry?” disse in modo aggressivo.
“I miei genitori sono Babbani, amico,” disse Dean, scrollando le spalle. “Loro non sanno di nessuna morte a Hogwarts, visto non sono così stupido da dirglielo.”
“Tu non conosci mia madre, lei tirerebbe fuori qualsiasi cosa fuori da chiunque!” lo aggredì Seamus. “E comunque i tuoi genitori non ricevono la Gazzetta del Profeta. Non sanno che il nostro preside è stato espulso dal Wizengamot e dalla Confederazione Internationale dei maghi perché sta perdendo colpi –“
“Mia nonna non è affatto d’accordo,” saltò su Neville. “Lei dice che è la Gazzetta del Profeta quella che sta andando verso il basso, non Silente. Ha disdetto il nostro abbonamento. Noi crediamo a Harry,” disse Neville con semplicità. Lui si infilò a letto e si tirò le coperte al mento, guardando gufescamente Seamus da sopra a quelle. “Mia nonna ha sempre detto che Tu-Sai-Chi sarebbe tornato un giorno. Dice che se Silente dice che è tornato, è tornato.”
Harry provò un moto di gratitudine per Neville. Nessuno aggiunse niente. Seamus prese fuori la sua bacchetta, riparò le tende del letto e scomparve dietro di esse. Dean entrò a letto, girandosi dall’altra parte e rimanendo in silenzio. Neville, che sembrava non avere niente di più da dire all'uno o all'altro, fissò affettuosamente il suo cactus alla luce della luna.
Harry si appoggiò sul suo cuscino mentre Ron si affacendava intorno al letto successivo, riponendo le sue cose. Lui si sentì distrutto dalla discussione con Seamus, che gli era sempre piaciuto moltissimo. Quanta altra gente stava pensando che lui era un bugiardo, o che era uscito di testa?
Aveva subito anche Silente questo trattamento per tutta l'estate, mentre prima il Wizengamot, quindi la Confederazione Internationala dei Maghi lo avevano estromesso? Era per rabbia nei confronti di Harry, forse, che Silente aveva evitato di incontrarlo per mesi? Loro due erano in questa situazione insieme, dopo tutto; Silente aveva creduto a Harry, aveva raccontato la sua versione dei fatti alla scuola intera e quindi a tutta la comunità dei Maghi. Chiunque pensava che Harry fosse un bugiardo doveva pensare che anche Silente lo fosse, o che Silente si fosse lasciato abbindolare…
Alla fine scopriranno che abbiamo ragione, pensò Harry con tristezza, mentre Ron si infilava a letto e spegneva l'ultima candela rimasta accesa nel dormitorio. Ma si chiese quanti altri attacchi come quello di Seamus avrebbe dovuto sopportare prima che venisse quel momento.
CAPITOLO 12 - LA PROFESSORESSA UMBRIDGE
La mattina dopo Seamus si vestì in tutta velocità e lasciò il dormitorio prima che Harry si fosse infilato anche solo un calzino.
“Pensa che diventerà matto anche lui se sta in una stanza con me troppo a lungo?” chieste Harry a voce alta, mentre l'orlo della divisa di Seamus frusciava fuori dalla sua vista.
“Non preoccupati per lui, Harry,” mormorò Dean, mettendosi in spalla la sua cartella, “lui è solo…”
Ma evidentemente non fu in grado di dire con esattezza quello che era Seamus e dopo una pausa un po’ imbarazzante lo seguì fuori dalla stanza.
Neville e Ron diedero entrambi a Harry un’occhiata tipo ‘è-un-problema-suo-non-tuo’, ma Harry non ne fu molto consolato. Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sopportare quel comportamento?
“Qual è l'argomento?” domandò Hermione cinque minuti dopo, incontrandosi con Harry e Ron a mezza strada nella sala comune mentre stavano tutti andando a fare colazione. “Sembrate assolutamente – Oh, per l’amor del cielo.”
Stava fissando il tabellone della sala comune, su cui era stato attaccato un nuovo grande annuncio.
GALLONI DI GALEONI.
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per lavoretti semplici, part-time, potenzialmente indolori.
(Siamo spiacenti di ricordare che il lavoro dovrà essere intrapreso dal candidato a proprio rischio.)
“Stanno oltrepassando il segno,” disse Hermione con aria truce, staccando l’annuncio, che Fred e George avevano affisso sopra un manifesto che riportava la data del primo fine settimana a Hogsmeade, che sarebbe stato in ottobre. “Dovrai parlargli, Ron.”
Ron sembrava davvero preoccupato.
“Perché?”
“Perché siamo prefetti!” disse Hermione, mentre uscivano attraverso il buco dietro al ritratto. “È nostro compito fermare questo genere di cose!”
Ron non disse niente; Harry poteva capire dalla sua espressione triste che la prospettiva di fermare Fred e George facendo esattamente quello che loro si aspettavano non era molto allettante per lui.
“Comunque, che cosa succede, Harry?” continuò Hermione, mentre scendevano una rampa di scale fiancheggiata da ritratti di vecchie streghe e maghi, che li ignorarono, essendo assorbiti nelle loro conversazioni. “Sembri veramente arrabbiato.”
“Seamus pensa che Harry menta su Tu-Sai-Chi,” disse Ron succintamente, poiché Harry non aveva risposto.
Hermione, che Harry si era aspettato reagisse in modo arrabbiato prendendo le sue difese, sospirò.
“Sì, anche Lavanda la pensa così,” disse lei cupa.
“Hai avuto un breve, piacevole scambio d’idee con lei sul fatto se io sono o no un cretino bugiardo in cerca d’attenzioni, vero?” disse Harry con grinta.
“No,” disse Hermione con calma. “In effetti, le ho detto di tenere chiusa la sua grande bocca grassa su di te. E sarebbe abbastanza carino se tu la smettessi di saltarci alla gola, Harry, perché nel caso tu non l’abbia notato, io e Ron siamo dalla tua parte.”
Ci fu una breve pausa.
“Scusa,” disse Harry a bassa voce.
“Così va meglio,” disse Hermione dignitosamente. Quindi scosse la testa. “Non ricordate quello che ha detto Silente all'ultimo banchetto di fine anno?”
Harry e Ron la guardarono entrambi senza espressione e Hermione sospirò di nuovo.
“Su Voi-Sapete-Chi. Lui ha detto che la sua “abilità nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte d’amicizia e fiducia - ”
“Come fai a ricordarti roba come quella?” chiese Ron, guardandola con ammirazione.
“Ascolto, Ron,” disse Hermione, con una punta d’asperità.
“Lo faccio anch’io ma io non riuscirei a citare esattamente quello –”
“Il punto,” continuò Hermione a voce alta, “è che questo è esattamente il tipo di cosa di cui Silente parlava. Voi-Sapete-Chi è ritornato solo da due mesi e abbiamo già iniziato a litigare tra noi. E l'avvertimento del Cappello parlante era lo stesso: rimanere insieme, essere uniti –”
“E Harry ha detto bene ieri sera,” replicò Ron. “Se questo significa che dobbiamo essere amici dei Serpeverde – ghiotta possibilità.”
“Beh, penso che sia un peccato che non proviamo a creare un po' di unità tra le case,” disse Hermione di malumore.
Avevano raggiunto la fine della scalinata marmorea. Una fila di Corvonero del quarto anno stava attraversando l’Atrio d’Ingresso; alla vista di Harry si affrettarono a stringersi in gruppo, come se avessero paura che lui li avrebbe potuti attaccare rimanendo separati.
“Sì, dobbiamo proprio cercare di essere amici di gente come quella,” disse Harry sarcasticamente.
Seguirono i Corvonero nella Sala Grande, tutti e tre guardando istintivamente il tavolo degli insegnanti non appena entrati. La Professoressa Caporal stava chiacchierando con la Professoressa Sinistra, l'insegnante d’Astronomia, e di Hagrid era ancora una volta evidente solo l’assenza. Il soffitto incantato sopra di loro rispecchiava l'umore di Harry; era ricoperto da grigie nuvole dall’aspetto piovoso.
“Silente non ha nemmeno detto per quanto tempo rimarrà quella Caporal,” disse lui, mentre si facevano strada verso il tavolo dei Grifondoro.
“Forse…” disse Hermione con aria pensierosa.
“Cosa?” dissero contemporaneamente Harry e Ron.
“Beh… forse non ha voluto attirare attenzione sul fatto che Hagrid non è qui.”
“Che cosa vuoi dire, attirare l’attenzione?” disse Ron, con un mezzo sogghigno. “Come potrebbe passare inosservato?”
Prima che Hermione potesse rispondere, un’alta ragazza nera con lunghi capelli intrecciati era marciata verso Harry.
“Ciao, Angelina.”
“Ciao,” disse lei vivacemente, “Hai passato una buona estate?” E senza aspettare la risposta, “Ascolta, sono stata nominata Capitano della squadra di Quidditch del Grifondoro.”
“Grande notizia,” disse Harry, sorridendole; lui sospettava che i discorsi d’incoraggiamento di Angelina avrebbero potuto essere un po’ meno prolissi di quelli di Oliver Baston, il che poteva rappresentare solo un miglioramento.
“Sì, beh, abbiamo bisogno di un nuovo portiere ora che Oliver se n’è andato. Le selezioni sono venerdì alle cinque con tutta la squadra là, ok? Così possiamo vedere quale nuovo giocatore andrà bene.”
“OK,” disse Harry.
Angelina gli sorrisè e si allontanò.
“Mi ero dimenticata che Baston non c’è più,” disse Hermione distrattamente mentre si sedeva accanto a Ron e tirava verso di lei un piatto di toast. “Suppongo che nella squadra si sentirà la differenza.”
“Penso di sì,” disse Harry, sedendosi nella panca di fronte. “Era un buon portiere.”
“Tuttavia non verrà danneggiata dall’avere qualche nuovo elemento, no?” disse Ron.
Con un gran frullare d’ali e schiamazzi, un centinaio di gufi entrò in volo attraverso le finestre superiori. Planarono lungo tutta la Sala, portando lettere e pacchetti ai loro proprietari e bagnando con goccioloni d’acqua quelli che stavano facendo colazione; evidentemente all’esterno stava piovendo forte. Edvige non si vedeva da nessuna parte, ma Harry non ne fu molto sorpreso; il suo unico corrispondente era Sirius e dubitava che avesse qualche cosa di nuovo da riferirgli dopo sole ventiquattro ore. Hermione, tuttavia, dovette spostare in fretta il suo succo d’arancia per fare posto ad un grosso barbagianni bagnato che teneva una fradicia Gazzetta del Profeta nel becco.
“Perché prendi ancora quella roba?” disse Harry irritato, pensando a Seamus mentre Hermione metteva uno Zellino di bronzo nella borsa di pelle attaccata alla zampa del barbagianni e quello decollò di nuovo. “Non mi da fastidio… è un mucchio di immondizia.”
“E’ il mezzo migliore per sapere cosa dice il nemico,” disse Hermione cupamente, e spiegò il quotidiano e scomparve dietro ad esso, senza riemergere più fino a quando Harry e Ron non avevano finito di mangiare.
“Niente,” disse semplicemente, arrotolando il quotidiano e lasciandolo vicino al suo piatto. “Niente su di te o su Silente o su qualsiasi cosa.”
La Professoressa McGrannit stava ora passando lungo il tavolo per distribuire gli orari delle lezioni.
“Guarda oggi!” si lamentò Ron. “Storia della Magia, doppie Pozioni, Divinazione e doppia Difesa Contro le Arti Oscure… Rüf, Piton, la Cooman e quella Umbridge, tutti in un giorno! Vorrei che Fred e George si affrettassero a perfezionare quei famosi Spuntini del Lavativo…”
“Le mie orecchie m’ingannano?” disse Fred, arrivando insieme a George e stringendosi sulla panca accanto a Harry. “I prefetti di Hogwarts sicuramente non vogliono strisciare via dalle lezioni, no?”
“Guarda cosa abbiamo oggi,” disse Ron scontrosamente, spingendo il suo orario sotto il naso di Fred. “Questo è il peggior lunedì che abbia mai visto.”
“Giusta constatazione, fratellino,” disse Fred, scorrendo la colonna. “Puoi avere un po' di Torrone Sangiunanaso a buon mercato se vuoi.”
“Perché è a buon mercato?” detto Ron sospettosamente.
“Perché non smetterai di sanguinare finché non ti sarai raggrinzito, non abbiamo ancora un antidoto,” disse George, rendendo l’idea con l’aiuto di un'aringa affumicata.
“Evviva,” disse Ron tristemente, mettendosi in tasca il suo orario, “ma penso che mi terrò le lezioni.”
“E a proposito dei vostri Spuntini del Lavativo,” disse Hermione, guardando in modo penetrante Fred e George, “voi non potete mettere inserzioni per collaudatori sulla bacheca del Grifondoro.”
“Chi l’ha detto?” disse George, con aspetto stupito.
“Lo dico io,” disse Hermione. “E Ron.”
“Non mi mettere in mezzo,” disse Ron frettolosamente.
Hermione gli lanciò un’occhiataccia. Fred e George ridacchiarono. “Fra non molto parlerai diversamente, Hermione,” disse Fred, imburrando a spessi strati una frittella. “Stai iniziando il quinto anno, presto c’implorerai per uno Spuntino.”
“E perché incominciare il quinto anno dovrebbe significare che voglio uno Spuntino del Lavativo?” chiese Hermione.
“Il quinto anno è l’anno dei G.U.F.O.,” disse George.
“Allora?”
“Allora voi avrete una caterva di esami, no? Essi vi costringeranno a darci sotto così duramente che diventerete degli stracci,” disse Fred con soddisfazione.
“A metà dei nostri compagni era venuto un piccolo esaurimento nervoso per i G.U.F.O.,” disse tranquillamente George.
“Pianti e sfuriate… Patricia Stimpson andava avanti tra gli svenimenti.”
“A Kenneth Towler sono venute fuori delle bolle, ti ricordi?” disse Fred concentrato nello sforzo di ricordare.
“Quello perché tu avevi messo della polvere Urticante nel suo pigiama,” disse George.
“Ah, sì,” disse Fred, sogghignando. “L’avevo dimenticato. E’ difficile ricordarsi tutto, qualche volta, vero?”
“In ogni modo, è un anno da incubo, il quinto,” disse George. “Non vi preoccupate dei risultati degli esami, comunque. Fred e io in qualche modo siamo riusciti a tenere alte le nostre teste.”
“Sì… voi avete ricevuto, cos’erano, tre G.U.F.O. per uno?” disse Ron.
“Sì,” disse Fred con noncuranza. “ma noi ci stiamo costruendo una carriera che va oltre la sfera del successo accademico.”
“Abbiamo seriamente preso in considerazione l’ipotesi di non perder tempo a ritornare per il settimo anno,” disse George con un gran sorriso, “adesso che abbiamo avuto –”
S’interruppe notando l’occhiata d’avvertimento di Harry, che sapeva che George stava per parlare della vincita del Torneo Tremaghi che gli aveva dato.
“- ora che abbiamo avuto i nostri G.U.F.O.,” disse George frettolosamente. “Voglio dire, abbiamo veramente bisogno del M.A.G.O.? Ma abbiamo pensato che la mamma non ci avrebbe mai premesso di lasciare la scuola prima, non al culmine del tradimento di Percy per diventare il più gran cretino del mondo.”
“Non abbiamo intenzione di sprecare il nostro ultimo anno qui, però,” disse Fred, guardando con affetto la Sala Grande.
“Lo utilizzeremo per fare un po' di ricerche di mercato, per scoprire esattamente quello che lo studente medio di Hogwarts vuole da un negozio di scherzi, valutare attentamente i risultati della nostra ricerca, quindi produrre articoli che rispondano alla domanda.”
“Ma dove prenderete il denaro per avviare un negozio di scherzi?” domandò Hermione scettica. “Avrete bisogno di tutti gli ingredienti e i materiali - e anche del locale, suppongo.”
Harry non guardò i gemelli. Sentì che la sua faccia era diventata bollente; lasciò cadere apposta la sua forchetta e si tuffò sotto il tavolo per recuperarla. Sentì Fred di sopra che diceva, “Non farci nessuna domanda e noi non ti diremo alcuna bugia, Hermione. Andiamo, George, se arriviamo là presto potremmo riuscire a vendere qualche Orecchio Estendibile prima di Erbologia.”
Harry emerso da sotto la tavola in tempo per vedere Fred e George allontanarsi, portandosi via una pila di toast ciascuno.
“Che cosa volevano dire?” disse Hermione, guardando da Harry a Ron. “’Non farci nessuna domanda…’ Significa che loro hanno già qualche somma di denaro per avviare un negozio di scherzi?”
“Sai, ho pensato la stessa cosa,” disse Ron, con la fronte corrugata. “Loro mi hanno comprato un set di vestiti nuovi quest’estate e non sono riuscito a capire dove hanno trovato i galeoni…”
Harry decise che era il momento per portare la conversazione fuori da queste acque pericolose.
“Pensate sia vero che quest’anno sarà veramente così duro? A causa degli esami?”
“Oh, sì,” disse Ron. “Lo è per forza, no? I G.U.F.O. sono veramente importanti, influiscono sul lavoro per il quale farai domanda e tutto il resto. Riceveremo anche un’indicazione di lavoro, alla fine di quest’anno, me l’ha detto Bill. Così tu puoi scegliere che M.A.G.O. prendere l'anno prossimo.”
“Voi sapete quello che volete fare dopo Hogwarts?” chiese Harry agli altri due, mentre poco dopo stavano lasciando la Sala Grande e si stavano dirigendo verso l’aula di Storia della magia.
“Non sul serio,” disse Ron lentamente. “A parte… Beh…”
Lui sembrava leggermente imbarazzato.
“Che cosa?” lo sollecitò Harry.
“Beh, sarebbe fico diventare un Auror,” disse Ron in tono disinvolto.
“Sì, lo sarebbe,” disse Harry con entusiasmo.
“Ma loro sono i migliori,” disse Ron. “Tu devi essere veramente bravo. E tu cosa ne pensi, Hermione?”
“Non lo so,” disse lei. “Penso che vorrei fare qualcosa di veramente utile.”
“Un Auror è utile!” disse Harry.
“Sì, lo è, ma non è l'unica cosa utile,” disse Hermione con aria pensierosa, “Voglio dire, se potesse prendere uno SPEW (?) più avanti…”
Harry e Ron evitarono con attenzione di guardarsi l'un l'altro.
Storia della Magia era per consenso generale la materia più noiosa che fosse mai stata propinata ai piccoli maghi. Il professor Rüf, il loro insegnante fantasma, aveva una voce affannata e monotona che garantiva davvero l’instaurarsi di una pesante sonnolenza nell’arco di dieci minuti, cinque col bel tempo. Non aveva mai variato la forma delle lezioni, spiegava senza fare mai pause mentre loro prendevano appunti, o piuttosto, guardavano fisso lo spazio con aria assonnata. Harry e Ron erano riusciti finora a passare per il rotto della cuffia in questa materia solo copiando gli appunti di Hermione prima degli esami; lei sembrava l’unica capace di resistere alla potenza soporifera della voce di Rüf.
Quel giorno, subirono un'ora e mezza di tiritere sulle guerre fra giganti. Harry ascoltò con un minimo d’attenzione solo per i primi dieci minuti, per rendersi vagamente conto che nelle mani di un altro insegnante quest’argomento avrebbe potuto essere piuttosto interessante, ma poi il suo cervello divagò e passò la rimanente ora e venti giocando al boia su un angolo della sua pergamena con Ron, mentre Hermione gettava loro sguardi scandalizzati con la coda degli occhi.
“Che cosa succederebbe,” chiese lei freddamente, mentre lasciavano l'aula per l’intervallo (Rüf che galleggiava in aria passando attraverso la lavagna), “se mi rifiutassi di prestarvi i miei appunti quest’anno?”
“Noi non prenderemmo i nostri G.U.F.O.,” disse Ron. “Se vuoi averci sulla coscienza, Hermione…”
“Beh, ve lo meritereste,” tagliò corto lei. “Voi non ci provate nemmeno, ad ascoltarlo, vero?”
“Certo che ci proviamo,” disse Ron. “Solo che non abbiamo il tuo cervello o la tua memoria o la tua concentrazione - tu sei solo più intelligente di noi – ti sembra una cosa carina rinfacciarcelo?”
“Oh, non prendermi in giro,” disse Hermione, ma sembrava essersi leggermente addolcita mentre li precedeva fuori nel patio umido.
Stava cadendo una bella pioggerellina nebbiosa, in modo che la gente che rimaneva ammassata lungo i bordi del cortile appariva con i contorni sfuocati. Harry, Ron e Hermione scelsero un angolo appartato sotto un balcone che grondava abbondantemente, tirandosi su i baveri delle divise contro la fredda aria di settembre e provando ad indovinare quello che probabilmente Piton gli avrebbe fatto fare durante la loro prima lezione dell'anno. Furono subito d’accordo che era probabile che fosse qualcosa di estremamente difficile, giusto per metterli in difficoltà dopo una vacanza di due mesi, quando qualcuno girò l'angolo dirigendosi verso di loro.
“Ciao, Harry!”
Era Cho Chang e, cosa più importante, era completamente sola. Questo era molto insolito: Cho era quasi sempre circondata da un gruppo di ragazze che ridacchiavano; Harry ricordava bene l'agonia di cercare di incontrarla da sola per invitarla al Ballo del Ceppo.
“Ciao,” disse Harry, che sentì la sua faccia diventare bollente. Almeno non sei coperto di Linfa Puzzolente questa volta, si disse. Sembrava che Cho la pensasse allo stesso modo.
“Sei riuscito a liberarti di quella roba, quindi?”
“Si,” disse Harry, provando a sorridere come se il ricordo del loro ultimo incontro fosse una cosa buffa invece che terribilmente mortificante. “Così, tu… ehm… hai passato una buona estate?”
Nel momento in cui glie lo chiese, avrebbe voluto non aver aperto bocca - Cedric era stato il fidanzato di Cho e il ricordo della sua morte doveva aver rovinato le sue vacanze quasi quanto le aveva rovinate a Harry. Sembrò che qualcosa si tendesse sul suo viso, ma disse, “Oh, tutto a posto, sai.”
“Quello è un gagliardetto dei Tornados?” chiese Ron all’improvviso, indicando la parte anteriore della divisa di Cho, dov’era appuntata una spilla azzurra con una doppia ‘T’ dorata. “Non farai mica il tifo per loro?”
“Sì, lo faccio,” disse Cho.
“Hai sempre tifato per loro, o solo da quando hanno incominciato a vincere il campionato?” disse Ron, con un tono che Harry considerò inutilmente accusatorio.
“Faccio il tifo per loro da quando avevo sei anni,” disse Cho con calma. “Comunque… ci vediamo, Harry.”
Se ne andò. Hermione aspettò fino a quando Cho non era arrivata a metà del patio prima di girarsi verso Ron.
“Sei stato così indiscreto!”
“Cosa? Le ho solo chiesto se –”
“Non hai pensato che lei voleva parlare con Harry da sola?”
“Allora? Avrebbe potuto farlo, non stavo fermando –”
“Perché cavolo ti sei messo ad aggredirla sulla sua squadra di Quidditch?”
“Aggredirla? Non la stavo aggredendo, ero solo –”
“A chi importa se lei tiene per i Tornados?”
“Oh, dai, metà della gente che vedi portare quelle spille le ha comprate solo la stagione scorsa –”
“Ma cosa te ne frega?”
“Significa che non sono dei veri fan, stanno solo saltando sul carro dei vincitori –”
“La campana,” disse sordamente Harry, dal momento che Ron e Hermione bisticciavano troppo forte per sentirlo. Non smisero di polemizzare per tutta la strada fino all’aula sotterranea di Piton, cosa che diede a Harry molto tempo per riflettere sul fatto che tra Neville e Ron sarebbe stato fortunato a ricordare di aver mai avuto due minuti di conversazione con Cho così poteva pensarci senza provare il desiderio di lasciare il paese.
E tuttavia, pensò, mentre si univano alla coda che si era formata davanti alla porta dell’aula di Piton, era venuta di sua spontanea volontà a parlare con lui, no? Era stata la fidanzata di Cedric; avrebbe potuto facilmente odiare Harry per essere uscito vivo dal labirinto del Torneo Tremagli mentre Cedric era morto, tuttavia gli parlava in un modo perfettamente amichevole, non come se lo ritenesse un pazzo o un bugiardo, o in qualche orribile modo responsabile della morte di Cedric… sì, era certamente venuta di sua spontanea volontà a parlargli e quella era la seconda volta in due giorni… e a questo pensiero, l’umore di Harry salì alle stelle. Anche il rumore sinistro della porta dell’aula sotterranea di Piton che cigolava nell’aprirsi non riuscì a forare la piccola bolla di fiducia che sembrava essersi gonfiata nel suo torace. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al loro solito banco sul fondo, dove si mise a sedere fra Ron e Hermione e ignorò i brontolii suscettibili e irritabili che provenivano da entrambi.
“Sedetevi,” disse freddamente Piton, chiudendo la porta dietro di se.
Non c'era alcun reale motivo di richiamare l’ordine; nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, era caduto il silenzio e il brusio si era fermato. Di solito la mera presenza di Piton era sufficiente per assicurare il silenzio di una classe.
“Prima di cominciare la lezione di oggi,” disse Piton, liberando la sua scrivania e fissando tutti loro, “ritengo appropriato ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un importante esame, durante il quale sarete messi alla prova su quanto avete imparato della composizione e dell'uso delle pozioni magiche. Sebbene alcuni in questa classe siano indubbiamente deficienti, mi aspetto che otteniate almeno un “Sufficiente” nel vostro G.U.F.O., o subirete le conseguenze del mio… dispiacere.”
Il suo sguardo fisso indugiò per qualche momento su Neville, che trattenne il fiato.
“Dopo quest’anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me,” continuò Piton. “Io prenderò solo i migliori nella mia classe per il M.A.G.O. di Pozioni, che significa che dovremo certamente salutare qualcuno.”
I suoi occhi si posarono su Harry e il suo labbro si arricciò. Harry ricambiò lo sguardo, provando un piacere sinistro all'idea che avrebbe potuto rinunciare a Pozioni dopo il quinto anno.
“Ma noi dobbiamo finire un altro anno prima di quel felice momento di commiato,” disse Piton dolcemente, “così, che voi abbiate o no intenzione di tentare il M.A.G.O., consiglio a tutti voi di concentrare i vostri sforzi sul mantenimento dell’alto livello di progressi che mi aspetterò dai miei studenti del G.U.F.O. Oggi misceleremo una pozione che è spesso richiesta agli esami per il Giudizio Unico Fattucchieri Ordinari: la Corrente della Tranquillità, una pozione per calmare l’ansia e acquietare l’agitazione. Vi avverto: se tratterete in maniera troppo maldestra gli ingredienti getterete colui che beve la pozione in un sonno pesante e talvolta irreversibile, quindi dovrete prestare grande attenzione a quello che fate”. Alla sinistra di Harry, Hermione si sedette un po' più diritta con un’espressione di attenzione estrema. “Gli ingredienti e il metodo –“ Piton agitò leggermente la sua bacchetta “- sono sulla lavagna –“ (essi apparvero là) “- voi troverete tutto quello di cui avete bisogno –“ diede un altro leggero colpo di bacchetta “- all’interno della credenza –“ (lo sportello della suddetta credenza sì aprì) “- avete un'ora e mezzo. Iniziate.”
Proprio come Harry, Ron e Hermione avevano predetto, difficilmente Piton avrebbe potuto assegnarli una pozione più complicata e complessa. Gli ingredienti dovevano essere aggiunti nel calderone precisamente in ordine e quantità esatte; la miscela doveva essere mescolata un numero esatto di volte, prima in senso orario, quindi in direzione antioraria; il calore della fiamma su cui bolliva doveva essere diminuito esattamente al giusto livello per un numero specifico di minuti prima che di aggiungere l'ingrediente finale.
“Un leggero vapore argenteo dovrebbe sprigionarsi adesso dalla vostra pozione,” avvisò Piton, quando furono trascorsi dieci minuti.
Harry, che stava sudando copiosamente, si guardò disperatamente intorno nell’aula sotterranea. Il suo calderone emetteva un’abbondante quantità di vapore grigio scuro; quello di Ron stava sputando delle scintille verdi. Seamus attizzava febbrilmente la fiamma alla base del suo calderone con l’aiuto della sua bacchetta, poiché sembrava che quelle uscissero da lì. La superficie della pozione di Hermione, invece, emanava una luccicante foschia di vapore argenteo che Piton spazzò via per guardare sotto il suo naso adunco senza commenti, che significava che non poteva trovare niente da criticare.
Giunto al calderone di Harry, tuttavia, Piton si fermò e lo guardò con un orribile sorriso affettato sulla sua faccia.
“Potter, cosa dovrebbe essere questo?”
I Serpeverde dall’altra parte della classe si voltarono tutti con impazienza; a loro era sempre piaciuto sentire Piton prendere in giro Harry.
“La Corrente della Tranquillità,” disse Harry teso.
“Dimmi, Potter,” disse Piton dolcemente, “sai leggere?”
Draco Malfoy rise.
“Sì,” disse Harry, le sue dita completamente avvinghiate intorno alla sua bacchetta.
“Leggi la terza riga delle istruzioni per me, Potter.”
Harry strabuzzò gli occhi verso la lavagna; non era facile riuscire a vedere le istruzioni attraverso la foschia di vapore multicolore che adesso riempiva la cella sotterranea.
“Aggiungere pietra lunare polverizzata, mescolare tre volte in senso antiorario, lasciar bollire per sette minuti quindi aggiunge due gocce di sciroppo di elleboro.”
Il suo cuore affondò. Lui non aveva aggiunto lo sciroppo di elleboro, ma era passato direttamente alla quarta riga delle istruzioni dopo avere lasciato bollire sette minuti la sua pozione.
“Hai fatto esattamente tutto quello che dice la terza riga, Potter?”
“No,” disse Harry molto quietamente.
“Chiedo scusa?”
“No,” disse Harry, più forte. “Ho dimenticato l'elleboro.”
“So cos’hai fatto, Potter, che significa che questa miscela è del tutto senza valore. Evanesco.”
Il contenuto della pozione di Harry svanì; lui era rimasto stupidamente accanto ad un calderone vuoto.
“Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni, riempiano un’ampolla di un campione della loro pozione, lo etichettino chiaramente con il proprio nome e lo portino alla mia scrivania per la verifica,” disse Piton. “Compiti: venti centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra lunare e sui suoi usi nella creazione delle pozioni, da consegnare giovedì.”
Mentre ognuno intorno a lui riempiva la propria ampolla, Harry portò via le sue cose, ribollendo. La sua pozione non era affatto peggio di quella di Ron, che prese ora ad emanare un acre odore di uova marce; o di quella di Neville, che era diventata della consistenza del cemento fresco e che Neville doveva ora scavar fuori del suo calderone; solo lui, Harry, avrebbe ricevuto un voto nullo per il lavoro del giorno. Stipò la sua bacchetta nella borsa e saltò giù sulla sua sedia, guardando tutti gli altri che marciavano alla scrivania di Piton con le ampolle piene e chiuse con tappi di sughero. Quando finalmente suonò la campana, Harry fu il primo ad uscire dalla cella sotterranea e aveva già iniziato il suo pranzo quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande. Il soffitto era diventato di un grigio ancora più scuro durante la mattina. La pioggia frustava le alte finestre.
“E’ stato veramente un’ingiustizia,” disse Hermione cercando di consolarlo, sedendosi accanto a Harry e aiutandosi con un timballo di carne e purè di patate. “La tua pozione non era affatto cattiva come quella di Goyle; quando l'ha messa nella sua ampolla quella è andata in mille pezzi e ha dato fuoco ai suoi vestiti.”
“Sì, bene,” disse Harry, guardando minacciosamente il suo piatto, “del resto quando mai Piton è stato giusto con me?”
Nessuno degli altri rispose; tutti e tre sapevano che l’inimicizia reciproca fra Piton e Harry era stata totale dal momento in cui Harry aveva messo piede a Hogwarts.
“Pensavo che potesse essere un po' meglio quest’anno,” disse Hermione con una voce delusa. “Voglio dire… lo sai…” lei si guardò intorno con attenzione; c’erano una mezza dozzina di posti vuoti da entrambe le parti e nessuno stava passando lungo il tavolo. “Ora che è nell'Ordine e tutto il resto.”
“I funghi velenosi non cambiano i loro pallini,” disse Ron saggiamente. “Comunque, ho sempre pensato che Silente è matto a fidarsi di Piton. Dov’è la prova che ha realmente smesso di lavorare per Voi-Sapete-Chi?”
“Penso che probabilmente Silente abbia numerose prove, anche se non le condivide con te, Ron,” tagliò corto Hermione.
“Oh, state zitti, voi due,” disse Harry stancamente, mentre Ron aveva già aperto la bocca per ribattere. Hermione e Ron rimasero entrambi congelati, con un’aria arrabbiata e offesa. “Non potete darci un taglio?” disse Harry. “Avete sempre qualcosa da ridire uno all'altro, mi state facendo diventare matto.” E abbandonando il suo timballo, si mise la sua cartella sopra la spalla e li lasciò seduti lì.
Salì sulla scalinata di marmo a due gradini alla volta, incrociando i molti studenti che si affrettavano verso il pranzo. La rabbia che lo aveva appena colto così inaspettatamente ardeva ancora dentro di se e l’immagine delle facce shockate di Ron e Hermione affiorò alla sua mente procurandogli un senso di profonda soddisfazione. Ben gli sta, pensò, visto che non mi danno tregua… bisticciano tutto il tempo… è sufficiente a condurre chiunque alla pazzia…
Passò davanti al grande ritratto di Sir Cadogan il cavaliere su un pianerottolo; Sir Cadogan afferrò la sua spada e la brandì ferocemente verso Harry, che lo ignorò.
“Torna qui, cane spregevole! Sopporta il digiuno e la lotta!” urlò Sir Cadogan con voce attutita da dietro al suo elmo, ma Harry proseguì oltre e quando Sir Cadogan tentò di inseguirlo correndo in un quadro vicino, fu respinto dal suo abitante, un grande cane lupo dall’aspetto infuriato.
Harry passò il resto dell'ora di pranzo seduto da solo sotto la botola in cima alla Torre Nord. Di conseguenza, fu il primo a salire la scala d’argento che conduceva all'aula di Sibilla Cooman quando suonò la campana.
Dopo Pozioni, Divinazione era la materia che Harry detestava di più, soprattutto a causa dell'abitudine della Professoressa Cooman di predire la sua morte prematura ogni due lezioni. Era una donna magra, pesantemente avvolta in scialli e luccicante di strascichi di perline, aveva sempre ricordato a Harry una qualche specie d’insetto, con i suoi enormi occhiali che ingigantivano i suoi occhi. Era occupata a mettere copie di malridotti libri con una copertina di cuoio su ognuno dei piccoli tavolini sottili di cui era disseminata la sua stanza quando Harry entrò, ma la luce leggera delle lampade, coperte da foulards, e del piccolo fuoco maleodorante era così tenue che sembrò notato che lui prendeva una sedia all’ombra. Il resto della classe arrivò durante i cinque minuti seguenti. Ron emerse dalla botola, si guardò intorno con attenzione, individuò Harry e si diresse direttamente verso di lui, o quanto più direttamente poté dovendo farsi strada in mezzo a tavolini, sedie e puff superimbottiti.
“Hermione e io abbiamo smesso di litigare,” disse, sedendosi accanto a Harry.
“Bene,” grugnì Harry.
“Ma Hermione pensa che sarebbe carino se tu smettessi di sfogare la tua rabbia su di noi,” disse Ron.
“Io non ho –”
“Io sto solo passando il messaggio,” disse Ron, parlando sopra di lui. “Ma penso che lei abbia ragione. Non è colpa nostra il modo in cui ti trattano Seamus e Piton.”
“Io non ho mai detto quello –”
“Buongiorno,” disse la Professoressa Cooman con la sua solita voce fumosa e sognante, e Harry s’interruppe, sentendosi di nuovo seccato e al tempo stesso leggermente in colpa. “E benvenuti a Divinazione. Ho seguito, naturalmente, le vostre sorti con molta attenzione durante le vacanze e sono molto lieta di vedere che siete tutti ritornati ad Hogwarts sani e salvi - poiché, naturalmente, sapevo che lo volevate.
“Troverete sui tavolini di fronte a voi delle copie di La Predizione dei Sogni, di Inigo Imago. L'interpretazione dei sogni è un mezzo molto importanti di indovinare il futuro ed è molto probabile che vi sia richiesta per ottennere i vostri G.U.F.O.. Non che io creda, naturalmente, che il successo o il fallimento di un esame possa avere la più remota importanza quando si tratta della sacra arte della divinazione. Se avete l’Occhio, i certificati e i gradi importano molto poco. Tuttavia, al Preside fa piacere che voi affrontiate l'esame, così…”
La sua voce si spense delicatamente, non lasciando a tutti loro alcun dubbio che la Professoressa Cooman considerasse la sua materia ben al di sopra di argomenti così meschini come gli esami.
“Andate, per favore, all'introduzione e leggete quello che dice Imago sull’interpretazione dei sogni. Quindi, dividetevi in coppie. Utilizzare La Predizione dei Sogni per interpretare ognuno i più recenti sogni dell’altro. Cominciate.”
Se c’era una buona cosa da dire su questa lezione, era che non era doppia. Con il tempo che impiegarono per finire tutti di leggere l'introduzione del libro, erano rimasti a stento dieci minuti per l’interpretazione dei sogni. Al tavolino accanto a Harry e a Ron, Dean era in coppia con Neville, che s’imbarcò immediatamente nell’interminabile racconto di un incubo che comprendeva un paio di forbici giganti che indossavano il cappello migliore di sua nonna; Harry e Ron si guardarono solo l'un l'altro tristemente.
“Non ricordo mai i miei sogni,” disse Ron, “raccontane uno tu.”
“Dovrai ricordartene almeno uno,” disse Harry con impazienza.
Lui non se la sentiva di condividere i suoi sogni con nessuno. Sapeva perfettamente quello che significava il suo incubo ricorrente di un cimitero, che non aveva bisogno di Ron o della Professoressa Cooman o di quello stupido La Predizione dei Sogni per spiegarglielo.
“Beh, ho sognato che giocavo a Quidditch l'altra notte,” disse Ron, contraendo il volto nello sforzo di ricordare. “Che cosa pensi che significhi?”
“Probabilmente che avrai mangiato una caramella gommosa gigante o qualcosa del genere,” disse Harry, sfogliando le pagine di La Predizione dei Sogni senza interesse. Era lavoro molto noioso cercare pezzi di sogni nella Predizione e Harry non se ne rallegrò affatto quando la Professoressa Cooman gli assegnò il compito di tenere un diario dei sogni per un mese come compito. Quando suonò la campana, lui e Ron si avviarono giù per la scala, Ron che si lamentava fortemente.
“Ti rendi conto di quanti compiti abbiamo già? Rüf ci ha dato un tema di mezzo metro sulle lotte fra giganti, Piton vuole venti centimentri sugli usi delle pietre lunari e ora dobbiamo tenere un diario dei sogni un mese per la Cooman! Fred e George non si erano sbagliati sull’anno dei G.U.F.O., vero? Sarà meglio che quella Umbridge non ci dia qualcosa anche lei…”
Quando entrarono nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, trovarono la Professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con lo stesso cardigan rosa chiaro della sera precedente e il cerchietto di velluto nero in cima alla testa. A Harry venne di nuovo violentemente alla mente una grande mosca che si fosse imprudentemente appollaiata su un rospo ancora più grande.
La classe entrò nella stanza in silenzio; la professoressa Umbridge era, finora, l’entità sconosciuta e nessuno sapeva quanta disciplina avrebbe preteso.
“Bene, buon pomeriggio!” disse lei, quando infine la classe intera si era seduta.
Un po' di gente borbottò “buon pomeriggio” in risposta.
“Mmmh,” disse la Professoressa Umbridge. “Quello cosa sarebbe dovuto essere, allora? Vorrei che voi, per favore, rispondeste ‘Buon pomeriggio, Professoressa Umbridge’. Un’altra volta, per favore. Buon pomeriggio, classe!”
“Buon pomeriggio, Professoressa Umbridge,” le risposero cantilenando.
“Adesso va bene,” disse dolcemente la Professoressa Umbridge. “Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le penne, per favore.”
La maggior parte della classe si scambiò sguardi scuri; l'ordine ‘via le bacchette’ non era ancora mai stato seguito da una lezione che loro avevano trovato interessante. Harry spinse la sua bacchetta dentro la borsa e tirò fuori penna, inchiostro e pergamena. La professoressa Umbridge aprì la sua borsetta, tirò fuori la propria bacchetta, che era stranamente corta, e colpì duramente la lavagna con quella; le parole apparvero immediatamente:
Difesa Contro le Arti Oscure
Un Ripasso dei principi di Base
“Bene, ora, l’insegnamento che avete ricevuto in questa materia è stato piuttosto interrotto e frammentario, non è così?” dichiarò la Professoressa Umbridge, che si era girata di fronte alla classe con le mani nettamente strette davanti a lei. “Il continuo cambiamento d’insegnanti, molti dei quali sembra fossero privi di un qualsiasi curriculum approvato dal Ministero, ha sfortunatamente portato alla conseguenza che voi siate molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe di vedere al vostro anno dei G.U.F.O..
“Sarete lieti di sapere, tuttavia, che questi problemi saranno adesso corretti. Noi seguiremo quest’anno un corso di magia difensiva attentamente strutturato, incentrato sulla teoria e approvato dal Ministero. Copiate il seguito, per favore.”
Colpì di nuovo la lavagna; la prima scritta sparì e venne sostituita dagli ‘Obiettivi del Corso’.
Comprendere i principi che sono alla base della magia difensiva.
Imparare a riconoscere le situazioni in cui la magia difensiva può essere utilizzata legalmente.
Inserire l'uso di magia difensiva in una situazione d’uso pratico.
Per un paio di minuti la stanza fu piena del suono delle penne che graffiavano sulla pergamena. Quando ognuno ebbe copiato i tre obiettivi del corso della Professoressa Umbridge lei domandò, “Avete tutti una copia di Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?”
Un sordo mormorio d’assenso attraversò tutta la classe.
“Penso che proveremo di nuovo,” disse la Professoressa Umbridge. “Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste, ‘Sì, Professoressa Umbridge’ o ‘No, Professoressa Umbridge’. Quindi: ha ognuno una copia di Teoria della magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?”
“Si, Professoressa Umbridge,” risuonò attraverso la stanza.
“Bene,” disse la Professoressa Umbridge. “Vorrei che andaste a pagina cinque e leggeste ‘Capitolo Uno, Lineamenti per i Principianti’. Non ci sarà bisogno di parlare.”
La professoressa Umbridge lasciò la lavagna e si sistemò nella sedia dietro alla cattedra, osservando tutti loro con severità con quegli sporgenti occhi da rospo. Harry andò a pagina cinque della sua copia di Teoria della Magia Difensiva e iniziò a leggere.
Era disperatamente oscuro, proprio come le conferenze del Professor Rüf. Sentì la sua concentrazione scivolare via da lui; aveva già letto la stessa mezza riga una dozzina di volte senza comprendere più delle prime poche parole. Passarono alcuni minuti silenziosi. Accanto a lui, Ron girava distrattamente la sua penna ancora e ancora tra le dita, fissando lo stesso punto della pagina. Harry alzò lo sguardo e ricevette una sorpresa che lo scuoté dal suo torpore. Hermione non aveva nemmeno aperto la sua copia di Teoria della Magia Difensiva. Stava fissando la Professoressa Umbridge con la mano alzata.
Harry non poteva ricordare che Hermione avesse mai trascurato di leggere quanto fosse stato loro assegnato, o che avesse mai resistito alla tentazione di aprire qualsiasi libro che si era trovata sotto al naso. La guardò come in cerca di risposta, ma lei scosse solo leggermente la testa per indicare che non poteva rispondere a domande e continuò a fissare la Professoressa Umbridge, che stava guardando altrettanto risolutamente in un'altra direzione.
Dopo che erano passati alcuni minuti, tuttavia, Harry non era più il solo che guardava Hermione. Il capitolo che erano stati incaricati di leggere era così noioso che sempre più gente aveva scelto di osservare il silenzioso tentativo di Hermione di catturare lo sguardo della Professoressa Umbridge piuttosto che lottare con ‘Lineamenti per i Principianti’.
Quando ormai più di mezza classe si era messa a fissare Hermione piuttosto che il proprio librò, sembrò che la Professoressa Umbridge decidesse che non poteva più ignorare la situazione.
“Volevi chiedere qualcosa sul capitolo, cara?” chiese a Hermione, come se la avesse notata solo in quel momento.
“Non sul capitolo, no,” disse Hermione.
“Bene, noi lo stiamo leggendo proprio ora,” disse la Professoressa Umbridge, mostrando i suoi piccoli denti appuntiti. “Se tu hai altre richieste possiamo occuparcene alla fine della lezione.”
“Avrei una domanda sugli obiettivi del suo corso,” disse Hermione.
La professoressa Umbridge alzò le sue sopracciglia.
“E il tuo nome è?”
“Hermione Granger,” disse Hermione.
“Bene, Signorina Granger, penso che gli obiettivi del corso ti saranno perfettamente chiari se tu li leggi con attenzione,” disse la Professoressa Umbridge con un tono di dolcezza decisa.
“Beh, non è così,” disse Hermione con franchezza. “Là non c’è scritto niente sull'utilizzo di incantesimi difensivi.”
Ci fu un breve silenzio durante il quale molti membri della classe si girarono a guardare accigliati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna.
“Utilizzo di incantesimi difensivi?” ripeté la Professoressa Umbridge con una piccola risata. “Perché, non riesco ad immaginare che si presenti nella mia aula una qualsiasi situazione che vi richiederebbe di utilizzare un periodo difensivo, Signorina Granger. Tu sicuramente non ti aspetti di essere attaccata durante la lezione, vero?”
“Noi non useremo la magia?” esclamò Ron a voce alta.
“Gli studenti alzino la loro mano quando desiderano parlare nella mia classe, Signor -?”
“Weasley,” disse Ron, alzando la mano.
La professoressa Umbridge, sorridendo ancora più ampiamente, tornò indietro su di lui. Anche Harry e Hermione alzarono immediatamente la mano. Gli occhi sporgenti della professoressa Umbridge indugiarono su Harry per un momento prima che lei si rivolgesse di nuovo a Hermione.
“Sì, Signorina Granger? Volevi chiedere qualcos'altro?”
“Sì,” disse Hermione. “Certamente l’intero scopo di Difesa Contro le Arti Oscure è insegnare a praticare incantesimi difensivi, no?”
“Sei un’esperta di didattica istruita dal Ministero, Signorina Granger?” chiese la Professoressa Umbridge, con la sua voce falsamente dolce.
“No, ma –”
“Bene quindi, ho paura che tu non sia qualificata per decidere qual’è ‘l’intero scopo’ di qualsiasi classe. Maghi molto più vecchi e più intelligenti di te hanno ideato il nostro nuovo programma di studio. Tu imparerai ciò che serve sugli incantesimi difensivi in un modo sicuro e senza rischi –”
“Che modo è quello?” disse Harry a voce alta. “Se saremo attaccati, non sarà un –”
“La mano, Signor Potter!” cantilenò la Professoressa Umbridge.
Harry alzò il suo pugno in aria. Ancora, la Professoressa Umbridge si girò prontamente via da lui, ma ora anche numerose altre persone avevano alzato la mano.
“E il tuo nome è?” disse la Professoressa Umbridge a Dean.
“Dean Thomas.”
“Bene, Signor Thomas?”
“Beh, è come ha detto Harry, no?” disse Dean. “Se saremo attaccati, non sarà senza rischi.”
“Ripeto,” disse la Professoressa Umbridge, sorridendo in modo davvero irritato a Dean, “Ti aspetti di essere attaccato durante le mie lezioni?”
“No, ma –”
La Professoressa Umbridge lo interruppe. “Non ho intenzione di criticare il modo in cui sono andate le cose in questa scuola,” disse lei, con un ampio sorriso poco convincente sulla sua larga bocca, “ma voi siete stati esposti all’insegnamento di alcuni maghi molto irresponsabili in questa classe, molto irresponsabili in effetti - non farò nomi,” lei fece una piccola risata ripugnante, “mezzi-razza estremamente pericolosi.”
“Se lei sta parlando del Professor Lupin,” saltò su Dean in modo arrabbiato, “lui è stato il migliore che noi abbiamo mai –”
“La mano, Sig. Thomas! Come stavo dicendo - voi siete stati avviati ad incantesimi molto complessi, non appropriati alla vostra età e potenzialmente letali. Voi siete stati indotti a credere con minacce che sia probabile che possiate subire attacchi da parte di Maghi Oscuri ogni giorno –”
“Non è vero,” disse Hermione, “noi abbiamo solo –”
“La tua mano non è alzata, Signorina Granger!”
Hermione alzò la sua mano. La Professoressa Umbridge si girò via da lei.
“E’ mia convinzione che il mio predecessore non solo ha eseguito maledizioni illegali davanti a voi, ma, in effetti, le ha eseguite su di voi.”
“Beh, lui è risultato essere un pazzo, no?” disse Dean caldamente. “Stia attenta, noi abbiamo imparato un sacco.”
“La tua mano non è alzata, Sig. Thomas!” strillò la Professoressa Umbridge. “Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che sufficiente per permettervi di superare il vostro esame, che, dopo tutto, è lo scopo di tutta la scuola. E il tuo nome è?” aggiunse, fissando Calì, la cui mano era adesso alzata.
“Calì Patil, e non c'è una parte pratica nel nostro G.U.F.O. di Difesa Contro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di essere effettivamente in grado di lanciare contro incantesimi e cose del genere?”
“Se avrai studiato a lungo la teoria con sufficiente dedizione, non c’è ragione per cui tu non dovresti essere in grado di eseguire gli incantesimi richiesti all’esame sotto attento controllo,” disse la Professoressa Umbridge in tono di congedo.
“Senza averli mai praticati prima?” disse incredulamente Calì. “Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà durante il nostro esame?”
“Ripeto, se tu avrai studiato a lungo –”
“E quanto vale la teoria nel mondo reale?” disse Harry a voce alta, il suo pugno ancora alzato.
La professoressa Umbridge si voltò verso di lui.
“Questa è la scuola, Sig. Potter, non il mondo reale,” disse lei dolcemente.
“Quindi non si suppone che noi veniamo preparati per quello che ci attende fuori di qui?”
“Non c’è niente che attende fuori di qui, Sig. Potter.”
“Ah, sì?” disse Harry. La sua rabbia, che sembrava avere ribollito proprio sotto la superficie tutto il giorno, aveva raggiunto il punto d’esplosione.
“Chi immagini che attaccherebbe dei bambini come voi?” chiese la Professoressa Umbridge con una voce orribilmente affettata.
“Hmm, mi lasci pensare…” disse Harry facendo finta di pensare. “Forse… Lord Voldemort?”
Ron sussultò; Lavanda Brown lanciò un piccolo grido; Neville scivolò giù di lato dal suo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non indietreggiò. Lei fissava Harry con un'espressione trucemente soddisfatta sulla sua faccia.
“Dieci punti in meno al Grifondoro, Sig. Potter.”
La classe era in silenzio e immobile. Ognuno stava fissando o la Umbridge o Harry.
“Ora, permettimi di chiarire a sufficienza alcune cose.”
La professoressa Umbridge si alzò e si chinò verso di loro, le sue mani dalle dita tozze si disteso sulla sua scrivania.
“Tu hai raccontato che un certo mago Oscuro è risorto dalla morte –”
“Lui non era morto,” disse Harry in modo arrabbiato, “ma sì, lui è ritornato!”
“Signor-Potter-tu-hai-già-fatto-perdere-alla-tua-casa-dieci-punti-non-tirar-fuori-questioni-peggiori-per-te-stesso,” disse la Professoressa Umbridge di filato senza guardarlo. “Come stavo dicendo, tu saresti a conoscenza del fatto che un certo mago Oscuro è ancora una volta in libertà. Questa è una bugia.”
“NON è una bugia!” disse Harry. “Io l'ho visto, lo ho combattuto!”
“Punizione, Sig. Potter!” disse la Professoressa Umbridge con tono di trionfo. “Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che voi non siete in pericolo da qualsiasi mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite senz’altro da me fuori dalle ore di lezione. Se qualcuno vi allarma con bugie su risorti maghi Oscuri, vorrei venire a saperlo. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, voi gentilmente continuerete la vostra lettura. Pagina cinque, ‘Lineamenti per i Principanti’.”
La professoressa Umbridge si sedette dietro alla sua scrivania. Harry, tuttavia, si alzò. Tutti lo fissavano; Seamus sembrava metà spaventato, metà affascinato.
“Harry, no!” sussurrò Hermione con un tono d’avvertimento, tirando la sua manica, ma Harry tirò via il braccio fuori dalla sua portata.
“Così, secondo lei, Cedric Diggory è morto improvvisamente così di sua spontanea volontà, non è vero?” domandò Harry, la sua voce che tremava.
Ci fu una totale sospensione dei respiri di tutta la classe, dal momento che nessuno di loro, a parte Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di quello che era accaduto nella notte in cui Cedric era morto. Guardarono avidamente da Harry alla Professoressa Umbridge, che aveva alzato i suoi occhi e lo fissava senza traccia del falso sorriso sulla sua faccia.
“La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente,” disse freddamente.
“E stato un assassinio,” disse Harry. Poteva sentirsi tremare da solo. Lui difficilmente aveva parlato a chiunque di questo, tanto meno a trenta compagni di scuola impazienti di ascoltarlo. “Voldemort l'ha ucciso e lei lo sa.”
La faccia della Professoressa Umbridge era quasi bianca. Per un momento, Harry pensò che lei stesse per gridargli contro. Poi lei disse, con la sua voce morbida e dolcemente fanciullesca, “Vieni qui, Sig. Potter, caro.”
Lui calciò via la sua sedia, scavalcando Ron e Hermione fino alla scrivania dell'insegnante. Poteva sentire il resto della classe che tratteneva il respiro. Si sentiva così furioso non gli importava cosa sarebbe accaduto dopo.
La professoressa Umbridge tirò fuori dalla sua borsetta un piccolo rotolo di pergamena rosa, lo stirò sulla scrivania, intinse la sua penna in una bottiglietta d’inchiostro e cominciò a scarabocchiare, curvata sopra in modo tale che Harry non potesse vedere quello che lei scriveva. Nessuno parlò. Dopo un minuto circa arrotolò la pergamena e la colpì con la sua bacchetta; si sigillò da sola in modo che lui non potesse aprirla.
“Porta questa alla Professoressa McGrannit, caro,” disse la Professoressa Umbridge, allungandogli la nota.
Lui la prese senza dire una parola, si voltò e lasciò la stanza, senza nemmeno guardare Ron e Hermione, sbattendo la porta dell’aula dietro di lui. Percorse a tutta velocità il corridoio, la nota per la McGrannit stretta saldamente nella sua mano, e girò un angolo andando dritto a sbattere contro Pix il Poltergeist, un piccolo ometto dalla bocca enorme che gallegiava a mezzaria sul suo didietro, tenendo in mano numerosi calamai.
“Ma guarda un po’, c’è il piccolo Potty Potter!” ciarlò Pix, che lasciò cadere apposta due calamai in terra dove essi si rupperò e schizzarono il muro d’inchiostro; Harry saltò via all’indietro con un grugnito.
“Togliti dai piedi, Pix.”
“Oooh, Potter il pazzerello è impazzito,” disse Pix, che aveva seguito Harry lungo il corridoio, gettandogli uno sguardo maligno non appena fu sopra di lui. “Cosa c’è questa volta, mio simpatico amico Potty? Senti delle voci? Hai delle visioni? Parli –“ Pix si gonfiò come un lampone gigantesco “- strane lingue?”
“Ti ho detto di lasciarmi SOLO!” gridò Harry, correndo giù per la più vicina rampa di scale, ma Pix scivolò giù per la ringhiera sul suo sedere accanto a lui.
“Oh, la maggior parte pensa che lui abbaia, che imbarazzo,
Ma alcuni più gentili pensano che è solo un triste ragazzo,
Ma Pixy sa tutto meglio e dice che lui e proprio pazzo –“
“ZITTO!”
La porta alla sua sinistra si aprì e la Professoressa McGrannit sbucò dal suo ufficio con un aspetto sinistro e leggermente seccato.
“Che cosa diavolo stai gridando, Potter?” scattò lei, mentre Pix ciarlava allegramente e sfrecciava fuori di vista. “Perché non sei in classe?”
“Sono stato mandato da lei,” disse Harry rigidamente.
“Mandato? Che cosa vuole dire, mandato?”
Lui le porse la nota della Professoressa Umbridge. La professoressa McGrannit la prese, accigliata, la fece aprire con un colpetto della sua bacchetta, la srotolò e iniziò a leggere. I suoi occhi scorsero la nota da parte a parte dietro agli occhiali squadrati mentre leggeva quello che la Umbridge aveva scritto e ad ogni riga diventarono più stretti.
“Vieni qui, Potter.”
La seguì dentro il suo studio. La porta si chiuse automaticamente dietro di lui.
“Ebbene?” disse la Professoressa McGrannit, voltandosi verso di lui. “E’ vero questo?”
“Che cosa è vero?” chiese Harry, in un tono più aggressivo di quanto avesse voluto. “Professoressa?” aggiunse, nel tentativo di sembrare più educato.
“E’ vero che tu hai gridato alla Professoressa Umbridge?”
“Sì,” disse Harry.
“Hai detto che lei è una bugiarda?”
“Sì.”
“Le hai detto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è ritornato?”
“Sì.”
La Professoressa McGrannit si mise a sedere dietro alla sua scrivania, fissando Harry. Quindi disse, “Prendi un biscotto, Potter.”
“Io - che cosa?”
“Prendi un biscotto,” ripeté lei con impazienza, indicando una scatola di tartan appoggiata in cima ad una pila di documenti sulla sua scrivania. “E siediti.”
“C’era già stata un'occasione precedente quando Harry, che si aspettava di essere schiaffeggiato dalla Professoressa McGrannit, era invece stato inserito da lei nella squadra di Quidditch del Grifondoro. Lui si accomodò in una sedia di fronte a lei e prese un Tritone allo Zenzero, sentendosi proprio confuso e preso in contropiede com’era stato in quell'occasione.
La professoressa McGrannit appoggiò la nota della Professoressa Umbridge e guardò Harry molto seriamente.
“Potter, tu devi fare attenzione.”
Harry inghiottì il suo boccone di Tritone allo Zenzero e la fissò. Il suo tono di voce non era per nulla quello a cui lui era abituato; non era vivace, frizzante e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito.
“Un comportamento scorretto nella classe di Dolores Umbridge potrebbe costarti molto di più di qualche punto in meno alla casa e di una punizione.”.
“Cosa vuol -?”
“Potter, usa il tuo buonsenso,” disse bruscamente la Professoressa McGrannit, con un ritorno repentino al suo solito modo di parlare. “Tu sai da dove viene, tu devi sapere a chi lei sta riferendo quello che avviene qui.”
La campanella suonò la fine delle lezioni. Dal piano di sopra e tutto intorno provenivano i rumori elefanteschi di centinaia di studenti in movimento.
“Qui dice che lei ti ha dato una punizione per ogni sera di questa settimana, a partire da domani,” disse la Professoressa McGrannit, abbassando di nuovo lo sguardo sulla nota della Umbridge.
“Ogni sera di questa settimana!” ripeté Harry, atterrito. “Ma, Professoressa, lei non potrebbe… -?”
“No, non posso,” disse la Professoressa McGrannit con decisione.
“Ma –”
“Lei è una tua insegnante e ha tutto il diritto di darti delle punizioni. Tu andrai nel suo studio domani alle cinque domani per la prima. Ricorda solo: muoviti con attenzione intorno a Dolores Umbridge.”
“Ma io ho detto la verità!” disse Harry, offeso. “Voldemort è ritornato, lei lo sa che è così; il professor Silente sa che lui è-”
“Per l’amor del cielo, Potter!” disse la Professoressa McGrannit, raddrizzando i suoi occhiali in modo arrabbiato (lei aveva sussultato orribilmente quando lui aveva usato il nome di Voldemort). “Pensi realmente che questo sia un problema di verità o bugie? Il problema è che tu devi tenere la testa bassa e la tua rabbia sotto controllo!”
Si alzò, con le narici allargate e la bocca assottigliata, e anche Harry si rimise in piedi.
“Prendi un altro biscotto,” disse lei con irritazione, spingendo la scatola verso di lui.
“No, grazie,” disse Harry freddamente.
“Non essere ridicolo,” scattò lei.
Lui ne prese uno.
“Grazie,” disse a malincuore.
“Non hai ascoltato il discorso di Dolores Umbridge al banchetto d’inizio anno, Potter?”
“Sì,” disse Harry. “Sì… lei ha detto… che i progressi saranno proibiti o… beh, il senso è che… che il Ministero della Magia sta tentando di interferire a Hogwarts.”
La professoressa McGrannit lo guardò con gli occhi stretti per un momento, poi arricciò il naso, girò intorno alla sua scrivania e tenne aperta la porta per lui.
“Bene, ad ogni modo sono felice che ascolti Hermione Granger,” disse lei, indicandogli di uscire dal suo ufficio.
CAPITOLO 13 - In punizione con Dolores
Cenare nella sala grande, quella sera non fu per Harry un’esperienza piacevole. Le notizie sul suo scontro verbale con la Umbridge avevano viaggiato a velocità eccezionale anche per gli standard di Hogwarts. Li sentiva bisbigliare intorno a sé mentre stava cenando seduto tra Ron ed Hermione. La cosa più ridicola era che a nessuno sembrava importare che avrebbe potuto cogliere qualcosa dei loro mormorii, al contrario, pareva che non vedessero l’ora che perdesse le staffe nuovamente così da poter ascoltare la sua storia di prima mano.
“Ha detto che Cedric Diggory è stato ucciso ...”
“Sostiene di aver duellato con Voi-Sapete-Chi ...”
“Ma piantala ...”
“Pensate che stia scherzando ...?”
“Quello che non capisco – disse Harry a denti stretti, mettendo giù le sue posate, le mani gli stavano tremando così forte che non riusciva più a reggerle, è perché hanno creduto alla storia due mesi fa quando Silente l’ ha riferita ...”
“Secondo me, Harry, non sono sicura che loro ... – cominciò a dire Hermione tetra – Oh, al diavolo, andiamocene da qui!”
Appoggiò coltello e forchetta e si alzò; Ron lanciò un’occhiata rammaricata al suo pezzo di torta di mele non ancora finito ma li seguì accodandosi. Tutti continuarono a guardarli fino a quando non furono fuori dalla Sala Grande.
Non appena raggiunsero la prima fila di scale Harry domandò
“Cosa volevi dire, non sei sicura che abbiano creduto alle parole di Silente?”
“Vedi, non puoi renderti conto di come stavano le cose subito dopo – rispose Hermione con calma – tu eri ricomparso in mezzo al prato stringendo per un braccio il corpo di Cedric ... nessuno di noi aveva visto cosa era successo nel labirinto ... e a conferma del fatto che Tu-Sai-Chi fosse tornato, avesse ucciso Cedric e avesse combattuto con te c’era solo la parola di Silente ...”
“Il che è perfettamente vero!” la interruppe Harry ad alta voce
“Lo so che lo è, Harry, ma per piacere la pianteresti di confondermi le idee? – continuò Hermione con aria esausta – E prima che la verità potesse attecchire dentro le loro teste, siamo tornati tutti a casa per le vacanze, durante le quali hanno passato due mesi a leggere di te che sei un pazzoide e di Silente che sta diventando sclerotico!”
La pioggia rimbalzava sui davanzali delle finestre, si allontanarono a grandi passi per tornare alla torre di Grifondoro.
Ad Harry sembrava che il suo primo giorno ad Hogwarts durasse da una settimana e aveva ancora una montagna di compiti da fare prima di potersene andare a letto, per di più un fastidioso dolore gli si era piazzato sopra l’occhio destro. Attraverso i vetri lavati dalla pioggia, gettò un’occhiata al buio prato sottostante, prima di imboccare il corridoio della Grassa Signora, ma ancora dalla capanna di Hagrid non proveniva nessuna luce.
“Mimbulus mimbletonia “ disse Hermione prevenendo l’usuale domanda della Grassa Signora. Il ritratto si spostò rivelando il passaggio circolare attraverso il quale i tre sgattaiolarono.
La stanza comune era pressoché vuota visto che quasi tutti stavano ancora cenando. Grattastinchi si stiracchiò scendendo da una poltrona per andare loro incontro, ronfando forte, e quando si sedettero nelle loro poltrone preferite saltò con leggerezza in grembo ad Hermione e vi si acciambellò come un grosso cuscino rosso e peloso. Harry si mise ad osservare le fiamme sentendosi completamente svuotato ed esausto.
“Perché Silente ha permesso che accadesse? – urlò all’improvviso Hermione facendo sobbalzare gli latri due; Grattastinchi si allontanò da lei guardandola offeso. Hermione infuriata picchiò così forte sui braccioli della sua poltrona che un po’ dell’imbottitura fuoriuscì dai buchi.
“Perché ha permesso a quell’orribile donna di farci da insegnante? E per di più nell’anno dei nostri G.U.F.O.!”
“Beh, fino adesso non si può dire che abbiamo avuto dei bravi insegnanti per Difesa Contro le Arti Oscure, non vi pare? – disse Harry - Lo sapete cosa si dice in giro, ce lo ha detto anche Hagrid, nessuno vuole quell’incarico, dicono che sia maledetto”.
“Sì ma assumere qualcuno che, in realtà, si rifiuta di farci usare la magia. Chissà qual è lo scopo di Silente?”
“Inoltre lei sta provando reclutare gente che le faccia la spia” aggiunse Ron cupamente, “Vi ricordate quando ci ha detto di andare da lei per riferirle se sappiamo di qualcuno che parla del ritorno di Voi-Sapete-Chi?”.
“Naturalmente lei spia tutti quanti noi, è ovvio, altrimenti per quale motivo Caramell l’avrebbe mandata qui?”
“Non cominciate a discutere di nuovo – li interruppe Harry poiché Ron era sul punto di aprire la bocca per ribattere – Non potremmo ... non potremmo metterci a fare i compiti? Dai, diamoci da fare ...”.
Raccolsero gli zaini da un angolo della stanza e ritornarono alle loro poltrone vicino al fuoco. Gli altri stavano tornando dalla cena, Harry si mise in modo di non trovarsi direttamente di fronte al passaggio dietro al ritratto, ma anche così non poté ignorare di essere oggetto di un grande interesse.
“Cominciamo con la roba di Piton? chiese Ron intingendo la penna nell’inchiostro.
“Le proprietà ... della pietra di luna ... e i suoi usi ... nella preparazione ... delle pozioni” mormorò mentre scriveva le parole in cima ad un foglio di pergamena. “Fatto!” Sottolineò il titolo e si girò verso Hermione aspettando.
“Beh? Quali sono?”
Hermione però non lo stava ascoltando, scrutava un angolo della stanza dove Fred, George e Lee Jordan stavano seduti in mezzo ad un capannello di matricole, che stavano masticando qualcosa che Fred aveva tirato fuori da un sacchetto di carta.
“No, scusa, ma si sono spinti troppo oltre – disse lei alzandosi con un aspetto decisamente furioso andiamo Ron!”
“Io ... cosa? – rispose Ron cercando di prendere tempo – No, dai Hermione mica li possiamo punire se distribuiscono dei dolci?”
“Sai perfettamente che quei dolci sono pezzetti di Torrone Sanguinanaso, o Pastiglie Vomitorie o ...
“... o Svenimenti Immaginari?” suggerì Harry con tatto.
Uno dopo l’altro, come se fossero stati colpiti in testa da un maglio invisibile, gli studenti del primo anno crollarono privi di sensi lì dove si trovavano; alcuni erano scivolati sul pavimento, altri erano accasciati sui braccioli delle loro poltrone con le lingue penzolanti. Molti dei presenti stavano ridendo; Hermione scrollò le spalle con aria decisa e marciò direttamente verso Fred e George, che adesso erano in piedi con un taccuino in mano, ed osservavano con attenzione le matricole svenute. Ron si sollevò a mezzi dalla sua poltrona, rimanendo, per un momento o due, incerto sul da farsi, poi mormorò verso Harry “Può farcela benissimo da sola!” prima di inabissarsi nella sua poltrona fin dove glielo permise l’imbottitura,
“E’ troppo!” urlò ferocemente Hermione a Fred e George che la guardarono lievemente sorpresi.
“Hai ragione – disse George – questo dosaggio sembra veramente troppo alto, non sei d’accordo?”
“Ve l’ ho detto stamattina, non potete testare le vostre porcherie sugli studenti!”
“Ma li paghiamo” rispose Fred indignato
“Non importa, potrebbe essere pericoloso!”
“Stupidaggini!” rispose Fred
“Calmati Hermione, stanno tutti bene!” intervenne Lee Jordan rassicurandola mentre si muoveva dall’una all’altra delle matricole infilando una caramella viola nelle loro bocche aperte.
“Sì, vedrai che adesso si riprenderanno” disse George
Alcune delle matricole, effettivamente, stavano cominciando a muoversi. Molte sembravano stupite di trovarsi sul pavimento o accasciate sulle poltrone, dal che Harry dedusse che Fred e George non le avevano avvertite degli effetti delle caramelle.
“Ti senti bene?” chiese George con gentilezza ad una ragazzina con i capelli neri che si stava alzando in piedi.
“Io ... penso di sì” rispose ancora intontita.
“Eccellente” disse Fred allegramente, ma un attimo dopo Hermione gli aveva strappato dalle mani il taccuino ed il sacchetto di Svenimenti Immaginari.
“NON è eccellente!”
“Certo che lo è, sono tutti vivi, non è vero?” rispose Fred con rabbia.
“Cosa succederebbe se gli facessi male sul serio?”
“Non può succedere di farli male, le abbiamo già sperimentate su noi stessi, adesso stavamo solo valutando se tutti reagiscono allo stesso modo...”
“Se non la piantante, io comincio a ...”
“Darci qualche punizione?” ribatté Fred con una voce tipo mi-piacerebbe-tanto-che ci-provassi.
“O ci darai una punizione da scrivere?” continuò George ghignando.
Parecchi degli spettatori nella stanza stavano ridendo. Hermione si erse in tutta la sua statura, con gli occhi contratti ed i capelli crespi che sembravano percorsi dall’elettricità.
“No” rispose con voce fremente di rabbia, “Ma potrei scrivere a vostra madre!”
“Non lo farai sul serio?” disse George terrorizzato, allontanandosi da lei.
“Oh sì che lo farò! – rispose Hermione con cattiveria – Non posso impedirvi di mangiare quelle stupide cose, ma posso proibirvi di darle a quelli del primo anno”.
Fred e George la guardarono fulminati. Era chiaro dal loro punto di vista,il ricatto di Hermione era proprio un colpo basso. Con un’ultima occhiata infuocata, si mise il taccuino e il sacchetto degli Svenimenti Immaginari sotto braccio e marciò verso la sua poltrona vicino al fuoco.
Ron era così sprofondato al suo posto che aveva il naso quasi all’altezza delle ginocchia.
“Grazie per l’aiuto Ron” gli disse Hermione acidamente.
“Te la sei cavata alla grande da sola” mormorò in risposta.
Hermione lanciò una breve occhiata al suo pezzo di pergamena ancora intonso e quindi disse bruscamente
“No, non va bene, non sono concentrata. Vado a letto”.
Spalancò il suo zaino, Harry pensò che stava cominciando a riporre i suoi libri, invece lei tirò fuori due oggetti di lana sformati, li mise sul tavolo vicino al camino con cautela, li coprì con dei pezzetti di pergamena e con un penna rotta e si allontanò per ammirarne l’effetto.
“Cosa stai facendo, in nome di Merlino? guardandola come se temesse per la sua sanità mentale.
“Sono cappelli per gli elfi domestici – rispose allegramente – cominciando a riporre i suoi libri nello zaino – Li ho fatti durante l’estate. Sono una che lavora a maglia molto lentamente senza la magia ma adesso che sono di nuovo qui ne potrà fare molti altri”.
“Stai facendo cappelli di lana per gli elfi? – disse Ron lentamente – E li ricopri di spazzatura?”
“Sì” rispose lei issandosi lo zaino in spalla.
“Non ci posso credere – rispose Ron con rabbia – Stai cercando di fargli prendere i cappelli con un trucco. Li vuoi liberare quando loro non vogliono essere liberati”.
“Certo che vogliono essere liberati!” rispose Hermione di nuovo, mentre la faccia le stava diventando rosa.
“Non osare toccare quelle cose, Ron!”
Si girò e se ne andò. Ron aspetto fin quando non fu scomparsa attraverso la porta del dormitorio femminile, quindi tolse la spazzatura da sopra i cappelli di lana.
“Credo che sia giusto che vedano cosa prendono – disse con fermezza cominciando ad arrotolare la pergamena sulla quale aveva scritto il titolo del compito di Piton – Tanto non c’è verso di concludere qualcosa stasera. Non posso farlo senza l’aiuto di Hermione, non ho la minima idea di cosa fare con la pietra di luna, e tu?”
Harry scosse la testa, rendendosi conto che così facendo il dolore alla sua tempia destra si andava acuendo. Pensò al lungo tema sulla guerra dei giganti ed il dolore lo assalì con più forza. Pur sapendo perfettamente che si sarebbe pentito di non aver terminato i compiti, infilò i libri nello zaino.
“Vado a letto anch’io”.
Superò Seamus, avviandosi verso la porta del dormitorio, ma non lo degnò di un’occhiata. Harry ebbe comunque l’impressione che Seamus avesse aperto la bocca per dire qualcosa, ma Harry proseguì e raggiunse la sospirata pace della scala a chiocciola di pietra senza aver dovuto subire altre provocazioni.
Il giorno successivo cominciò plumbeo e piovoso come il precedente, Hagrid non c’era ancora al tavolo degli insegnanti.
“Ma, per fortuna, non c’è neanche Piton” disse Ron allegramente.
Hermione sbadigliava sonoramente mentre si serviva un po’ di caffè. Sembrava compiaciuta per qualcosa, e quando Ron le chiese per quale ragione apparisse così contenta, lei rispose semplicemente “I cappelli se ne sono andati. Sembra che gli elfi domestici, dopo tutto, vogliono la libertà!”
“Non ci sommetterei – rispose Ron pungente – Potrebbero non riconoscerli come vestiti. Secondo me non assomigliavano affatto a dei cappelli né tantomeno a delle cuffiette di lana”.
Hermione non gli parlò per tutta la mattinata.
Dopo due ore di Incantesimi, ebbero due ore di Trasfigurazione. Il professor Vitious e la professoressa McGranitt passarono i primi quindici minuti delle loro lezioni a spiegare alla classe l’importanza dei G.U.F.O.
“Quello che dovete ricordare – squittì il piccolo professor Vitious appollaiato sopra una pila di libri per poter guardare oltre il bordo della cattedra – è che questi esami potrebbero influenzare il vostri futuro per molti anni a venire! Se non avete mai pensato seriamente alla vostra carriera è ora di cominciare a farlo. Allo stesso tempo sono spiacente di comunicarvi che dovremo lavorare più duramente del solito affinché possiate ritenervi fieri di voi stessi”.
Passarono più di un’ora a ripassare gli Incantesimi di Appello che, secondo il professore Vitious potevano costituire materia di esame e terminò la lezione appioppando loro un’enorme quantità di Incantesimi come compito.
Fu lo stesso, se non peggio, a Trasfigurazione.
“Non potrete superare un G.U.F.O. – cominciò la professoressa McGranitt con aria severa – senza un’applicazione seria, esercizio e studio. Non vedo il perché tutti voi in questa classe non possano ottenere un G.U.F.O. in Trasfigurazione, se si impegnerà nel lavoro”.
Neville si lasciò sfuggire un gridolino di incredulità
“Sì anche tu Paciock – proseguì la professoressa McGranitt – Non c’è niente di sbagliato in te se non la mancanza di fiducia nelle tue capacità. Allora ... oggi cominceremo gli Incantesimi di Scomparsa. Sono molto più facili degli Incantesimi di Comparsa, che di solito non si cominciano fino al livello M.A.G.O., ma sono comunque i più difficili di tutti quelli che imparerete durante questo anno”.
Aveva perfettamente ragione; Harry si rese conto che gli Incantesimi di Scomparsa erano orribilmente difficili. E alla fine della lezione né lui né Ron erano riusciti a far scomparire le lumache con le quali si stavano esercitando, anche se Ron osservò, pieno di speranza, che sembravano un po’ più pallide.
Chiaramente Hermione riuscì a far scomparire le sue lumache al terzo tentativo, ottenendo dieci punto per i Grifondoro dalla professoressa McGranitt. Fu la sola persona a non fare i compiti; tutti gli altri andarono avanti ad esercitarsi per tutta la notte, pronti per un nuovo tentativo con le loro lumache il pomeriggio successivo.
In preda al panico a causa dell’enorme quantità di compiti da fare, Harry ed Ron trascorsero la pausa del pranzo in libreria cercando materiale sugli usi della pietra di luna nella preparazione delle pozioni. Ancora arrabbiata con Ron per l’affronto subito dai suoi cappelli di lana, Hermione non si unì a loro.
Nel pomeriggio si recarono a Cura delle Creature Magiche, Harry aveva ancora mal di testa.
La giornata si era fatta fredda e ventosa, e mentre camminavano per il prato in discesa, in direzione della capanna di Hagrid vicino alla Foresta Proibita, cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia.
La professoressa Caporal li stava aspettando qualche metro davanti la porta d’ingresso di Hagrid, dietro un lungo tavolo coperto di ramoscelli. Mentre Harry e Ron la stavano per raggiungere, un forte scoppio di risa risuonò dietro di loro; girandosi videro Draco Malfoy che si stava avvicinando a grandi passi, circondato dalla sua solita banda di compari di Serpeverde. Sembrava che avesse appena finiti di raccontare qualcosa di estremamente esilarante, perché Tiger, Goyle e Pansy Parkinson e tutti gli altri continuarono a ridacchiare di cuore mentre si raccoglievano intorno al tavolo e, a giudicare dal modo in cui stavano guardando Harry, non gli fu difficile capire chi fosse il soggetto dello scherzo.
“Siete tutti qui?” abbaiò la professoressa Caporal, una volta che sia i Serpeverde che i Grifondoro furono arrivati.
“Allora cominciamo. Chi mi sa dire come vengono chiamate queste cose?”
Indicò il mucchio di ramoscelli davanti a lei; la mano di Hermione schizzò in aria. Dietro le sue spalle Malfoy si produsse in una imitazione dei suoi denti da coniglio mentre saltava su e giù nell’ansia di rispondere. Pansy Parkinson scoppiò in una risatina, che si tramutò in un urlo, quando i ramoscelli sul tavolo si levarono in volo rivelandosi esserini di legno simili ai folletti; avevano braccia e gambe marroni e nodose, due dita simili a rametti alla fine di ciascuna mano ed una faccia piatta, simile a corteccia nella quale brillavano gli occhi nerissimi.
“Ooooooh! – dissero Calì e Lavanda, riuscendo ad irritare Harry. Tutti sembravano pensare che Hagrid non avesse mai mostrato loro creature altrettanto interessanti; senza dubbio i Vermicoli erano stati abbastanza noiosi, ma le Salamandre e gli Ippogrifi si erano rivelati veramente interessanti, come pure gli Schiopodi Sparacoda.
“Abbassate la voce ragazze, per favore” disse la professoressa Caporal bruscamente, sparpagliando una manciata di qualcosa che sembrava chicchi di riso nero in mezzo alle creature a forma di bastoncello che si buttarono sul cibo con avidità.
“Allora, qualcuno conosce il nome di queste creature? Signorina Granger?”
“Guardalberi – rispose Hermione – Sono i custodi degli alberi e di solito vivono su quelli che sono adatti per produrre bacchette magiche”.
“Cinque punti al Grifondoro – disse la professoressa Caporal – Sì, sono Guardalberi e, come la signorina Granger ha giustamente detto vivono su quegli alberi le cui qualità li rendono adatti per fabbricare le bacchette magiche. Qualcuno sa cosa mangiano?”
“Pidocchi del legno - rispose prontamente Hermione spiegando allo stesso tempo cosa fosse quella roba che Harry aveva scambiato per riso nero che si muoveva – ma anche uova di fata se possono”.
“Brava ragazza, altri cinque punti. Allora, ogni qual volta si ha bisogno di foglie o rami che provengono dagli alberi in cui essi vivono, è preferibile avere a disposizione un po’ di pidocchi del legno da donargli per placarli. Non sembrano pericolosi, ma quando sono arrabbiati aggrediscono gli occhi degli umani usando le dita che,come potete vedere, sono molto taglienti e, di conseguenza, non è opportuno averli in prossimità dei vostri globi oculari. Quindi se li volete osservare più da vicino, prendete un po’ del loro cibo e un Guardalbero – ne ho fino a tre per ciascuno di voi – e così potrete studiarli più attentamente.
Voglio da ciascuno di voi un disegno che raffiguri le parti del loro corpo adeguatamente classificate per la fine della lezione”.
La classe si spostò compatta intorno al tavolo. Harry deliberatamente ci girò intorno fino a trovarsi vicino alla professoressa Caporal.
“Dov’è Hagrid?” le chiese mentre tutti gli altri si stavano scegliendo un Guardalbero.
“Non ti deve interessare” rispose la professoressa Caporal con aria decisa, né più né meno la stessa risposta che gli aveva dato la volta in cui, durante l’anno passato, Hagrid era stato assente.
Sorridendo maliziosamente, Malfoy si avvicinò ad Harry e scelse il più grosso dei Guardalbero.
“Forse – disse sottovoce in modo che solo Harry potesse sentirlo – quel grosso stupido zotico potrebbe essere seriamente ferito”.
“Forse ti potrebbe succedere la stessa cosa se non tappi la bocca” rispose Harry altrettanto sottovoce.
“Forse si è imbattuto con qualcosa di troppo grosso per lui, se capisci cosa intendo”.
Malfoy si allontanò, continuando a ghignare dietro le spalle di Harry che, subito, cominciò a preoccuparsi. Che Malfoy fosse a conoscenza di qualcosa? In fondo suo padre era un Mangiamorte; che possedesse delle informazioni che ancora non erano venute all’orecchio dell’Ordine? Corse intorno al tavolo verso Ron ed Hermione che stavano accovacciati, poco oltre, sull’erba cercando di persuadere un Guardalbero a starsene fermo il tempo necessario per poterlo disegnare. Harry prese una pergamena e una penna , si accoccolò dietro gli altri e sussurrando raccontò cosa aveva appena saputo da Malfoy.
“Silente saprà sicuramente cosa è successo ad Hagrid – disse Hermione a sua volta – Farci vedere preoccupati è fare il gioco di Malfoy; significa fargli sapere che non sappiamo esattamente quello che sta succedendo. Dobbiamo ignorarlo, Harry. Tienimi il Guardalbero per un momento in modo che possa disegnarne la faccia ...”
“Sì – dal gruppo vicino a lui proveniva la voce strascicata, ma chiara,di Malfoy “Mio padre ne stava parlando con il Ministro giusto un paio di giorni fa, sapete, e mi ha detto che il Ministro è seriamente determinato a farla finita con gli insegnamenti di basso livello in questa scuola. Così se quel deficiente ipercresciuto si presentasse di nuovo, probabilmente verrebbe immediatamente rispedito via”.
“OUCH!”
Harry aveva stretto così forte il Guardalbero che stava quasi per spezzarlo, ed esso gli rese pan per focaccia ferendolo con le sue dita affilate e lasciandogli due lunghe ferite profonde sulla mano. Harry lo mollò di colpo. Tiger e Goyle che stavano sghignazzando sonoramente all’idea di Hagrid rispedito indietro risero ancora più forte vedendo il Guardalbero filare, tutto storto, verso la foresta proibita, un piccolo omino di legno, subito ingoiato dalle radici degli alberi.
Non appena la campanella suonò in lontananza, avvertendoli della fine delle lezioni, Harry arrotolò il suo disegno macchiato di sangue e si diresse ad Erbologia, con la mano avvolta nel fazzoletto di Hermione e la risata derisoria di Malfoy che ancora gli risuonava nelle orecchie.
“Se chiama Hagrid deficiente un altra volta ...” disse Harry digrignando i denti.
“Harry, non andare a cercare rogne con Malfoy, non dimenticarlo adesso è un prefetto e potrebbe renderti la vita difficile ...”.
“Wow, mi chiedo cosa possa voler dire avere un avita difficile” rispose Harry sarcastico.
Ron rise ma Hermione si accigliò. Insieme scarpinarono attraverso l’orto. Il cielo appariva incapace di decidere se volesse piovere o meno.
“Mi piacerebbe che Hagrid ritornasse subito a casa, ecco tutto - disse Harry lentamente, mentre arrivavano alle serre – E non dire che la Caporal è un’insegnante migliore di lui” aggiunse minaccioso.
“Non stavo per dire niente del genere” rispose Hermione con calma.
“Perché lei non sarà mai migliore di Hagrid – continuò Harry con decisione, nonostante sapesse benissimo che aveva appena assistito ad una magistrale lezione di Cura delle Creature Magiche durante la quale non si era assolutamente annoiato.
La porta della serra più vicina si aprì e alcuni studenti del quarto anno cominciarono ad uscire, inclusa Ginny.
“Ciao” li salutò allegramente passando, un attimo dopo uscì anche Luna Lovegood con il resto della classe. Aveva uno sbaffo di terra sul naso ed i capelli raccolti in un nodo sulla cima della testa. Quando vide Harry andò diritto filato verso di lui, Alcuni dei compagni di classe di Harry si girarono a guardare con curiosità.
Luna prese una gran boccata d’aria e poi disse, senza neanche un ciao preliminare
“Sono convinta che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sia ritornato e credo anche tu l’abbia combattuto e gli sia sfuggito”.
“Hem ... bene” rispose Harry impacciato. Luna indossava come orecchini qualcosa che assomigliava ad un paio di ravanelli arancioni, cosa che Calì e Lavanda sembravano aver notato dal momento che stavano ridacchiando ed indicando le sue orecchie.
“Ridete pure – replicò Luna, con la voce che aumentava di tono, pareva convinta che stessero ridendo di ciò che aveva appena detto piuttosto che di ciò che indossava – Ma la gente ritiene che non esistono cose come il Puzzone Balbettante e lo Snorcacchio Con le Corna Spiegazzate!”
“Beh, è così – rispose Hermione con impazienza – Non esistono cose come il Puzzone Balbettante e lo Snorcacchio Con le Corna Spiegazzate, non è così?”.
Luna le scoccò un’occhiata tempestosa e se ne andò rapidamente con i rafani che dondolavano allegramente. Calì e Lavanda non erano le sole spettatrici che adesso stavano ridendo.
“Non penserai di offendere l’unica persona che mi crede?” chiese Harry ad Hermione mentre entravano in classe.
“Ma per l’amor del cielo, Harry, puoi avere di meglio – ribatté Hermione – Ginny mi ha parlato di lei; sembra che creda solamente nelle cose che alla fine non possono essere provate. Bene, non mi aspetterei molto da qualcuno il cui padre è l’editore de Il Cavillatore”.
Harry ripensò agli inquietanti cavalli alati che aveva visto la sera in cui era arrivato e a Luna che gli aveva assicurato di vederli anche lei. Il morale gli finì sotto le scarpe. Che avesse mentito? Ma prima che potesse dedicare al problema anche solo un altro pensiero, Ernie Macmillian gli si parò davanti.
“Voglio che tu sappia Potter – disse a voce alta e stentorea – che non sono solo i creduloni a stare dalla tua parte. Io personalmente ti credo al cento per cento. La mia famiglia ha sempre fermamente sostenuto Silente, ed è lo stesso per me!”
“Hem ... grazie tante, Ernie” disse Harry sbigottito ma compiaciuto. Ernie aveva la tendenza ad essere pomposo in occasioni simili a questa, ma Harry si trovava in un tale stato d’animo da essere in grado di apprezzare, dal profondo del cuore, una dichiarazione di fiducia da chiunque non avesse ravanelli che gli penzolassero dalle orecchie.
La dichiarazione di Ernie ebbe il potere di gelare il sorriso sulla faccia di Lavanda Brown e, mentre si girava per tornare da Ron ed Hermione, Harry colse l’espressione del viso di Seamus che sembrava, allo stesso tempo, confuso e spavaldo.
Senza che nessuno ne fosse sorpreso, la professoressa Sprite cominciò la lezione intrattenendoli sull’importanza dei G.U.F.O. Harry desiderava che i professori smettessero di farlo; stava cominciando a diventare ansioso, qualcosa si agitava nel suo stomaco ogni volta che si ricordava quanti compiti aveva da fare, una sensazione che peggiorò in maniera drammatica quando la professoressa Sprite assegnò i compiti alla fine della lezione. Stanchi e sporchi di escrementi di drago, il fertilizzante preferito dalla professoressa Sprite, i Grifondoro ritornarono al castello un’ora e mezza più tardi, nessuno di loro aveva molto da dire; era stata una giornata molto lunga.
Harry aveva fame ed, inoltre, doveva andare alle cinque in punto dalla Umbridge, per scontare il suo primo giorno di punizione, decise di scendere subito a mangiare senza lasciare lo zaino nella Torre di Grifondoro in modo da mettere sotto i denti qualcosa prima di scoprire cosa la Umbridge avesse in serbo per lui.
Aveva sì e no raggiunto l’entrata della Sala Grande, quando una voce arrabbiata gli urlò
“Hei, Potter!”
“Cosa c’è adesso?” mormorò stancamente girandosi verso Angelina Johnson, che si avvicinava con atteggiamento battagliero.
“Sono io che ti dico cosa c’è adesso – rispose marciando verso di lui e dandogli una forte manata sul petto – Dimmi, come sei riuscito a farti mettere in punizione per le cinque di venerdì?”.
“Cosa? – rispose Harry – “perché ... oh già, le selezioni per il portiere!”
“Ora se lo ricorda! – ringhiò Angelina – Non ti avevo detto che volevo fare le selezioni insieme a tutta la squadra, e scegliere qualcuno che andasse bene a tutti? Non ti avevo detto che avevo prenotato il campo di Quidditch proprio per questa occasione? Ed adesso tu hai deciso che non potrai esserci!”
“Non sono io che ho deciso di non esserci!” replicò Harry irritato dalla palese ingiustizia di quelle parole “Sono stato messo in punizione dalla Umbridge e questo solo perché le ho raccontato la verità su Tu-Sai-Chi”.
“Benissimo adesso tu non farai altro che andare da lei e chiederle di lasciarti libero per venerdì – disse Angelina fieramente – E non mi importa come farai. Raccontale che la storia su Tu-Sai-Chi è stata un parto della tua immaginazione, se preferisci, solo fa’ in modo di esserci!”
Girò i tacchi e se ne andò come il vento.
“Sapete una cosa? – disse a Ron ed Hermione non appena entrarono nella Sala Grande – Credo che sia meglio informarci presso i Puddlemere United se per caso Oliver Baston non sia morto durante una seduta di allenamento, perché Angelina sembra aver ereditato il suo spirito”.
“Quante pensi che siano le possibilità che la Umbridge ti lasci libero venerdì?” disse Ron scettico mentre si sedevano al tavolo di Grifondoro.
“Meno di zero” rispose Harry cupo. Prese una costoletta d’agnello e cominciò a mangiare. “Meglio provare, comunque, non ti pare? Le prometterò in cambio di sottopormi ad una punizione doppia o qualcosa del genere, non lo so ...” Masticò un boccone di patate e riprese “Spero che non mi trattenga troppo a lungo questa sera. Sai che dobbiamo scrivere tre relazioni, esercitarci negli Incantesimi di Sparizione per la McGranitt, realizzare un controincantesimo per Vitious, finire il disegno del Guardalbero e cominciare a scrivere quello stupido diario per la Cooman?
Ron gemette e per qualche strana ragione guardò il soffitto e disse
“E sembra che voglia piovere”.
“Che cosa c’entra questo con i nostri compiti”.
“Niente” rispose mentre le orecchie gli diventavano scarlatte.
Alle cinque meno cinque, Harry salutò mestamente gli altri due e si avviò verso l’ufficio della Umbridge al terzo piano. Quando bussò alla porta lei rispose con voce zuccherosa “Avanti”. Harry entrò cautamente guardandosi intorno.
Era entrato in quell’ufficio all’epoca di tre dei suoi occupanti precedenti.
Ai tempi di Gilderoy Allock le pareti erano tappezzate di ritratti dello stesso Allock che facevano l’occhiolino. Quando era occupato da Lupin era facile imbattersi in qualche affascinante creatura oscura chiusa in una gabbia o dentro un acquario. Nel periodo del falso Moody era pieno di oggetti straordinariamente stravaganti in grado di captare le dissimulazioni e le bugie.
Adesso era completamente irriconoscibile. Tutte le superfici disponibili erano state coperta da stoffe e tovaglie merlettate. C’erano diverso vasi di fiori secchi ognuno sul centrino e una delle pareti era ricoperta da una collezione di piatti ornamentali che rappresentavano dei gattini, ognuno dei quali aveva intorno al collo un fiocco diverso, erano così brutti che Harry rimase a guardali orripilato fino a quando la professoressa Umbridge parlò di nuovo.
“Buona sera Signor Potter”
Harry si riscosse e si guardò intorno. Non l’aveva notata subito poiché la professoressa indossava un sontuoso abito a fiori che si confondeva perfettamente con la tovaglia che ricopriva il tavolo dietro di lei.
“Buonasera professoressa Umbridge” ripose con voce soffocata.
“Bene siediti” disse indicandogli un tavolinetto drappeggiato con una tovaglia di merletto dietro il quale c’era una sedia dallo schienale diritto. Un pezzo di pergamena vuota stava sul tavolo come se lo aspettasse.
“Hem – cominciò Harry senza muoversi – Professoressa. Hem, prima di cominciare vorrei chiederle un ... un favore”
Gli occhi sporgenti si strinsero.
“Oh, sì”
“Io ... io faccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro, e pensavo che sarei stato presente alle selezioni per il nuovo portiere venerdì prossimo alle cinque, sarebbe meraviglioso se lei potesse lasciarmi libero per quella sera in modo da poter partecipare, recupererei la punizione un altro giorno ... ovviamente”.
Sapeva già, prima di aver finito di parlare, che la risposta sarebbe stata negativa.
“Oh no”, rispose la Umbridge con un sorriso così ampio che sembrava avesse appena ingoiato una mosca particolarmente succulenta.
“Oh no, no, no. Questa è la sua punizione per aver raccontato delle storie disgustose, cattive chiaramente dette nel tentativo di attirare l’attenzione su di sé, signor Potter e una punizione non può essere comminata a misura della necessità di un colpevole. No, lei verrà qui alle cinque in punto domani, e nei giorni successivi compreso venerdì, fino quando la punizione non verrà scontata. Ritengo che rinunciare a qualcosa alla quale lei sembra veramente tenere non farà altro che rinforzare la lezione che sto cercando di impartirle”.
Harry sentì il sangue ribollirgli e il cuore battergli rumorosamente nelle orecchie. Aveva raccontato storie disgustose e cattive nell’intento di attirare l’attenzione su di sé, vero?
La Umbridge lo stava guardando con la testa leggermente piegata da una parte, e con un gran sorriso stampato in faccia, Harry si rendeva conto di costa stesse pensando e che stava aspettando che lui si mettesse ad urlare di nuovo. Con uno sforzo enorme, Harry distolse lo sguardo da lei, appoggiò lo zaino dietro lo schienale della sedia e si mise seduto.
“Allora – disse la Umbridge dolcemente – sarà bene che lei impari a controllare il suo carattere, non è d’accordo? Adesso lei comincerà a scrivere per me alcune righe, signor Potter. No, non con la sua penna – aggiunse mentre Harry si chinava per aprire il suo zaino – Userà una delle mie penne speciali. Eccola”.
Gli tese una lunga e sottile penna nera con un pennino insolitamente tagliente.
“Voglio che lei scriva non devo dire bugie” gli disse dolcemente.
“Quante volte?” chiese Harry con un tono educato che sembrava abbastanza credibile.
“Tante volte sarà necessario affinché il messaggio penetri – rispose lei con il solito tono mieloso – Cominci”
Si allontanò dal tavolo, si sedette e prese un fascio di pergamene che sembravano compiti da correggere. Harry guardò la penna e poi si rese conto di quello che gli mancava.
“Non mi ha dato l’inchiostro” disse
“Non hai bisogno dell’inchiostro” rispose la professoressa Umbridge con un tono nel quale si sentiva un vago accenno di risata.
Harry appoggiò la punta della penna sulla carta e scrisse: non devo dire bugie.
Represse un singulto di panico. Le parole apparvero sulla pergamena come se fossero state tracciate con un brillante inchiostro rosso. Nello stesso tempo, le stesse parole comparvero sul dorso della mano destra di Harry, incise nella pelle così profondamente da sembrare tracciate con uno scalpello, mentre stava osservando l’incisione, la pelle si rimarginò, lasciando la pelle leggermente più rossa del normale,
Harry guardò la Umbridge. Lei lo stava osservando con la bocca larga, simile a quella di un rospo, atteggiata ad un sorriso.
“Sì?”
“Niente” rispose Harry quietamente.
Riportò la sua attenzione sulla pergamena, appoggiò la penna e scrisse ancora una volta non devo dire bugie, sentì dolore sul dorso della mano per la seconda volta e per la seconda volta le parole vennero incise sulla sua pelle, e nuovamente la pelle si rimarginò dopo pochi secondi.
Andò avanti così. Ancora e ancora Harry scrisse le parole sulla pergamena fino a quando realizzò che non era inchiostro quello che appariva sul foglio ma il suo stesso sangue. E ancora, ancora ed ancora le parole si incidevano sul dorso della sua mano, scomparivano e ricomparivano non appena ricominciava a scrivere sulla pergamena.
Era sceso il buio fuori dalle finestre dell’ufficio della professoressa Umbridge, Harry non le chiese quando lo avrebbe fatto smettere. Non cercò mai di intercettare il suo sguardo. Sapeva che lo stava osservando per cogliere in lui qualche segno di stanchezza ed era ben deciso a non mostrargliene nessuno anche se fosse dovuto rimanere lì per tutta la notte, a ferirsi la mano con quella penna ...
“Vieni qui” disse la Umbridge dopo quelle che sembravano ore.
Si alzò.La mano gli faceva male. Quando la guardò vide che si era rimarginata ma era rimasta rossa e bruciante.
“La mano” disse
Harry gliela porse. Lei la prese tra le proprie. Harry represse un brivido allorché la Umbridge lo toccò con le sue dita corte, tozze e ricoperte da brutti anelli d’oro vecchio.
“Hm..., Non mi sembra che ti abbia fatto una grande impressione – disse sorridendo – Abbiamo comunque domani sera per provare ancora, non è vero? Può andare”
Harry lasciò l’ufficio senza dire una parola. La scuola era deserta, sicuramente era passata la mezzanotte. Camminò lentamente lungo il corridoio, poi, girato l’angolo quando fu sicuro che lei non avrebbe potuto sentirlo, si mise a correre.
Non aveva avuto tempo di impratichirsi con gli Incantesimi di Scomparsa, non aveva scritto una riga sui sogni e non aveva terminato il disegno del Guardalbero, e non aveva elaborato le sue relazioni. Saltò la colazione del giorno dopo per scribacchiare un paio di sogni per Divinazione, la loro prima lezione, e fu sorpreso di trovarsi in compagnia di uno scarmigliato Ron.
“Come mai non li hai fatti ieri sera?” chiese a Ron che vagava per la stanza comune alla ricerca dell’ispirazione. Ron che era addormentato quando Harry era ritornato al dormitorio, mormorò qualcosa a proposito di certa roba da fare, poi si concentrò sulla sua pergamena e scribacchiò qualche parola.
“Questo è tutto quello che posso fare” disse chiudendo il diario di colpo.
“Ho scritto di aver sognato che mi stava comprando un nuovo paio di scarpe, non ci troverà niente di inquietante, non pensi?”
Schizzarono via dalla Torre Nord insieme.
“Che ti ha dato per punizione la Umbridge? Che ti ha fatto fare?”
Harry esitò per la frazione di un secondo, quindi rispose “Righe”
“Beh non è stata troppo dura, no?”
“No” rispose Harry
“Oh, lo stavo per dimenticare, ti lascia libero per venerdì?”
“No” disse Harry
Ron grugnì comprensivo.
Fu un’altra giornataccia per Harry; fu uno dei peggiori a Trasfigurazione non essendosi esercitato negli Incantesimi di Scomparsa. Dovette saltare il pranzo per completare il disegno del Guardalbero e, nel frattempo, la McGranitt, la Caporal e la professoressa Sinistra assegnarono altri compiti che non poteva minimamente sperare di fare in serata per via della punizione con la Umbridge.
La ciliegina sulla torta fu Angelina Johnson che lo bloccò di sotto durante la cena. Quando seppe che Harry non sarebbe stato in grado di assistere alle selezioni per il portiere il venerdì successivo, gli disse che non era affatto contenta della situazione e che lei si aspettava che atleti aspirassero a rimanere nella squadra mettendo gli allenamenti davanti ad ogni altra loro esigenza.
“Sono in punizione – urlò Harry dopo che Angelina se n’era andata – Cosa pensi che preferisco, stare chiuso in una stanza con quel vecchio rospo o giocare a Quidditch?
“Alla fin fine sono solo righe - disse Hermione cercando di consolarlo, quando Harry si infilò sulla panca guardando le sue patate e il suo pasticcio di rognone che comunque non lo attirava molto – In fondo non è una vera e propria punizione ...”.
Harry aprì la bocca, poi la richiuse e annuì.
Non era del tutto sicuro di voler raccontare a Ron ed a Hermione cosa era successo nell’ufficio della Umbridge: sapeva soltanto che non voleva vedere i loro sguardi pieni di orrore; il che avrebbe reso l’intera cosa peggiore e, forse, più difficile da affrontare.
Inoltre sentiva oscuramente che ciò che stava succedendo tra lui e la Umbridge era uno scontro personale tra le loro volontà e non voleva dare la soddisfazione di farle arrivare all’ orecchio che si era lamentato a causa sua.
“E’ incredibile quanti compiti ci abbiano dato” disse Ron avvilito.
“Beh, perché non li hai fatti ieri sera – gli chiese Hermione – e poi dov’eri?”
“Stavo facendo una passeggiata” rispose Ron evasivamente. Harry ebbe la netta impressione di non essere il solo a nascondere qualcosa.
Il secondo giorno di punizione fu brutto quanto il primo. La pelle della mano di Harry, ora si irritava più rapidamente e presto divenne rossa ed infiammata. Harry pensò che sarebbe stato difficile che guarisse con la stessa rapidità del giorno prima, presto la ferita sarebbe rimasta aperta ed allora, forse , la Umbridge sarebbe stata soddisfatta.
Comunque non si lasciò sfuggire un solo ansito di dolore, e dal momento in cui entrò nella stanza fino a quando gli fu concesso di andarsene, di nuovo dopo la mezzanotte, non disse nient’ altro che “buonasera” e “buonanotte”.
In ogni caso la situazione dei suoi compiti ora era disperata e quando tornò alla sala comune, sebbene fosse esausto, non andò a letto, ma aprì i libri e iniziò il saggio sulla pietra di luna di Piton, ed erano le due passate quando lo finì: gli ci mancava solo che dopo la punizione della Umbridge se ne beccasse un’altra di Piton. Quindi buttò giù le risposte per la McGranitt,raffazzonò qualcosa sul modo di trattare i Guardalberi per la professoressa Caporal e alla fine si trascinò verso il letto sul quale si gettò completamente vestito addormentandosi immediatamente.
Trascorse il giovedì brancolante a causa della stanchezza. Anche Ron sembrava sonnacchioso e Harry non riusciva a capirne il motivo.
Il terzo giorno di punizione trascorse come i precedenti, a parte il fatto che dopo due ore le parole: non devo dire bugie non scomparvero dalla mano di Harry, ma vi rimasero graffiate, stillando goccioline di sangue.
L’improvviso fermarsi dello scricchiolio della sua penna indusse la professoressa Umbridge ad alzare lo sguardo
“Ah – disse sommessamente, alzandosi dalla scrivania per osservare personalmente la mano di Harry – bene. Dovrebbe essere sufficiente a farglielo ricordare, non è vero? Per stasera può andare!”
“Devo comunque tornare domani?” Chiese Harry sollevando lo zaino con la mano sinistra poiché la destra gli pulsava per il dolore.
“Oh, si – rispose la professoressa Umbridge, con lo stesso ampio sorriso di poco prima – sì, credo che potremo incidere il messaggio un po’ più profondamente con un’altra serata di lavoro!”
Harry non avrebbe mai creduto possibile che esistesse al mondo un altro professore che lui potesse odiare più di Piton, ma mentre tornava verso la torre di Grifondoro dovette ammettere che Piton aveva trovato u valido concorrente.
“Lei è una perfida – pensò mentre saliva le scale del settimo piano – maniaca, pazza, vecchia...”
“Ron?”
Era arrivato in cima alle scale e, mentre svoltava l’angolo a destra, quasi si scontrò con Ron che si nascondeva dietro la statua di Lachan lo Smilzo, stringendo tra le mani il suo manico di scopa. Sobbalzò per la sorpresa non appena vide Harry e cercò di nascondere la sua Scopalinda 11 dietro la schiena.
“Che stai facendo?”
“N...niente e tu?”
Harry lo guardò aggrottando le sopracciglia.
“Dai dimmelo! Perché ti stavi nascondendo?
“Io ... io mi stavo nascondendo da Fred e George, se lo vuoi proprio sapere – rispose Ron – sono appena passati con un branco di matricole. Penso che vogliano sperimentare qualcosa su di loro; intendo dire che non possono certo farlo nella sala comune, non quando c’è Hermione”. Parlava velocemente, affastellando le parole.
“Ma perché hai la tua scopa con te? ... non avrai mica volato, o sì?” Chiese Harry.
“Io ... beh ... beh .., va bene, te lo dirò, ma non ridere, va bene? – rispose Ron sulla difensiva, arrossendo sempre di più ad ogni parola – Ho pensato di tentare le selezioni per il portiere di Grifondoro ora che ho una scopa decente. E adesso ridi pure!”
“No, non rido – rispose Harry – Ron è un’idea meravigliosa! Sarebbe veramente forte se tu riuscissi a far parte della squadra! Non ti h mai visto giocare come portiere, sei bravo?”
Non faccio schifo – rispose Ron che appariva immensamente sollevato dalla reazione di Harry – Charlie, Fred e George mi assegnano sempre il ruolo di portiere quando si allenano durante le vacanze”.
“Così sei andato ad allenarti stanotte?”
“Tutte le notti da martedì ... da solo. Ho provato a stregare la pluffa per farla volare verso di me, ma non è stato facile e non so a quanto mi potrà servire. Fred e George diventeranno stupidi a forza di ridere quando mi presenterò per le selezioni. Non hanno mai smesso di prendermi in giro da quando mi hanno fatto prefetto”.
“Mi piacerebbe proprio esserci” sospirò Harry con amarezza mentre tornavano nella sala comune.
“Eh, lo so ... Harry ma cos’è quella roba sulla tu mano?”
Harry che aveva scelto proprio quel momento per grattarsi il naso con la mano libera, cercò di nasconderla, ma non ebbe miglior successo di Ron con la sua Scopalinda.
“E’ soltanto un taglietto ... non è niente ... è ...”
Ma Ron aveva agguantato il braccio di Harry ed aveva sollevato la mano all’altezza dei suoi occhi. Ci fu un momento di silenzio durante il quale lesse le parole incise nella pelle, quindi, con uno sguardo nauseato, allentò la presa.
“Ma, ma non mi avevi detto che ti aveva dato solo da scrivere delle righe?”
Harry esitò, ma dopo tutto, Ron era stato onesto con lui, quindi gli raccontò la verità sulle ore trascorse nell’ufficio della Umbridge.
“Quella vecchia strega” disse Ron con un sussulto di ribellione mentre si fermavano davanti al ritratto della Signora Grassa, che stava dormendo tranquillamente con la testa appogiata alla cornice.
“Quella è malata! Vai dalla McGranitt e dille tutto!”.
“No – rispose Harry – Non voglio darle la soddisfazione di farle capire cosa mi ha fatto”.
“Ti ha fatto? Non puoi permetterle che la passi liscia!”
“Non so quanto potere abbia su di lei la McGranitt” disse Harry.
“Silente, allora, Silente!”
“No!” disse Harry con voce piatta.
“Perché no?”
“Ha già troppi pensieri” disse Harry pur sapendo che non era quella la ragione. Non sarebbe andato da Silente a chiedere aiuto, quando Silente non gli aveva rivolto la parola una sola volta da giungo.
“Bene, forse hai ragione ...” cominciò Rom, ma fu interrotto dalla Signora Grassa, che adesso li stava osservando ben sveglia e che sbottò dicendo
“Mi volete dare la parola d’ordine o devo restare sveglia tutta la notte aspettando che finiate la vostra conversazione?”
Il venerdì spuntò cupo e bagnato come il resto della settimana. Non appena entrò nella Sala Grande Harry guardò automaticamente verso il tavolo dei professori, comunque senza la reale speranza di vedere Hagrid e, subito, gli tornarono in mente i suoi problemi più pressanti, l’enorme pila d compiti che doveva svolgere e la prospettiva di un’altra serata da trascorrere con la Umbridge.
Due cose sostennero Harry durante il giorno: il pensiero che il fine settimana era vicino e il confortante pensiero che il suo periodo di punizione con la Umbridge stava per finire. Dall’ufficio della professoressa poteva godere di una lontana veduta del campo di Quidditch e, forse, con un po’ di fortuna, sarebbe stato in grado di sbirciare la selezione di Ron. Erano debolissimi raggi di speranza, ma Harry era grato per qualsiasi cosa potesse illuminare le tenebre in cui brancolava; non aveva mai avuto una settimana peggiore di quella da quando era arrivato ad Hogwarts.
Alle cinque in punto bussò alla porta dell’ufficio della professoressa Umbridge, per quella che lui sperava, ardentemente, fosse l’ultima volta, e gli fu detto di entrare.
Il pezzo di pergamena lo stava aspettando sul tavolo coperto di pizzi, la nera penna appuntita lì a fianco.
“Sa cosa deve fare, Signor Potter” disse la Umbridge sorridendogli dolcemente.
Harry sollevò la penna e guardò attraverso la finestra. Aveva spostato la sedia appena appena verso destra ... come per stare più vicino al tavolo per lavorare meglio. In questo modo aveva una lontana vista della squadra di Quidditch di Grifondoro che volava su e giù per il campo, mentre una mezza dozzina di figure nere stavano in piedi accanto ai tre alti pali delle porte, apparentemente in attesa del loro turno. Era impossibile dire, per via della distanza, chi di loro fosse Ron.
Non devo dire bugie, scrisse Harry e la ferita sulla mano si riaprì cominciando a sanguinare.
Non devo dire bugie. La ferita divenne più profonda, bruciandogli e facendogli male
Non devo dire bugie. Il sangue gli colò giù dal polso.
Lanciò un’altra occhiata alla finestra. Chiunque stesse difendendo le porte stava veramente facendo un cattivo lavoro. Katie Bell aveva segnato due volte in pochi secondi. Sperando con tutto il cuore che il portiere non fosse Ron, tornò a guardare la pergamena brillante di sangue.
Non devo dire bugie
Non devo dire bugie
Alzava lo sguardo ogni qualvolta pensava di non correre rischi, quando sentiva lo scricchiolio della penna della professoressa Umbridge o quando sentiva aprirsi un cassetto della scrivania. La terza persona che venne selezionata era abbastanza brava , la quarta fu terribile, la quinta parò un bolide in maniera eccezionale ma poi si lasciò sfuggire una facile parata. Il cielo andava oscurandosi ed Harry dubitò di poter essere in grado di vedere il sesto ed il settimo candidato.
Non devo dire bugie
Non devo dire bugie
La pergamena era ormai costellata di gocce di sangue che ormai si andava seccando. Quando rialzò la testa la notte era ormai scesa ed il campo di Quidditch non era più visibile.
“Mi lascia vedere se ha finalmente capito la lezione, posso? disse la morbida voce della Umbridge un’ora più tardi. Si mosse verso di lui allungando una mano dalle dita grassocce ed inanellate, ma quando gli prese il braccio per esaminare le parole incise nella pelle, il dolore lo assalì fulmineo, provenendo non dalla mano ferita, ma dalla cicatrice sulla sua fronte. Contemporaneamente avvertì una strana sensazione all’altezza del diaframma.
Harry liberò la mano dalla stretta della Umbridge e si alzò in piedi guardandola. Lei ricambiò lo sguardo con un sorriso che le aleggiava sulla bocca larga e molle.
“Fa male, vero?” disse dolcemente
Harry non rispose. Il cuore gli batteva forte e rapido. Lei stava parlando della sua mano o sapeva quello che era appena successo alla sua fronte?
“Bene, penso di aver ottenuto quello che volevo, signor Potter. Può andare”.
Prese lo zaino e si allontanò il più velocemente possibile.
Sta calmo, disse a se stesso mentre correva su per le scale, Sta calmo, non significa necessariamente quello che pensi tu ...
“Mimbulus mimbletonia” ansimò verso la Grassa Signora, il ritratto si aprì.
Lo assalì un rumore simile ad un ruggito. Ron venne correndo verso di lui con il viso radioso e si rovesciò addosso la burrobirra contenuta nel calice che stava stringendo.
“Harry, ce l’ho fatta, ci sono, sono il portiere!”
“Cosa, fantastico!” disse Harry e sorrise, cercando di apparire naturale,il cuore continuava a battere all’impazzata e la mano pulsava e sanguinava.
“Prendi una burrobirra” Ron gli porse una bottiglia
“Non riesco a crederci ... dov’è Hermione, è andata via?”
“E’ qui” rispose Fred, mentre tracannava una burrobirra anche lui ed indicò una poltrona vicina al fuoco. Hermione sonnecchiava con il bicchiere in precario equilibrio in mano.
“Ha detto che ne era felice quando gliel’ho comunicato” disse Ron avvicinandosi per svegliarla.
“Lasciala dormire” lo bloccò George astiosamente. Pochi momenti prima Harry aveva notato un gruppo di matricole che si aggiravano intorno a loro con inconfondibili segni di una recente emorragia nasale.
“Vieni qui Ron e guarda se la vecchia divisa di Oliver ti potrebbe andare bene – lo chiamò Katie Bell – possiamo togliere il nome e metterci il tuo, naturalmente ...”
Ron si era appena allontanato che Angelina Johnson si avvicinò ad Harry.
“Scusami, sono stata un po’ brusca con te, poco fa, Potter – disse sbrigativamente – ma lo sai è stressante gestire un gioco come questo, qualche volta penso di essere un po’ più dura di Baston”. Mentre parlava stava osservando Ron da sopra l’orlo del suo calice, le sopracciglia un po’ aggrottate.
“So che è il tuo migliore amico, ma non è certo un fenomeno – disse schiettamente – penso che con un po’ di allenamento potrà certamente migliorare. Proviene da una famiglia di ottimi giocatori di Quidditch. Mi sarei aspettata un talento maggiore di quello che ha dimostrato oggi, per essere onesta. Vicky Frobisher e Geoffrey Hooper sono stati i migliori stasera, ma Hooper è veramente un piagnucolone, si lamenta sempre per una cosa o l’altra e Vicky è coinvolta in ogni tipo di club, ha ammesso onestamente che se gli allenamenti avessero interferito con le riunioni del suo Club degli Incantesimi avrebbe messo il Club al primo posto. Comunque, ci alleneremo domani alle due, così sono sicura che ci sarai a quell’ora. E fammi un piacere aiuta Ron più che ti è possibile, va bene?”
Egli annuì, e Angelina se ne andò incontro ad Alicia Spinnet. Harry si mosse per andare a sedersi vicino ad Hermione, che si svegliò di colpo quando lui mise giù lo zaino.
“Oh Harry, sei tu ... hai sentito la buona notizia su Ron? - disse confusamente – Sono ... sono così stanca” sbadigliò “Sono stata sveglia fino alle una di notte per confezionare più cappelli. Sono scomparsi”. Infatti guardandosi intorno Harry vide che c’erano un sacco di cappelli di lana nascosti tutti intorno nella stanza da dove incauti elfi potevano accidentalmente prelevarli.
“Grande” rispose Harry distrattamente, se non lo diceva subito a qualcuno sarebbe scoppiato.
“Ascolta Hermione, ero nell’ufficio della Umbridge quando lei mi ha toccato il braccio ...”
Hermione ascoltò attentamente e quando Harry ebbe finito domandò piano “Hai paura che Tu-Sai-Chi la stia controllando come controllava Raptor.
“Sì - disse Harry abbassando la voce – è possibile, no?”
“Penso di sì – rispose Hermione, sebbene il suo tono non suonasse convincente – Ma non penso che lui possa possedere lei come ha posseduto Raptor. Mi spiego, lui adesso è veramente vivo, non è così? Possiede un suo corpo, non gli serve condividere il corpo di qualcun’altro. Potrebbe tenerla sotto la Maledizione Imperius, penso ...”.
Harry, per un attimo rimase ad osservare Fred, George e Lee Jordan che facevano giochi di prestigio con le bottiglie vuote di burrobirra. Poi Hermione continuò “L’anno scorso la cicatrice ti ha fatto male anche se non ti stava toccando nessuno e Silente non ha detto che è legato al quello che Tu-Sai-Chi stava provando in quel momento? Forse potrebbe non avere niente a che fare con la Umbridge, forse è stata solo una coincidenza che si è verificata mentre tu eri con lei”.
“Lei è il male ... – disse Harry con voce piatta – E’ un demonio perverso”
“Sì è orribile, ma ... Harry, penso che debba dire a Silente della cicatrice”.
Era la seconda volta che si sentiva dire che sarebbe dovuto andare da Silente, ma la risposta che diede ad Hermione fu la stessa che aveva dato a Ron.
“Non lo voglio annoiare con queste cose. Come hai appena detto non è una cosa grave. Mi ha fatto male, più o meno, per tutta l’estate, forse stasera un po’ è più del solito, nient’altro ...”
“Harry, sono sicura che Silente vorrebbe essere disturbato per una cosa del genere”.
“Sì – rispose Harry prima che potesse fermarsi – c’è una sola piccola parte di me stesso che interessa Silente, la mia cicatrice, non è così?”.
“Non dirlo, sai che non è vero!”
“Penso che sarà meglio che scriva a Sirius e sapere cosa ne pensa lui”.
“Harry non puoi scrivere una cosa del genere in una lettera! – disse Hermione guardandolo allarmata – Non ti ricordi?, Moody ci ha detto di stare attenti a quello che scriviamo! Non possiamo essere sicuri che i gufi non possano essere intercettati”.
“Va bene, va bene, ma glielo voglio dire comunque!” rispose Harry irritato alzandosi in piedi. “Vado a letto, glielo dici tu a Ron, per favore?”.
“No – disse Hermione guadandolo da sotto in su – Se vai tu è ora che vada a letto anch’io, non voglio essere scortese ma sono del tutto esausta e, inoltre, vorrei confezionare degli latri cappelli domani. Ascolta, mi potresti aiutare se ti va, sarebbe interessante, potrei disegnare dei modelli e cose del genere adesso”.
Harry la guardò sul viso, che risplendeva di gioia, e cercò di apparire vagamente tentato dalla sua proposta.
“Hem ... no, non peno che potrò, ti ringrazio – disse – No, non domani ho una montagna di compiti da fare ...”.
E si avviò su per le scale del dormitorio maschile, lasciandola mentre lo guardava lievemente frustrata.
CAPITOLO 14 - Percy e Felpato
Harry fu il primo a svegliarsi l’indomani nel dormitorio. Rimase sdraiato per un momento guardando galleggiare la polvere nel raggio di sole che penetrava dall’apertura del suo letto a baldacchino, assaporando che fosse sabato. Sembrava che la prima settimana di lezioni lo avesse spossato per sempre, come una gigantesca lezione di storia della magia.
Dal silenzio e dalla dolcezza del raggio di sole, capì che era da poco sorto il sole. Sospinse le tende intorno al suo letto, si alzò e incominciò a vestirsi. L’unico suono, a parte il lontano cinguettio degli uccelli, era il lento, profondo e pieno respirare dei suoi compagni di Grifondoro. Aprì la sua cartella attentamente, estrasse la pergamena e la piuma e usci dal dormitorio per recarsi nella stanza comune.
Mettendosi diritto sulla sua morbida poltrona preferita di fianco al camino, ora spento, Harry si sistemò comodamente e srotolò la sua pergamena guardando la stanza attorno. Pezzettini accartocciati di pergamena, vecchie sputacchiere, giare d’ingredienti vuote e le carte dei dolci che solitamente sono sparse per la sala comune alla fine di ogni giorno, erano scomparse, così come tutti i capellini per gli elfi di Hermione. Chiedendosi vagamente quanti elfi fossero stati liberati che lo volessero o meno, Harry aprì la boccetta d’inchiostro, intinse la piuma, e la tenne sospesa sulla superficie liscia e giallastra della sua pergamena, pensando intensamente… ma dopo qualche minuto, si ritrovò impigliato, non sapendo cosa doveva dire.
Ora poteva apprezzare quanto difficile doveva essere per Ron e Hermione scrivergli durante l’estate. Aveva supposto di dire a Sirius tutto quello che era successo nella passata settimana e di porgli tutte le domande che ardentemente voleva porre senza dare a potenziali intercettatori un sacco di informazioni che non voleva che avessero?
Rimase immobile per un po’, incantato davanti al caminetto, poi, presa la decisione, intinse ancora il pennino nella boccetta d’inchiostro e lo avvicinò, risoluto alla pergamena.
Caro Tartufo,
Spero che tu stia bene, la prima settimana dopo il ritorno è stata terribile, sono felice che sia il weekend.
Abbiamo una nuova insegnante di arti oscure, la professoressa Umbridge. E’ quasi simpatica come tua mamma. Ti scrivo perché le cose di cui ti ho scritto l’estate scorsa sono riaccadute l’altra notte quando stavo scontando una punizione con Umbridge.
Ci manca il nostro più grande amico, spero ritorni presto.
Per favore rispondi subito.
A presto
Harry
Harry rilesse la lettera più volte, cercando di vederla da un punto di vista di uno sconosciuto. Non riuscì a trovare come uno sconosciuto potesse capire di che cosa stesse parlando – o di chi stesse parlando- solo leggendo la lettera. Sperava che Sirius cogliesse l’accenno a Hagrid e dicesse loro quando sarebbe tornato. Harry non voleva chiederlo direttamente nel caso la lettera attirasse troppa attenzione su cosa Hagrid stesse facendo mentre non era a Hogwarts.
Considerando che era una lettera corta, ci aveva messo molto tempo a scriverla; la luce del sole si era spostata attraverso la stanza mentre stava scrivendo e adesso poteva sentire suoni di movimento distanti su nei dormitori. Sigillando la busta attentamente, uscì dal buco coperto dal ritratto e si arrampicò alla gufiera.
‘Non ti lascio andare da questa parte se sei tu,’ disse Nick quasi senzaTesta, scivolando sconcertato attraverso un muro giusto di fronte a Harry come per bloccargli il passaggio. ‘ Pix sta preparando un divertente scherzo al prossimo che oltrepassa il busto di paracelso a metà del corridoio.’
‘Vuole far cadere paracelso sulla testa della persona?’
‘Si, abbastanza divertente,’ disse Nick quasi senzaTesta in una voce annoiata, ‘ la sottigliezza non è mai stata un punto di forza di Pix. Sono stufo di cercare il Barone Sanguinario…Dovrebbe essere in grado di fermarlo…Ci vediamo Harry…’
‘Si, arrivederci,’ disse Harry e invece di girare a destra, prese a sinistra, prendendo una strada più lunga, ma sicura per la gufiera. Il suo morale migliorò mentre camminava di finestra in finestra ammirando un brillante cielo blu; aveva l’allenamento più tardi, alla fine sarebbe tornato sul campo di Quidditch.
Qualcosa gli sfiorò le caviglie. Guardò verso il basso e vide la scheletrica gatta grigia del bidello, Mrs Puss, sgattaiolando dopo di lui. Fissò i suoi occhi gialli come lampadine su di lui per un istante prima di sparire dietro la statua di Wilfred il Malinconico.
‘Non sto facendo niente di male ’ disse Harry alla gatta. Aveva la chiara aria di una gatta che stava per far rapporto al suo capo, sebbene Harry non capisse perché, gli era perfettamente permesso salire alla gufiera sabato mattina.
Il sole ora era alto nel cielo e quando Harry entrò le finestre senza vetri abbagliarono i suoi occhi; sottili raggi di sole argentini s’incrociavano nella sala circolare dove centinaia di gufi erano appollaiati sui supporti, alcuni addormentati nella luce del primo mattino, altri chiaramente di ritorno dalla caccia. La paglia che copriva il pavimento scricchiolò quando schiacciò le ossa di piccoli animali, allungando il collo per trovare Edvige.
‘Eccoti’ disse, scorgendola da qualche parte vicino al soffitto della volta. ‘Vieni qua, ho una lettera per te.’ Con un basso verso, spiegò le sue grandi ali bianche e si posò sulla sua spalla.
‘Ok, so che c’è scritto Tartufo sulla busta,’ le disse, dandole la lettera che lei prese con il becco e, senza sapere perché, sussurrò ‘ma è per Sirius, OK?’
Lei ammiccò con i suoi occhi ambrati e lui capì che aveva capito.
‘Buon volo, allora,’ disse Harry e la portò ad una delle finestre; con una leggera pressione sul braccio Edvige decollò nel cielo brillante. La guardò finché divenne un piccolo puntino e sparì, poi lanciò uno sguardo alla capanna di Hagrid, chiaramente visibile dalla finestra, e chiaramente disabitata, il camino senza fumo, le tende tirate.
Le cime degli alberi della foresta proibita frusciarono nella brezza leggera. Harry le guardò, assaporando l’aria fresca sul suo viso, pensando al Quidditch più tardi… e lo vide. Un grande cavallo con ali di rettile, come quelli che tiravano le carrozze di Hogwarts, con nere ali simili al cuoio allargate come quelle di un pterodattilo, si alzo alto fuori dagli alberi come un grottesco, enorme uccello. Fece un gran cerchio e si rituffò negli alberi. L’intera visione fu molto veloce, Harry non voleva credere a ciò che aveva visto, eccetto il fatto che il suo cuore martellava fortemente.
La porta della gufiera si aprì dietro di lui. Saltò in aria per lo spavento e, girandosi velocemente, vide Cho Chang che teneva una lettera e un pacchetto nelle mani.
‘Ciao,’ disse Harry automaticamente.
‘Oh… ciao,’ rispose lei in un fiato. ‘ Non pensavo che qualcuno potesse venire quassù così presto… mi sono appena ricordata cinque minuti fa che è il compleanno di mia mamma.’
Alzò il pacchetto.
‘Ok,’ disse Harry. Il suo cervello sembrava disturbato. Voleva dire qualcosa di divertente e interessante, ma il ricordo del terribile cavallo alato era troppo fresco nella sua mente.
‘Bella giornata,’ disse, indicando la finestra. Dentro di lui si senti veramente imbarazzato. Il tempo. Stava parlando del tempo…
‘ Si,’ disse Cho, guardandosi intorno per un gufo. ‘Ottime condizioni per il Quidditch. Non sono uscita mai questa settimana e tu?’
‘Neanche io,’ rispose Harry.
Cho aveva scelto un gufo della scuola. Lo teneva sul suo braccio, mentre lui teneva sollevata obliquamente una zampa, in modo che lei potesse allacciare il pacchetto.
‘Ehi, la squadra del Grifondoro ha un nuovo portiere, no?’ chiese.
‘Si,’ disse Harry. ‘È il mio amico Ron Weasley, lo conosci?’
‘Quello che odia i Tornado?’ disse Cho freddamente. ‘È bravo?’
‘Si,’ disse Harry, ‘Penso di si. Non ho visto il suo provino, ero in punizione.’
Cho alzò lo sguardo, il pacchetto solo a metà attaccato alla zampa del gufo.
‘Quella pazza donna della Umbridge,’disse a bassa voce. ‘ Metterti in punizione solo perché hai detto la verità su come- come –com’è morto. Tutti lo hanno saputo, se n’è parlato in tutta la scuola. Sei stato veramente coraggioso affrontandola così.’
I sentimenti di Harry si gonfiarono così rapidamente che si sentì come se galleggiasse a pochi pollici dal pavimento. Chi se ne importava di uno stupido cavallo volante; Cho pensava che lui era stato veramente coraggioso. Per un momento, considerò di mostrarle accidentalmente la cicatrice sulla mano mentre la aiutava a legare il suo pacchetto al gufo… ma nell’istante in cui questi pensieri prendevano forma, la porta della gufiera si aprì di nuovo.
Gazza il bidello irruppe nella stanza. C’erano due grandi segni viola sulle sue guance venate, il suo respiro era affannato e i suoi sottili capelli grigi spettinati; aveva evidentemente corso. Mrs Puss arrivò trotterellando ai suoi piedi, lanciando sguardi all’insù ai gufi e miagolando arrabbiata. Ci fu un brusco movimento d’ali dal basso e un grande gufo marrone fece schioccare il becco in modo minaccioso.
‘Aha!’ disse Gazza, facendo un passo in direzione di Harry, le guance tremanti di rabbia. ‘Ho avuto la soffiata che hai intenzione di ordinare un grosso quantitativo di caccabombe!’
Harry allargo le braccia e rimase di fronte al bidello.
‘Chi vi ha detto che stavo ordinando caccabombe?’
Cho guardava Harry e Gazza, anche lei immobile; il vecchio gufo sul suo braccio, stanco di stare su una sola zampa, diede un verso ammonitore, ma lei lo ignorò.
‘ho le mie fonti,’ disse Gazza in un tono auto celebrante. ‘Adesso mostrami cosa stavi spedendo.’
Sentendosi immensamente soddisfatto di non aver tardato nell’inviare la lettera, Harry disse, ‘Non posso, è andata.’
‘Andata?’ disse Gazza, con il viso contorto dalla rabbia.
‘Andata’ rispose Harry calmo.
Gazza aprì la sua bocca furiosamente, la lasciò aperta per alcuni secondi, poi fissò i vestiti di Harry con i suoi occhi.
‘Come faccio a sapere che non l’hai in tasca?’
‘Perché - L’ho visto io spedirla,’ disse Cho irosamente.
‘Lo hai visto-?’
‘Si, l’ho visto spedirla,’ disse fieramente.
Ci fu un momento di pausa nel quale Gazza fissò Cho e Cho ricambiava lo sguardo, poi il bidello girò sui suoi tacchi e si diresse verso la porta. Si fermò con le mani sui fianchi e guardò Harry.
‘Se trovo qualcosa come le caccabombe…’
E sparì giù dalle scale. Mrs Puss lanciò un ultimo lungo sguardo ai gufi e lo seguì.
Harry e Cho si guardarono.
‘Grazie,’ disse Harry.
‘Non ci sono problemi,’ rispose Cho, finalmente fissando il pacchetto alla zampa del gufo, con il viso arrossato. ‘Non stavi ordinando caccabombe vero?’
‘No’, disse Harry.
‘Mi chiedo perché lo pensasse, allora?’ disse mentre portava il gufo alla finestra.
Harry sollevò le spalle. Era sorpreso quanto lei, sebbene non ci badasse più di tanto al momento.
Lasciarono la gufiera insieme. All’entrata del corridoio che immetteva all’ala ovest del castello, Cho disse,’ Vado da questa parte. Ok, ci… ci vediamo in giro, Harry.’
‘Si… ci vediamo.’
Lei gli sorrise e partì. Harry camminava, sentendosi abbastanza eccitato. Aveva condotto un’intera conversazione con lei senza imbarazzarsi neanche una volta… sei stato veramente coraggioso ad affrontarla così… Cho lo aveva chiamato coraggioso… non lo odiava per essere sopravvissuto…
Naturalmente, lei aveva preferito Cedric, lo sapeva… pensando che se solo le avesse chiesto del ballo prima di Cedric, le cose avrebbero potuto andare in un altro modo… sembrava veramente dispiaciuta di rifiutare quando Harry gliela aveva chiesto…
‘’Giorno,’ disse Harry raggiante a Ron e Hermione quando li raggiunse al tavolo di Grifondoro nella sala grande.
‘Perché sei così compiaciuto?’ disse Ron, guardando Harry sorpreso.
‘Ehm… Per il Quidditch dopo,’ disse Harry felicemente, prendendo un largo piatto di uova e pancetta davanti a lui.
‘Oh… certo…’ disse Ron. Mise giù il pezzo di toast che stava mangiando e prese una tazza grande di succo di zucca. Poi disse, ‘Ascolta… non è che potresti uscire con me un po’ prima? Giusto per –ehm- esercitarsi un po’ prima dell’allenamento? Così posso, sai, prepararmi un poco.’
‘Si, ok,’ disse Harry.
‘Guarda, non penso che dovreste,’ disse Hermione seria. ‘Siete entrambi molto indietro con i compiti - ‘
Ma fu interrotta; la posta del mattino stava arrivando e, come al solito, la Gazzetta del profeta stava svolazzando verso di lei nel becco di un barbagianni, che atterrò pericolosamente vicino alla zuccheriera e sollevò una zampa. Hermione mise uno zellino nella sua borsa di cuoio, prese il giornale, e visionò la prima pagina criticamente mentre il gufo prendeva il volo.
‘Qualcosa d’interessante?’ chiese Ron. Harry sogghignò sapendo che Ron cercava di distrarla dal parlare dei compiti.
‘No,’ sbottò Hermione, ‘solo alcuni pettegolezzi sul bassista delle Sorelle Stravagarie che si sposa,’
Hermione aprì il giornale e sparì dietro a questo. Harry si servì ancora di uova e pancetta. Ron guardava dalla grande finestra, con uno sguardo un po’ preoccupato.
‘Aspetta un attimo,’ disse Hermione all’improvviso. ‘Oh no… Sirius!’.
‘Cos’è successo?’ disse Harry, tirando il giornale così forte che si ruppe nel mezzo, con lui e Hermione che tenevano una parte ciascuno.
‘” Il ministero della magia ha ricevuto la soffiata da una fonte attendibile che Sirius Black, noto pluri omicida…bla bla bla.. sia ora nascosto a Londra!”’ Hermione lesse dalla sua metà in un angosciato sospiro.
‘Lucius Malfoy, ci scommetto quello che volete,’ disse Harry con una voce bassa e furiosa. ‘Ha riconosciuto Sirius al binario…’
‘Cosa?’ disse Ron, guardandolo allarmato. ‘Non avevi detto che - ‘
‘Shh!’ dissero gli altri due.
‘… “Il ministero avverte la comunità magica che Black è molto pericoloso… ha ucciso tredici persone… fuggito da Azkaban…” le solite stupidaggini,’ concluse Hermione, mettendo giù la sua metà del giornale e guardando preoccupata Harry e Ron. ‘Ok, non dovrà lasciare la casa un’altra volta, è tutto,’ sussurrò. ‘Silente lo aveva avvertito.’
Harry guardò tristemente alla Gazzetta che aveva strappato. La maggior parte delle pagine erano dedicate alla pubblicità di Vestiti per ogni occasione di Madame Malkin, che apparentemente faceva i saldi.
‘Ehi!’ disse, abbassando il giornale in modo che Ron e Hermione potessero vedere. ‘Guardate questo!’
‘Ho tutti i vestiti che voglio,’ disse Ron.
‘No,’ disse Harry. ‘guarda… questo piccolo pezzo qui…’
Ron e Hermione si fecero più vicini per leggere; l’oggetto era circa lungo un pollice ed era sistemato in fondo a destra della colonna. Ed era sottolineato:
SCASSO AL MINISTERO
Sturgis Podmore, di 38 anni, di Clapham, giardini Laburnum al numero due, è apparso davanti al Tribunale della legge Magica (così è tradotto nel 4) accusato di scasso e tentato furto al ministero della magia il 31 agosto. Podmore è stato arrestato dal guardiamaghi del ministero della magia Eric Munch, che lo ha trovato mentre tentava di forzare una porta di massima sicurezza all’una di notte. Podmore, che ha rifiutato di parlare in sua difesa, è stato condannato per entrambe le accuse a sei mesi di carcere ad Azkaban.
‘Sturgis Podmore?’ disse Ron lentamente. ‘ Non è quel tipo che sembra che gli abbiamo schiacciato la testa, non è lui? E’ uno dell’ord-‘
‘Ron, shh!’ disse Hermione, lanciando un terrorizzato sguardo intorno.
‘Sei mesi ad Azkaban!’ sussurrò Harry scioccato. ‘Solo per aver provato ad attraversare una porta!’
‘Non essere sciocco, non stava solo provando ad attraversare una porta. Ma cosa cavolo stava facendo al ministero della magia all’una di notte?’ sbottò Hermione.
‘Non capisci che stava facendo qualcosa per l’ordine?’ suggerì Ron.
‘Aspettate un attimo…’ disse Harry lentamente. ‘Aspettavano Sturgis per partire con noi, ricordate?’
Gli altri due lo guardarono.
‘Si, avrebbe dovuto far parte della guardia per andare a King Cross, ricordate? E Moody era preoccupato perché non poteva cambiare i turni; e quindi non avrebbe potuto dare il lavoro agli altri, no?’
‘Bene, può essere che non si aspettassero che venisse preso,’ disse Hermione.
‘Potrebbe essere stata una trappola,’ Ron esclamò eccitato. ‘No – ascoltate!’ si avvicinò abbassando la voce allo sguardo minaccioso di Hermione. ‘ Il ministero sospetta che lui è uno di quelli di Silente – non so – fanno in modo che lui vada al ministero, e lui non stava tentando di forzare una porta di sicurezza! Forse hanno fatto in modo che venisse preso!’
Ci fu una pausa mentre Hermione e Harry consideravano la cosa. Harry non era molto convinto, mentre Hermione, d’altra parte, sembrava molto impressionata.
‘Sai, non sarei molto sorpresa se fosse vero.’
Ripiegò la sua metà di giornale pensierosa. Quando Harry posò la sua forchetta e il suo coltello, lei si ridestò.
‘Ok, penso che dovremmo prima di tutto finire il tema per la Sprite sugli arbusti auto fertilizzanti e poi se siamo fortunati possiamo iniziare gli incantesimi di congiura inanimata della McGrannitt prima di pranzo…’
Harry sentì un po’ di colpa al pensiero di tutti i compiti che lo aspettavano di sopra, ma il cielo era di un blu splendente, e non aveva utilizzato la sua firebolt per una settimana…
‘Credo che li faremo stanotte,’ disse Ron, mentre scendevano la dolce discesa verso il campo di Quidditch, con i loro manici di scopa sulle spalle, e con gli avvertimenti di Hermione ancora nelle orecchie su come avrebbero fallito il loro GUFO. ‘E poi abbiamo domani. Si preoccupa troppo dello studio, questo è il suo problema…’ Ci fu una pausa e poi aggiunse, in un tono un po’ più ansioso ‘Cosa credi che significhi il fatto che dica che non ci lascerà copiare?’
‘Si, ci lascerà,’ disse Harry. ‘Senti, anche questo è importante, dobbiamo esercitarci se vogliamo restare nella squadra di Quidditch…’
‘Si è vero,’ disse Ron, in un tono rincuorato. ‘ E abbiamo un sacco di tempo per farli tutti…’
Quando arrivarono al campo di Quidditch, Harry lanciò uno sguardo sulla sua destra dove gli alberi della foresta proibita frusciavano scuri. Niente volava fuori dagli alberi; il cielo era vuoto eccetto pochi gufi lontani che svolazzavano intorno alla torre della Gufiera. Ne aveva abbastanza di preoccuparsi; i cavalli volanti non gli avevano dato nessun fastidio; si levò il pensiero dalla mente.
Raccolse le palle dal baule nello spogliatoio e cominciarono a lavorare, con Ron che difendeva i tre anelli delle porte e con Harry che giocava cacciatore cercando di lanciare la pluffa dietro Ron. Harry pensava che Ron fosse abbastanza bravo; bloccava i tre quarti dei lanci che Harry tentava e migliorò con la pratica. Dopo un paio d’ore tornarono al castello per pranzo – durante il quale Hermione disse loro chiaramente che pensava fossero degli irresponsabili – poi ritornarono al campo di Quidditch per il vero allenamento. Tutti i giocatori della squadra, eccetto Angelina, erano pronti negli spogliatoi quando entrarono.
‘Tutto a posto, Ron?’ disse Gorge, ammiccando a lui.
‘Si,’ disse Ron, che si era calmato durante il tragitto al campo.
‘Pronto a mostrarci tutto, Prefetto Rossiccio?’ disse Fred, emergendo spettinato dalla sua casacca di Quidditch, con un sorriso malizioso sul viso.
‘Zitto,’ disse Ron, pietrificato, mettendosi la sua casacca per la prima volta. Gli andava piuttosto bene considerando che non era Oliver Baston, che aveva le spalle ben più larghe.
‘Tutti ok’, disse Angelina entrando dall’ufficio del capitano, già cambiata. ‘Andiamo; Alicia e Fred, potete solo portare le palle per noi. Oh, ci sono un paio di persone fuori a guardarci, ma voglio che voi le ignorate, ok?’
Qualcosa nel suo tono di voce volutamente casuale, fece sospettare a Harry che conoscesse chi fossero gli ospiti non invitati, e sufficientemente sicuro, quando uscirono dallo spogliatoio nella luce brillante del campo, ci fu una tempesta di nomignoli e insulti dalla squadra di Quidditch di Serpeverde e dei suoi sostenitori che si erano raggruppati a metà degli spalti vuoti e le cui voci echeggiavano forti nello stadio.
‘Cosa sta cavalcando Weasley?’ Malfoy urlò nel suo tono canzonatorio. ‘ perché nessuno volerebbe con classe su un vecchio manico ammuffito come quello?’
Tiger, Goyle e Pansy Parkinson sussultavano dal ridere. Ron salì sul suo manico di scopa e scalciò il terreno sollevandosi, Harry lo seguì guardando da dietro le sue orecchie diventare rosse. ‘Ignorali’ disse, accelerando per raggiungere Ron, ‘vedremo chi riderà dopo che avremo giocato con loro…’
‘È esattamente lo spirito che voglio, Harry ’ disse Angelina approvando, svolazzando intorno a loro con la pluffa sotto il braccio e lentamente scivolando appena davanti alla sua squadra in volo. ‘Ok, iniziamo con alcuni passaggi per scaldarci, tutta la squadra per favore –‘
‘Ehi, Johnson, cos’è quel taglio di capelli?’ urlò Pansy Parkinson dal basso. ‘Perché qualcuno vorrebbe assomigliare ad uno con dei vermi che escono dalla sua testa?’
Angelina fece oscillare le sue lunghe trecce dal suo viso e continuò con calma, ‘Disperdetevi, e osservate cosa stiamo per fare…’
Harry fece retromarcia rispetto agli altri lontano dalla parte degli anelli. Ron retrocedette fino alla porta opposta. Angelina alzò la Pluffa con una mano e la lanciò forte a Fred, che la passò a Gorge, che la passò a Harry, che la passò a Ron, che la fece cadere.
I Serpeverde, condotti da Malfoy, esplosero in grida e urla di scherno. Ron, che era sceso in picchiata verso il suolo per prendere la Pluffa prima che toccasse terra, uscì dalla picchiata in modo disordinato, così che scivolò di lato dalla scopa, e ritornò in alto per giocare, arrossito. Harry vide Fred e George scambiarsi un’occhiata, ma stranamente nessuno di loro disse una parola, cosa per la quale fu grato a loro.
‘Passala, Ron’ disse Angelina come se non fosse successo niente.
Ron lanciò la Pluffa ad Alicia, che la lanciò indietro a Harry, che la passò a George...
‘Ehi, Potter, come va la tua cicatrice?’, urlo Malfoy, ‘Sicuro che non hai bisogno di sdraiarti? E’ già una settimana che non passi in infermeria, é un record per te, non é vero?’
George passò ad Angelina, che passò da dietro a Harry, che non se lo aspettava ma la prese con le punta delle dita, ripassò velocemente a Ron, che si allungò per prenderla, ma la mancò di un pollice.
‘Vieni qua Ron’ disse Angelina di traverso, mentre lui picchiava al suolo per recuperare la Pluffa al suolo. ‘Fai attenzione’
Era difficile dire quale tra il viso di Ron e la Pluffa fosse più rosso, quando tornò in alto. Malfoy e il resto dei Serpeverde stavano urlando dalle risate.
Al suo terzo tentativo Ron prese la Pluffa, forse troppo sollevato, la lanciò troppo entusiasticamente, che passò dritta tra le mani tese di Katie, colpendola duramente sul viso.
‘Scusa,’ gemette Ron, lanciandosi verso di lei per vedere se aveva fatto qualche danno.
‘Torna in posizione, sta bene’ abbaio Angelina. ‘Ma se tu passi la Pluffa ad un membro della squadra, non cercare di buttarlo giù dalla scopa, no? Abbiamo i battitori per questo!’
Il naso di Katie stava sanguinando. In basso i Serpeverde sbattevano i piedi schernendo. Fred e George conversero su Katie.
‘Prendi questa’ le disse Fred, tirando fuori dalla tasca qualcosa di piccolo e di viola, ‘ ti passa subito’
‘Ok’ urlò Angelina, ‘ Fred, George andate e recuperate i vostri bastoni e i bolidi. Ron vai in porta. Harry lascia il boccino quando ti dirò vai. Siamo qui per allenare Ron, ovviamente’
Harry, segui i gemelli per recuperare il boccino.
‘Ron sta facendo le cose in malo modo, no?’ sbottò George, quando atterrarono tutti e tre vicino al cesto contenente le palle e lo aprirono per estrarre uno dei bolidi e il boccino d’oro.
‘e’ solo nervoso,’ disse Harry,’andava benissimo stamattina quando ci siamo esercitati.’
‘Si, ok, speriamo si riprenda presto’ disse Fred freddamente.
Poi ritornarono in aria. Quando Angelina fischiò, Harry liberò il boccino e George e Fred lasciarono volare il bolide. Da quel momento Harry si occupò a malapena di quello che gli altri stavano facendo. Il suo lavoro era di recuperare la piccola palla d’oro svolazzante che valeva centocinquanta punti per la squadra del cercatore, cosa che richiedeva velocità e abilità. Accelerò, rollando e facendo slalom dentro e fuori dai cerchi, con la tiepida aria autunnale sul viso, e le grida distanti dei Serpeverde sempre più senza senso alle sue orecchie. Ma presto, un fischio lo richiamò.
‘Stop-stop-STOP’ urlò Angelina, ‘Ron, non stai coprendo al centro!’
Harry guardò verso Ron, che stava galleggiando di fronte all’anello di sinistra, lasciando gli altri due scoperti.
‘Oh... mi dispiace...’
‘Continui a scivolare mentre guardi i Cacciatori!’ disse Angelina. ‘Devi stare in posizione centrale fino a quando non devi muoverti per difendere uno dei cerchi, o altrimenti ruota intorno, ma non scivolare da una parte come é successo negli ultimi tre goal.!’
‘Mi dispiace...’ Ripeté Ron, con il viso rosso splendente come pancetta sul cielo blu brillante.
‘E Katie non puoi fare niente per il sangue dal naso?’
‘Sta peggiorando!’ disse Katie asciutta, tentando di fermare il flusso con la sua manica.
Harry lanciò uno sguardo a Fred, che stava guardando ansioso e controllando le sue tasche. Vide Fred estrarre qualche cosa di viola, esaminandola e poi cercando con lo sguardo Katie, evidentemente scioccato.
‘Ok, riproviamo’, disse Angelina. Stava ignorando i Serpeverde, che avevano cominciato a cantare ‘Grifondoro son perdenti, Grifondoro son perdenti’ ma con una certa rigidità stava seduta sulla scopa.
Il tempo di volare per circa tre minuti e Angelina fischiò ancora. Harry che aveva appena visto il boccino svolazzare intorno all’altra porta, cominciò a sentirsi angustiato.
‘Cosa c’é adesso?’ disse impazientemente ad Alicia, che era la più vicina.
‘Katie,’ disse brevemente.
Harry si girò e vide Angelina, Fred e George volare più veloce che potevano verso Katie. Harry e Alicia fecero lo stesso. Era chiaro che Angelina avesse stoppato l’allenamento giusto in tempo; Katie stava sbiancando ed era ricoperta di sangue.
‘Ha bisogno dell’infermeria’, disse Angelina.
‘La portiamo noi,’ disse Fred. ‘Lei – ehm- deve aver ingoiato una pastiglia bolla d’anima per errore - ‘ Ok, non ha senso continuare senza i battitori e con un cacciatore andato,' disse Angelina duramente mentre Fred e George si avvicinavano al castello sostenendo Katie tra di loro. ‘Andiamo, andiamo a cambiarci.’
I Serpeverde continuavano a cantare mentre loro rientravano nello spogliatoio.
‘Com’é andato l’allenamento?’ chiese Hermione a freddo un’ora e mezza dopo, quando Harry e Ron si arrampicarono attraverso il buco nel ritratto nella stanza comune di Grifondoro.
‘é stato-‘ cominciò Harry.
‘Completamente disastroso’ disse Ron in un filo di voce, affondandosi in una sedia dietro Hermione. Lei lo guardò e la sua freddezza sembrava sciogliersi.
‘Dai, é stata solo la prima volta,’ disse consolandolo, ‘é normale che ci voglia del tempo per-‘
‘Chi ha detto che sono stato io a rendere tutto disastroso?’ schioccò Ron.
‘Nessuno,’ disse Hermione, guardandolo, ‘Pensavo-‘
‘Pensavi che fossi un incapace?’
‘No, naturalmente no! Ascolta, tu hai detto che é stato un disastro, così io ho solo-‘
‘Vado a fare i compiti’ disse Ron irritato e sbattendo i piedi sulla scala del dormitorio dei ragazzi e sparì dalla vista. Hermione si girò verso Harry.
‘e’ stato un disastro?’
‘No’, rispose Harry onestamente.
‘Ok, penso che potrebbe giocare meglio,’ ammise Harry, ‘ma é stato il primo allenamento come hai detto tu...’
Ne Harry ne Ron, avanzarono molto con i loro compiti quella sera. Harry sapeva che Ron era troppo preoccupato per la sua cattiva performance all’allenamento di Quiddtich, e lui stesso aveva difficoltà a far uscire dalla sua testa il canto ‘I Grifondoro sono perdenti’.
Passarono tutta la giornata di domenica nella sala comune, sepolti nei loro libri mentre la sala intorno si riempiva e si svuotava. Era un’altra magnifica giornata e molti dei loro compagni di Grifondoro passarono la giornata all’aperto, godendosi l’ultimo sole dell’anno. Alla sera Harry si sentiva come se qualcuno avesse sbattuto il suo cervello all’interno della testa.
‘Sai dovremmo provare a fare più compiti durante la settimana,’ Harry suggerì a Ron mettendo da parte il lungo tema sugli incantesimi di coniugazione inanimata della Professoressa McGrannitt e incominciando miseramente l’altrettanto lungo tema sulle lune di Giove della professoressa Sinistra.
‘Si,’disse Ron strofinando gli occhi arrossati e gettando la sua quinta pergamena accartocciata nel fuoco dietro di lui. ‘Ascolta... potremmo giusto chiedere a Hermione se ci fa dare un’occhiata a quello che ha fatto?’
Harry lanciò un’occhiata verso di lei; era seduta con Grattastinchi sul grembo e stava chiacchierando amabilmente con Ginny mentre un paio di ferri da maglia svolazzavano a mezz’aria, realizzando un paio di calzini per elfo senza forma.
‘No’, disse secco,’ Sai che non ci lascerebbe guardare.
E così lavorarono fino a che cominciò ad imbrunire. Lentamente, la folla nella sala comune si assottigliò ancora. Alle 11 e mezza, Hermione guardando verso di loro, chiese:
‘Quasi finito?’
‘No’ rispose Ron brevemente.
‘La più grande luna di Giove é Ganimede, non Callisto’ disse, puntando da sopra la spalla di Ron ad una riga del tema di Astronomia, ‘ed é Io che ha i vulcani.’
‘Grazie,’rispose Ron acido come a delle offese.
‘Scusa, solo-‘
‘Si, ok, se sei venuta solo per criticare-‘
‘Ron-‘
‘Non ho tempo di sentire la predica, ok, Hermione, ne ho abbastanza qui-‘
‘No- guarda!’
Hermione stava puntando il dito alla finestra più vicina. Harry e Ron guardarono entrambi. Un bel gufo era appollaiato sul davanzale guardando dentro la stanza in direzione di Ron.
‘Non é Hermes?’ disse Hermione, meravigliata.
‘Cavoli, é lui’. Disse Ron, tranquillo, mettendo giù il pennino e alzandosi in piedi. ‘Cosa mi scriverà Percy?’
Attraversò la stanza verso la finestra e l’aprì; Hermes volò all’interno, atterrò sul tema di Ron e sollevò la zampa dove era fissata la lettera. Ron prese la lettera e il gufo partì, lasciando impronte d’inchiostro sul disegno di Ron della luna Io.
‘È la scrittura di Percy’ disse Ron, ritornando alla sedia e contemplando le parole scritte sulla pergamena: Ronald Weasley, Torre Grifondoro, Hogwarts. Sollevò lo sguardo sugli altri due. ‘Cosa ne pensate?’
‘Aprila!’ disse Hermione ardentemente, ed Harry annuì.
Ron srotolò la pergamena e incominciò a leggere. Più gli occhi scorrevano la pergamena, più l’espressione diventò corrucciata. Quando finì di leggere, sembrava disgustata. Passò la lettera a Harry e Hermione, che si avvicinarono l’uno all’altra per leggerla insieme.
Caro Ron,
ho appena saputo (dal ministro della Magia in persona, che é stato informato dalla nuova insegnante, la professoressa Umbridge) che sei diventato prefetto di Hogwarts.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho ricevuto la notizia e prima di tutto ti porgo le mie congratulazioni. Devo ammettere che ho sempre avuto paura che tu potessi prendere quella che noi chiamiamo ‘ la strada di Fred e George’, invece, lontani dal seguire i miei passi, quindi immagina i miei sentimenti quando ho sentito che tu hai smesso di prenderti gioco delle autorità e hai deciso di prenderti sulle spalle delle reali responsabilità.
Ma voglio dirti più che le mie congratulazioni, Ron, voglio darti anche dei consigli, ecco perché ti invio questa lettera di notte e non con l’usuale posta del mattino. Sperando che tu possa leggerla lontano da occhi indiscreti ed evitando situazioni imbarazzanti.
Da quanto il ministro ha lasciato trapelare quando mi ha detto che sei diventato prefetto, ho dedotto che stai frequentando ancora molto Harry Potter. Devo dirtelo, Ron, che niente mette più in pericolo di perdere il tuo distintivo che continuare a fraternizzare con quel ragazzo. Si, sono sicuro che sei sorpreso di sentirlo- e senza dubbio sai che Harry Potter é sempre stato il preferito di Silente- ma sento di dirti che Silente non resterà in carica a Hogwarts ancora per molto e le persone che contano hanno una diversa – e probabilmente più attenta- visione del comportamento di Potter. Non ti dirò più di così, ma se guardi la Gazzetta del Profeta di domani, avrai una buona idea di che vento stia tirando e vedere se puoi farti un’idea della verità.
Seriamente, Ron, tu non vuoi essere dipinto allo stesso modo di Potter, potrebbe essere molto dannoso per le tue prospettive future, e sto parlando qui della tua vita dopo la scuola. Come dovresti essere già informato, perché nostro padre lo ha accompagnato davanti alla corte, Potter ha avuto un’udienza disciplinare davanti a tutto il tribunale della legge magica, e non ne è uscito come se non fosse successo niente. Ne è uscito per una scappatoia tecnica, e se tu chiedi a me molte delle persone con cui ho parlato rimangono convinte della sua colpa.
Potrebbe essere che sei spaventato da diverse cose di Potter – so che può essere un po’ squilibrato, e, per quello che ne so, violento – ma se hai qualche preoccupazioni riguardo a questo, o hai notato qualcosa nel comportamento di Potter che ti preoccupa, ti invito a parlare a Dolores Umbridge, una donna sincera tutto d’un pezzo che so contenta di poterti consigliare.
Questo mi conduce ad altri piccoli consigli. Come ti ho suggerito sopra, il regime di Silente a Hogwarts finirà presto. La tua fedeltà, Ron, non dovrà essere a lui, ma alla scuola ed al ministero. Sono molto dispiaciuto di sentire che, fino ad ora, la professoressa Umbrigde sta incontrando poca collaborazione dallo staff mentre si dedica a fare i necessari cambiamenti all’interno di Hogwarts che il Ministro desidera ardentemente (sebbene per lei sarà molto più facile dalla settimana prossima- ancora, guarda la Gazzetta del Profeta domani!). Vorrei dirti solo questo – uno studente che mostra la volontà di aiutare la professoressa Umbridge ora potrebbe essere ben messo per il posto di capoclasse in un paio d’anni!
Mi dispiace che non ho potuto vederti più spesso quest’estate. Mi rincresce criticare i nostri genitori, mi dispiace, ma non posso vivere sotto il loro tetto fintanto che restano mescolati alla folla che circonda Silente. (Se scrivi a mamma su questo punto, potresti dirle che un certo Sturgis Podmore, che è un grande amico di Silente, è stato recentemente mandato ad Azkaban per scasso al ministero. Forse questo gli aprirà gli occhi sul tipo di feccia con cui si mescolano.). Credo di essere stato molto fortunato per sfuggire alle stigmate dell’associazione con queste persone – il Ministro veramente non può essere più gentile con me – e io spero, Ron, che non lascerai che le faccende familiari ti tengano all’oscuro della natura deviata del credo e delle azioni dei nostri genitori. Sinceramente spero che, in tempo, si rendano conto di quali errori stanno facendo e sono pronto, naturalmente, ad accettare piene scuse quando quei giorni verranno.
Per favore pensa a quello che ti ho scritto molto attentamente, in particolare la parte relativa a Harry Potter, e congratulazioni ancora per essere diventato prefetto.
Tuo fratello
Percy
Harry guardò Ron.
‘Ok,’ disse, cercando di metterla come se l’intera faccenda fosse uno scherzo, ‘se tu vuoi – cos’era?’ – controllò la lettera di Percy – ‘ oh si – “serie faccende” con me, ti prometto di non essere violento.’
‘Dammela,’ disse Ron, allungando la mano. ‘Lui è – ‘ disse Ron sogghignando, strappando la lettera a metà ‘ nel mondo – ‘ strappandola in quattro ‘il più grande –‘ strappandola in otto ‘ stupido ’. Lanciò i pezzi nel fuoco.
‘Muoviti, dobbiamo finire questo in qualche modo prima dell’alba,’ disse bruscamente a Harry, rimettendo il tema della professoressa Sinistra davanti a lui.
Hermione stava guardando Ron con una strana espressione sulla faccia.
‘Oh, datemi qua,’ disse bruscamente.
‘Cosa?’ disse Ron.
‘Datemi qua, gli do un’occhiata e li correggo,’ disse.
‘Davvero? Ah Hermione ci salvi la vita,’ disse Ron, ‘Cosa posso -?’
‘Quello che puoi dire è “Promettiamo di non lasciare così indietro i nostri compiti,”’ disse, allungando entrambe le mani per prendere i temi, allo stesso tempo divertita.
‘Grazie mille Hermione,’ disse Harry piano, passandole il tema, rilassandosi sulla poltrone e strofinandosi gli occhi.
Adesso era passata la mezzanotte e la sala comune era deserta eccetto che per loro tre e Grattastinchi. L’unico suono era quello del pennino di Hermione mentre scriveva le frasi qua e la sui loro temi e lo sfogliare delle pagine mentre controllava i dati nei libri sparpagliati sul tavolo. Harry era esausto.
Sentì anche, un sinistro, nauseante, vuoto presentimento in fondo allo stomaco che non aveva niente a che vedere con la stanchezza, ma con la lettera che adesso sfrigolava annerita nel cuore del camino.
Sapeva che la metà delle persone a Hogwarts pensava che lui fosse strano, quasi matto; sapeva che la Gazzetta del Profeta aveva fatto per mesi antipatiche allusioni su di lui, ma era un’altra cosa vederlo scritto nella grafia di Percy, vedendo che Percy stava tentando di consigliare a Ron di abbandonarlo e anche di raccontare alla Umbridge cose su di lui, cosa che rese la situazione reale come non lo era mai stata. Aveva conosciuto Percy per quattro anni, era stato a casa sua durante le vacanze estive, aveva condiviso una tenda con lui alla coppa del mondo di Quidditch, gli aveva dato pieni voti alla seconda prova del torneo Tremagi l’anno prima, e adesso Percy pensava che fosse squilibrato e un possibile violento.
E con un’esplosione di simpatia per il suo padrino, Harry pensò che Sirius era probabilmente la sola persona che conoscesse che potesse realmente capire come si sentisse in quel momento, perché Sirius era nella stessa situazione. Quasi tutti nel mondo dei maghi pensavano che fosse un pericoloso assassino e un grande sostenitore di Voldemort e aveva vissuto con questa realtà per quattordici anni…
Harry sbatte gli occhi. Aveva visto qualcosa nel fuoco che non avrebbe dovuto esserci. Era apparso alla vista ed era subito scomparso. No… non poteva essere… aveva immaginato questo perché stava appunto pensando a Sirius…
‘Ok scrivi questo,’ Hermione disse a Ron, avvicinando il suo tema e un foglio scritto con la sua scrittura a Ron, ‘ poi aggiungi questa conclusione che ho scritto per te.’
‘Hermione, onestamente tu sei la più meravigliosa persona che ho mai incontrato,’ disse Ron piano, ‘ e se sarò rude con te ancora – ‘
‘ – lo so che tu torni normale,’ disse Hermione. ‘Harry, il tuo è ok eccetto che per questa cosa alla fine, penso che tu hai sentito male la Professoressa Sinistra, Europa è coperto di ghiacci, non di topi (ice not mice, intraducibile il gioco in italiano) – Harry?’
Harry era scivolato dalla sedia sulle ginocchia e si accovacciò sul tappetino logoro e bruciacchiato, guardando nelle fiamme.
‘Ehm – Harry?’ disse Ron incerto. ‘ Perché sei lì?’
‘Perché ho appena visto la testa di – Sirius tra le fiamme,’ disse Harry.
Parlò quasi con calma; dopo tutto, aveva visto la testa di Sirius in quello stesso fuoco l’anno prima e ci aveva anche parlato; nonostante ciò non era del tutto sicuro di averlo visto veramente questa volta… era sparito così velocemente…
‘La testa di Sirius?’ Ripeté Hermione. ‘Vuoi dire come quando ha voluto parlare con te durante il torneo dei TreMagi? Ma non dovrebbe fare ciò, sarebbe troppo – Sirius!’
Sussultò guardando le fiamme; Ron posò il suo pennino. Nel mezzo delle fiamme danzanti vide la testa di Sirius, con i lunghi capelli scuri che cascavano attorno al suo viso ghignante.
‘Stavo cominciando a pensare che sareste andati a letto prima che tutti gli altri se ne andassero,’ disse. ‘Ho controllato ogni ora.’
‘Sei comparso nelle fiamme ogni ora?’ Harry disse semi ridendo.
‘Solo qualche secondo per controllare se eravate soli’
‘Ma se tu fossi stato visto?’ disse Hermione ansiosa.
‘Ok, penso che una ragazza – un primo anno, guardando di qua- potrebbe avermi intravisto prima, ma non preoccupatevi,’ Sirius disse frettolosamente, mentre Hermione si portava una mano alla bocca, ‘ c’è stato un momento che lei mi ha guardato e scommetto che ha pensato che fossi un ombra o qualcosa di simile.’
‘Ma, Sirius, questo vuol dire correre un bel rischio – ‘Hermione cominciò.
‘Sembri Molly,’ disse Sirius. ‘Questo è l’unico modo per rispondere alla lettera di Harry senza ricorrere ad un codice – e i codici sono decifrabili.’
All’accenno della lettera di Harry, Hermione e Ron si girarono a guardarlo.
‘Non ci hai detto che avevi scritto a Sirius!’ disse Hermione accusatoria.
‘L’ho dimenticato,’ disse Harry, che era perfettamente sincero; il suo incontro con Cho nella Gufiera aveva rimosso qualsiasi altro pensiero precedente dalla sua testa. ‘Non guardarmi così, Hermione, non c’é altro modo per far uscire i segreti da qui, Sirius, no?’
‘No, va tutto bene,’ disse Sirius, sorridendo. ‘In ogni modo, dobbiamo essere veloci, nel caso fossimo disturbati. – la tua ciccatrice.’
‘Cosa -?’ Cominciò Ron, ma Hermione lo interruppe. ‘Te lo dirà dopo, Vai avanti, Sirius.’
‘Ok, so che non é piacevole quando ti fa male, ma non penso che tu ti debba troppo preoccupare. Ti ha fatto male tutto l’anno scorso, no?’
‘Si e Silente mi disse che succedeva quando Voldemort stava provando una forte emozione,’ disse Harry, ignorando, come al solito, le smorfie di Ron e Hermione. ‘Quindi potrebbe essere, non so, veramente arrabbiato o qualcosa del genere durante la notte della punizione.’
‘Ok, adesso che é tornato credo che ti farà male più spesso,’ disse Sirius.
‘Quindi pensi che non sia in relazione con il fatto che la Umbridge mi ha toccato quando ero in punizione con lei?’ chiese Harry.
‘Dubito,’ disse Sirius. ‘Conosco la sua reputazione e sono sicuro che non é una Mangiamorte –‘
‘È sufficientemente pazza da esserlo,’ disse Harry oscuro, e Ron e Hermione annuirono vigorosamente in accordo.
‘Si, ma il mondo non si divide nelle buone persone e nei Mangiamorte,’ disse Sirius con un sorriso obliquo. So che é disgustosa al lavoro, – dovreste sentire Remus parlare di lei.’
‘Lupin la conosce?’ disse Harry velocemente, ricordando i commenti della Umbridge sui pericolosi mezzi umani durante la sua prima lezione.
‘No,’ disse Sirius, ‘ma due anni fa a scritto una bozza della legislazione anti lupo mannaro che gli ha reso quasi impossibile trovare un lavoro.’
Harry ricordò di quanto Lupin avesse l’aria abbattuta in questi giorni e il suo disgusto per la Umbridge diventò ancora più profondo.
‘Cos’ha contro i lupi mannari?’ disse Hermione arrabbiata.
‘Sfregiata da loro, credo,’ disse Sirius ridendo alla sua indignazione. ‘Apparentemente lei detesta i semi umani. Ha fatto una campagna per avere merpeople allontanate e schedate, l’anno scorso. Immaginate lo spreco di tempo e energia a perseguitare merpeople quando ci sono piccoli topi di fogna come kreacher in libertà.’
Ron rise ma Hermione si accigliò.
‘Sirius!’ disse in tono riprovevole. ‘Onestamente, se tu facessi un piccolo sforzo con Kreacher, sono sicura che lui risponderebbe. Dopo tutto, tu sei l’unico membro della sua famiglia che sia rimasto, e il Professor Silente ha detto – ‘
‘Allora, come sono le lezioni della Umbridge?’ interrupe Sirius. ‘Vi sta insegnando ad uccidere i mezzi umani?’
‘No,’ disse Harry, ignorando lo sguardo offeso di Hermione per essere stata interrotta nella sua difesa di Kreacher. ‘ Non ci fa usare la magia per niente!’
‘Tutto quello che facciamo é leggere quello stupido libro,’ disse Ron.
‘Ah, ok, ci risulta, disse Sirius, ‘dal nostro informatore Irom nel ministero che Caramel non vuole che vi alleniate al combattimento.’
‘Allenati al combattimento!’ ripeté Harry incredulo. ‘Cosa crede che facciamo qui, che si formi una specie di esercito di maghi?’
‘E’ esattamente quello che lui pensa si stia facendo,’ disse Sirius, ‘ o, invece, é quello che teme Silente stia facendo –formando il suo personale esercito, con il quale sarebbe in grado di prendere il ministero della magia.’
Ci fu una pausa, poi Ron disse ‘ questa é la cosa più stupida che abbia mai sentito, incluse tutte le cavolate che ha tirato fuori Luna Lovegood.’
‘Quindi ci sta impedendo di imparare difesa contro le arti oscure, perché Caramel é preoccupato dal fatto che possiamo usare gli incantesimi contro il ministero?’ disse Hermione, furiosa.
‘Si,’ disse Sirius,’ Caramel pensa che Silente non si fermi davanti a niente per ottenere il potere. Sta diventando di giorno in giorno più paranoico su Silente. È questione di tempo prima che arresti Silente per oltraggio alla carica.’
Questo ricordò a Harry la lettera di Percy.
‘Sai se ci sarà qualcosa su Silente domani nella Gazzetta del Profeta? Percy, il fratello di Ron, ci ha detto che ci sarà –‘
‘ Non lo so,’ disse Sirius, ‘non ho visto nessuno dell’Ordine per tutto il week end. Sono tutti occupati. Ci siamo solo Kreacher e io qui…’
C’era una definitiva nota di sconsolatezza nella voce di Sirius.
‘Quindi non hai avuto nessuna notizia di Hagrid?’
‘Ah…’ disse Sirius, ‘dovrebbe essere già tornato ora, nessuno è sicuro di che cosa gli sia successo.’ Poi, vedendo le facce tirate, aggiunse velocemente, ‘ Ma Silente non si preoccupa, quindi anche voi tre non dovreste, sono sicuro che Hagrid stia bene.’
‘Ma se dovrebbe essere già tornato…’ disse Hermione in una sottile, ansiosa voce.
‘Madame Maxime è con lui, siamo in contatto con lei e ha detto che si sono separati nel viaggio di ritorno – ma non c’è niente che ci suggerisca che sia ferito o – ok, niente che ci suggerisca che non stia in ottima forma.’
Non convinti, Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi preoccupati.
‘Ascoltate, non andate in giro a chiedere troppe questioni su Hagrid,’ disse Sirius serio, ‘attirerebbe troppe attenzioni il fatto che lui non è ancora tornato e so che Silente non lo vorrebbe. Vedrete che Hagrid sarà ok.’ E quando si accorse che non erano troppo convinti da questo, Sirius aggiunse, ‘ Quando sarà il prossimo weekend a Hogsmeade, comunque? Stavo pensando chi farebbe caso ad un cane che circola per la stazione, no? Penso che potrei –‘
‘NO!’ dissero Harry e Harmione insieme, molto forte.
‘Sirius, ma non leggi la Gazzetta del Profeta?’ disse Hermione ansiosa.
‘Oh, quello,’ disse Sirius, sghignazzando, ‘si stanno sempre chiedendo dove sono, non hanno mai avuto veramente un’idea – ‘
‘Si, ma pensiamo non questa volta,’ disse Harry. ‘Qualcosa che Malfoy ha detto sul treno ci suggerisce che lui sappia, e suo padre era sul binario, Sirius – sai, Lucius Malfoy – quindi non venire qui, qualsiasi cosa succeda. Se Malfoy ti riconosce nuovamente - ‘
‘Ok, ok, ho capito,’ disse Sirius. Sembrava molto dispiaciuto. ‘solo un’idea, pensavo che avremmo potuto incontrarci.’
‘Non voglio solo che tu sia rispedito ad Azkaban!’ disse Harry.
Ci fu una pausa nella quale Sirius guardò Harry dalle fiamme, aggrottando le sopracciglia.
‘Sei meno simile a tuo padre di quanto credessi,’ disse alla fine, con una voce ferma e fredda. ‘Il rischio era l’ingrediente che faceva divertire James.’
‘Guarda –‘
‘Ok, è meglio che io vada. Posso sentire Kreacher che sta scendendo le scale,’ disse Sirius, ma Harry era sicuro che stesse mentendo. ‘Ti scriverò per dirti quando ci potremo incontrare la prossima volta, posso? Puoi sopportare questo rischio?’
Ci fu un sottile pop, e dove c’era la testa di Sirius scoppiettavano ancora una volta le fiamme.
CAPITOLO 15 - Il Sommo Inquisitore di Hogwarts
Loro si erano aspettati di dover sfogliare attentamente la Gazzetta del Profeta di Hermione la mattina dopo per trovare l'articolo che Percy aveva menzionato nella sua lettera. Tuttavia, il gufo della consegna che era appena ripartito aveva schivato a stento la cima della brocca del latte quando Hermione si lascio sfuggire un enorme sospiro e appiattì il giornale tanto da rivelare una grande fotografia di Dolores Umbridge, che sorrideva ampiamente e sbatteva lentamente gli occhi verso di loro da sotto il titolo.
IL MISTERO VARA UNA RIFORMA SCOLASTICA
DOLORES UMBRIDGE NOMINATA
IL PRIMO SOMMO INQUISITORE DI TUTTI I TEMPI
“La Umbridge – ‘Sommo Inquisitorie?” disse cupamente Harry, il suo pezzo di toast mezzo mangiato che gli scivolò dalle dita. “Che cosa significa questa roba?”
Hermione lesse ad alta voce:
“Con una manovra a sorpresa la notte scorsa il Ministero della Magia ha varato una nuova legga che gli attribuisce un livello di controllo senza precedenti sulla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“’Il Ministro era molto preoccupato da quello che sta succedendo a Hogwarts da qualche tempo,’ ha detto il Vice Assistente del Ministro, Percy Weasley. ‘Lui sta adesso rispondendo alle preoccupazioni espresse dai genitori ansiosi, che ritengono che la scuola si possa stare spostando in una direzione che loro non approvano.’
“Questa non è la prima volta nelle ultime settimane che il Ministro, Cornelius Caramel, utilizza nuove leggi per apportare miglioramenti alla scuola di magia. Appena il 30 agosto scorso, infatti, è stato varato il Decreto sull’Educazione Numero Ventidue, che stabilisce che, nel caso in cui il Preside in carica non sia in grado di trovare un candidato per un posto di insegnamento, sarà il Ministero a dover scegliere una persona appropriata.
“’Questo è il modo in cui Dolores Umbridge è entrata a far parte del corpo degli insegnanti di Hogwarts,’ ha detto Weasley la notte scorsa. ‘Silente non è riuscito a trovare nessuno cosicché il Ministero ha dato l’incarico alla Umbridge e naturalmente, lei è stata un successo immediato –‘”
“Lei è stata COSA?” disse Harry a voce alta.
“Aspetta, c’è dell’altro,” disse Hermione con una smorfia.
“’- un successo immediato, rivoluzionando totalmente l’insegnamento di Difesa Contro le Arti Oscure e fornendo al Ministero un informatore sul posto in merito a ciò che avviene realmente a Hogwarts.’
“E quest’ultima funzione che il Ministero ha ora formalizzato con l’approvazione del Decreto sull’Educazione Numero Ventitre, che crea la nuova figura del Sommo Inquisitore di Hogwarts.
“’Questa è una nuova eccitante fase del piano del Ministro per cercare di risolvere quello che alcuni chiamano il livello di decadenza di Hogwarts,’ ha detto Weasley. ‘L'Inquisitore avrà il potere di esaminare i suoi colleghi educatori e si assicurerà che essi siano all’altezza. Alla professoressa Umbridge è stato offerto questo ruolo oltre al suo posto di insegnante e noi siamo molto lieti di annunciare che lei ha accettato.’
“Le nuove manovre del Ministero hanno ricevuto il sostegno entusiasta da parte dei genitori degli studenti di Hogwarts.
“’Mi sento molto più tranquillo adesso che so che Silente viene sottoposto a una valutazione giusta e oggettiva,’ ha detto il Sig. Lucius Malfoy, 41 anni, parlando dalla sua villa di Wiltshire la sera scorsa. ‘Molti di noi che hanno a cuore gli interessi migliori per i nostri figli si sono seriamente preoccupati per alcune delle eccentriche decisioni di Dumbledore degli ultimi anni e sono felici di sapere che il Ministrero tiene sotto controllo la situazione.’
“Tra queste decisioni eccentriche vanno indubbiamente annoverate le controverse scelte di personale precedentemente descritte in questo quotidiano, che hanno incluso l'assunzione del lupo mannaro Remus Lupin, il mezzogigante Rubeus Hagrid e il deludente ex-Auror Malocchio Moody.
“Abbondano le voci, naturalmente, che Albus Silente, una volta Supremo Capo (?) della Confederazione Internazionale dei Maghi e Stregone Capo del Tribunale Magico, non sarà ancora a lungo in grado di dirigere la prestigiosa scuola di Hogwarts.
“’Penso che l’istituzione dell'Inquisitore sia un primo passo verso la sicurezza che Hogwarts possa avere un preside nel quale possa essere riposta tutta la nostra fiducia,’ ha detto un’impiegato del Ministero la notte scorsa.
“I più anziani membri del Tribunale Magico, Griselda Marchbanks e Tiberius Ogden hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta per l'introduzione della figura dell’Inquisitore a Hogwarts.
“’Hogwarts è una scuola, non un avamposto dell’ufficio di Cornelius Caramel,’ ha dichiarato la Signora Marchbanks. ‘Questo è un ulteriore, disgustoso tentativo di screditare Albus Silente.’
(Per un resoconto approfondito dei presunti legami della Signora Marchbanks con gruppi sovversivi di goblin, rimandiamo i lettori a pagina diciassette.)”
Hermione finì di leggere e guardò attraverso il tavolo gli altri due.
“Così adesso sappiamo com’è che la Umbridge è finita qui! Caramel ha varato questo ‘Decreto sull’educazione’ e ce l'ha imposta! E ora le ha dato il potere di esaminare gli altri insegnanti!” Hermione stava respirando velocemente e i suoi occhi erano davvero vivaci. “Non posso crederci. E’ oltraggioso!”
“Lo so,” disse Harry. Lui abbassò lo sguardo alla sua mano destra, stretta sull’orlo del tavolo, e vide il debole profilo bianco delle parole che la Umbridge lo aveva costretto a incidere nella sua pelle.
Ma un ghigno spuntò sulla faccia di Ron.
“Cosa?” dissero Harry e Hermione insieme, fissandolo.
“Oh, non vedo l’ora di vedere la McGrannit esaminata,” disse tranquillamente Ron. “La Umbridge non si rende conto di chi si sta mettendo contro.”
“Bene, venite,” disse Hermione, scattando in piedi, “è meglio che andiamo, se lei dovesse ispezionare la classe di Rüf non voglio che arriviamo in ritardo…”
Ma la Professoressa Umbridge non esaminò la loro lezione di Storia della Magia, che fu proprio noiosa come il lunedì precedente, né lei era nella cella sotterranea di Piton quando loro arrivarono per doppie Pozioni, dove la prova sulla pietra lunare di Harry gli venne restituita con una grande, spigolosa ‘D’ nera scarabocchiata in un angolo superiore.
“Vi ho assegnato il punteggio che avreste ricevuto se aveste presentato questo lavoro al vostro GUFO,” disse Piton con un sorriso affettato, mentre camminava tra loro, riconsegnando i loro compiti. “Questo dovrebbe darvi un'idea realistica di quello che vi attendere all'esame.”
Piton raggiunse la parte anteriore della classe e si voltò per guardarli in faccia. “Il livello generale di questi compiti era abissale. La maggior parte di voi non sarebbe stata promossa se questo fosse stato il vostro esame. Mi aspetto per vedere molti più sforzi per la prova di questa settimana sulle diverse varietà di antidoti di veleni, o dovrà cominciare a distribuire punizioni a quegli ignoranti che ottengono una ‘D’.”
Lui sorriso affettatamente mentre Malfoy ridacchiava e diceva con un sussurro abbastanza forte da farsi sentire, “Qualcuno ha ottenuto una ‘D’? Ah!”
Harry si rese conto che Hermione stava guardando di traverso per vedere che voto aveva ricevuto lui; lui ficcò la sua prova sulla pietra lunare nella sua borsa il più velocemente possibile, pensando che preferiva mantenere quel tipo di informazione privata.
Deciso a non dare una scusa a Piton per fargli fallire questa lezione, Harry lesse e rilesse ogni riga delle istruzioni sulla lavagna almeno tre volte prima di fare come dicevano. La sua soluzione Irrobustente non era precisamente del tono turchese chiaro di Hermione ma almeno era blu e non rosa, come quella di Neville, e lui ne consegnò una fialetta alla scrivania di Piton alla fine della lezione con una sensazione mista di sfida e di sollievo.
“Beh, non è stato male come la settimana scorsa, vero?” disse Hermione, mentre risalivano su dalla cella sotterranea e attraversavano l'Atri di Ingresso per andare a pranzo. “E neanche i compiti sono andati troppo male, no?”
Quando né Ron né Harry risposero, lei continuò, “Voglio dire, va bene, non è che mi aspettassi il punteggio massimo, non se usa il parametro del GUFO, ma una sufficienza è abbastanza incoraggiante a questo stadio, non credete?”
Harry grugnì in modo da non sbilanciarsi.
“Naturalmente, può succedere di tutto da qui all'esame, noi abbiamo molto tempo per migliorare, ma i voti che otteniamo adesso sono una specie di punto di partenza, no? Qualcosa su cui poter costruire…”
Loro si sedettero insieme al tavolo dei Grifondoro.
“Ovviamente, sarei rabbrividita se avessi preso una ‘O’ –“
“Hermione,” disse Ron bruscamente, “se vuoi sapere che voto abbiamo preso, chiedicelo.”
“Io non - non volevo dire - beh, se vuoi dirmelo –“
“Ho preso una “P”, disse Ron, che si stava versando della minestra nel suo piatto. “Felice?”
“Beh, non c’è niente di cui vergognarsi,” disse Fred, che era appena arrivato a tavola con George e Lee Jordan e si mise seduto alla destra di Harry. “Niente di male con una buona sana ‘P’.”
“Ma,” disse Hermione, “’P’ non sta per…”
“’Povero’, sì,” disse Lee Jordan. “Comunque, sempre meglio di ‘D’, no? ‘Deludente?”
Harry sentì la sua faccia diventare bollente e fece finta di avere un piccolo attacco di tosse nascondendosi dietro al suo panino. Quando riemerse fu dispiaciuto di trovare Hermione che era ancora nel pieno di una conversazione sui punteggi del GUFO.
“Quindi il voto massimo è ‘O’ per ‘Ottimo’,” lei stava dicendo, e poi c'è ‘A’ –“
“No, ‘E’,” la corresse George, “’E’ per ‘Eccezionalmente oltre le aspettative. E ho sempre pensato che io e Fred avremmo dovuto avere ‘E’ in tutto, perché abbiamo superato tutte le aspettative solo presentandoci agli esami.”
Si misero tutti a ridere tranne Hermione, che ricominciò, “Così, dopo ‘E’ c’è ‘A’ per Accattabile, che è l'ultimo punteggio sufficiente, vero?”
“Esatto,” disse Fred, inzuppando un panino intero nella sua minestra, trasferendolo poi nella sua bocca e inghiottendolo tutto. Quindi tu prendi ‘P’ per ‘Povero –“ Ron alzò tutte e due le braccia facendo finta di autocelebrarsi “- e ‘D’ per ‘Deludente.”
“E poi ‘T’,” gli ricordò George.
“‘T’?” chieste Hermione, che sembrava terrorizzata. “Ancora peggio di una ‘D’? Cosa cavolo significa ‘T’?”
“’Troll’,” disse prontamente George.
Harry rise di nuovo, sebbene non fosse sicuro che George stesse scherzando. Lui si immaginò nel tentativo di nascondere a Hermione che aveva ricevuto ‘T’ in tutti i suoi GUFO e si risolse immediatamente di studiare di più d’ora in avanti.
“Voi non avete ancora avuto una lezione ispezionata?” gli chiese Fred.
“No,” disse subito Hermione. “E voi?”
“Proprio ora, prima di pranzo,” disse George. “Incantesimi.”
“Come vi è sembrata?” domandarono contemporaneamente Harry e Hermione.
Fred scrollò le spalle.
“Non così cattiva. La Umbridge si è solo messa in un angolo prendendo degli appunti su un porta-blocco. Sapete com’è Vitious, l'ha trattata come un ospite, non sembrava affatto infastidito. Lei non ha detto molto. Ha fatto ad Alicia un paio di domande su quello che ne pensava di solito la classe, Alicia le ha detto che andava tutto benissimo, e questo è tutto.”
“Non posso vedere il vecchio Vitious venir declassato,” disse George, “di solito lui promuove tutti ai suoi esami.”
“Cosa avete oggi pomeriggio?” chiese Fred a Harry.
“La Cooman –“
“Una ‘T’ se mai ne vedrò una.”
“E la Umbridge stessa.”
“Bene, fai il bravo ragazzo e trattieni la tua rabbia con la Umbridge oggi,” disse George. “Angelina ti prenderà a pugni se perdi altri allenamenti di Quidditch.”
Ma Harry non dovette attendere Difesa Contro le Arti Oscure per incontrare la Professoressa Umbridge. Lui stava tirando fuori il suo diario dei sogni in una sedia proprio in fondo alla stanza immersa nella penombra di Divinazione quando Ron lo sgomitò nelle costole e, guardandosi attorno, vide la Professoressa Umbridge emergere attraverso la botola nel pavimento. La classe, che stava chiacchierando allegramente, rimase immediatamente in silenzio. Al repentino abbassamento del livello di rumore, la Professoressa Cooman, che stava di nuovo distribuendo copie di La Predizione dei Sogni, si guardò attorno.
“Buon pomeriggio, Professoressa Cooman,” disse la Professoressa Umbridge con il suo largo sorriso. “Lei ha ricevuto la mia nota, spero? Con l'ora e la data della sua ispezione?”
La Professoressa Cooman annuì seccamente e, con un’aria molto scontenta, voltò le spalle alla Professoressa Umbridge e continuò a distribuire i libri. Sempre sorridendo, Professor Umbridge afferrò lo schienale della sedia più vicina e la trascinò dall’altra parte dell’aula, in modo da sedersi alcuni centimetri dietro alla Professoressa Cooman. Quindi si mise a sedere, prese fuori un porta-blocco dalla sua borsa a fiori e rimase in attesa, aspettando l’inizio della lezione.
La professoressa Cooman si avvolse strettamente nei suoi scialli con le mani leggermente tremolanti e osservò la classe attraverso i suoi enormi occhiali.
“Oggi continueremo il nostro studio sulla predizione dei sogni,” disse in un coraggioso tentativo di parlare col suo solito tono mistico, sebbene la sua voce tremasse leggermente. “Dividetevi in coppie, per favore, e interpretate ognuno le ultime visioni notturne dell'altro con l'aiuto della Predizione.
Lei fece per ritornare alla sua sedia, vide la Professoressa Umbridge seduta proprio lì accanto, e immediatamente si girò verso Calì e Lavanda, che erano già immerse in una discussione sul sogno più recente di Calì.
Harry aprì la sua copia di La Predizione dei Sogni, guardando la Umbridge di nascosto. Lei stava già prendendo appunti sul suo porta-blocco. Dopo alcuni minuti lei si alzò in piedi e iniziò a camminare su e giù per la stanza sorvegliando la Cooman, ascoltando le sue conversazioni con gli studenti e ponendo domande qui e là. Harry chinò in fretta e furia la testa sopra il suo libro.
“Pensa a un sogno, svelto,” disse a Ron, “nel caso che il vecchio rospo venga verso di noi.”
“Io l'ho fatto l'ultima volta,” protestò Ron, “è il tuo turno, dimmene tu uno a me.”
“Oh, non lo so.” disse Harry disperatamente, che non riusciva a ricordare di avere sognato assolutamente niente negli ultimi giorni. “Dirò di aver sognato di essere stato… affogato da Piton nel mio calderone. Sì, questo andrà bene…”
Ron ridacchiò mentre apriva la sua copia di La Predizione dei Sogni.
“OK, dobbiamo aggiungere la tua età alla data in cui hai avuto il sogno, il numero di lettere del soggetto… vuoi che sia ‘annegare o ‘calderone o ‘Piton’?”
“Non importa, scegline uno qualunque,” disse Harry, tentando di dare un’occhiata dietro di lui. La professoressa Umbridge stava ora prendendo appunti alle spalle della Professoressa Cooman mentre l'insegnante di Divinazione discuteva con Neville del suo diario dei sogni.
“E in quale notte l’hai di nuovo sognato?” disse Ron, immerso nei calcoli.
“non lo so, la notte scorsa, ogni volta che vuoi,” gli rispose Harry, cercando di ascoltare che cosa diceva la Umbridge alla Professoressa Cooman. Loro adesso erano da sole ad un tavolo lontano da lui e da Ron. La professoressa Umbridge stava prendendo un altro appunto sul suo porta-blocco e la Professoressa Cooman sembrava estremamente a disagio.
“Adesso,” disse la Umbridge, rivolta alla Cooman, “lei ha questo ruolo da quanto tempo, esattamente?”
La Professoressa Cooman la guardò con cipiglio, le bracci incrociate e le spalle strette come se desiderasse proteggersi il più possibile dall'oltraggio dell'ispezione. Dopo una piccola pausa in cui lei sembrò decidere che la domanda non era così offensiva da poterla ragionevolmente ignorare, lei disse in un tono di profondo risentimento, “Quasi sedici anni.”
“Un periodo piuttosto lungo,” disse la Professoressa Umbridge, prendendo un’appunto sul suo porta-blocco. “Quindi fu il Professor Silente ad assumerla?”
“Proprio così,” tagliò corto la Professoressa Cooman.
La professoressa Umbridge prese un'altra nota.
“E lei è la pro-pro-pronipote della celebre profetessa Cassandra Cooman?”
“Sì,” disse la Professoressa Cooman, tenendo la sua testa un po' più alta.
Un'altra nota sul porta-blocco. “Ma io penso - mi corregga se sbaglio - che lei sia la prima nella sua famiglia dopo Cassandra a possedere la Seconda Vista…”
“Queste cose spesso saltano – ehm - tre generazioni,” disse la Professoressa Cooman.
Il sorriso da rospo della professoressa Umbridge si allargò.
“Naturalmente,” disse dolcemente, prendendo ancora un'altra nota. “Bene, se lui potesse solo predire qualcosa per me, allora?” E lei la guardò con occhio indagatorio, ancora sorridendo.
La professoressa Cooman si irrigidì come se fosse incapace di credere alle sue orecchie. “Non la capisco,” disse, chiudendosi convulsivamente lo scialle intorno al suo collo scheletrico.
“Vorrei che lei facesse una predizione per me,” disse molto,chiaramente la Professoressa Umbridge.
Harry e Ron non erano i soli che adesso guardavano e ascoltavano di nascosto da dietro ai loro libri. La maggior parte della classe fissava paralizzata la Professoressa Cooman mentre lei si drizzava al massimo, facendo tintinnare le sue perline e i suoi braccialetti.
“L'Occhio Interiore non ha visioni a comando!” disse lei in tono scandalizzato.
“Vedo,” disse dolcemente la Professoressa Umbridge, prendendo ancora un altro appunto sul suo porta-blocco.
“Io – ma – ma… aspetti!” disse la Professoressa Cooman improvvisamente, tentando di parlare con la sua solita voce eterea, sebbene l’effetto mistico venisse abbastanza rovinato dal modo in cui tremava di rabbia.
“Io… io penso di vedere qualcosa… qualcosa che riguarda lei… perché, io percepisco qualcosa… qualcosa di oscuro… qualche grave pericolo…”
La Professor Cooman indicò con un dito vacillante la Professoressa Umbridge che continuò a sorriderle leggermente, con le sopracciglia alzate.
“Ho paura… ho paura che lei sia in grave pericolo!” concluse drammaticamente la Professoressa Cooman.
Ci fu una pausa. La professoressa Umbridge esaminò la Professoressa Cooman.
“Bene,” disse lei dolcemente, scarabocchiando sul suo porta-blocco ancora una volta. “Bene, se questo è davvero il meglio che può fare…”
Lei si voltò, lasciando la professoressa Cooman pietrificata dov’era, il suo torace sollevato.
Harry vide l’espressione di Ron e seppe che Ron pensava esattamente la stessa cosa: entrambi sapevano che la Professoressa Cooman era una vecchia imbrogliona, ma d'altra parte, detestavano così tanto la Umbridge che si sentirono del tutto dalla parte della Cooman - fino a quando lei non piombò su di loro alcuni secondi più tardi, come fece.
“Ebbene?” disse lei, schioccando le sue lunghe dita sotto il naso di Harry, stranamente brusca. “Permettimi di vedere come hai iniziato il tuo diario dei sogni, per favore.”
E per tutto il tempo in cui lei interpretò i sogni di Harry col massimo della sua voce (tutti, compreso quello in cui aveva mangiato del porridge, che preannunciavano evidentemente una morte raccapricciante e prematura), lui si sentì molto meno affettuoso verso di lei. Durante tutto il tempo, la Professoressa Umbridge rimase sempre ad alcuni passi, prendendo appunti su quel porta-blocco, e quando la campana suonò lei sceso per prima la scala d’argento e li stava attendendendo quando tutti loro raggiunsero l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure dieci minuti più tardi.
Lei era stava allegramente borbottando tra sè quando entrarono nella stanza. Harry e Ron dissero a Hermione, che era stata ad Aritmanzia, esattamente tutto quello che era avvenuto a Divinazione mentre tutti tiravano fuori le loro copie di Teoria della Difesa Magica, ma prima che Hermione potesse fare qualsiasi domanda la Professoressa Umbridge li aveva richiamati tutti all’ordine e cadde il silenzio.
“Via le bacchette,” disse lei con un sorriso, e quelli che era statati abbastanza fiduciosi da prenderle fuori le rimisero tristemente nelle loro borse. “Dal momento che abbiamo finito il capitolo Uno la lezione scorsa, vorrei che tutti oggi andaste a pagina diciannove e cominciaste il ‘Capitolo Due, Teoria Difensiva Comune e sue Derivazioni’. Non ci sarà alcuna necessità di parlare.”
Ancora ostentando il suo largo sorriso pieno di sè, lei si mise seduta alla sua scrivania. La classe fece un profondo e udibile sospiro mentre tutti andavano, contemporaneamente, a pagina diciannove. Harry si chiese ottusamente se c'erano capitoli sufficienti nel libro per tenerli impegnati nella lettura durante tutte le lezioni dell'anno e stava per controllare il numero delle pagine quando notò che Hermione aveva di nuovo la mano alzata.
Anche la professoressa Umbridge lo notò, e sembrò anche che lei avesse calcolato una strategia proprio per un’eventualità del genere. Invece di cercare di far finta che lei non avesse notato Hermione, si alzò in piedi e girò attorno alla fila anteriore di banchi fino a quando non fu faccia a faccia con hermione, quindi si chinò e sussurrò, in modo che il resto della classe non potesse sentire, “Che cosa c’è questa volta, Signorina Granger?”
“Ho già letto il Capitolo Due,” disse Hermione.
“Bene, allora via avanti con il Capitolo Tre.”
“Ho letto anche quello. Ho letto tutto il libro.”
La Professoressa Umbridge indietreggiò, ma recuperò l’equilibrio quasi immediatamente.
“Bene, allora, tu dovresti essere in grado di dirmi quello che Slinkhard dice sui contro incantesimi al capitolo Quindici.”
“Lui dice che i contro incantesimi sono chiamati così impropriamente,” disse Hermione prontamente. “Dice che ‘contro incantesimo’ è solo un nome che la gente dà ai propri incantesimi quando vuole farli sembrare più accettabili.”
La Professoressa Umbridge alzò le sopracciglia e Harry sapeva che lei era impressionata, contro il suo volere.
“Ma io dissento,” continuò Hermione.
Le sopracciglia della professoressa Umbridge si sollevarono un po' più in alto e il suo sguardo fisso diventò distintamente più freddo.
“Tu dissenti?” ripetè.
“Sì, lo faccio,” disse Hermione, che, a differenza della Umbridge, non sussurrava, ma parlare con una voce chiara e sonora che adesso aveva attirato l'attenzione del resto della classe. “Al Sig. Slinkhard non piacciono gli incantesimi, vero? Ma io penso che possono essere molto utili quando sono utilizzati difensivamente.”
“Oh, tu lo pensi, vero?” disse la Professor Umbridge, dimenticando di sussurrare e raddrizzandosi. “Bene, ho paura che sia l’opinione del Sig. Slinkhard e non la tua quella che importa all'interno di quest’aula, Sig.a Granger.”
“Ma –“ iniziò Hermione.
“Questo è sufficiente,” disse la Professor Umbridge. Lei ritornò di fronte alla classe e rimase lì davanti a loro, tutta l'allegria che aveva mostrato all'inizio della lezione era svanita.
“Signorina Granger, toglierò cinque punti al Grifondoro.”
Ci fu un'esplosione di mormorii.
“Per cosa?” disse Harry arrabbiato.
“Non metterti in mezzo!” gli sussurrò urgentemente Hermione.
“Per aver interrotto la mia lezione con osservazioni inutili,” disse la Professoressa Umbridge mellifluamente. “Sono qui per insegnarvi a utilizzare un metodo approvato dal Ministero che non include di invitare gli studenti a dare la loro opinione su argomenti di cui capiscono molto poco. I vostri precedenti insegnanti in questa materia probabilmente vi hanno lasciato più libertà, ma nessuno di loro – con la possibile eccezione del Professor Raptor, che risulta esser stato l’ultimo ad essersi attenuto ad un soggetto appropriato alla vostra età – avrebbe passato l’ispezione al Ministero –“
“Sì, Raptor era un grande insegnante,” disse Harry a voce alta, “c'era solo quel problema secondario che aveva Lord Voldemort attaccato sul retro della sua testa.”
Questa frase fu seguita da uno dei silenzi più forti che Harry avesse mai sentito. Poi –
“Penso che un'altra settimana di detenzioni ti sarà di qualche aiuto, Sig. Potter,” disse la Umbridge sibilando.
*
Il taglio sul dorso della mano di Harry era guarito a stento e, per la mattina seguente, sanguinava di nuovo. Lui non si lamentò durante la detenzione della sera; era determinato a non dare soddisfazione alla Umbridge; egli scrisse ripetutamente Non devo dire bugie e non un suono sfuggì dalle sue labbra, sebbene il taglio diventasse più profondo ad ogni lettera.
La parte davvero peggiore di questa seconda settimana di detenzione fu, proprio come George aveva predetto, la reazione di Angelina. Lei lo mise in un angolo proprio nel momento in cui era arrivato al tavolo dei Grifondoro a colazione martedì e ha gridò così forte che la Professoressa McGrannit si precipitò su di loro dal tavolo dei professori.
“Signorina Johnson, come osi fare un tale baccano nella Sala Grande! Cinque punti in meno al Grifondoro!”
“Ma Professoressa - lui si è andato a far mettere in detenzione di nuovo –“
“Cosa significa questo, Potter?” disse bruscamente la Professoressa McGrannit, voltandosi verso Harry. “Detenzione? Da chi?”
“Dalla professoressa Umbridge,” mormorò Harry, senza guardare gli occhi penetranti della Professoressa McGrannit, circondati dalla montatura quadrata degli occhiali.
“Mi stai dicendo,” disse lei, abbassando la voce in modo che il curioso gruppo di Corvonero dietro di loro non potesse sentire, “che dopo l'avvertimento che ti ho dato lunedì scorso tu hai di nuovo perso il controllo nella classe della Professoressa Umbridge?”
“Sì,” mormorò Harry, parlando al pavimento.
“Potter, tu devi darti una regolata! Stai andando dritto incontro a un problema serio! Altri cinque punti in meno per il Grifondoro!”
“Ma - che cosa -? Professoressa, no!” disse Harry, furioso per questa ingiustizia, “Vengo già punito da quella là, perché ci toglie dei punti anche lei?”
“Perché non sembra che le detenzioni abbiano un qualche effetto su di te qualsiasi cosa siano!” disse la Professoressa McGrannit in modo brusco. “No, non un’altra parola di lamentela, Potter! E quanto a te, Sig.a Johnson, in futuro limiterai le tue grida al campo di Quidditch o rischierai di perdere il grado di capitano della squadra!”
La Professoressa McGrannit ritornò a grandi passi al tavolo dei professori. Angelina lanciò a Harry un’occhiata di profondo disgusto e se ne andò via, dopo di ché Harry si gettò sulla panca accanto a Ron, fumando di rabbia.
“Lei ha tolto dei punti al Grifondoro perché io mi affetto la mano ogni notte! Ti sembra giusto, eh?”
“Lo so, amico,” disse Ron in tono di comprensione, servendo del prosciutto sul piatto di Harry, “lei è proprio fuori di testa.”
Hermione, tuttavia, sfogliò solo le pagine della sua Gazzetta del Profeta e non disse niente.
“Tu pensi che la McGrannit avesse ragione, vero?” disse Harry in modo arrabbiato all'immagine di Cornelius Caramel che oscurava la faccia di Hermione.
“Vorrei che lei non ti avesse tolto dei punti, ma penso che abbia ragione ad avvertirti di non perdere la calma con la Umbridge,” disse la voce di Hermione, mentre Caramel gesticolava energicamente in prima pagina, facendo chiaramente un qualche discorso.
Harry non ha parlato a Hermione per tutta la lezione di Incantesimi, ma quando arrivarono a Trasfigurazione si dimenticò di essere arrabbiato con lei. La professoressa Umbridge e il suo portablocco erano seduti in un angolo e quella visione cacciò il ricordo della colazione via dalla sua testa.
“Eccellente,” sussurrò Ron, mentre si sono sedevano ai loro soliti posti. “Stiamo a vedere la Umbridge che si prende quello che merita.”
La Professoressa McGrannit attraversò la stanza senza dare il più piccolo segno di aver notato la presenza della Professoressa Umbridge.
“Ecco quello che faremo,” disse e tutti tacquero immediatamente. “Sig. Finnigan, vieni gentilmente qui e distribuisci i compiti, Signorina Brown, per favore, prendi questa scatola di topi - non essere sciocca, ragazza, non ti faranno niente - e danne uno a ogni studente -”
“Hem, hem,” disse la Professoressa Umbridge, con quello stesso piccolo sciocco colpo di tosse che aveva usato per interrompere Silente la prima sera del trimestre. La professoressa McGrannit la ignorò. Seamus restituì il compito a Harry; Harry lo prese senza guardarlo e vide, con suo sollievo, che aveva preso una ‘A’.
“Allora, ascoltate tutti attentamente - Dean Thomas, se tu rifarai ancora al topo quella cosa ti metterò in detenzione – a questo punto la maggior parte di voi ha fatto scomparire con successo le proprie lumache e anche quelli che hanno lasciato una certa quantità di guscio hanno colto l'essenza dell’incantesimo. Oggi, passeremo –“
“Hem, ehm,” disse la Professoressa Umbridge.
“Sì?” disse la Professoressa McGonagall, girandosi, le suoe sopracciglia così vicine che sembravano formare una lunga linea severa.
“Mi stavo solamente chiedendo, Professoressa, se lei ha ricevuto la mia nota che le comunicava la data e l'ora della sua ispezione –“
“E’ ovvio che l’ho ricevuta o le avrei chiesto che cosa faceva nella mia aula,” disse la Professoressa McGrannit, che si girò dando fermamente le spalle alla Professoressa Umbridge. Molti studenti si scambiarono occhiate di allegria. “Come stavo dicendo: oggi, praticheremo lo Svanimento molto più difficile dei topi. Ora, l’Incantesimo di Svanimento –“
“Hem, hem.”
“Mi chiedo,” disse la Professoressa McGrannit con un freddo astio, girandosi verso la Professoressa Umbridge, “come si aspetta di conseguire un'idea dei miei usuali metodi di insegnamento se continua a interrompermi? Vede, generalmente non permetto alle persone di parlare quando sto parlando io.”
Sembrava come se la Professoressa Umbridge fosse appena stata schiaffeggiata sulla faccia. Lei non parlò, ma ha raddrizzò la pergamena sul suo portablocco e iniziò a scarabocchiare furiosamente.
Con aria del tutto indifferente, la Professor McGrannit si rivolse ancora una volta alla classe.
“Come stavo dicendo: l’Incantesimo di Svanimento diventa più difficile con la complessità dell'animale da far svanire. La lumaca, essendo un invertebrato, non rappresenta una grande sfida; il topo, come mammifero, ne offre una molto più grande. Questa non è, quindi, una magia che potrete applicare pensando alla vostra cena. Bene, conoscete l'incantesimo, permettermi di vedere quello che sapete fare.”
“Come può venire a dire a me di non perdere la calma con la Umbridge!” Harry mormorò a Ron sottovoce, ma stava sogghignando, la sua rabbia nei confronti della Professoressa McGrannit era del tutto evaporata.
La professoressa Umbridge non seguì la Professoressa McGrannit per la classe come aveva seguito la Professoressa Cooman; forse lei si rese conto che la Professoressa McGrannit non glielo avrebbe permesso. Tuttavia, prese molti più appunti mentre stava seduta nel suo angolo, e quando la Professoressa McGrannit alla fine disse loro di mettere via tutto, si alzò con un'espressione sinistra sulla faccia.
“Beh, è un inizio,” disse Ron, bloccando una lunga coda di topo che si contorceva e lasciandola cadere nella scatola con cui stava passando Lavanda. Mentre uscivano dall'aula, Harry vide la Professoressa Umbridge avvicinarsi alla cattedra; lui richiamò con il gomito l'attenzione di Ron, che a sua volta richiamò con il gomito l'attenzione di Hermione e i tre si misero deliberatamente ad origliare.
“Quanto tempo ha insegnato a Hogwarts?” domandò la Professoressa Umbridge.
“Trentanove anni questo dicembre,” disse la Professoressa McGrannit bruscamente, chiudendo con uno schiocco la sua borsa.
La professoressa Umbridge preso un appunto.
“Molto bene,” disse lei, “riceverà i risultati della sua ispezione entro dieci giorni.”
“Mi sarà difficile riuscire ad aspettare,” disse la Professoressa McGrannit, con una voce freddamente indifferente, e si avviò a grandi passi verso la porta. “Affrettatevi, voi tre,” aggiunse, spingendo Harry, Ron e Hermione prima di lei.
Harry non poté evitare di farle un debole sorriso e avrebbe potuto giurare che ne ricevette uno in cambio.
Lui aveva pensato che la prossima volta che avrebbe visto la Umbridge sarebbe stato durante la sua detenzione quella sera, ma aveva torto. Quando scesero giù per il pendio erboso verso la Foresta per Cura delle Creature Magiche, trovarono lei e il suo portablocco che li attendevano accanto alla Professoressa Caporal.
“Di solito lei non insegna a questa classe, è corretto?” la sentì chiedere Harry mentre raggiungevano il tavolo sostenuto dai cavalletti sul quale un mucchio di Ominodosi prigionieri stavano cercando affannosamente i pidocchi del legno come tanti ramoscelli viventi.
“Del tutto corretto,” disse la Professoressa Caporal, con le mani dietro la schiena e saltellando sui suoi piedi. “Sono un’insegnante supplente in attesa del Professor Hagrid.”
Harry scambiò uno sguardo preoccupato con Ron ed Hermione. Malfoy stava parlando sotto voce con Tiger e Goyle; lui sicuramente non avrebbe voluto lasciarsi scappare questa opportunità per raccontare storie su Hagrid a un membro del Ministero.
“Hmm,” disse la Professor Umbridge, abbassando la voce, sebbene Harry potesse sentirla ancora abbastanza chiaramente. “Mi stavo chiedendo - il Preside sembra stranamente riluttante a darmi qualsiasi informazione sull'argomento - lei può dirmi ciò che sta trattenendo il Professor Hagrid lontano così a lungo?”
Harry vide Malfoy guardarsi attorno con impazienza e osservare con attenzione la Umbridge e la Caporal.
“Purtroppo no,” disse la Professoressa Caporal allegramente. “Non ho la minima informazione di quello che sta facendo. Ho ricevuto un gufo da Silente, chiedeva se volevo fare una supplenza di un paio di settimane. Io ho accettato. Questo è tutto quello che so. Bene… posso cominciare, quindi?”
“Sì, la prego, vada,” disse la Professoressa Umbridge, scarabocchiando sul suo portablocco.
La Umbridge prese una strada diversa con questa classe e vagò tra gli studenti, facendogli domande sulle creature magiche. La maggior parte delle persone fu in grado di rispondere bene e l’umore di Harry si alzò un po’; almeno la classe non stava danneggiando Hagrid.
“In generale,” disse la Professoressa Umbridge, ritornando a fianco della Professoressa Caporal dopo una lunga interrogazione lunga a Dean Thomas, “come si trova, come membro provvisorio del corpo insegnante – un’elemento esterno oggettivo, penso di poter dire – come si trova ad Hogwarts? Sente di ricevere un sufficiente sostegno dalla presidenza della scuola?”
“Oh, sì, Silente è eccellente,” disse la Professoressa Caporal cordialmente. “Sì, sono molto soddisfatta del modo in cui vengono fatte le cose, molto felice infatti.”
Con un’aria educatamente incredula, la Umbridge ha preso un minuscolo appunto sul suo portablocco ed continuò, “E che argomenti prevede di affrontare con questa classe quest’anno – presumendo, naturalmente, che il Professor Hagrid non ritorni?”
“Oh, farò loro conoscere le creature che vengono fuori molto spesso al GUFO,” disse la Professoressa Caporal. “Non rimane ancora molto da fare - loro hanno studiato gli unicorni e gli Snasi, pensavo di fare i Porlocks e Kneazles, mi assicurerò che siano in gradi di riconoscere i Crups e i Knarls, sa…”
“Bene, sembra che lei sappia quello che fa, ad ogni modo,” disse la Professoressa Umbridge, facendo un segno molto evidente sul suo portablocco. A Harry non piacque l'enfasi che aveva messo sul ‘lei’ e gli piacque ancora meno quando lei fece la domanda successiva a Goyle. “Ora, sento che ci sono stati dei feriti in questa classe?”
Goyle fece un ghigno stupida. Malfoy si affrettò a rispondere alla domanda.
“Ero io,” disse. “Sono stato colpito da un Ippogrifo.”
“Un Ippogrifo?” disse la Professoressa Umbridge, adesso scarabocchiando freneticamente.
“Solo perché era troppo stupido per ascoltare quello che Hagrid gli aveva detto di fare,” disse Harry in modo arrabbiato.
Sia Ron che Hermione gemettero. La professoressa Umbridge girò lentamente la testa in direzione di Harry.
“Altre detenzioni serali, penso,” disse dolcemente. “Bene, grazie moltissimo, Professoressa Caporal, penso che questo sia tutto quello di cui ho bisogno qui. Riceverà i risultati della sua ispezione entro dieci giorni.
“Benissimo,” disse la Professoressa Caporal e la Professoressa Umbridge si avviò attraverso il prato in direzione del castello.
*
Era quasi mezzanotte quando Harry lasciò l'ufficio della Umbridge quella notte, la sua mano che adesso sanguinava così pesantemente da macchiare la benda che lui aveva avvolto intorno a essa. Si aspettava che la stanza comune fosse vuota quando ritornò, ma Ron e Hermione erano seduti ad aspettarlo. Lui era lieto di vederli, specialmente perché Hermione era propensa ad essere affettuosa piuttosto che critica.
“Qui,” disse lei ansiosamente, spingendo una piccola coppa di liquido giallo verso di lui, “immergici la mano, è una soluzione di tentacoli di Mangiatenebre (?) filtrati e messi sotto aceto, dovrebbe aiutare.”
Harry mise la mano sanguinante e dolente nella coppa e provò una meravigliosa sensazione di sollievo. Grattastinchi si strofinò intorno alle sue gambe, ronfando rumorosamente, quindi gli saltò in grembo e si acciambellò.
“Grazie,” disse lui con riconoscenza, grattando Grattastinchi dietro alle orecchie con la sua mano sinistra.
“Continuo a pensare che tu dovresti lamentarti di questo,” disse Ron a bassa voce.
“No,” disse Harry con decisione. “La McGrannit impazzirebbe se sapesse –“
“Sì, è probabile,” disse Harry meccanicamente. “E quanto tempo pensi che ci metterà la Umbridge a far varare un altro decreto che dice che chiunque si lamenta del Sommo Inquisitore viene immediatamente licenziato?”
Ron aprì la bocca per replicare ma non uscì niente e, dopo un momento, la chiuse di nuovo, sconfitto.
“Lei è una donna terribile,” disse Hermione con una voce sottile. “Terribile. Sai, lo stavo giusto dicendo a Ron quando sei entrato… dobbiamo fare qualcosa a questo proposito.”
“Io ho suggerito del veleno,” disse Ron con aria truce.
“No… voglio dire, qualcosa a proposito di che insegnante terrificante lei è, e di come non impareremo affatto nessuna Difesa da lei,” disse Hermione.
“Beh, cosa possiamo fare noi per quello?” disse Ron, sbadigliando. “E’ troppo tardi, no? Lei ha il lavoro, è qui per restare. Caramel si assicurerà di questo.”
“Beh,” provò a dire Hermione. “Sai, oggi stavo pensando…” lei gettò un’occhiata leggermente nervosa a Harry e poi si lanciò, “stavo pensando che - forse è arrivato il momento di fare solo - solo fra noi.”
“Fare cosa solo fra noi?” chiese Harry sospettosamente, la sua mano ancora immersa nell'essenza di tentacoli di mangiatenebre.
“Beh – imparare Difesa Contro le Arti Oscure da soli,” disse Hermione.
“Ci mancava solo questo (?),” si lamentò Ron. “Tu vuoi che facciamo un lavoro supplementare? Ti rendi conto che io e Harry siamo già indietro con i compiti ed è solo la seconda settimana?”
“Ma questo è molto più importante dei compiti!” disse Hermione.
Harry e Ron la guardarono stralunati.
“Pensavo che non ci fosse niente nell'universo più importante dei compiti!” disse Ron.
“Non essere sciocco, è ovvio che c’è,” disse Hermione e Harry vide, con una sensazione sinistra, che sulla sua faccia era improvvisamente sceso quel genere di fervore che di solito le ispirava il CREPA. “Si tratta della preparazione di noi stessi, come ha detto Harry durante la prima lezione della Umbridge, per quello che ci attende là fuori. Si tratta dell'assicurazione che ci potremo realmente difendere. Se non impariamo niente per un anno intero –“
“Non possiamo fare molto da soli,” disse Ron con una voce sconfitta. “Voglio dire, va bene, possiamo andare a cercare incantesimi in biblioteca e provare a metterli in pratica, suppongo –“
“No, sono d’accordo, siamo ad un punto in cui possiamo solo imparare qualcosa fuori dai libri,” disse Hermione. “Abbiamo bisogno di un insegnante, uno in gamba, che può mostrarci come utilizzare le formule e correggerci se sbagliamo.”
“Se stai parlando di Lupin…” iniziò Harry.
“No, no, non parlo di Lupin,” disse Hermione. “Lui è troppo occupato con l'Ordine e, comunque, al massimo potremmo vederlo durante i fine settimana a Hogsmeade, e non ne abbiamo abbastanza spesso.”
“Chi, quindi?” disse Harry, guardandola in cagnesco.
Hermione fece un sospiro molto profondo.
“Non è evidente?” disse lei. “Parlo di te, Harry.”
Ci fu un momento di silenzio. Una leggera brezza notturna fece sbattere i vetri della finestra dietro a Ron e il fuoco trepidò.
“Io cosa?” disse Harry.
“Sto parlando di te che ci insegni Difesa Contro le Arti Oscure.”
Harry la fissò. Quindi si girò verso Ron, pronto a scambiare uno sguardo esasperato che loro erano soliti condividere quando Hermione tirava fuori idee inverosimili come il CREPA. Con grande costernazione di Harry, tuttavia, Ron non lo guardò esasperato.
Lui si era leggermente accigliato, evidentemente immerso nei suoi pensieri. Quindi disse, “Questa è un'idea.”
“Che cosa è un'idea?” disse Harry.
“Tu,” disse Ron. « Insegnarci a farlo.”
“Ma…”
Harry adesso stava sogghignando, loro due lo stavano sicuramente prendendo in giro.
“Ma non sono un insegnante, non posso –“
“Harry, tu sei il migliore dell'anno in Difesa Contro le Arti Oscure,” disse Hermione.
“Io?” disse Harry, ora sghignazzando più che di mai. “No che non lo sono, tu mi hai superato in ogni prova –“
“Veramente, non è così,” disse con calma Hermione. “Tu mi hai superato al terzo anno - l'unico anno in cui entrambi abbiamo sostenuto l’esame e abbiamo avuto un insegnante che in effetti conosceva la materia. Ma non parlo dei risultati degli esami, Harry. Pensa a quello che tu hai fatto!”
“Cosa vuoi dire?”
“Sai una cosa, non sono sicuro di volere un insegnante così stupido,” disse Ron a Hermione, sorridendo affettatamente. Lui si rivolse a Harry.
“Fammi pensare,” disse, facendo una smorfia ad imitazione di Goyle che si concentra. “Uh… il primo anno - tu hai salvato la Pietra Filosofale da Tu-Sai-Chi.”
“Ma quella è stata fortuna,” disse Harry, “non era esperienza –“
“Secondo anno,” lo interruppe Ron, “hai ucciso il Basilisco e hai distrutto Riddle.”
“Sì, ma se non fosse arrivata Fanny, io –“
“Terzo anno,” disse Ron, ancora più forte, “hai combattuto un centinaio di Dissennatori tutti in una volta –“
“Tu sai che è stato un caso fortuito, se il GiraTempo non –“
“Ultimo anno,” disse Ron, ora quasi gridando, “tu hai di nuovo respinto Tu-Sai-Chi –“
“Ascoltatemi!” disse Harry, in modo quasi arrabbiato, perché adesso Ron e Hermionestavano entrambi sorridendo affettatamente. “Ascoltatemi un attimo, va bene? Sembra grande quando tu lo dici in quel modo, ma tutta quella roba era fortuna – la metà del tempo non sapevo quello che facevo, non ho pianificato niente di tutto ciò, ho solo fatto tutto quello che riuscivo a pensare e quasi sempre ho avuto aiuto –“
Ron e Hermione stavano ancora sorridendo affettatamente e Harry sentì che stava per perdere la calma; lui non era nemmeno sicuro del perché si sentiva così arrabbiato.
“Piantatela di stare lì seduti a sghignazzare come se lo sapeste meglio di me, io c'ero, non è così?” disse con fervore. “So quello che è successo, va bene? E non sono riuscito a cavarmela in una qualunque di quelle cose perché ero bravo in Difesa Contro le Arti Oscure, me la sono cavata in tutte quelle occasioni perché - perché l'aiuto è arrivato nel momento giusto o perché ho indovinato la cosa giusta - ma io ci sono riuscito a malapena per il rotto della cuffia, non avevo idea di quello che facevo – SMETTETELA DI RIDERE!”
La coppa di essenza di Mangiatenebre cadde in terra e si ruppe. Lui si accorse che era in piedi, sebbene non riuscisse a ricordare di essersi alzato. Grattastichi si fiondò come un razzo sotto un divano. I sorrisi di Ron e Hermione erano svaniti.
“Voi non sapete com’è! Voi - nessuno di voi – voi non avete mai dovuto affrontarlo, non è vero? Voi pensate che sia solo questione di imparare a memoria un grappolo di formule e di gettargliele lì, come se foste in classe o qualcosa del genere? Per tutto il tempo tu sei sicuro solo del fatto che non c'è nient’altro tra te e la morta che te stesso, il tuo cervello o il tuo stomaco o il tuo quello che ti pare – come se tu potessi pensare semplicemente quando sai di essere a un nanosecondo dall’essere assassinato, o torturato, o dal vedere i tuoi amici morire - loro non ci hanno mai insegnato questo nelle loro lezioni, com’è avere a che fare con cose come queste – e voi due state seduti lì a comportarvi come se io fossi un bambino intelligente solo perché sono qui, vivo, come se Diggory fosse uno stupido, come se lui avesse combinato un bel pasticcio – voi non lo volete proprio capire, che avrei potuto essere io così facilmente, sarebbe stato così se solo Voldemort non avesse avuto bisogno di me –“
“Noi non stavamo dicendo niente del genere, amico,” disse Ron, che sembrava terrorizzato. “Non volevamo tirare in ballo Diggory, noi non – sei saltato alle conclusioni sbagliate del –“
Lui guardò in cerca di aiuto Hermione, il cui viso era affranto.
“Harry,” disse lei timidamente, “non vedi? Questo… questo è esattamente il motivo per cui abbiamo bisogno di te… abbiamo bisogno di sapere com’è d-davvero… affrontarlo… affrontare V-Voldemort.”
Era la prima volta che lei avesse mai detto il nome di Voldemort e fu questo, più di qualsiasi altra cosa, che calmò Harry. Ancora respirando affannosamente, lui affondò nella sua sedia, riprendendo il controllo e sentendo la sua mano che pulsava terribilmente di nuovo. Avrebbe voluto non aver rotto la coppa di essenza di Mangiatenebre.
“Beh… pensaci,” disse Hermione quietamente. “Per favore?”
Harry non riuscì a pensare a niente da dire. Si sentiva già abbastanza in colpa per il suo impeto. Annuì, difficilmente consapevole di quello a cui stava acconsentendo.
Hermione si è alzato.
“Bene, vado a letto,” disse, con una voce che era chiaramente quanto di più naturale riuscisse a fare. “Ehm… ‘Notte.”
Anche Ron si alzò in piedi.
“Vieni?” disse a Harry in tono imbarazzato.
“Sì,” disse Harry. “Un… un minuto. Solo il tempo di mettere a posto questo.”
Lui indicò la coppa rotta sul pavimento. Ron annuì e si avviò.
“Reparo,” mormorò Harry, puntando la sua bacchetta sui pezzi rotti di porcellana. Essi volarono indietro tornando ad unirsi, la coppa era come nuova, ma non ritornò ad esserci l'essenza di Mangiatenebre dentro.
Improvvisamente si sentì così stanco che fu tentato di sprofondare sulla sua poltrona e dormire lì, ma invece si sforzò di alzarsi e seguì Ron al piano superiore. La sua notte agitata fu ancora una volta punteggiata da sogni di lunghi corridoi e porte chiuse a chiave e lui si svegliò il giorno dopo con la cicatrice che bruciava di nuovo.
CAPITOLO 16 -AL PUB TESTA DI PORCO
Per due settimane intere, dopo il suo suggerimento originale, Hermione non fece parola con Harry che dava lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure. Le ore di lezioni forzate di Harry con la Umbridge finalmente erano terminate (credette che i suggerimenti scritti sul dorso della sua mano non se ne sarebbero mai andati); Ron aveva avuto quattro più nella pratica del Quidditch e non era stato sgridato durante le ultime due volte; e tutti e tre erano riusciti a far scomparire i loro topi in Trasfigurazione (Hermione aveva davvero strafatto facendo svanire dei gattini), prima che il discorso fosse di nuovo intavolato, in una sera tetra e burrascosa di fine settembre, quando loro tre erano seduti in biblioteca, cercando gli ingredienti di pozioni per Piton.
“Mi chiedevo” disse improvvisamente Hermione, “se tu avevi pensato a qualcuno per Difesa Contro le Arti Oscure, Harry.”
“Certo che l’ho fatto” disse sgarbatamente Harry, “come potrei dimenticarlo: noi, con quella strega che c’insegna......”
“Ascolta l’idea che io e Ron abbiamo avuto.... - “ Ron le gettò uno sguardo preoccupato e minaccioso. Lei aggrottò le ciglia “- Oh, e va bene..., l’idea che io avevo a proposito di te che c’insegni”
Harry subito non rispose. Finse di leggere attentamente una pagina di Anti-veleni asiatici, perché non voleva dire quello che aveva realmente in testa.
Ci aveva pensato molto nelle due settimane precedenti. Qualche volta sembrava un’idea insana, quando quella sera Hermione gliela aveva proposta, altre volte, si era trovato a pensare agli incantesimi che aveva usato nei suoi vari incontri con creature Oscure e Mangiamorte, trovandosi, infatti, a progettare nella sua mente le lezioni da tenere…
“Bene”, lui disse lentamente, quando non poté più fingere di trovare Anti-veleni asiatici interessanti, “sì - ci ho pensato un po’.”
“E......? “ chiese impazientemente Hermione
“Non lo so” disse Harry per vedere la reazione e guardò Ron.
“All’inizio credevo fosse un’idea buona” disse Ron, che sembrava voler chiudere al più presto questa conversazione, poiché credeva che Harry stesse per urlare di nuovo
Harry si dondolava sulla sua sedia.
“Tu non hai ascoltato quello che io dissi a proposito di una gran dose di fortuna “
“Sì, Harry”, disse Hermione dolcemente, “ma tutto sommato, non c’è niente che nasconda che tu non sia capace quanto basta per quanto riguarda Difesa Contro le Arti Oscure, perché è così. Tu l’anno scorso eri l’unica persona che ha potuto controllare completamente la Maledizione Imperius, sei in grado di produrre un Patronus, puoi fare alcune cose che maghi maturi non possono fare, Viktor dice sempre così - “
Ron si girò così violentemente verso di lei che sembrò potesse rompersi il collo. Strofinandoselo, lui disse, “Cosa? Che cosa ha detto Victor...”
“Hh-oh” fece Hermione con voce annoiata “Diceva che Harry era in grado di fare cose che nemmeno lui, che era all’ultimo anno della Durmstrang, riusciva a fare”
Ron stava guardando Hermione sospettosamente.
“Tu non sei ancora in contatto con lui, vero? “
“E se lo fossi? “ disse Hermione freddamente, sebbene la sua faccia diventata rossa come un garofano. “Non posso avere un amico di penna- “
“Lui non voleva essere solo il tuo amico di penna....”-, disse sgarbatamente Ron
Hermione, esasperata, scosse la testa, ignorando che Ron continuava a guardarla, poi disse a Harry, “Allora che farai? C’insegnerai? “
“Solo a te e a Ron......?”
“Ebbene” disse Hermione, sembrando un po’ nervosa. “Ascolta… ora, e non volare di nuovo via con la scopa, Harry, per favore… ma io realmente credo che tu dovresti insegnare a chiunque voglia imparare. Io voglio dire, noi stiamo parlando di difenderci contro V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non mi sembra giusto che se noi abbiamo quest’opportunità, non dovremmo darla ad altre persone.”
Harry considerò questo per un momento, poi disse, “Sì, ma io dubito che qualcuno - eccetto voi due - vorrebbe essere istruito da me. Io sono un bugiardo, ricordi? “
“Ebbene, io penso sia probabile che sarai sorpreso da quante persone sarebbero interessate a sentire quello che tu hai da dire” disse seriamente Hermione. “Guarda”, lei s’inclinò verso lui - Ron la stava guardando ancora con cipiglio - “Sai che il primo fine settimana d’ottobre si va ad Hogsmeade? Che ne dici se diciamo alle persone interessate che possono incontrarci lì e poi discuterne ? “
“Perché dobbiamo farlo fuori dalla scuola? “ chiese Ron.
“Perché”, disse Hermione, ritornando al diagramma del Cavolo cinese Incappucciato di Chomping che stava copiando, “io non credo che la Umbridge sarebbe molto felice se sapesse che cosa facciamo QUI.”
*
Harry stava aspettando ansiosamente il viaggio di fine settimana ad Hogsmeade, ma c’era una cosa che lo preoccupava. Sirius aveva mantenuto un silenzio di tomba da quando era apparso nel fuoco all’inizio di settembre; Harry seppe che l’avevano fatto adirare dicendogli che non volevano che venisse - ma era ancora più preoccupato, visto la probabilità che Sirius poteva gettare tutta quella cautela al vento aggirando quella proibizione in ogni modo. Cosa potevano fare se un grande cane nero trotterellando andava sulla strada verso loro in Hogsmeade, magari sotto il naso di Draco Malfoy?
“Bene, tu non puoi biasimarlo se vuole uscire e, a proposito, disse Ron, quando Harry raccontò le sue paure a lui e a Hermione. “Io voglio dire che lui è stato sulla strada per più di due anni, giusto? Ed io so che non è stato facile, ma almeno era libero, o no? Ed ora lui è rinchiuso, solo, tutto il tempo con quell’elfo orribile.”
Hermione aggrottò le ciglia a Ron, ma comunque ignorò il disdegno su Kreacher.
“Il guaio è”, disse a Harry, “che finché V-Voldemort - oh, per amor di Dio, Ron - non esce allo scoperto, Sirius dovrà stare nascosto, capisci?, quello stupido ministero non si renderà conto dell’innocenza di Sirius finché loro non accetteranno che Silente sta dicendo da sempre la verità su di lui. Una volta che quegli sciocchi cominceranno a catturare di nuovo i veri Mangiamorte, sarà ovvio che Sirius non sia un Mangiamorte… voglio dire, lui non ha il Marchio, per prima cosa.”
“Io non lo reputo così stupido da tornare indietro”, disse Ron con forza. “Silente andrebbe su tutte le furie se lo fa, e Sirius ascolta Silente, anche se non gli piace quello che gli dice.”
Harry continuò a sembrare preoccupato, e quindi Hermione gli disse, “Ascolta, Ron ed io abbiamo preso contatto persone che crediamo vorrebbero imparare per bene Difesa Contro le Arti Oscure, e c’è una coppia che sembra interessata. Noi gli abbiamo detto di incontrarci a Hogsmeade.”
“Giusto”, Harry disse vagamente, ma la sua mente era ancora su Sirius.
“Non preoccupati, Harry” disse quietamente Hermione. “Tu hai abbastanza problemi senza aggiungere anche Sirius.”
Aveva ragione, di certo, stava appena dietro i suoi compiti, sebbene ora stava facendo molto meglio visto che non passava più ogni sera in detenzione con la Umbridge. Ron era messo anche peggio di Harry, perché mentre loro due praticavano due volte a settimana il Quidditch, Ron aveva anche i suoi doveri di prefetto. Comunque Hermione che stava seguendo più materie di loro non solo aveva finito tutti i suoi compiti ma stava trovando anche tempo per lavorare a maglia per fare più vestiti per i folletti. Harry doveva ammettere che Hermione stava migliorando; ora era quasi sempre possibile distinguere tra i cappelli ed i calzini.
La mattina della visita di Hogsmeade albeggiò brillante ma ventosa. Dopo aver fatto colazione fecero la coda di fronte a Gazza che cercava i loro nomi dal lungo elenco di studenti che avevano avuto il permesso di visitare il villaggio dai loro genitori o dai tutori. Con un disdegnoso tormento, Harry ricordò che se non fosse stato per Sirius, lui non sarebbe mai andato.
Quando Harry arrivò davanti Gazza, il custode gli diede una grande annusata come se stesse tentando di scoprire un odore di qualche cosa da Harry. Poi, diede un cenno asciutto ad Harry con le sue digrignati mascelle che lo indirizzarono fuori, lungo le scale di pietra ed il freddo giorno illuminato dal sole.
“Ehm - perché Gazza ti stava annusando? “ chiese Ron, mentre lui, Harry e Hermione correvano veloci verso la larga entrata dei cancelli.
“Suppongo stesse cercando l’odore della caccabomba,” spiegò Harry con una piccola risata. “mi sono dimenticato di dirti… “
E raccontò la storia della lettera spedita a Sirius e cosa accadde mentre Gazza chiedeva di vedere la lettera. Con grande sorpresa, Hermione trovò questa storia estremamente interessante, molto più, di quanto lui potesse credere.
“Lui disse che aveva ricevuto una soffiata che tu stavi ordinando Caccabombe? Ma chi gli ha fatto la soffiata? “
“Non lo so” disse Harry “Forse Malfoy ha pensato ad uno scherzo.”
Camminarono tra i pilastri di pietra alti, superarono i cinghiali alati e girarono a sinistra verso la strada che portava al villaggio, il vento spostava i capelli sugli occhi.
“Malfoy? “ chiese Hermione scettica. “beh… sì… forse… “
Sprofondò tra suoi pensieri dal principio alla fine della periferia di Hogsmeade.
“Ad ogni modo, dove stiamo andando? “ chiese Harry. Ai Tre Manici di scopa? “
“No” disse Hermione, uscendo delle sue fantasticherie “no, è sempre pieno di gente e troppo chiassoso. Ho detto gli altri di incontrarci alla Testa del Porco l’altro pub, tu sai qual’è, che non è sulla strada principale. Penso che è un po’… come dire… discreto… gli studenti normalmente non vanno in là, così penso che non saremo sentiti per caso.”
Camminarono per la strada principale oltre il Negozio di Scherzi magici di Zonko, dove non furono sorpresi di vedere Fred, George e Lee Jordan, oltre l’ufficio postale, dal quale i gufi passavano ad intervalli regolari e giravano su un lato della strada alla cui cima stava una piccola locanda. Un insegna storta di legno era appesa in una cornice arrugginita quadrata alla porta, con un ritratto di una testa mozza di un cinghiale selvatico che perdeva sangue su di una stoffa bianca. Come si avvicinarono, l’insegna cigolò nel vento. Tutti e tre esitarono fuori della porta.
“Bene, andiamo”, disse Hermione con un po’ d’apprensione. Harry entrò.
Non era come i Tre Manici di Scopa il cui gran bancone brillante dava un’impressione di calore e di pulizia. L’osteria Testa del Porco era una piccola, scura e molto sporca stanza che puzzava fortemente di qualche cosa che sembrava puzza di capre. Le finestre a campate erano così incrostate di sporco che luce del giorno faticava ad entrare nella stanza, tanto che accesero alcuni tronconi di candele che erano su tavole di legno grezze. Il pavimento, a prima vista, sembrava fatto di terra battuta, ma poi appena Harry avanzò capì che c’era pietra sotto quella che sembrò essere lo sporco accumulato da secoli.
Harry ricordò che Hagrid gli raccontò di questo pub nel suo primo anno: “C’è gente strana che puoi incontrare alla Testa del Porco” aveva detto, narrando di come lui aveva vinto un uovo di drago da uno straniero incappucciato. All’inizio Harry si era chiesto perché Hagrid non aveva trovato strano che lo straniero avesse tenuto la sua faccia nascosta per tutto il loro incontro; ora egli ha visto che avere la propria faccia nascosta era qualcosa di moda alla Testa del Porco. C’era un uomo, al bancone, la cui testa era avvolta in fasciature grigie e sporche, e stava cercando di inghiottire infiniti bicchieri di qualcosa che fumava, un qualcosa d’ardente, attraverso una fessura sopra la sua bocca; due figure nascoste da cappucci si accomodarono ad una tavola nei pressi delle finestre; Harry avrebbe potuto pensare a dei Dissennatori se non avessero parlato con un forte accento dello Yorkshire e se in un angolo scuro, accanto al caminetto, non si fosse seduta una strega con un folto, velo nero che gli arrivava fino alle dita dei piedi. Poterono vedere appena il movimento del suo naso perché faceva in modo che il velo sporgesse leggermente.
“Non capisco chi possa essere, Hermione”, mormorò Harry, appena si avvicinarono al bancone. Stava guardando particolarmente alla strega vestita tutta di velo. “credete che possa esserci la Umbridge sotto tutti quei veli?”
Hermione gettò su un occhio attento alla figura velata.
“La Umbridge è più piccola di quella donna”, disse quietamente. “In ogni modo, anche se la Umbridge entra qui non può fare nulla per fermarci, Harry perché io ho controllato due - anzi tre volte - le regole della scuola. Noi non siamo fuori dai limiti; ho chiesto specificamente al Professor Flitwick se agli studenti era permesso entrare nella Testa del Porco, e lui mi ha detto di sì, ma mi ha consigliato fortemente di portare i nostri bicchieri. Ho anche cercato tutto quello a cui posso pensare su gruppi di studi e su gruppi di compiti ed sono sicuramente permessi. Ma penso che non sia una buon’idea dichiarare quello che facciamo realmente.
“No” disse freddamente Harry, “visto che non è proprio un gruppo di studio quello che stiamo per fare, o no....”
Il barista camminò furtivamente verso loro fuori da una stanza alle loro spalle. Era un vecchio uomo zoppicante con i capelli grigi molto lunghi e la barba. Era alto e magro e sembrava vagamente familiare a Harry.
“Che vi porto? “ grugnì.
Tre Burrobirre, per favore”, disse Hermione.
L’uomo si allungò sotto lo sportello e raccolse tre bottiglie molto polverose e molto sporche, che sbatté sul bancone.
“Sei falci d’argento” disse.
“Ce l’ho” disse prontamente Harry prendendoli. Gli occhi del barista squadrarono Harry, rimanendo per una frazione di secondo sulla sua cicatrice. Poi girò sui suoi passi e depositò il denaro di Harry in una vecchia cassa di legno che si aprì automaticamente per riceverlo.
Harry, Ron e Hermione si ritirarono alla tavola più lontana dal bancone e si sedettero, guardandosi attorno. L’uomo dalle bende grigie e sporche sbatte le nocche al banco e ricevette dal cameriere un’altra bibita fumante.
“Tu sai che cos’è quello? “ mormorò Ron, mentre guardava verso il bancone con entusiasmo. Potremmo ordinare qualsiasi cosa che ci piaccia qui. Scommetto che quell’individuo ci venderebbe qualsiasi cosa, senza indugio. Ho sempre voluto provare un whisky di fuoco”
“Tu - sei - un - Prefetto”, ringhiò Hermione.
“Oh”, disse Ron, mentre il suo sorriso si affievoliva dalla sua faccia “Sì… “
“Così chi dicevate era desideroso di incontrarci?” chiese Harry, mentre apriva il copri bicchiere arrugginito della sua Burrobirra e prendendone una sorsata.
“Solo un paio di persone”, Hermione ripeté, guardando il suo orologio e scrutando ansiosamente la porta. Ho detto loro di essere qui all’incirca a questa ora e sono sicura che conoscessero il posto....oh - guarda- potrebbero essere loro.”
La porta del pub si aprì. Un nastro spesso di luce polverosa del sole divise la stanza in due per un momento e poi svanì, bloccata da una folla di persone che stavano entrando.
Prima entrò Neville con Dean e Lavanda, erano seguiti da vicino da Calì e Padma Patil con (e qui lo stomaco di Harry ebbe un sussulto) Cho e una delle sue solite sciocche amiche, quindi (con un aspetto da sognatrice che sarebbe potuta entrare per caso) Luna Lovegood; quindi Bell Katie, Alicia Spinnet e Angelina Johnson, Colin e Dennis Canon, Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchley, Hannah Abbott, una ragazza del Tassorosso con una lunga treccia lungo la schiena di cui Harry non conosceva il nome; tre ragazzi del Corvonero che era piuttosto sicuro si chiamassero Anthony Goldstein, Michael Corner e Terry Boot, e poi Ginny, tallonata da un ragazzo biondo magro alto con un naso rivolto in alto che Harry riconobbe vagamente come un membro della squadra di Quidditch del Tassorosso e, chiusero il corteo, Fred e George Weasley con il loro amico Lee Jordan: tutti e tre portavano grandi borse di carta riempite con la merce di Zonko.
“Solo un paio di persone? “ Harry disse con la voce rotta a Hermione. “Solo un paio di persone? “
“Sì, bene, l’idea sembra aver fatto breccia!” disse Hermione tutta contenta. “Ron, vuoi prendere qualche sedia in più?”
Il cameriere al banco rimase di pietra nell’asciugare un bicchiere con uno straccio tanto sporco che sembrava non fosse mai stato lavato. Probabilmente non aveva mai avuto così tanta gente nel suo locale.
“Ciao”, disse Fred, giungendo al bancone per primo e contando rapidamente i suoi compagni “potremmo avere… venticinque Burrobirre, per favore? “
Il barista rimase confuso per un momento, quindi, gettando in modo irritato il suo straccio come se fosse stato interrotto in qualcosa di molto importante, cominciò a tirare su Burrobirre piene di povere da sotto il bancone.
“Alla salute”, brindò Fred, alzando il bicchiere. “tossite, tutti quanti, non ho abbastanza denaro per tutti… “
Harry guardò pensieroso il gran gruppo vociante che aveva preso le birre da Fred e tutti che frugavano nelle loro toghe per trovare i soldi. Non poteva immaginare che tutte quelle persone arrivassero fino a lì, finché il pensiero orribile di quello che avrebbe dovuto fargli si presentò: era probabile che stessero aspettando un qualche genere di discorso del quale incaricò Hermione.
“Che cosa gli dirai? “ chiese a bassa voce. “Cosa si aspettano? “
“Te l’ho detto, vogliono sentire solo quello che hai da dire”, disse Hermione lentamente; ma Harry continuò a guardarla così furiosamente che aggiunse, “tu non devi fare ancora niente, parlerò io per prima.”
“Ciao, Harry”, disse Neville calorosamente sedendosi davanti a lui.
Harry tentò di sorridere di nuovo, ma non parlò; la sua bocca era insolitamente asciutta. Cho gli aveva appena sorriso e si era seduta sulla destra di Ron. La sua amica, che aveva capelli rossastro-biondi e ricci, non sorrise, ma diede Harry un’occhiata di totale diffidenza che gli disse chiaramente che, dato il suo modo, lei non avrebbe dovuto essere lì.
A gruppi di due o tre, i nuovi arrivati si misero attorno a Harry, Ron e Hermione, alcuni sembravano piuttosto eccitati, altri curiosi, Luna Lovegood guardava fisso in modo sognante il locale. Quando ognuno aveva preso una sedia, il rumore finì. Tutti gli occhi erano puntati su Harry.
“Ehm”, esordì Hermione, la sua voce era leggermente più alta quando era agitata. “Bene - l’ehm - ciao.”
Il gruppo concentrò l’attenzione su di lei, sebbene gli occhi continuassero a bersagliare regolarmente Harry.
“Bene… l’ehm… bene, voi sapete perché siete qui. Ehm… bene, Harry aveva un’idea - io voglio dire” (Harry l’aveva fulminata con lo sguardo) “Io avevo un’idea - che è probabile che sia utile per chi vuole imparare Difesa Contro le Arti Oscure - ed io voglio dire, imparare veramente, sapete, non la spazzatura che Umbridge sta facendo con noi - “ (la voce di Hermione divenne improvvisamente molto più forte e più fiduciosa) “- perché nessuno può chiamare quelle lezioni "Difesa Contro le Arti Oscure" - “ (“Senti, senti”, disse Anthony Goldstein, e Hermione sembrò rincuorata) “- Bene, ho pensato che sarebbe stato utile se noi prendessimo per bene la questione nelle nostre mani.”
Fece una pausa, guardò di sfuggita Harry, e continuò, “ quello che intendo è non come difendersi in teoria, ma facendo pratica con veri incantesimi - “
“Tu vuoi passare Difesa Contro le Arti Oscure anche per il G.U.F.O., scommetto? “chiese Michael Corner che la stava guardando da vicino.
“Certo che lo voglio” disse Hermione subito. “Ma più che per questo, io voglio essere preparata sul serio in difesa perché… perché… " lei fece un gran respiro e finì, “perché Lord Voldemort è tornato.”
La reazione fu immediata e prevedibile. L’amica di Cho gridò e versò la Burrobirra su di lei; Terry Boot diede qualche genere d’involontario tic; Padma Patil rabbrividì, e Neville diede un guaito strano che riuscì a trasformare in un colpo di tosse. Tutti loro guardarono fissamente, e addirittura impazientemente, Harry.
“Bene ad ogni modo … questo è il piano”, disse Hermione. “Se voi volete seguirci, noi abbiamo bisogno di decidere come fare- “
“Dove è la prova che Tu-sai-chi e tornato? “ chiese il biondo giocatore di Tassorosso con una voce piuttosto aggressiva.
“Bene, Silente lo crede - “ ricominciò Hermione.
“Tu vuoi dire, Silente crede a lui”, disse il ragazzo biondo, accennando col capo a Harry.
“Chi sei? “chiese Ron, quasi abbaiando.
“Zacharias Smith”, si presentò il ragazzo, “ed penso che abbiamo il diritto di sapere precisamente quello che vi fa credere che Tu-sai-chi sia tornato.”
“Ascolta,” disse Hermione, intervenendo rapidamente “questo non è il motivo di discussione di questa riunione- “
“Va bene Hermione, intervenne Harry.
Ora gli era chiaro perché tanta gente fosse venuta fin lì. Pensò che Hermione avrebbe dovuto prevedere questa cosa. Alcune di queste persone - forse la maggior parte di loro - era qui nella speranza di sentire direttamente la storia da Harry.
“Che cosa mi fa dire che Voi-sapete-chi è tornato? “ ripeté Harry, guardando Zacharias diritto nella faccia. “Io l’ho visto. Silente lo raccontò l’anno scorso alla scuola intera quello che accadde, se non hai creduto a lui, non crederai nemmeno a me, ed io non sprecherò un pomeriggio tentando di convincere qualcuno.”
Il gruppo intero sembrò aver trattenuto il fiato mentre Harry parlava. Harry aveva l’impressione che anche il cameriere al banco stesse ascoltando. Stava asciugando lo stesso bicchiere con lo straccio lurido, sporcandolo ancora di più.
Zacharias disse calmo, “Silente ci ha raccontato tutto l’anno scorso che Cedric Diggory fu ucciso da Tu-sai-chi e che tu ritornasti con il corpo di Diggory a Hogwarts. Non ci diede dettagli, lui non ci disse precisamente come Diggory fu assassinato, io penso che faccia piacere a tutti sapere - “
“Se sei venuto a sentire precisamente quello che accade ogni volta che Voldemort uccide qualcuno, io non posso aiutarti”, disse Harry. La sua ira, sempre così vicina al limite in questi giorni, stava salendo di nuovo. Non distolse gli occhi dalla faccia aggressiva di Zacharias Smith, e fu determinato a non guardare Cho. “Io non voglio parlare di Cedric Diggory, mi sono spiegato? Quindi, se questo è il motivo per il quale sei qui, potevi essere da un’altra parte.”
Harry gettò un”occhiata adirata verso Hermione. Sentì che questo era tutta colpa sua; lei aveva deciso di farlo diventare un fenomeno da baraccone e, naturalmente, tutti erano venuti per sentire la sua fantastica avventura. Ma nessuno di loro lasciò le sedie, nemmeno Zacharias Smith, sebbene continuasse a fissare intensamente Harry
“Così”, riprese Hermione, ora la sua voce era di nuovo molto alta e impacciata. “Così… come stavo dicendo … se volete imparare qualcosa sulla difesa, noi abbiamo bisogno di fare pratica, come abbiamo fatto, facciamo e faremo- “
“È vero”, interruppe la ragazza con la treccia lunga dietro la schiena, guardando Harry, “che tu puoi produrre un Patronus? “
C’era un mormorio d’interesse tra il gruppo a proposito di questo.
“Sì”, disse Harry un po’ sulla difensiva.
“Un Patronus corporale? “
La frase fece tornare a galla qualche cosa nella memoria di Harry.
“Ehm - tu non conosci Madama Bones, vero? “ chiese Harry.
La ragazza sorrise.
“Lei è mia zia”, rispose. “Io sono Susanna Bones. Mi ha raccontato che ha sentito parlare di te. Quindi - è proprio vero? Sai far comparire Patronus cervo maschio? “
“Sì”, disse Harry.
“Fantastico, Harry! “ disse Lee, guardandolo con profonda ammirazione. “Non lo sapevo! “
“Mamma disse a Ron di non raccontarlo troppo in giro”, disse Fred, ghignando a Harry. “Dice che godi già di troppa attenzione così.”
“Non ha torto”, borbottò Harry, ed un paio di persone risero.
La strega velata che sedeva da sola si spostò molto leggermente dal suo posto.
“Ed uccidesti un Basilisco con quella spada nell’ufficio di Silente? “ chiese Terry Boot. Questo è quello che uno dei ritratti sul muro mi disse quando l’anno scorso… “
“Ehm - sì, L’ho fatto, sì”, disse Harry.
Justin Finch-Fletchley fischiò; i fratelli di Canon scambiarono sguardi d’ammirazione e Lavanda Brown disse “Wow! “ ma molto delicatamente. Harry ora stava sentendosi leggermente sudato sotto il colletto; stava guardando dovunque ma decisamente non a Cho.
“E nel nostro primo anno”, Neville disse al gruppo, “lui salvò quella Pietra Filologicale - “
“Filosofale”, corresse indispettita Hermione.
“Giusto, - da Voi-sapete-chi”, concluse Neville.
Gli occhi di Hannah Abbott erano grossi come Galeoni.
“E questo è niente”, disse Cho (gli occhi di Harry si gettarono su di lei; e lei stava guardando lui, sorridendo; il suo stomaco fece un’altra capriola) “tutte le prove che dovette passare per il Torneo Tremaghi l’anno scorso - scavalcando draghi, Tritoni ed Acromantula e tutto il resto ..“
C’era un mormorio d’entusiastico accordo intorno alla tavola. Lo stomaco di Harry si stava contorcendo. Harry stava tentando d’avere il viso non troppo compiaciuto. Il fatto che Cho l’aveva lodato lo fece quasi sfrontato, molto più sfrontato che quasi stava per dire quel che lui si era ripromesso di non dire mai.
“Ascoltate”, lui disse, e subito piombò il silenzio, “Io … io non voglio sembrare saccente o qualcos’altro, ma.... io avrei un sacco di cose da insegnarvi....”
“Non col drago, spero” disse Michael Corner per primo. Quello era una cosa seriamente difficile da fare… “
“Sì, bene - “ disse Harry, credendo che sarebbe stato troppo scortese non essere d’accordo.
“E nessuno ti aiutò a liberarti di quei dissennatori quest’estate”, Chiese Susanna Bones.
“Nessuno”, rispose Harry, “no, quasi lo facevo a pezzi senza aiuto, ma il punto che io sto tentando di fare è - “
“Cerchi sempre di sorvolare alla Weasley questo tipo di discorsi “sentenziò Zacharias Smith.
“Ecco un’idea”, disse Ron rumorosamente, prima che Harry potesse parlare, “perché non ti chiudi la bocca?“
Forse la parola "Weasley" aveva colpito in modo particolarmente forte Ron. Per questo, ora stava guardando Zacharias come se non ci fosse cosa migliore che picchiarlo. Zacharias fremeva.
“Bene, siamo venuti tutti per imparare da lui e ora egli ci dice che non potremo fare le cose che fa lui” disse.
“Quello non è quello che ha detto, “ringhiò Fred.
“Credi che possiamo pulirti le orecchie? “ chiese George, estraendo un lungo ferro dall’aspetto molto doloroso dalla borsa di Zonko.
“O qualche parte del tuo corpo, veramente noi non siamo molto attenti a dove usiamo questo”, disse Fred.
“Sì, bene”, Hermione disse in fretta, “muoviamoci… il punto è, siamo d’accordo che Harry ci dia lezioni? “
C’era un mormorio di accordo generale. Zacharias si mise a braccia incrociate e non disse niente, forse perché era troppo occupato a tenere gli occhi sullo strumento nelle mani di Fred.
“Bene”, disse Hermione, sembrando sollevata del fatto che qualche cosa era stata stabilita. “La prossima domanda è ogni quanto ci raduniamo per le lezioni? Personalmente ritengo che non ci sia possibilità che una volta alla settimana- “
“Aspetta” disse Angelina, “noi abbiamo bisogno di assicurarci che questo non si accavalli con gli allenamenti di Quidditch.”
“No”, disse Cho, “né con i nostri.”
“Né con i nostri”, aggiunse Zacharias Smith.
“Sono sicura che possiamo trovare una sera che vada bene per tutti”, disse Hermione, leggermente impaziente, “ma sapete, queste lezioni sono piuttosto importanti, noi stiamo parlando di imparare a difenderci contro V-Voldemort ed i Mangiamorte -“
“Ben detto! “ urlò Ernie Macmillan dal quale Harry si aspettava parlasse prima di allora. “Personalmente io penso che questa sia la cosa più importante, verosimilmente più importante che qualsiasi altra cosa che faremo quest’anno, anche con i nostri esami da G.U.F.O. che si avvicinano! “
Si guardò solennemente intorno, come se stesse aspettando persone gridare “Assolutamente no! “ Quando nessuno parlò, continuò, “io, personalmente credo sia sciocco da parte del ministero affibbiarci una tale inutile insegnante in questo periodo critico. Evidentemente, loro rifiutano il ritorno di Voi-sapete-chi, ma darci un insegnante che sta tentando attivamente di impedirci di usare incantesimi difensivi.......- “
“Pensiamo che la ragione per cui la Umbridge non ci vuole addestrare in Difesa Contro le Arti Oscure”, disse Hermione, “è che ha trovato qualcuno… con l’infelice idea che Silente potesse usare gli studenti della scuola come un genere d’esercito privato. Lei pensa che Silente ci mobiliterebbe contro il Ministero.”
Quasi tutti sembrarono sbalorditi da queste notizie; eccetto Luna Lovegood che intervenne dicendo: “Bene, questo ha senso. Dopo tutto, Cornelius Caramel ha il suo esercito privato”
“Che cosa? “ chiese Harry completamente frastornato da questa novità.
“Sì, lui ha trovato un esercito di Heliopaths”, disse Luna solennemente.
“No, non ce l’ha”, disse Hermione digrignando i denti.
“Sì, ce l’ha” replicò Luna.
“Che cosa sono gli Heliopaths? “chiese Neville, sbiancando.
“Sono spiriti di fuoco”, spiegò Luna, i suoi occhi già grandi le schizzavano fuori dalle orbite, facendola sembrare ancora più invasata del normale, “le grandi creature che con alte fiammate galoppano attraverso la terra infuocata di fronte a.......- “
“Non esistono, Neville”, disse acidamente Hermione.
“Si che esistono” Disse Luna molto arrabbiata
“Mi dispiace, ma dove è la prova della loro esistenza? “ ruggì Hermione.
Ci sono molti testimoni oculari. Solo perché tu sei così miscredente hai bisogno di avere tutto sotto il naso, davanti a te.....- “
“Ehm, ehm”, fece Ginny, con una buona imitazione della Umbridge tanto che molte persone si guardarono attorno in allarme e poi risero. “Non stavamo tentando di decidere quante volte ci dovremmo incontrare per avere lezioni di difesa? “
“Sì”, disse subito Hermione, “sì, giusto, hai ragione, Ginny.”
Bene, una volta la settimana disse secco Jordan.
“Finché..... - “ cominciò Angelina.
“Sì, sì, conosciamo il problema del Quidditch”, disse Hermione con voce compassata. Bene, l’altra cosa da decidere è dove c’incontreremo… “
Questo era piuttosto più difficile; Tutto il gruppo cadde nel silenzio.
“La biblioteca? “suggerì Katie Bell dopo alcuni momenti.
“Non ce la vedo Madama Pince intorno a noi che facciamo incantesimi nella biblioteca” disse Harry.
“Forse una classe non utilizzata? “ disse Dean.
“Sì”, disse Ron, “è probabile che la McGrannit ci permetta di usarla, l’ha fatto quando Harry si doveva allenare per il Torneo Tremaghi.”
Ma Harry era sicuro che la professoressa McGrannit non sarebbe stata così accomodante questa volta. Per tutto quello che Hermione diceva su studio e gruppi di lavoro che erano permessi, aveva la netta sensazione che questo poteva essere considerato un gruppo di ribelli.....
“Ok, va bene, cercheremo di trovare un posto” disse Hermione. “Spediremo un messaggio a tutti quando avremo trovato il tempo e il luogo per la prima riunione.”
Frugò nella sua borsa e tirò fuori pergamena ed un calamaio, poi esitò, sembrava quasi che si fosse indurita come l’acciaio mentre tentava di dire qualche cosa.
“Io - io penso che ognuno dovrebbe scrivere il suo nome, solo così possiamo sapere chi era qui. Ma penso anche”, lei prese un respiro profondo, “che noi tutti dovremmo essere d’accordo sul fatto di non spifferare quello che stiamo facendo. Quindi chi firma, vuol dire che è d’accordo a non dire alla Umbridge o a qualcun altro quello che stiamo facendo.”
Fred allungò la mano sulla pergamena e scrisse allegramente la sua firma, ma subito Harry notò che molte persone guardarono con diffidenza la prospettiva di mettere i loro nomi sull’elenco.
“Ehm… “ disse Zacharias lentamente, non prendendo la pergamena che George stava tentando di passargli, “bene… sono sicuro che Ernie mi dirà quando ci sarà la riunione.”
Ma anche Ernie sembrava piuttosto esitante alla firma. Hermione lo guardò accigliata.
“Io - bene, noi siamo Prefetti”, esordì Ernie. “E se quest’elenco fosse trovato… bene, voglio dire… tu hai detto, che se la Umbridge scoprisse.... - “
“Tu hai appena detto che questo gruppo era la più importante cosa da fare questo anno”, gli ricordò Harry.
“Io - sì”, disse Ernie, “sì, io credo che, è solo - “
“Ernie, pensi realmente che mi permetterei di lasciare questa lista in vista? “ disse Hermione visibilmente arrabbiata.
“No. No, certo che no”, disse Ernie, sembrando leggermente meno ansioso. “Io - sì, certo che firmerò.”
Nessuno sollevò obiezioni dopo Ernie, sebbene Harry vide l’amica di Cho darle un’occhiata di rimprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l’ultimo Prefetto - Zacharias - ebbe firmato, Hermione riprese la pergamena la ripose con cura nella sua borsa. Ora c’era un sentimento strano nel gruppo. Era come se avessero appena firmato un qualche genere di contratto.
“Bene,il tempo vola”, disse attivamente Fred, saltando in piedi. “George, Lee ed io abbiamo articoli di particolare natura da acquistare, ci vediamo più tardi.”
Anche il resto del gruppo a due e a tre uscirono.
Cho era piuttosto indaffarata ad assicurare la chiusura della sua borsa prima di andare via, la sua lunga tenda scura di capelli oscillava nascondendo un po’ il suo viso, ma la sua amica stava in piedi accanto a lei, a braccia conserte, schioccando lingua, così che Cho non aveva altra scelta che andare via con lei. Appena la sua amica s’incamminò attraverso la porta, Cho guardò di nuovo indietro e fece un cenno ad Harry.
“Bene, penso che è andata piuttosto bene”, disse felicemente Hermione, mentre lei, Harry e Ron uscivano qualche attimo più tardi della Testa del Porco alla luce brillante del sole. Harry e Ron presero le loro bottiglie di Burrobirra.
“Quell’individuo di Zacharias è una verruca”, disse Ron che stava guardando in cagnesco la figura di Smith solo vagamente distinguibile per la distanza.
“Non piace molto neanche a me”, ammise Hermione, “ma mi ha sentito per caso che parlavo con Ernie e Hannah al tavolo dei Tassorosso e mi è sembrato veramente molto interessato a partecipare, quindi, che cosa gli potevo dire? Ma le persone migliori - voglio dire, Michael Corner ed i suoi amici, non sarebbero venute se lui non si vedesse con Ginny - “
Ron, che stava bevendo le ultime gocce dalla sua bottiglia di Burrobirra, per poco non si strozzava e sputò Burrobirra davanti alla sua faccia.
“Lui CHE COSA? “ biascicò Ron disgustato, i suoi orecchi ora assomigliavano a dei roast beef. “Lei esce....mia sorella sta uscendo......che significa, Michael Corner? “
“Bene, questo è il motivo per il quale lui ed i suoi amici sono venuti, penso..... - loro sono interessati nell’imparare difesa, ma se Ginny non avesse detto a Michael che sarebbe.......- “
“Quando è successo..... - quando l’ha fatto..... -? “
“Si sono incontrati al Ballo di Natale e si sono messi insieme alla fine dell’anno scorso”, disse imperturbabile Hermione.
Tornarono in High Street e lei si fermò fuori il Negozio di Calamai, dove nella vetrina c’era una bella mostra di calamai e di penne di fagiano. “Hmm… potrei prenderne una.”
Hermione entrò nel negozio. Harry e Ron la seguirono.
“Qual’è Michael Corner? “ chiese Ron furiosamente.
“Quello moro” rispose Hermione.
“Non mi piace” disse subito Ron.
“Ma che sorpresa.....”, disse tra se e se Hermione.
“Ma”, disse Ron, seguendo Hermione lungo una fila di calami e pentoloni in rame,” pensavo che a Ginny piacesse Harry! “
Hermione lo guardò in modo piuttosto compassionevolmente e scosse la testa.
“A Ginny piaceva Harry, ma lei lo lasciò perdere mesi fa. Non che tu non le piaccia, sia chiaro”, aggiunse gentilmente a Harry mentre lei esaminava un calamaio dorato lungo e nero.
Harry, la cui testa stava ancora pensando a Cho che aveva appena lasciato, non trovava quest’argomento tanto interessante quanto Ron che stava tremando veramente d’indignazione ma che gli fece capire cose che aveva appena percepito.
“Perché ne parli solo adesso? “ chiese a Hermione. “Lei non ne ha mai con me.”
“Precisamente”, disse Hermione. “Sì, penso che prenderò questo…”
Lei arrivò alla cassa e diede quindici Falci d”argento e due zellini di bronzo, con Ron che alitava ancora sul suo collo.
“Ron”, disse severamente mentre lei si voltava e puntava i piedi, “Questo è precisamente il motivo per il quale Ginny non ti ha detto che si sta vedendo con Michael, sapeva che l’avresti presa male. Quindi, per l’amor di Dio, non ricamarci su.”
“Che dici? Chi sta prendendo male che cosa? Io non ricamo su niente… “ Ron continuò questa cantilena senza fine sino alla fine della strada.
Hermione guardò Harry e disse in tono basso, mentre Ron ancora stava mormorando imprecazioni su Michael Corner, “A proposito di Michael e Ginny…. Tra te e Cho? “
“Che cosa vuoi dire? “ disse rapidamente Harry.
Era come se acqua bollente fosse salita rapidamente in lui; una sensazione ardente che faceva in modo che la sua faccia bruciasse nel freddo - era stato così evidente?
“Bene”, disse Hermione, sorridendo leggermente “ non poteva staccarti gli occhi di dosso, vero? “
Harry non aveva mai apprezzato prima come fosse così bello il villaggio di Hogsmeade.
CAPITOLO 17 – Decreto sull’Educazioe Numero Ventiquattro
Per il resto del fine settimana Harry si sentì più felice di quanto non aveva fatto per tutto il trimestre. Lui e Ron passarono gran parte della domenica a rimettersi in pari con tutti i loro compiti e benché questo potesse essere difficilmente considerato divertente, l'ultima esplosione del sole d'autunno continuava, così invece di star seduti incurvati sopra al tavolo nella stanza comune poterono fare i compiti all’aperto e rimasero a oziare all'ombra di un grande di faggio sulla riva del lago. Hermione, che naturalmente aveva già finito tutti i compiti che aveva ricevuto, si portò fuori con lei dell’altra lana e ammaliò i suoi ferri per lavorare a maglia in modo che essi iniziarono ad incrociarsi a mezz’aria accanto a lei, producendo altri cappelli e calzini.
Sapere che loro stavano facevano qualcosa per resistere alla Umbridge e al Ministero e che lui era un elemento chiave della ribellione, dava a Harry una sensazione di immensa soddisfazione. Lui continuava a rivivere la riunione di sabato nella sua mente: tutte quelle persone, che erano venute da lui per imparare Difesa Contro le Arti Oscure… e le espressioni sulle loro facce quando avevano sentito alcune delle cose che aveva fatto… e Cho che aveva lodato le sue prestazioni al Torneo Tremaghi – sapere che tutte quelle persone non pensavano che lui fosse uno strampalato bugiardo ma qualcuno da ammirare, lo rese tanto di buonumore che era ancora allegro il lunedì mattina, malgrado l’imminente prospettiva di tutte le sue lezioni meno amate.
Lui e Ron stavano scendendo a pianterreno dal loro dormitorio, discutendo l’idea di Angelina secondo la quale durante l’allenamento di Quidditch di quella sera avrebbero dovuto provare una nuova azione chiamata la Presa del Bradipo, e fino a quando non giunserò a metà della soleggiata sala comune non notarono il nuovo particolare che aveva già attirato l'attenzione di un piccolo gruppo di persone.
Un grande cartello era stato affisso alla bacheca del Grifondoro; così grande che copriva tutte le altre cose sulla bacheca – le liste di libri di incantesimi di seconda mano in vendita, i regolari richiami alle regole della scuola di Argus Gazza, l'orario di allenamento della squadra di Quidditch, le offerte di scambiare certe figurine delle Cioccorane con altre, l'ultimo annuncio dei Weasley per collaudatori, le date dei fine settimana a Hogsmeade e gli avvisi di oggetti persi e ritrovati. Il nuovo cartello era stampato a grandi caratteri neri e c’era un sigillo dall’aspetto ufficiale in fondo accanto a una firma chiara e ricciuta.
PER ORDINE DEL SOMMO INQUISITORE DI HOGWARTS
Tutte le organizzazioni studentesche, le società, le squadre, i gruppi e i club saranno da ora in avanti sciolti.
Per organizzazione, società, squadra, gruppo o club si intende una riunione ordinaria di tre o più studenti.
L'autorizzazione a riformarsi può essere richiesta al Sommo Inquisitore (Professoressa Umbridge).
Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo o club studentesco può esistere senza che il Sommo Inquisitore ne sia stato messo a conoscenza e l’abbia approvato.
Qualsiasi studente che verrà scoperto per avere formato o appartenere a una organizzazione, una società, una squadra, un gruppo o un club che non sia stato approvato dal Sommo Inquisitore sarà espulso.
Quanto sopra è in conformità con il Decreto sull’Educazione Numero Ventiquattro.
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Sommo Inquisitore
Harry e Ron lessero l'avviso sopra alle teste di alcuni ragazzi del secondo anno dall’aria preoccupata.
“Questo significa che chiuderanno il Gobstones Club?” chiese uno di loro al suo amico.
“Penso che tu sarai OK con il Gobstones,” disse Ron cupamente, facendo saltare il ragazzo del secondo anno. “Non penso che noi saremo altrettanto fortunati, però, non credi?” chiese a Harry mentre il ragazzo del secondo anno scappava via.
Harry stava rileggendo un’altra volta l'avviso. La felicità che lo aveva accompagnato dal sabato se n’era andata. Le sue viscere pulsavano con rabbia.
“Questa non è una coincidenza,” disse, le sue mani strette a pugno. “Lei sa.”
“Non è possibile,” disse immediatamente Ron.
“C'erano delle persone che ascoltavano in quel pub. E ammettiamolo, noi non sappiamo di quante delle persone che sono venute possiamo fidarci. Uno qualunque di loro potrebbe essere corso a dirlo alla Umbridge…”
E lui che aveva pensato che loro gli credessero, che aveva pensato che addirittura lo ammirassero…
“Zacharias Smith!” disse Ron immediatamente, colpendo con un pugno la sua mano. “O - penso che anche Michael Corner avesse un aspetto veramente malfido –“
“Mi chiedo se Hermione l’ha già visto…” disse Harry, guardando la porta che conduceva ai dormitori delle ragazze.
“Andiamo a informarla,” disse Ron. Lui saltò avanti, aprì la porta e salì per la scalinata a chiocciola.
Era al sesto gradino quando ci fu un forte, lamentoso suono come di un claxon e i gradini si fusero insieme cementandosi in una lunga superficie di pietra liscia come uno scivolo. Ci fu un breve momento in cui Ron provò a continuare a correre, agitando le braccia come un pazzo come un mulino a vento, quindi crollò all'indietro e scivolò lungo lo scivolo appena creato, arrivando a fermarsi sul suo sedere ai piedi di Harry.
“Ehm – penso che non siamo ammessi nei dormitori delle ragazze,” disse Harry, aiutando Ron a rialzarsi e cercando di non ridere.
Due ragazze del quarto anno arrivarono giù scivolando allegramente lungo lo scivolo di pietra.
“Oooh, chi ha provato a venire al piano superiore?” ridacchiarono tranquillamente, saltando ai loro piedi e facendo gli occhi dolci Harry e Ron.
“Io,” disse Ron, che era ancora piuttosto arruffato. “Non mi ero reso conto di quello che sarebbe successo. Non è giusto!” aggiunse lui rivolto a Harry, come le ragazze furono uscite per il foro dietro al ritratto, ancora ridendo come pazze. “Hermione ha il permesso di venire nel nostro dormitorio, come mai non siamo ammessi -?”
“Beh, è una regola di stampo antico,” disse Hermione, che era appena scivolata facilmente su una coperta davanti a loro ed ora era ai loro piedi, “ma in Hogwarts: Una Storia si dice che i fondatori pensavano che i ragazzi fossero meno fidati delle ragazze. Comunque, perché stavi provando a entrare?”
“Per cercarti - guarda questo!” disse Ron, trascinandola davanti alla bacheca.
Gli occhi di Hermione scorsero rapidamente l'avviso. La sua espressione diventò di pietra.
“Qualcuno deve avere fatto la spia a lei!” disse Ron in modo arrabbiato.
“Loro non possono averlo fatto,” disse Hermione a bassa voce.
“Sei troppo ingenua,” disse Ron, “la pensi così solo perché tu sei del tutto onesta e fidata –“
“No, non possono essere stati loro, perché ho messo un incantesimo su quel pezzo di pergamena che abbiamo firmato tutti,” disse Hermione con aria sinistra. “Credimi, se qualcuno fosse corso a dirlo alla Umbridge, sapremmo esattamente chi è e lui si pentirebbe davvero di averlo fatto.”
“Cosa gli succederebbe?” disse Ron con impazienza.
“Beh, mettiamola in questo modo,” disse Hermione, “in confronto l'acne di Eloise Midgeon sembrerebbe un paio di graziose lentiggini. Venite, andiamo giù per la colazione e vediamo quello che ne pensano gli altri… mi chiedo se l’avviso è stato messo in tutte le case…”
Entrando nella Sala Grande fu immediatamente evidente che il cartello della Umbridge non era apparso non solo alla Torre del Grifondoro. C'era una particolare intensità di conversazione e un movimento maggiore del solito nella Sala mentre gli studenti si spostavano su e giù per i loro tavoli per parlare di quello che avevano letto. Harry, Ron e Hermione avevano appena preso i loro posti quando Neville, Dean, Fred, George e Ginny piombarono su di loro.
“L'avete visto?”
“Pensate che lei lo sappia?”
“Cosa facciamo?”
Loro stavano guardando tutti Harry. Lui si diede un’occhiata in giro per assicurarsi che non ci fosse alcun insegnante vicino a loro.
“Lo faremo comunque, naturalmente,” disse con calma.
“Lo sapevo che l’avresti detto,” disse George, sorridendo e dando una manata a Harry sul braccio.
“Ai prefetti sono d’accordo?” disse Fred, guardando beffardamente Ron e Hermione.
“Naturalmente,” disse Hermione con calma.
“Ecco che arrivano Ernie e Hannah Abbott,” disse Ron, guardandosi indietro. “E quegli individui del Corvonero e Smith… e nessuno sembra molto foruncoloso.”
Hermione sembrava allarmata.
“Non m’importano i brufoli, quegli stupidi non possono venire quì ora, sembrerà veramente sospetto – sedetevi!” lei mimò sulle labbra a Ernie e a Hannah, gesticolando loro freneticamente per raggiungere il tavolo dei Tassorosso. “piu tardi! Noi-ci-vedremo-più-tardi!”
“Lo dirò io a Michael,” disse Ginny impazientemente, alzandosi dalla sua panca, “che sciocco, davvero…”
Lei si affrettò verso il tavolo dei Corvonero; Harry la guardò andare. Cho era seduta non molto lontano, che parlava all'amica riccia che aveva portato alla Testa di Porco. L'avviso della Umbridge l’avrebbe fatta rinunciare ad incontrarli di nuovo?
Ma le piene conseguenze dell’avviso non furono chiare fino a quando loro non lasciarono la sala Grande per Storia della Magia.
“Harry! Ron!”
Era Angelina e lei gli corse incontro con un aspetto assolutamente disperato.
“E’ tutto OK,” disse Harry quietamente, quando lei fu abbastanza vicina per sentirlo. “Andremo comunque –“
“Vi rendete conto che lei include il Quidditch in questo?” disse Angelina sopra di lui. “Dobbiamo andare a chiedere l’autorizzazione di riformare la squadra del Grifondoro!”
“Cosa?” disse Harry.
“Assolutamente no,” disse Ron, spaventato.
“Avete letto l’avviso, cita anche le squadre! Ascoltami, Harry… te lo dico per l'ultima volta… per favore, per favore non perdere di nuovo la calma con la Umbridge o lei potrebbe non farci giocare più!”
“OK, OK,” disse Harry, dal momento che Angelina sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. “Non preoccuparti, mi comporterò bene.”
“Scommetto che la Umbridge è a Storia della Magia,” disse Ron trucemente, mentre si incamminavano per la lezione di Rüf. “Lei non ha ancora esaminato Rüf… scommetto qualsiasi cosa che è lì…”
Ma aveva torto; l'unico insegnante presente quando entrarono era il Professor Rüf, che galleggiava circa dieci centimetri sopra la sua sedia come al solito e si preparava a riprendere il suo monotono ronzio sulle guerre fra giganti. Harry non fece nemmeno il tentativo di seguire quello che lui stava dicendo oggi; lui scarabocchiò pigramente la sua pergamena, ignorando le occhiate e gomitate frequenti di Hermione, fino a quando un colpo particolarmente doloroso alle costole non lo fece girare in modo arrabbiato.
“Cosa c’è?”
Lei indicò la finestra. Harry guarò. Edwige era appollaiata sul davanzale della stretta finestra, che lo fissava attraverso il vetro spesso, con una lettera legata alla sua zampa. Harry non riusciva a capire; loro erano appena stati a colazione, perché cavolo non gli aveva consegnato la lettera in quel momento, come al solito? Anche molti dei suoi compagni di classe stavano indicando Edwige l'uno all'altro.
“Oh, ho sempre adorato quella civetta, è così bella,” Harry sentì sospirare Lavanda a Calì.
Lui diede un’occhiata al Professor Rüf che stava continuando a leggere i suoi appunti, serenamente inconsapevole che l'attenzione della classe fosse focalizzata su di lui anche meno del solito. Harry sgaiattolò con calma via dalla sua sedia, si accucciò e passando dietro alla fila di banchi arrivò velocemente alla finestra, quindi girò la maniglia e la aprì molto lentamente.
Si era aspettato che Edwige gli offrisse la zampa in modo che lui potesse prendere la lettera e poi volasse alla Gufiera, ma nel momento in cui la finestra fu sufficientemente aperta lei saltellò dentro, fischiando dolorosamente. Lui chiuse la finestra con uno sguardo ansioso al Professor Rüf, si tornò a chinare e si affrettò al suo posto con Edwige sulla sua spalla. Si rimise seduto, trasferì Edwige sul suo grembo e fece per rimuovere la lettera legata alla sua zampa.
Solo in quel momento si rese conto che le piume di Edwige erano stranamente arruffate; alcuni erano piegate al contrario e lei aveva una delle sue ali piegata in un angolo strano.
“E’ ferita!” sussurrò Harry, chinando la testa sopra lei. Hermione e Ron si avvicinarono; Hermione posò anche la sua penna. “Guardte - c'è qualcosa che non va nella sua ala –“
Edwige stava tremando; quando Harry tentò di toccarle l'ala lei fece un piccolo salto, arruffò tutte le piume come se si stesse gonfiando e lo fissò riprovevolmente.
“Professor Rüf,” disse Harry a voce alta e ognuno nella classe si girò per guardarlo. “Non mi sento bene.”
Il professor Rüf alzò gli occhi dai suoi appunti, all’apparenza stupito, come sempre, di trovare la stanza davanti a lui piena di persone.
“Non ti senti bene?” ripetè confuso.
“Per niente,” disse Harry con decisione, alzandosi in piedi con Edwige nascosta dietro di lui. “Penso di aver bisogno di andare all’infermeria.”
“Sì,” disse il professor Rüf, chiaramente preso davvero in contropiede. “Sì… sì, l’infermeria… bene, vai pure, allora, Perkins…”
Appena uscito dall’aula, Harry rimise Edwige sulla sua spalla e corse giù per il corridoio, fermandosi un momento a pensare solo quando fu sicuro di essere fuori dalla vista della porta di Rüf. La sua prima scelta di qualcuno per curare Edwige sarebbe stata Hagrid, naturalmente, ma dato che non aveva alcuna idea di dove fosse l’unica opzione che gli restava era di trovare la Professoressa Caporal e sperare che lei lo avrebbe aiutato.
Lui scrutò fuori da una finestra la campagna burrascosa e coperta di nuvole. Non c'era alcun segno di lei da nessuna parte nelle vicinanze della capanna di Hagrid; se lei non stava facendo lezione, probabilmente era nella sala dei professori. Scese a pianterreno, Edwige che fischiava flebilmente mentre barcollava sulla sua spalla.
Due gargoyl di pietra fiancheggiavano la porta della sala-insegnanti. Appena Harry si avvicinò, uno di loro gracchiò, “Tu dovresti essere a lezione, figliolo (?).”
“E’ una cosa urgente,” disse seccamente Harry.
“Ooooh, è urgente, vero?” disse l'altro gargoyl con una voce stridula. “Bene, questo ci mette al nostro posto, non è così?”
Harry bussò. Sentì dei passi, quindi la porta si aprì e lui si trovò faccia a faccia con la Professoressa McGrannit.
“Non avrai preso un'altra punizione!” disse lei immediatamente, i suoi occhiali squadrati che brillavano in modo allarmante.
“No, Professoressa!” disse frettolosamente Harry.
“Bene, allora perché sei fuori dalla classe?”
“E’ urgente, evidentemente,” disse malignamente il secondo gargoyl.
“Sto cercando la Professoressa Caporal,” spiegò Harry. “E’ per la mia civetta, è ferita.”
“Una civetta ferita, hai detto?”
La Professoressa Caporal apparve alle spalle della Professoressa McGrannit, fumando una pipa e tenendo in mano una copia della Gazzetta del Profeta.
“Sì,” disse Harry, sollevando con attenzione Edwige dalla sua spalla, “è arrivata dopo gli altri gufi della posta e la sua ala è tutta strana, guardi –“
La professoressa Caporal si mise la pipa ben ferma tra i denti e prese a Harry Edwige mentre la Professoressa McGorannit guardava.
“Hmm,” disse la professoressa Caporal, la sua pipa che ondeggiava leggermente mentre lei parlava. “Sembra come se fosse stata attaccata da qualcosa. Non riesco a immaginare chi avrebbe potuto farlo, però. I thestral (?) talvolta attaccano gli uccelli, naturalmente, ma Hagrid ha addestrato i Thestral di Hogwarts a non toccare i gufi.”
Harry non sapeva né gli importava sapere cosa fossero i thestral; lui voleva solo sapere che Edwig sarebbe guarita. La professoressa McGrannit, tuttavia, guardò acutamente Harry e disse, “Sai da dove viene questa civetta, Potter?”
“Ehm,” disse Harry. “Da Londra, penso.”
Lui incontrò i suoi occhi per un attimo e capì, dal modo in cui si erano unite le sue sopracciglia, che lei aveva capito che ‘Londra’ significava ‘il numero dodici di Grimmauld Place’.
La professoressa Caporal tirò fuori da una tasca un monocolo e se lo sistemò sull’occhio, per esaminare da vicino l'ala di Edwige. “Dovrei essere in grado di rimetterla a posto se me la lasci, Potter,” disse lei, “non dovrà volare a lunghe distanze per alcuni giorni, in ogni caso.”
“Ehm – perfetto – la ringrazio,” disse Harry, proprio mentre la campana suonava per l’intervallo.
“Nessun problema,” disse raucamente la Professoressa Caporal, rientrando nella sala-professori.
“Solo un momento, Wilhelmina!” disse la Professoressa McGrannit. “La lettera di Potter!”
“Oh, sì!” disse Harry, che aveva momentaneamente dimenticato il rotolo legato alla zampa di Edwige. la professoressa caporal glie lo diede e quindi scomparve nella sala-professori con Edwige, che stava fissando Harry come se fosse incapace di credere che lui la tradiva così. Sentendosi leggermente in colpa, lui si è girò per andarsene, ma la Professoressa McGrannit lo richiamò.
“Potter!”
“Sì, Professoressa?”
Lei diede un’occhiata su e giù per il corridoio; c'erano studenti che arrivavano da entrambe le direzioni.
“Ricordati,” disse lei velocemente e quietamente, i suoi occhi sul rotolo nella mano di Harry, “che i canali di comunicazione dentro e fuori da Hogwarts potrebbero essere osservati, capito?”
“Io –“ disse Harry, ma l’ondata di studenti che si era rovesciata nel corridoio era quasi su di lui. La professoressa McGrannit gli fece un secco cenno con il capo tornò indietro nella sala-professori, lasciando correre Harry in cortile con la folla.
Lui individuò Ron e Hermione che si erano già messi in un angolo protetto, i colletti dei loro mantelli alzati contro il vento. Harry apri il rotolo mentre correva verso di loro e trovò cinque parole scritte con la calligrafia di Sirius:
Oggi, stessa ora, stesso posto.
“Edwige sta bene?” chiese ansiosamente Hermione, nel momento in cui lui su a portata di orecchie.
“Dove l'hai portata?” chiese Ron.
“Dalla caporal,” disse Harry. “E ho incontrato la McGrannit… sentite…”
E lui gli raccontò quello che gli aveva detto la Professoressa McGrannit. Con sua sorpresa, nessuno degli altri due sembrava stupito. Al contrario, loro si scambiarono sguardi significativi.
“Cosa?” disse Harry, guardando da Ron a Hermione e viceversa.
“Beh, stavo appena dicendo a Ron… e se qualcuno avesse provato a intercettare Edwige? Voglio dire, lei non è mai stata ferita in volo prima, no?”
“Da chi è la lettera, comunque?” chiese Ron, prendendo la nota da Harry.
“Tartufo,” disse Harry sottovoce.
“’Stessa ora, stesso posto’? Vuol dire il fuoco nella sala comune?”
“Ovviamente,” disse Hermione, leggendo anche lei la lettera. Sembrava inquieta. “Spero solo che nessun altro lo abbia letto.”
“Ma era ancora sigillato e tutto,” disse Harry, cercando di convincersi tanto quanto lei. “E nessuno capirebbe quello che significa se non sa dove gli avevamo parlato prima, no?”
“Non so,” disse Hermione ansiosamente, mettendosi la borsa sulla spalla mentre la campana suonava di nuovo, “non sarebbe esattamente difficile risigillare il rotolo con la magia… e se qualcuno sta tenendo controllata la Rete Volante… ma non vedo proprio come possiamo avvertirlo di non venire senza rischiare che venga intercettato anche quel messaggio!”
Loro si incamminarono a fatica giù per i gradini di pietra verso l’aula sotterranea per Pozioni, tutti e tre immersi nei loro pensieri, ma quando raggiunsero la fine della scala la loro attenzione fu richiamata dalla voce di Draco Malfoy, che era proprio fuori dalla porta dell’aula di Piton, sventolando in giro un pezzo di pergamena dall’aspetto ufficiale e parlando molto più forte del necessario in modo che loro potessero sentire ogni parola.
“Sì, la Umbridge ha dato immediatamente l'autorizzazione alla squadra di Quidditch dei Serpeverde di continuare a giocare, sono andato a chiederglielo per prima cosa questa mattina. Beh, era quasi automatico, voglio dire, lei conosce mio padre veramente bene, lui è sempre dentro e fuori dal Ministero… sarà interessante vedere se al Grifondoro verrà permesso di continuare a giocare, non è vero?”
“Non rispondetegli,” sussurrò supplichevolmente Hermione a Harry e Ron, che stavano entrambi guardando Malfoy, le facce serie e i pugni stretti. “E’ quello che vuole.”
“Voglio dire,” disse Malfoy, alzando ancora un po’ la sua voce, i suoi occhi grigi che brillano malevolamente in direzione di Harry e Ron, “se è una questione di influenze sul Ministero, non penso che abbiano molta possibilità… da quello che dice mio padre, loro hanno cercato una scusa per licenziare Arthur Weasley per anni… e quanto a Potter. mio padre dice che è una questione di tempo prima che il Ministero lo rinchiuda a San Mungo… evidentemente loro hanno un reparto speciale per le persone il cui cervello è stato frastornato per magia.”
Malfoy fece una smorfia grottesca, la sua bocca a penzoloni e gli occhi che roteavano. Tiger e Goyle fecero i loro soliti grugniti di risata; Pansy Parkinson strillò divertita.
Qualcosa si scontrò duramente con la spalla di Harry, colpendolo di lato. Un attimo più tardi lui si rese conto che Neville lo aveva appena superato, dirigendosi direttamente contro Malfoy.
“Neville, no!”
Harry fece un salto e afferrò da dietro la divisa di Neville; Neville si agitò freneticamente, i suoi pugni contro l’aria, provando disperatamente ad arrivare a Malfoy che sembrò, per un momento, estremamente shoccato.
“Aiutami!” gridò Harry a Ron, riuscendo a mettere un braccio intorno al collo di Neville e trascinandolo via dai Serpeverde. Tiger e Goyle piegarono le braccia,mettendosi subito davanti a Malfoy, pronti per fare a botte. Ron afferrò le braccia di Neville e lui e Harry insieme riuscirono a trascinare indietro Neville nella fila Grifondoro. La faccia di Neville era scarlatta; la pressione che Harry esercitava sulla sua gola lo rendeva abbastanza incomprensibile, ma strane parole farfugliarono fuori dalla sua bocca.
“Lui… non… deve… scherzare… su… San… Mungo…”
La porta della cella sotterranea si aprì. Apparve Piton. I suoi occhi neri scrutarono la fila dei Grifondoro fino al punto dove Harry e Ron stavano lottando con Neville.”
“Potter, Weasley e Paciock che si azzuffano?” disse Piton con la sua fredda voce sogghignante. Dieci punti in meno al Grifondoro. Lascia Paciock, Potter o ti metterò in detenzione. Tutti dentro, voi.”
Harry lasciò andare Neville, che rimase in piedi ansimando e guardandolo minacciosamente.
“Ho dovuto fermarti,” disse Harry affannosamente, raccogliendo la sua borsa. “Tiger e Goyle ti avrebbero fatto a pezzi.”
Neville non disse niente; prese solo la propria borsa e prese posto nell’aula sotterranea.
“Nel nome di Merlino,” disse Ron lentamente, mentre seguivano Neville, “Cosa cavolo gli è preso?”
Harry non rispose. Lui sapeva esattamente perché sentir parlare delle persone che erano a San Mungo a causa di un danno magico al cervello dava un estremo dolore a Neville, ma aveva giurato a Silente di non rivelare a nessuno il segreto di Neville. Neanche Neville sapeva che Harry sapeva.
Harry, Ron e Hermione presero i loro soliti posti in fondo alla classe, tirarono fuori pergamene, penne e le loro copie di Mille Erbe e Funghi Magici. I loro compagni intorno stavano bisbigliando su quello che Neville aveva appena fatto, ma quando Piton chiuse la porta dell’aula con uno tonfo rimbombante, tutti immediatamente fecero silenzio.
“Avrete notato,” disse Piton, con la sua voce bassa e beffarda, “che abbiamo un’ospite con noi oggi.”
Lui indicò vagamente un’angolo della cella sotterranea e Harry vide chè lì seduta c’era la Professoressa Umbridge, con il portablocco sulle sua ginocchia. Lui lanciò un’occhiata di traverso a Ron e Hermione, con le sopracciglia alzate. Piton e la Umbridge, i due insegnanti che odiava di più. Era difficile decidere quale avrebbe voluto che avesse la meglio sull'altro.
“Oggi continueremo con la nostra Soluzione Irrobustente. Voi troverete le vostre misture come le avete lasciate l'ultima lezione; se sono state fatte correttamente sarebbero dovute fermentare bene durante il fine settimana - le istruzioni –“ lui agitò un’altra volta la sua bacchetta “- sono alla lavagna. Cominciate.”
La professoressa Umbridge passò la prima mezz’ora di lezione a prendere appunti nel suo angolo. Harry era molto interessato di sentire le sue domande a Piton; così interessato, che stava di nuovo distraendosi con la sua pozione.
“Sangue di salamandra, Harry!” gemette Hermione, afferrando il suo polso per impedirgli di aggiungere l'ingrediente sbagliato per la terza volta, “non succo di melograno!”
“Giusto,” disse vagamente Harry, posando la bottiglia e continuando a guardare nell'angolo. La Umbridge si era appena alzata in piedi. “Ah,” disse lei dolcemente, mentre scavalcava due file di banchi per raggiungere Piton, che era curvo sul calderone di Dean Thomas.
“Bene, la classe sembra abbastanza preparata per il loro livello,” lei disse vivacemente al didietro di Piton. “Anche se metterei in discussione se è consigliabile insegnare loro una pozione come la Soluzione Irrobustente. Penso che il Ministero preferirebbe che venisse rimossa dal programma.”
Piton si raddrizzò lentamente e si girò a guardarla.
“Ora… da quanto tempo insegna a Hogwarts?” domandò lei, con la penna che stava in equilibrio da sola sul suo portablocco.
“Quattordici anni,” rispose Piton. La sua espressione era impenetrabile. Harry, che lo stava scrutando con attenzione, aggiunse alcune gocce alla sua pozione; quella fischiò minacciosamente e divenne da turchese ad arancio.
“Lei ha fatto domanda prima per il posto di Difesa Contro le Arti Oscure, mi sembra, non è vero?” chiese la Professoressa Umbridge a Piton.
“Sì,” disse Piton con calma.
“Ma non ebbe successo?”
Il labbro di Piton si arricciò.
“Ovviamente no.”
La professoressa Umbridge scarabocchiò sul suo portablocco.
“E lei ha presentato regolarmente domanda per il posto di Difesa Contro le Arti Oscure anche dopo essersi unito alla scuola, credo, vero?”
“Sì,” disse piano Piton, muovendo a stento le sue labbra. Sembrava davvero arrabbiato.
“Ha una qualche idea del motivo per cui Silente ha costantemente rifiutato di affidarle quelli’incarico?” chiese la Umbridge.
“Le suggerisco di chiederlo a lui,” disse Piton con un sussulto.
“Oh, lo farò,” disse la Professoressa Umbridge, con un sorriso dolce.
“Devo supporre che questo sia rilevante?” domandò Piton, i suoi occhi neri ridotti a una fessura.
“Oh sì,” disse la Professoressa Umbridge, “sì, il Ministero pretende una conoscenza completa dei – ehm – trascorsi degli insegnanti.”
Lei si girò, raggiunse Pansy Parkinson e iniziò a interrogarla sulle lezioni. Piton guardò Harry e i loro occhi si incontrarono per un secondo. Harry lasciò frettolosamente cadere il suo sguardo sulla sua pozione, che adesso si stava perfidamente congelando e emanava un forte odore di gomma bruciata.”
“Ancora niente voto, quindi, Potter,” disse malignamente Piton, svuotando il calderone di Harry con un colpo della sua bacchetta. “Mi scriverai una prova sulla corretta composizione di questa pozione, che indicherà come e perché tu hai sbagliato, da riconsegnare la prossima lezione, hai capito?”
“Sì,” disse Harry furioso. Piton gli aveva già dato dei compiti e lui aveva l’allenamento di Quidditch quella sera; questo significava un altro paio di notti insonni. Non sembrava possibile che lui si fosse svegliato quella mattina sentendosi davvero felice. Tutto quello che sentiva adesso era un fervido desiderio che quel giorno finisse una volta per tutte.
“Forse salterò Divinazione,” disse tristemente, mentre si erano fermati in cortile dopo il pranzo, il vento che frustava loro i lembi dei mantelli e i cappelli. “Farò finta di star male e invece farò il compito di Piton, così non dovrò stare alzato metà della notte.”
“Tu non puoi saltare Divinazione,” disse severamente Hermione.
“Senti chi parla, tu hai tolto Divinazione, odi la Cooman!” disse Ron in tono indignato.
“Io non la odio,” disse Hermione altezzosamente. “Penso solo che sia un’insegnante assolutamente terrificante e una vera imbrogliona. Ma Harry ha già perso Storia della Magia e non penso che debba perdere nessun’altra cosa oggi!”
C’era troppa verità in quel discorso per poterlo ignorare, così mezz’ora dopo Harry prese il suo posto nella calda, iperprofumata atmosfera dell'aula di Divinazione, sentendosi arrabbiato con il mondo. La professoressa Cooman stava di nuovo distribuendo copie di La Predizione dei Sogni. Harry pensò che avrebbe sicuramente speso molto meglio il suo tempo facendo il compito di punizione di Piton che standosene seduto lì a cercare di trovare il significato di un mucchio di sogni inventati.
Tuttavia, sembrava che non fosse l'unica persona a Divinazione ad essere di cattivo umore. La professoressa Cooman sbattè una copia della Predizione sul tavolino tra Harry e Ron e se ne andò, con le labbra contratte; gettò la copia successiva della Predizione a Seamus e Dean, evitando a stento la testa di Seamus, e spinse l’ultima nel torace di Neville con una forza tale che lui scivolò giù dal suo pouffe.
“Bene, cominciate!” disse la professoressa Cooman a voce alta, con voce acuta e piuttosto isterica, “Sapete cosa fare! O sono un’insegnante così sotto al livello che voi non avete mai imparato come aprire un libro?”
La classe la fissò perplessa, poi tutti si scambiarono sguardi l'un l'altro. Harry, tuttavia, pensava di sapere qual’era il problema. Appena la professoressa Cooman fu ritornata alla sua sedia dall’alto schienale, con gli enormi occhi pieni di lacrime di rabbia, lui chinò la testa più vicino a Ron e mormorò, “Penso che lei abbia ricevuto i risultati della sua ispezione.”
“Professoressa?” disse Calì Patil con voce sommessa (lei e Lavanda avevano sempre abbastanza ammirato la professoressa Cooman). “Professore, c'è qualcosa - ehm – che non va?”
“Che non va!” si mise a piangere la professoressa Cooman con la voce che palpitava per l’emozione. “Certo che no! Sono stata offesa, certo… sono state fatte insinuazioni contro di me… sono state lanciate accuse infondate… ma no, non c'è niente che non va, certo che no!”
Lei fece un gran sospiro tutta tremante e distolse lo sguardo da Calì, piangendo lacrime di rabbia sotto ai suoi occhiali.
“Non dico niente,” singhiozzò, “di sedici anni di onorato servizio… evidentemente, è passato inosservato… ma non mi sentirò offesa, no, non devo!”
“Ma, professoressa, chi l’ha offesa?” chiese timidamente Calì.
“La Direzione!” disse la professoressa Cooman, con una drammatica, profonda voce tremante. “Sì, quelli con gli occhi troppo oscurati dalle cose mondane per vedere come Vedo io, per Sapere come So io… è naturale, noi veggenti siamo sempre stati temuti, sempre perseguitati… è – ahimè – il nostro destino.”
Lei singhiozzò, asciugandosi le guance umide con l’orlo del suo scialle, quindi tirò fuori dalla sua manica un piccolo fazzoletto ricamato e si soffiò il naso molto forte con un rumore simile a Pix che si gonfiava come un lampone.
Ron ridacchiò. Lavanda gli lanciò un’occhiata disgustato.
“Professoressa,” disse Calì, “sta parlando… di qualcosa che ha a che fare con la professoressa Umbridge -?”
“Non parlarmi di quella donna!” pianse la professoressa Cooman, saltando in piedi, le sue perline che tintinnavano e i suoi occhiali che lampeggiavano. “Continuate gentilmente con il vostro lavoro!”
E lei passò il resto della lezione camminando a grandi passi tra loro, con le lacrime che ancora scorrevano dietro ai suoi occhiali, mormorando sotto voce quelle che sembravano minacce.
“… è anche possibile che preferisca andarmene… che oltraggio di esso… in prova… vedremo… come lei mi ha sfidato…”
“Tu e la Umbridge avete qualcosa in comune,” disse Harry a Hermione con calma quando si incontrarono di nuovo a Difesa Contro le Arti oscure. “Ovviamente anche lei considera La Cooman una vecchia imborgliona… Sembra che le abbia dato un periodo di prova.”
La Umbridge entrò nella stanza mentre lui stava parlando, con in testa il suo cerchietto di velluto nero e un'espressione di grande compiacimento.
“Buon pomeriggio, classe.”
“Buon pomeriggio, professoressa Umbridge,” intonarono loro ottusamente.
“Via le bacchette, per favore.”
Ma questa volta non ci fu la solita agitazione in risposta; nessuno si era preso il disturbo di tirarle fuori.
“Per favore andate a pagina trentaquattro di Teoria della Difesa Magica e leggete il terzo capitolo, intitolato ‘La Ragione di Rispondere in modo Non-Offensivo ad un Attacco Magico’. Non ci sarà –“
“- bisogno di parlare,” dissero contemporaneamente Harry, Ron e Hermione in un sussurro.
*
“Niente allenamento di Quidditch,” disse Angelina con voce vuota quando Harry, Ron e Hermione entrarono nella sala comune dopo la cena quella sera.
“Ma ho mantenuto la calma!” disse Harry, atterrito. “Non le ho detto niente, Angelina, te lo giuro, io –“
“lo so, lo so,” disse Angelina tristemente. “Lei ha detto solo che aveva bisogno di un po' di tempo per pensarci.”
“pensare a che cosa?” disse Ron in modo arrabbiato. “Ha dato l'autorizzazione ai Serpeverde, perché a noi no?”
Ma Harry poteva immaginare quanto la Umbridge fosse felice di tenere sulle loro teste la minaccia di non autorizzare nessuna squadra di Quidditch del Grifondoro e potè facilmente capire perché lei non voleva rinunciare troppo presto a quell’arma.
“Beh,” disse Hermione, “guarda il lato positivo - almeno adesso avrai il tempo per fare la prova di Piton!”
“Questo sarebbe un lato positivo?” rispose bruscamente Harry, mentre Ron fissava incredulamente Hermione. “Niente allenamento di Quidditch e compiti extra di Pozioni?”
Harry crollò su una sedia, tirò fuori con riluttanza dalla sua borsa il compito di Pozioni e iniziò a lavorare. Era molto difficile concentrarsi; sebbene sapesse che Sirius non sarebbe sbucato nel fuoco se non molto più tardi, non poteva evitare di guardare le fiamme ogni pochi minuti nel caso fosse apparso. C'era anche una incredibile quantità di rumore nella stanza: sembrava che alla fine Fred e George fossero riusciti a perfezionare un tipo di Spuntini del Lavativo, che loro stavano prendendo a turno come dimostrazione a una rumorosa folla osannante.
Per prima cosa Fred prese un morso dell’estremità arancione di una gomma da masticare, al che vomitò spettacolarmente in un secchio che avevano messo davanti a loro. Poi mandò giù a forza l’estremità viola della gomma, al che il vomito cessò immediatamente. Lee Jordan, che faceva da assistente alla dimostrazione, stava pigramente facendo scomparire il vomito a intervalli regolari con lo stesso Incantesimo di Svanimento che Piton continuava a usare sulle pozioni di Harry.
A causa dei ripetuti rumori di vomito, di applausi e di Fred e George che prendevano ordinazioni anticipate dalla folla, Harry trovava eccezionalmente difficile concentrarsi sul metodo corretto di ottenere la Soluzione Irrobustente. Hermione non migliorava la situazione; gli applausi e il rumore del vomito di Fred e George che colpiva il fondo del secchio era intervallato dai suoi forti borbottii di disapprovazione, che Harry trovava, se possibile, ancora più distraenti.
“Vai a farli smettere, allora!” disse lui in tono irritato, dopo avere cancellato per la quarta volta il peso sbagliato della polvere artigli di grifone.
“Non posso, tecnicamente non stanno facendo niente di vietato,” disse Hermione con i denti digrignati. “E’ del tutto nei loro diritti mangiare le loro stesse schifezze e io non sono riuscita a trovare una regola che dice che quegli altri idioti non hanno il diritto di comprarle, a meno che non venga dimostrato che sono in qualche modo pericolosi, e non sembra che lo siano.”
Lei, Harry e Ron hanno guardarono George spruzzare vomito nel secchio, inghiottire il resto della gomma e raddrizzarsi, sorridendo a braccia aperte al lungo applauso.
“Sapete, non capisco perché Fred e George hanno ottenuto solo tre GUFO ciascuno,” disse Harry, guardando Fred, George e Lee che prendevano su l’oro dalla folla impaziente. “Loro conoscono davvero bene quella roba.”
“Oh, loro conoscono solo roba appariscente che non è di nessuna reale utilità per chiunque,” disse Hermione in tono spregiativo.
“Nessuna reale utilità?” disse Ron con una voce incredula. “Hermione, loro hanno già guadagnato quasi ventisei Galeoni.”
Ci volle ancora molto prima che la folla intorno ai gemelli Weasley si disperdesse, quindi Fred, Lee e George si misero a sedere contando il loro incasso anche per più tempo, cosicché era già passata la mezzanotte quando Harry, Ron e Hermione ebbero infine la sala comune per loro stessi. Finalmente, Fred aveva chiuso dietro di lui la porta del dormitorio dei ragazzi, facendo ostentatamente tintinnare la sua scatola di Galeoni in modo che Hermione si accigliasse. Harry, che stava facendo progressi davvero minimi con la sua prova di Pozioni, decise di rinunciarci per quella notte. Mentre riponeva i suoi libri, Ron, che stava leggermente sonnecchiando su una sedia, fece un basso grugnito, si svegliò e guardò stordito il fuoco.
“Sirius!” esclamò.
Harry si voltò di scatto. La scura chioma disordinata di Sirius era di nuovo apparsa nel fuoco.
“Ciao,” disse lui, sogghignando.
“Ciao,” dissero Harry, Ron e Hermione in coro, inginocchiandosi tutti tre sul tappeto davanti al camino. Grattastinchi fece forti fusa e si avvicinò al fuoco, provando, malgrado il calore, a mettere il muso vicino a Sirius.
“Come vanno le cose?” disse Sirius.
“Non bene,” disse Harry, mentre Hermione stava tirando indietro Grattastinchi per evitare che si bruciacchiasse i baffi. “Il Ministero ha varato un altro decreto, per mezzo del quale non ci è più permesso avere squadre di Quidditch–“
“O gruppi segreti di Difesa Contro le Arti Oscure?” disse Sirius.
Ci fu un momento di silenzio.
“Come l’hai saputo?” chiese Harry.
“Dovrete scegliere con più attenzione i luoghi dove incontrarvi,” disse Sirius, sogghignando ancora di più. “La Testa di Porco, mi chiedo come vi sia venuto in mente.”
“Beh, era meglio dei Tre Manici di Scopa!” disse Hermione sulle difensive. “E’ sempre pieno di gente –“
“Per cui sarebbe stato più difficile sentirvi,” disse Sirius. “Hai molto da imparare, Hermione.”
“Chi ci ha sentito?” chiese Harry.
“Mundungus, naturalmente,” disse Sirius, e quando tutti sembrarono perplessi rise. “Era la strega coperta di veli.”
“Quello era Mundungus?” disse Harry, stordito. “Che cosa ci faceva lui alla Testa di Porco?”
“Cosa pensi che facesse?” disse Sirius con impazienza. “Ti teneva d’occhio, naturalmente.”
“Vengo ancora seguito?” chiese Harry in modo arrabbiato.
“Sì,” disse Sirius, “e a ragione, anche, sembra, se la prima cosa che fai nel tuo fine settimana libero è organizzare un gruppo illegale di difesa.”
Ma lui non sembrava nè arrabbiato né preoccupato. Al contrario, guardava Harry con evidente orgoglio.
“Perché Dung si nascondeva da noi?” chiese Ron, che sembrava deluso. “Ci sarebbe piaciuto incontrarlo.”
“Lui è stato bandito dalla Testa del Porco vent’anni fa,” disse Sirius, “e il barista ha un’ottima memoria. Abbiamo perso il Mantello dell’Invisibilità di scorta di Moody quando Sturgis è stato arrestato, quindi da un po’ di tempo Dang si traveste da strega… comunque… prima di tutto, Ron - ho giurato a tua madre di darti un messaggio.”
“Davvero?” disse Ron, che sembrava preoccupato.
“Lei dice che non devi per nessun motivo di qualsiasi genere partecipare a un gruppo segreto illegale di Difesa Contro le Arti Oscure. Dice che tu sarai certamente espulso e il tuo futuro sarà rovinato. Dice che ci sarà molto tempo più tardi per imparare come difenderti e che tu sei troppo giovane per preoccuparti di quello proprio adesso. Lei” (gli occhi di Sirius si spostarono sugli altri due) “consiglia a Harry e Hermione di non andare avanti con il gruppo, sebbene accetti di non avere alcuna autorità sopra l'uno o l'altro e chiede semplicemente loro di ricordare che lei ha a cuore i loro migliori interessi. Ti avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato tu saresti stato davvero nei guai e non poteva dirtelo di persona perché stanotte è in servizio.
“Cosa sta facendo?” disse subito Ron.
“Niente che ti interessi, solo roba per l'Ordine,” disse Sirius. “Quindi è toccato a me darti il messaggio e assicurarmi che tu le dica che ti ho detto tutto, perché non penso che si fidi di me.”
Ci fu un'altra pausa durante la quale Grattastinchi, miagolando, tentò di colpire con una zampa la testa di Sirius e Ron cadde con un tondo sul tappeto davanti al focolare.
“Quindi, tu vuoi che dica che non parteciperò al gruppo di Difesa?” mormorò lui alla fine.
“Io? Certo che no!” disse Sirius, che sembrava sorpreso. “Penso che sia un'ottima idea!”
“Davvero?” disse Harry, il suo cuore che si risollevava.
“Naturalmente!” disse Sirius. “Pensi che io e tuo padre avremmo chinato la testa e avremmo ubbidito agli ordini di una vecchia megera come la Umbridge?”
“Ma - tutto quello che hai fatto l’anno scorso era dirmi di fare attenzione e non di correre rischi –“
“L’anno scorso era più che evidente che c’era qualcuno dentro a Hogwarts che cercava di ucciderti, Harry!” disse Sirius con impazienza. “Quest’anno sappiamo che c'è qualcuno fuori da Hogwarts che vorrebbe uccidere tutti noi, quindi penso che imparare bene a difendersi sia un'idea molto buona!”
“E se verremo espulsi?” domandò Hermione, con un’espressione enigmantica sulla faccia.
“Hermione, tutta questa cosa è stata una tua idea!” disse Harry, fissandola.
“Lo so. Mi stavo solo chiedendo cosa ne pensava Sirius,” disse lei, scrollando le spalle.
“Beh, meglio espulso e in grado di difendersi che seduto tranquillo a scuola senza difese,” disse Sirius.
“Senti senti,” dissero Harry e Ron entusiasticamente.
“Quindi,” disse Sirius, “come avete organizzato questo gruppo? Dove vi incontrate?”
“Beh, ci sono un po' di problemi adesso,” disse Harry. “Non so dove potremo andare.”
“Che ne pensate della Stamberga Strillante?” suggerì Sirius.
“Hey, è un'idea!” disse Ron con eccitazione, ma Hermione si lamentò con scetticismo e tutti tre la guardarono, Sirius voltano la testa in mezzo alle fiamme.
“Beh, Sirius, è solo che voi eravate solo in quattro ad incontrarvi nella Stamberga Strillante quando tu eri a scuola,” disse Hermione, “e tutti potevate trasformarvi in animali e suppongo che voi avreste potuto stringervi tutti sotto un unico Mantello dell’Invisibilità se aveste voluto. Ma noi siamo in ventotto e nessuno di noi è un Animagus, quindi non avremmo bisogno tanto di un Mantello dell’Invisibilità quanto di un Lenzuolo dell’Invisibilità –“
“Giusto,” disse Sirius, sembrando un po’ mortificato. “Beh, sono sicuro che troverete qualche posto. Ci dovrebbe essere un passaggio segreto piuttosto spazioso dietro a quel grande specchio al quarto piano, voi potreste avere spazio sufficiente per praticare lì gli incantesimi.”
“Fred e George mi hanno detto che è bloccato,” disse Harry, scuotendo la testa. “E’ crollato o qualcosa del genere.”
“Oh.” disse Sirius, accigliandosi. “Bene, ci penserò e tornerò a –“
Lui si interruppe. La sua faccia divenne improvvisamente tesa, allarmata. Si girò di lato, guardando apparentemente il solido muro di mattoni del caminetto.
“Sirius?” disse Harry ansiosamente.
Ma lui era sparito. Harry guardò a bocca aperta le fiamme per un momento, quindi si girò a guardare Ron e Hermione.
“Perché ha fatto -?”
Hermione fece un sospiro atterrito e saltò in piedi, ancora fissando il fuoco.
Una mano era apparsa tra le fiamme, muovendosi a tentoni come se cercasse di prendere qualcosa; una mano con tozze, corte dita coperte di orrendi anelli vecchio stile.
Tutti e tre corsero via. Alla porta del dormitorio dei ragazzi Harry si voltò a guardare. La mano della Umbridge gesticolava ancora tra le fiamme, come se lei sapesse esattamente dov’erano stati i capelli di Sirius fino a un momento prima e fosse determinata ad afferrarlo.
CAPITOLO 18 - L'esercito di Silente
'La Umbridge ha letto la tua posta, Harry. Non c'è altra spiegazione.' 'Pensi che la abbia attaccato Edvige?' Disse lui indignato.
"Sono sempre più sicura di sì!,' disse Hermione con aria grave. 'Attento ala tua rana, sta scappando.'
Harry puntò la sua bacchetta alla grossa rana che stava cercando di saltare speranzosa verso l'altro lato del tavolo - 'Accio!' - ed essa riapparve triste nella sua mano. Incantesimi era sempre una delle lezioni più adatte in cui riuscire a fare discussioni private; c'era generalmente così tanto movimento e attività che il pericolo di essere scoperti era molto basso. Oggi, con la stanza piena di rane enormi gracidanti corvi che gracchiavano, e con un pesante acquazzone che picchiava contro i vetri delle finestre della classe, la discussione sussurrata di Harry, Ron e Hermione su come la Umbridge fosse quasi riuscita a catturare Sirius passò quasi inosservata
'Avevo sospetti su questo da quando Gazza ti aveva accusato di ordinare Caccabombe, perché sembra una sciocca bugia,' Sussurrò Hermione. "Credo, una volta che la tua lettera è stata letta che dovrebbe essere stato chiaro che non le stavi ordinando, così non ti sei trovato del tutto nei guai - E' stato un piccolo scherzo, ti pare? Ma allora io penso, perché cercare una scusa per leggere la tua posta? Bene allora, potrebbe essere stato un modo per la Umbridge per convincerlo- fare la soffiata a Gazza, fargli fare il lavoro sporco e poi confiscare la lettera, poi o trovava un modo di rubargliela oppure poteva domandare di vederla - non penso che Gazza avrebbe avuto nulla da obiettare, quando mai si è preoccupato dei diritti degli studenti? Harry, stai schiacciando la tua rana.'
Harry dette un'occhiata; in effetti stava strizzando la sua rana così stretta che i suoi occhi stavano schizzando via; la sostituì in fretta sul banco. 'Era molto, molto vicino a prenderlo stanotte,' disse Hermione. 'Mi meraviglio di quanto la Umbridge fosse vicina a prenderlo. Silencio.' La grossa rana su cui si stava esercitando all' Incantesimo di Silenzio fu interrotta a meta di un gracidìo e le restituì un occhiata di rimprovero.
'Se avesse catturato Sirius -' Harry fini la frase per lei. '- stamani sarebbe probabilmente di nuovo ad Azkaban.' Agitò la bacchetta senza concentrarsi realmente; la sua rana si gonfiò come un pallone verde e fece un fischio altissimo. 'Silencio!' disse Hermione in fretta, puntando la sua bacchetta sulla rana di Harry, che si sgonfiò silenziosamente dopo il suo intervento. 'Bene, non lo dovrà fare di nuovo, questo è sicuro. Già non riesco a capire come sia potuto venirlo a sapere. Noi possiamo mandargli un gufo.' 'Non possiamo pensare di fargli correre di nuovo dei rischi,' aggiunse Ron. 'Non è uno sciocco,lui sa che lei è stata vicina a prenderlo. Silencio.'
Il grosso e brutto corvo di fronte a lui gli fece un verso canzonatorio. 'Silencio. SILENCIO!' Il corvo gracchiò più silenziosamente. 'E' il modo con cui agiti la bacchetta,' disse Hermione, guardando Ron con fare critico, 'non devi far ondeggiare la bacchetta, è piuttosto un colpo secco.' 'I corvi sono più duri delle rane,' disse Ron serrando i denti. 'Perfetto, allora cambialo,' disse Hermione, afferrando il corvo di Ron e sostituendolo con la sua rana grassa. 'Silencio!' Il corvo continuò ad aprire e chiudere il becco allungato, ma nessun suono ne uscì. 'Molto bene, signorina Granger!' disse la piccola voce stridula del Professor Flitwick, facendo sobbalzare Harry, Ron and Hermione. 'Ora mi faccia vedere I suoi tentativi, sig. Weasley.' 'Che cosa-? Oh - oh, giusto,' disse Ron, molto agitato. 'Er - silendo!' Conficcò la bacchetta così vicina alla rana da ficcargliela nell'occhio: la rana gracchiò in modo assordante e saltò fuori dal banco.
Non sembrò una sorpresa per nessuno di loro che a Harry e Ron fosse assegnato come compito supplementare esercizi sull'Incantesimo di Silenzio.
Fu permesso poi di rimanere all'interno del castello oltre l'ora di pranzo a causa dell'acquazzone. Essi trovarono posto in una classe affollata e rumorosa al primo piano in cui Pix stava volando sognante vicino al lampadario, ogni tanto schizzava pallini d'inchiostro sulla testa di qualcuno. Si erano appena seduti quando Angelina si fece avanti a spintoni verso di loro passando attraverso il gruppo di studenti che chiacchieravano. 'Ho avuto il permesso!' Disse. Per riunire la squadra di Quidditch!' 'Ottimo!' risposero Ron e Harry insieme. 'Si,' confermo Angelina, sorridendo. 'Ero andata dalla Mc Grannit e penso che lei abbia fatto pressioni su Silente. In ogni caso la Umbridge si è arresa. Ah! Adesso vi voglio giù allo stadio stasera alle sette precise, Ok, perché abbiamo perso anche troppo tempo. Rendetevi conto che mancano solo tre settimane al nostro primo incontro?' Si allontano da loro spingendosi nella calca, mancata di un soffio da un pallino d'inchiostro di Pix, che colpì invece una studentessa del primo anno lì vicina, e svanì dalla loro vista. Ron rise avvicinandosi leggermente alla finestra e guardò fuori, I vetri erano adesso resi opachi dalla pioggia martellante. 'Spero che migliori. Che ne pensi Hermione?'
Anche lei stava fissando fuori dalla finestra, ma non come se stesse realmente guardando. Il suo sguardo non fissava qualcosa ed aveva la faccia scura. 'Sto pensando …' disse, ancora accigliata verso la finestra bagnata dalla pioggia. 'A Siri.. - Tartufo?' Riprese Harry. 'No… non esattamente…' rispose lentamente Hermione. 'Di più… Mi stavo chiedendo… Riteniamo di aver fatto la cosa giusta … Credo…non è vero?'
Harry e Ron si guardarono. 'Bene, questo chiarisce tutto,' affermò Ron. 'Potrebbe forse annoiarci il pregarti di spiegarci cosa pensi realmente.' Hermione lo guardò come se solo adesso avesse realizzato che lui era là.
'Mi stavo chiedendo,' disse, e la sua voce era più forte adesso, 'se abbiamo fatto la cosa giusta, creando questo gruppo di Difesa contro le Arti Oscure.' 'Cosa?' Risposero Harry e Ron insieme. 'Hermione, prima di tutto era una tua idea!' disse Ron indignato. 'Lo so,' disse Hermione, incrociando le dita. 'Ma dopo aver parlato con Tartufo…' 'Ma lui è stato d'accordo su tutto,' disse Harry. 'Si,' disse Hermione, di nuovo con lo sguardo fisso alla finestra. 'Si, cioè la cosa mi fa pensare che forse non era una buona idea dopo tutto …'
Pix volò sopra di loro sullo stomaco, sparando pallini a tutti; di scatto tutti e tre alzarono le borse per coprirsi la testa finché non fosse passato. 'Andiamo avanti adesso,' disse Harry arrabbiato, appena posarono le loro borse a terra, 'Sirius è d'accordo con noi, così non pensi che anche noi dovremmo esserlo?' Hermione lo guardò tesa e piuttosto triste.
Poi guardandosi le mani disse, 'Credi onestamente al suo giudizio? ' 'Si, gli credo!' rispose subito Harry. 'Ci ha sempre dato grossi aiuti!' Un pallino di inchiostro schizzò dietro di loro, colpendo Katie Bell dritta in un orecchio. Hermione osservò Katie saltare in piedi e iniziare a tirare oggetti a Pix; passò un attimo prima che Hermione parlasse di nuovo e parlò come se stesse scegliendo con molta attenzione le parole.
'Non pensi che sia diventato … un po' più … avventato… da quando lui è costretto in Grimmauld Place? Non pensi a quale … genere di… vita in funzione nostra?' 'cosa intendi, con vivere in funzione nostra.?' Replicò Harry. 'Voglio dire… Bene, penso che a lui piacerebbe formare una Società Segreta sotto il naso di qualcuno del Ministero… Penso che sia un po' frustrato per quanto poco possa fare dov'è… allora penso che lui abbia molta voglia di… unirsi a noi.' Ron la guardò del tutto perplesso. 'Sirius è a posto,' affermò, 'parli come mia madre.'
Hermione si morse le labbra e non rispose. Suonò la campanella proprio mentre Pix veniva giù in picchiata su Katie e le versò l'intera bottiglia d'inchiostro sulla testa. Il tempo non migliorò durante la giornata, così alle sette quella sera, quando Harry e Ron scesero allo stadio del Quidditch per gli allenamenti, si infradiciarono in pochi minuti, scivolavano sull'erba zuppa. Il cielo era di un profondo, tempestoso grigio ed era di sollievo sfruttare il caldo e la luce degli spogliatoi, anceh se sapevano che quella tregua era solo temporanea. Trovarono Fred e George che discutevano se dovessero usare una o più delle loro Pastiglie SchivaLezione pittosto di uscire a volare. '… Ma socmmetto che lei ci dirà che dovremmo uscire lo stesso,' Disse Fred a mezza bocca. 'Se ieri non gli avessi offerto queste pastiche ieri… ' 'Potremmo provable le caramenlle Febbre,' mormorò George, 'No, le ha già viste -' 'Funzionano? ' si informò speranzoso Ron, quando il martellare della pioggia si intensificò sul soffitto e il vento fischiava intorno alla stanza. 'Bene, Si,' rispose Fred, 'la tua temperature crescerà.' 'ma poi ti verrebbero enormi foruncoli anche,' rispose George, 'staimo ancora lavorando a questo inconveniente.' 'Non vedo foruncoli,' disse Ron, guardando i gemelli. 'No, Bene, non potresti,' rispose gelido Fred, 'vengono in posti che non si vedono in pubblico.' 'Ma fanno male quando ci si siede su una scopa -' '
Tutto a posto, ascoltatemi tutti,' disse forte Angelina, uscendo dall'ufficio del Capitano. 'Sò che non è il tempo ideale, ma ci sono possibilità che si debba giocare contro I Serpeverde in condizioni analoghe a queste così so è una buona idea allenarci come se dovessimo batterci con loro. Harry, non hai fato nulla ai tuoi occhiali per fermare la pioggia che te li appannerà come avevi fatto quando giocammo coi Tassorosso in un temporale simile?' 'L'aveva fatto Hermione,' rispose Harry. Tirò fuori la sua bacchetta, la puntò verso gli occhiali e disse, 'Impervius!' 'Penso che dobbiamo cercare di farlo tutti questo,' disse Angelina. 'Se potremo toglierci la pioggia dalla faccia questo ci aiuterebbe a veder qualcosa - tutti insieme, andiamo - Impervius! OK. Si parte.'
Tutti misero via le loro bacchette nelle tasche dietro della divisa, presa alle spalle la scopa seguirono Angelina fuori dagli spogliatoi. Essi si infangarono nelle pozze al centro dello stadio; la visibilità era molto poca anche con l'Incantesimo Impervius; la luce stava calando e cortine di pioggia calavano veloci nascondendo il terreno. 'Tutti pronti al mio fischio,' urlò Angelina. Harry dette un calcio fuori dal terreno, schizzando fango in tutte le direzioni, e tirandolo in aria, il vento lo porto via ovviamente. Non sapeva come avrebbe potuto vedere il Boccino con questo tempo; faceva già abbastanza fatica a scansare i bolidi con cui si stavano allenando; dopo il primo minuto di allenamento dovette usare un rullo di fascia da presa per restare seduto sulla scopa. Sfortunatamente, Angelina non vide questo.
Infatti, non sembrava riuscire a vedere nulla; nessuno di loro aveva qualche indizio di cosa stessero facendo gli altri. Il vento li sferzava; anche a distanza Harry riusciva a sentire il fruscio, il suono profondo della pioggia che cadeva sulla superficie del lago. Angelina li tenne li per circa un ora prima di darsi per vinta. Li lasciò negli spogliatoi fradici e arrabbiati, insistendo che l'allenamento non è una perdita di tempo, però senza avere una voce realmente convinta.
Fred e George la guardarono particolarmente annoiati; entrambi erano traballanti e facevano smorfie ad ogni movimento. Harry potè sentirli lamentare a bassa voce mentre si asciugava I capelli. 'Qualche altro minuto e sarei scoppiato,' disse con voce profonda Fred. 'anch'io, rispose George, a denti stretti, 'abbiamo faticato come matti … fare tutto quello sforzo per nulla.' 'AHI!' disse Harry. Aveva premuto l'asciugamano sulla faccia, e I suoi occhi si chiusero per il dolore. La cicatrice sulla fronte gli stava bruciando, molto più forte di quanto non avesse mai fatto in quella settimana. 'Che è successo?' dissero parecchie voci. Harry emerse dal suo asciugamano; lo spogliatoio era offuscato perché non aveva I suoi occhiali, ma si era accorto che tutte le face erano rivolte verso di lui. 'nulla,' mormorò, 'Ho infilato un dito nell'occhio, non è nulla' Ma dette un'occhiata significativa a Ron e i due si attardarono nel rientrare, avvolti nei mantelli, e i cappelli calati sulle orecchie.
'Che cos'è successo?' disse Ron, nel momento in cui Alicia era scomparsa oltre la porta. 'E' la tua cicatrice?' Harry annuì. 'Ma…' guardandolo spaventato, Ron avanzò verso la finestra e fissò fuori nella pioggia, 'Lui - lui non può essere vicino a noi, o no?' 'No,' Harry sospirò, affondando su una panca e scuotendo la fronte. 'Lui probabilmente è a miglia di distanza. Lo sento perché è arrabbiato.' Harry non aveva pensato di dire quelle cose, e ascoltando le parole era come se le dicesse uno straniero - eppure sentiva che erano vere. Non sapeva come ma lo sapeva, ne era sicuro; Voldemort, ovunque sia, qualunque cosa stia facendo, era di pessimo umore. 'Puoi vederlo?' disse Ron, guardandolo terrorizzato. 'E' come… avere una visione, o qualcos'altro?'
Harry si sede' immobile, guardandosi I piedi, lasciando che la sua mente e la sua memoria si rilassassero subito dopo il dolore. Un confuso gruppo di ombre, il mormorare veloce di voci … 'Lui voleva che fosse fatto qualcosa, ma questo non succedeva abbastanza in fretta,' disse. Un'altra volta, si sorprese ad ascoltare le parole che gli uscivano dalla bocca, e di nuovo era certo che fossero vere. 'Ma… come lo sapevi?' disse Ron. Harry scosse la testa e si coprì gli occhi con le mani, premendoseli con le palme. Gli apparvero piccole stelle. Sentì sedersi Ron sulla panca vicino a lui e sapeva che Ron lo stava guardando. 'E' come l'ultima volta?' disse Ron con voce silenziosa. 'Quando la cicatrice ti fece male nell'ufficio della Umbridge? Tu-Sai-Chi era arrabbiato?' Harry scosse la testa. 'Com'è allora?' Harry stava cercando di ricordare. Era stato guardato in faccia dalla Umbridge… la sua cicatrice gli aveva fatto male… aveva sentito quella strana, strana sensazione nello stomaco … una strana, festosa sensazione… una sensazione felice… ma di certo, non era riuscito a riconoscere che cosa fosse, come si era sentito così infelice … 'l'ultima volta era stata piacevole,' disse. 'realmente piacevole. Avevo pensato … deve essere successo qualcosa di buono. E la notte prima ero tornato ad Hogwarts …' Cercò di ricordare il momento in cui la cicatrice gli aveva fatto male così forte e così tanto nel suo letto e nel letto di Ron a Grimmauld Place… '
Era furioso. Guardava Ron, che lo stava guardando con occhi spalancati. 'Potresti sostituire la Coomb, amico,' disse con una certa soggezione. 'Non sto facendo premonizioni,' rispose Harry. 'No, Sai che ti sta succedendo?' Disse Ron, sentendosi spaventato e impressionato. 'Harry, stai leggendo nella mente di Tu-Sai-Chi!' 'No,' riprese Harry, scuotendo la testa. 'Sembra piuttosto come … il suo umore, credo. Ho come dei flash del suo stato d'animo. Silente disse qualcosa l'anno scorso che questo sarebbe potuto accadere. Disse che quando Voldemort mi è vicino, o quando egli si sta sentendo odioso, io posso sentirlo. Bene, ora sto sentendo anche quando si sente bene, pure….
Ci fu una pausa. Il vento e la pioggia colpivano la costruzione. 'L'hai detto a qualcuno,' Disse Ron. 'L'ho detto a Sirius l'ultima volta.' 'Bene, diglielo anche questa volta!' 'non posso, Posso farlo io?' disse Harry con aria seria. 'La Umbridge sta controllando I gufi e I camini, ricordi?' 'Bene allora, Silente.' 'Gliel'ho già detto, lo sa già,' disse Harry brevemente, alzandosi in piedi, prendendo il mantello dall'attaccapanni e gettandoselo addosso. Non c'è motivo di dirglielo di nuovo.' Ron controllo la chiusura del suo mantello, guardando pensieroso Harry. 'Silente vorrebbe saperlo,' disse. Harry alzò le spalle. 'Andiamo… abbiamo ancora da eservitarci nell'Incantesimo di Silenzio.' Si affrettarono a tornare indietro attraverso il terreno scuro, scivolando e sdrucciolando sul prato fangoso, non parlavano. Harry stava pensando molto intensamente. Che cosa voleva fare Voldemort che non era riuscito a succedere abbastanza velocemente? '… lui aveva un'altro piano… un piano che poteva mettere in atto molto con calma invece … La materia poteva essere presa solamente dal suo nascondiglio… come un arma. Qualcosa che non aveva l'ultima volta.' Harry non aveva più pensato a queste parole da settimane; era stato talmente assorbito da quello che stava succedendo a Hogwarts, troppo indaffarato dalla controffensiva alla battaglia mossa dalla Umbridge, l'ingiustizia di tutte le interferenze del Ministero… ma ora ci stava ripensando e si cominciava a fare delle domande … che senso avrebbe potuto avere la rabbia di Voldemort's se egli fosse stato così vicino a mettere le mani sull'arma, se c'era. L'Ordine l'aveva ostacolato, l'aveva fermato prima di afferrarla? Dov'era tenuta? Chi ce l'aveva adesso? '
Mimbulus mimbletonia,' disse la voce di Ron e Harry tornò in se giusto in tempo per arrampicarsi nel buco del ritratto verso la sala comune. Pareva che Hermione fosse andata a letto presto, lasciando Grattastinchi acciambellato su una sedia e un assortimento di cappelli per gli elfi fatti all'uncinetto su un tavolo vicino al fuoco. Harry fu piuttosto contento che lei non fosse in giro, perché non voleva più discutere dei dolori della sua cicatrice e delle esortazioni anche di lei di andare a parlare con Silente. Ron gli lancio un'occhiata piena d'ansia, ma Harry tirò fuori il suo libro di Incantesimi e si mise a lavorare per finire il suo saggio, però stava solo tentando di concentrarsi e al momento in cui Ron decise di andare a letto, anche lui, non era ancora riuscito a scrivere nulla.
Arrivò mezzanotte mentre Harry stava leggendo e rileggendo un passaggio sull'uso dell'ortica, sedano verde e aglio selvatico e non trovava una parola su di esse. Queste piante sono efficaci nelle infiammazioni del cervello, e sono inoltre molto usate nelle pozioni di Confusione e Disorientamento, dove il mago ha necessità di produrre alte febbri e spericolatezza…
....Hermione diceva che Sirius stava diventando avventato chiuso a Grimmauld Place…
… più efficaci a infiammare il cervello, e sono inoltre molto usate …
… La Gazzetta del Profeta avrebbe pensato che avesse il cervello infiammato se avesse scoperto che lui sentiva le sensazioni di Voldemort …
… sono inoltre molto usate in pozioni di Confusione e disorientamento …
… confusione era la parola giusta, proprio così; perché riusciva a sentire le sensazioni che aveva Voldemort? Perché c'era questa strana connessione fra loro, che Silente non era mai stato capace di spiegargli in maniera soddisfacente?
… dove il mago riusciva …
… come avrebbe voluto dormire …
…a produrre febbri cerebrali …
…era caldo e a proprio agio nella poltrona vicino al fuoco, con la pioggia che batteva forte ancora sulle ante della finestra , Grattastinchi faceva le fusa, e lo scchicchiolìo del fuoco…
Il libro scivolò di mano ad Harry che allentò la presa e cadde a terra con un profondo rumore sul pavimento. La sua testa si piegò di lato…
Stava camminando lungo un corridoio senza finestre, I suoi passi facevano eco nel silenzio. Come una porta alla fine del passaggio si faceva più ampia, il suo cuore inizio a battere più veloce con intensità… se lui avesse potuto aprirla… entrare al di là…
Le sue mani si tesero… le sue dita erano a pochi centimetri da essa…
"Harry Potter, Signore!"
Si svegliò di soprassalto. Le candele si erano tutte spente nella stanza commune, ma c'era qualcosa che si muoveva verso di lui.
C-Chi s-sei? Disse Harry, rimettendosi dritto sulla sedia. Il fuoco era quasi spento, la stanza molto buia.
"Dobby con il tuo gufo, Signore!" disse una voce stridula.
"Dobby? Disse Harry velocemente, guardando nella penombra verso l'origine della voce.
Dobby l'elfo domestico stava dietro il tavolo dove Hermione aveva lasciato una mezza dozzina dei suoi cappelli di maglia. Le sue large, orecchie a punta ora saltavano fuori da sotto un mucchio di quello che sembravano tutti i cappelli che Hermione aveva cucito; li portava uno sull'altro, a tal punto che la sua testa sembrava allungata di una cinquantina di centimetri, e in cima a questa bolla sedeva Edvige, che gufava serena e del tutto guarita.
“Dobby ha voluto riportare a Harry Potter la sua civetta", disse in modo stridulo l'elfo, con un'occhiata di sincera adorazione sulla faccia, "il professor Grubbly-Plunk dice che adesso sta completamente bene, Signore." Facendo un così profondo inchino al punt che il lungo naso a matita arrivò a strusciare la polverosa superficie del pavimento e Edvige dette un fischio indignato e volò sul bracciolo della sedia di Harry.
"Grazie Dobby!" disse Harry, carezzando la testa di Edvige e strizzandola forte, cercando di sbarazzarsi dell'incubo con l'immagine della porta… era ancora stranamente vivido in lui. Controllando Dobby più da vicino, notò che l'elfo vestiva anche parecchie ghette e calzini, al punto che i suoi piedi erano sproporzionatamente grandi per il suo corpo.
"Ehm… hai preso tu tutti i vestiti che Hermione aveva lasciato fuori?"
"Oh, no, Signore", esclamò Dobby felice. "Dobby ne ha portati qualcuno anche a Wink, Signore."
"Già, come sta Winky?" chiese Harry.
Le orecchie di Dobby caddero giù.
"Winky sta ancora bevendo troppo, Signore," rispose triste, le sue enormi orecchie verdi, grandi come palle da tennis, si afflosciarono. "Non ha nessuna cura dei vestiti ancora, Harry Potter. Né ce l'hanno gli altri elfi domestici. Nessuno di loro vuole più pulire la Torre di Grifondoro, non con i cappelli e i calzini nascosti ovunque, lo considerano un insulto, Signore. Dobby fa da solo tutto, ma a Dobby non importa, Signore, egli spera sempre di incontrare Harry Potter e stasera, Signore, ha coronato il suo sogno!” Dobby fece un altro profondo inchino.
“Ma Harry Potter non sembra felice”
Dobby venne avanti alzandosi di nuovo e guardando timidamente Harry.
“Dobby lo ascolta agitarsi e parlare nel sonno. Harry potter ha gli incubi?”
“Non veramente infelice” rispose Harry, sbadigliando e sfregandosi gli occhi.
“Ne ho avute di peggiori”
L’elfo guardò Harry con i suoi enormi occhi . Poi disse in tono molot serio, con le orecchie cascanti,
“Dobby vuole poter aiutare Harry Potter,è merito di Harry Potter se Dobby è libero e Dobby adesso è molto, molto più felice!”
Harry sorrise.
“Non puoi aiutarmi, Dobby, ma grazie per l’offerta”.
Raccolse e tirò su il libro di Pozioni. avrebbe finito di fare il saggio domani. Chiuse il libro e mentre lo faceva il baluginio del fuoco illuminò la piccola cicatrice bianca sul retro della mano - i resti della detenzione con la Umbridge...
“Aspetta un attimo - c’è qualcosa che potresti fare per me, Dobby,” si affrettò a dire Harry.
L’elfo lo guardò con un largo sorriso.
“Lo dica, Harry Potter, Signore
“Ho bisogno di un posto dove 28 persone possano fare esercizi di Difesa Contro Le Arti Oscure senza essere scoperti da nessun degli insegnanti. Specialmente...”
Harry strinse le mani sul libro a tal punto che la cicatrice divento bianca perlacea
“...dalla professoressa Umbridge.”
Si aspettava che il sorriso dell’elfo sparisse e che le sue orecchie di afflosciassero; pensava che fosse impossibile, o almeno che potesse essere molto difficile trovare qualcosa, le sue speranze erano molto limitate. Quello che non si aspettava era che Dobby fatto un piccolo salto, sollevasse allegramente le orecchie e battesse le mani.
Dobby cpnosce un posto che sarebbe perfetto, Signore!” disse allegramente.
“Dobby ascolta tutto quello dicono gli altri elfi domestici da quando è venuto ad Hogwarts, Signore. Ho saputo da loro dove sia la Stanza Va e Vieni, o come la chiamano anche, la Stanza Necessaria!”.
“Come?” lo interrogò curioso Harry.
“Questa è una stanza dove una persona può entrare solo”, disse Dobby serioso, “quando ne ha veramente bisogno. Qualche volta è qua, altre volte è là, ma quando appare è sempre attrezzata per le necessità di chi ne ha bisogno. Dobby l’ha usata, Signore,”
disse l’elfo sospirando e con aria colpevole,
“quando Winky ha bevuto troppo; l’ho nascosta la e ho trovato laà dentro l’antidoto alla Burrobirra, e un letto carino a misura di elfo per sdraiarla mentre è fuori di se, Signore... e Dobby sa che Gazza ha trovato del materiale di pulizia extra quando c’è stato, Signore, e...”
“E se hai veramente bisogno di un bagno” disse Harry, ricordando improvvisamente quello che gli aveva detto Silente al Ballo del Natale precedente, “dovrebbe essere attrezzato con tutto il necessario?”
“Dobby crede di sì, Signore” annui onestamente Dobby. “E’ una stanza meravigliosa, Signore”.
“Quante persone la conoscono?” si informò Harry, sistemandosi sulla sedia.
“Molto poche, Signore. La maggior parte di loro c’è capitata quando ne ha avuto bisogno, Signore, ma poi non è più riuscita a trovarla, perché non sanno che essa aspetta sempre chi ne fa richiesta, Signore.”
“Sembra perfetta,” disse Harry, il core gli batteva forte.
“E’ perfetta, Dobby. Quando posso vedere dov’è?”
“In ogni momento, Harry Potter, Signore,” felice del entusiasmo di Harry.
“Potremmo andarci anche adesso se volete!”
Per un attimo Harry fu tentato di andare con Dobby. Ma quando fece per alzarsi dalla sedia, per andare su a prendere il suo Mantello dell’Invisibilità, non inaspettatamente, una voce molto simile a quella di Hermione gli risuonò nell’orecchio: “Sventato!” Dopo tutto era molto tardi, era esausto e doveva finire il saggio per Piton.
“Non stanotte, Dobby,” disse riluttante Harry, sedndosi di nuovo. “E’ troppo importante! Non voglio mandaer all’aria tutto, c’è bisogno di pianificare le cose con attenzione, puoi dirmi esattamente dov’è la Stanza Necessaria e come posso andarci?”
*
Avevano i vestiti zuppi e appiccicati addosso dopo aver attraversato il cortile inondato per raggiungere le serre per le due ore di Erbologia dove riuscirono a malapena a sentire la Professoressa Sprite che spiegava sotto un martellare di pioggia forte sopra il tetto a vetri. Il pomeriggio la lezione di Cura delle Creature Magiche fu traslocata dal cortile spazzato dal temporale ad una classe vuota a piano terra, e con loro grosso sollievo, angelina aveva passato voce a tutta la squadra a pranzo dicendo che l’allenamento era cancellato.
“Bene,” rispose Harry quando glielo disse, “perché ho trovato un posto dove tenere la nostra prima lezione di Difesa. Stasera alle otto, settimo piano di fronte all’Arazzo di Barnaba di Barmy che combatte con i Troll. Puoi dirlo anche a Katie e Alice?.”
Lei lo guardo leggermente ma se ne andò promettendo di dirlo agli altri. Harry tornò affamato alle sue salsicce e alle patate mascè. Quando guardò su per cercare la bottiglia del succo di zucca vide Hermione che lo guardava.
“Che hai detto?” disse sottovoce.
“Be! non sempre i piani di Dobby sono sempre così sicuri. Non ricordi quando per colpa sua perdesti tutti gli ossi del braccio?”
“Questa stanza non è una semplice idea folle di Dobby; anche Silente la conosce e me l’aveva menzionata al ballo dell’anno scorso”
L’espressione di Hermione si acquietò.
“Silente te ne aveva parlato?”
“Si, in passato,” disse Harry alzando le spalle.
“Oh, bene, allora è tutto apposto,” disse brusca Hermione e non fece più obiezioni.
Insieme a Ron spesero la maggior parte della giornata a cercare le persone che avevano segnato il loro nome nella lista da Hog’s Head per dirgli dove si sarebbero incontrati questa sera. Con disappunto di Harry, fu Ginny a riuscire a trovare Cho Chang e i suoi amici per prima; comunque
prima della fine del pranzo contava che a tutti fosse stata passata voce delle 25 persone che si erano incontrate al Hog’s Head.
Alle 7,30 harry, Ron e Hermione lasciarono la sala comune dei Grifondoro, Harry portava una vecchia pergamena in mano. Ai quindicenni era permesso esse nei corridoi fino alle nove, ma tutti e tre si guardarono intorno nervosamente lungo tutta la strada verso il settimo piano.
“Ferma”, avvisò Harry, spiegando la pergamena in cima all’ultimo scalino, la toccò con la sua bacchetta e disse: “Giuro solennemente di non essere onesto”.
Una mappa di Hogwarts apparbe sulla superfice della pergamena. Piccoli punti neri si muovevano, etichettati con nomi, mostrando dev’erano le varie persone.
“Gazza è al secondo piano”, disse Harry tenendo la mappa vicino agli occhi, “e mrs. Norris è al quarto”.
“E la Umbridge?” disse ansiosamente Hermione.
“Nel suo ufficio,” disse Harry indicando. “OK, andiamo”.
Si affrettarono lungo il corridoio verso il posto che Dobby aveva descritto ad Harry, un pezzo di muro bianco di fronte ad un enorme arazzo che ricordava Barnaba il Barmy nello sciocco tentativo di portare dei troll ad un ballo.
“Ok”, avverti piano Harry, mentre un troll consumato dalle tarme faceva una pausa nel suo incessante bastonare quello che avrebbe dovuto essere il suo insegnante di balletto.
“Dobby dice di passare vicino questo pezzo del muro per tre volte, concentrandoci su quello d cui abbiamo bisogno”.
Fecero così, girandosi velocemente alla finestra proprio dietro il pezzo vuoto di muro, poi al vaso a misura umana dall’altro lato.
Ron aveva chiuso gli occhi per concentrarsi; Hermione stava mormorando qualcosa a bassa voce. I pugni di Harry erano stretti ed egli osservava davanti a se.
Abbiamo bisogno di imparare a combattere... Pensò. Ci serve proprio un posto dove fare allenamento...un posto dove incontrarci...
“Harry!” disse Hermione con voce acuta, non appena si voltarono dal loro terzo passaggio.
Una porta molto pulita era apparsa nel muro.
Ron la studiava con fare guardingo. Harry la raggiunse, controllò la maniglia di bronzo, spinse la porta che lascò intravedere un’ampia stanza illuminata da torce tremolanti come quelle che illuminavano il corridoio del ottavo piano sopra di loro.
Il muro era coperto da scaffali di legno e invece di sedie c’erano dei larghi cuscini di seta sul pavimento. Accatastati in fondo alla staza c’erano un intero gruppo di strumenti come Spioscopi, Sensori dell’Oscuro e un enorme, Sfera di Cristallo che Harry era sicuro di aver notato l’anno precedente nel falso ufficio di Malocchio Moody.
“C’è tutto il necessario per fare eccezionali esercizi” disse con entusiasmo Ron, tastando uno dei cuscini con un piede.
“E guarda questi libri!” disse eccitata Hermione, scorrendo col dito lungo le costole dei grossi volumi rilegati in cuoio. “un Compendio di Maledizioni Comuni e i loro Contro Incantesimi... L’arte Oscura Svelata... Parole di Autodifesa... Accipicchia...”.
Si girò a cercare Harry con lo sguardo, la sua faccia era entusiastica, e anche lui vide la presenza delle centinaia di volumi che aveva finalmente convinto anche Hermione che quella era la cosa giusta da fare.
“Harry, questo è meraviglioso, abbiamo tutto quello che ci serve!”
E senza profferire altra parola prese Iella e Iellatori dallo scaffale per tuffarsi su cuscino più vicino per iniziare a leggerlo.
Bussarono con circospezione alla porta. Harry aprì. Erano arrivati Ginny, Neville, Lavanda, Parvati e Dean.
“Caspita”, disse Dean, guardandosi intorno impressionato. “Cos’è questo posto?”
Harry incominciò a spiegare ma prima che avesse finito arrivarono altre persone e dovette ricominciare di nuovo. Alle otto precise erano arrivati tutti, tutti i cuscini erano occupati.
Harry andò alla porta e la chiuse a chiave; la serratura si chiuse con un click silenzioso e cadde il silenzio, tutti lo guardavano. Hermione segno con attenzione la pagina dove era arrivata di Iella e Iellatori e mise apposto il libro.
“Bene”, iniziò nervosamente Harry. “questo è il posto che abbiamo trovato per le sessioni di allenamento, e se siete qui vuol dire che siete stati capaci di trovarlo, OK”.
“E’ fantastico!” esclamò Cho, e parecchi altri mormorarono d’accordo con lei.
“E’ bizzarro” fece Fred, curiosando intorno a se.
“Ci siamo nascosti qui da Gazza una volta, ti ricordi George?”
“Ma aveva l’aspetto di un ripostiglio di scope allora”.
“ehi, Harry, cosa sono questi aggeggi?” chiese Dean dal fondo della stanza, indicando gli Spioscopi e la Sfera di Cristallo.
“Segnalatori dell’Oscuro”, disse Harry, passando fra i cuscini per raggiungerlo.
“Principalmente essi mostrano quando un mago Oscuro o un nemico è vicino, ma non puoi contare troppo su di loro, possono essere ingannati...”.
Notò per un attimo la superficie della Sfera di Cristallo: figure d’ombra si stavano muovendo dentro essa ma nessuna era riconoscibile. Tornò subito indietro.
“Bene, ho pensato parecchio a quello che avremmo dovuto fare oggi per cominciare - Ehm”. Aveva notato a mano alzata di Hermione.
“Che c’è Hermione?”
“E’ il caso dieleggere un capo, disse Hermione”.
“Harry è il capo”, rispose subito Cho, guardando Hermione come se fosse matta.
Lo stomaco di Harry ebbe un sussulto.
“Si, ma penso che si debba votarlo correttamente”, disse Hermione imperturbabile.
“Questo gli dà autorità formale. Ritenete tutti che harry debba essere il nostro capo?”
Alzarono tutti la mano, anche Zaccaria Smith, però Harry non fu’ del tutto rincuorato.
“Ehm, grazie” balbettò Harry, che si sentiva avvampare la faccia.
“Che c’è ancora Hermione”
“Diamoci anche un nome”, riprese allegramente con la mano ancora alzata.
“Questo favorirà lo spirito di corpo e ci darà unione, non credete?”
“potremmo chiamarci Lega Anti-Umbridge?” propose Angelina speranzosa.
“oppure la Quinta Colonna del Ministero della Magia” suggerì Fred.
“Stavo pensando” disse Hermione, guardando storo Fred, “piuttosto ad un nome che dicesse a noi quello che stiamo facendo, così possiamo accennare ad esso tranquillamente anche fuori dalle riunioni”.
“L’Associazione di Difesa?” propose Cho. “abbreviato in ES, così nessuno potrà capire di cosa stiamo parlando!”
“Si, l’ ES, ottimo” esclamò Ginny. “Così può anche significare: L’esercito di Silente, che il Ministero teme che stia arruolando, vi piace?”
Ci fù un grosso mormorio di apprezzamento a questa proposta.
“Tutti a favore dell’ ES?” disse Hermione decisamente, alzandosi dal cuscino per contare. “C’è la maggioranza. Mozione approvata!”
Prese il pezzo di pergamena con tutte le loro firme e lo attaccò al muro e scrisse ES in cima a caratteri cubitali.
“Bene” ricominciò Harry, quando si fu seduta di nuovo, “dobbiamo esercitarci allora? Pensavo come prima cosa da fare qualche esercizio con l’Expelliarmus, conoscete tutti l’Incantesimo Disarmante. Penso che sia un primo esercizio di base fondamentale. Io l’ho trovato realmente utile -”
“Oh, per favore” disse Zaccaria Smith, girando gli occhi e incrociando le braccia.
“Non penso che Expelliarmus si esattamente l’Incantesimo che ci possa aiutare contro Chi-Sai-Chi, non credi?”
“Io l’ho usato proprio contro di lui”, rispose Harry tranquillamente. “Mi ha salvato la vita in Giugno”.
Smith aprì stupidamente la bocca. Il resto della classe era molto silenziosa.
“Ma se credi che non ci possa aiutare, lasciamo perdere”, affermò Harry.
Smith non si mosse. Gli altri non fecero nulla.
“OK”, ricominciò Harry, aveva la bocca secca più del solito e sentiva tutti gli occhi su di se.
“Ritengo sia meglio dividerci a coppie per esercitarci”.
Si sentiva strano a dare lezioni, ma non quanto gli sembrasse strano che gli altri le seguissero.
Ognuno si alzi in piedi e dividetevi. Com’era facile prevedere Neville rimase senza compagno.
“Puoi esercitarti con me”, lo invitò Harry. “Bene - al mio tre, allora - Uno, due, tre-”
La stanza si riempi improvvisamente di colpi di Expelliarmus. Bacchette volavano in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpivano libri e oggetti e li facevano volare in aria. harry era troppo svelto per Neville e la sua bacchetta gli schizzò di mano, colpendo il soffitto in un baluginio di scintille e aterrò con un colpo in cima allo scaffale, da cui Harry la recuperò con un Incantesimo di Appello. Guardandosi intorno Harry capì che era stata una buona idea suggerire di impratichirsi negli incantesimi di base prima; c’era tanto da fare sugli incantesimi; molti non riuscivano a disarmare il suo avversario del tutto, ma semplicemente lo facevano saltare in aria con una capriola
oppure con una smorfia il loro debole incantesimo attraversava inutilmente sopra l’avversario.
'Expelliarmus!” esclamò Neville, e Harry, preso alla sprovvista, vide volare la sua bacchetta via dalla mano.
“Ce l’ho fatta”, si rallegrò emozionato Neville. Non c’ero mai riuscito prima - CE L’HO FATTA!”
“Bel colpo!” confermò incoraggiante Harry, decidendo di non impegnare realmente in duello gli avversari di Neville che adesso stava guardando nella direzione opposta con la bacchetta abbandonata di lato.
“Ascolta, Neville, potresti fare i tuoi esercizi insieme a Ron e Hermione per un paio di minuti così posso girare per vedere cosa stanno facendo gli altri?”
Harry si portò al centro della stanza. Era successa una cosa curiosa a Zaccaria Smith. Ogni volta che apriva la bocca per disarmare Antony Goldstein, la sua bacchetta volava via anche se Antony non aveva profferito parola.
Harry non dovette andare lontano per risolvere il mistero: Fred e George erano a parecchia distanza da Smith e facevano a turno a lanciargli l’incantesimo con la bacchetta dietro la schiena.
“Scusaci Harry” disse dispiaciuto George, quando Harry incontrò il suo sguardo. “Non abbiamo saputo resistere!”
Harry andò da altri due, cercando di correggere chi faceva male l’incantesimo.
Ginny si stava scontrando con Michael Corner; stava facendo molto bene, invece Michael era impacciato e non voleva lanciare incantesimi a lei.
Ernie Mc. Millan stava agitando inutilmente la sua bacchetta, dando al suo avversario il tempo di mettersi in guardia; i fratelli Canon erano entusiasti ma irregolari e i principali responsabili per tutti i libri che saltavano giù dagli scaffali verso di loro; Luna Lovegood era ugualmente discontinua, ogni tanto riusciva a togliere la bacchetta a Justin Finch-Fletchley, altre volte riusciva solo mandarsela nei capelli.
“Bene, fermiamoci!” Urlò Harry. “Ferma, Basta!”
Ho bisogno di un fischio, pensò, e immediatamente ne apparve uno in cima ad una pila di libri.
Lo prese e soffiò forte. Tutti abbassarono le bacchette.
“Non c’è male.” affermò Harry, “ma c’è ampio spazio di miglioramento.” Zaccaria Smith lo guardo sorridendo. “Ci proveremo di nuovo”.
Comincio allora a muoversi nella stanza fermandosi qua e la a dare suggerimenti e consigli. Lentamente i risultati generali migliorarono.
Cercò di evitare di andare vicino a Cho e il suo amico all’inizio, ma dopo aver girato due volte intorno a loro non potè ignorarli oltre-
“Oh No”, disse Cho in maniera piuttosto dura, come si avvicinò, “Expelliarmous! volevo dire.. Expellimellus..s.s - Oh scusa, Marietta!”
Alla riccioluta amica aveva preso fuoco una manica
Marietta la spense con la bacchetta e guardò Harry per capire chi avesse sbagliato.
“Mi rendi nervosa, lo stavo facendo bene prima!” Cho accusò Harry duramente.
“Va bene lo stesso”, mentì spudoratamente Harry, ma quando lei alzò le ciglia lui disse “bene, non era così schifoso, ma sò che puoi farlo bene. Ti stavo guardando da là”.
Lei rise. La sua amica Marietta la guardò piuttosto acidamente e se ne andò.
“Non ti preoccupare per lei”, mormorò Cho. “Non voleva veramente venire ma l’ho convinta io. I suoi genitori le hanno proibito di fare qualunque cosa che possa esser contro la Umbridge. Sai - sua mamma lavora al Ministero”.
“E i tuoi genitori?” chiese Harry.
“Beh, anche loro mi hanno proibito di mettermi contro la Umbridge, sai”, disse Cho, sentendosi fiera di questo. “Mai io penso che se dovessi combattere contro Tu-Sai-Chi dopo quello che è successo a Cedric -” si interruppe, guardandolo piuttosto confusa e calò un imbarazzato silenzio fra loro; la bacchetta di Terry Boot volò via sfiorando l’orecchio di Harry e colpì forte Alicia Spinnet al naso.
Mio padre dà ogni appoggio possibile a tutti quelli che fanno azioni contro il Ministero!” disse Luna Lovegood fieramente da dietro ad Harry; evidentemente aveva origliato la loro conversazione mentre Justin Finch-Fletchley tentava di sbrogliarsi da tutta la roba che gli girava sopra la testa.
“Lui dice sempre di non fidarsi di Caramell; per colpa del numero di goblin che Caramell ha fatto assassinare! E certo egli sta usando il Dipartimento dei Misteri per svilppare terribili pozioni, che lui segretamente fa bere a chi non è d’accordo con lui. E poi c’è il suo amico Umgubular Slashkilter -’
“Non risponderle”, mormoro Harry a Cho appena lei tentò di aprire la bocca, guardandola misteriosamente. Lei rise.
“Ehi, Harry”, lo chiamò Hermione dall’altra parte della stanza, “Hai visto l’ora?”
Guardò l’orologio e fù meravigliato di accorgersi che era già dieci alle nove, che significava che dovevano tornare immediatamente nelle loro sale comuni o rischiavano di essere presi e puniti da Gazza per essere fuori negli orari proibiti. Soffio nel fischio; ognuno si fermò urlando l’ultimo “Expelliarmus” e l’ultima coppia di bacchette cadde a terra.
“Bene, per oggi basta così”, disse Harry, “ma siamo in ritardo, e sarà meglio smettere adesso, stesso posto, stessa ora la prossima settimana?”
“Sicuro!” esclamò entusiasta Dean Thomas e molti annuirono per conferma.
Angelina comunque, disse velocemente la stagione del Quidditch stà per iniziare, e abbiamo anche bisogno di allenarci!”
“Alora diciamo pe mercoledì sera, allora”, disse Harry, “potremo decidere incontri aggiuntivi dopo. Andiamo, sarà meglio muoverci”.
Picchiò con la bacchetta sulla Mappa del Malandrino di nuovo e controllò con attenzione la posizione degli insegnanti al settimo piano. Lasciò uscire le persone a tre o quattro alla volta, guardando ansiosamente i puntini per vedere che stessero ritornando senza problemi nei loro dormitori.
quello di Tassorosso nel corridoio in basso che portava anche alle cucine; quello di Corvonero nella torre ovest del castello, e quello di Grifondoro lungo il corridoio verso il ritratto della Signora Grassa.
“E’ andato tutto molto ma molto bene, Harry” disse Hermione, quando finalmente rimase sola con Harry e Ron.
“Si, davvero!” rispose allegramente Ron, appena scivolati fuori dalla porta e videro la pietra chiedersi dietro di loro. “mi hai visto disarmare Hermione, Harry?”
“Solo una volta”, disse Hermione punta sul vivo. “Ti ho colpito molte più volte di quante ne abbia fatto tu -”
“non solo ti ho colpito subito, ti ho disarmato almeno tre volte-”
“si ma conti anche quella che sei inciampata e mi hai picchiato la bacchettò nella mano -”
Continuarono a stuzzicarsi per tutto il viaggio di ritorno alla sala comune, ma Harry non li stava ascoltando. Lui aveva solo occhi per la Mappa del Malandrino, ma stava anche pensando a Cho e al fatto che la facesse diventare nervosa.
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CAPITOLO 19- Il leone ed il serpente
Nelle due settimane seguenti, Harry si sentì come se stesse portando un qualche tipo di talismano dentro il suo petto, un’ entusiasmante segreto che lo aiutava durante le lezioni della Umbridge e perfino gli rendeva sopportabile sorriderle in maniera blanda quando guardava in quegli orribili occhi sporgenti.
Lui e l’ ES stavano andando avanti sotto il suo naso, praticando proprio ciò che lei e il Ministero temevano di più, e nonostante sembrasse intento nella lettura del libro di Wilbert Slinkhard durante le lezioni, egli ripercorreva dentro di sé con enorme soddisfazione i loro più recenti incontri, ricordando come Neville era riuscito a disarmare Hermione, come Colin Canon aveva preso padronanza dell’Incantesimo di Ostacolo dopo tre lezioni di duri tentativi, come Calì Patil aveva prodotto un incantesimo di Riduzione così efficace da ridurre il tavolo degli spioscopi in polvere.
Aveva concluso che era impossibile stabilire un giorno preciso della settimana per gli incontri dell’ ES, dovendo tenere conto degli allenamenti di tre diverse squadre di Quidditch, i quali erano molto spesso spostati a causa delle avverse condizioni del tempo; ma Harry non era preoccupato per questo; aveva la sensazione che con ogni probabilità era un vantaggio mantenere la data dei loro incontri impronosticabile.
Se qualcuno li stava osservando, sarebbe dtato difficile escogitare un piano preciso.
Hermione aveva elaborato in fretta un abile metodo per comunicare a tutti i membri la data e l’ora dell’incontro successivo, nel caso in cui qualcuno avesse bisogno di cambiare qualcosa con breve preavviso, perché sarebbe stato estremamente sospetto vedere persone di case differenti attraversare la Sala Grande per parlare tra loro troppo spesso. Così aveva dato ad ognuno dei membri dell’ ES un falso galeone (Ron fu molto eccitato quando vide il cesto con le moneta per la prima volta convincendosi che lei gli stava realmente dando dell’oro).
“Vedete le cifre impresse sul bordo della moneta?” disse Hermione, tenendone una bene in vista alla fine del loro quarto incontro.
La moneta brillava di bagliori gialli alla luce delle torce. “ Nei veri galeoni ci sono solo i numeri di serie che si riferiscono ai folletti che l’hanno prodotta. In questo falso, invece, il numero cambierà ed indicherà l’ora e la data esatte del nostro prossimo incontro. La moneta diventerà incandescente ad ogni cambiamento, così se lo state tenendo in borsa riuscirete ad accorgervene. Ne prenderemo una a testa, e quando Harry deciderà la data del prossimo incontro cambierà la data nella sua moneta,e poiché ho fatto un Incantesimo di Propagazione su tutte,esse la imiteranno.”
Un profondo silenzio seguì le parole di Hermione. Gettò lo sguardo a tutte le facce fisse su di lei, più che sconcertate.
“Beh – Pensavo che fosse una buona idea,” disse con incertezza “Voglio dire, anche se la Umbridge decidesse di perquisire i nostri zaini, non ci sarebbe niente di sospetto nel portarsi dietro un galeone, non vi sembra? Ma…bè, se non volete usarlo – “
“Tu sai fare un Incantesimo di Propagazione?” disse Terry Boot.
“Si” disse Hermione.
“Ma è… è uno standard del G.U.F.O.” disse debolmente.
“Oh” disse Hermione, cercando di apparire modesta “Oh….beh…si, credo che lo sia”
“Come è possibile che non ti abbiano messa tra i Corvonero?” domandò Terry, guardando Hermione con aria interrogativa “ Con un cervello come il tuo?”
“Beh, il Cappello Parlante ha seriamente considerato l’ipotesi di mettermi tra i Corvonero durante il mio Smistamento” disse Hermione raggiante “ ma alla fine ha deciso per i Grifondoro. Così… questo significa che useremo i galeoni?”
Ci fu un mormorio di assenso e tutti si mossero per prenderne uno dal cesto. Harry guardò di sottecchi Hermione
“Sai che cosa mi ricorda questo?”
“No, cosa?”
“Il marchio dei Mangiamorte, il Marchio Nero. Voldemort ne tocca uno, e tutti i loro marchi bruciano, così loro sanno che devono raggiungerlo.”
“Beh…si” disse Hermione con calma “ ecco da dove ho preso l’idea… Ma avrai notato che ho deciso di imprimere la data su un pezzo di metallo piuttosto che sul nostro corpo”.
“Si… preferisco il tuo, di modo”disse Harry, sorridendo, mentre riponeva il suo galeone nello zaino “ Credo che il solo pericolo che corriamo con questo è il fatto che potremmo spenderlo per errore.”
“Non ne avrò occasione” disse Ron, che stava esaminando il suo falso galeone con aria leggermente triste “Non ne ho mai avuto uno vero da poter confondere con questo”.
Come il primo incontro di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, si avvicinava, gli incontri dell’ ES furono molto meno frequenti, poichè Angelina insisteva per fare allenamento quasi tutti i giorni.
Il fatto che non si giocava la Coppa del Quidditch da così tanto tempo aggiungeva considerazione all’interesse ed all’eccitazione intorno all’imminente incontro; I Tassorosso ed i Corvonero avevano un grande interesse anche loro, visto che, naturalmente, avrebbero incontrato entrambe le squadre durante l’anno; ed i Direttori delle Case in ballo nella prima partita, nonostante i loro sforzi di nasconderlo sotto la decente pretesa di sembrare sportivi, erano determinati a vedere la propria squadra vincitrice.
Harry si rese conto di quanto la Professoressa McGranitt ci tenesse a battere i Serpeverde, quando evitò di dar loro compiti nella settimana immediatamente precedente la partita.
“Penso che abbiate altro a cui pensare, per il momento” disse altezzosamente. Nessuno riuscì a credere alle proprie orecchie finchè non guardò direttamenter Harry e Ron e disse risoluta “ Mi sto abituando a guardare le partite della coppa del Quidditch dal mio studio, ragazzi, e non ho davvero voglia di essere presa in giro dal Professor Piton, così usate il tempo in più per allenarvi, d’accordo?”
Piton, ovviamente, non fu da meno. Aveva prenotato il Campo da Quidditch per gli allenamenti dei Serpeverde così spesso che i Grifondoro avevano difficoltà a fare altrettanto. Inoltre sembrava non accorgersi delle numerose proteste sui vari tentativi dei Serpeverde di scagliare incantesimi contro i giocatori del Grifondoro nei corridoi. Quando Alicia Spinnet finì in infermeria con le sopracciglia cresciute così folte ed in così poco tempo che avevano oscurato la sua vista e ostruito la sua bocca, Piton insistette nel credere che lei avesse provato su di sé un incantesimo di Ricrescita per i capelli e rifiutò di ascoltare i quattordici testimoni oculari che giuravano di aver visto il portiere dei Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla da dietro con un incantesimo mentre era in biblioteca.
Harry, dal canto suo, si sentiva ottimista sulle possibilità di vittoria dei Grifondoro; dopo tutto, non avevano mai perso contro la squadra di Malfoy. Effettivamente, Ron non era proprio agli standard di Baston, ma stava lavorando veramente duro per migliorare. La sua debolezza stava nella tendenza a perdere fiducia dopo aver fatto un grosso errore; se per caso prendeva un goal diventava distratto ed era più probabile ne prendesse altri. D’altra parte, Harry aveva visto Ron fare alcune parate veramente spettacolari quando era in forma; durante un memorabile allenamento Ron si era appeso alla scopa con una mano ed aveva calciato la Pluffa così lontano dagli anelli che difendeva che questa aveva percorso tutto il campo ed era passata attraverso gli anelli dall’altra parte; il resto della squadra aveva subito paragonato questo gesto con uno simile fatto di recente da Barry Ryan, il portiere degli Irish International, contro il miglior cacciatore Polacco, Ladislaw Zamojski. Perfino Fred gli disse che lui e George erano fieri di averlo come fratello, e che stavano seriamente considerando di ammettere che fossero parenti, cosa che avevano cercato di negare da quattro anni.
La sola cosa che preoccupava Harry era quanto Ron riuscisse a sopportare le tattiche dei Serpeverde di torturarlo psicologicamente prima ancora che sul campo. Harry, naturalmente, aveva dovuto sentire i pungenti commenti dei Serpeverde per oltre quattro anni, così bisbigli del tipo “Hey, Potty, ho sentito Warrington giurare di farti cadere dalla scopa sabato” erano lontani dal farlo innervosire, anzi lo facevano sorridere. “Lo scopo di Warrington è così patetico che sarei più preoccupato se stesse tramando contro la persona vicina a me” ribattè , suscitando l’ilarità di Ron ed Hermione e cancellando il ghigno dalla faccia di Pansy Parkinson.
Ma Ron non aveva mai dovuto tollerare una serie spietata di insulti, prese in giro ed intimidazioni. Quando i Sepreverde, alcuni diciassettenni notevolmente più grossi di lui, mormorarono al suo passaggio per i corridoi “ Già prenotato il letto in infermeria Weasley?” egli non rise, bensì assunse una leggera sfumatura color verde.
Quando Draco Malfoy fece l’imitazione di Ron che faceva cadere la Pluffa (cosa che fece proprio al loro passaggio per il corridoio guardandoli), le orecchie di Ron diventarono scarlatte e le sue mani tremarono così violentemente che avrebbe fatto cadere anche qualsiasi altra cosa avesse avuto sulle mani in quel momento.
Ottobre se ne andò con una serie di tempestosi venti e piogge torrenziali lasciando il posto a Novembre, freddo come ferro ghiacciato, con grandi gelate tutte le mattine e correnti d’aria davvero terribili che colpivano mani e visi. Il cielo e le nuvole sopra la Sala Grande erano diventati pallidi, di un grigio perlaceo, le montagne che si ergevano intorno ad Hogwarts erano coperte di neve, e la temperatura nel castello era scesa così in basso da costringere molti studenti a portarsi dietro i loro guanti protettivi di pelle di drago per indossarli nei corridoi tra una lezione e l’altra.
La mattina della partita albeggiò luminosa e fredda. Quando Harry si svegliò gettò uno sguardo al letto di Ron, trovandolo seduto ben dritto, le mani sulle ginocchia, con lo sguardo fisso nel vuoto.
“Stai bene?” chiese Harry.
Ron annuì, ma non proferì parola. A Harry ricordò terribilmente quella volta in cui Ron aveva accidentalmente scagliato su di se l’incantesimo ‘Mangia Lumache’; lo guardò pallido e sudato come aveva fatto in quell’occasione, non facendo caso alla sua riluttanza ad aprire la bocca.
“Hai solo bisogno di una buona colazione” gli disse in modo confortante “Andiamo”.
La Sala Grande si era riempita presto quella mattina, e loro trovarono il solito mormorio più rumoroso e l’atmosfera più esuberante del normale.
Quando passarono al tavolo dei Serpeverde, ci fu un incremento di rumore. Harry si guardò intorno e vide che, in aggiunta alle loro usuali sciarpe e cappelli verde – argento, ognuno di loro indossava un’insegna argentata che andava a formare un qualcosa di molto simile ad una corona. Per qualche ragione molti di loro guardarono Ron, sorridendo fragorosamente. Harry tentò di vedere cosa c’era scritto nelle insegne mentre passava, ma era troppo occupato ad accompagnare Ron al loro tavolo velocemente per attardarsi abbastanza da leggerle.
Ricevettero però un caloroso benvenuto al tavolo dei Grifondoro, dove tutti erano vestiti rosso – oro, ma lontani dal far risollevare l’animo di Ron, gli incoraggiamenti sembrarono prosciugare ciò che restava della sua tranquillità; sprofondò sulla sedia più vicina guardandosi intorno come se stesse per consumare il suo ultimo pasto.
“Devo essere stato pazzo a farlo” disse in un bisbiglio soffocato “pazzo”
“Non essere stupido” disse Harry fermamente, passandogli i cereali “andrai benissimo. È normale essere nervosi.”
“Sono un incapace” gemette Ron “una schiappa. Per salvare la mia vita non posso giocare. Cosa stavo pensando?”
“Datti una calmata” disse Harry rigido “ Pensa alla parata che hai fatto col piede l’altro giorno, perfino Fred e George hanno detto che è stata magnifica”
Ron rivolse ad Harry una faccia torturata.
“È stato un caso” bisbigliò miseramente “ Non intendevo farlo – Sono scivolato dalla scopa mentre nessuno di voi stava guardando e quando ho cercato di tirarmi su ho calciato per caso la Pluffa”
“Beh” disse Harry, ricomponendosi velocemente dopo il suo palese accenno di sorpresa “qualche altra coincidenza come questa ed abbiamo la partita in pugno, no?”
Hermione e Ginny sedettero di fronte a loro indossando sciarpe, guanti e coccarde rosso – oro.
“Come ti senti?” chiese Ginny a Ron, che guardava fisso la caraffa di latte al di sotto della sua ciotola di cereali vuota, come se stesse seriamente considerando di scomparirci dentro.
“È solo nervoso”disse Harry.
“Beh, è un buon segno, non ti ho mai visto fare un esame decente se non eri un po’ nervoso” disse Hermione di cuore.
“Ciao” disse una voce vaga e sognante alle loro spalle. Harry si girò: Luna Lovegood era arrivata dal tavolo dei Corvonero. Molte persone la stavano guardando ed alcuni ridevano a crepapelle indicandola col dito; si era procurata un cappello a grandezza naturale che aveva la forma della testa di un leone, che stava ondeggiando in precario equilibrio sopra la sua testa.
“Tifo per i Grifondoro” disse Luna, indicando il suo cappello anche se non ce n’era bisogno.” Guarda cosa fa…”
Toccò il cappello con la sua bacchetta. Questo aprì la enorme bocca e proruppe in un estremamente realistico ruggito che fece fare un salto a chi era nelle vicinanze.
“È bello, non è vero?” disse Luna felice “Sapete, volevo farlo mentre stava masticando un Serpente che rappresentasse Serpeverde, ma non c’è stato tempo. Comunque…buona fortuna, Ronald”
Si allontanò. Non si erano ancora ripresi dallo shock procurato loro dal cappello di Luna quando Angelina arrivò di fretta, accompagnata da Katie ed Alicia, le cui sopracciglia erano state fortunatamente fatte ritornate normali da Madama Chips.
“Quando siete pronti” disse “andiamo al campo, ne controlliamo lo stato e ci prepariamo”.
“Saremo lì tra un attimo” assicurò Harry “Non appena Ron avrà finito di fare colazione”.
Apparve evidente dopo dieci minuti, comunque, che Ron non sarebbe stato in grado di mangiare nient’altro ed Harry pensò che fosse la cosa migliore portarlo allo spogliatoio. Quando si alzarono dal tavolo, Hermione fece altrettanto e, afferrando Harry per un braccio, lo condusse da una parte.
“Non lasciare che Ron veda cosa c’è scritto nelle spille dei Sepreverde” gli bisbigliò urgentemente.
Harry la guardò con aria interrogativa ma lei scosse la testa come se volesse avvertirlo; Ron li aveva appena superati, con lo sguardo perso e disperato.
“Buona fortuna Ron” disse Hermione, alzandosi sulla punta dei piedi e dandogli un bacio sulla guancia. “E a te, Harry – “
Ron sembrò tornare in se lievemente mentre camminavano per uscire dalla Sala Grande. Toccò il punto della sua faccia in cui Hermione lo aveva baciato, guardando perplesso, come se non fosse abbastanza sicuro di quello che era appena accaduto. Sembrò troppo distratto per notare qualcosa intorno a lui, ma Harry gettò uno sguardo curioso verso le spille a forma di corona mentre passavano al tavolo dei Serpeverde, e questa volta riuscì a scorgere le parole che vi erano impresse.
Weasley è il nostro re
Con un senso di ansia verso queste parole, che non potevano significare nulla di buono, guidò velocemente Ron attraverso la Sala d’Entrata, giù per le scale di pietra e fuori nell’aria gelida.
L’erba gelata schricchiolava sotto i loro piedi quando si avviarono di fretta verso la parte inclinata del prato attraverso lo stadio.
Non c’era un alito di vento ed il cielo era di un bianco perlaceo, che stava a significare che la visuale sarebbe stata buona senza la luce del sole dritta negli occhi.
Harry espose questi fattori incoraggianti a Ron mentre camminavano, ma non era affatto sicuro che lui lo stesse ascoltando.
Angelina si era già cambiata e stava parlando al resto della squadra quando entrarono.
Svelti si misero la loro divisa (Ron si sforzò di metterla al contrario per diversi minuti prima che Alicia lo prendesse in disparte tristemente e lo aiutasse), poi si sedettero ad ascoltare il discorso pre – partita mentre il rumore delle voci di fuori crebbe a dismisura a mano a mano che la folla si incamminava dal castello verso lo stadio.
“Ok, ho saputo proprio adesso la formazione dei Sepreverde” disse Angelina, consultando un foglio di pergamena. “ I battitori dell’anno scorso, Derrick e Bole, non ci sono più, ma sembra che Montague li abbia rimpiazzati con altri due gorilla.
Si chiamano Tiger e Goyle, non so molto di loro”.
“Noi si” dissero Harry e Ron contemporaneamente.
“Beh, non sembrano svegli abbastanza da parlare e cavalcare una scopa allo stesso tempo” disse Angelina, riponendo la sua pergamena “ma del resto sono rimasta sempre sorpresa di vedere Derrick e Bole trovare la strada per il campo senza indicazioni.”
“Tiger e Goyle sono della stessa pasta” le assicurò Harry.
Potevano sentire il rumore di centinaia di passi che raggiungevano gli spalti. Alcune persone stavano cantando, sebbene Harry non riuscisse ad afferrare le parole. Stava iniziando ad innervosirsi, ma sapeva benissimo che questo era niente in confronto a quello che stava sentendo Ron, che si stava stringendo lo stomaco e sporgendo in avanti di nuovo, il suo corpo di un grigio pallido.
“È ora” disse Angelina con voce imperiosa, guardando l’orologio, “Andiamo, tutti quanti…buona fortuna.”
La squadra si alzò, scope in spalla e marciò in un'unica fila fuori dallo spogliatoio e verso l’abbagliante luce solare. Un ruggito di suoni li accolse, tra i quali Harry riuscì ancora a distinguere dei canti, sebbene ancora sovrastati da cori e fischi.
La squadra dei Serpeverde li stava aspettando. Anche loro portavano quelle strane spille argentate a forma di corona. Il loro nuovo capitano, Montague, era della stessa stazza di Dudley Dursley, con braccia pelose e massicce come prosciutti. Dietro erano nascosti Tiger e Goyle, grossi almeno quanto lui, che ammiccavano stupidamente abbagliati dalla luce del sole, facendo roteare le loro nuove mazze da battitore.
Malfoy era spostato da un lato, il sole che splendeva sulla sua testa biondissima. Egli catturò lo sguardo di Harry, ammiccando e mettendo in evidenza la spilla sul suo petto.
“Capitani, stringetevi le mani” ordinò Madama Bumb, in veste di arbitro, nel momento in cui Angelina e Montague si fronteggiarono. Harry vide che Montague stava tentando di stritolare le dita di Angelina nonostante lei non sembrasse cedere.
“Montate sulle scope…”
Madama Bumb si mise il fischietto in bocca e soffiò.
Le palle furono liberate e i quattordici giocatori si librarono in aria. Con la coda dell’occhio Harry vide Ron muoversi velocemente intorno agli anelli. Si diresse ancora più in alto, evitando un bolide, e sorvolò un’ampia zona del terreno di gioco, con lo sguardo fisso per percepire un bagliore d’oro; dall’altra parte dello stadio, Draco Malfoy stava facendo esattamente la stessa cosa.
“Ed è Johnson – Johnson con la Pluffa, che giocatrice questa ragazza, sono anni che lo dico ma lei ancora non vuole saperne di uscire con me – “
“JORDAN!” gridò la Professoressa McGranitt.
“solo un fatto divertente, Professoressa, aggiunge un po’ di interesse – e evita Warrington, scarta Montague, è – ouch - colpita da dietro da un bolide di Tiger… Montague cattura la Pluffa, Montague si mangia il campo velocemente e – grande bolide di George Weasley diretto alla testa di Montague, che perde la Pluffa, recuperata da Katie Bell, Katie Bell dei Grifondoro, passaggio all’indietro per Alicia Spennet, che avanza – “
Il commento di Lee Jordan avvolse lo stadio e Harry cercò di ascoltarlo come meglio potè attraverso il vento che gli fischiava sulle orecchie e il fracasso della folla,che urlava, fischiava e cantava.
“ – scarta Warrington, evita un bolide, - dietro di te, Alicia – la folla la sta osannando, sentitela, ma cosa sta cantando?”
E come Lee si fermò per ascoltare, il coro si erse forte e chiaro proveniente dal mare di verde ed argento nella sezione dei sostenitori dei Serpeverde:
Weasley niente riesce a parare
Non un solo anello riesce a bloccare
Ecco perché noi di Serpeverde cantiamo
Weasley come nostro re vogliamo
Weasley è nato in un contenitore
La Pluffa lascia sempre passare senza onore
Con Weasley sicuri di vincere siamo
Weasley come nostro re volgiamo
“ – ed Alicia ripassa indietro ad Angelina” tuonò Lee, e come Harry cambiò direzione
le sue viscere che ribollivano per ciò che aveva appena sentito, si rese conto che Lee stava cercando di nascondere, urlando, le parole della canzone. “Forza adesso, Angelina – sembra che tra lei e gli anelli ci sia solo il portiere! – ECCO CHE TIRA – aaaaah….”
Bletchley, il portiere dei Serpeverde, aveva evitato un sicuro goal; lanciò la Pluffa a Warrington che avanzò veloce, zig – zagando tra Alicia e Katie; il tono della canzone salì vertiginosamente mentre egli si avvicinava sempre di più a Ron.
Weasley come nostro re volgiamo
Weasley come nostro re volgiamo
Weasley è nato in un contenitore
La Pluffa lascia sempre passare senza onore
Harry non potè resistere oltre: abbandonando la ricerca del Boccino, si voltò a guardare Ron, una solitaria figura lontana all’estremità opposta del campo, ondeggiare dietro i tre anelli mentre il massiccio Warrington si precipitava verso di lui.
“Ed è Warrington in possesso della Pluffa, Warrington si avvicina agli anelli, è fuori dalla portata dei bolidi, davanti a lui ormai solo il portiere – “
Il solito coro esplose più forte che mai dalle tribune dei Serpeverde:
Weasley niente riesce a parare
Non un solo anello riesce a bloccare
“ – ed ecco il primo test per il nuovo portiere dei Grifondoro Weasley, fratello dei battitori Fred e George, e un nuovo promettente talento della squadra – forza Ron!”
Ma il coro proveniente dai Serpeverde finì: Ron si era tuffato selvaggiamente, le sue braccia aperte, e la Pluffa era passata in mezzo ad esse e proprio attraverso l’anello centrale.
“ Serpeverde segna!” disse la voce di Lee tra gli incoraggiamenti e i fischi della folla dietro di lui “ 10 – 0 in suo favore – che sfortuna, Ron.”
La canzone dei Serpeverde salì ancora di tono:
WEASLEY È NATO IN UN CONTENITORE
LA PLUFFA LASCIA SEMNPRE PASSARE SENZA ONORE…
“ E Grifondoro torna in possesso della Pluffa ed è Katie Bell che viaggia per il campo - “ urlò Lee con animosità, sebbene ormai la canzone era così forte che a stento riusciva a sentire la sua stessa voce.
CON WEASLEY SICURI DI VINCERE SIAMO
WEASLEY COME NOSTRO RE VOGLIAMO…
“Harry, COSA DIAVOLO STAI FACENDO?” gridò Angelina, librandosi in aria alla stessa altezza di Katie “MUOVITI!”
Harry si rese conto di essere rimasto immobile nell’aria per più di un minuto, guardando la partita senza pensare neanche per un momento a dove fosse il Boccino;disgustato, scese in picchiata e cominciò a percorrere di nuovo il campo, girando intorno, tentando di ignorare il coro che ora tuonava attraverso lo stadio:
WEASLEY COME NOSTRO RE VOGLIAMO
WEASLEY COME NOSTRO RE VOGLIAMO…
Non c’era traccia del Boccino da nessuna parte; Malfoy stava ancora perlustrando lo stadio come lui. Fecero l’ennesimo giro dello stadio, andando in direzioni opposte, e Harry sentì distintamente Malfoy urlare cantando:
WEASLEY È NATO IN UN CONTENITORE …
“ed è ancora Warrington” muggì Lee “ che passa la Pluffa a Pucey, Pucey supera Spinnet, forza adesso,Angelina, tu puoi prenderlo – no, non puoi – ma grande bolide di Fred Weasley, voglio dire, George Weasley, oh, chi se ne importa, uno di loro, comunqe, e Warrington perde la Pluffa e Katie Bell – ehm – la perde a sua volta – la recupera quindi Montague, il Capitano dei Serpeverde Montague con la Pluffa si mangia il campo, forza ora, Grifondoro, fermatelo!”
Harry attraversò il campo e raggiunse l’estremità dello stadio in cui si trovavano gli anelli dei Serpeverde, costringendosi a non guardare a cosa stesse succedendo dalla parte di Ron. Nel momento in cui superò velocemente il portiere dei Serpeverde, sentì Bletchley cantare insieme alla folla:
WEASLEY NIENTE RIESCE A PARARE…
“ – E Pucey scarta di nuovo Alicia e si sta avvicinado agli anelli, fermalo, Ron!”
Harry non ebbe bisogno di vedere cosa era accaduto: ci fu un terribile mormorio di disapprovazione proveniente dalla curva dei Grifondoro, e contemporaneamente nuovi urli e applausi da quella dei Serpeverde. Guardando in basso, Harry vide il retro della faccia da pugile di Pansy Parkinson proprio di fronte agli spalti che, spalle al campo, conduceva la tifoseria dei Serpeverde che stava ruggendo:
ECCO PERCHÉ NOI DI SERPEVERDE CANTIAMO
WEASLEY COME NOSTRO RE VOGLIAMO
Ma 20 a 0 non era niente, c’era ancora tempo per i Grifondoro di recuperare oppure di catturare il Boccino. Giusto alcuni goal e sarebbero tornati in testa come al solito, Harry assicurò a se setsso, ondeggiando attraverso gli altri giocatori alla ricerca di qualcosa che splendeva che, ingannandolo, si rivelò essere solamente il cinturino dell’orologio di Montague.
Ma Ron subì altri due goal. Una leggera ansia di catturare il Boccino si impadronì di Harry, Se solo avesse potuto trovarlo presto e mettere fine alla partita velocemente.
“ – e Katie Bell del Grifondoro dribla Pucey, supera Montague, bella finta, lancia la Pluffa a Johnson, Angelina Johnson in possesso della Pluffa, salta Warrington, è davanti agli anelli, forza Angelina – GRIFONDORO SEGNA!! – Ora il punteggio è di 40 a 10, 40 a 10 per i Serpeverde con il possesso che ora è a Pucey…”
Harry sentì il ridicolo cappello a forma di leone di Luna ruggire in mezzo ai sostentori dei Grifondoro e si sentì rincuorato; solo trenta punti, non erano niente, potevano recuperare facilmente. Harry evitò un bolide che sfrecciava nella sua direzione lanciato da Tiger e riprese la sua frenetica perlustrazione del terreno di gioco alla ricerca del boccino, tenendo un occhio su Malfoy nel caso in cui egli avesse scorso segni della sua presenza, ma Malfoy, come lui, continuava ad andare su e giu per il campo, cercando invano…
“ – Pucey lancia a Warrington, da questi a Montague, Montague indietro ancora a Pucey – interviene Johnson che prende la Pluffa, la passa a Bell, bella giocata – voglio dire brutta – Bell è colpita da un bolide lanciato da Goyle dei Sepreverde ed è di nuovo Pucey in possesso ora…”
WEASLEY È NATO IN UN CONTENITORE
LA PLUFFA LASCIA SEMNPRE PASSARE SENZA ONORE
CON WEASLEY SICURI DI VINCERE SIAMO …
Ma Harry finalmente lo aveva visto: il minuscolo sbattere d’ali del Boccino D’oro era apparso all’estremità del campo dei Serpeverde.
Harry si tuffò in picchiata…
In pochi secondi, Malfoy apparve dal cielo alla sua sinistra, una macchia verde – argentata che sfrecciava con la sua scopa…
Il Boccino passò accanto ad uno degli anelli e scomparve dall’altra parte delle tribune; questo cambio di direzione favorì Malfoy, che ora era più vicino; Harry spinse la sua Firebolt avanti, ora lui e Malfoy erano testa a testa…
A grande altezza da terra, Harry sporse la sua mano destra fuori dalla scopa, tendendola verso il Boccino…alla sua destra, Malfoy fece altrettanto, lo stava prendendo, tastava con la mano...
Fu in appena un paio di disperati, ventosi secondi senza respiro – che Harry chiuse le sue dita attorno alla fluttuante e fulminea pallina e la curva dei Grifondoro esplose in boati di approvazione…
Erano salvi, non c’erano conseguenze al fatto che Ron aveva subito tutti quei goal,nessuno si sarebbe ricordato di niente a parte che i Grifomdoro avevano vinto –
WHAM
Un bolide colpì in pieno Harry da dietro facendolo volare dalla sua scopa. Fortunatamente era solo a pochi metri da terra, avendo volato così in basso per prendere il Boccino, così fu come se fosse caduto a pancia in sotto sul prato ghiacciato.
Sentirono lo stridulo fischio di Madama Bumb, la folla in visibilio, mescolati ai mormorii di disapprovazione, urla furiose, prese in giro, un tonfo sordo, e poi la voce affranta di Angelina.
“Stai bene?”
“Certo che sto bene” disse Harry sogghignando, tendendole la mano e permettendole di tirarlo su. Madama Bumb era piombata su uno dei giocatori di Serpeverde dietro di lui, sebbene non potesse vedere di chi si trattasse da quella angolazione.
“È stato quel criminale di Tiger” disse furiosa Angelina “ti ha scagliato il bolide contro nel momento in cui ha visto che avevi preso il Boccino – ma abbiamo vinto Harry, abbiamo vinto!”
Harry sentì uno sbuffo dietro di lui e si girò, la mano stretta ancora attorno al Boccino: Draco Malfoy si era avvicinato, la faccia bianca per la furia, riuscendo tuttavia ancora a sfoderare un ghigno beffardo
“Hai salvato la pelle a Weasley, non è vero?”disse a Harry “Non ho mai visto un portiere peggiore… ma del resto è nato in un contenitore... piaciuta la mia canzone, Potter?”
Harry non rispose. Si girò dall’altra parte a guardare gli altri membri della squadra, che stavano scendendo ad uno ad uno dalle loro scope, gridando ed alzando le braccia in aria in segno di trionfo; tutti eccetto Ron, che era sceso dalla sua scopa proprio sotto gli anelli e lentamente stava riguadagnando, tutto solo, la strada degli spogliatoi.
“Volevamo scrivere un altro paio di versi” riprese Malfoy, mentre Katie ed Alicia abbracciavano Harry “Ma non siamo riusciti a trovare qualcosa che facesse rima con brutta e grassa – chiaramente mi riferisco alla madre – “
“È solo invidia” disse Angelina, scoccando a Malfoy uno sguardo disgustato.
“ - Non siamo riusciti ad inserire nemmeno fallito ed inutile, sai, per suo padre – “
Fred e George capirono di chi stava parlando Malfoy.
“Lascia perdere!” disse d’un fiato Angelina, afferrando Fred per un braccio “Lascia perdere, Fred, lascialo parlare, è solo invidioso perché ha perso, quel piccolo insolente – “
“ – Ma a te picciono gli Weasley, non è vero Potter?” disse Malfoy, soghhignando “Trascorri le vancanze con loro e tutto il resto, non è così? Non senti come puzza la loro casa? Ma suppongo che, essendo stato allevato da Babbani, perfino l’odore di quella baracca sia sopportabile – “
Harry cercava di trattenere Geroge. Nel frattempo, ci volevano gli sforzi combinati di Angelina, Alicia e Katie per evitare che Fred si scagliasse su Malfoy, che stava ancora ridendo di gusto. Harry si guardò intorno alla ricerca di Madama Bumb, ma costei stava ancora rimproverando Tiger per il suo comportamento.
“ O magari” disse Malfoy, guardandolo di traverso mentre Harry se ne stava andando “ ricordi il fetore della casa di tua madre, Potter, e il porcile degli Weasley te lo fa tornare in mente – “
Harry non si ricordò di aver lasciato George, tutto quello che seppe fu che alcuni secondi dopo entrambi stavano correndo verso Malfoy. Aveva completamente dimenticato che tutti gli insegnanti lo stavano guardando: l’unica cosa che voleva era causare a Malfoy il maggior dolore possibile; neanche il tempo di aver tirato fuori la bacchetta, stringendo a pugno la mano che ancora teneva il Boccino, si diresse più velocemente che potè verso lo stomaco di Malfoy –
“Harry!HARRY!GEROGE!NO!”
Poteva sentire le grida delle ragazze, le urla di Malfoy, l’imprecazione di George, i fischi e il muggito della folla intorno a lui ma non se ne curò.
Finchè non udì qualcuno nelle vicinanze urlare ‘Impedimenta’, e fu sbalzato indietro dalla forza dell’incantesimo, non abbandonò il tentativo di prendere a pugni ogni centimetro del corpo di Malfoy che riusciva a raggiungere.
“Che cosa pensavi di fare?” urlò Madama Bumb, mentre Harry cadeva ai suoi piedi.
Sembrava essere stata lei a lanciare l’incantesimo di Ostacolo; teneva in una mano il fischietto e la bacchetta nell’altra; la sua scopa giaceva abbandonata pochi metri più in la. Malfoy, a terra, si contorceva dal dolore, gemendo ed imprecando sottovoce, il suo naso che sanguinava copiosamente; George aveva un labbro gonfio; Fred era ancora trattenuto a forza dalle tre Cacciatrici, e Tiger stava ridacchiando poco lontano. “Non ho mai visto un comportamento del genere – tornate al castello, tutti e due, e filate dritti nell’ufficio del Direttore della vostra casa!Andate!Adesso!”
Harry e George girarono i tacchi e marciarono fuori dal campo, entrambi ansimando, senza aprire bocca. Le urla e i mormorii della folla si facevano sempre più deboli, finchè non raggiunsero la Sala d’Ingresso, nella quale c’era il più profondo silenzio eccetto il rumore dei loro passi. Harry si rese improvvisamente conto che qualcosa stava ancora contorcendosi nella sua mano destra, le cui nocche erano state dirette alla mascella di Malfoy. Guardando in basso, vide le ali argentate del Boccino sporgere dalle sue dita, dimenandosi per liberarsi. Avevano appena raggiunto la porta dell’ufficio della Professoressa McGranitt quando ella arrivò marciando lungo il corridoi dietro di loro.
Indossava ancora una sciarpa dei Grifondoro, ma se la strappò con forza dalla gola con mani tremanti non appena li raggiunse, guardandoli livida di rabbia.
“Dentro!” disse furiosa. Harry e George entrarono. La McGranitt girò intorno alla scrivania e li fissò, tremante di collera mentre lanciava con forza la sciarpa dei Grifondoro sul pavimento.
“Ebbene!”disse “Non ho mai visto un’esibizione così disgustosa. Tutti e due! Spiegatevi!”
“Malfoy ci ha provocato” disse Harry ostinato
“Vi ha provocati?” ruggì la Professoressa McGranitt, battendo un pugno sul tavolo
“ Aveva appena perso, non è vero? È naturale che volesse provocarvi! Ma cosa, in nome del cielo, può aver detto che giustifichi quello che voi due – “
“Ha insultato i miei genitori” ringhiò George “ E la madre di Harry”.
“Ma invece di lasciare che ci pensasse Madama Bumb, avete deciso entrambi di fare un’esibizione di un duello Babbano, non è così?” tuonò la Professoressa McGranitt “ Avete anche solo una vaga idea di cosa - ?”
“Hem, hem”
Harry e George si girarono di scatto. Dolores Umbridge era in piedi sulla porta avvolta in un verde mantello di tweed che la faceva assomigliare sempre di più ad un rospo, sorridendo in un modo orribile, debole, sinistro che Harry aveva ormai associato ad un imminente pericolo.
“Posso aiutarla, Professoressa McGranitt?” chiese la Professoressa Umbridge con la sua più soffice e velenosa voce possibile.
La faccia della Professoressa McGranitt si fece scarlatta.
“Aiutarmi?” ripetè con voce forzata “ Cosa intende con aiutarmi?”
La Professoressa Umbridge mosse alcuni passi dentro l’ufficio, sempre sfoggiando quel suo terribile sorriso
“ Perché, pensavo che mi sarebbe stata grata per avere un po’ più di autorità”
Harry non sarebbe stato sorpreso di vedere scintille spuntare dalle narici della Professoressa McGranitt.
“Ha pensato male” le disse, girando le spalle alla Umbridge. “Ora, voi due fareste meglio ad ascoltare attentamente. Non mi interessa cosa vi abbia detto Malfoy per provocarvi, non mi interessa se ha insultato ogni singolo membro delle vostre famiglie, il vostro comportamento è stato disgustoso ed ho intenzione di dare ad ognuno di voi una settimana di punizione! Non guardarmi così, Potter, te la meriti! E se uno solo di voi due di nuovo – “
“Hem, hem”
La Professoressa McGranitt chiuse gli occhi come se stesse pregando per acquisire ancora un po’ di pazienza mentre si girava di nuovo verso la Professoressa Umbridge.
“Si?”
“Credo che meritino qualcosa in più di una punizione” disse la Umbridge, il suo sorriso che si allargava.
Gli occhi della Professoressa McGranitt si aprirono improvvisamente.
“Ma sfortunatamente” disse, sforzandosi di sorriderle reciprocamente e assumendo uno sguardo come se avesse il tetano “è quello che penso io che conta, visto che loro appartengono alla mia casa, Dolores.”
“beh, veramente, Minerva” disse la Umbridge, ancora sorridendo “ Credo che troverà che quello che io penso effettivamente conta qualcosa. Ora, dove l’ho messo? Cornelius me l’ha appena mandato…Voglio dire” fece un falso sorriso mentre rovistava nella borsa “Il Ministro me l’ha appena mandato… ah si…”
Aveva tirato fuori un pezzo di pergamena che ora stava spiegando, schiarendosi la
voce con ecessiva importanza, prima di iniziare a leggere
“Hem, hem… Decreto sull’istruzione numero venticinque.”
“Non un altro!” esclamò la Professoressa McGranitt violentemente.
“Beh, si” disse la Umbridge, sembre sorridendo “e, per dire la verita, Minerva, è stata lei a farmi capire che avevamo bisogno di un ulteriore emendamento… lei ricorda di come mi abbia scavalcata, quando ero poco propensa a permettere il riformarsi della squadra di Quidditch del Grifondoro? Di come lei ha messo la cosa in mano a Silente, il quale ha insistito nel permettere alla squadra di giocare?Bene, ora , non avrei dovuto farlo. Ho contattato subito il Ministro, ed egli si è ritrovato perfettamente d’accordo con me che il Sommo Inquisitore dovesse avere il potere di privare i ragazzi di alcuni privilegi o lei – che sarei io – avesse dovuto avere più autorità dei comuni insegnati! Vede ora, Minerva, come avevo ragione nel tentare di impedire il riformarsi della sqaudra del Grifondoro? Terribile temperamento… ad ogni modo, stavo leggendo il decreto… hem, hem… “Il sommo Inquisitore, d’ora in poi, avrà suprema autorità su ogni punizione, sanzione e rimozione dei privilegi riguardanti gli studenti di Hogwarts, e la facoltà di alterare dette punizioni, sanzioni o rimozioni di privilegi anche se assegnate da altri membri dello staff. Firmato, Cornelius Caramell, Ministro della Magia, Ordine di Merlino, Prima Classe, etc., etc.”
Piegò di nuovo la pergamena e la ripose nella borsa, con lo stesso sorriso stampato in faccia.
“Quindi…Credo davvero che dovrò proibire a questi due di giocare a Quidditch per il resto della loro vita” disse, guardando prima Harry e poi George.
Harry sentì il Boccino agitarsi furiosamente nella sua mano
“Proibirci?” disse, e la sua voce apparve stranamente distante “di giocare…per sempre?”
“Esattamente, Signor Potter, penso che un provvedimento della durata di tutta la vita dovrebbe servire allo scopo” disse la Umbridge, il suo sorriso che si allargava ulteriormente mentre li guardava tentare di comprendere ciò che aveva appena detto.
“Lei e il Signor Weasley qui presenti. E, per essere sicuri, il gemello di questo giovanotto dovrebbe ricevere lo stesso trattamento – se i suoi compagni di squadra non lo avessero trattenuto, sono sicura che avrebbe attaccato il giovane Signor Malfoy allo stesso modo. Dovrò confiscare i loro manici si scopa, ovviamente; li terrò al sicuro nel mio ufficio, per essere certa che non ci siano infrazioni al mio provvedimento. Ma non sono irragionevole, Professoressa McGranitt,” continuò, rivolgendosi alla Professoressa McGranitt che era rimasta in piedi come se fosse scolpita nel ghiaccio, sempre con lo sguardo fisso su di lei. “Il resto della squadra potrà continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da nessuno di loro. Bè, …buon pomeriggio a voi”
E con uno sguardo di immensa soddisfazione, la Umbridge lasciò la stanza, lasciando un orribile silenzio dietro di lui.
*
“Diffidati” disse Angelina con voce vuota, quella stessa sera, sul tardi, nella Sala Comune “Diffidati. Niente Cercatori e niente Battitori…che cosa faremo adesso?
Era come se non avessero affatto vinto la partita quel pomeriggio.
Dovunque Harry guardase trovava facce tristi e sconsolate; la stessa squadra era radunata attorno al fuoco, tutti eccetto Ron, che non si trovava dalla fine della partita.
“È così ingiusto” disse Alicia con voce strozzata “voglio dire, che mi dite di Tiger e quel Bolide che ha lanciato dopo il fischio? Lui ha ricevuto la stessa punizone?”
“No” disse Ginny miseramente; lei ed Hermione erano sedute entrambe vicino ad Harry “Ha solo ricevuto delle righe, ho sentito Montague che ci rideva a cena.”
“ E punire Fred quando non aveva fatto niente!” disse furiosamente Alicia, battendosi il pugno sul ginocchio.
“Non è colpa mia se non ho fatto niente” disse Fred, con una sguardo veramente arrabbiato. “Avrei ridotto volentieri quel piccolo preservativo in polvere se voi tre non foste riuscite a tenermi”
Harry guardava miseramente la tetra finestra. La neve cadeva fitta. Il Boccino che aveva catturato quel pomeriggio stava ora svolazzando per la tutta la Sala Comune; alcuni lo guardavano come se fossero ipnotizzati mentre Grattastinchi balzava di sedia in sedia, cercando di acchiapparlo.
“Credo che andrò a letto” disse Angelina, alzandosi lentamente in piedi. “Forse questo si rivelerà essere solo un brutto sogno …Magari mi sveglierò domani e scoprirò che non abbiamo ancora giocato…”
Fu seguita quasi immediatamente da Katie e Alicia. Fred e George se ne andarono a letto poco dopo, guardando in cagnesco chiunque mentre passavano, e Ginny fece altrettanto non molto tempo dopo. Solo Harry ed Hermione rimasero vicino al fuoco.
“Hai visto Ron?” chiese Hermione in un sussurro.
Harry scosse la testa.
“Credo che ci stia evitando” disse Hermione “Dove pensi che - ?”
Ma in quel preciso momento, ci fu un suono gracchiante dietro di loro mentre la Signora Grassa si fece da parte e Ron arrivò arrampicandosi con difficoltà sul buco nel ritratto. Era molto pallido ed i capelli erano ricoperti di neve. Quando vide Harry ed Hermione si fermò, con aria moribonda.
“Dove sei stato?” disse Hermione ansiosa, scattando in piedi.
“A camminare” mugolò Ron. Aveva ancora addosso la sua divisa da Quidditch
“Sembri congelato” disse Hermione “Vieni a sederti!”
Ron venne vicino al fuoco e sprofondò sulla sedia più lontana da Harry, senza guardarlo. Il Boccino rubato svolazzò sopra le loro teste.
“Mi dispiace” borbottò Ron, guardandosi i piedi.
“Per cosa?”disse Harry
“Per aver pensato di saper giocare a Quidditch” disse Ron “Ho intenzione di abbandonare la suadra domani”
“Se tu abbandoni” disse Harry stizzoso “rimarranno solo tre giocatori nella squadra.” E quando Ron lo guardò stralunato continuò “ Ho appena ricevuto una punizione per tutta la vita. Non giocherò più a Quidditch, come pure Fred e George.
“Cosa?” gridò Ron.
Hermione gli raccontò tutta la storia; Harry non potè sopportare di sentirla di nuovo. Quando lei ebbe finito, Ron lo guardò più angustiato che mai.
“È tutta colpa mia – “
“Non hai dato un pugno a Malfoy a posto mio.” Disse Harry furioso.
“ – se non fossi stato così terribile a Quidditch – “
“ – non ci sarebbe stato niente da fare comunque – “
“ - È quella canzone che mi ha fatto andar via di testa – “
“ – Avrebbe fatto andar via di testa chiunque – “
Hermione si alzò e si diresse verso la finestra, lontano da quel battibecco, guardando attraverso il vetro i fiocchi di neve che cadevano.
“Guarda, lascia perdere, per favore!” Harry scoppiò. “È già abbastanza deprimente di suo, senza che tu ti stia ad accusare di ogni cosa!”
Ron non rispose ma sedette, con il volto affranto, sull’umido orlo della sua divisa. Un attimo dopo disse con voce strozzata “Questo è il peggior giorno della mia vita”
“ Mi iscrivo al club” disse Harry amaramente.
“Beh” disse Hermione,la sua voce che tremava leggermente “Penso che ci sia una cosa che potrebbe tirarvi un po’ su”
“Ma davvero?” disse Harry con scetticismo
“Si,” disse Hermione, allontanandosi dalla tetra ed innevata finestra, un leggero sorriso che si faceva strada sul suo viso “Hagrid è tornato.”
CAPITOLO 20 -IL RACCONTO DI HAGRID
Harry corse fino ai dormitori dei ragazzi per prendere il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino dal suo baule; era così veloce che lui e Ron erano pronti cinque minuti prima di Hermione, di corsa, arrivasse dal dormitorio femminile con la sciarpa, i guanti e uno dei suoi cappelli da elfo pieno di protuberanze.
"Allora?..... là fuori fa freddo!" disse Hermione, sulla difensiva, appena vide Ron schioccare la lingua con impazienza.
Strisciarono attraverso il buco del ritratto e si coprirono velocemente con il Mantello - Ron era cresciuto talmente tanto che dovette abbassarsi per non far spuntar fuori i suoi piedi -, poi muovendosi lentamente e prudentemente, continuarono la discesa delle scale, facendo una pausa ad intervalli regolari per controllare sulla Mappa dov'erano Gazza e Mrs. Purr. Furono fortunati; non videro nessuno tranne Nick quasi senza testa, che stava volando distrattamente mormorando ogni tanto una canzoncina orribile "Weasly è il nostro Re". Avanzarono furtivamente attraverso il Salone d'Ingresso e vi uscirono in silenzio, sul suolo ricoperto di neve. Con un gran tuffo al cuore, Harry vide di fronte a sé dei piccoli quadrati di luce dorata e del fumo uscire dal camino di Hagrid. Ripartì con una camminata tanto lesta che Ron ed Hermione inciampavano fra loro. Eccitati camminarono crepitando attraverso la neve ispessita fino a che non raggiunsero la porta anteriore di legno. Allora Harry alzò il suo pugno e batté tre volte, da dentro un cane iniziò ad abbaiare freneticamente.
'Hagrid, siamo noi! ' chiamò Harry attraverso il buco della serratura.
'Lo sapevo! ' disse una voce arcigna.
Sotto il Mantello risero l'un l'altro; dalla voce di Hagrid potevano dire che era contento. 'Vecchia catapecchia tre secondi… fuori dai piedi, Thor… e levati, cane fannullone…’
Il catenaccio fu tolto, la porta aprendosi cigolò e la testa di Hagrid apparve nell'apertura.
Hermione gridò.
'Per la barba di Merlino, piano! ' disse Hagrid con fretta, fissando selvaggiamente le loro teste. 'Siete sotto quel Mantello? Bene, entrate, entrate! '
'Mi dispiace! ' ansimò Hermione, mentre i tre si spingevano oltre Hagrid nella casa e si toglievano il Mantello cosicché lui potesse vederli. 'Solo che...... - oh, Hagrid! '
'Non è niente, non è niente'! ' disse Hagrid frettolosamente, chiudendo la porta dietro di loro ed affrettandosi a chiudere tutte le tende, ma Hermione continuò a guardarlo fisso con orrore.
I capelli di Hagrid erano intrisi di sangue coagulato ed il suo occhio sinistro era ridotto ad una fessura gonfia tra una massa di porpora e lividi neri. C'erano molti tagli sulla sua faccia e sulle mani, alcuni di questi che ancora sanguinavano, e si muoveva cautamente, cosa che fece sospettare Harry che avesse le costole rotte. Era chiaro che era rientrato da poco; c'era uno spesso mantello nero da viaggio posato sulla schiena di una sedia ed un sacco grande abbastanza per trasportare molti bambini piccoli appoggiato contro il muro della porta. Hagrid stesso, due volte la taglia di un uomo normale ora stava zoppicando verso il fuoco e vi stava mettendo su un bollitore di rame.
'Che ti è successo?' chiese Harry, mentre Thor ballava attorno a tutti loro tentando di leccare le loro facce.
'Te l'ho detto, niente', disse Hagrid fermamente. 'Vuoi un coppa? '
'Ma dai', disse Ron, 'Sei in uno stato....! '
'Ve l'ho detto, sto bene' disse Hagrid tirandosi su e girandosi per sorridere a tutti loro, ma tremava. 'Accidenti, è bello rivedervi di nuovo.... avete passato buone vacanze ? '
'Hagrid, sei stato attaccato! ' disse Ron.
'Per l'ultima volta, non è niente'! ' disse Hagrid fermamente.
'Diresti lo stesso che non è niente se uno di noi girasse su con un chilo di carne tritata al posto della faccia? ' chiese Ron.
'Dovresti andare e farti vedere da Madama Chips, Hagrid', disse Hermione con ansia, 'alcuni di quei tagli sembrano infetti.'
'Faccio da solo, va bene? ' disse Hagrid con voce grossa.
Camminò oltre la grossa tavola di legno che era in mezzo alla sua casa e si allungò verso un panno da tè che era appoggiato su di essa. Sotto c'era una fetta di carne cruda, insanguinata, verdognola leggermente più grande di un pneumatico di una macchina di media cilindrata.
'Non avrai intenzione di mangiarla, vero, Hagrid? ' disse Ron, sporgendosi per guardarla più da vicino. 'Sembra velenosa.'
'Certo che lo sembra, è carne di drago', disse Hagrid. 'E non voglio mangiarla.'
Raccolse la fetta di carne e se la schiaffeggiò sul lato sinistro della sua faccia. Del sangue verdastro gocciolò giù dalla sua barba mentre dava un molle lamento di soddisfazione.
'Ora va bene. Aiuta contro le punture, sapete?'
'Allora, ci dirai quello che ti è accaduto ? ' chiese Harry.
'Non posso, Harry. Top secret. Più che ho fatto cose importanti non posso dire.'
'I giganti ti hanno massacrato, Hagrid? ' chiese Hermione quietamente.
Le dita di Hagrid scivolarono sulla fetta di carne di dragone e scivolò con un "ciaf" sul suo petto.
'Giganti? ' disse Hagrid, prendendo la fetta di carne prima che giungesse alla sua cintura e schiaffeggiandosela di nuovo sulla sua faccia, 'chi ha detto niente sui giganti? Chi stava parlando di giganti? Chi vi ha detto che io ho............chi vi ha detto che ero................eh? '
'Abbiamo indovinato' disse Hermione con sufficienza.
'Oh, già...come avete fatto? ' disse Hagrid, osservandola austeramente con l'occhio che non era nascosto dalla fetta di carne.
'Era.....come dire....… ovvio', disse Ron. Harry accennò col capo.
Hagrid li fulminò, poi sbuffò, e gettando di nuovo la fetta di carne sulla tavola si diresse di filato al bollitore che ora stava fischiando.
'Ragazzi della vostra età non dovrebbero venire a conoscenza di certe cose', mormorò, mentre versava dell'acqua bollente in tre dei suoi boccali a forma di secchio. 'E non mi complimenterò con voi. Curiosità, la chiamerebbero. Ficcanaso. '
Ma la sua barba si contorse.
'Così sei stato a cercare giganti? ' disse Harry, ridendo sotto i baffi appena lui si sedette a tavola.
Hagrid mise del tè di fronte ad ognuno di loro, si sedette, raccolse di nuovo la sua fetta di carne e se la schiaffeggiò ancora sulla sua faccia.
'Sì, va bene?' grugnì, 'Ci sono andato.'
'E li hai trovati? ' disse Hermione quasi sussurrando.
'Per essere onesti, non sono così difficili da trovare' disse Hagrid. Sono piuttosto grandi, vedi.'
'Dove sono? ' disse Ron.
'Sulle montagne', disse Hagrid senza speranza.
'E perché i Babbani non..........-? '
'Possono invece....' disse Hagrid scuro in volto. 'Perché le morti negli incidenti d’alta montagna sembrano sempre normali? '
Lui si aggiustò la fetta di carne un po’ così da coprire la peggiore delle ferite.
'Dai, Hagrid, dicci quello che ti è successo! ' disse Ron. Dicci del tuo attacco dei Giganti e Harry ti dirà del suo attacco dei Dissennatori....- '
Hagrid quasi si strozzò col suo boccale e lasciò cadere la fetta di carne nello stesso momento; quando Hagrid tossì e biascicò, una gran quantità di sputi, tè e sangue di drago furono spruzzati sulla tavola e la fetta di carne scivolò, con uno “splat” molle, sul pavimento.
'CHE SIGNIFICA, "attaccato dai Dissennatori"? ' ringhiò Hagrid.
'Non lo sapevi? ' gli chiese Hermione con gli occhi spalancati.
'Non so niente di quello che è successo da quando sono andato via. Ero in missione segreta o no? Non ho voluto gufi che mi seguivano dappertutto nei posti in cui......carogne di Dissennatori! Non dite sul serio? '
'Sì, lo sono, giravano in Little Whinging e attaccarono me e mio cugino, e poi il Ministero della Magia mi ha espulso.... - '
'CHE COSA? '
'- ed io mi sono dovuto presentare ad un'udienza eccetera, ma prima dicci dei giganti.'
'Tu sei stato espulso! '
'Dicci della tua estate ed io ti dirò della mia.'
Hagrid lo squadrò attraverso il suo unico occhio aperto. Harry sembrava inamovibile, c'era un'espressione d’innocente determinazione sulla sua faccia.
'Oh, va bene', disse Hagrid con voce rassegnata.
Hagrid si abbassò e strappò la fetta di carne di drago dalla bocca di Thor.
'Oh, Hagrid, non farlo, non è igieni......' cominciò Hermione, ma Hagrid aveva già schiaffeggiato di nuovo il suo occhio gonfio con la carne.
Prese un'altra buona dose fortificante di tè, poi disse, 'Bene cominciamo da dove ci eravamo lasciati.....- '
'Madame Maxime e venuta con te, poi? ' intercalò Hermione.
'Sì, giusto', disse Hagrid, ed un'espressione ammorbidita apparve sui pochi centimetri di faccia che non era coperta dalla barba o dalla fetta di carne verde. 'Sì, eravamo noi due soli. E vi dirò questo, lei non aveva paura delle asperità, Olympia. Sapete, lei è una donna bella ed elegante e sapere dove andavamo mi sono chiesto come se la sarebbe cavata ad arrampicarsi sopra macigni e a dormire in caverne e tutto il resto ma lei non si è mai lamentata una volta. '
'Tu sapevi dove stavi andando? ' ripetè Harry. 'Tu sapevi dove erano i giganti? '
'Silente lo sapeva, e lui ce l'ha detto', disse Hagrid.
'Sono nascosti? ' chiese Ron. 'È un segreto, dove sono ? '
'Non proprio' disse Hagrid scuotendo la sua testa pelosa. 'E' solo che la maggior parte dei maghi non sono infastiditi da dove sono essi, è lungo tanto quanto lo può essere un bel viaggio. Ma non e facile arrivare dove sono, anche per gli esseri umani, cosicché noi abbiamo avuto bisogno delle istruzioni di Silente. Ci è voluto un mese per arrivare là..... - '
'Un mese? ' disse Ron, come se lui non avesse mai sentito di un viaggio della durata così ridicolamente lunga. 'Ma.... perché non avete preso una Passaporta o qualcosa del genere? '
C'era un'espressione strana nell'occhio muffo di Hagrid mentre osservava Ron; era quasi di pietà.
'Ce ne siamo ben guardati dal farlo, Ron', disse burberamente.
'Che vuoi dire? '
'Non capisci', disse Hagrid. 'Il Ministero tiene d'occhio Silente e chiunque altro considera sia legato a lui, e....'
'Conosciamo questa storia', disse Harry rapidamente smanioso di sentire il resto della storia di Hagrid, 'Sappiamo che il Ministero spia Silente....'
'Così tu non potevi usare la magia per arrivare là? ' chiese Ron, sembrando stupefatto 'tu dovevi comportarti come un Babbano per tutto il tempo? '
'Bene, non esattamente per tutto il tempo' disse furbescamente Hagrid. 'Dovevamo solo essere accurati, perché Olympia ed io, noi ci ficcassimo in qualche guaio..... —
Ron fece un rumore strano...qualcosa fra uno starnuto ed una soffiata di naso e frettolosamente prese una bella sorsata di tè.
'- così non era difficile seguirci. Fingemmo di essere in vacanza insieme, così andammo in Francia e puntammo verso la scuola di Olimpia, perché sapevamo che eravamo seguiti da qualcuno del Ministero. Dovevamo andare piano, perché io non sono realmente capace di usare la magia e poi sapevamo che il Ministero cercava un pretesto per arrestarci. Ma riuscimmo a seminarli verso Digione .......'
'Ooooh, Digione? ' disse Hermione emozionata. 'Io sono stata in vacanza là sai..... -?'
Si ammutolì all'occhiataccia della faccia di Ron.
'Solo a questo punto abbiamo usato un po' di magia e non è stato un brutto viaggio. È capitato tra una coppia di troll matti sul confine polacco e io ho avuto un leggero disaccordo con un vampiro in un pub di Minsk, ma oltre a questo non ha potuto filare più liscio.
'Poi arrivammo al luogo, abbiamo cominciato la camminata attraverso le montagne, cercando le loro tracce…
'Dovemmo mettere da parte la magia appena gli eravamo vicini. In parte perché a loro non piacciono i maghi e noi non volevamo rischiare, ed in parte perché Silente ci aveva avvertiti che Tu-sai-chi era legato ai giganti e tutto il resto. Ci disse che sarebbe stato strano se lui gli avesse spedito un messaggero. Ci disse di non attirare troppo l'attenzione su noi due mentre ci avvicinavamo nel caso che in giro ci fossero Mangiamorte.'
Hagrid fece una pausa per un lungo sorso di tè.
'Va avanti! ' disse Harry con premura.
'Li trovammo' disse Hagrid aridamente. 'Andammo su una cresta della montagna ed erano lì, sparsi sotto di noi. Piccoli fuochi bruciavano sotto ed enormi ombre… era come vedere pezzi della montagna che si muovevano. '
'Quanto sono grandi ? ' chiese Ron in una soffio.
'Circa venti piedi', disse Hagrid con leggerezza. 'Alcuni dei più grossi arrivano a venticinque. '
'E quanti ce n'erano? ' chiese Harry.
'Ne contai settanta o ottanta', rispose Hagrid.
'Solo? ' disse Hermione.
'Già', disse Hagrid malinconicamente, erano ottanta, e una volta ce n'erano molti di più, ci dovevano essere cento tribù diverse sparse in tutto il mondo. Ma loro stanno morendo per vecchiaia. I Maghi ne uccisero alcuni certo, ma soprattutto loro si uccisero l'un l'altro, ed ora stanno sparendo più veloci che mai. Non sono fatti per vivere raggruppati insieme come quelli. Silente dice che è colpa nostra, sono stati i maghi a costringerli ad andare, e che li fecero vivere in un posto lontano dai loro posti abituali, ed essi non avevano altra scelta che restare uniti per loro incolumità.'
'Così', disse Harry, 'Li hai visti...e poi che è successo? '
'Abbiamo aspettato fino a mattina, non abbiamo voluto andare a spiarli nell'oscurità, per la nostra sicurezza', raccontò Hagrid. "Erano circa le tre della mattina quando essi si addormentarono dove erano seduti ". Non abbiamo osato dormire. Per prima cosa, abbiamo voluto assicurarci che nessuno di loro si svegliasse e venisse dove eravamo, e per seconda, il loro russare era incredibile. Causò una valanga la mattina seguente.'
'Ad ogni modo, appena ci fu luce scendemmo per osservarli.'
'Come avete fatto? ' disse Ron sembrando scosso.'Tu hai camminato diritto in un campo di giganti? '
'Bene, Silente ci aveva detto come fare', disse Hagrid. 'Dare al Gurg un regalo, mostrare rispetto.'
'Regalare cosa a CHI? ' chiese Harry.
'Oh, il Gurg.....significa il capo.'
'Come potevi dire quale era il Gurg? ' chiese Ron.
Hagrid grugnì divertito.
'Nessun problema', disse. ' Lui era il più grande, il più brutto e il più pigro. Era seduto aspettando che gli atri gli portassero del cibo. Capre morte e cose del genere. Si chiama Karkus. Credo fosse sui ventidue ventitre piedi e il peso di una coppia d’elefanti taurini. La Pelle era solcata come quella dei rinoceronti. '
'E ti sei incamminato verso di lui? ' Hermione detto con ansia.
'Ebbene direi...."abbassato" fino a lui, era nella valle.... Loro erano raccolti tra quattro alte montagne graziose, sapete, vicino a un lago di montagna e proprio vicino al lago giaceva Karkus che ruggiva agli altri per far portare cibo per lui e sua moglie. Olimpia e io siamo scesi giù per il fianco della montagna - '
'Ma non tentarono di ucciderti quando ti videro? ' chiese Ron incredulo.
'Sicuramente alcune delle loro menti ci pensava', disse Hagrid facendo spallucce, ' ma noi abbiamo fatto quello che Silente ci ha detto di fare, ossia di tenere bene in mostra il nostro regalo e di tenere i nostri occhi su Gurg e di ignorare gli altri. Questo è quello che abbiamo fatto. E il resto di loro divenne silenzioso e ci ha guardato per passare e noi ci dirigemmo giusto ai piedi di Karkus, ci siamo inchinati e abbiamo messo il nostro regalo davanti a lui. '
'Cosa dai ad un gigante? ' Ron chiese impazientemente. 'Cibo?'
'Nah, poteva prendere da solo tutto il cibo che voleva', disse Hagrid. ' Gli abbiamo portato magia. A giganti piace la magia, non ci apprezzano solo se utilizzata contro loro. Comunque, quel primo giorno gli abbiamo dato un ramo di fuoco Gubraithian. '
'Wow! ' disse Hermione sottovoce, ma Harry e Ron aggrottarono le ciglia confusi.
'Un ramo di -? '
'Fuoco eterno', disse irritata Hermione, 'lo dovreste sapere ora. Il Professor Vitious ne ha parlato almeno due volte in classe!'
'Ad ogni modo', disse Hagrid rapidamente, intervenendo prima che Ron potesse ribattere, 'Silente stregò questo ramo per farlo ardere per sempre, che non è una cosa che sanno fare tutti i maghi, e così lo posai tra la neve davanti a piedi di Karkus e dissi, "Un regalo al Gurg dei giganti da Albus Silente che le manda i suoi saluti rispettosi.' "
'E Karkus cosa disse ? ' chiese Harry impazientemente.
'Nulla' disse Hagrid. 'Non parla inglese.'
'Stai scherzando! '
'Per niente', disse Hagrid imperturbabilmente, 'Silente ci aveva avvertiti che poteva essere così. Karkus seppe solo urlare a una coppia di giganti che conoscevano il nostro gergo e loro tradussero per noi.'
'E gli è piaciuto il regalo? ' chiese Ron.
'Oh sì, c'è stata un'ovazione una volta che loro avevano capito quello che era ', disse Hagrid, che rivoltava la sua bistecca di drago per premere il lato più freso sull’occhio gonfio. 'È piaciuto molto. E poi ho detto, "Albus Silente chiede al Gurg di parlare con il suo messaggero quando tornerà domani con un altro regalo". '
'Perché non potevi parlare loro quel giorno? ' chiese Hermione.
'Silente ha voluto che facessimo le cose con molta calma', spiegò Hagrid. 'Per permettere loro di vedere che mantenevamo le nostre promesse. Dire che torneremo domani con un altro regalo e poi tornare il giorno dopo con un altro regalo - dà una buona impressione, sapete? E dà a loro tempo di provare il presente e scoprire che è buono li rende più impazienti. In ogni caso, i giganti come Karkus - sovraccaricateli di informazioni ed essi vi uccideranno solo per semplificare le cose. Cosicché facemmo dietrofront e andammo via e ci trovammo una bella piccola caverna per passare quella notte. La mattina seguente siamo ritornati e questa volta trovammo Karkus seduto che aspettava sembrando tutto impaziente.'
'E tu gli parlasti? '
'Oh sì. Per prima cosa gli regalammo un elmetto da guerra fatto dai gobelin - è indistruttibile sapete....- e poi ci sedemmo davanti a lui e ci parlò.'
'Cosa disse? '
'Non molto', disse Hagrid. 'Ascoltò soprattutto. Ma c'erano buoni segni. Egli aveva sentito parlare di Silente, aveva appreso che lui si era pronunciato contro l'uccisione degli ultimi giganti in Gran Bretagna. Sembrava che Karkus fosse abbastanza interessato a quello che Silente avesse da dire. E alcuni degli altri, specialmente quelli che conoscevano un po’ di inglese, si erano avvicinati e avevano ascoltato. Eravamo fiduciosi quando siamo andati via quel giorno. Promettemmo di ritornare la mattina prossima con un altro presente'.
'Ma quella notte tutto andò storto'.
'Che vuoi dire' disse Ron rapidamente.
'Come dicevo, i giganti non sono fatti per vivere insieme, ', disse Hagrid tristemente. ' non in grandi gruppi come quello. Essi non possono aiutare se stessi, metà di loro viene uccisa ogni poche settimane dagli altri. Gli uomini si combattono l'un l'altro e le donne si combattono l'un l'altra; i resti delle vecchie tribù si combattono l'un l'altro e ci sono anche liti per cibo e per i fuochi migliori e per i punti dove dormire. Ci pensereste, vedendo come la loro razza intera è finita, essi si seppellirebbe l'un l'altro, senza....... '
Hagrid sospirò profondamente.
'Quella notte scoppiò una lotta tremenda, lo abbiamo visto dalla bocca della nostra caverna, guardando dall'alto in basso la valle. È continuata per le ore, non credereste alla baraonda. E quando il sole sorse la neve era scarlatta e la sua testa giaceva vicino al lago. '
'La testa di chi? ' ansimò Hermione.
'Di Karkus', disse Hagrid pesantemente. C'era un nuovo Gurg, Golgomath. ' sospirò profondamente. ' Bene, non avevamo contrattato col nuovo Gurg per due giorni dopo che avevamo fatto amicizia con il primo e abbiamo avuto la spiacevole sensazione che Golgomath non era così desideroso di darci ascolto, ma dovevamo provare '
'Andasti a parlargli? ' chiese Ron incredulo. 'Dopo che l'avevi visto tagliare la testa di un altro gigante? '
'Certo che l'abbiamo fatto', disse Hagrid, 'Non avevamo fatto tutta quella strada per arrenderci dopo due giorni. Scendemmo giù il giorno seguente con il regalo che pensavamo di dover dare a Karkus.'
'Sapevo che non era una bella pensata già prima di aprire la bocca. Era seduto poco più avanti portando l'elmetto di Karkus, che ci guardava mentre ci avvicinavamo. Era enorme, uno dei più grossi che c'erano. Capelli neri e denti sbilenchi e una collana di ossa - alcune di queste sembravano ossa umane - bene gli do il regalo - tirai fuori una lunga pelle arrotolata di drago - e cominciai a dire 'Un regalo per il Gurg dei giganti.....' un attimo dopo ero sottosopra...due suoi amici mi avevano preso per i piedi.'
Hermione si sbattè le mani sulla bocca.
'Come uscisti da questo? ' chiese Harry.
'Non ce l'avrei fatta se Olimpia non fosse stata lì', disse Hagrid. 'Estrasse la sua bacchetta e fece il lavoro di fino più veloce che abbia mai visto. Un Rosso meraviglioso. Colpì i due che mi ritengono giusto negli occhi con Maledizioni Conjunctivitus ed essi mi hanno lasciato cadere immediatamente....ma eravamo in altri guai, perché avevamo utilizzato magia contro loro e questo è ciò che i giganti odiano dei maghi. Li avevamo alle calcagna e sapevamo che non c'era alcun modo di essere in grado di tornare passando di nuovo tra i campi.'
'Accidenti, Hagrid', quietamente Ron disse.
'Allora come mai ci hai messo così tanto tempo per tornare a casa se per arrivare là ti ci sono voluti tre giorni? ' chiese Hermione.
'Non siamo partiti dopo soli tre giorni di permanenza', disse Hagrid sembrando offeso.'Silente aveva fiducia in noi'
'Ma hai appena detto che non c'era modo di poter ritornare! '
'Non potevamo alla luce del giorno, certo. Avevamo bisogno di riflettere. Passammo un paio di giorni nascosti nella caverna a spiare. E quello che vedemmo non fu bello.'
'Saltarono più teste? 'chiese Hermione, sembrando schifiltosa.
'No', disse Hagrid, 'Magari.'
'Che vuoi dire? '
'Significa che non detestava tutte le creature magiche - solo noi.'
'Mangiamorte? 'disse Harry rapidamente.
'Già', disse Hagrid cupamente. 'Una paio di loro andava da loro ogni giorno, portando regali al Gurg e lui non li dondolava sottosopra'
'Come facevi a sapere che erano Mangiamorte? ' disse Ron.
'Perché ho riconosciuto uno di loro', ringhiò Hagrid. ' Macnair, ti ricordi di lui? L'Individuo che hanno mandato per uccidere Fierobecco? Un maniaco, ecco cos’è. Gli piace uccidere tanto quanto Golgomath; nessuna meraviglia su come erano ben assortiti. '
'Così Macnair persuase i giganti ad unirsi con Tu-sai-chi? ' disse Hermione disperatamente.
'Tenete a bada il vostri ippogrifi, non ho ancora finito storia!' disse Hagrid in modo indignato, considerando che di primo acchito non voleva dirgli niente, ora sembrava divertirsi. 'Io e Olimpia discutemmo il da farsi sopra e concordammo che solo perché il Gurg vedesse di buon occhio l'unione con Tu-sai-chi non significava che tutti gli altri volessero. Dovevamo provare a convincere alcuni degli altri, quelli che non volevano Golgomath come Gurg. '
'Come potevi dire quali erano gli uni e quali gli altri? ' chiese Ron.
'Bene, potevano essere quelli che erano ridotti a un trito?' disse Hagrid pazientemente. 'Quelli che senza un motivo apparente erano tenuti lontano da Golgomath, che si nascondevano in caverne attorno al burrone esattamente come facevamo noi. Cosicché decidemmo di andare a bussare alle caverne di notte e vedere se non potevamo convincere alcuni di loro. '
'Andasti a bussare alle caverne, di notte, in cerca di giganti? ' disse Ron, con un certo rispetto impaurito nella sua voce.
'Non erano i giganti che ci preoccupavano di più, disse Hagrid. 'Eravamo più preoccupati dei Mangiamorte. Silente ci aveva avvertito prima di andare di non avere a che fare con loro se potevamo evitarlo e la difficoltà era che essi sapevano che eravamo presenti...penso che Golgomath gli abbia raccontato di noi. Di notte, quando i giganti dormivano e noi dovevamo stare tra le caverne, Macnair e l'altro strisciavano intorno alle montagne in cerca di noi. Sono stato messo a dura prova per cercare di fermare Olimpia che voleva saltargli addosso, ' disse Hagrid, gli angoli della sua bocca sollevarono la sua barba selvaggia', lei era determinatissima ad attaccarli. Gli si era risvegliato qualcosa a Olimpia.....di fuoco. Credo che sia il francese in lei. '
Hagrid guardò fisso nel fuoco con lo sguardo sognante. Harry gli diede trenta secondi di ricordi prima di schiarirsi rumorosamente la gola.
'Allora, che è successo? Hai avvicinato qualche altro gigante? '
'Che cosa? Oh… oh, sì, certo. Sì, la terza notte dopo che era stato ucciso Karkus strisciammo fuori dalla caverna in cui eravamo nascosti e ci dirigemmo dietro al burrone, tenendo gli occhi fissi sui Mangiamorte. Entrammo in alcune caverne...ma niente....e poi alla sesta trovammo tre giganti che si nascondevano. '
'Deve avergli fatto venire i crampi la cavernuccia', disse Ron.
'Non c'era lo spazio per far nuotare un Kneazle' disse Hagrid.
'Non ti attaccarono quando ti videro? ' chiese Hermione.
'Probabilmente l'avrebbero fatto se non fossero stati in quello stato', disse Hagrid, ' erano conciati malamente, tutti e tre; Il gesto di Golgomath li aveva colpiti moralmente; una volta ripresi i sensi hanno strisciato verso il rifugio più vicino che poterono trovare. Comunque, uno di loro sapeva un po' di inglese ed egli ha tradotto per gli altri e quello che avevamo da dire e non sembrava andasse troppo male. Cosicché ci siamo convinti a ritornare per visitare i feriti. Ad un certo punto pensavo che avessimo convinto circa sei o sette di loro.
'Sei o sette? ' disse Ron impazientemente. 'Beh non è niente male...stanno venendo qua e cominceranno a combattere Tu-sai-chi con noi? '
'Ma' disse Hermione, ' Che cosa vuol dire "ad un certo punto", Hagrid?'
Hagrid la guardò malinconicamente.
'La rabbia di Golgomath fece scorrerie le caverne. Dopo questo i pochi sopravvissuti non volevano aver niente a che fare con noi.'
'Così… così non c'è nessun gigante che viene? ' disse Ron, sembrando deluso.
'No', disse Hagrid, facendo un profondo sospiro di sollievo mentre rivoltava la sua bistecca appoggiando il lato più fresco alla faccia, ' Ma abbiamo fatto quello che dovevamo fare, abbiamo dato a loro il messaggio di Silente e alcuni di loro l'hanno sentito e mi aspetto che qualcuno se ne ricordi. Potrebbe essere che quelli che non vogliono stare vicino a Golgomat vengano cacciati dalle montagne e allora ci sarà la possibilità che loro si ricordino che Silente è loro amico......e allora potrebbero venire. '
Ora la neve si stava ammassando sulla finestra. Harry si accorse che la toga alle sue ginocchia era bagnata: Thor stava sbavando con la sua testa nel grembo di Harry.
'Hagrid? ' disse quietamente Hermione dopo un po'.
'Mmm? '
'Ti faceva… c'era qualche segno di… sentisti qualcosa di tua… tua… madre mentre eri là? '
L'occhio annerito di Hagrid si piantò su di lei ed Hermione sembrò piuttosto spaventata.
'Io sono spiacente… io… dimenticalo - '
'Morta', grugnì Hagrid. 'Morì anni fa. Me l'hanno detto loro.'
'Oh… sono… sono veramente spiacente ' disse Hermione con voce molto bassa. Hagrid scrollò le sue spalle massicce.
'Non ce n'è bisogno', disse brevemente. 'Non posso ricordarla molto. Non è stata una gran madre.'
Erano di nuovo silenziosi. Hermione gettò nervosamente uno sguardo a Harry e Ron, volendo chiaramente che parlassero.
'Ma non ci hai ancora spiegato come ti sei combinato così, Hagrid', disse Ron, mentre indicava la faccia sporca di sangue di Hagrid.
'O perché sei tornato così tardi', disse Harry. 'Sirius dice che Madame Maxime è tornata secoli fa - '
'Chi ti ha attaccato? ' chiese Ron.
'Non sono stato attaccato! ' disse Hagrid enfaticamente. 'IO...'
Ma il resto delle sue parole fu affogato da un improvviso fragore di bussate sulla porta. Hermione sussultò; il suo boccale scivolò dalle sue dita e si fracassò sul pavimento; Thor guaì. Tutti e quattro fissarono la finestra accanto alla porta. L'ombra di qualcuno piccolo ed accosciato si formò attraverso la tenda sottile.
'È LEI! ' bisbigliò Ron.
'Vieni qui sotto! ' disse rapidamente Harry; afferrando il Mantello Invisibile, lui lo avvolse su se stesso e Hermione mentre Ron si precipitò attorno alla tavola e si tuffo sotto al Mantello anche lui. Accalcati insieme, loro si acquattarono in un angolo. Thor stava abbaiando pazzamente alla porta. Hagrid sembrava completamente confuso.
'Hagrid, nascondi i nostri boccali! '
Hagrid afferrò i boccali di Ron e Harry e li spinse sotto il cuscino nel cesto di Thor. Thor ora stava sbraitando sulla porta; Hagrid lo spinse di lato col suo piede poi tirò la maniglia e apri.
La professoressa Umbridge era in piedi sull'uscio indossando il suo mantello di tweed verde ed un cappello intonato con i fiocchetti. Le labbra erano strette, lei s’inclinò indietro per vedere la faccia di Hagrid.....gli arrivava appena al suo ombelico.
'Così', lei disse lentamente e ad alta voce, come se stesse parlando a qualcuno sordo. 'Tu sei Hagrid, giusto? '
Senza aspettare una risposta lei andò a zonzo nella stanza, i suoi occhi inquisitori sbirciavano in ogni direzione.
'Vai via', urlò, mentre sventolava la sua borsa a Thor che gli girava attorno e stava tentando di leccare la sua faccia.
'Er - non vorrei sembrare scortese' disse Hagrid fissandola, 'ma chi diavolo è lei? '
'Il mio nome è Dolores Umbridge.'
I suoi occhi stavano spazzando tutta la casa di Hagrid. Per due volte fissarono direttamente l'angolo dove Harry stava in piedi, impachettato tra Ron e Hermione.
'Dolores Umbridge? ' Disse Hagrid, sembrando completamente confuso. 'pensavo che foste uno del Ministero......non lavori con Caramel? '
'Io ero Sottosegretaria Maggiore al Ministro, sì', disse la Umbridge, mentre camminava per la casa osservando ogni minimo dettaglio dalla bisaccia contro il muro al mantello da viaggio abbandonato. 'Ora sono l'insegnante di difesa contro le Arti Oscure....- '
'E' coraggioso da parte sua', disse Hagrid, 'non sono molti quelli che scelgono quella materia.'
'- e Alto Inquirente di Hogwarts ', disse la Umbridge, non dando segni che l'aveva sentito.
'Che sarebbe questo? ' disse Hagrid, aggrottando le ciglia.
'Precisamente quello che io stavo per chiedere', disse la Umbridge, aguzzando gli occhi ai cocci rotti sul pavimento che erano il boccale di Hermione.
'Oh', disse Hagrid, con uno sguardo poco amichevole verso l'angolo dove Harry, Ron e Hermione stavano nascosti, 'oh, è...è stato Thor. Ha rotto un boccale. Perciò ho dovuto prendere quest’altro.'
Hagrid indicò il boccale dal quale lui stava bevendo, una mano teneva ancora la fetta di carne di drago spingendola al suo occhio. La Umbridge stava in piedi, mentre ora osservava lui, considerando ogni dettaglio del suo aspetto invece della casa.
'Ho sentito delle voci', disse quietamente.
'Io ero che parlavo a Thor', disse Hagrid ad alta voce.
'E ti ha risposto? '
'Bene… a suo modo.....' disse Hagrid, sembrando a disagio. 'Io qualche volta dico che Thor ha caratteri abbastanza umani.... - '
Ci sono tre paia d’impronte nella neve che dal castello arrivano fin qui', disse la Umbridge.
Hermione ansò; Harry sbatte una mano per tapparle la bocca. Fortunatamente Thor stava annusando con forza l'orlo della toga della professoressa Umbridge e lei sembrò non avere sentito.
'Sono appena ritornato', disse Hagrid, indicando con la sua mano enorme al sacco. 'Forse prima qualcuno è venuto a cercarmi ma non mi ha trovato'
'Non ci sono passi di nessuno che partono dalla tua porta di casa.'
'Bene...Io...io non so perché è così..' disse Hagrid, tirando nervosamente la sua barba e gettando uno sguardo di nuovo verso l'angolo dove stavano Harry, Ron e Hermione, come per chiedere aiuto. 'Erm… '
La Umbridge girò in lungo e in largo la casa, guardandosi intorno con attenzione. Spiegò e guardò sotto il letto. Aprì le credenze di Hagrid. Passò a due pollici dove Harry, Ron e Hermione erano premuti contro il muro; Harry, in effetti, ritirò la pancia mentre lei passava. Dopo avere guardato con attenzione dentro il calderone enorme che Hagrid usava per cucinare, lei si girò di nuovo e disse, ' che vi è successo? Come vi siete fatto quelle ferite?'
Hagrid si tolse di fretta la fetta di carne di drago dalla faccia cosa che secondo Harry era stato uno sbaglio, perché il nero ed il porpora delle ferite sul suo occhio ora erano chiaramente visibili, per non parlare della gran quantità di sangue fresco e coagulato sulla sua faccia. 'Oh, io… ho avuto un piccolo incidente', disse traballante.
'Che genere d’incidente? '
'Io - io sono inciampato.'
'Sei inciampato', ripetè giuliva.
'Sì, giusto. Sopra....Sopra il manico di scopa di un amico. Io non volo. Bene, guardate le mie dimensioni, non penso che esista un manico di scopa che mi terrebbe. Il mio amico alleva cavalli Abraxan, non so se li avete mai visti, grandi bestie, alati, sapete, ho fatto una passeggiata su uno di loro ed era....- '
'Dove siete stati' chiese la professoressa Umbridge tagliando con calma il balbettio di Hagrid
'Dove sono..... -? '
'Stato, sì', lei disse. 'Durante gli ultimi due mesi'. Un altro insegnante ha dovuto coprire le tue classi. Nessuno dei tuoi colleghi è stato in grado di darmi alcuna informazione di dove sei stato. Non hai lasciato indirizzi. Dove sei stato? '
Ci fu una pausa nella quale Hagrid la fissò col suo occhio scoperto da poco. Harry poteva quasi sentire il suo cervello che lavorava furiosamente.
'Io - io sono andato via per la mia salute', lui disse.
'Per la tua salute', ripeté la professoressa Umbridge. I suoi occhi fissarono la faccia gonfia e smunta di Hagrid; il sangue di drago gocciolava dolcemente e silenziosamente sul suo panciotto. 'Vedo.'
'Sì' disse Hagrid, 'Un po’ di.... di aria fresca, sa?'
'Certo, come guardiacaccia, trovare un po’ d'aria fresca dev’essere difficile' disse cordialmente la professoressa Umbridge. La piccola parte della faccia di Hagrid che non era né nera né porpora, arrossì.
'Bene—cambiare ambiente, capisce - '
'Ambiente di montagna? ' disse la Umbridge rapidamente.
Lei SA, pensò Harry disperatamente.
'Montagna? ' ripeté Hagrid, pensando rapidamente. 'No, meglio la Francia del sud per me. Un po’ di sole e… e di mare.'
'Davvero? ' disse la Umbridge. 'Non sei molto abbronzato.'
'Sì… bene… pelle sensibile', disse Hagrid, tentando un sorriso insinuante. Harry notò che due dei suoi denti erano saltati. La Umbridge lo guardò freddamente; il suo sorriso tintinnò. Poi lei si aggiustò la borsa un po’ più in alto della piegatura del suo braccio e disse, 'Credo che, naturalmente, dovrò informare il Ministero del vostro rientro ritardato.'
'Giusto', disse Hagrid, accennando col capo.
'Dovrebbe sapere anche che in qualità di Alto Inquirente è mio ingrato ma necessario dovere esaminare i miei amici insegnanti. Cosicché credo che ci rivedremo molto presto.'
Si girò bruscamente e marciò di nuovo alla porta.
'Ci esaminerà? ' ripeté Hagrid in modo assente, guardandola.
'Oh, sì', disse la professoressa Umbridge con leggiadria, guardandolo di nuovo, con la mano sulla maniglia. Il Ministero è determinato a togliere di mezzo gli insegnanti insoddisfacenti, Hagrid. Buonanotte.'
Andò via, chiudendo la porta dietro di lei con uno scatto. Harry fece per togliere il Mantello Invisibile ma Hermione afferrò il suo polso.
'Non ancora', sussurrò al suo orecchio. 'È probabile che non sia ancora andata via.'
Hagrid sembrava la pensasse allo stesso modo; sgattaiolò per la stanza e tirò di nuovo la tenda di un pollice.
' È tornata al castello', disse a voce bassa. 'Accidenti… esaminare le persone, è? '
'Sì', disse Harry, tirando via il Mantello.'La professoressa Cooman ha già un periodo di prova…'
'Um… che genere di cose stai progettando di far fare alla classe, Hagrid? ' chiese Hermione.
'Oh, non fatevi preoccupare da queste cose, ho programmato un gran numero di lezioni ', disse Hagrid entusiasticamente, mentre raccoglieva la sua bistecca di drago dalla tavola e la schiaffeggiò di nuovo sul suo occhio. ' Ho tenuto da parte una coppia di creature per il vostro anno di GUFO; aspettate e vedrete che sono qualcosa di veramente speciale. '
'Erm… speciale in che modo? ' chiese Hermione per precauzione.
'Non te lo dico', disse Hagrid felicemente. 'Non voglio rovinarvi la sorpresa.'
'Guarda, Hagrid', disse Hermione urgentemente, lasciando cadere ogni finzione, 'La professoressa Umbridge non sarà molto felice se tu porti qualsiasi cosa di troppo pericoloso alla classe.'
'Pericoloso? ' Disse Hagrid, sembrando stranamente confuso. 'Non essere sciocca, non vi darei niente di pericoloso! Voglio dire, ebbene, loro possono fare da soli..... - '
'Hagrid, tu devi passare l'ispezione della Umbridge, e per farlo sarebbe realmente miglio se lei ti vedesse che c’insegni come maneggiare i Porlocks, qual è la differenza tra i Knarls e i ricci, o roba del genere! ' disse Hermione in tutta sincerità.
'Ma questo non è molto interessante, Hermione', disse Hagrid. 'La roba che ho io è molto più impressionante. Li ho curati per anni, credo che sia l'unico gregge in cattività in Gran Bretagna.'
'Hagrid… per favore… ' disse Hermione, c'era una nota di vera disperazione nella sua voce. 'La Umbridge sta cercando qualsiasi scusa per liberarsi degli insegnanti che lei pensa siano troppo vicini a Silente. Per favore, Hagrid, insegnaci qualche cosa d’inutile che possa servirci per il GUFO.'
Ma Hagrid fece soltanto un grande sbadiglio e gettò un'occhiata di desiderio al letto enorme nell'angolo.
'Ascoltate, è stato un lungo giorno ed è tardi ', disse Hagrid, accarezzando leggermente Hermione ed appoggiando la mano sulla sua spalla, tanto che le sue ginocchia cedettero e colpirono il pavimento con un tonfo. ' Oh - scusa - ' la tirò su dal colletto della toga. ' guardate, non andate a preoccuparvi per me, vi giuro che ho programmato veramente del buon materiale per le lezioni ora che sono tornato....... Ora fareste meglio a ritornare al Castello e non dimenticate di cancellare le orme dietro di voi!'
'Non so se avete parlato in arabo con Hagrid...', disse Ron poco dopo, mentre controllavano che la strada fosse sgombra, attraversarono di nuovo lo strato di neve ispessito per andare al castello senza lasciare traccia dietro di loro grazie all'incantesimo di Annullamento che aveva fatto Hermione appena erano partiti.
'Ritornerò di nuovo domani', disse decisa Hermione.'E pianificherò le lezioni per lui. Non m’importa se mi butterà fuori, ma LEI non si libererà di Hagrid!'
CAPITOLO VENTUNO - L"OCCHIO DEL SERPENTE
La domenica mattina Hermione fece di nuovo la strada verso la casa di Hagrid attraverso un metro di neve. Harry e Ron volevano andare con lei, ma la loro montagna di compiti era giunta di nuovo ad un"altezza allarmante, così rimasero di malavoglia nella stanza comune, tentando di ignorare le grida allegre che venivano dal cortile di fuori, dove gli studenti si divertivano a pattinare sul lago gelato, andando in toboga e, peggio di tutti, a giocare alle affascinanti palle di neve che salivano fino alla Torre del Grifondoro e bussavano sulle finestre.
"Oi!" barrì Ron, alla fine perdendo la pazienza e affacciandosi con la testa fuori della finestra, "Io sono un prefetto e se una palla di neve colpisce questa finestra.............- Ahi!"
Ritirò bruscamente la testa, la sua faccia era coperta di neve.
"Sono Fred e George", disse sconsolato, mentre sbatteva la finestra dietro a lui. "Stupidi."
Hermione ritornò da Hagrid poco prima dell'ora di pranzo, rabbrividendo leggermente, la sua toga era fradicia fino alle ginocchia.
"Allora?" chiese Ron quando entrò. "Gli hai pianificato tutte le lezioni?"
"Bene, c'ho provato" disse lentamente, mentre affondava in una sedia accanto a Harry. Estrasse la sua bacchetta e gli fece fare un piccolo complicato moto ondoso così che dell'aria calda uscì fuori della punta; poi diresse questo getto alla sua toga che cominciò a emettere vapore mentre si asciugava. "Hagrid non era là quando sono arrivata, bussavo da almeno mezz'ora quando è uscito della Foresta zoppicando....."
Harry sospirò. La Foresta Proibita brulicava d'ogni genere di creature che più d'ogni altra cosa Hagrid voleva mettere nel suo sacco. "Cosa ci faceva? Che cosa ti ha detto" gli chiese.
"Niente, disse miseramente Hermione. "Lui dice che vuole che sia una sorpresa. Ho provato a spiegargli della Umbridge, ma lui non ha voluto ascoltarmi. Continuava a ripetere che nessun sano di mente avrebbe voluto studiare i piuttosto che le Chimere - oh, non penso che abbia trovato una Chimera, aggiunse Hermione rispondendo agli sguardi atterriti sui visi di Harry di Ron, "e questo non perché non le abbia cercate con tutte le sue forze, da quello che ha detto a proposito della difficoltà che aveva avuto a trovare le loro uova. Non so quante volte gli ho detto che era meglio
seguire alla lettera il piano della Professoressa Caporal, onestamente credo che Hagrid non abbia ascoltato nemmeno la metà delle cose che gli ho detto.
È ancora un po' frastornato, sapete. Non ci ha ancora spiegato come si è fatto tutte quelle ferite."
Il giorno seguente, la ricomparsa di Hagrid alla tavola del personale per la colazione, non fu salutata con entusiasmo da tutti gli studenti. Alcuni, come Fred, George e Lee urlarono di felicità e fecero una corsa nel corridoio tra i tavoli di Grifondoro e di Tassorosso per stringere l'enorme mano di Hagrid; altri, come Patil e Lavanda, si scambiavano occhiate di terrore scuotendo le teste. Harry sapeva che molti di loro preferivano le lezioni della Professoressa Caporal, e la cosa peggiore era che una parte molto piccola e imparziale in lui sapeva che avevano un buon motivo: L'idea della Caporal di una classe interessante non era quella in cui c'era il rischio che qualcuno potesse avere la testa staccata.
Era con una certa quantità d'apprensione che Harry, Ron e Hermione scesero alla lezione di Hagrid il martedì, pesantemente imbottiti contro il freddo. Harry era preoccupato, non solo per quello che Hagrid aveva deciso di insegnare, ma anche su come il resto della classe, particolarmente Malfoy ed
i suoi gaglioffi, si sarebbero comportati se la Umbridge li avesse osservati. In ogni modo, l'Alto Inquisitore non era stato visto nei paraggi mentre si affaticavano ad attraversare la neve verso Hagrid che stava in piedi mentre li aspettava sull'orlo della Foresta Proibita. La sua vista non era
rassicurante; le contusioni che sabato sera erano state tinte con un medicamento color porpora ora erano di colore verde e giallo e sembrava che alcuni dei suoi tagli stessero ancora sanguinando. Harry non poteva capire questo: forse Hagrid era stato attaccato da qualche creatura il cui veleno
impediva alle sue ferite di guarire? E per completare questo ritratto, già sciagurato di per se, Hagrid trasportava sulla spalla sinistra quello che sembrava essere la metà di una mucca morta.
"Oggi lavoreremo qui!" disse Hagrid tutto contento agli studenti che si avvicinavano, indicando con la testa agli alberi scuri dietro di lui. "Un po' nascosti! Loro preferiscono il buio."
Harry sentì Malfoy che chiedeva bruscamente a Tiger e a Goyle: "CHE COSA preferisce il buio?", con una traccia di panico nella voce. "Che cosa ha detto? Che cosa preferisce il buio?..... avete sentito?"
Harry ricordò l'unica altra occasione in cui Malfoy era entrato nella Foresta prima di adesso; quella volta non era stato molto coraggioso. Sorrise sotto i baffi: dopo l'incontro di Quidditch qualsiasi cosa provocasse dei disagi a Malfoy ad Harry stava bene.
"Pronti?" disse Hagrid tutto contento guardando alla classe. "Si? Bene! Avevo già deciso di fare questo viaggio nella Foresta Proibita il quinto anno. Pensate che andremo a visitare queste creature nel loro habitat naturale. Ora, quello che andremo a studiare oggi è qualcosa di abbastanza raro, credo che in tutta l'Inghilterra io sono la sola persona addestrata a maneggiarli."
"E tu sei sicuro che loro siano addestrati, vero?" disse Malfoy, il panico nella sua voce era più evidente. "Solo che non sarebbe la prima volta che porti roba selvatica alla classe, vero?"
I Serpeverde mormorarono di comune accordo ed anche qualcuno dei Grifondoro guardò come se pensasse che Malfoy avesse ragione.
"Certo che sono addestrati", disse Hagrid, aggrottando le ciglia e issando la mucca morta un poco più in alto sulla sua spalla.
"E allora che cosa ti è successo alla faccia?" richiese Malfoy.
"Non sono affari tuoi!" disse in modo adirato Hagrid. "Ora, se avete finito di fare domande stupide, seguitemi!"
Si girò e puntò diritto nella Foresta. Nessuno sembrò molto disposto a seguirlo. Harry gettò uno sguardo a Ron e Hermione che sospirarono ma si decisero, e tutti e tre seguirono Hagrid, facendo strada al resto della classe.
Camminarono approssimativamente per dieci minuti finché giunsero in un luogo dove gli alberi erano cresciuti così vicini gli uni agli altri che era scuro come se fosse notte e non c'era neve sulla terra. Con un grugnito, Hagrid lasciò cadere la mezza mucca sulla terra, tornò indietro e guardò la classe, la maggior parte stava camminando a carponi da albero ad albero verso lui, sbirciando nervosamente come se si aspettassero di essere afferrati da un momento all'altro.
"Mettetevi in cerchio, mettetevi in cerchio", incoraggiò Hagrid. "Ora, saranno attirati dall'odore della carne e poi andrò lì e li chiamerò perché la carne gli piace e sapranno che sono io."
Si girò, scosse la sua testa pelosa per scrollarsi i capelli della faccia e fece un suono strano e acuto che echeggiò attraverso gli alberi scuri come il richiamo di un qualche uccello mostruoso. Nessuno rise: la maggior parte di loro sembravano troppo spaventati per emettere un suono. Hagrid fece di nuovo il richiamo. Passò un minuto in cui la classe continuò a sbirciare nervosamente dalle loro spalle e dagli alberi per dare uno sguardo veloce a qualunque cosa fosse quella che doveva arrivare. E poi, appena Hagrid scosse di nuovo i suoi capelli e gonfiò il suo enorme torace per la terza volta, Harry diede una gomitata a Ron e indicò lo spazio nero tra due nodosi alberi di tasso.
Un paio di grandi occhi bianchi e brillanti senza pupille stavano uscendo dall'oscurità ed un momento dopo la faccia simile ad un drago, poi il collo e infine il corpo nero e scheletrico di un grande cavallo alato emerse dall'oscurità. Osservò la classe per alcuni secondi, scuotendo la sua lunga coda nera, poi abbassò la testa e cominciò a lacerare la carne dalla mucca morta con le sue zanne affilate.
Una grande ondata di sollievo irruppe in Harry. Qui finalmente aveva la prova che quelle creature non le aveva immaginate, che esistevano per davvero: anche Hagrid le conosceva. Guardò impazientemente Ron, ma Ron stava ancora guardando dagli alberi e dopo qualche secondo bisbigliò, "Perché Hagrid non chiama di nuovo? "
La maggior parte del resto della classe aveva la stessa espressione d'attesa confusa e nervosa di Ron e guardavano in modo fisso ancora dovunque tranne il cavallo davanti ai loro piedi. C'erano solo due altre persone che sembravano essere in grado di vederlo: un ragazzo robusto dei Serpeverde che
rimaneva appena dietro Goyle che guardava il cibo del cavallo con un'espressione di grande disgusto sulla sua faccia; e Neville, i cui occhi seguivano il continuo frusciare della lunga coda nera.
"Oh, ne viene un altro!" disse Hagrid orgogliosamente, appena un secondo cavallo nero apparve fuori degli alberi scuri, piegò le sue ali coriacee al suo corpo ed abbassò la testa per divorare la carne. "Ora. alzi la mano chi può vederli"
Era immensamente felice sentire che finalmente stava per scoprire il mistero di questi cavalli, Harry alzò la mano. Hagrid gli fece cenno con la testa.
"Sì. sì, sapevo che ne eri capace, Harry", disse seriamente. "E chi altro?...., Neville, eh? E........."
"Scusa", disse Malfoy con una voce beffarda, "che cos'è esattamene che dovremmo vedere?"
Per tutta risposta, Hagrid indicò la carcassa di vacca sulla terra. La classe intera la fissò per qualche secondo, poi molte persone ansarono e Patil strillò. Harry capì perché: pezzi di carne che si strappavano da sole dalle ossa e svanivano sottili nell'aria. Doveva sembrare davvero molto
strano.
"Chi lo sta facendo?" domandò Patil con una voce terrorizzata, mentre si nascondeva dietro l'albero più vicino."Che cosa la sta mangiando?"
"TESTRI" disse Hagrid orgogliosamente e Hermione diede un molle "Oh!" di comprensione alla spalla di Harry. "Hogwarts ne ha diversi capi qui. Ora, chi sa........?"
"Ma sono moooolto sfortunati!" interruppe Patil, sembrando allarmata. Si crede che loro portino tutti i generi di sfortuna orribile sulle persone che li vedono. Il Professor Trelawney una volta mi disse......."
"No, no, no", disse Hagrid ridacchiando "sono solo superstizioni, sono! Non sono sfortunati: sono incredibilmente intelligenti e utili. Certo, questa nomea non li fa lavorare molto; il loro lavoro principale è solo quello di trainare i calessi della scuola a meno che Silente non parta per un lungo
viaggio e non voglia farsi vedere........ ecco un'altra coppia, guardate........."
Altri due cavalli uscirono quietamente degli alberi, uno di loro passò molto vicino a Patil che rabbrividì e si spinse più vicino all'albero, dicendo,
"Credo di aver sentito qualcosa, credo che sia vicino a me!"
"Non ti preoccupare, non ti farà del male", disse pazientemente Hagrid.
"Bene...ora chi sa dirmi perché alcuni di voi li vedono mentre altri no"
Hermione alzò la mano.
"Avanti", disse Hagrid sorridendole.
"Le uniche persone che possono vedere dei TESTRI", "sono persone che hanno visto la morte."
"È esattamente corretto", disse Hagrid solennemente, dieci punti per Grifondoro.
Ora, TESTRI....."
"Ehm, Ehm."
Era arrivata Ia professoressa Umbridge. Stava poco lontano da Harry, portando di nuovo il suo cappello verde e il mantello, con il suo portablocco a molla a portata di mano. Hagrid che non aveva mai sentito la falsa tosse di Umbridge prima, stava guardando con preoccupazione il TESTRO più vicino, evidentemente era convinto che l'animale avesse fatto quel rumore.
"Ehm,Ehm."
"Oh, ciao!" Disse Hagrid sorridendo, dopo aver localizzato la fonte del rumore.
"Ha ricevuto la nota che le ho spedito a casa questa mattina?" disse la Umbridge, con lo stesso tono di voce basso che aveva usato con lui la mattina stessa: come se stesse parlando con un perfetto sconosciuto."
Dicendole che sarei venuta a controllare la sua lezione?"
"Oh, sì", disse Hagrid brillantemente. "Felice che abbia trovato il posto alla fine! Bene, come può vedere - o forse no - oggi stiamo facendo TESTRI"
"Può ripetere?" disse la professoressa Umbridge rumorosamente, mettendo a coppa la sua mano vicino il suo orecchio ed aggrottando le ciglia. "Cosa ha detto?"
Hagrid sembrò un po' confuso.
"Ehm - TESTRI!" disse alzando la voce. "Grandi - ehm - cavalli alati, li conosce!"
Agitò le braccia gigantesche con buona volontà. La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia verso di lui e mormorò mentre prendeva nota sul suo portablocco a molla:
"Usa.....un....linguaggio...a...segni....poco....ortodosso."
"Bene. a ogni modo. " Hagrid detto, rivolgendosi di nuovo alla classe e sembrando leggermente agitato, "lo.....ehm. cosa stavo dicendo.....? "
"Sembra....non...disponga...di.. memoria...a. corto....termine", mormorò la Umbridge, abbastanza rumorosamente perché tutti potessero sentirla. Draco Malfoy guardò come se Natale fosse venuto un mese prima; Hermione, d'altra parte era diventata rossa per la rabbia repressa.
"Oh, sì", disse Hagrid, gettando uno sguardo inquieto al portablocco a molla della Umbridge ma andando avanti coraggiosamente. "Sì, vi stavo dicendo come abbiamo fatto ad avere questi capi di bestiame. Sì, è così, cominciammo con un maschio e cinque giumente. Questo", accarezzando il primo cavallo ad essere apparso, "Si chiama Tenebrus, è il mio favorito, il primo ad essere nato qui nella Foresta"
"È consapevole", disse rumorosamente la Umbridge, interrompendolo, "che il Ministero della Magia ha classificato TESTRI come "pericolosi"?"Il cuore di Harry affondò come una pietra, ma Hagrid ridacchiò soltanto."TESTRI non sono pericolosi! Va bene, è possibile che mordano ogni tanto se uno li infastidisce in continuazione....."
"Da....segni....di...piacere...all'idea.....della.....violenza" mormorò la Umbridge, scarabocchiando di nuovo sul suo portablocco a molla.
"No...andiamo!" disse Hagrid sembrando ora un po' ansioso. "Io voglio dire, un cane morde se lo tormenti, non vuole farlo - ma TESTRI hanno solo una cattiva reputazione a causa di cose morte.... - la gente ha cominciato a credere che fossero di cattivo auspicio, vero? Solo non capivano, vero?"
La professoressa Umbridge non rispose; finì di scrivere le ultime note, poi guardò Hagrid e disse, di nuovo molto chiaramente e lentamente, "Per favore continui ad insegnare come al solito. Io farò una passeggiata", fece finta di camminare (Malfoy e Pansy Parkinson stavano avendo attacchi silenziosi di risate) " fra gli studenti (osservava ogni singolo membro della classe) " e poneva delle domande." Indicava la sua bocca per dire di parlare.Hagrid la fissò, chiaramente era una partita persa cercare di capire perché lei stava agendo come se lui non capisse l'inglese. Hermione ora aveva
lacrime di furia nei suoi occhi.
"Tu strega, tu strega malefica!" bisbigliò, appena la Umbridge camminò verso Pansy Parkinson. "Lo so quello che stai facendo, tu terribile, perversa, maligna"
"Ehm. in ogni modo", disse Hagrid, lottando chiaramente per riguadagnare il filo della sua lezione "così - TESTRI. Sì. Ci sono, bene, carichi di buone qualità."
"Riesci", chiese la professoressa Umbridge a voce alta a Pansy Parkinson, "a capire il professor Hagrid quando parla?"
Proprio come Hermione, Pansy aveva le lacrime agli occhi, ma queste erano lacrime di risate; effettivamente, la sua risposta era quasi incoerente perché lei stava tentando di sopprimere il suo riso sciocco.
"No. perché. bene. suona. come un....grugnito..."
La Umbridge scarabocchiò sul suo portablocco a molla. I pochi pezzi della faccia di Hagrid che non erano rovinati arrossirono, ma cercò di comportarsi come se non avesse sentito la risposta di Pansy.
"Ehm. sì. le buone qualità dei TESTRI. Ebbene, una volta addomesticati, come questa mandria, non vi perderete mai più. Non perdere il senso d'orientamento dovete solo chiedergli dove volete che vadano...."
"chiaramente presumendo che loro possono capirti", disse Malfoy ad alta voce, e Pansy Parkinson crollò di nuovo in un attacco di riso sciocco. La professoressa Umbridge le sorrise indulgentemente e poi si rivolse a Neville.
"Tu puoi vedere i TESTRI, Paciock, vero?" disse Neville accennò col capo.
"Chi vedesti morire?" chiese con voce indifferente.
"Mio. il mio Nonno", disse Neville.
"E cosa pensi di loro?" disse, mentre sventolando la sua mano tozza ai cavalli che ora avevano pulito la carcassa fino all'osso.
"Ehm", Neville disse nervosamente, con un sguardo a Hagrid. Bene, loro sono. ehm. OK. "
"Gli studenti. sono. anche. intimiditi. ad. ammettere. che. sono. spaventati", mormorò la Umbridge, facendo un'altra nota sul suo portablocco a molla.
"No!" disse Neville, sembrando agitato. "No, io non sono spaventato da loro!"
"Va tutto bene", disse la Umbridge, accarezzando Neville sulla spalla con quello che evidentemente voleva far sembrare un sorriso sebbene a Harry, sembrasse più un ghigno. "Bene, Hagrid", si girò di nuovo per guardarlo, mentre parlava ancora una volta con quella voce lenta "Penso di aver finito qui. Riceverà" (mimò prendere qualche cosa dall'aria di fronte a lei) "i risultati dell'ispezione" (indicò il portablocco a molla) "nel giro di dieci giorni." Mostrò le 10 tozze dita delle mani, poi - ora, sotto il suo cappello verde, il suo sorriso era più largo e simile a quello di un rospo più che mai - infine se ne andò, lasciando Malfoy e Pansy che avevano attacchi di risate, Hermione tremava dalla rabbia e Neville sembrava confuso e sconvolto.
"Pazza, bugiarda, vecchia decrepita!" inveiva Hermione mezz'ora più tardi, quando stavano tornando al castello attraverso i solchi sulla neve che avevano fatto prima. "Capite cosa vuole fare? Cerca di screditare qualsiasi cosa - sta tentando di far sembrare Hagrid uno stupido troll, solo perché sua madre era una gigantessa - ed oh, non è giusto, non ha fatto una brutta lezione - io voglio dire, lo sarebbe stata, se ci fossero stati gli SCHIOPODI, ma TESTRI andavano bene - infatti, per Hagrid, sono veramente buoni!"
"La professoressa Umbridge dice che sono pericolosi", disse Ron.
"Bene, come dice Hagrid, che bisogna prima guardare", disse impazientemente Hermione, "e credo che un professore come Grubby-Planck non ce li avrebbe sicuramente mostrati prima di un livello di MAGO...sono interessanti, non trovate? Il modo in cui alcune persone possono vederli ed alcuni non possono! Mi sarebbe piaciuto poter vederli."
"Davvero?" Harry le chiese quietamente.
Hermione sembrò improvvisamente inorridire.
"Oh, Harry - scusami - no, certo che no - è stata una cosa veramente stupida da dire."
"Va bene", disse rapidamente, "non ti preoccupare"
"Io sono sorpreso di quante persone hanno potuto vederli", disse Ron. Tre in una classe........"
"Sì, Weasley, ci stavamo giusto pensando" disse una voce malevola. Non sentiti da nessuno di loro tre sulla soffice neve, Malfoy, Tiger e Goyle stavano camminando appena dietro di loro. "Pensi che vedere qualcuno morto ti aiuterebbe a vedere meglio la pluffa?"
Lui, Tiger e Goyle risero con un ruggito mentre si facevano strada verso il castello, poi cominciò un coro di "Weasley è il nostro Re". Le orecchie di Ron diventarono scarlatte.
"Ignorali, devi solo ignorarli", disse Hermione, estraendo la sua bacchetta e facendo un incantesimo per produrre di nuovo aria calda così da poter tracciare un percorso più facile attraverso la neve intatta tra loro e le serre.
*
Dicembre arrivò, portando con se più neve ed una grossa valanga di compiti per quelli del quinto anno. Man mano che il Natale si stava avvicinando i doveri di prefetto di Ron ed Hermione divennero ancora più onerosi: furono incaricati di sovrintendere alla decorazione del castello ("abbiamo provato ad issare le decorazioni, quando Pix ha preso l'altro capo e per poco non ci strozzava" disse Ron ); a controllare quelli del primo e del secondo anno che passavano il tempo libero dentro a causa del forte gelo ("sono delle piccole pesti maleducate - sapete - noi non eravamo così insolenti quando eravamo al primo anno", disse Ron); e a pattugliare i corridoi a turno con
Argus Gazza che credeva fosse possibile che lo spirito di festa sfociasse in una serie di duelli tra maghi ("Ha la cacca al posto del cervello quello lì", disse Ron furiosamente). Erano così occupati che Hermione aveva smesso di lavorare a maglia i cappelli degli elfi ed era irritata di aver perso gli
ultimi tre.
"Tutti quei poveri elfi che non ho ancora liberato, che devono stare qui per Natale perché non ci sono abbastanza cappelli!"
Harry, che non aveva il cuore di dirle che Dobby prendeva tutto ciò che lei faceva, si concentrò sul suo tema di Storia della Magia. Ad ogni modo, non voleva pensare al Natale. Per la prima volta nella sua carriera scolastica, voleva passare le sue vacanze lontano da Hogwarts. Sia per il divieto di giocare a Quidditch, sia per i dubbi sul fatto che Hagrid fosse o non fosse in giudizio, al momento Harry provava grande antipatia per quei luoghi.
L'unica cosa che gli stava a cuore in quel momento, erano gli incontri dell'Armata di Silente ma sapeva che in quel periodo non si sarebbero tenuti perché c'erano le vacanze e i membri dell'AS avrebbero sicuramente voluto trascorrere quel tempo con le loro famiglie. Hermione stava andando a sciare con i suoi genitori, cosa che divertì molto Ron che non aveva sentito mai di Babbani che si legavano strisce sottili di legno ai piedi per scivolare giù dalle montagne. Ron stava tornando alla Tana. Per molti giorni Harry invidiò Ron, poi gli domandò come avrebbe fatto a tornare a casa Ron gli rispose: "Ma verrai anche tu! Non te l'ho detto? Mamma mi ha scritto settimane fa e mi ha detto di invitarti !"
Hermione sgranò gli occhi, ma l'umore di Harry tocco il cielo: il pensiero del Natale alla Tana era veramente meraviglioso, sebbene leggermente annebbiato dal senso di colpa per il fatto che non avrebbe potuto passare le vacanze con Sirius. Si chiese se fosse possibile convincere la signora
Weasley ad invitare il suo padrino per le festività. Anche se dubitò che Silente permettesse a Sirius di lasciare Grimmauld Place, in ogni caso, non poteva aiutarlo, ma pensò che la signora Weasley potesse; loro erano vicini così spesso.
Sirius non aveva contatti con Harry dall'ultima volta che era apparso nel fuoco, ed anche ad Harry, che sapeva che la Umbridge continuava a tenerlo d'occhio, sembrava poco saggio tentare di contattarlo, non gli piaceva pensare a Sirius nella vecchia casa di sua madre da solo, forse litigando con Kreacher. Harry arrivò presto nella Stanza Requisitoria per l'ultima riunione dell'Armata di Silente prima delle feste e sembrava molto felice di averlo fatto, perché quando le torce si accesero vide che Dobby l'aveva preso come tema per decorare il luogo per il Natale. Poteva dirsi certo del fatto che l'avesse fatto Dobby, perché nessun altro avrebbe attaccato centinaia di ciondoli d'oro, ognuno dei quali era un ritratto della faccia di Harry con la scritta:
"PASSATE UN FELICE NATALE ALLA POTTER!"
Harry riuscì a tirare giù l'ultimo di quei ninnoli appena in tempo prima che la porta aprendosi cigolasse e Luna Lovegood entrasse sembrando trasognata come al solito.
"Ciao", disse vagamente, guardando quello che rimaneva delle decorazioni.
"Sono carine, le hai appese tu?"
"No", disse Harry, "È stato Dobby l"elfo domestico."
"Il vischio", disse in modo trasognato Luna, indicando una gran blocco di bacche bianche piazzate quasi sulla testa di Harry. Immediatamente si spostò da lì sotto.
"Bella mossa" disse Luna molto seriamente. "Spesso è infestato dai Nargles."
Harry fu salvato dalla necessità di chiedere che cosa fossero i "Nargles" dall'arrivo di Angelina, Katie ed Alicia. Tutte e tre erano senza fiato e sembravano molto infreddolite.
"Bene", disse Angelina lentamente, togliendosi il mantello e gettandolo in un angolo, "finalmente vi abbiamo rimpiazzati."
"Rimpiazzati?" disse Harry in modo assente.
"Tu e Fred e George", disse lei impazientemente. "Abbiamo un altro Cercatore!"
"Chi?" chiese rapidamente Harry.
"Ginny Weasley", disse Katie.
Harry la guardò a bocca aperta.
"Sì, lo so", disse Angelina, estraendo la sua bacchetta e flettendo il braccio "ma è abbastanza brava, davvero. Non come te, chiaramente", disse, gettandogli un'occhiataccia, "ma siccome non possiamo averti."
Harry cercava nella sua testa le parole giuste da dire: per un secondo riusciva ad immaginare che l'esclusione dalla squadra dispiaceva cento volte di più a lui di quanto dispiacesse al lei?
"E per i Battitori?" chiese, cercando di tenere a freno la lingua.
"Andrew Kirke", disse Alicia senza entusiasmo, "e Jack Sloper. Nessuno di loro è brillante, ma paragonati al resto degli idioti che c'erano a disposizione."
L'arrivo di Ron, Hermione e Neville chiuse questa deprimente discussione, e in cinque minuti la stanza si riempì abbastanza da evitare ad Harry di vedere le occhiate di rimprovero di Angelina che era inferocita.
"OK", disse, chiamandoli tutti per fare il punto della situazione. "Ho pensato che questa sera dovremmo ripassare solo le cose che abbiamo fatto finora, perché è l"ultima riunione prima delle feste e non c'è nessun motivo di fare qualcosa di nuovo prima dello stop di tre settimane....."
"Non faremo qualcosa di nuovo?" disse Zacharias Smith, con un bisbiglio scontento abbastanza forte da attraversare la stanza. "Se lo avessi saputo, non sarei venuto."
"Allora siamo tutti veramente dispiaciuti che Harry non te l'abbia detto", disse rumorosamente Fred.
Molte persone ridacchiarono. Harry vide Cho che rideva e sentì quella sensazione familiare piombare nello stomaco: come di aver mancato uno scalino scendendo le scale.
"- possiamo esercitarci a coppie", disse Harry. Cominceremo con l"incantesimo dell'Impedimento, per dieci minuti, poi possiamo tirare fuori i cuscini e possiamo provare l'Incantesimo di Stordimento."
Si divisero tutti obbedientemente; Harry, come al solito, faceva coppia con Neville. La stanza fu presto piena di grida intermittenti di "Impedimenta!"
Le persone congelate per circa un minuto, - durante il quale il loro partner dovrebbe osservare nella stanza le altre coppie a lavoro -, poi vanno scongelate e si danno il cambio con chi ha scagliato l'incantesimo.
Neville era migliorato oltre ogni aspettativa. Dopo un po', quando Harry fu congelato tre volte di fila, aveva unito di nuovo Neville a Ron e Hermione così che poter fare un giro nella stanza e guardare gli altri. Quando passò vicino a Cho, lei gli sorrise; Harry resistette alla tentazione di passarle vicino più volte.
Dopo dieci minuti d'incantesimo d'Impedimento, tirarono fuori i cuscini, li misero tutti sul pavimento e cominciarono a praticare di nuovo l'incantesimo di Stordimento. Lo spazio era delimitato in modo tale da permettere a tutti di praticare quest'incantesimo subito; metà gruppo osservava gli altri per un tempo, poi si davano il cambio.
Mentre osservava tutti, Harry si sentiva veramente molto orgoglioso. Per la verità, Neville stordì Calì Patil piuttosto che Dean, al quale era indirizzato l'incantesimo, ma lo mancò di meno del solito, e tutti gli altri avevano fatto enormi progressi.
Alla fine dell'ora, Harry chiamò la fine.
"State diventando veramente bravi", disse Harry, mentre sorrideva a tutti loro. "Quando torneremo dalle feste potremmo cominciare con la roba seria - forse anche il Patrono."
C'era un mormorio di eccitamento. La stanza cominciò a svuotarsi a gruppi di due e tre; la maggior parte delle persone augurarono ad Harry un "Felice Natale" mentre andavano. Sentendosi allegro, raccoglieva i cuscini con Ron e Hermione e mentre li accatastava gli dava una pulitina.
Ron e Hermione andarono via prima di finire; indugiò un po', perché Cho era ancora là e
stava sperando di ricevere il "Buon Natale" da lei.
"No, vai avanti", le sentì dire alla sua amica Marietta, ed il suo cuore diede di battiti che gli sembrò sentirli fino al suo pomo d'Adamo.
Harry Fingeva di raddrizzare la fila dei cuscini. Era piuttosto sicuro che ora fossero soli e aspettò che fosse lei a parlare. Invece sentì dei singhiozzi.
Si girò e vide Cho che stava in piedi in mezzo alla stanza, che versava un mare di lacrime.
"Che.........-?"
Non sapeva cosa fare. Lei stava in piedi là in mezzo, piangendo silenziosamente.
"Che ti succede?" lui disse, debolmente.
Scosse la testa ed asciugò gli occhi sulla manica.
"Mi- dispiace", disse singhiozzando. "pensavo. è solo. tutta questa roba. mi fa. chiedere se. se LUI l'avesse appresa tutta. Sarebbe ancora vivo."
Il cuore di Harry, che solitamente era a posto, sprofondò in un non ben precisato punto attorno l'ombelico. Avrebbe dovuto saperlo. Lei parlava di Cedric.
"Lui conosceva questa roba", disse pesantemente Harry. "Lui era veramente bravo in questo, o non sarebbe mai arrivato al centro del labirinto. Ma se Voldemort vuole ucciderti realmente, non hai scampo."
Cho sussultò al suono del nome di Voldemort, ma fissò Harry senza ritirarsi.
"TU sopravvivesti quando eri solo un bambino", lei disse quietamente.
"Sì, bene", disse spossatamente Harry, dirigendosi verso la porta, "Non so perché io sì e gli altri no, credo non ci sia niente di cui essere orgogliosi."
"Oh, non andare! "disse Cho, sembrando sul punto di piangere di nuovo. "Sono veramente spiacente di averti ricordato quel genere di. non volevo dire."
Lei singhiozzò di nuovo. Era molto carina anche quando i suoi occhi erano rossi e gonfi. Harry si sentì completamente umiliato. Gli sarebbe bastato solo un "Buon Natale."
"Io so che deve essere stato orribile per te", disse lei, mentre asciugava di nuovo gli occhi sulla sua manica. "Io che parlo di Cedric, quando tu lo vedesti morire. credo che tu voglia solo dimenticare"
Harry non disse niente; era piuttosto vero, ma si sentiva crudele lo stesso.
"Sei un insegnante v-veramente bravo, lo sai?", disse Cho, con un sorriso acquoso. "Non sono stata mai in grado di Stordire qualcosa prima di adesso."
"Grazie", disse goffamente Harry.
Si guardarono per un interminabile momento. Harry sentì un desiderio impellente di scappare dalla stanza e, allo stesso tempo, un'incapacità totale di muovere i piedi.
"Il vischio", disse quietamente Cho, indicando il soffitto sulla sua testa.
"Sì", disse Harry. La sua bocca era molto asciutta. "Probabilmente è pieno di Nargles."
"Che cosa sono i Nargles? "
"Non ne ho idea", disse Harry. Lei si era avvicinata. Il suo cervello sembrò essere stato Stordito. "Dovresti chiedere a Lana, ehm Lena...... Luna, volevo dire."
Cho fece un rumore divertente a metà strada tra un singhiozzo ed una risata. Ora lei era anche più vicina a Harry. Avrebbe potuto contare le lentiggini sul suo naso.
"Mi piaci davvero, Harry."
Non riusciva a pensare. Una sensazione di formicolio si stava propagando dentro di lui, paralizzando braccio, gambe e cervello.
Lei era troppo vicina. Poteva vedere ogni lacrima che si aggrappava alle sua ciglia.
Entrò nella sala comune mezz'ora più tardi trovando Hermione e Ron nei posti migliori vicino al fuoco; tutti gli altri erano andati a letto. Hermione stava scrivendo una lettera molto lunga: aveva già riempito metà rotolo di pergamena che stava penzolando dall'orlo della tavola. Ron era sdraiato
davanti al focolare, tentando di finire i suoi compiti di Trasfigurazione.
"Che cosa ti ha trattenuto?" chiese, appena Harry affondò nella poltrona vicina ad Hermione.
Harry non rispose. Era in stato di shock. Una parte di lui voleva dire a Ron e Hermione quello che era appena accaduto, l'altra metà voleva portarsi il segreto nella tomba.
"Stai bene, Harry?" chiese Hermione, guardandolo dalla punta della sua penna.
Harry fece spallucce. In verità, non sapeva se stava bene o No. "Che hai?" disse Ron, appoggiandosi sui gomiti per vedere meglio Harry. "Che è successo?"
Harry non sapeva che cosa doveva dire, e non era sicuro se voleva dirlo. Nel momento in cui aveva deciso di non dire nulla, Hermione prese la questione nelle sue mani.
"È Cho?" chiese con un tono che non ammetteva repliche. "Ti ha preso in disparte dopo la riunione?"
Cadde dalle nuvole, Harry abbasso la testa. Ron ridacchiò, fermandosi quando Hermione lo guardò.
"Allora - ehm - cosa voleva?" chiese con una finta voce disinteressata.
"Lei - " cominciò Harry piuttosto raucamente; si schiarì la voce e provò di nuovo "Lei - ehm -"
"L"hai baciata?" chiese vivacemente Hermione.
Ron si alzo per sedersi così velocemente che fece volare tutte le bottigliette d'inchiostro sul tappeto. Trascurando completamente questo, fissò avidamente Harry.
"Ebbene?" chiese di nuovo Ron.
Harry passò lo sguardo dall'espressione di curiosità mescolata all'ilarità di Ron al disdegnoso cipiglio di Hermione, ed accennò col capo.
"HA!"
Ron fece un gesto trionfante col suo pugno e rise talmente in modo scomposto che molti del secondo anno sobbalzarono da dietro le finestre. Un ghigno riluttante si affacciò sulla faccia di Harry appena guardò Ron che si rotolava davanti al focolare.
Hermione diede a Ron un'occhiata di disgusto profondo e ritornò alla sua lettera.
"Bene?" disse alla fine Ron, guardando Harry. "Com'è stato?"
Harry ci pensò per un momento.
"Bagnato", disse convinto.
Ron fece un rumore che poteva significare il giubilo o il disgusto, era difficile da dire.
"Perché lei stava piangendo", continuò Harry pesantemente.
"Oh", disse Ron, mentre il suo sorriso si andava affievolendo leggermente.
"L'hai baciata male?"
"Non lo so", disse Harry che non aveva considerato quest'evenienza e subito cominciò a sentirsi preoccupato. "Forse si."
"Chiaramente non era per te", disse con fare assente Hermione, scarabocchiando ancora sulla sua lettera.
"Come lo sai?" chiese molto bruscamente Ron.
"Perché in questi giorni Cho passa metà del tempo a piangere" rispose vagamente Hermione. "Lei lo fa all'ora di pranzo, nei gabinetti."
"Pensi che qualche bacetto possa tirarla su di morale" disse Ron ghignando.
"Ron", Hermione disse con voce altera, immergendo la punta del suo calamo nella boccetta dell'inchiostro, "tu sei la verruca più insensibile che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare."
"Che vuoi dire?" disse indignatamente Ron "Che genere di persona piangerebbe mentre qualcuno la sta baciando?"
"Già", disse Harry, leggermente disperato, "chi lo farebbe?"Hermione guardò entrambi con un'espressione quasi compassionevole sulla sua faccia.
"Non capite cosa prova Cho adesso?" chiese.
"No", dissero Harry e Ron all'unisono.
Hermione sospirò e posò la penna.
"Ebbene, è ovvio che Cho si senta triste per la morte di Cedric. Poi mi aspetto che si senta confusa perché le piaceva Cedric e ora le piace Harry, e non sa decidere cosa sia giusto fare. Poi si sentirà in colpa, pensando che, in fondo, sia stato come insultare la memoria di Cedric essere baciata da Harry, e sarà preoccupata delle chiacchiere della gente sul suo conto, se cominciasse ad uscire con Harry. E, probabilmente, non riesce a decifrare quali siano realmente i suoi sentimenti per Harry, visto che era il solo ad essere con Cedric quando Cedric morì....tutto questo in modo confuso e doloroso...Ah, è preoccupata anche del fatto che probabilmente sarà scartata dalla squadra di Quidditch del Corvonero perché vola male....
Un silenzio lievemente sbalordito salutò la fine di questo discorso, poi Ron disse "Una persona non può provare questo tutto insieme....esploderebbe."
"Solo perché tu hai la sensibilità di un cucchiaino da tè, non vuole dire che tutti l'abbiano", disse con veemenza Hermione raccogliendo di nuovo la sua penna.
"Ha cominciato lei", disse Harry. "Io non volevo - lei si è solo avvicinata a me - e subito dopo lei mi stava piangendo addosso - non sapevo cosa fare-"
"Non ti biasimo, amico", disse Ron, sembrando allarmato al solo pensiero.
"Dovevi solo essere gentile con lei", disse Hermione e aggiunse - guardandolo con ansia - "Lo sei stato, vero??"
"Ehm", disse Harry, un calore sgradevole cominciava a muoversi sul suo viso
"Ho pensato di...accarezzarle un po' la schiena."
Hermione sembrava che si trattenesse dallo sgranare gli occhi con estrema difficoltà.
"Bene, credevo peggio" disse lei "La vedrai di nuovo?"
"Come no, pensi che non voglia ? "disse Harry. "Noi abbiamo le riunioni dell'Armata di Silente, vero?"
"Sai quel che voglio dire", disse impazientemente Hermione.
Harry non disse niente. Le parole di Hermione avevano aperto un nuovo orizzonte intero di possibilità paurose. Provò ad immaginare di andare in qualche luogo con Cho - Hogsmeade, forse - ed essere solo con lei per ore ed ore. Chiaramente, si sarebbe aspettata che lui le chiedesse di uscire dopo di quello che era appena accaduto . il pensiero fece stringere dolorosamente il suo stomaco.
"Oh bene", disse Hermione distrattamente, ancora una volta china sulla sua lettera, "avrai molte opportunità per parlarle."
"E se lui non volesse parlarle" disse Ron che guardava Harry con una strana espressione piccata sul viso
"Non essere sciocco", disse Hermione vagamente, "Ma se le piace da secoli, non è vero Harry?"
Lui non rispose. Sì, Cho gli piaceva da secoli, ma ogni qualvolta aveva immaginato una scena che coinvolgeva loro due c'era una Cho che si divertiva, diversa da una Cho che stava singhiozzando in modo incontrollabile sulla sua spalla.
"Ad ogni modo, a chi stai scrivendo il romanzo?" chiese Ron a Hermione, tentando di leggere frammenti di pergamena che ora strascicavano sul pavimento. Hermione li tiro via alla sua vista.
"Viktor."
"KRUM? "
"Quanti altri Viktor conosciamo?"
Ron non disse niente, ma sembrò urtato. Sedettero in silenzio per altri venti minuti. Ron finiva la sua composizione di Trasfigurazione con molti sbuffi d'impazienza e noia, Hermione, che aveva scritto di buona lena fino alla fine della pergamena, la arrotolò attentamente e mise il sigillo, e Harry fissava nel fuoco, augurandosi dal profondo che la testa di Sirius apparisse là e gli desse dei consigli sulle ragazze. Ma il fuoco scoppiettò diminuendo sempre più, finché i tizzoni incandescenti si sbriciolarono in cenere e, guardandosi attorno, Harry notò che erano, di nuovo, gli ultimi nella stanza comune.
"Bene, notte", disse Hermione, sbadigliando rumorosamente mentre si preparava a salire le scale per il dormitorio delle ragazze.
"Cosa ci vedrà in Krum?" chiese Ron, mentre salivano insieme le scale per le camere dei ragazzi.
"Bene", disse Harry, considerando la questione "penso sia perché è più grande forse. ed è un giocatore di Quidditch di livello internazionale. "
"Sì, ma a parte questo", disse Ron, con voce preoccupata. "Voglio dire, è sempre di malumore, o no?"
"Di malumore, si" disse Harry i cui pensieri erano ancora su Cho. Si tolsero le toghe e si misero i pigiami in silenzio; Dean, Seamus e Neville erano già addormentati. Harry mise gli occhiali sul tavolo accanto e s'infilò nel letto ma non tirò le tende del baldacchino; fissò un pezzo di cielo stellato visibile attraverso la finestra vicina al letto di Neville.
Se lui avesse saputo, la notte precedente a questa, che nell'arco di ventiquattro ore avrebbe baciato Cho Chang.
"Notte", grugnì Ron, da qualche parte davanti a lui.
"Notte", disse Harry.
Forse la prossima volta. se ci sarà una prossimo volta. lei sarà un po' più felice. Le avrebbe dovuto chiedere di uscire; se lo stava aspettando probabilmente ed ora era veramente adirata con lui. oppure era sdraiata nel letto, mentre piangeva ancora su Cedric? Non sapeva cosa pensare.
Il chiarimento di Hermione gli aveva fatto sembrare tutto più complicato piuttosto che più facile da capire.
Questo è quello che dovrebbero insegnarci qui, pensò mentre si girava di lato, come funzionano i cervelli delle ragazze . sarebbe più utile della Divinazione, in ogni modo.
Neville tirò su col naso nel sonno. Un gufo stridé in qualche posto fuori nella notte.
Harry sognò che ritornava nella stanza dell'Armata di Silente. Cho lo stava accusando di importunarla con l'inganno; disse che lui gli aveva promesso 150 figurine delle Cioccorane se si fosse spogliata. Harry protestò. Cho gridò, "Cedric mi ha riempito di figurine delle Cioccorane, guarda!" E tirò fuori manciate di figurine dalla sua toga e le gettò nell'aria. Poi si trasformò in Hermione che gli disse "Tu le hai promesso, lo sai, Harry. penso sia meglio darle qualcos'altro. che ne dici della tua Firebolt" E Harry stava protestando che non poteva dare a Cho la sua Firebolt, perché l'aveva presa la Umbridge, ed in ogni modo tutta la faccenda era ridicola, era venuto nella stanza dell'Armata di Silente solamente per attaccare i ninnoli di Natale fatti come la testa di Dobby. Il sogno cambiò.
Sentì il suo corpo liscio, potente e flessibile. Stava scivolando tra brillanti sbarre di metallo,attraverso scure pietre fredde. Era appiattito sul pavimento, scivolava sul ventre. era scuro, tuttavia poteva vedere oggetti intorno a lui che luccicavano di colori strani e pieni di vita. girava la testa. a prima vista il corridoio era vuoto. ma No. un uomo era seduto sul pavimento avanti, il suo mento chino sul suo torace ed il suo contorno che luccica nel buio.
Harry tirò fuori la sua lingua. assaggiò il profumo dell'uomo nell'aria. era vivo ma assonnato. sedeva di fronte ad una porta alla fine del corridoio. Harry desiderò di mordere l'uomo. ma doveva dominare l'impulso. aveva lavori più importanti da fare.
Ma l'uomo si stava muovendo. un Mantello d'argento cadde dalle sue gambe appena lui saltò ai suoi piedi; e Harry vide il suo contorno agitato e confuso che torreggiava sopra di lui, vide una bacchetta essere sfilata da una cintura. non aveva altra possibilità. si sollevo alto dal pavimento e colpì una volta, due volte, tre volte, immergendo profondamente le sue zanne nella carne dell'uomo sentendo le sue costole scheggiarsi sotto le sue mascelle, mentre sentiva il caldo sgorgare del sangue.
L'uomo stava gridando di dolore. poi precipitò silenzioso. sbatté contro il muro. il sangue si stava allargando sul pavimento.
La fronte gli fece male terribilmente. tanto male che sembrava scoppiare.
"Harry! HARRY! "
Aprì gli occhi. Ogni centimetro del suo corpo era coperto di sudore ghiacciato; le coperte del letto erano attorcigliate tutte intorno a lui come una giacca troppo stretta; si sentiva come se sulla sua fronte avessero messo un attizzatoio incandescente.
"Harry!"
Ron gli stava sopra e sembrava molto spaventato. C'erano più figure ai piede del letto di Harry. Si prese la testa nelle mani; il dolore lo stava accecando. rotolò a destra e vomitò sull'orlo del materasso.
"Sta veramente male", disse una voce impaurita. "Dovremmo chiamare qualcuno?"
"Harry! Harry!"
Doveva dirlo a Ron, era molto importante che lui glielo dicesse. prendendo grosse boccate d'aria, Harry si alzò dal letto, con la voglia di non cedere di nuovo, il dolore era insopportabile.
"Tuo padre", ansimò, il torace che si sollevava. "Tuo padre. è stato attaccato."
"Che?" chiese Ron che non capiva.
"Tuo padre! Lui è stato morso, è grave, c'era sangue dappertutto . "
"Vado a cercare aiuto", disse la stessa voce impaurita, e Harry sentì dei passi che uscivano dal dormitorio.
"Harry, amico, disse Ron incerto, "tu. tu stavi solo sognando."
"No!" disse Harry furiosamente; era vitale che Ron capisse.
"Non era un sogno. non un sogno qualsiasi. ero là, l'ho visto. io l'ho fatto."
Poté sentire Seamus e Dean che mormoravano ma non ci badò. Il dolore sulla fronte si stava leggermente affievolendo, sebbene sudasse ancora e tremasse febbricitante. Vomitò di nuovo e Ron si scostò.
"Harry, non sta bene", disse Ron vacillando. "Neville è andato a cercare aiuto."
"Sto bene!" sussurrò Harry, asciugandosi la bocca col suo pigiama e tremando incontrollabilmente." Non c"è niente di cui preoccuparsi, è di tuo padre che ti devi preoccupare - noi dobbiamo scoprire dove è - sta perdendo molto sangue - io ero - ero un serpente enorme."
Cercò di uscire ma Ron lo spinse di nuovo nel letto; Dean e Seamus stavano ancora parlottando in qualche posto lì vicino. Se passò un minuto o dieci, Harry non lo sapeva; restò inerme là tremando, sentendo che il dolore sulla cicatrice recedeva molto lentamente . poi ci furono dei passi veloci che
venivano dalle scale e sentì di nuovo la voce di Neville.
"Qui, professoressa."
La professoressa McGrannit arrivò di corsa nel dormitorio vestita del suo
lungo abito di tartan, i suoi occhiali appollaiati di sbieco sul suo naso osseo.
"Che cosa c'è, Potter? Dove ti fa male?"
Non era mai stato così felice di vederla; era un membro dell'Ordine della Fenice del quale ora aveva bisogno, non qualcuno che si muoveva su di lui e prescriveva pozioni inutili.
"È il padre di Ron", disse Harry, mentre si tirava di nuovo su. "È stato attaccato da un serpente ed è grave, l'ho visto accadere."
"Che cosa vuol dire che l'hai visto accadere?" disse la professoressa McGrannit, contraendo le sue sopracciglia scure.
"Io non lo so. ero addormentato e poi ero là."
"Vuoi dire che hai sognato tutto questo?"
"No!" disse infuriato Harry; nessuno di voi capisce? "All'inizio stavo sognando qualcosa di completamente diverso, qualcosa di stupido....poi il sogno si è interrotto. Era reale, non me lo sono immaginato. Il Signor Weasley era addormentato sul pavimento ed è stato attaccato da un serpente gigantesco, c'era un mare di sangue, lui è svenuto, qualcuno cerchi di scoprire dov'è."
La professoressa McGrannit lo stava guardando fisso attraverso i suoi occhiali sbilenchi mentre sembrava inorridire per quello stava vedendo.
"Non sto mentendo e non sono matto!" le disse Harry, la sua voce salì fino a diventare un grido. "Vi dico che l'ho visto!"
"Io ti credo, Potter", disse secco la professoressa Mc Grannit. "Vestiti - andiamo dal Preside."
CAPITOLO 22 - L’OSPEDALE DI SAN MUNGO PER MALATTIE E FERITE MAGICHE.
Harry era così sollevato dal fatto che lei gli parlasse seriamente che non esitò, ma saltò giù dal letto, si vestì e spinse i suoi occhiali indietro sul naso.
“Weasley, dovresti venire anche tu” disse la professoressa McGranitt.
La seguirono oltrepassando le figure silenziose di Neville, Dean e Seamus, fuori dal dormitorio, giù dalle scale a chiocciola nella sala comune, attraverso il buco del ritratto e lungo il corridoio della signora grassa.
Harry si sentiva invadere dal panico sempre di più; avrebbe voluto correre per raggiungere Silente. Il signor Weasley si stava contorcendo mentre loro camminavano così tranquillamente, e se le zanne (Harry si sforzò per non pensare “le mie zanne”) fossero avvelenate? Oltrepassarono Mrs. Purr, che girò i suoi occhi simili a lampade verso di loro e soffiò, ma la professoressa McGranitt disse “sciò” e Mrs. Pur se ne andò zoppicando nella nebbia, così in pochi minuti raggiunsero il gargoyle di pietra che era a guardia dell’entrata dell’ufficio di Silente.
“ Api frizzole” disse la professoressa McGranitt.
Il gargoyle prese vita e si fece di lato; il muro dietro di lui si divise in due per rivelare una pedana di pietra che si muoveva continuamente su e giù come un ascensore a spirale. Il terzetto salì sulle scale mobili, il muro si chiuse dietro di loro con un tonfo sordo e loro si mossero su per le scale in cerchi concentrici finché non raggiunsero l’altra porta in legno di quercia con il battente a forma di grifone.
Nonostante fosse passata da poco la mezzanotte, si sentivano delle voci provenire da dentro la stanza. Sembrava che Silente si stesse intrattenendo con una dozzina di persone.
La professoressa McGranitt batté tre volte e le voci cessarono di colpo come se qualcuno le avesse spente. La porta si aprì da sola e la professoressa McGranitt introdusse Harry e Ron nella stanza.
La camera era in penombra; gli strani apparecchi in argento sul tavolo non erano proprio silenziosi, ma emettevano ancora suoni simili a sbuffi di fumo come al solito, i ritratti dei vecchi presidi coprivano i muri dove russavano nelle loro cornici.
Dietro la porta, un magnifico uccello rosso e oro, grande più o meno come un cigno, si dondolava sul suo trespolo con la testa sotto l’ala.
“Oh, sei tu, professoressa McGranitt.. e..ah!”
Silente era seduto su di una sedia con lo schienale alto dietro la sua scrivania; si volse nel chiarore delle candele che illuminavano i quadri dietro di lui. Indossava una magnifica vestaglia porpora e oro sopra una camicia da notte candida come la neve, i suoi penetranti occhi blu fissavano intensamente la professoressa McGranitt.
“Professor Silente, Harry ha avuto un…beh, un incubo” disse la professoressa McGranitt. “Dice…”
“Non è stato un incubo” disse velocemente Harry.
La professoressa McGranitt girò lo sguardo verso Harry, rimproverandolo decisamente.
“Molto bene, Harry, raccontalo al Preside.”
“Io…beh, io stavo dormendo” disse Harry, che, nonostante il terrore e la disperazione, si sentiva notevolmente arrabbiato poiché il Preside, pur ascoltandolo non lo guardava, ma osservava le sue dita. “Ma …non è stato un sogno normale…era reale…l’ho visto succedere…” Fece una pausa. “Il padre di Ron - il signor Weasley- è stato attaccato da un serpente gigante.
Le parole parvero riverberare nell’aria dopo che le ebbe pronunciate, con un suono decisamente ridicolo, quasi comico.
Ci fu una pausa durante la quale Silente drizzò la schiena e assunse un atteggiamento pensieroso. Ron girava lo sguardo da Harry a Silente, pallido in volto e con un’espressione scioccata.
“Come l’hai visto?” chiese Silente con calma, ancora senza guardare Harry.
“Beh…non so” disse Harry, abbastanza arrabbiato - “che significa? Nella mia testa, penso”
“Mi hai frainteso” disse Silente, sempre con lo stesso tono calmo. “Voglio dire…puoi ricordare…er…in che posizione eri quando hai visto questo attacco? Forse eri in piedi a fianco della vittima, o guardavi la scena da un altro punto di vista?”
Era una domanda curiosa che sbalordì Harry.
“IO ERO IL SERPENTE” disse. “Ho visto tutto dal punto di vista del serpente”.
Nessuno parlò per un momento, dopo Silente, guardando Ron che era ancora pallido chiese con una nuova voce decisa:
“Arthur è seriamente ferito?”
“Sì” disse Harry con foga. Perché erano tutti così lenti nel prendere decisioni, non capivano quanto una persona soffriva quando quei morsi penetravano nella sua carne? E perché Silente non gli faceva la cortesia di guardarlo? Ma Silente si alzò, così velocemente che Harry sobbalzò, e si avvicinò ad uno dei vecchi ritratti appesi più vicino alla scrivania.
“Everard? - disse con voce decisa - Anche tu, Dilys:”
Un mago dalla faccia grinzosa con un corto mantello nero e una strega con lunghi braccialetti argentati nel ritratto dietro di lui, entrambi sembravano essere stati svegliati nel bel mezzo del sonno, aprirono gli occhi immediatamente.
“Stavate ascoltando?” disse Silente.
Il mago annuì; la strega disse: ”Naturalmente”
“L’uomo ha capelli rossi ed occhiali” disse Silente. “Everard, dovrai dare l’allarme, assicurati che sia recepito dalle persone giuste.”
Entrambi annuirono e si mossero dalle loro cornici, ma invece di emergere nel quadro vicino (come di solito succedeva ad Hogwarts), non riapparvero. Una cornice conteneva ora niente tranne un mantello nero, l’altra una poltrona con i braccioli in pelle. Harry notò che molti degli altri presidi sul muro, sebbene russassero in modo molto convincente, tenevano fisso lo sguardo verso di lui da sotto le ciglia, e subito capì chi stava parlando quando avevano bussato.
“Everard e Dilys sono due dei più famosi presidi” disse Silente, oltrepassando Harry, Ron e la professoressa McGranitt per avvicinarsi al magnifico uccello che dormiva sul suo trespolo dietro la porta.
“La loro fama è tale che hanno ritratti appesi in altre importanti istituzioni del mondo dei maghi. Essendo liberi di muoversi attraverso i propri ritratti, possono dirci cosa sta succedendo altrove…”
“Ma il Signor Weasley potrebbe essere ovunque!” disse Harry.
“Per favore, sedetevi, tutti e tre - disse Silente, come se Harry non avesse parlato - Everard e Dilys non torneranno che tra diversi minuti. Minerva, se tu volessi far apparire qualche sedia in più…”
La professoressa McGranitt estrasse la bacchetta dalla tasca del suo vestito e la agitò; tre sedie apparvero dall’aria sottile, tutte in legno, notevolmente diverse da quella dove Silente aveva ascoltato Harry.
Harry si sedette, guardando Silente da sopra le lenti. Silente ora stava accarezzando con un dito la testa dorata di Fanny.
La fenice si svegliò immediatamente. Alzò la bellissima testa e guardò Silente attraverso i suoi luminosi occhi scuri.
“Avremo bisogno - disse Silente - di un avvertimento”. Ci fu un lampo di fuoco e la fenice disparve.
Silente si diresse verso uno dei fragili strumenti in argento dei quali Harry ignorava la funzione, lo portò vero la sua scrivania, si sedette davanti a loro e batté gentilmente con la punta della sua bacchetta.
Lo strumento prese vita all’improvviso con un ticchettio ritmato. Leggere volute di fumo verde si levarono dal minuscolo tubo d’argento sulla cima. Silente guardò il fumo. Dopo pochi minuti, le volute leggere divennero una striscia di fumo che si levò nell’aria…una testa di serpente apparve dalla fine di questa, spalancando la bocca. Harry capì che lo strumento stava confermando la sua storia; guardò Silente cercando un segno che gli dimostrasse che aveva ragione, ma Silente non ricambiò il suo sguardo.
“Naturalmente, naturalmente” mormorò Silente apparentemente a se stesso, osservando le volute di fumo senza il minimo segno di sorpresa. “Ma qual è l’essenziale?”
Harry non capiva il senso di quella domanda. IL serpente di fumo si divise all’istante in due serpenti, ed entrambi si dondolavano nell’oscurità. Con uno sguardo d’approvazione, Silente batté gentilmente un’altra volta con la bacchetta sullo strumento; il rumore ritmico diminuì fino a sparire, e il serpente divenne una voluta di fumo informe e svanì.
Silente rimise lo strumento sul tavolino. Harry vide molti dei presidi passati seguirlo con gli occhi, poi, vedendo che Harry li stava guardando, fecero finta di dormire. Harry avrebbe voluto chiedere a cosa servisse quello strano strumento, ma prima che potesse farlo, si sentì sbattere una porta dalla cima del muro alla sua destra; il mago chiamato Everard riapparve nel suo ritratto, ansando leggermente.
“Silente!”
“Quali novità?” disse Silente.
“L’hanno ricoverato pochi minuti fa. Non sembra star bene, è coperto di sangue, sono corso al ritratto di Elfrida Crags per vedere meglio.”.
“Bene - disse Silente mentre Ron aveva un gesto convulso - Penso che Dilys l’abbia visto arrivare.
Un momento dopo, la strega dai braccialetti d’argento riapparve nel suo quadro; si sdraiò tossendo nella sua poltrona e disse:
“Sì, l’hanno portato a San Mungo, Silente… sono passati a fianco al mio ritratto…non ha una bella cera…”
“Grazie - disse Silente. Guardò la prof. McGranitt.
“Minerva, ho bisogno che tu svegli anche gli altri ragazzi Weasley.
“Naturalmente.”
La McGranitt si mosse e lentamente si diresse verso la porta. Harry gettò un’occhiata a Ron, che guardava terrificato.
“ ehm…Silente… e Molly?” disse la professoressa McGranitt, esitando un attimo.
“Questo sarà un lavoro per Fanny quando avrà finito di dare uno sguardo per avvicinare qualcuno - disse Silente -. “Ma potrebbe sapere già…quell’ eccellente orologio della sua famiglia…”
Harry sapeva che Silente si stava riferendo all’orologio che diceva non le ore, ma la condizione e dove si trovava ogni membro della famiglia Weasley e pensò che la lancetta del signor Weasley sarebbe stata puntata su “pericolo mortale”. Ma era molto tardi. La signora Weasley probabilmente dormiva, non guardava l’orologio.
Harry sentì freddo ricordando….della signora Weasley girare intorno al corpo senza vita del signor Weasley, gli occhiali scheggiati, il sangue che scorreva lungo il suo volto…ma il signor Weasley non stava morendo, … non poteva …
Silente stava rovistando in una bacinella dietro Harry e Ron. Ne emerse portando un vecchio coso nero, che posò sulla scrivania. Agitò la bacchetta e mormorò: “Portus”. Per un momento l’oggetto tremò, illuminandosi di una strana luce blu; dopo tornò come prima.
Silente marciò verso un altro ritratto, questa volta verso un mago dallo sguardo spento, che era stato dipinto indossando i colori verde e argento di Serpeverde e che apparentemente dormiva così profondamente da non sentire la voce di Silente.
“Phineas. Phineas.”
I soggetti dei ritratti lungo la stanza avevano smesso di dormire; stavano guardando quello che succedeva dalle loro cornici. Poiché il mago continuava a fingere di dormire, anche molti di loro urlarono il suo nome.
“Phineas. Phineas! PHINEAS!”
Non poteva continuare a fingere a lungo; diede un urlo teatrale e spalancò gli occhi.
“Qualcuno ha chiamato?”
“Ho bisogno che tu torni a visitare l’altro tuo ritratto, Phineas.” Disse Silente. “Ho un altro messaggio.”
“Visitare l’altro ritratto?” disse Phineas con voce irritata, dando un lungo, pigro sbadiglio (i suoi occhi girarono nella stanza e si fissarono su Harry.) “Oh, no, Silente, sono così stanco stanotte…”
Qualcosa nella voce di Phineas era familiare ad Harry, dove poteva averla sentita prima? Ma prima che potesse pensarci, i ritratti proruppero in un brusio di protesta.
“Insubordinazione, signore!” ruggì un corpulento mago dal naso rosso. “Rifiuto del dovere!”
“Noi abbiamo giurato di prestare i nostri servigi al Preside di Hogwarts!” gridò un vecchio mago che Harry riconobbe come il predecessore di Silente, Armando Dippet. “Vergognati, Phineas!”
“Posso convincerlo io, Silente?” disse una strega, sfoderando una strana bacchetta che pareva simile ad una frusta.
“OH, molto bene…” disse il mago chiamato Phineas, guardando la bacchetta con finta apprensione, “anche se potrebbe aver distrutto il mio ritratto…l’ha fatto con molti della famiglia…”
“Sirius sa di non dover distruggere il tuo ritratto” disse Silente, ed Harry realizzò immediatamente dove aveva sentito la voce di Phineas: veniva dalla cornice apparentemente vuota della sua stanza in Grimaud Place. “Devi dargli il messaggio che Arthur Weasley è stato gravemente ferito e che sua moglie, i suoi figli ed Harry Potter arriveranno presto a casa sua. Capito?”
“Arthur Weasley ferito, moglie e figli e Harry Potter stanno arrivando – ripeté Phineas con voce annoiata - sì, sì, molto bene.”
Disparve dalla cornice del ritratto e sparì dalla vista nello stesso momento in cui la porta dello studio si apriva.
Fred, George e Ginny furono introdotti dalla Professoressa McGranitt, tutti e tre apparivano ancora sconvolti e scioccati, ancora con il loro abbigliamento da notte. “Harry, che succede? – chiese Ginny, che appariva preoccupata. – La professoressa McGranitt dice che hai visto papà ferito.”
“Tuo padre è stato ferito nel corso della sua missione per l’Ordine della Fenice – disse Silente, prima che Harry potesse parlare – “E’ stato portato all’Ospedale di San Mungo per le malattie e le ferite magiche. Vi sto per rimandare a casa di Sirius, che è più vicina all’Ospedale di quanto sia la Tana. Incontrerete là vostra madre.”
“Come andremo?” chiese Fred. “Polvere magica?”
“No, la polvere magica non è sicura al momento, il camino è sotto controllo. Prenderete una Passaporta.”.
Indicò la vecchia pentola che stava sulla sua scrivania. “Sto solo aspettando che Phineas ritorni con il suo rapporto. Voglio essere sicuro che il campo sia libero prima di mandarvi…” Ci fu un lampo di fumo nel centro dell’ufficio, lasciando dietro di sé una singola piuma d’oro che fluttuò gentilmente sul pavimento.
“E’ l’avvertimento di Fanny.” Disse Silente. “La professoressa Umbridge si sarà accorta che non siete nei vostri letti…Minerva, vai e distraila…raccontale una storia..”
La professoressa McGranitt svanì con un fruscio di tessuto.
“Dice che ne sarà felice - disse una voce annoiata dietro Silente; il mago chiamato Phineas era riapparso davanti al simbolo dei Serpeverde. “Il mio bisbisnipote ha sempre avuto uno strano gusto per gli ospiti.”
“Venite, dunque – disse Silente ai Weasley e ad Harry. – “Velocemente, prima che qualcun altro ci scopra.”
Harry e gli altri circondarono la scrivania di Silente.
“Avete mai usato una Passaporta prima? – chiese Silente ed essi annuirono, ognuno in procinto di toccare una parte della pentola scura. “Bene. Al mio tre. Uno, due e….”
Accadde nella frazione di un secondo: nella pausa infinitesimale prima che Silente dicesse “tre”, Harry lo guardò – erano molto vicini - ed il suo sguardo fisso si mosse dal passaporta alla faccia di Harry.
Improvvisamente, la cicatrice di Harry pulsò, come se la vecchia ferita fosse ancora aperta, e un sentimento improvviso ma particolarmente feroce, fece pensare ad Harry quanto potente si sarebbe sentito, per quell’istante, se avesse stritolato – stretto – affondato – i suoi morsi nell’uomo dietro di lui.
“Tre.” Harry sentì una spinta da dietro, il terreno sparì da sotto i suoi piedi; la sua mano era incollata alla Passaporta, stava viaggiando con gli altri in un turbinio di colori e un soffio di vento…finché i suoi piedi sentirono il terreno così forte che le sue ginocchia crollarono, e chiusa da qualche parte una voce disse:
“Sono tornati…i traditori dei purosangue!!! E’ vero che il loro padre è malato?”
“FUORI!!” Ruggì una seconda voce.
Harry balzò in piedi e si guardò intorno; erano arrivati nelle cucine del 12 a Grimmaud Place. L’unica fonte di luce era il fuoco e una candela quasi terminata che illuminava i resti di una zuppa solitaria. Kreacher era apparso da una porta nel salone, guardandoli male come se gli avessero dato degli abiti; Sirius era felice di vederli, e li fissava ansioso. Non era rasato ed indossava ancora gli abiti della giornata.
“Che sta succedendo?” disse tendendo una mano per aiutare Ginny a salire.
“Chiedi ad Harry” disse Fred.
“Sì, vorrei sentire anch’io” disse George.
I gemelli e Ginny erano di fronte a lui. I passi di Kreacher si fermarono fuori dalle scale.
“E’ stato…” cominciò Harry; era anche peggio che quanto stava davanti a Silente e alla McGranitt. “Ho avuto…una specie di…visione…” E raccontò loro quanto aveva visto, anche se alterò la storia come se sembrasse che aveva viso le scene dal fianco del serpente, invece che con gli occhi del serpente. Ron, che era ancora molto pallido, lo guardò ma non disse niente. Quando Harry ebbe finito, Fred, George e Ginny continuarono a guardarlo per un momento. Harry non sapeva se fosse una sua sensazione, ma gli sembrava che ci fosse qualcosa d’accusatorio nei loro occhi.
Bene, se lo avessero biasimato per quanto aveva visto, era contento di non aver detto loro di essere stato dentro il serpente.
“Mamma è qui?”disse Fred, voltandosi verso Sirius.
“Probabilmente non sa ancora quanto è successo.”disse Sirius. “La cosa importante è che siate riusciti a venire via prima che la Umbridge potesse interferire. Mi aspetto che Silente stia informando Molly ora.”
“Dobbiamo andare a San Mungo” disse Ginny in fretta. Guardò i suoi fratelli, naturalmente erano ancora tutti in pigiama.
“Sirius, puoi darci degli impermeabili o qualcosa di simile?”
“Non potete andare a San Mungo!” disse Sirius.
“Certamente che possiamo andare a San Mungo, se vogliamo. – disse Fred, con voce testarda. “E’ nostro padre!!”
“E come pensi di giustificare il fatto che hai saputo che Arthur è stato attaccato prima che l’Ospedale abbia avvertito sua moglie?”
“Che significa?”
“Significa che non dobbiamo attirare l’attenzione sul fatto che Harry sta avendo visioni di cose che stanno succedendo a centinaia di miglia” disse Sirius con rabbia. “Hai un’idea di cosa farebbe il Ministero di queste informazioni?”
Fred e George lo guardarono come se non gli importasse. Ron era ancora pallido e silenzioso.
Ginny disse: “Qualcun altro potrebbe avercelo detto…potremmo averlo sentito da qualcun altro..”
“Come chi?” disse Sirius impazientemente. “Ascolta, tuo padre è stato ferito mentre era in missione per l’Ordine e le circostanze sono già abbastanza difficili senza che i suoi bambini lo sappiano immediatamente dopo che è successo, puoi seriamente danneggiare l’Ordine…”
“Non c’importa dell’Ordine!” urlò Fred.
“Stiamo parlando di nostro padre!” aggiunse George.
“Tuo padre sapeva quel che stava facendo e non ti ringrazierebbe per aver detto queste cose dell’Ordine!” disse Sirius, ugualmente arrabbiato. “Questo è quanto – è per questo che non siete nell’Ordine – non capite, ci sono cose per le quali vale la pena di morire!!”
“E’ facile per te parlare, stando seduto qui!” proseguì Fred. “Non ti vedo rischiare la pelle!”
Il poco colore dal viso di Sirius se ne andò. Guardò per un momento Fred come se lo volesse colpire, ma quando parlò, la sua voce era calma e determinata.
“Lo so che è difficile, ma dobbiamo comportarci come se ancora non sapessimo niente. Dobbiamo stare fermi, almeno finché non lo sapremo da vostra madre, ok?”
Fred e George lo guardarono senza parlare. Ginny avvicinò di pochi passi la sedia più vicina e si sedette. Harry guardò Ron, che fece un buffo movimento a metà tra l’annuire e il deglutire, e anche loro si sedettero. I gemelli osservarono Sirius ancora per un momento, poi presero posto dalla parte opposta a Ginny.
“Ok” disse Sirius incoraggiandoli, “forza, voi tutti, prendiamo una bibita mentre aspettiamo. Accio Burrobirra!!”
Agitò la bacchetta mente parlava e una mezza dozzina di bottiglie li raggiunse volando attraverso la stanza e fermandosi davanti a ciascuno di loro. Bevvero tutti, e per un momento gli unici suoni che si sentivano erano quelli del crepitio del fuoco nella cucina e il tonfo leggero delle bottiglie sul tavolo. Harry beveva solo per aver qualcosa da fare con le mani. Il suo stomaco era pieno di una sensazione orribile di colpa. Non sarebbero stati lì se non fosse stato per lui; sarebbero stati tutti a dormir nei loro letti. E non serviva dirsi che l’allarme aveva fatto sì che il Signor Weasley venisse ritrovato, perché c’era anche quella questione inequivocabile di chi avesse attaccato il Signor Weasley per primo.
_- Non essere stupido, non hai colpe – disse a se stesso cercando di rimanere calmo mentre la mano sulla bottiglia di Burrobirra tremava - eri sdraiato a letto, non hai attaccato nessuno… Ma dopo, cos è successo nell’ufficio di Silente- si chiese- Mi sentivo come se volessi attaccare anche Silente…
Posò la bottiglia un po’ più forte di quanto volesse, e un po’ di Burrobirra si rovesciò sul tavolo. Nessuno ci fece caso. Dopo, una fiammella illuminò le stoviglie sporche di fronte a loro e si sentì un tonfo sul tavolo, accompagnato da una sola piuma dorata di fenice.
“Fanny!” disse Sirius, mentre slegava il messaggio. “Non è la scrittura di Silente – dev’essere un messaggio da parte di vostra madre…qui” Mise la lettera nelle mani di George che l’aprì e lesse a voce alta:
“Babbo è ancora vivo. Sto uscendo da San Mungo ora. State dove siete. Vi manderò notizie prima possibile. Mamma.”
George guardò attorno al tavolo. ”Ancora vivo…- disse lentamente- …ma questo vuol dire…”. Non ebbe bisogno di terminare la frase. Anche ad Harry sembrava che Il Signor Weasley fosse tra la vita e la morte. Ancora eccezionalmente pallido, Ron stava dietro la lettera di sua madre come se da lei potesse venire quel coraggio che gli mancava. Fred prese il messaggio dalle mani di George e lo lesse da solo, poi guardò Harry, che sentiva la sua mano scuotere ancora la bottiglia di Burrobirra e cercava di fermare il tremolio. Harry non ricordava d’aver mai vissuto una notte più lunga di quella. Sirius suggerì anche, senza reale convinzione, che andassero tutti a letto, ma lo sguardo di disgusto dei Weasley fu una risposta sufficiente. Continuarono a stare in silenzio attorno al tavolo, guardando la candela diventare sempre più corta fino a trasformarsi in cera liquida, occasionalmente appoggiando la bottiglia alle labbra, parlando solo per controllare l’orario per rassicurare gli altri che, se ci fossero state cattive notizie, l’avrebbero saputo non appena Signora Weasley fosse tornata da San Mungo.
Ginny era acciambellata come un gatto sulla sua sedia, ma gli occhi erano aperti; Harry poteva vederli riflettere alla luce del fuoco. Ron era seduto con la testa tra le mani, non era possibile dire se fosse sveglio o se dormisse. Harry e Sirius guardavano gli altri così spesso, intrusi nella solidarietà della famiglia, aspettando, aspettando…Alle dieci e cinque del mattino all’orologio di Ron la porta della cucina si aprì e la signora Weasley entrò. Era estremamente pallida, ma quando la guardarono fece un timido sorriso.
“Starà presto meglio” disse, la voce debole dalla stanchezza. “Sta dormendo. Possiamo andare tutti a trovarlo più tardi. C’è Bill ora con lui, ha preso la mattina libera al lavoro”.
Fred si tirò indietro sulla sedia con le mani sulla faccia. George e Ginny si alzarono, andarono spediti verso la madre e l’abbracciarono. Ron fece una buffa risata e ingoiò la sua Burrobirra tutta in una volta.
“Colazione!” disse Sirius allegramente, saltando in piedi.
“Dov’è quel maledetto elfo domestico? Kreacher!! Kreacher!!” Ma Kreacher non rispose. “Oh, dimenticatelo, dopotutto” mormorò Sirius, contando le persone davanti a lui. “Beh, colazione per..vediamo..sette..pancetta e uova, direi, e the, e toast!”
Harry andò alla credenza per aiutare. Non voleva intromettersi nella felicità dei Weasley e temeva il momento in cui la signora Weasley gli avrebbe chiesto di raccontare la sua visione. Aveva appena tirato fuori i piatti che la Signora Weasley glieli tolse di mano e lo fece sedere.
“ Non so cosa sarebbe successo se non fosse stato per te, Harry.” Disse con voce ovattata. “ Avrebbero potuto non trovare Arthur per ore, e forse sarebbe stato troppo tardi, ma grazie a te è vivo e Silente ha trovato una buona copertura perché Arthur stesse dove stava, non hai idea di quanto fossi preoccupata pensando al povero Sturgis…
Harry non voleva la sua gratitudine, e fortunatamente lei lo lasciò presto per rivolgersi a Sirius e ringraziarlo di aver badato ai suoi figli durante la notte. Sirius disse che era contento di essere stato utile, e che sperava che si sarebbero fermati da lui almeno finché Arthur fosse rimasto in ospedale.
“Oh, Sirius, ti sono così grata…dicono che ci vorrà un po’ di tempo e sarebbe meraviglioso essere così vicini… naturalmente, questo vuol dire che saremo qui a Natale”
“Non poteva andare meglio”disse Sirius in tono così sincero che la Signora Weasley gli sorrise radiosa, si mise il grembiule e cominciò ad aiutare con la colazione.
“Sirius” disse Harry pensieroso, incapace di stare lì un momento di più. “Posso dirti una parola veloce? Ehm…ora?”
Camminò attraverso il salone buio e Sirius lo seguì. Senza preamboli, Harry raccontò al suo padrino ogni dettaglio della visione che aveva avuto, incluso il fatto che lui era il serpente che aveva attaccato Il Signor Weasley. Quando si fermò per prendere fiato, Sirius disse: “L’hai detto a Silente?” “Sì – disse Harry impazientemente – ma non mi ha detto cosa vuol dire. Non mi ha detto niente, in effetti”.
“Sono sicuro che se ci fosse qualcosa di cu preoccuparsi, te l’avrebbe detto.” “Ma non è tutto – disse Harry, con una voce che era poco più di un sussurro – Sirius, io…io penso di diventare pazzo. Nell’ufficio di Silente, un attimo prima di toccare la passaporta, per un paio di secondi ho pensato di essere un serpente…mi sentivo come un serpente. La cicatrice mi faceva male quando guardavo Silente. Sirius, io volevo attaccarlo!” Si poteva veder solo una fessura della faccia di Sirius, tutto il resto era nell’oscurità.
“Potrebbe essere stato il risveglio dalla visione, dopotutto” disse Sirius. “Stavi ancora pensando al sogno o a qualsiasi cosa sia stato e..”
“Non era questo” disse Harry scuotendo la testa “era come se qualcosa mi rodesse dentro, come se ci fosse un serpente dentro di me”
“Hai bisogno di dormire” disse Sirius con fermezza. “Ora farai colazione, poi salirai le scale e andrai a letto e dopo pranzo andrai a trovare Arthur con gli altri. Sei sotto shock, Harry; ti stai biasimando per qualcosa di cui sei stato testimone, ed è stata una fortuna che tu ci fossi, altrimenti Arthur avrebbe potuto essere morto. Ora smetti di preoccuparti.” Diede una pacca sulla schiena ad Harry ed uscì dal salone, lasciandolo solo nel buio.
*
Tutti tranne Harry trascorsero il resto della mattina dormendo. Salì nella camera da letto dove lui e Ron avevano trascorso le due ultime settimane di vacanza, ma mentre Ron si tuffò nel letto e si addormentò in pochi minuti, Harry si sedette tutto vestito, con la schiena contro le fredde barre di metallo della testiera, deliberatamente scomodo, determinato a non cadere in un incubo, terrificato dal poter diventare ancora serpente in sogno e svegliarsi scoprendo di aver attaccato Ron o qualcuno degli altri. Quando Ron si svegliò, Harry pretese che si facesse un bel bagno rinfrescante. I loro bauli arrivarono mentre stavano mangiando, così poterono vestirsi da Babbani per il viaggio a San Mungo. Tutti eccetto Harry erano molto felici e con molta voglia di parlare mentre cambiavano velocemente i loro abiti con jeans e magliette.
Quando Tonks e Malocchio Moody arrivarono per scortarli attraverso Londra, li ringraziarono con foga, ridendo del buffo capello che Moody indossava per nascondere il suo occhio magico e assicurandogli, con assoluta convinzione, che Tonks, i cui capelli erano corti e di un rosa brillante, avrebbe attirato molta più attenzione sulla metropolitana.
Tonks era molto interessata alla visione di Harry sull’attacco al Signor Weasley, anche se Harry non era per nulla interessato alla discussione.
“Non c’è nessun veggente nella tua famiglia, no? “ chiese curiosa, mentre sedevano fianco a fianco su un vagone che stava raggiungendo il cuore della città.
“No” disse Harry pensando alla professoressa Cooman e sentendosi insultato.
“No” ripeté Tonks pensierosa, “No, suppongo che non sia una profezia vera e propria, no? Voglio dire, non hai visto il futuro, hai visto il presente…è diverso, no? Utile, comunque….”
Harry non rispose; fortunatamente, sarebbero scesi alla fermata successiva, una stazione nel cuore di Londra, e nella confusione di scendere dal treno fece in modo che Fred e George si frapponessero tra lui e Tonks, che stava attraversando la strada. La seguirono tutti verso l’ascensore, Moody zoppicando in fondo al gruppo, il cappello abbassato e la mano nel mezzo dei bottoni dell’impermeabile, pronta a sguainare la bacchetta. Harry sentiva che il suo occhio lo stava osservando. Per evitare ogni domanda riguardo alla visione, chiese a Moody dove fosse nascosto San Mungo.
“Non lontana da qui” ringhiò Moody non appena mossero i primi passi all’aria aperta, lungo un viale addobbato con molte decorazioni natalizie.
Spinse Harry avanti a lui e si piazzò appena dietro; Harry sapeva che l’occhio stava roteando in ogni direzione sotto il cappello.
“Non è stato facile trovare un luogo adatto ad un ospedale. Niente in Diagon Alley era abbastanza grande, e non poteva essere sottoterra come il ministero – non sarebbe stato igienico – Alla fine, è stato deciso per questa costruzione.”
Afferrò il vestito di Harry per non essere separato da una serie di borse della spesa provenienti da un vicino negozio di decorazioni elettriche. “Ci siamo – disse Moody un momento dopo.
Erano arrivati davanti ad un grande magazzino fatiscente con muri di mattoni chiamato “Purge e Dawse Ltd.”.
Il luogo aveva un’aria miserabile; le finestre consistevano in pochi teloni di nylon esposti alle intemperie e grandi scritte ovunque sulle vecchie porte dicevano “chiuso per restauri”.
Harry sentì distintamente una grossa donna sommersa da buste di plastica dire ai suoi amici: ”Questo posto non è mai aperto”. “Bene” disse Tonks, guidandoli attraverso una finestra che non lasciava intravedere niente oltre ad una guardiana le cui ciglia erano abbassate. “Tutti pronti?” Annuirono, circondandolo. Moody diede ad Harry un’altra spinta perché si sbrigasse. Tonks velocemente arrivò al vetro e osservò la guardiana. “Guardiana – disse- siamo qui per vedere Arthur Weasley”. Harry pensava quanto fosse assurdo per Tonks aspettarsi che lei l’ascoltasse parlare così pacatamente dietro al vetro: c’era il rumore degli autobus dietro di lei e molte persone impegnate negli ultimi acquisti di Natale. Dopo ricordò che un manichino non poteva sentire niente. Un momento dopo, spalancò la bocca vedendo con sorpresa che la guardiana annuiva e indicava verso una direzione. Tonks spinse Ginny e Mrs. Weasley attraverso il vetro e scomparve. Fred, George e Ron camminarono dietro di loro. Harry si guardò intorno: nessuno sembrava aver visto sei persone scomparire nell’aria intorno a loro.
“Andiamo” brontolò Moody dando ad Harry un’altra spinta nella schiena così che insieme attraversarono quella che sembrava una fonte d’acqua fredda riemergendo riscaldati ed asciutti dall’altra parte.
Non c’era alcun segno della pigra guardiana là dove si sarebbe dovuta trovare. Erano giunti in quella che sembrava una sala d’attesa affollata dove streghe e maghi sedevano su sedie di legno. Alcuni, in un atteggiamento perfettamente normale, sfogliavano vecchi numeri del Settimanale delle Streghe; altri avevano alterazioni come zanne d’elefante o una terza mano.
La stanza non era più quieta della strada esterna, a causa di alcuni pazienti che facevano strani rumori. Streghe e maghi vestiti di verde attraversavano i reparti in su e giù, facendo domande e prendendo appunti su lavagnette come faceva la Umbridge. Harry notò che l’emblema sui loro camici era una bacchetta ed un osso, incrociati.
“Sono dottori?” chiese a Ron con calma. “Dottori? Quei Babbani che tagliano le persone? No, sono salutari.”
“Tutti qua!” chiamò la Signora Weasley ed essi la seguirono in coda per avvicinarsi ad una strega bionda che sedeva ad una scrivania sulla quale c’era scritto: ”INFORMAZIONI”. Il muro dietro di lei era ricoperto da avvisi e manifesti che ripetevano scritte come: ”un calderone pulito distingue le pozioni dagli avvelenamenti” e “gli antidoti sono anti-divieti se non sono approvati da un salutare qualificato”.
C’era anche un grande ritratto di una strega con lunghi capelli d’argento e una targa:
DILYS DERVENT
SALUTARE A SAN MUNGO DAL 1722 AL 1741
PRESIDE DELLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
DAL 1741 AL 1768.
Dilys stava guardando i Weasley mentre li contava; quando Harry ne catturò lo sguardo, gli strizzò l’occhio, camminò fuori dal suo ritratto e svanì.
Nello stesso tempo, all’inizio della coda, un giovane mago si stava esibendo in uno strano balletto e provava a spiegarsi con la strega dietro al bancone.
“Ahi…sono queste scarpe che mi ha dato mio fratello. Ahia!! Stanno mangiando..Ouch! I miei piedi, guardatele. Ci sono molti tipi di..ahi! Incantesimi sopra e non posso..ahi! levarmele”. Saltava da un piede all’altro come se stesse danzando sui carboni ardenti.
“Le scarpe non t’impediscono di leggere, no?” disse la strega bionda indicando con rabbia un segnale alla sinistra della scrivania. “Tu vuoi “danni da incantesimi”, 4° piano. Proprio quello che dice la guida ai reparti. Il prossimo!”
Come il mago si scansò, la cordata dei Weasley si mosse, Harry lesse la guida ai reparti.
DANNI ACCIDENTALI ….. PIANO TERRA;
Esplosioni di calderoni, incendi di bacchette, incidenti di scope, ecc.
FERITE DI ANIMALI … PRIMO PIANO;
Morsi, punture, scottature, rotture di spine dorsali, ecc.
MALATTIE MAGICHE …. SECONDO PIANO;
Malattie contagiose, ad es. chiazze eruttive di drago, malattia evanescente, fungo di scrofa, ecc.
DANNI DA POZIONI E PIANTE . TERZO PIANO;
Orticarie, rigurgiti, riso incontrollato, ecc.
DANNI DA INCANTESIMI ……….. QUARTO PIANO;
Blocco da incantesimi, eccessi, errata applicazione d’incantesimo, ecc.
SALA DA THE PER VISITATORI / NEGOZIO DELL’OSPEDALE …………………. QUINTO PIANO.
SE NON SAI DOVE ANDARE, NON RIESCI A PARLARE O NON RICORDI PERCHÉ SEI QUI, RIVOLGITI CON FIDUCIA ALLA NOSTRA STREGA ALL’ACCOGLIENZA, CHE SARA’ FELICE DI AIUTARTI.
Un mago molto vecchio, che indossava un apparecchio acustico ancora in cima alla fila disse: ” Sono qui per vedere Broderick Bode!”
“Stanza 49, ma penso che lei stia perdendo il suo tempo” disse la strega. “E’ completamente impazzito, sapete – pensa ancora di essere una teiera. Il prossimo!”
Un mago dall’aria imbarazzata stava reggendo la figlia delicatamente mentre lei stava volando intorno alla sua testa….
“IV piano” disse la strega con voce annoiata e l’uomo disparve attraverso la doppia porta dietro la scrivania, tenendo la figlia come se fosse stata un pallone sgonfio. “Il prossimo!” La signora Weasley si avvicinò alla scrivania.
“Salve – disse – mio marito, Arthur Weasley, dovrebbe essere stato spostato in un altro reparto stamattina, potete dirci…?”
“Arthur Weasley?” disse la strega, facendo correre il dito lungo una lunga lista che aveva davanti. “Sì. Primo piano, seconda porta sulla destra, reparto Doi Llewellyn.” “Grazie” disse la signora Weasley. “Venite, voialtri.” La seguirono attraverso la doppia porta e lungo il corridoio, ai muri del quale erano attaccati diversi ritratti di famosi salutari illuminati da bolle di cristallo con candele che fluttuavano, facendoli assomigliare a gigantesche scodelle. Molte streghe e maghi vestiti di verde entravano e uscivano dalle porte: un gas giallo aleggiava nel passaggio e scompariva non appena oltrepassavano una porta. Scesero una rampa di scale ed entrarono nel corridoio “ferite procurate da Creature” dove la seconda porta a destra recava la scritta: “PERICOLOSO. REPARTO DOI LLEWELLYN: MORSI SERI”. Sotto c’era una targa che portava scritto a mano: ”CAPO SALUTARE: HIPPOCRATES SMETWICK. AIUTO SALUTARE: AUGUSTUS PYE.”
“Aspettiamo qua, Molly” disse Tonks. “ Arthur non vorrà troppa gente insieme…meglio che vada prima la famiglia.”
Malocchio approvò l’idea con un grugnito e si mise con la schiena contro il muro del corridoio, l’occhio magico che girava in tutte e direzioni. Anche Harry provò a defilarsi, ma la Signora Weasley lo tirò per la mano e lo spinse attraverso la porta dicendo: “Non essere sciocco, Harry, Arthur vuole ringraziarti.” Il reparto era piccolo e piuttosto buio, tanto che la finestra era chiusa e posta sul muro di fronte alla porta. La maggior parte della luce veniva da numerose bolle di cristallo incastonate nel mezzo della stanza. I muri erano di pannelli di legno e c’era sul muro il ritratto di un mago, menzionato:
“URQUHART RACKHARROW, 1612-1697, INVENTORE DELL’ANTIINCANTESIMO CRUCIO”
C’erano solo tre pazienti. Il Signor Weasley occupava l’ultimo letto del reparto dietro la piccola finestra. Harry fu contento e sollevato nel vedere che era appoggiato a molti cuscini e leggeva la Gazzetta del Profeta alla luce del solitario raggio di sole che cadeva sul suo letto. Li vide avvicinarsi e, riconoscendoli, si rallegrò:
“Ciao!” esclamò, gettando da una parte la Gazzetta. “Bill è appena andato via, Molly, doveva tornare al lavoro, ma ha detto che verrà da te più tardi.”
“Come stai, Arthur?” disse la Signora Weasley, chinandosi per baciarlo con uno sguardo ansioso sul viso. “Sembri ancora un po’ debole.”
“Assolutamente bene” disse Il Signor Weasley con gioia, stendendo le braccia per dare un buffetto a Ginny. “Se potranno togliere le bende, potrò tornare a casa.
“Perché non le levano, Papà?” disse Fred.
“Beh, comincio a sanguinare come un matto tutte le volte che ci provano” disse Il Signor Weasley raggiungendo la bacchetta che era sul comodino, agitandola in modo che sei sedie apparissero per farli sedere tutti. “E’ come se ci fossero strani tipi d’incantesimi in quei morsi di serpente che tengono aperte le ferite. Sono sicuri di trovare un antidoto; dicono che hanno avuto molti casi come il mio, e nello stesso tempo prendo una pozione rigenerasangue ogni ora. Ma quel tizio là” – disse, abbassando la voce e indicando il letto dove un uomo giaceva con un’aria verde e malaticcia e si guardava intorno – “morso da un Lupo Mannaro, poveraccio. Non c’è cura.”
“ Un lupo mannaro?” sospirò la Signora Weasley, allarmata. “E’ sicuro in un reparto pubblico? Non dovrebbe essere in una stanza privata?”
“Mancano due settimane alla luna piena” le ricordò il Signor Weasley con calma.”Stavano parlando con lui stamane – i salutari, intendo – cercando di convincerlo che può condurre una vita assolutamente normale. Gli ho detto – senza fare nomi, naturalmente- che conoscevo personalmente un lupo mannaro, una persona a modo, che riesce a gestire perfettamente la situazione. “
“Cosa ha detto?” chiese George.
“Che mi avrebbe dato un altro morso se non avessi tenuto chiusa la bocca” disse il Signor Weasley con tristezza. “E quella donna là- disse indicando l’altro letto occupato – non vuole dire ai salutari cosa l’ha morsa, il che fa pensare a qualcosa di illegalmente importato.
“Ora vuoi dirci cos’è successo, papà?” disse Fred, avvicinando la sua sedia al letto.
“Beh, lo sapete già, no?- disse il Signor Weasley, con un gran sorriso per Harry- “ho avuto una giornata notevolmente lunga”:
“C’è, nel Profeta, che sei stato attaccato?” disse Fred, indicando il giornale che il Signor Weasley aveva messo da parte.
“No, naturalmente” disse il Signor Weasley con un sorriso leggermente amaro, - il Ministero non vuole che nessuno sappia che un grande sporco serpente…
“Arthur..” lo ammonì la Signora Weasley.
“ ….mi ha fatto quello che ha fatto”. Disse il Signor Weasley con astio, mentre Harry era sicuro che non fosse quello che voleva dire.
“Dov’eri quando è successo?” chiese George.
“ E’ il mio lavoro – disse Il Signor Weasley con un sorrisino. Sollevò la Gazzetta del Profeta, la sfogliò e disse: “Stavo leggendo dell’arresto di Willy Widdershin quando siete arrivati. Ricordate che Willy era impegnato con l’inchiesta sulle toilettes rigurgitanti la scorsa estate? Uno dei suoi incantesimi è tornato indietro, la toilette è esplosa e l’hanno trovato privo di sensi coperto da capo a piedi di melma.
“Quando hai detto che è il tuo dovere…” lo interruppe Fred a voce bassa, “cosa stavi facendo?”
“Hai sentito tuo padre – sussurrò la Signora Weasley - non discutiamone ora! Vai avanti con Willy Widdershine, Arthur!”
“Beh, non domandarmi come, ma quando è stato assolto per le toilettes, posso solo supporre che abbia pagato qualcuno…..”
“Dovevi sorvegliarlo, vero?” disse George con calma. “L’arma? Il successore di Tu-sai-chi?”
“George, stai calmo” intimò la Signora Weasley.
“Questa volta, ad ogni modo – riprese il Signor Weasley a bassa voce – questa volta Willy stava vendendo delle maniglie taglienti ai Babbani, e non penso che potesse sostenere questa tesi, perché per colpa di quest’articolo i Babbani hanno perso delle dita e ora sono a San Mungo per l’emergenza dell’annullamento degli incantesimi e la modifica della memoria. Ci pensate, babbani a San Mungo! Chissà a che piano sono?” E si guardò intorno come se potesse trovare un indizio.
“ Non hai detto che Tu-sai-chi ha un serpente, Harry?” domandò Fred, guardando suo padre per spiarne la reazione. “Uno grosso….emm? L’hai visto la notte che è tornato, vero?”
“E’ abbastanza – disse la Signora Weasley velocemente – Malocchio e Tonks sono fuori, Arthur, vogliono vederti. E voi tutti potete aspettare fuori – disse la Signora Weasley ai ragazzi e ad Harry. “Avvicinatevi e salutate. Andiamo.”
Scivolarono nel corridoio. Malocchio e Tonks entrarono e chiusero le porte dietro di loro.
“Bene- disse Fred frugando nelle tasche- ecco qua. Non ci dicono niente.”
“Stai cercando questi?” chiese George, tirando fuori qualcosa di molto simile ad una massa di stringhe colorate.
“Mi hai letto nel pensiero. Vediamo se a San Mungo mettono incantesimi d’imperturbabilità sulle porte dei reparti, ok?”
Lui e George sciolsero le stringhe e separarono cinque orecchi estensibili l’uno dall’altro. Fred e George li distribuirono. Harry esitava a prenderne uno.
“Dai, Harry, prendilo! Hai salvato la vita di papà. Se qualcuno ha il diritto di sapere quello che è successo, quello sei tu.”
Harry prese la fine del nastro e la inserì nell’orecchio come facevano i gemelli.
Le stringhe colorate strisciarono sotto la porta. Dapprima Harry non sentì niente, poi di colpo poteva sentire Tonks respirare come se fosse stato dietro di lei.
“…..hanno setacciato l’area circostante ma non hanno trovato il serpente da nessuna parte. Può significare che è sparito dopo averti attaccato, Arthur…ma tu sai chi può aver mandato un serpente per farlo, Arthur, no?”
“Penso che l’abbia mandato per una ricognizione” abbaiò Moody “perché non è stato molto fortunato, no? Penso che stia cercando di farsi un quadro chiaro della situazione e se Arthur non fosse stato presente, la bestia avrebbe avuto più tempo per guardarsi intorno. Potter ha detto di aver visto quello che è successo?”
“Sì” disse Mrs. Weasley. Sembrava abbastanza preoccupata. “Sai, Silente si aspettava che Harry avrebbe visto una cosa come questa.”
“Sì, beh.- disse Moody – c’è qualcosa di strano in quel ragazzo, lo sappiamo tutti”
”Silente sembrava preoccupato per Harry quando gli ho parlato stamani.”
“Naturalmente è preoccupato – grugni Moody – Il ragazzo vede le cose dal punto di vista del serpente di Tu-sai-chi. Ovviamente Potter non realizza cosa significa, ma se fosse posseduto da Tu-sai-chi…
Harry tolse l’orecchio estensibile, il cuore batteva molto veloce e il calore aveva assalito il suo volto. Guardò gli altri. Erano ancora in piedi davanti a lui, le stringhe ancora attaccate alle orecchie, e lo guardavano fisso.
CAPITOLO 23— Natale sotto stretta custodia
Era questo il motivo per cui Silente non ricambiava gli sguardi di Harry? Si aspettava di vedere Voldemort saltar fuori da essi, impaurito, magari, che il loro verde smeraldo cambiasse improvvisamente in un rosso amaranto, o avessero lo stesso taglio delle pupille dei gatti? Harry ricordò come era simile ad un serpente la faccia di Voldemort una volta uscita del retro della testa del Professore Raptor; aveva passato la propria mano sul retro della sua testa, chiedendosi come si sentirebbe se Voldemort fuoriuscisse dal suo cranio.
Si sentì sporco, contaminato, come se lui stesse portando un qualche germe mortale, indegno di sedere sul treno sotterraneo di ritorno dall'ospedale con persone innocenti, pulite le cui menti e corpi erano liberi della macchia di Voldemort… lui non aveva visto soltanto il serpente, lui era stato il serpente, ora lo sepeva…
Un pensiero veramente terribile gli balenò, un ricordo sfocato risaliva alla sua mente un qualcosa che ha fatto torcere e contorcere le sue interiora come serpenti.
Cos'è lui dopo, a parte i seguaci ?
Roba che può tenere nascosta… come un'arma. Qualche cosa che non aveva l'ultima volta.
IO sono l'arma, pensò Harry, ed era come se del veleno stesse pompando attraverso le sue vene, raffreddandolo, imperlandolo di sudore mentre ondeggiò col treno attraverso il tunnel scuro. Io sono quello che Voldemort tenta di usare, ecco perché hanno messo dappertutto guardie ovunque vada, non è per proteggere me, è per proteggere gli altri, solo che non funziona, loro non possono avere qualcuno che mi guardi per tutto il tempo a Hogwart… io ho attaccato Mr Weasley la notte scorsa, ero io. Voldemort me lo ha fatto fare e lui potrebbe essere in me che ascolta i miei pensieri.....anche adesso......
'Stai bene, Harry, caro? ' bisbigliò la signora Weasley sporgendosi oltre Ginny per parlargli mentre il treno sferragliava attraverso il tunnel scuro. 'Non mi sembra che tu stia bene. Ti senti male?'
Tutti lo stavano fissando. Scosse violentemente la testa e fissò un annuncio pubblicitario per assicurazioni sulla casa.
'Harry, caro, sei SICURO di stare bene? ' disse la signora Weasley con voce preoccupata, mentre facevano il giro della piazza di erba arruffata in mezzo a Grimmauld Place. 'Non sei mai stato così pallido… sei sicuro di aver dormito questa mattina? Adesso Vai disopra a letto e fatti un paio d'ore di sonno prima di cenare, va bene? '
Accennò col capo; ecco che c'era una scusa bella e pronta per non parlare con nessuno che era esattamente quello che lui voleva così quando lei aprì la porta d'ingresso affrettò il passo superò il porta ombrelli con le gambe a forma di troll, salì i gradini ed andò nella camera da letto di Ron.
Qui, cominciò a camminare su ed in giù, tra i due letti ed il ritratto vuoto di Phineas Nigellus, il suo cervello abbondava e bolliva di domande e idee delle più terribili.
Come si era trasformato in un serpente? Forse era un Animagus… no, non poteva essere, lui l'avrebbe… forse Voldemort era un Animagus… sì, pensò Harry egli si trasformerebbe in un serpente naturalmente. E quando egli mi possiede, allora ci trasformiamo tutti e due. Questo non spiega ancora come ho fatto ad essere da Londra al mio letto nello spazio di circa cinque minuti. Allora Voldemort è il mago più potente nel mondo, eccetto Silente, probabilmente non ha alcun problema nel trasportare la gente come quella.
E con una pugnalata terribile di panico, poi pensò , ma questo è folle - se Voldemort mi sta possedendo, ora gli starei dando una bella visione della Sede centrale dell'Ordine della Fenice! Saprebbe chi è nell'Ordine e dove è Sirius… ed ho sentito un mucchio di cose che non avrei dovuto, Sirius mi disse tutto la prima notte io ero qui…
C'era solamente una cosa da fare per lui: avrebbe dovuto lasciare Grimmauld Place all'istante. Avrebbe passato il Natale a Hogwarts senza gli altri, il che li avrebbe tenuti al sicuro almeno per le feste… ma no, non era una cosa da fare, c'erano ancora molte persone a Hogwarts da ferire o fare a pezzi. E se la prossima volta fossero stati Seamus, Dean o Neville? Smise di camminare e stette in piedi fissando la cornice vuota di Phineas Nigellus. Una sensazione di piombo si stava insinuando nella bocca del suo stomaco. Non aveva altra alternativa: Doveva assolutamente ritornare a Privet Drive, tagliando completamente fuori gli altri maghi.
Bene, se devo farlo, pensò, non c'era nessun posto migliore. Si sforzò di non pensare a come avrebbero reagito i Dursley a trovarselo davanti all'entrata di casa con sei mesi di anticipo di quanto si aspettassero. Si diresse a grandi passi verso il suo baule, sbatte il coperchio e lo chiuse, poi fece per prendere la gabbia di Edvigte ma si ricordò che lei era ancora a Hogwarts - bene, la sua gabbia sarebbe stata una cosa in meno da portare - afferrò un manico del su baule e l'aveva trascinato a metà strada verso la porta quando una voce maligna disse, 'Ce la stiamo filando, vero?
Si guardò attorno. Phineas Nigellus era riapparso sulla tela del suo ritratto e si stava sporgendo dalla cornice, guardando Harry con un'espressione divertita sulla faccia.
'Non sto scappando, no',disse Harry brevemente, trascinando il suo baule ancora di pochi centimetri nella stanza.
'Pensavo', disse Phineas Nigellus , lisciando la sua barba puntuta 'che facendo parte della casa dei Grifondoro avresti avuto una predisposizione ad essere coraggioso! Mi sembra che tu saresti stato meglio nella nostra casa. Noi Serpeverde siamo coraggiosi, sì, ma non stupidi. Per esempio, dateci due scelte e noi sceglieremo sempre di salvare i nostri propri colli .'
'Non è il mio di collo che sto salvando',disse alla spicciolata Harry, mentre strattonava il suo baule per una piega particolarmente ostinata su una parte di tappeto tarmato davanti alla porta.
'Oh, vedo ',disse Phineas Nigellus , ancora lisciando la sua barba 'questo non è un atto da codardi - è nobile.'
Harry l'ignorò. La sua mano era sul pomello quando Phineas Nigellus disse pigramente, 'Ho un messaggio per te da Albus Silente.'
Harry si voltò.
'Cosa dice? '
'"Rimani dove sei"'
'Io non mi sono mosso! 'disse Harry , la sua mano era ancora sul pomello. 'Allora, qual è il messaggio? '
'Te l'ho appena dato , stupido ', disse disinvolto Phineas Nigellus . 'Silente ha detto, "Rimani dove sei"'.
'Perché? 'chiese Harry impazientemente, lasciando cadere il manico del suo baule. 'Perché vuole che rimanga? Che altro ha detto?'
' Nient'altro ',disse Phineas Nigellus , alzando i sopraccigli neri e sottili come se trovasse Harry impertinente.
La rabbia che covava Harry salì come sale dall'erba la testa di una vipera . Era completamente sfinito, confuso oltre misura, aveva provato su se stesso il terrore vero, il sollievo poi di nuovo il terrore nelle ultime dodici ore, e Silente non voleva ancora parlargli!
'Così è questo che vuole, è? ' disse rumorosamente. '"Rimani dove sei"! Questo è tutto quello che anche chiunque poteva dirmi dopo che sono stato attaccato da quei Dissennatori! Solo stanne fuori, Harry, mentre gli adulti fanno il lavoro da grandi! Non ti infastidiremo però nel dirti quello che stiamo facendo perché è probabile che il tuo piccolo cervello non sia capace di affrontarlo! '
'Sai',disse Phineas Nigellus , addirittura più rumorosamente di Harry 'questo è precisamente perché io odiavo essere un insegnante! Le giovani persone si convincono infernalmente che hanno assolutamente ragione su tutto. Non hai pensato,caro il mio povero bellimbusto arruffato che è probabile che ci sia una ragione molto valida per cui il Preside di Hogwarts non ti abbia confidando ogni piccolo dettaglio dei suoi piani? Ti sei mai soffermato, mentre facevi il duro, a notare che agli ordini di Silente non ti hanno mai portato nulla che potesse farti male? No. No, come tutte le giovani persone, sei assolutamente certo che sei solo e pensi di riconoscere il pericolo da solo, tu sei il solo intelligente abbastanza da rendersi conto - tutto da solo certo - di quello che può stare progettando il Signore Oscuro - '
'Lui sta progettando qualche cosa da fare con me, allora? 'disse Harry rapidamente.
'Ho detto questo? 'disse Phineas Nigellus , esaminando pigramente i suoi guanti di seta. 'Ora, vorrai scusarmi, ho cose migliori da fare che ascoltare le angosce adolescenziali… buongiorno a te.'
E andò a zonzo verso l'orlo della sua cornice e sparì dalla vista.
'Grandioso, allora! 'barrì Harry alla cornice vuota. 'E dì grazie a Silente per il niente che mi ha detto! '
La tela silenziosa rimase vuota . Fumando, Harry trascinò di nuovo il suo baule ai piedi del suo letto, poi si gettò faccia in giù sulle coperte tarmate, i suoi occhi chiusero, il suo corpo era pesante e dolente.
Sentì come se avesse viaggiato per miglia e miglia… sembrò impossibile che meno che ventiquattro ore fa Cho Chang gli si stava avvicinando sotto il vischio… era così stanco… era spaventato all'idea di dormire… e non sapeva per quanto ancora tempo potesse lottare contro lui… Silente gli aveva detto di rimanere… doveva voler dire che gli era permesso dormire… ma era spaventato… se fosse successo di nuovo?
Stava affondando nelle ombre…
Era come se un film nella sua testa stesse aspettando di incominciare. Stava camminando per un corridoio abbandonato verso una semplice porta nera e passati muri di pietra grezzi , torce, ed una via d'accesso aperta da un volo di passi di pietra che conducevano giù dalle scale sulla sinistra…
Giunse alla porta nera ma non poteva aprirla… stava in piedi estasiato alla sua vista, si disperava per poter entrare… qualche cosa che lui voleva assolutamente con tutto il suo cuore … un premio oltre i suoi sogni… se solamente la sua cicatrice la avesse smesso di fargli male… allora sarebbe stato capace di pensare più chiaramente …
'Harry',chiamò la voce di Ron da molto lontano, 'Mamma dice che la cena è pronta, ma ti metterà da parte qualche cosa se vuoi rimanere a letto.'
Harry aprì gli occhi, ma Ron aveva già lasciato la stanza.
'Non vuole rimanere da solo con me', pensò Harry .'Non dopo quello che ha sentito dire a Moody'.
Immaginò che nessuno di loro lo avrebbe più voluto, ora che sapevano quello che c'era in lui.
Non sarebbe sceso per la cena; non voleva costringerli ad avere la sua compagnia. Si rovesciò su di un lato e, dopo un momento, cadde di nuovo nel sonno. Si svegliò molto più tardi, nelle prime ore per la mattina, lo stomaco gli faceva male per la fame e Ron russava nel letto vicino. Sbirciando nella stanza, vide il profilo oscuro di Phineas Nigellus apparire di nuovo nel suo ritratto. Harry pensò che Silente lo avesse mandato per sorvegliarlo nel caso attaccasse qualcun altro.
La sensazione di essere sporco aumentò. Quasi desiderò non aver dato ascolto alle parole di Silente… se questo era la vita che da ora in poi gli spettava a Grimmauld Place, allora, dopotuto, sarebbe stato meglio a Privet Drive.
*
Tutti passarono la mattina seguente ad attacare le decorazioni per il Natale. Harry non ricordava Sirius di così buon umore; stava davvero cantando canti gioiosi, evidentemente era felice di avere compagnia per il Natale. Harry poteva sentire la sua voce echeggiare attraverso il pavimento della fredda stanza da disegno dove lui era seduto da solo, guardando fuori dalle finestre il cielo che diventava sempre più bianco, minacciando di nevicare sentendo per tutto il tempo il senso di piacere selvaggio che aveva dato agli altri di continuare a parlare di lui, dato che erano obbligati a farlo. Quando sentì la signora Weasley chiamare leggermente il suo nome sui gradini per l'ora di pranzo, si ritirò al piano disopra e l'ignorò.
Circa alle sei di sera il campanello suonò e la signora Black cominciò a gridare di nuovo. Credendo che Mundungus o qualche altro membro dell'Ordine fosse venuto a chiamarlo, Harry si rintanò soltanto più comodamente contro il muro della stanza di Fierobecco dove si stava nascondendo, tentando di ignorare tanto la fame quanto i topi morti dell'Ippogrifo. Gli venne quasi un colpo quando qualcuno pochi minuti più tardi bussò con forza alla porta.
'So che sei lì ',disse la voce di Hermione . 'Gentilmente, vuoi per favore uscire?'Ti devo parlare.'
'Cosa stai facendo qui? 'le chiese Harry aprendo la porta mentre Fierobecco riprendeva a graffiare il pavimento ridotto a truccioli per vedere se aveva lasciato qualche frammento di topo. 'Pensavo che fossi con i tuoi a sciare? '
'Bene, per dire la verità, sciare non fa per me ',disse Hermione . 'Così, sono venuta qui per Natale.' C'era della neve fra i suoi capelli e la sua faccia era colorata di rosso per il freddo. 'Ma non dirlo a Ron. Gli ho detto che lo sci è veramente divertente perché non faceva che ridere. La mamma e il babbo sono rimasti un po' delusi, ma gli ho detto che tutti coloro che sono impegnati seriamente con gli esami stanno a Hogwarts a studiare. Vogliono che faccia bene, capiranno. Comunque, 'disse lei vivacemente', vai nella tua camera, la mamma di Ron ha acceso un fuoco e ha fatto salire tramezzini. '
Harry la seguì al primo piano. Quando lui entrò nella camera da letto, fu piuttosto sorpreso di vedere Ron e Ginny che li aspettavano, mentre erano seduti sul letto di Ron.
'Sono venuta col Nottetempo', disse Hermione dandosi delle arie; tirò via la sua giacca prima che Harry avesse avuto il tempo di parlare. 'Per prima cosa questa mattina Silente mi ha detto quello che era successo , ma io dovevo aspettare che il trimestre finisse ufficialmente prima di venire via. La Umbridge è già furiosa che siate spariti da sotto il naso, anche se Silente le ha detto che il signor Weasley era a San Mungo e lui ti aveva dato ogni permesso per visitarlo. Quindi… "
Si sedette vicino a Ginny, e le due ragazze e Ron guardarono Harry.
'Come stai? 'chiese Hermione .
'Bene',disse Harry rigidamente.
'Oh, non mentire, Harry', disse impazientemente. 'Ron e Ginny dicono che da quando sei ritornato da San Mungo ti stai nascondendo da tutti.'
'Loro si nascondono, vero? 'disse Harry , sfolgorando Ron e Ginny. Ron guardò in giù ai suoi piedi ma Ginny sembrò piuttosto imperturbabile.
'Bene, sei tu a farlo! ' lei disse. 'E non vuoi vedere nessuno di noi! '
'Siete voi che non mi volete vedere! 'disse Harry incollerito.
'Forse vi cercate a turni alterni continuando a...mancarvi ' suggerì Hermione,mentre gli angoli della sua bocca si arricciavano.
'Molto divertente ',digrignò Harry , voltandosi.
'Oh, basta incomprensioni ',disse Hermione bruscamente. 'Guarda, gli altri mi hanno detto quello che hai sentito per caso la notte scorsa con gli Orecchi Estensibili - '
'Sì? 'ringhiò Harry , le sue mani erano cacciate profondamente nelle tasche mentre ora la neve di fuori cadeva fitta. 'Tutti parlano di me, vero? Bene, ci sono abituato.'
'Noi volavamo parlarti, Harry',disse Ginny , 'ma visto che ti sei rintanato da quando sei tornato....- '
'Non voglio parlare con nessuno',disse Harry che si stava sentendo sempre meno disposto ad ascoltare.
'E' stato stupido da parte tua ',disse Ginny adiratamente, 'Sapendo che nessuno a parte me è stato posseduto da tu-sai-chi e potevo dirti come ci si sente.'
Harry rimase piuttosto colpito dall'impatto di queste parole. Poi mollò un poco.
'L'avevo dimenticato ', lui disse.
'Fortunato!', Ginny replicò alla spicciola.
'Mi dispiace Ginny ' disse Harry, e continuò. 'Così… così, pensi che io sia stato posseduto, allora? '
'Puoi ricordare bene tutto quel che hai fatto? 'chiese Ginny . 'Ci sono grandi periodi di vuoto nei quali non sai dove sei stato o fatto? '
Harry si sforzò.
'No', disse.
'Allora Tu-sai-chi non ti ha mai posseduto',disse Ginny con semplicità. 'Quando lo faceva con me, non potevo ricordare quello che facevo per ore ogni volta. Mi trovavo in qualche luogo e non sapevo come c'ero arrivata.'
Harry non osava quasi crederle, tuttavia il suo cuore si stava illuminando.....
'Quel sogno che ho fatto su tuo padre e sul serpente, pensavo....'
'Harry facevi questi sogni già da prima ', disse Hermione. 'Avevi presentimenti di Voldemort l'anno scorso.'
'Questo era diverso ',disse Harry , scuotendo la testa. 'Io ero dentro a quel serpente. Era come se il serpente fossi io… e se Voldemort mi avesse trasportato in qualche modo a Londra.....—? '
'Un giorno ',disse Hermione , sembrando completamente esasperata ' quando avrai letto Hogwarts: Una Storia, forse ti ricorderai che non ci si può materializzare o smaterializzare a Hogwarts. Neanche Voldemort poteva farti volare fuori dal dormitorio, Harry.'
'Non hai mai lasciato il tuo letto, amico ' ,disse Ron . 'Ti ho visto agitarti nel sonno per almeno un minuto prima che noi potessimo svegliarti.'
Harry cominciò a camminare su e giù per la stanza di nuovo, pensando.
Quello che gli avevano detto, non solo gli era di gran conforto, ma aveva senso… senza realmente pensare, prese un panino dal piatto sul letto e si riempì la bocca con grande appetito.
'Dopotutto non sono IO l'arma', pensò Harry. Il suo cuore si gonfiò di felicità e di sollievo, ed ebbe voglia di unirsi alla loro quando sentirono Sirius che camminava con passo pesante oltre la loro porta verso la stanza di Fierobecco, cantando 'Dio ti conservi, felice Ippogrifo' a squarcia gola.
*
Come poteva aver desiderato di voler tornare a Privet Drive per Natale? La felicità di Sirius per avere di nuovo la casa piena di compagnia e specialmente avere Harry, era contagiosa. Non era più il loro ospite intristito dell'estate; ora sembrava deciso che ognuno di loro si dovesse divertire tanto, anche di più di come avrebbero fatto restando a Hogwarts e lavorò instancabilmente per l'avvicinarsi del Natale, pulendo e decorando con il loro aiuto, in modo che per il giorno in cui erano andati a letto per la vigilia di Natale la casa era riconoscibile a stento. I candelieri macchiati non erano più appesi con le ragnetele addosso, ma con agrifoglio e festoni d'oro e d'argento; neve magica brillava a mucchi sopra i tappeti logori; un grande albero di Natale, preso da Mundungus e decorato con fate vive, nascondeva l'albero genealogico di Sirius dalla vista e anche le teste d'elfo imbalsamate sul muro della sala portavano i cappelli e la barba di Babbo Natale.
Harry si svegliò la mattina di Natale trovando una fila di regali ai piedi del suo letto e Ron che era già impegnato ad aprire i suoi - che erano un pò di più-.
'Non è andata male quest'anno ', informò Harry attraverso una nuvola di carta. 'Grazie per la Bussola da Scopa, è eccellente; batte il regalo di Hermione - mi ha regalato un pianifica-compiti .......'
Harry stava scartando i suoi regali quando ne trovò uno con la firma di Hermione. Anche a lui aveva regalato un libro che somigliava ad un'agenda solo che ogni volta che lui sfogliava una pagina c'era una voce che gridava: 'Fallo oggi o domani saranno guai! '
Sirius e Lupin avevano dato Harry un set di libri eccellenti intitolati Magia Difensiva Pratica ed il suo Uso Contro le Arti Oscure che avevano magnifiche illustrazioni a colori che si muovevano e che dimostravano incantesimi e controfatture. Harry sfogliò il primo volume con impazienza; egli immaginò che gli poteva essere molto utile per le sue lezioni al DA. Hagrid gli aveva inviato un portafogli marrone peloso provvisto di zanne, che probabilmente erano fatte per essere una protezione contro i ladri, ma sfortunatamente impedivano a Harry di inserire qualsiasi moneta senza far dei tagli alle sue dita. Il regalo di Tonks era un modellino in scala funzionante di una Firebolt, che Harry guardò volare intorno alla stanza desiderando che egli avesse avuto ancora la versione intera della scopa; Ron gli aveva dato una scatola enorme gelatine tutti gusti +1, il Sig. e la Sig.ra Weasley il solito maglione fatto a mano e qualche torta e Dobby un dipinto veramente orribile che Harry sospetto fosse fatto dall'elfo stesso. Rotolandosi si stava sistemando per vedere se poteva sembrare meglio di quanto apparisse, quando con un forte CRACK Fred e George si materializzarono ai piedi del letto.
'Buon Natale',disse George . 'Evita di scendere le scale per un pò.'
'Perché ? 'disse Ron .
'Mamma sta piangendo di nuovo ' , disse Fred pesantemente. 'Percy ha mandato di nuovo in dietro il suo maglione di Natale.'
'Senza una scritta ',aggiunse George. ' Non ha chiesto come sta Papà o se è andato a fargli visita o qualsiasi altra cosa.'
'Abbiamo tentato di consolarla ',disse Fred , muovendosi attorno al letto per guardare il ritratto di Harry' dicendole che il suo Percy non era niente più di una montagna di escrementi liquefatti di topo.'
'Non ha funzionato ',disse George,servendosi una Cioccorana. 'Così ci ha pensato Lupin. Meglio permettigli di confortarla prima che andiamo giù per colazione, penso.'
'Ad ogni modo...che cosa dovrebbe rappresentare? 'chiese Fred, non riuscendo a decifrare il dipinto di Dobby. 'Sembra un gibbone con due occhi neri.'
'È Harry! 'disse George , indicando il retro del ritratto 'Dice così! '
'Buona somiglianza ',disse Fred ridacchiando. Harry gli tirò la sua agenda da compiti nuova; colpì il muro di fronte e cadde sul pavimento dove, aprendosi, disse felicemente:
'Se tu hai punteggiato le "i"
e sei andato a capo con le "t"
allora sei libero per tutto il dì''
Si alzarono e si vestirono. Potevano sentire tutti gli ospiti della casa augurasi 'Buon Natale' l'un l'altro. Mentre scendevano incontrarono Hermione.
'Grazie per il libro, Harry ' disse felicemente. 'Volevo Nuova Teoria di Numerologia da anni! E quel profumo è veramente fuori dal comune, Ron.'
'Nessun problema ',disse Ron . 'Allora, per chi è quello? ' aggiunse, accennando con la testa al regalo ben impacchettato che stava portando con lei.
' Kreacher ',disse Hermione raggiante
'Sarebbe meglio che non fossero vestiti! ''avvertì Ron. 'Sai quello che ha detto Sirius: Kreacher sa troppo, non possiamo liberarlo! '
'Non sono vestiti ',disse Hermione , 'anche se, se fosse per me, gli darei qualcos'altro da indossare;altro che quel vecchio straccio lordo; è un piumone di patchwork, pensavo che avrebbe abbellito la sua camera da letto.'
'Che camera da letto? 'disse Harry , lasciando cadere la sua voce fino a un bisbiglio mentre stavano passando il ritratto della madre di Sirius.
'Bene, Sirius dice non è tanto una camera da letto, quanto un qualche genere di topaia 'disse Hermione . 'Apparentemente lui dorme sotto al boiler in quell'armadio a muro in cucina.'
La sognora Weasley era l'unica persona nella cantina quando loro arrivarono là. Stava di fronte alla stufa e quando augurò loro 'Buon Natale' suonò come avesse un brutto raffreddore, e tutti loro distolsero gli occhi.
'Così, questa è la camera da letto di Kreacher? 'disse Ron , andando a zonzo verso una porta scura nell'angolo davanti alla dispensa. Harry non l'aveva mai vista aprire.
'Sì',disse Hermione , sembrando un poco nervosa. 'Er… io penso che faremmo meglio a bussare.'
Ron bussò sulla porta con le sue nocche ma non ci fu risposta.
'Deve essere strisciato al piano di sopra',disse lui , e senza ulteriori indugi aprì la porta. 'Urgh! '
Harry sbirciò dentro. La maggior parte dell'armadio a muro era sollevata con una pentola vecchio stile, ma nel mezzo metro di spazio sotto i tubi, Kreacher si era fabbricato qualche cosa che somigliava ad un nido. Una gran quantità di stracci vari e vecchie coperte puzzolenti erano ammucchiati sul pavimento e la piccola fossa proprio nel mezzo indicò dove Kreacher si acciambellava per dormire ogni notte. Qui e là fra quella roba c'erano vecchie croste di pane e vecchi pezzi ammuffiti di formaggio. In un lontano angolo baluginavano piccoli oggetti e monete - era una specie di enorme salvadanaio - che Harry pensò fossero stati salvati da Kreacher dalle pulizie generali della casa per mano di Sirius , ed era riuscito anche a recuperare la fotografia argentata di famiglia che Sirius aveva gettato via durante l'estate. Anche se il vetro era rotto le piccole persone in bianco e nero che erano lì lo guardavano ancora con superbia, incluso - sentì una piccolo sussulto nel suo stomaco - la scura e pesantemente vestita donna che era in giudizio che Harry aveva visto nel Pensatoio di Silente: Bellatrix Lestrange. Da come era sistemata era la fotografia preferita di Kreacher: l'aveva messa davanti a tutti quegli oggetti ed aveva goffamente sistemato il vetro con uno scotch incantato.
'Penso che lascerò qui il suo regalo ' Disse Hermione, posando con cura il pacco nel mezzo della fossetta fra gli stracci e le coperte e chiudendo delicatamente la porta. 'Lui lo troverà più tardi, quello starà bene.'
'Venite a pensare a questo ' ,disse Sirius, spuntando dalla dispensa portando un grande tacchino mentre loro chiudevano la porta dell'armadio a muro, 'Allora qualcuno ha visto Kreacher ultimamente? '
'Non lo vedo dalla notte in cui siamo tornati ',disse Harry . 'Gli stavi ordinando di uscire fuori della cucina.'
'Sì… 'disse Sirius , aggrottando le ciglia. 'Sai, penso che quella è stata anche l'ultima volta che l'ho visto …si deve star nascondendo da qualche parte di sopra.'
'Non può essere andato via, vero? 'disse Harry . 'Voglio dire, quando gli hai detto "fuori", ha pensato forse che volevi dire "esci da casa"? '
'No, no, gli elfi domestici non possono andare via a meno che non si dia loro dei vestiti. Sono legati alla casa della loro famiglia ', disse Sirius .
"Possono lasciare la casa se lo vogliono realmente ', lo contraddisse Harry . 'Dobby lo faceva: due anni fa scappò dai Malfoy per darmi degli avvertimenti. Dopo doveva castigarsi , ma continuò ancora.'
Sirius per un momento sembrò leggermente sorpreso , poi disse 'Allora lo cercherò più tardi, mi aspetto di trovarlo di sopra che piange sui vecchi calzoni lunghi o qualche altra cosa di mia madre . Certo, potrebbe aver strisciato sotto l'armadio a muro e magari è morto… ma non mi devo illudere più di tanto.'
Fred, George e Ron risero; tuttavia Hermione sembrava risentita.
Una volta finito il pranzo di Natale, i Weasley, Harry e Hermione stavano progettando di fare un'altra visita al signor Weasley scortati da Moody e Lupin. Mundungus tornò in tempo per il budino e i giochi di Natale, essendo riuscito "a prendere in prestito" una macchina per l'occasione, visto che la metropolitana non faceva corse per il giorno di Natale. La macchina, che Harry dubitò moltissimo era stata presa col beneplacito del suo proprietario, era stata allargata con un incantesimo come era una volta la vecchia Ford Anglia dei Weasley . Anche se esternamente era ben proporzionata , dieci persone con Mundungus che guidava erano capaci di starci abbastanza comode. La signora Weasley esitò prima di entrare - Harry sapeva che la sua disapprovazione di Mundungus andava di pari passo con la sua antipatia di viaggiante senza magia - ma, il freddo che c'era fuori ed i suoi figli cha la stavano supplicando, finalmente si decise, e si piazzò - con buona grazia - nel sedile posteriore fra Fred e Bill.
Il viaggio a San Mungo fu piuttosto rapido visto che per le strade non c'era molto traffico . Un piccolo gruppo di streghe e maghi stava salendo furtivamente la strada altrimenti abbandonata per visitare l'ospedale. Harry e gli altri uscirono dalla macchina, e Mundungus parcheggiò vicino un angolo per aspettarli. Camminarono facendo finta di niente dove stava il manichino verde quindi - ad uno ad uno - superarono lo specchio.
L'area di ricevimento sembrò piacevolmente festiva: i globi di cristallo che illuminavano San Mungo erano stati colorati di rosso ed oro per divenire decorazioni di Natale gigantesche e scintillanti; dell'agrifoglio pendeva intorno a ogni entrata della porta; e gli alberi di Natale bianchi brillanti coperti in neve e ghiaccioli brillavano in ogni angolo, ognuno sormontato da una stella d'oro luccicante. C'era meno folla dall'ultima volta che erano stati là, anche se a metà strada per la stanza Harry si trovò davanti una strega con un satsuma infilato nella narice sinistra.
'Discussioni di famiglia, eh? ' sorrise furbescamente la strega bionda dietro alla scrivania. 'E' il terzo caso che vedo oggi… Danno da Incantesimo , quarto piano.'
Trovarono Mr Weasley seduto nel suo letto coi resti della cena a base di tacchino su un carrello sul suo grembo ed un'espressione piuttosto timida sulla sua faccia.
'Tutto a posto, Arthur? ' chiese la signora Weasley , dopo tutti lo salutarono e gli diedero i regali.
'Va bene, va bene', disse il signor Weasley, un pò troppo di cuore. 'Tu—l'er—non hai visto Smethwyck il Guaritore , vero? '
'No', disse sospettosamente la signora Weasley , 'perché? '
'Niente, niente', rispose il signor Weasley con un sospiro di sollievo, mentre cominciava a scartare la sua fila di regali. 'Bene, avete passato tutti una felice giornata? Cosa avete ricevuto per Natale? Oh, Harry - questo è assolutamente meraviglioso!' Aveva appena aperto il regalo di Harry: un fusibile e un cacciavite.
La signora Weasley non sembrò completamente soddisfatta della risposta del signor Weasley. Appena suo marito si sporse per scuotere la mano di Harry, lei sbirciò alla bendatura sotto la camicia da notte.
'Arthur', disse con un scatto nella sua voce come una trappola per i topi, 'hai fatto cambiare le bende. Perché hai fatto cambiare presto le tue bende un giorno prima, Arthur? Mi hanno detto che non bisognava farlo prima di domani.'
'Cosa? 'disse il signor Weasley , sembrando piuttosto spaventato e tirando le coperte del letto in su verso il torace. 'No, no - non è nulla - è - che io ....-'
Sembrò non reggere allo sguardo inquisitorio della signora Weasley.
'Bene - ora non essere sconvolta, Molly, ma Augustus Pye ha avuto un'idea… lui è il Tirocinante Guaritore, sai, il bel ragazzo mascellone si interessa di… uhm… medicina alternativa… voglio dire, alcuni di quei vecchi rimedi Babbani… bene, si chiamano punti, Molly, e funzionano molto bene sulle - sulle ferite Babbane -.... '
La signora Weasley tirò furi un urlo che era tra un grido ed un ringhio. Lupin andò a zonzo via dal letto verso il lupo mannaro che non aveva visitatori e stava guardando piuttosto desideroso la folla attorno al signor Weasley; Bill mormorò qualche cosa sul fatto di voler prendere una tazza di tè e Fred e Giorgio trotterellarono ad accompagnarlo ridacchiando.
'Vuoi venire a dirmi ', disse la signora Weasley , la sua voce diventava sempre più acuta ad ogni parola ed evidentemente non si rendeva conto che la sua comitiva alla visita stava correndo ai ripari, 'che stai perdendo tempo con i rimedi dei Babbani?'
'Non sto perdendo tempo, Molly cara ', disse il signor Weasley implorando, 'era solo - solo qualche cosa che Pye ed io abbiamo pensato di provare - solo che, sfortunatamente—bene, con questi particolari generi di ferite - non sembra funzionare così bene come noi avevamo sperato - '
'Quindi? '
'Bene… bene, non sò se sai cosa sono i...i punti? '
'Suona come se stai tentando di cucire di nuovo insieme la tua pelle ',disse con uno sbuffo di risata malinconica la signora Weasley, 'ma anche tu, Arthur non sarai così stupido da.....—'
'Credo che anch'io prenderò una tazza di tè ',disse Harry saltando in piedi.
Hermione, Ron e Ginny fecero una volata alla porta con lui quasi all'istante. Appena la porta si chiuse sbattendo dietro di loro sentirono la signora Weasley gridare, 'Cosa Intendi Che è L'Idea Generale ? '
'Tipico di papà ',disse Ginny , scuotendo la testa mentre facevano il corridoio. 'I punti… mi chiedo… '
'Bene, sai, funzionano bene sulle ferite non-magiche',disse Hermione con neutralità. 'credo che qualche cosa nel veleno di quel serpente li dissolva o qualche cosa del genere. Mi chiedo dove è la sala da tè? '
'Quinto piano ', disse Harry , ricordando il segnale sulla scrivania della strega all'entrata.
Camminarono lungo il corridoio, attraverso una fila di doppie porte e trovarono una scala traballante fiancheggiata da tanti ritratti di Guaritori dall'aspetto truce. Appena la salirono, i vari Guaritori cominciarono a parlare loro, diagnosticando strani sintomi e suggerendo rimedi orribili . Ron si risetì seriamente quando un mago medievale lo chiamò e gli disse che lui era chiaramente affetto da un brutto caso di spatagorrea (ma che ne so, me la sono inventata....) a schizzo.
'E che cosa dovrebbe essere? ' chiese adiratamente, mentre il Guaritore lo seguiva attraverso più di sei ritratti, facendosi strada fra i legittimi occupanti.
'E' la malattia più angosciosa della pelle, giovane signore, che ti lascerà butterato e più brutto di come siete ora - '
'Guarda chi stai chiamando orrendo! 'disse Ron , i suoi orecchi diventavano rossi.
'- l'unico rimedio è prendere il fegato di un rospo, legarlo stretto alla gola, rimanendo nudo alla piena luna in un barile di occhi d'anguilla - '
'Io non ho la spatagorrea a schizzo! '
'Ma le brutte macchie sul tuo viso, giovane signore..... - '
'Sono lentiggini! 'disse Ron furiosamente. 'Ora torna nel tuo ritratto e lasciami in pace! '
Si girò verso altri che si sforzavano di mantenere le facce serie.
'Che piano è questo? '
'Io penso sia il quinto',disse Hermione .
'Nah, è il quarto',disse Harry , ancora uno.....—'
Ma mentre proseguiva avanti si fermò all'improvviso fissando il piccolo set di finestre nelle doppie porte che contraddistinguevano l'inizio di un corridoio che aveva il cartello con scritto Danni da Incantesimo. Un uomo li stava osservando col naso pigiato contro il vetro. Aveva capelli biondi e ondulati, occhi di un blu brillante ed un sorriso vago e largo che rivelava denti di un bianco splendente .
'Blimey! 'disse Ron, fissando anche lui l'uomo.
'Oh, santo cielo' disse improvvisamente Hermione , sembrando senza fiato. 'Professore Allock! '
Il loro ex insegnante di Difesa contro le Arti Oscuro spinse le porte aprendole e si mosse verso di loro indossando un lungo vestito color lillà.
'Bene, ciao a vuoi! ' disse. 'Mi aspetto che vogliate il mio autografo, volete? '
'Non è cambiato molto, vero? ' mormorò Harry a Ginny che ridacchiò.
'Er—come sta, Professore? 'disse Ron , sentendosi leggermente colpevole. Era stata la bacchetta malfunzionante di Ron che aveva ridotto così malamente la memoria del professor Allock da spedirlo a San Mungo , ma siccome Allock aveva tentato di svuotare in maniera permanente i suoi ricordi e quelli di Ron la comprensione di Harry finì.
'Sto davvero molto bene, grazie! ' disse esuberatamente Allock, tirando fuori un calamo di penna di pavone piuttosto malridotta dalla sua tasca. 'Ora, quanti autografi vorresti? Ora sono capace di scrivere, sai! '
'Er - per il momento non ne vogliamo, grazie',disse Ron , alzando le sue sopracciglia a Harry che chiese 'Professore, dovrebbe stare a zonzo per i corridoi? Non dovrebbe essere in una custodia? '
Il sorriso si affievolì lentamente dalla faccia Allock. Per qualche istante fissò la faccia di Harry, poi disse, 'Non ci siamo già incontrati? '
'Er… sì',disse Harry . 'Ci insegnava a Hogwarts, ricorda?'
'Insegnavo? 'ripetè Allock, sembrando leggermente confuso. 'Io? Cosa facevo? '
E poi il sorriso riapparve così improvvisamente sulla sua faccia che li fece preoccupare.
'Ti ho insegnato tutto quello che sai, mi aspetto, giusto? Bene, a proposito degli autografi? Diciamo una dozzina tonda, così puoi darli a tutti i tuoi piccoli amici e nessuno rimarrà senza! '
Ma poi una testa uscì fuori da una porta verso la fine del corridoio ed una voce chiamò, 'Gilderoy, ragazzo birichino, dove sei stato in giro? '
Una Guaritrice dallo sguardo materno che portava una ghirlanda di ninnoli tra i capelli venne saltellando al corridoio, sorridendo vivamente a Harry e agli altri.
'Oh, Gilderoy, hai delle visite! Che bello, ed il giorno di Natale perfino! Sapete, non ha mai delle visite, povero agnellino , e io non so perché, è così dolce, vero? '
'Stavamo facendo degli autografi! 'disse Gilderoy alla Guaritrice con un altro sorriso smagliante. Ne vogliono un sacco, non vogliono sentire ragioni! Spero solo che abbiamo fotografie a sufficienza! '
'Assecondatelo', disse la Guaritrice, prendendo il braccio di Allock e guidandolo come se fosse un bimbo di due anni. Era molto conosciuto parecchi anni fa; speriamo ardentemente che questa sua inclinazione a firmare autografi sia un segno che la sua memoria stia ricominciando a tornare. Verresti da questa parte? E’ in stretta custodia, sai, deve essere filato via mentre stavo portando dentro i regali di Natale, la porta generalmente è chiusa….non che sia pericoloso! Ma, abbassò la sua voce ad un sussurro, “è un guaio per lui, benedetto…non sa chi è, vedi, va in giro e non sa come tornare indietro…è carino da parte tua essere venuto a trovarlo”.
'Er',disse Ron , gesticolando al pavimento 'veramente eravamo per.......'
Ma il Guaritore stava sorridendo loro pieno di speranza , ed il mormorio debole di Ron di '......prendere una tazza di tè ' uscì senza essere sentito. Si guardarono l'un l'altro senza possibilità di rifiutare, poi seguirono Allock ed il suo Guaritore lungo il corridoio.
'Non staremo molto ', disse quietamente Ron.
Il Guaritore puntò la sua bacchetta alla porta del Ricovero Janus Thickey e mormorò, ' Alohomora.' La porta si aprì e lei entrò, tenendo forte il braccio di Gilderoy finché lo fece accomodare in una poltrona accanto al suo letto.
'Questo è il ricovero per i nostri residenti a lungo termine ', informò Harry, Ron, Hermione e Ginny a voce bassa. 'Per danni permanenti da incantesimo , sapete. Certo, con pozioni riparatrici, incantesimi e un pò di fortuna, possiamo far fare dei miglioramenti. Gilderoy sembra si stia riavendo; e abbiamo visto un vero miglioramento nel signor Bode, sembra stia riguadagnando molto bene la facoltà di parlare, sebbene stia parlando ancora una lingua che non capiamo. Bene, devo finire di distribuire i regali di Natale, vi lascerò un pò a chiacchierare.'
Harry si guardò attorno. Il ricovero sembrava aver l'aspetto inconfondibile di dare una degenza davvero definitiva. Gli ospiti avevano molti più effetti personali attorno ai loro letti che nella stanza del signor Weasley; il muro sopra la testata del letto di Gilderoy, per esempio era tappezzato di suoi ritratti, tutti che sorridevano smaglianti ed ammiccanti ai nuovi arrivati. ne aveva autografato la maggior parte con una scrittura incerta, da bambino. Nell'istante in cui era stato messo a sedere sulla poltrona dal Guaritore, Gilderoy tirò fuori una pila di nuove fotografie verso lui, prese un calamo e cominciò a firmarli alacremente.
'Tu puoi metterli nelle buste ', disse a Ginny, tirando le foto firmate una alla volta nel suo grembo appena ebbe finito. 'Non mi sono dimenticato, sai, no, ricevo ancora una gran quantità di posta dai miei fan… Gladys Gudgeon mi scrive ogni settimana… Vorrei sapere perchè....' Fece una pausa, sembrando un pò confuso, poi rise di nuovo e ritornò ai suoi autografi con vigore rinnovato.' Credo che sia semplicemente perché sono bello.... '
Un mago di carnagione giallognola e dall'aspetto moribondo giaceva nel letto vicino guardando il soffitto; borbobottava fra se e se e sembrava piuttosto inconsapevole di quello che succedeva intorno. Due letti più avanti c'era una donna che aveva tutta la testa ricoperta di una folta pelliccia; Harry ricordò che una cosa del genere era capitata anche ad Hermione durante il secondo anno, anche se fortunatamente il danno nel suo caso non era stato permanente. Giù in fondo alla fine del reparto erano state sistemate delle tende a fiori fra i letti per dare agli astanti e ai visitatori una certa privacy.
'Sei qui Agnes ', disse brillantemente la Guaritrice alla donna dal viso impellicciato, dandole un mucchietto di regali di Natale. 'Vedi, non mi sono dimenticata, sai? E tuo figlio ha spedito un gufo per dire che verrà questa sera a farti visita, non è carino? '
Agnes abbaiò forte.
'E guarda, Broderick, ti hanno spedito un vasetto di piante ed un bel calendario con un Ippogrifo stravagante e diverso per ogni mese; sono luminescenti sai ? ' disse la Guaritrice, mentre andava di corsa verso l'uomo che borbottava, che con lunghi e ondeggianti tentacoli stava mettendo quella pianta piuttosto brutta sull'armadietto di lato al letto e attaccando il calendario al muro con la sua bacchetta. 'E - oh, signora Pacioch, sta già andando via ? '
Harry si voltò. Le tende erano state tolte da dietro ai due letti alla fine del reparto e due visitatori stavano camminando di nuovo per il corridoio tra i letti: era una vecchia strega dall'aspetto altero che portava un lungo vestito verde e una pelliccia di volpe tarmata ed un cappello a punte decorato con quello che era inequivocabilmente un avvoltoio imbalsamato e, strisciando dietro di lei sembrando completamente depresso - Neville.
Con uno sforzo improvviso per cercare di capire, alla fine Harry si rese conto chi erano le persone sui letti in fondo. Cercò con tutti i mezzi che aveva a disposizione di distogliere l'attenzione cosicchè Neville avrebbe potuto lasciare il reparto senza essere visto e senza troppe domande, ma anche Ron lo aveva visto quando sentì nominare il nome 'Pacioch', e prima che Harry potesse fermarlo aveva chiamato, 'Neville! '
Neville saltò e si accovacciò come se una pallottola lo avesse mancato di poco.
'Siamo noi, Neville! 'disse Ron euforico, arrivando ai suoi piedi. 'Hai visto -? Allock è qui! Tu chi stai visitando? '
'Sono tuoi amici, Neville caro? ' disse la nonna di Neville graziosamente, abbassandosi su tutti loro.
Neville sembrava volersi trovare in qualsiasi parte del mondo ma non lì. Una vampata di rossore gli colorò il viso e non guardò nessuno di loro.
'Ah, sì', disse sua nonna, guardando da vicino Harry e tirando fuori una mano rinsecchita per stringerla a lui. 'Sì, sì, io so chi sei tu, certo! Neville mi parla spesso di te.'
'Er - grazie', disse Harry stringendole la mano. Neville non lo guardava, ma fissava i suoi piedi e il rossore diventava sempre più evidente.
'E voi due siete chiaramente dei Weasley', continuò la signora Pacioch, porgendo in modo regale la sua mano a Ron e a Genny a turno. 'Sì, conosco i tuoi genitori—non bene, chiaramente—ma persone eccellenti, persone eccellenti… e tu devi essere Hermione Granger? '
Hermione sembrò piuttosto sorpresa che la signora Pacioch conoscesse il suo nome, ma le strinse la mano lo stesso.
'Sì, Neville mi ha detto di voi. L'avete aiutato a venir fuori da situazioni imbarazzanti, vero? E' un bravo ragazzo ' disse, gettando uno sguardo piuttosto austero dal suo naso ossuto a Neville, 'ma lui ha non ha il talento di suo padre, ho paura dire.' E lei diede una scossa la sua testa nella direzione dei due letti alla fine del reparto, tanto che l'avvoltoio imbalsamato sul suo cappello traballò pericolosamente.
'Cosa? 'disse Ron, sembrando stupito. (Harry voleva dare un calcetto sugli stinchi di Ron, ma quel genere di cosa è molto più difficile farla passare inosservata quando si portano i jeans piuttosto che le toghe.) 'Quello giù in fondo è tuo Padre, Neville? '
'Che significa questo? ' disse bruscamente la signora Pacioch. 'non hai parlato dei tuoi genitori ai tuoi amici, Neville? '
Neville fece un profondo respiro, guardò su al soffitto e scosse la testa. Harry non poteva ricordare di essersi mai sentito così dispiaciuto per qualcuno, ma non poteva pensare ad alcun modo per aiutare Neville ad uscire da questa situazione.
'Bene, non c'è nulla di cui vergognarsi! 'disse adirata la signora Pacioch. 'Dovresti essere orgoglioso, Neville, ORGOGLIOSO! Loro non hanno dato via la loro salute e la loro sanità mentale perché il loro unico figlio avesse vergogna di loro, sai! '
'Io non ho vergogna 'disse, Neville , molto debolmente guardando ovunque ma non ancora Harry e gli altri. Ora Ron stava andando in punta di piedi a guardare gli occupanti dei due letti.
'Bene, hai uno strano modo di mostrarlo! ' disse la signora Pacioch. 'Mio figlio e sua moglie ', disse, rivolgendosi superbamente a Harry, Ron, Hermione e Ginny, 'furono torturati fino alla pazzia dai seguaci di Tu-sai-chi.'
Hermione e Ginny portarono le mani alla bocca. Ron smise di allungare il collo per dare un'occhiata ai genitori di Neville e sembrò mortificato.
'Loro erano Auror, sapete, e molto ben rispettati all'interno della comunità dei maghi 'prosegui la signora Pacioch. ' Estremamente dotati d'ingegno, tutti e due. Io - sì, Alice cara, cosa c'è? '
La madre di Neville si era avvicinata avanzando lentamente con la sua vestaglia. Lei non aveva più il viso felice e spensierato che Harry aveva visto nella vecchia fotografia dell'originale Ordine della fenice di Moody. La sua faccia era magra ed esausta, i suoi occhi sembrarono infossati ed i suoi capelli che erano diventati bianchi era secchi e dall'aspetto malato. Non sembrò voler parlare, o forse non ne era capace , ma fece dei timidi movimenti verso Neville, tenendo qualche cosa nella sua mano distesa.
'Di nuovo? ' disse la signora Pacioch, sembrando lievemente stanca. 'Molto bene, Alice cara, molto bene - Neville, prendilo, qualunque cosa sia.'
Ma Neville aveva già allungato la sua mano nella quale sua madre lasciò cadere l'incarto vuoto di un Drooble's Best Blowing Gum.
'Molto bello, cara' ,disse la nonna di Neville con una voce falsamente allegra, accarezzando la madre di Neville sulla spalla.
Ma Neville disse quietamente , 'Grazie, Mamma.'
Sua madre barcollò via, torno verso il reparto, cantarellando fra se e se. Neville guardò gli altri, la sua espressione era provocatoria, come se stesse sfidandoli a ridere, ma Harry pensò che in vita sua non poteva aver mai trovato nessuna cosa meno divertente.
'Bene, faremmo meglio ad andare', sospirò la signora Pacioch indossando i suoi lunghi guanti verdi. 'Piacere di avervi conosciuto. Neville, metti quell'incarto nel bidone, te ne ha dati così tanti che ci puoi tappezzare la tua camera da letto.'
Ma mentre loro andarono via, Harry era sicuro di aver visto Neville far scivolare delicatamente quell'incarto nella sua tasca.
La porta si chiuse dietro di loro.
'Non l'ho mai saputo ',disse Hermione sembrando sul punto di piangere.
'Nemmeno io ',disse Ron piuttosto raucamente.
'Neanche io ',bisbigliò Ginny .
Tutti guardarono Harry.
'Io si ' disse tristemente. 'Silente me lo disse ma io promisi che non l'avrei detto a nessuno..... questo è il motivo per cui Bellatrix Lestrange fu spedita ad Azkaban, per aver usato la Maledizione Cruciatus sui genitori di Neville fino a portarli alla follia.'
'Bellatrix Lestrange ha fatto questo? 'bisbigliò inorridita Hermione. Quella donna di cui Kreacher ha una fotografia nella sua topaia? '
Ci fu un silenzio lungo, rotto dalla voce arrabbiata di Allock.
'Guarda, non sono capace di scrivere per niente, sapete! '
CAPITOLO 24 - Occlumanzia
Kreacher, si scoprì, era rimasto nascosto nel solaio. Sirius disse di averlo trovato lassù, coperto di polvere, e senza dubbio alla ricerca di qualche altra reliquia della famiglia Black da nascondere nella sua credenza. Nonostante Sirius sembrasse soddisfatto di questa spiegazione, Harry si sentiva inquieto. Kreacher sembrava essere di umore migliore dopo la sua riapparizione, i suoi acidi borbottii si erano in qualche modo affievoliti e obbediva agli ordini molto più docilmente del solito, anche se una volta o due Harry colse l'elfo domestico a fissarlo intensamente, distogliendo velocemente lo sguardo ogni volta che si accorgeva che Harry lo aveva notato.
Harry non parlò dei suoi vaghi sospetti a Sirius, la cui allegria stava evaporando ora che il Natale era passato. Più la data del loro ritorno a Hogwarts si avvicinava, più Sirius diventava incline a quello che la signora Weasley chiamava "eccesso di cattivo umore", diventando taciturno e burbero, e richiudendosi per ore nella camera di Fierobecco. La sua malinconia serpeggiava nella casa, infiltrandosi dotto le porte come un gas nocivo, così che tutti ne venivano contagiati.
Harry non voleva lasciare di nuovo Sirius da solo con Kreacher; di fatto, per la prima volta nella sua vita, non era ansioso di ritornare ad Hogwarts. Ritornare a scuola avrebbe voltuto dire ritrovarsi ancora una volta sotto la tirannia di Dolores Umbridge, che senza dubbio aveva fatto approvare un'altra dozzina di decreti durante la loro assenza; non ci sarebbe stata l'impaziente attesa del Quidditch visto che era stato bandito; con ogni probabilità la mole dei loro compiti sarebbe aumentata con l'avvicinarsi degli esami; e Silente rimaneva lontano come sempre. Di fatto, se non fosse stato per l’ES, Harry pensava che avrebbe supplicato Sirius di permettergli di lasciare Hogwarts e rimanere a Grimmauld Place.
Poi, durante l'ultimo giorno di vacanza, successe qualcosa che fece sì che Harry temesse concretamente il suo ritorno a scuola.
"Harry caro", disse la signora Weasley, infilando la testa nella stanza che divideva con Ron, mentre stavano giocando con gli scacchi magici con Hermione, Ginny e Grattastinchi che li osservavano, "potresti scendere in cucina? Il professor Piton vorrebbe dirti una cosa."
Harry non realizzò immediatamente quello che gli stava dicendo: una delle sue torri stava sostenendo un furioso combattimento con uno dei pedoni di Ron e Harry la stava incitando con entusiasmo.
"Schiaccialo, schiaccialo, è solo un pedone, stupida. Mi scusi, signora Weasley, cosa stava dicendo?"
"Il professor Piton, caro. In cucina. Vorrebbe parlarti."
La bocca di Harry si spalancò per il terrore. Guardò Ron, Hermione e Ginny, che a loro volta lo guardavano a bocca aperta. Grattastinchi, che Hermione aveva trattenuto con difficoltà nell'ultimo quarto d'ora, saltò allegramente sulla scacchiera provocando un fuggi fuggi dei pezzi alla ricerca di un riparo, mentre squittivano con tutta la loro voce.
"Piton?" disse Harry ......
"Il professor Piton, caro", lo corresse la sigora Weasley. "Su, sbrigati, ha detto che non può fermarsi a lungo."
"Cosa può volere da te?" disse Ron, apparendo snervato mentre la signora Weasley si allontanava dalla stanza. "Non hai fatto niente, vero?"
"No!" disse Harry con indignazione, sforzandosi di pensare a cosa potesse aver fatto per far sì che Piton venisse a cercarlo a Grimmauld Place. Aveva forse preso una "T" nel suo ultimo compito?
Un paio di minuti dopo, spinse la porta della cucina e trovò Sirius e Piton seduti al lungo tavolo che guardavano in direzioni opposte. Il silenzio fra loro era pesante e pieno di mutuo disprezzo. Una lettera giaceva aperta sul tavolo di fronte a Sirius.
"Ehm ..., " disse Harry per segnalare la sua presenza.
Piton si voltò per guardarlo, il suo volto era incorniciato da ciocche di capelli neri e unti.
"Siediti, Potter"
"Sai," disse Sirius a voce alta, inclinandosi sulle gambe posteriori della sedia e parlando rivolto al soffitto, " preferirei che tu non dessi ordini qui, Piton. Vedi, questa è casa mia."
Uno sgradevole rossore coprì la pallida faccia di Piton. Harry si sedette di fianco a Sirius, di fronte a Piton.
"Avrei dovuto vederti da solo, Potter", disse Piton con il solito sogghigno che gli increspava la bocca, "ma Black ..."
"Sono il suo padrino," disse Sirius con voce più alta che mai.
"E io sono qui per ordine di Silente," disse Piton, la cui voce invece stava diventando sempre più quieta e pungente, " ma in ogni caso, rimani pure Black, so che ti piace sentirti ... coinvolto."
"E con questo cosa intendi dire?" disse Sirius, facendo ricadere la sedia su tutte e quattro le gambe con un forte rumore.
"Semplicemente che sono sicuro che devi sentirti ... ah ... frustrato dal fatto che non puoi fare niente di utile," Piton sottolineò delicatamente la parola, "per l'Ordine."
Stavolta toccò a Sirius arrossire. Le labbra di curvarono in segno di trionfo mentre si voltava verso Harry.
"Il Preside mi ha mandato per comunicarti, Potter, che desidera che tu studi Occlumanzia questo semestre."
"Studiare cosa?" chiese Harry.
Il sogghigno di Piton diventò più pronunciato.
"Occlumanzia, Potter. La difesa magica della mente contro le penetrazioni esterne. Una branca oscura, ma estremamente utile, della magia."
Il cuore di Harry cominciò a battere molto velocemente. Difesa contro le penetrazioni esterne? Ma non era posseduto, tutti si erano detti d'accordo su questo ...
"Perché devo studiare Occlu-qualcosa?" balbettò.
"Perché il Preside ritiene che sia una buona idea," disse Piton tranquillamente. "riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dovrai dire a nessuno quello che stai facendo, soprattutto a Dolores Umbridge. Hai capito?"
"Si," rispose Harry. "Chi sarà il mio insegnante?"
Piton sollevò un sopracciglio.
"Io," rispose.
Harry provò un'orribile sensazione, come se le sue budella si stessero sciogliendo.
Lezioni extra con Piton ... cosa poteva aver fatto per meritarsi questo? Si girò verso Sirius in cerca di sostegno.
"Perché non può essere Silente l'insegnante di Harry?" chiese Sirius aggressivo. "perché proprio tu?"
"Suppongo che sia perché è un privilegio del Preside delegare i compiti meno gradevoli," disse Piton seraficamente. "Vi assicuro che non ho certo richiesto io questo lavoro". Si alzò in piedi. "Ti aspetto alle sei in punto lunedì sera, Potter. Nel mio ufficio. E se qualcuno te lo chiede, stai facendo ripetizioni di Pozioni. Chiunque ti abbia visto durante una delle mie lezioni non può negare che tu ne abbia bisogno."
Si voltò per andarsene, facendo ondeggiare il nero mantello dietro di lui.
"Aspetta un attimo," disse Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò per fronteggiarlo, sogghignando.
"Andrei un po' di fretta, Black. A differenza di te non dispongo di illimitato tempo libero."
"Verrò subito al punto, allora," disse Sirius alzandosi. Era più alto di Piton, il quale, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello intorno a quella che, Harry ne era sicuro, era l'impugnatura della sua bacchetta. "Se vengo a sapere che stai usando queste lezioni di Occlumanzia per dar fastidio a Harry, dovrai fare i conti con me.”
“Molto toccante,” sogghignò Piton. “ Ma sicuramente avrai notato che Potter assomiglia molto a suo padre?”
“Si, l’ho notato,” disse con orgoglio Sirius.
“Bene, allora saprai che è così arrogante che ogni critica rimbalza semplicemente su di lui” disse Piton.
Sirius spinse rumorosamente da parte la sedia e girò intorno al tavolo dirigendosi verso Piton e tirando fuori la bacchetta magica mentre si muoveva. Piton estrasse la sua. Si fronteggiarono, Sirius con uno sguardo livido, Piton calcolatore, con gli occhi che si spostavano dalla punta della bacchetta di Sirius al suo volto.
“Sirius!” urlò Harry, ma Sirius sembrava non ascoltarlo.
“Ti avevo avvisato, Piagnucosello,” disse Sirius con la faccia a pochi centimetri da quella di Piton, “non mi interessa se Silente pensa che tu ti sia ravveduto, io so perfettamente …”
“Oh, ma perché non glielo dici allora?” sussurrò Piton. “O hai paura che possa non prendere sul serio i consigli di un uomo che ha passato gli ultimi sei mesi nascosto in casa di sua madre?”
“Dimmi, come sta Lucius Malfoy in questo periodo? Mi aspetto che sia molto contento che il suo cagnolino lavori ad Hogwarts, o no?”
“A proposito di cani,” disse mollemente Piton, “lo sapevi che Lucius Malfoy ti ha riconosciuto l’ultima volta che ahi rischiato una gita fuori di qui? Buona idea, Black, farti vedere su un sicuro binario della stazione … ti fornisce una scusa di ferro per non lasciare più il tuo rifugio in futuro, non è vero?”
Sirius alzò la sua bacchetta.
“NO!” gridò Harry, saltando al di là del tavolo e cercando di mettersi fra di loro. “Sirius, non farlo!”
“Mi stai dando del codardo?” ruggì Sirius, cercando di spingere via Harry, ma Harry non si sarebbe lasciato spostare.
“Beh, sì, credo proprio di sì,” disse Piton.
“Harry – spostati – da –lì,” ringhiò Sirius, spingendolo da una parte con la mano libera.
La porta della cucina si aprì e l’intera famiglia Weasley, accompagnata da Hermione, entrò, tutti con aria felice, e con il signor Weasley che avanzava felice in mezzo a loro, indossando un pigiama a righe sotto l’impermeabile.
“Guarito!” annunciò allegramente a tutti quelli che erano in cucina. “Completamente guarito!”
Il signor Weasley e tutti gli altri si fermarono sulla soglia, fissando la scena di fronte a loro, a sua volta sospesa, con Sirius e Piton entrambi rivolti verso la porta e con le bacchette magiche rivolte verso il viso dell’altro, mentre Harry stava in mezzo a loro cercando di dividerli.
“Per la barba di Merlino,” disse il signor Weasley mentre il sorriso gli scivolava dal viso, “cosa sta succedendo qui?”
Sirius e Piton abbassarono le bacchette. Harry guardò prima l’uno poi l’altro. I loro volti esprimevano estremo disprezzo, tuttavia l’inaspettato arrivo di così tanti testimoni sembrò averli riportati in sé. Piton, rimise in tasca la bacchetta, girò sui suoi tacchi e attraversò la cucina, passando davanti ai Weasley senza dire una sola parola. Quando arrivò alla porta si voltò.
“Sei in punto. Lunedì sera, Potter.”
E se ne andò. Sirius osservò la scena con disprezzo, la bacchetta al suo fianco.
“Cosa stavate facendo?” chiese di nuovo il signor Weasley.
“Niente Arthur,” rispose Sirius, che stava respirando pesantemente come dopo una lunga corsa. “Solo un’amichevole chiacchierata fra due vecchi compagni di scuola.” Con grande sforzo, Sirius sorrise. “Allora … completamente guarito? Questa è una grande notizia, veramente grande.”
“Davvero,” disse la signora Weasley, guidando suo marito verso una sedia. “Il guaritore Smethwyck ha fatto funzionare la sua magia alla fine, ha trovato un antidoto per qualsiasi cosa quel serpente avesse nei suoi denti avvelenati, e Arthur ha imparato la lezione sul dilettarsi con la medicina dei Babbani, non è vero caro ?” aggiunse in tono quasi minaccioso.
“Si, Molly, tesoro,” disse il signor Weasley docilmente.
La cena di quella sera avrebbe potuto essere molto allegra con il signor Weasley di nuovo fra di loro. Harry poteva dire che Siruis ci stava provando a renderla allegra, tuttavia quando il suo padrino non si sforzava di ridere forte agli scherzi di Fred e George o non incoraggiava qualcuno a servirsi di altro cibo, sul volto compariva una triste e pensierosa espressione. Harry era separato da lui da Mundungus e da Malocchio, che era passati per congratularsi con il signor Weasley. Voleva parlare con Sirius, dirgli di non fare caso a nessuna delle parole di Piton, che Piton lo aveva provocato deliberatamente e che lui e tutti gli altri non pensavano che fosse un codardo perché stava facendo ciò che Silente gli aveva detto e restava a Grimmauld Place. Ma non ebbe l’opportunità di farlo e, guardando l’orribile espressione sul volto di Sirius, Harry si chiese se avrebbe osato affrontare l’argomento se ne avesse avuto l’occasione. Invece, raccontò sottovoce a Ron e Hermione delle lezioni di Occlumanzia che avrebbe fatto con Piton.
“Silente vuole che tu non faccia più quei sogni su Voldemort,” disse subito Hermione. “Bene, non ti dispiacerà non farli più, vero?”
“Lezioni in più con Piton?” disse Ron, con espressione atterrita. “Preferire avere gli incubi.”
Sarebbero dovuti ritornare a Hogwarts con il Nottetempo il giorno seguente, scortati ancora una volta da Tonks e Lupin, i quali stavano facendo colazione quando Harry, Ron e Hermione scesero la mattina seguente. Gli adulti sembravano nel bel mezzo di una conversazione segreta quando Harry aprì la porta; tutti si guardarono intorno frettolosamente e si zittirono.
Dopo una veloce colazione, cominciarono ad indossare giacche e sciarpe per ripararsi dal freddo di quella grigia mattina di gennaio. Harry provò una sgradevole ed opprimente sensazione nel petto; non voleva salutare Sirius. Aveva un brutto presentimento riguardo questa separazione; non sapeva quando si sarebbero rivisti e sentiva il bisogno urgente di dire qualcosa a Sirius per impedirgli di fare qualcosa di stupido – Harry temeva che l’accusa di codardia di Piton avesse ferito Sirius a tal punto che forse già ora stava progettando una sconsiderata uscita da Grimmauld Place. Prima che potesse pensare a cosa dirgli, comunque, Sirius gli stava facendo segno di avvicinarsi.
“Volevo darti questo,” disse piano, mettendo in mano a Harry qualcosa di malamente impacchettato e che aveva più o meno le dimensioni di un libro tascabile.
“Cos’è?” chiese Harry.
“Un modo per farmi sapere se Piton ti tormenta. No, non lo aprire qui!” disse Sirius, guardando con circospezione la signora Weasley, che stava cercando di convincere i gemelli ad indossare guanti di maglia fatti a mano. “Dubito che Molly approverebbe – ma voglio che lo usi se hai bisogno di me, d’accordo?”
“OK,” disse Harry, infilando il pacchetto nella tasca interna della sua giacca, sapendo già che non lo avrebbe usato qualsiasi cosa fosse. Non sarebbe certamente stato lui, Harry, quello che avrebbe attirato Sirius fuori dal suo sicuro rifugio, non avrebbe avuto importanza quanto ignobilmente Piton lo avrebbe trattato nelle ormai prossime lezioni di Occlumanzia.
“Andiamo allora,” disse Sirius, battendo una mano sulla spalla di Harry e sorridendo arcignamente, e prima che Harry potesse dire qualcos’altro, erano già saliti di sopra fermandosi davanti alla porta d’ingresso pesantemente chiusa con catene e lucchetti, circondati dai Weasley.
“Arrivederci, Harry, stai attento,” disse la signora Weasley, abbracciandolo.
“Ci vediamo, Harry, e tieni d’occhio i serpenti per me!” disse allegramente il signor Weasley, stringendogli la mano.
“Si … giusto,” disse distrattamente Harry. Era la sua ultima occasione di dire a Sirius di essere prudente; si voltò, guardò in faccia il suo padrino e aprì la bocca per parlare, ma prima che potesse farlo Sirius lo stava abbracciando velocemente con un solo braccio, dicendogli in modo burbero “Abbi cura di te, Harry.” Un attimo dopo Harry si ritrovò spinto nella fredda aria invernale, con Tonks (quel giorno camuffata come una donna alta e vestita di tweed, con capelli color grigio ferro) che lo seguiva sugli scalini.
La porta del numero dodici si chiuse di colpo dietro di loro. Seguirono Lupin giù per la scala d’ingresso. Appena raggiunsero il marciapiedi, Harry si guardò intorno. La casa al numero dodici si stava stringendo rapidamente mentre gli edifici ai suoi lati si tendevano lateralmente, nascondendola alla vista. Dopo un battito di ciglia, era scomparsa.
“Andiamo, prima saliamo sull’autobus meglio è,” disse Tonks ed Harry notò che c’era nervosismo nelle occhiate che lanciò nell’isolato. Lupin stese il braccio destro.
BANG.
Un autobus a tre piani, di un viola accecante, era apparso dal nulla nell’aria sottile di fronte a loro, quasi travolgendo il più vicino lampione che si scansò per evitarlo.
Un ragazzo magro, foruncoloso e con un paio di orecchie a sventola, vestito con un’uniforme viola, saltò sul pavimento dicendo “Benvenuti sul …”
“Sì, sì, lo sappiamo, grazie,” lo interruppe velocemente Tonks. “Su, su, salite …”
Poi spinse Harry su per gli scalini, passando davanti al conduttore, che strabuzzò gli occhi quando vide passare Harry.
“Ma … è Harry …!”
“Se continui ad urlare il suo nome ti lancio una maledizione di memoria,” mormorò Tonks minacciosa, mentre spingeva avanti Ginny e Hermione.
“Ho sempre voluto salirci sopra,” disse Ron felice, raggiungendo Harry a bordo e guardandosi intorno.
Era notte l’ultima volta che Harry aveva viaggiato sul Nottetempo e i suoi tre piani erano pieni di letti dal telaio di ottone. Ora, di prima mattina, era stipato con un assortimento di sedie spaiate, casualmente raggruppate vicino ai finestrini. Qualcuna sembrava essere caduta quando l’autobus si era fermato brutalmente a Grimmauld Place; alcuni maghi e streghe si stavano rialzando in piedi, brontolando, e le borse della spesa di qualcuno di loro era scivolate lungo tutto l’autobus: uno sgradevole miscuglio di _______, scarafaggi e pasticcini alla crema era sparso su tutto il pavimento.
“Sembra che dovremo dividerci,” disse bruscamente Tonks, guardandosi intorno alla ricerca di sedie vuote. “Fred, George e Ginny, potete sistemarvi su quelle sedie in fondo … Remus può stare con voi.”
Tonks, Harry, Ron e Hermione salirono all’ultimo piano, dove c’erano due sedie libere davanti e altre due in fondo. Stan Picchetto, il bigliettaio, seguì avidamente Harry e Ron in fondo all’autobus. Tutte le teste si voltarono al passaggio di Harry e, quando si mise a sedere, vide tutte le facce girasi di nuovo avanti.
Mentre Harry e Ron davano a Stan undici falci ciascuno, l’autobus ripartì, oscillando spaventosamente. Rombò lungo Grimmauld Place, serpeggiando su e giù dal marciapiedi, poi, con un altro tremendo BANG, furono tutti spinti nuovamente all’indietro; la sedia di Ron si rovesciò verso destra e Pigwidgeon, che si trovava sulle sue ginocchia, uscì dalla gabbia e volò via cinguettando selvaggiamente verso la parte anteriore dell’autobus dove si sistemò sulla spalla di Hermione. Harry, che era riuscito ad evitare la caduta aggrappandosi al braccio di un candeliere, guardò fuori dal finestrino: adesso stavano correndo su quella che sembrava un’autostrada.
“Appena fuori Birmingham,” disse allegramente, rispondendo alla domanda inespressa di Harry mentre Ron si tirava su dal pavimento. “Come ti va’, Harry? Ho visto il tuo nome sui giornali un sacco di volte quest’estate, ma non è che se ne parlasse molto bene. Ho detto a Ern, gli ho detto, non sembrava matto quando lo abbiamo incontrato, vero?”
Diede loro i biglietti e continuò a guardare Harry, affascinato. Evidentemente a Stan non importava quanto matto qualcuno fosse, se era abbastanza famoso da avere il suo nome sui giornali. Il Nottetempo oscillò in modo allarmante, sorpassando una fila di auto dalla parte interna. Guardando verso la parte anteriore dell’autobus, Harry vide Hermione coprirsi gli occhi con le mani, mentre Pigwidgeon dondolava allegramente sulla sua spalla.
BANG.
Le sedie scivolarono di nuovo all’indietro quando il Nottetempo saltò dall’autostrada di Birmingham ad un tranquillo sentiero di campagna pieno di brusche curve. Da entrambi i lati del viottolo le siepi balzavano di lato quando l’autobus saliva sui bordi. Da qui si spostarono nel bel mezzo della strada principale di una città trafficata, poi su un viadotto circondato da basse colline, e ancora su una strada ventosa che attraversava un altipiano, ogni volta con un grande BANG.
“Ho cambiato idea,” brontolò Ron, alzandosi dal pavimento per la sesta volta, “non voglio mai più salire su questo affare.”
“Attenzione, la fermata dopo questa sarà Hogwarts,” disse Stan, inclinandosi verso di loro. “Quella donna prepotente che salita insieme a voi ci ha dato una piccola mancia per farvi passare avanti nella fila. Dobbiamo solo far scendere Madama Marsh per prima, visto che …” sentirono il rumore di un conato di vomito dal piano inferiore, seguito da un orribile suono di schizzi “… non si sente troppo bene.”
Alcuni minuti dopo, il Nottetempo si fermò stridendo davanti ad un piccolo pub, che si strizzò per evitare la collisione. Sentirono Stan portare la sfortunata Madama Marsh fuori dall’autobus e i sospiri di sollievo dei suoi compagni di viaggio del secondo piano. L’autobus si mosse di nuovo, acquistando velocità, finché …
BANG.
Stavano planando verso un’innevata Hogsmeade. Harry guardò di sfuggita al Grugno di Porco nella stradina laterale, l’insegna a forma di testa di maiale cigolava nel vento gelido. Fiocchi di neve colpivano l’ampio finestrino frontale dell’autobus. Alla fine si fermarono davanti ai cancelli di Hogwarts.
Lupin e la Tonks li aiutarono a far scendere i bagagli dall’autobus, quindi scesero per salutarli. Harry gettò un’occhiata ai tre piani del Nottetempo e vide che tutti i passeggeri li stavano osservando, con i nasi appiccicati ai finestrini.
“Sarete al sicuro una volta entrati nel parco,” disse Tonks guardando con attenzione la strada deserta. “Passate un buon semestre, OK?”
“Badate a voi stessi,” disse Lupin, stringendo le mani tutt’intono e lasciando Harry per ultimo. “E senti …” abbassò la voce mentre gli altri scambiavano gli ultimi saluti con Tonks, “Harry, so che non ti piace Piton, ma è un superbo esperto di Occlumanzia e tutti noi – compreso Sirius – vogliamo che impari a proteggere te stesso, quindi metticela tutta, d’accordo?”
“Va’ bene,” disse Harry, guardando in su verso il volto prematuramente segnato di Lupin. “Allora, ci vediamo.”
Tutti e sei salirono con difficoltà lungo il sentiero sdrucciolevole che portava al castello, trascinando i loro bauli. Hermione stava già progettando di lavorare a maglia alcuni cappelli per gli elfi domestici prima di andare a dormine. Harry guardò dietro di lui quando raggiunsero il portone di quercia; il Nottetempo se n’era già andato e per un attimo desiderò, visto quello che lo aspettava la sera seguente, di essere ancora a bordo.
Harry passo la maggior parte del giorno successivo a temere per la serata. La doppia lezione di Pozioni del mattino non dissipò la sua preoccupazione, essendo Piton sgradevole come al solito. Il suo umore peggiorò perché i membri dell’ES continuavano ad avvicinarlo nei corridoi per sapere se ci sarebbe stato un incontro quella sera.
“Vi comunicherò nel solito modo la data del prossimo appuntamento,” ripeté Harry ogni volta, “ma questa sera non posso, devo andare a … ripetizione di Pozioni.”
“Fai ripetizione di Pozioni?” chiese Zacharias Smith con arroganza, dopo aver bloccato Harry in un angolo della Sala d’Ingresso dopo pranzo. “Mio Dio, devi essere penoso. Piton di solito non dà ripetizioni, vero?”
Mentre Smith si allontanava con la sua fastidiosa camminata allegra, Ron lo guardò in cagnesco.
“Posso lanciargli una maledizione? Riesco ancora a colpirlo da questa distanza,” disse, alzando la bacchetta e mirando in mezzo alle scapole di Smith.
“Non farci caso,” disse tristemente Harry. “E’ quello che tutti penseranno, no? Che sono stup …”
“Ciao, Harry,” disse una voce dietro di lui. Si voltò e trovò Cho davanti a lui.
“Oh,” disse Harry, mentre il suo stomaco sussultava fastidiosamente. “Ciao.”
“Ci trovi in biblioteca, Harry,” disse Hermione con fermezza, afferrando Ron sopra il gomito e trascinandolo su per la scalinata di marmo.
“Hai passato un buon Natale?” chiese Cho.
“Sì, non male,” rispose Harry.
“Il mio è stato abbastanza tranquillo,” disse Cho. Chissà perché sembrava imbarazzata. “Ehm … Ci sarà un’altra gita a Hogsmeade il mese prossimo, hai visto l’avviso?”
“Come? Ah, no non ho ancora guardato il pannello degli avvisi da quando sono tornato.”
“Sarà il giorno di San Valentino …”
“Già,” disse Harry, domandandosi perché glielo stava dicendo. “Bene, suppongo che tu voglia …?”
“Solo se ci vai anche tu,” lo interruppe Cho.
Harry rimase perplesso. Stava per dire “Suppongo che tu voglia sapere quando ci sarà il prossimo incontro dell’ES?” ma la sua risposta non si adattava per niente.
“Io … ehm …” disse.
“Oh, non fa niente se non ti va’,” disse Cho, mortificata. “Non preoccuparti, ci … ci vediamo.”
Se ne andò. Harry stava ancora osservandola perplesso, con il cervello che lavorava febbrilmente. Poi si accese una lampadina.
“Cho! Hey … Cho!”
La rincorse, raggiungendola a metà della scalinata di marmo.
“Ecco, … vuoi venire con me a Hogsmeade il giorno di San Valentino?”
“Oooh, si!” rispose lei, arrossendo e sorridendogli.
“Bene … allora .. siamo d’accordo,” disse Harry, e pensando che dopotutto quella giornata non sarebbe stata un disastro totale, saltò letteralmente in biblioteca per passare a prendere Ron e Hermione prima delle lezioni pomeridiane.
Per le sei di quella sera, comunque, anche la luce del successo ottenuto con l’invito a Cho Chang, poteva illuminare l’inquietante sensazione che aumentava mano a mano che si avvicinava all’ufficio di Piton.
Quando raggiunse la porta si fermò, desiderando di essere da qualsiasi altra parte, poi, traendo un respiro profondo, bussò ed entrò.
La stanza in penombra era rigata dagli scaffali pieni di centinaia di vasi in cui piccoli pezzi di animali e piante erano sospesi in pozioni di vari colori. In un angolo si ergeva un armadio pieno di ingredienti che una volta Piton – non a torto – lo aveva accusato di aver rubato. Comunque, l’attenzione di Harry fu attratta dalla scrivania dove un basso bacile di pietra, inciso con simboli e rune, giaceva circondato dalla luce delle candele. Harry lo riconobbe subito, era il Pensatoio di Silente. Si stava domandando cosa mai ci facesse lì, quando la fredda voce di Piton che usciva dall’ombra dietro di lui lo fece sobbalzare.
“Chiudi la porta, Potter.”
Harry fece come gli era stato ordinato, con l’orribile sensazione di autoimprigionarsi. Quando si voltò verso l’interno della stanza, Piton si era spostato verso la luce e stava indicando silenziosamente una sedia di fronte alla sua scrivania. Harry si mise a sedere e lo stesso fece Piton, i suoi freddi occhi neri fissi ed immobili su Harry con il disprezzo scolpito sul volto.
“Allora, Potter, sai perché sei qui.” Disse. “Il Preside mi ha chiesto di insegnarti l’Occlumanzia. Posso solo sperare che tu sia più portato per questo di quanto non lo sia per Pozioni.”
“Si,” rispose Harry in modo conciso.
“Questa può anche non essere una normale lezione, Potter,” disse Piton, mentre i suoi occhi si stringevano con malevolenza, “ ma sono sempre un tuo professore e perciò ogni volta che ti rivolgerai a me mi chiamerai “Professore” o “Signore.”
“Si … Signore,” disse Harry.
Piton continuò ad osservarlo per un momento attraverso gli occhi socchiusi, poi disse “Bene, l’Occlumanzia. Come ti ho già detto nella cucina del tuo caro padrino, questa branca della magia sigilla la mente contro le intrusioni e le influenze magiche.”
“E perché il Professor Silente pensa che io ne abbia bisogno, signore?” disse Harry fissando Piton direttamente negli occhi e chiedendosi cosa Piton avrebbe risposto.
Piton ricambiò il suo sguardo per un attimo e poi disse sprezzantemente “Di certo anche tu dovresti esserci arrivato ormai, Potter.” Il Signore Oscuro è altamente specializzato nella Legomanzia …”
“E che cos’è? Signore?”
“E’ l’abilità di estrarre i sentimenti e i ricordi dalla mente di un’altra persona …”
“Riesce a leggere nella mente?” chiese Harry velocemente, mentre le sue peggiori paure trovavano conferma.
“Non sei molto acuto, Potter,” disse Piton, mentre i suoi occhi neri sfavillavano. “Non cogli le fini distinzioni. E’ uno dei difetti che ti rendono un così deprecabile creatore di pozioni.”
Piton tacque per un momento, apparentemente per assaporare il piacere di insultare Harry, poi continuò.
“Solo i Babbani parlano di “lettura della mente”. La mente non è un libro che può essere aperto a piacimento ed esaminato nel tempo libero. I pensieri non sono attaccati all’interno del teschio, per essere esaminati da chiunque entri. La mente è una cosa complessa e con più livelli. O almeno molte menti lo sono.” Sorrise affettatamente. “E’ vero, comunque, che chi ha padronanza della Lectomanzia sono capaci, a certe condizioni, di fare ricerche nelle menti delle loro vittime e di interpretare correttamente ciò che trovano. Il Signore Oscuro, per esempio, è sempre in grado di sapere quando qualcuno gli sta mentendo. Solo coloro che sono abili nell’Occlumanzia riescono a sigillare quei sentimenti e quelle emozioni che contraddicono la menzogna, e così riescono a pronunciare falsità in sua presenza senza essere scoperti.”
Qualsiasi cosa dicesse Piton, la Lectomanzia assomigliava molto alla lettura della mente secondo Harry, e questo suono non gli piaceva per niente.
“Quindi può sapere quello che stiamo pensando in questo momento? Signore?”
“Il Signore Oscuro si trova ad una distanza considerevole e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi e formule magiche per assicurare la sicurezza fisica e mentale di coloro che vi dimorano,” disse Piton. “Il tempo e lo spazio sono importanti nelle magia, Potter. Il contatto visivo è spesso essenziale per la Lectomanzia.”
“E allora perché devo imparare l’Occlumanzia?”
Piton guardò Harry, mentre si passava un lungo e sottile dito sulle labbra.
“Le regole usuali sembrano non funzionare con te Potter. La maledizione che non è riuscita ad ucciderti sembra aver creato una sorta di connessione fra te e il Signore Oscuro. Gli indizi suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più rilassata e vulnerabile – quando stai dormendo per esempio – tu condividi i pensieri e le emozioni del Signore Oscuro. Il Preside ritiene non opportuno che questo prosegua. Desidera che ti insegni a chiudere la mente al Signore Oscuro.”
Il cuore di Harry batteva molto forte. I conti non tornavano.
“Ma perché il Professor Silente vuole fermarlo?” chiese seccamente. “Non mi piace, ma è stato utile, o no? Voglio dire … ho visto quel serpente attaccare il signor Weasley e se non lo avessi fatto il Professor Silente non sarebbe riuscito a salvarlo, vero? Signore?”
Piton fissò Harry per alcuni momenti, passando nuovamente il dito sulle labbra. Quando parlò, lo fece lentamente e deliberatamente, come se stesse soppesando ogni parola.
“Sembra che il Signore Oscuro sia divenuto consapevole della connessione fra di voi solo di recente. Fino a quel momento sembra che tu abbia condiviso i suoi pensieri e le sue emozioni, senza che lui ne fosse a conoscenza. Tuttavia, la visione che hai avuto appena prima di Natale …”
“Quella con il serpente e il signor Weasley?”
“Non mi interrompere, Potter,” disse Piton con un tono pericoloso di voce. “Come stavo dicendo, la visione che hai avuto appena prima di Natale ha rappresentato una incursione così violenta nei pensieri dell’Oscuro Signore …”
“Ho visto dentro alla testa del serpente, non alla sua!”
“Mi sembrava di averti appena detto di non interrompermi, Potter”
Ma ad Harry non importava se Piton si arrabbiava; alla fine sembrava che stesse venendo a capo dell’intera faccenda; si era spinto talmente in avanti sulla sedia che, senza rendersene conto era appollaiato sul margine, teso come se stesse per spiccare il volo.
“Come è successo che ho visto attraverso gli occhi del serpente se erano i pensieri di Voldemort che stavo condividendo?”
“Non pronunciare il nome del Signore Oscuro!” urlò Piton.
Ci fù uno sgradevole silenzio. Si guardarono con disprezzo l’un l’altro al di sopra del Pensatoio.
“Il Professor Silente pronuncia il suo nome,” disse Harry con calma.
“Silente è un mago estremamente potente,” borbottò Piton. “Mentre lui può sentirsi abbastanza sicuro da pronunciare il suo nome … il resto di noi …” Si grattò l’avambraccio sinistro, apparentemente senza rendersene conto, nel punto in cui Harry sapeva esserci il marchio che l’Oscuro Signore aveva impresso con il fuoco sulla sua pelle.
“Volevo solo sapere,” cominciò Harry, sforzandosi di usare un tono educato, “perché …”
“Sembra che tu abbia visto nella mente del serpente perché è lì che il Signore Oscuro si trovava in quel momento,” disse Piton. “Stava possedendo il serpente e quindi anche tu hai sognato di essere al suo interno.”
“E Vol … lui .. ha realizzato che io ero lì?”
“Così sembra,” rispose freddamente Piton.
“Ma come fate a saperlo?” disse Harry con urgenza. “E’ solo un’intuizione del Professor Silente, o …?”
“Ti ho detto,” disse Piton, sedendo rigidamente sulla sedia, gli occhi ridotti a due fessure, “ di chiamarmi “signore”.”
“Sì, signore,” disse Harry con impazienza, “ma come fate a sapere …?”
“E’ sufficiente che lo sappiamo,” lo interruppe Piton. “Il punto importante è che ora l’Oscuro Signore è cosciente che tu puoi accedere ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti. E ha inoltre dedotto che il processo può funzionare anche in senso contrario; sarebbe a dire, che ha realizzato che potrebbe entrare nei tuoi pensieri e sentimenti …”
“E potrebbe cercare di farmi fare delle cose?” chiese Harry. “Signore?” aggiunse in fretta.
“Potrebbe,” disse Piton, suonando freddo ed indifferente. “Il che ci riporta all’Occlumanzia.”
Piton estrasse la sua bacchetta da una tasca interna del suo abito e Harry si tese sulla sedia, ma Piton si limitò a sollevare la bacchetta verso la sua tempia e a piazzare la punta sulle radici unte dei sui capelli. Quando la allontanò, una sostanza argentea la seguì, snodandosi dalla tempia alla bacchetta come il filo di una ragnatela, che si ruppe quando allontanò la bacchetta e cadde con grazia nel Pensatoio dove girò vorticosamente bianca e argentea, senza sembrare ne gassosa ne liquida. Due volte ancora Piton sollevò la bacchetta e depositò la sostanza color argento nel bacile di pietra, poi, senza offrire spiegazione alcuna del suo comportamento, sollevò il Pensatoio con cautela, lo posò su uno scaffale lontano da loro e tornò di fronte a Harry impugnando la bacchetta.
“Alzati e prendi fuori la tua bacchetta, Potter.”
Harry si mise in piedi, sentendosi nervoso. Si fronteggiarono , separati dalla scrivania.
“Dovresti cercare di usare la tua bacchetta per disarmarmi, o di difenderti in ogni altro modo a cui riesci a pensare.” disse Piton.
“E che cosa sta per fare?” chiese Harry, guardando Piton con apprensione.
“Sto per cercare ti irrompere nella tua mente,” disse lentamente Piton. “Vedremo quanto riesci a resistere. Mi hanno detto che hai già dato prova di una certa attitudine a resistere alla maledizione di Imperius. Scoprirai che simili poteri sono necessari per questo … fatti forza adesso. Legilimens!”
Piton aveva colpito prima che Harry fosse pronto, prima che avesse anche solo cominciato a radunare le forze per resistere. L’ufficio ondeggiò di fronte ai suoi occhi e scomparve; numerose immagini stavano correndo attraverso la sua mente come un rapido film, così vivido da schermare ogni altra cosa intorno.
Aveva cinque anni, e stava guardando Dudley cavalcare una nuova bicicletta rossa, e il suo cuore bruciava per la gelosia … aveva nove anni, e Squarta il bulldog lo aveva costretto a salire su un albero, mentre i Dursley stavano ridendo sul prato rasato … era seduto sotto il Cappello Parlante, e questi gli stava dicendo che avrebbe avuto molto successo con i Serpeverde … Hermione giaceva nell’infermeria con la faccia coperta da una spessa peluria nera … un centinaio di Dissennatori si stava stringendo attorno a lui vicino al lago scuro … Cho Chang si stava avvicinando sempre di più a lui sotto il vischio …
No, disse una voce dentro la testa di Harry, mentre il ricordo di Cho si avvicinava, non stai guardando questo, non lo stai guardando, è una cosa privata …
Sentì un dolore acuto al ginocchio. Ora vedeva di nuovo l’ufficio di Piton e si accorse di essere caduto sul pavimento; una delle sue ginocchia aveva colpito dolorosamente una gamba della scrivania di Piton. Guardò in alto verso Piton, che aveva abbassato la bacchetta e si stava toccando un polso. C’era un segno sul polso, come di bruciatura.
“Avevi intenzione di produrre un Incantesimo di ferimento?” chiese freddamente Piton.
“No,” rispose Harry amaramente, alzandosi dal pavimento.
“Come pensavo,” disse Piton, guardandolo attentamente. “Mi hai lasciato andare troppo in là. Hai perso il controllo.”
“Ha visto tutto quello che ho visto?” chiese Harry, senza essere sicuro di voler sentire la risposta.
“Solo brevi immagini,” disse Piton, con le labbra che si curvavano. “A chi apparteneva il cane?”
“A mia zia Marge,” mormorò Harry. Stava odiando Piton.
“Bene, come primo tentativo non è stato così male come avrebbe potuto,” disse Piton, sollevando ancora una volta la bacchetta. “ Sei riuscito a fermarmi alla fine, anche se hai sprecato tempo ed energie urlando. Devi rimanere concentrato. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di fare ricorso alla bacchetta.”
“Ci sto provando,” disse rabbiosamente Harry, “ma lei non mi sta spiegando come fare!”
“Un po’ di educazione, Potter,” disse, con tono pericoloso, Piton. “Ora voglio che tu chiuda gli occhi.”
Harry gli lanciò un’occhiata sordida, prima di fare quello che gli era stato detto. Non gli piaceva l’idea di stare lì con gli occhi chiusi mentre Piton lo fronteggiava con la bacchetta in mano.
“Svuota la tua mente, Potter,” disse la voce fredda di Piton. “lascia uscire tutte le emozioni …”
Ma la rabbia di Harry verso Piton continuava a scorrere nelle sue vene come un veleno. Lasciar uscire la rabbia? Avrebbe potuto facilmente spezzargli le gambe …
“Non lo stai facendo, Potter … hai bisogno di più disciplina … concentrati, adesso …”
Harry cercò di vuotare la sua mente, cercò di non pensare, o ricordare, o provare sensazioni …
“Proviamo di nuovo … al mio tre … uno, due, tre … Legilimens!”
Un enorme drago nero si ergeva di fronte a lui … suo padre e sua madre salutavano con la mano dallo specchi incantato … Cedric Diggory era disteso per terra con gli occhi vuoti rivolti verso di lui …
“NOOOOOO!”
Harry era di nuovo sulle ginocchia, il volto fra le mani, il cervello che gli faceva male come se qualcuno stesse cercando di estrarlo dal teschio.
“Alzati!” disse bruscamente Piton. “Alzati! Non ci stai provando, non stai facendo nessuno sforzo. Mi concedi di arrivare ai ricordi di cui hai più paura, mi stai dando delle armi!”
Harry si alzò ancora una volta, con il cuore che batteva violentemente come se avesse appena visto veramente Cedric morto nel cimitero. Piton sembrava più pallido del solito, e più arrabbiato, anche se neppure lontanamente tanto arrabbiato quanto lo era Harry.
“Sto – facendo – uno – sforzo,” disse a denti streti.
“Ti ho detto di liberarti di ogni emozione!”
“A sì? Beh, mi riesce difficile in questo momento,” ringhiò Harry.
“Allora sarai una facile preda per l’Oscuro Signore,” disse ferocemente Piton. “Pazzi coloro che tengono con orgoglio il cuore in mano, che non possono controllare le loro emozioni, che si macerano in tristi ricordi e si lasciano provocare così facilmente – persone deboli, in altre parole – non hanno nessuna possibilità contro il suo potere! Lui entrerà nelle loro menti con estrema facilità, Potter!”
“io non sono un debole,” disse Potter a bassa voce, la furia ora stava crescendo talmente tanto in lui che pensò che avrebbe potuto attaccare Piton da un momento all’altro.
“E allora dimostramelo!” esclamò Piton. “Controlla la tua rabbia., disciplina la tua mente. Proveremo di nuovo. Stai pronto, ora! Legilimens!”
Stava guardando lo zio Vernon chiudere a martellate la cassetta delle lettere … un centinaio di Dissennatori si spingeva verso di lui attraverso il lago … stava correndo lungo uno stretto passaggio senza finestre con il signor Weasley … si stavano avvicinando ad una solida porta nera in fondo al corridoio .. ma il signor Weasley lo fece svoltare a sinistra, giù per una rampa di scale di pietra …
“LO CONOSCO! LO CONOSCO!”
Era nuovamente carponi sul pavimento dell’ufficio di Piton, la cicatrice dolorava fastidiosamente, ma la voce che era appena uscita dalla sua bocca era trionfante. Si tirò di nuovo su e trovò Piton che lo scrutava, con la bacchetta alzata. Era come se, questa volta, Piton avesse abbandonato l’incantesimo prima che Harry avesse iniziato a controbatterlo.
“Cosa e successo stavolta, Potter?” chiese, guardando Harry intensamente.
“Ho visto … mi sono ricordato,” ansimò Harry. “mi sono appena reso conto …”
“Reso conto di cosa?” chiese bruscamente Piton.
Harry non rispose immediatamente. Stava ancora assaporando il momento della comprensione mente si toccava la fronte …
Aveva sognato un corridoio senza finestre che terminava con una porta blindata per mesi, senza realizzare neppure una volta che si trattava di un luogo reale. Ora, vedendo di nuovo l’immagine, sapeva che per tutto quel tempo aveva sognato il corridoio che portava al Dipartimento dei Misteri e che il signor Weasley si trovava lì la notte in cui era stato attaccato dal serpente di Voldemort.
Guardò Piton.
“Cosa c’è nel Dipartimento dei Misteri?”
“Cosa hai detto?” chiese con calma Piton e Harry vide, con molta soddisfazione, che Piton era nervoso.
“Ho detto, cosa c’è nel Dipartimento dei Misteri, signore?” disse Harry.
“E perché,” disse lentamente Piton, “vorresti saper una cosa come questa?”
“Perché,” disse Harry, osservando attentamente la faccia di Piton, “il corridoio che ho appena visto .. che ho sognato per mesi .. l’ho appena riconosciuto … e credo che Voldemort voglia qualcosa che …”
“Ti ho detto di non pronunciare il nome dell’Oscuro Signore!”
Si guardarono l’un l’altro con odio. La cicatrice di Harry bruciò di nuovo, ma non ci fece caso. Piton sembrava agitato; ma quando riprese a parlare sembrò che stesse cercando di apparire freddo e indifferente.
“Ci sono molte cose nel Dipartimento dei Misteri, Potter. Poche delle quali saresti in grado di capire e nessuna che ti riguardi. Sono stato chiaro?”
“Si,” disse Harry, toccandosi ancora la cicatrice che doleva sempre di più.
“Tornerai qui alla stessa ora, mercoledì. Continueremo a lavorare.”
“Va’ bene,” disse Harry. Non vedeva l’ora di uscire dall’ufficio di Piton e raggiungere Ron e Hermione.
“Devi liberare la mente da tutte le emozioni ogni notte prima di dormire; svuotala, rendila vuota e calma, hai capito?”
“Sì,” rispose Harry, ascoltando a malapena.
“E ti avverto, Potter … mi accorgerò se non ti sarai esercitato …”
“Sì,” borbottò Harry. Raccolse la borsa con i libri, la appese ad una spalla e corse verso la porta dell’ufficio. Appena l’ebbe aperta gettò un’occhiata a Piton, che aveva voltato la schiena a Harry e stava estraendo i suoi stessi pensieri dal Pensatoio con la punta della bacchetta e mettendoli di nuovo, con attenzione, all’interno della sua testa.
Harry trovò Ron e Hermione in biblioteca, dove stavano lavorando alla enorme quantità di compiti della Umbridge. Altri studenti, quasi tutti del quinto anno, sedevano ai tavoli vicini illuminati dalla luce delle lampade, chini sui libri, le piume che stridevano febbrilmente, mentre il cielo fuori dalle finestre a più archi diventava sempre più scuro. L’unico altro suono era il leggero scricchiolio di una della scarpe di Madama Pince, mentre la bibliotecaria attraversava furtivamente le corsie con fare minaccioso, soffiando sul collo di chi toccava i suoi preziosi libri.
Harry era in preda ai brividi, la cicatrice gli faceva ancora male e sentiva di avere anche la febbre.
Quando si sedette di fronte a Ron e Hermione vide la sua immagine riflessa nella finestra; era molto pallido e la cicatrice risaltava più del solito.
“Come è andata?” sussurrò Hermione, e poi, preoccupata “Va’ tutto bene, Harry?”
“Sì .. tutto bene .. non lo so,” disse Harry impaziente, sussultando mentre una fitta attraversava la cicatrice. “Sentite … ho appena scoperto una cosa ..”
E raccontò loro cosa aveva appena visto e dedotto.
“Quindi … quindi stai dicendo …” sussurrò Ron, mentre Madama Pince passava dietro di loro, scricchiolando leggermente, “che l’arma … la cosa che Tu-sai-chi sta cercando … si trova al Ministero della Magia?”
“Deve essere al Dipartimento dei Misteri,” sussurrò Harry. “Ho visto quella porta quando tuo padre mi ha portato giù alla Sala delle Udienze per il mio processo ed è certamente la stessa a cui stava facendo la guardia quando il serpente lo ha attaccato.”
Hermione emise un lungo e lento sospiro.
“Naturalmente,” disse sospirando.
“Naturalmente cosa?” chiese Ron con ancora maggiore impazienza.
“Ron, pensaci … Sturgis Podmore stava cercando di forzare una porta al Ministero della magia … doveva essere quella, non può essere solo una coincidenza!”
“E com’è che Sturgis stava cercando di entrare se è dalla nostra parte?” disse Ron.
“Beh, non lo so,” ammise Hermione. “Questo effettivamente è un po’ strano …”
“Allora cosa c’è nel Dipartimento dei Misteri?” chiese Harry a Ron “Tuo padre te ne ha mai parlato?”
“So che la gente che ci lavora è soprannominata “gli Indicibili”,” disse Ron, aggrottando le sopracciglia. “Perché nessuno sembra sapere veramente quello che fanno l’ … strano posto per custodire un’arma”
“Non è per niente strano, ha perfettamente senso,” disse Hermione. “Si tratterà di una cosa top secret che il Ministero ha creato, credo … Harry, sei sicuro di stare bene?”
Harry, infatti, si era appena portato entrambe le mani alla fronte, come se volesse stirarla.
“Sì … tutto bene …” disse, abbassando le mani che stavano tremando. “Mi sento solo un po’ … non mi piace molto l’Occlumanzia.”
“Credo che chiunque si sentirebbe scosso se avessero attaccato la sua mente più e più volte,” disse Hermione con comprensione. “Senti, perché non torniamo nella sala comune, staremo più comodi lì.”
Ma sala comune era stipata e piena di strilli eccitati e risate; Fred e George stavano mostrando il loro ultimo articolo per il negozio di scherzi.
“Cappello Senza testa!” gridò George, mentre Fred sventolava davanti agli attenti studenti, un cappello a punta decorato con una vaporosa piuma rosa. “Solo due Galeoni. E ora, guardate Fred.”
Fred si infilò il cappello in testa, sorridendo radiosamente. Per un attimo sembrò semplicemente un po’ stupido, poi sia il cappello che la sua testa scomparvero .
Alcune ragazze urlarono, ma il resto degli studenti stava scoppiando dalle risate.
“Fuori di nuovo!” urlò George, e la mano di Fred brancolò per un attimo sopra alle sue stesse spalle in quella che sembrava solo aria, poi la sua testa riapparve mentre si sfilava il cappello piumato.
“Ma come funzionano quei cappelli?” disse Hermione, mentre guardava da vicino Fred e George, distratta dai compiti. “Voglio dire, si tratta ovviamente di una sorta di Incantesimo dell’Invisibilità, ma è ingegnoso aver esteso il campo dell’invisibilità oltre i limiti dell’oggetto incantato … anche se credo che l’effetto dell’incantesimo non sarebbe durato a lungo.”
Harry non rispose; si sentiva veramente male.
“Credo che li farò domattina,” mormorò, rimettendo nella borsa i libri che aveva appena tirato fuori.
“Bene, allora scrivilo sulla tua agenda per i compiti!” disse Hermione, incoraggiante. “Così non te ne dimenticherai!”
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata mentre Harry rovistava nella borsa, estraeva l’agenda e l’apriva come prova di buona volontà.
“Fallo adesso, se non sei fesso” lo rimproverò l’agenda mentre Harry scarabocchiava i compiti della Umbridge. Hermione guardò l’agenda con occhi scintillanti.
“Credo che andrò a letto,” disse Harry, ficcando nuovamente l’agenda nella borsa e prendendo mentalmente nota di buttarla nel fuoco alla prima occasione.
Attraversò la sala comune, scansando George che cercò di infilargli un Cappello Senza testa, e raggiunse la pace e il fresco della scala di pietra che portava al dormitorio dei ragazzi. Si sentiva ancora male, proprio come la notte in cui aveva avuto la visione del serpente, ma pensò che non appena avesse potuto stendersi si sarebbe sentito meglio.
Aprì la porta della sua stanza e aveva fatto appena un passo all’interno quando provò un dolore così forte che credette che qualcuno gli stesse tagliando in due la testa. Non sapeva dove si trovava, non sapeva se era ancora in piedi o sdraiato, non sapeva più nemmeno il suo nome.
Una risata maniacale gli risuonava nelle orecchie … era felice come non lo era stato da parecchio tempo … giubilante, estasiato, trionfante … una magnifica, magnifica cosa era successa …
“Harry? HARRY!”
Qualcuno lo stava colpendo in faccia. La folle risata era inframezzata da grida di dolore. La felicità si stava esaurendo dentro di lui, ma la risata continuava …
Aprì gli occhi, e mentre lo faceva si rese conto che la risata usciva dalla sua bocca. Nel momento in cui se ne rese conto, la risata terminò; Harry giaceva ansimando sul pavimento, gli occhi rivolti al soffitto, la cicatrice sulla fronte che pulsava orribilmente. Ron era chino su di lui, con un’espressione molto preoccupata.
“Cos’è successo?” chiese.
“Non … non lo so,” rispose Harry affannosamente, rimettendosi a sedere. “E’ felice … molto felice …”
“Tu-sai-chi?”
“E’ successo qualcosa di positivo” disse Harry pensieroso. Stava tremando forte come aveva fatto dopo aver avuto la visione del serpente che attaccava il signor Weasley e si sentiva veramente male. “Qualcosa che sperava che succedesse ”
Le parole uscivano, come era successo nello spogliatoio dei Grifondoro, come se qualcun altro stesse parlando attraverso la bocca di Harry, eppure sapeva che era la verità. Trasse profondi respiri, cercando di non vomitare addosso a Ron. Era felice che Dean e Seamus non avessero visto niente questa volta.
“Hermione mi ha detto di salire a vedere come stavi,” disse Ron a bassa voce, aiutando Harry ad alzarsi in piedi. “Ha detto che le tue difese sarebbero state deboli in questo momento, dopo che Piton si era trastullato con la tua mente … però, suppongo che sarà utile alla lunga, vero?”
Guardò dubbioso Harry, mentre lo aiutava a raggiungere il letto. Harry annuì senza convinzione e si buttò sul cuscino; gli faceva male dappertutto per essere finito tanto spesso sul pavimento quella sera, e la cicatrice pungeva dolorosamente. Non poteva fare a meno di pensare che la sua prima incursione nell’Occlumanzia avesse fiaccato la sua resistenza anziché rafforzarla, e si chiese, con grande trepidazione, cosa fosse che aveva reso Lord Voldemort felice come non era mai stato in quattordici anni.
CAPITOLO. 25 LO SCARABEO DOMATO
La domanda di Harry trovò una pronta risposta la mattina dopo. Quando la Gazzetta del Profeta di Hermione arrivò, lei la dispiegò, fisso per un momento la prima pagina ed emise un gemito che fece voltare verso di lei tutti quelli nelle sue vicinanze..
' Che c’è? ' dissero insieme Harry e Ron .
Per risposta lei stese il giornale sulla tavola di fronte a loro e indicò dieci fotografie in bianco e nero che riempivano l'intera prima pagina e che mostravano , le facce di nove maghi e di una strega. Alcune delle persone nelle fotografie erano silenziosamente beffarde; altre tamburellavano le dita sulle cornici dei loro ritratti,con aria insolente . Ogni ritratto era sottotitolato con il nome ed il crimine per il quale la persona era stata spedita ad Azkaban.
Antonin Dolohov, diceva la didascalia sotto un mago dalla lunga, pallida, faccia torva che ghignava ad Harry, condannato per il brutale assassinio di Gideon e Fabian Prewett.
Algernon Rookwood, diceva quella sotto un uomo butterato con capelli grassi che sembrava annoiato e si affacciava sull'orlo del suo ritratto, , condannato per aver passato a Colui che non Deve essere nominato, informazioni segrete del Ministero della Magia.
Ma gli occhi di Harry furono attratti dal ritratto della strega. La sua faccia gli era balzata all’occhio nel momento in cui aveva visto la pagina. Nel ritratto aveva lunghi capelli scuri ,che sembravano arruffati e disordinati, mentre lui li ricordava ,lisci folti e lucenti . Lei lo fissò torva ,attraverso le palpebre appesantite, con un sorriso arrogante, sdegnoso che che guizzava sulla sua bocca sottile. Come Sirius, le rimanevano vestigia di un gran bell’aspetto, ma qualche cosa - forse Azkaban – le aveva tolto la maggior parte della sua bellezza.
Bellatrix Lestrange, condannta per la tortura e la permanente inabilitazione di Frank ed Alice Paciock..
Hermione spinse leggermente Harry e indicò il titolo sui ritratti che Harry, mentre era concentrato su Bellatrix, non aveva letto ancora.
EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN
IL MINISTERO TEME CHE BLACK PUNTI A RADUNARE
I VECCHI MANGIAMORTE
' Black? ' Disse Harry ad alta voce. ' Non -? '
' Shhh! ' disse disperatamente Hermione a bassa voce . ' Non così forte – leggi solamente! '
Il Ministero della Magia ha annunciato ieri in tarda serata che c'è stato un’evasione di massa da Azkaban.
Parlando ai reporter nel suo ufficio privato, la Cornelius Caramell, Ministro della Magia ha confermato che dieci prigionieri di massima-sicurezza sono scappati nelle prime ore di ieri sera e che lui già ha informato il Primo Ministro Babbano della natura pericolosa di questi individui.
' Noi ci troviamo, sfortunatissimamente, nella stessa posizione di due anni e mezzo fa quando scappò l'assassino Sirius Black, ' ha detto Caramell, la notte scorsa. ' Né noi pensiamo che le due evasioni non siano correlate. Una fuga di questa portata suggerisce un aiuto esterno, e noi dobbiamo ricordare che Black, in quanto è stato la prima persona che sia mai fuggita da Azkaban, sarebbe il tipo ideale ad aiutare altri a seguire le sue orme. Noi pensiamo che, probabilmente ,questi individui che includono la cugina di Black Bellatrix Lestrange, si stiano riunendo con Black come leader. Comunque, noi stiamo facendo tutto quel che possiamo per catturare i criminali, e preghiamo la comunità magica di rimanere vigile e cauta. Per nessun motivo uno qualsiasi di questi individui deve essere avvicinato. '
Ecco fatto, Harry, ' disse Ron sembrando sgomento. Ecco perché lui era felice la scorsa notte. '
' Non ci credo, ' ringhiò Harry, ' Caramell sta dando la colpa dell’evasione a Sirius ? '
' Che altre scelte ha? ' disse Hermione amaramente. ' Lui non può mica dire, " Scusatemi, tutti, Silente mi aveva avvertito che sarebbe accaduto questo, le guardie di Azkaban hanno aderito alla causa di Lord Voldemort " – smettila di frignare, Ron - " ed ora i sostenitori peggiori di Voldemort sono scappati”, voglio dire, lui ha speso buoni sei mesi a dire che tu e Silente siete bugiardi, o no? '
Hermione aprì il giornale e cominciò a leggere l’articolo mentre Harry si guardava attorno nella Sala Grande. Lui non poteva capire perché i suoi compagni non sembrassero spaventati o perché non discutessero almeno la terribile notizia sulla prima pagina, ma molto pochi di loro prendevano il giornale ogni giorno come Hermione. Erano tutti lì, che parlavano di compiti e Quidditch e chissà quali altre sciocchezze, mentre fuori di quelle mura altri dieci Mangiamorte avevano ingrossato le file di Voldemort.
Gettò uno sguardo alla tavola degli insegnanti. Lì la storia era diversa : Silente e la Professoressa McGrannitt erano immersi in conversazione, entrambi avevano un’espressione estremamente grave. La Professoressa Sprite aveva la Gazzetta del Profeta appoggiata contro una bottiglia di ketchup e stava leggendo la prima pagina con tale concentrazione che non notava il leggero sgocciolìo di tuorlo dell'uovo che le cadeva in grembo dal suo cucchiaio sospeso a mezz’aria. Nel frattempo, in fondo alla tavola,la Professoressa Umbridge stava rimestando nella sua ciotola di porridge. Per una volta i suoi deformati occhi da rospo non stavano spazzando la Sala Grande in cerca di studenti che si comportavano male. Aggrottava le ciglia e trangugiava il suo cibo e di tanto in tanto lanciava un sguardo malevolo verso la tavola dove Silente e la McGrannittl stavano parlando così intensamente.
' Oh mio… - ' Hermione disse meravigliata, ancora fissando il giornale.
' Che altro c’è ora? ' Disse Harry rapidamente; si stava innervosendo
' È… orribile, ' disse Hermione ,sembrando scossa. Piegò indietro la pagina dieci del giornale e lo diede a Harry e Ron.
TRAGICO DECESSO DI UN IMPIEGATO DEL MINISTERO DELLA MAGIA L’ospedale di S. Mungo, la notte scorsa, ha promesso che verrà svolta una accurata indagine dopo che l’impiegato del Ministero della Magia Broderick Bode, 49 anni, è stato scoperto morto nel suo. letto, strangolato da una pianta in vaso.I Medimagi chiamati sulla scena sono stati incapaci di rianimare Mr Bode che era già rimasto ferito in un incidente sul posto di lavoro alcune settimane prima della sua morte.
La Medimago Miriam Strout che era responsabile della corsia di Mr Bode al tempo dell'incidente è stata sospesa dal pieno stipendio e non era disponibile per commenti ieri, ma un mago portavoce dell’ospedale ha rilasciato una dichiarazione dicendo che:
' St Mungo è profondamente dispiaciuto della morte di Mr Bode la cui salute stava migliorando rapidamente prima di questo tragico incidente.
' Noi abbiamo regolamenti severi sulle decorazioni permesse nelle nostre corsie ma pare che la Guaritrice Strout, assente durante il periodo di Natale, non avesse notato la pericolosità della pianta sul comodino a lato del letto di Mr Bode. La Guaritrice Strout incoraggiò Mr Bode a curare la pianta da se quando le su capacità di parlare e muoversi fossero migliorate, inconsapevole che essa non era un innocente FioreVolante(?), ma un esemplare del Tranello del Demonio che, quando fù toccata dal convalescente Mr Bode , lo strozzò immediatamente.
' S. Mungo è ancora incapace di dar conto della presenza della pianta nella corsia e chiede a qualsiasi strega o mago che possa dare informazioni di farsi avanti. '
' Bode… ' disse Ron . ' Bode. Questo nome mi fa suonare un campanello… '
' Noi lo abbiamo visto, ' bisbigliò. Hermione ' A S. Mungo, ricordi? Lui era nel letto di fronte ad Allock, giaceva là solo, fissando il soffitto. E noi vedemmo il Tranello del Demonio arrivare. Lei - la Guaritrice- disse che era un regalo di Natale. '
Harry tornò indietro con la memoria ,un sentimento di orrore stava sorgendo come bile nella sua gola.
' Come mai non abbiamo riconosciuto il Tranello del Demonio? L'avevamo già visto prima… noi avremmo potuto evitare questo prima che accadesse. '
' Chi si aspetta che un Tranello del Demonio finisca in un ospedale truccato da pianta in vaso? ' Disse Ron bruscamente. ' Non è colpa nostra, chiunque lo abbia spedito a quell'individuo è da biasimare! Doveva essere un vero idiota.Perché non ha controllato quello che stava comprando? '
' Oh, andiamo, Ron! ' disse Hermione fremente. ' Io non penso che qualcuno possa mettere un Tranello del Demonio in un vaso e non sapere che tenta di uccidere chiunque lo tocca? Questo – questo è un assassinio … un assassinio intelligente, certo… se la pianta è stata spedita anonimamente, come può qualcuno scoprire chi è stato? '
Harry non stava pensando al Tranello del Demonio.Si stava ricordando di quando aveva preso l'ascensore per scendere al nono livello del Ministero nel giorno della sua udienza e dell'uomo dalla faccia giallastra che aveva incontrato nell’Atrio.
' Io ho incontrato Bode, ' disse lentamente. ' Io l’ho visto al Ministero con tuo padre
Ron rimase a bocca aperta..
' Io ho sentito Papà parlare di lui a casa! Lui era un Indicibile(Innominabile?)
- lavorava nel Dipartimento dei Misteri! '
Si guardarono l'un l'altro per un momento, poi Hermione tirò indietro il giornale verso di se, lo chiuse, lanciò uno sguado per un momento ai ritratti dei dieci Mangiamorte scappati ,sulla prima pagina, poi balzò in piedi.
' Dove stai andando? ' disse Ron sorpreso.
A spedire una lettera, 'disse Hermione, gettandosi la borsa sulla spalla. ' Ecco… bene, io non so se… ma vale la pena di provare… ed io sono la sola che può farlo. '
' Io la odio quando fa così, ' borbottò Ron, quando lui e Harry si alzarono dalla tavola e fecero la loro, più lenta, uscita dalla Sala Grande. ' La ucciderebbe dirci quello che fa, per una volta? Le basterebbero circa dieci secondi in più più …- ehi, Hagrid! '
Hagrid era in piedi accanto alle porte della Sala di Ingresso, aspettando una folla di Corvonero per passare. Lui era di nuovo pesantemente ammaccato come il giorno in cui era ritornato dalla sua missione dai giganti e c'era un taglio nuovo che attraversava il suo setto nasale.
' Tutto a posto, voi due? ' disse, mentre tentava di chiamare a raccolta un sorriso ma riuscendo a fare solamente una specie di smorfia dolorosa.
' È tutto OK, Hagrid? ' chiese Harry, seguendolo quando si fece largo tra i Corvonero.
' Bene,bene, ' disse Hagrid con una debole finzione di gioia; sventolò una mano e mancò per pocò, spaventandolo, il Professor Vector che stava passando di lì. ' un po’ occupato, sapete, le solite cose
- lezioni da preparare - ho trovato una coppia di salamandre in decomposizione sulla scala - e sono in prova, ' borbottò.
' Tu,sei in prova? ' esclamò Ron, così forte che molti degli studenti di passaggio li guardarono curiosi. ' Scusa – volevo dire - Tu sei in prova? ' bisbigliò.
' Sì, ' disse Hagrid. Me l’aspettavo, per dirvi la verità. Forse non ve ne siete accorti, ma quell'ispezione non è andata troppo bene, sapete… ad ogni modo…, ' sospirò profondamente. ' meglio che vada a grattugiare un altro po’ di peperoncino su quelle salamandre o le loro code si staccheranno. Ci vediamo, Harry… Ron… '
Si avviò camminando a fatica, fuori dalle porte anteriori e giù per i gradini di pietra nel cortile infangato. Harry lo guardò andare, meravigliandosi di quante brutte notizie riuscisse a sopportare,tutte insieme.
Il fatto che Hagrid ora fosse in prova divenne di pubblico dominio all'interno della scuola nel corso dei giorni seguenti, ma con indignazione di Harry, nessuno sembrò proprio esserne sconvolto; effettivamente, alcune persone, Draco Malfoy su tutti , sembravano piuttosto contenti. Come pure riguardo la morte raccapricciante di un oscuro di impiegato del Dipartimento dei Misteri a S. Mungo, Harry, Ron e Hermione sembravano essere le uniche persone che lo sapevano o che se ne interessavano. C'era solamente un tema di conversazione nei corridoi: i dieci Mangiamorte scappati la cui storia finalmente era filtrata nella la scuola attraverso quelle poche persone che avevano letto i giornali. Correvano voci che alcuni dei carcerati erano stati scorti a Hogsmeade e si supponeva che essi si nascondessero nella Stamberga Strillante e che stessero per irrompere a Hogwarts, come aveva fatto una volta Sirius Black.
Quelli che provenivano da famiglie di maghi erano cresciuti sentendo i nomi di questi Mangiamorte, nominati con pressappoco tanta paura quanto che per Voldemort; i crimini che loro avevano commesso durante i giorni del regno di terrore di Voldemort erano leggendari. C'erano parenti delle loro vittime fra gli studenti di Hogwarts che ora si ritrovavano ad essere oggetto di una non gradita fama riflessa, quando camminavano per i corridoi: Susanna Bones i cui zio, zia e cugini erano tutti morti per opera di uno dei dieci, disse miseramente durante Erbologia che lei ora aveva una buona idea di come doveva essere per Harry.
' Ed io non so come fa lui a sopportarlo - è orribile, ' disse bruscamente, mentre scaricava troppo concime di drago sul suo carrello di giovani piante di Screechsnap, facendole contorcere e strillare per il disagio.
Era vero che Harry era il soggetto di molti nuovi mormorii e occhiate nei corridoi ,in questi giorni, anche se lui pensava di notare una sottile differenza di tono nei mormorii’. Ora sembravano più curiosi che ostili, ed una volta o due lui era sicuro di aver udito per caso inizi di conversazione che suggerivano che chi parlava non era soddisfatto della versione della Gazzetta del Profeta, sul come e perché dieci Mangiamorte erano riusciti ad evadere della fortezza di Azkaban. Nella loro confusione e paura, questi dubitatori ora sembravano rivolgere l’attenzione all'unica altra versione disponibile: quella che Harry e Silente sostenevano dall'anno precedente.
Non solo l'umore degli studenti era cambiato. Ora era piuttosto comune incontrare due o tre insegnanti che conversano sottovoce, bisbigliando in fretta nei corridoi interrompendo le loro conversazioni quando vedevano avvicinarsi degli studenti.
‘Evidentemente non possono più parlare liberamente nella Sala Professori, ' disse Hermione a bassa voce , quando lei, Harry e Ron videro passare i Professori McGrannitt, Vitious e Sprite mentre loro si accalcavano con gli altri fuori della classe di Incantesimi ,un giorno. ' Non con la Umbridge lì. '
' Ritieni che loro sappiano qualcosa di nuovo? ' disse Ron, fissando i tre insegnanti da sopra la spalla.
' Se anche lo sapessero,non potrebbero dircelo,no? ' disse Harry con rabbia. ' Non dopo il Decreto… a che numero siamo ora? ' Un nuovo avviso era apparso sulla bacheca della sala comune la mattina dopo la notizia dell'evasione da Azkaban:
PER ORDINE DELL'ALTO INQUISITORE DI HOGWARTS
Con il presente avviso gli insegnanti sono banditi dal dare agli studenti qualsiasi informazione che non sia strettamente riferita alle materie per le quali sono pagati per insegnare.
In concordanza con il Decreto Educativo Numero Ventisei.
Firmato: Jane Dolores Umbridge, Alto Inquisitore
Quest’ultimo Decreto era stato il soggetto di un gran numero di scherzi fra gli studenti. Lee Jordan aveva puntualizzato alla Umbridge che ai termini della nuova regola lei non aveva il permesso di dire a Fred e Gorge di non giocare a Sparaschiocco in fondo alla classe.
' Lo Sparaschiocco non ha nulla a che fare con Difesa Contro le Arti Oscure, Professoressa, nulla! Queste non sono informazioni che si riferiscono alla sua materia! '
Quando Harry rivide Lee, il dorso della sua mano stava sanguinando piuttosto malamente. Harry gli raccomandò l’essenza di Murtlap.
Harry aveva pensato che l’evasione da Azkaban avesse reso un pochino più umile la Umbridge, che probabilmente doveva essere rimasta colpita dalla catastrofe che era accaduta proprio sotto il naso del suo adorato Caramell. Invece, sembrava solamente avere intensificato furiosamente il suo desiderio di porre ogni aspetto della vita a Hogwarts sotto il suo controllo personale. Lei sembrava decisa ,come minimo ,ad effettuare fra non molto un licenziamento, e l'unica questione era se sarebbe stata la Professoressa Cooman o Hagrid il primo ad andarsene.
Ogni singola lezione di Divinazione e Cura delle Creature Magiche ,ora venivano condotte alla presenza della Umbridge e del suo block-notes. Si appostava vicino al fuoco nella profumatissima aula nella torre, e interrompeva i discorsi sempre più isterici della Professoressa Cooman con domande difficili su ornitomanzia e heptomology, insistendo che lei predicesse le risposte degli studenti prima che loro le dessero e richiedendole di dimostrare la sua abilità con la sfera di cristallo, le foglie di tè e le antiche rune a turno. Harry pensava che era probabile che presto la Professoressa Cooman sarebbe crollata per lo sforzo. Molte volte lui la vedeva passare nei corridoi - in se stesso,questo, un avvenimento molto insolito dato che lei ,generalmente,rimava nella sua stanza della torre - borbottando selvaggiamente tra se, torcendosi le mani e gettando terrificati uno sguardida sopra la spalla, e ogni volta emanava un’odore di sherry sempre più forte. Se lui non fosse stato tanto preoccupato per Hagrid, si sarebbe sentito spiacente per lei - ma se uno di loro doveva essere cacciato dal suo lavoro, ci poteva essere solo una scelta per Harry su chi sarebbe dovuto rimanere.
Sfortunatamente, Harry non poteva dire che Hagrid stesse mettendo su uno spettacolo migliore della Cooman. Sebbene lui sembrasse aver seguito il consiglio di Hermione e avesse mostrato loro nulla più di spaventoso di un Crup - una creatura indistinguibile da un Terrier Jack Russell a parte che per la sua coda forcuta - fin da dopo Natale, anche lui sembrava avere perso il controllo dei nervi. Era distratto e stranamente eccitabile durante le lezioni, perdeva il filo di quello che stava dicendo alla classe, rispondeva erroneamente alle domande, e per tutto il tempo gettava sguardi ansiosi alla Umbridge. Era anche più distante da Harry, Ron e Hermione come non era mai stato prima, e gli aveva espressamente proibito di fargli visita dopo il buio.
' Se vi prende, ci taglia il collo a tutti, ' gli disse in tono piatto, e il desiderio di non fare niente che potesse mettere in pericolo il suo lavoro ulteriore li fece astenere dall’andare giù alla sua capanna di sera.
Ad Harry sembrava che la Umbridge fosse fermamente intenzionata a privarlo di tutto quello che per lui avesse valore nella vita a Hogwarts: visite alla casa di Hagrid, lettere da Sirius, la sua Firebolt e il Quidditch.Si prese la sua vendetta nell'unico modo chepoteva - raddoppiando i suoi sforzi per il DA(Dumbledore Army o AS:Armata di Silente ,come qualcuno ha tradotto).
Harry era lieto di vedere che tutti, anche Zacharias Smith erano stati spronati a lavorare più sodo che mai dalla notizia che dieci Mangiamorte in più ora erano a piede libero, ma in nessuno, questo miglioramento era più pronunciato, che in Neville. Le notizie della fuga degli aggressori dei suoi genitori avevano provocato uno strano cambiamento ,addirittura un po’ allarmante, in lui.Egli non aveva menzionato una sola volta il suo incontro con Harry, Ron e Hermione a S. Mungo e, prendendo esempio da lui,anche loro avevano tenuto il silenzio in proposito. Né egli aveva detto qualcosa riguardo Bellatrix e la fuga dei torturatori dei suoi. Infatti, Neville parlava appena durante le riunioni di DA, ma lavorava implacabilmente su ogni anatema e contro-maledizione nuovi che Harry insegnava loro, la sua faccia grassoccia era tesa per la concentrazione, indifferente a danni o incidenti e lavorava più sodo di chiunque altro nella stanza. Lui stava migliorando così velocemente che quando Harry insegnò loro l’Incantesimo Scudo - un mezzo per deviare incantesimi minori per far sì che essi rimbalzassero verso l'assalitore - solo Hermione padroneggiò l’incantesimo più velocemente di Neville.
Harry avrebbe dato tanto per riuscire a fare così tanti progressi in Occlumanzia così come Neville stava facendo durante le riunioni di DA. Le lezioni di Harry con Piton che erano cominciate abbastanza male non stavano migliorando. Al contrario Harry sentiva che stava peggiorando ad ogni lezione.
Prima che lui cominciasse a studiare Occlumanzia, la sua cicatrice buciava di quando in quando, di solito durante la notte, quando aveva qualcuna di quelle strane visioni dei pensieri o stati d’animo di Voldemort , che aveva già provato qualche volta. La sua cicatrice non smetteva quasi mai, di fargli male, e lui spesso provava sensazioni di rabbia o d'allegria che non erano correlate a quello che gli accadeva realmente e che erano sempre accompagnate da fitte lancinanti ,particolarmente dolorose, della sua cicatrice. Lui aveva l'impressione orribile che si stava trasformando lentamente in qualche genere di antenna che era sensibile ad ogni piccola fluttuazione dell’umore di Voldemort, ed era sicuro che questo aumento di sensibilità era sopravvenuto fin dalla sua prima lezione di Occlumanzia con Piton. Perdipiù, lui ora sognava di camminare lungo il corridoio verso l'ingresso del Dipartimento dei Misteri ,pressoché ogni notte, sogni che terminavano sempre con lui che restava in piedi, bramosamente, di fronte all’anonima porta nera.
' Forse è un po' come una malattia, 'disse Hermione, sembrando interessata quando Harry lo confidò a lei e Ron. ' Una febbre o qualcosa. Deve diventare peggiore prima di migliorare. '
Le lezioni con Piton la stanno facendo peggiorare, ' disse Harry piattamente. ' Io mi sto ammalando della mia cicatrice che duole e sono stanco di camminare per quel corridoio ogni notte. ' Si strofinò adiratamente la fronte. ' Spero solo che quella porta si apra, sono stanco di star lì a fissarla - '
Questo non è divertente, 'disse Hermione bruscamente. ' Silente non vuole che tu abbia sogni su quel corridoio, o non avrebbe chiesto a Piton di insegnarti Occlumanzia ,devi lavorare un po' più duro nelle sue lezioni. '
' Io sto lavorando! ' disse Harry come punto da un’ortica. Dovresti provarlo qualche volta - Piton che tenta di entrare nella tua testa - non è un fascio di risate, sai! '
' Forse… ' disse Ron lentamente.
' Forse cosa? 'disse Hermione, piuttosto bruscamente.
' Forse non è colpa di Harry il fatto che lui non riesca chiudere la sua mente, ' disse Ron tetramente.
' Cosa vuoi dire? ' disse Hermione.
'Bene,forse Piton non sta realmente tentando, di aiutare Harry… '
Harry e Hermione lo fissarono. Ron guardò significativamente con aria lugubre dall’uno all'altro.
' Forse, ' lui disse di nuovo, a voce più bassa, ' lui davvero sta tentando di spalancare di più la mente di Harry… per renderlo più facile per Voi-sapete -… '
' Sta’ zitto, Ron, ' disse Hermione adiratamente. ' Quante volte hai sospettato di Piton, e quando mai era giusto? Silente ha fiducia in lui, lavora per l'Ordine e questo dovrebbe essere abbastanza. '
' Lui era un Mangiamorte, 'disse Ron caparbiamente. ' E noi non abbiamo mai avuto nessuna prova che abbia realmente cambiato lato. '
' Silente ha fiducia in lui, ' ripetè Hermione. ' E se noi non possiamo fidarci di Silente, noi non possiamo più fidarci di nessuno. '
*
Con così tante cose di cui preoccuparsi e così tanto da fare – il sorprendente ammontare di compiti che spesso tenevano gli studenti del quinto anno al lavoro fino a mezzanotte,le riunioni segrete della DA, e le consuete lezioni con Piton- gennaio ,sembrava, stesse passando allarmantemente in fretta. Prima che Harry se ne accorgesse, febbraio era arrivato, portando con lui tempo più umido e caldo e la prospettiva della seconda visita dell'anno ad Hogsmeade,. Harry aveva avuto molto poco tempo per conversare con Cho sul fatto che loro erano rimasti d'accordo per visitare insieme il villaggio, ma si era reso improvvisamente conto di dover affrontare il giorno di San Valentino da passare completamente in sua compagnia.
Lui si vestì con particolare attenzione la mattina del ventiquattro. Lui e Ron arrivarono a colazione appena in tempo per l'arrivo dei gufi della posta. Edvige non era là – non che Harry se l’aspettasse - ma Hermione stava staccando una lettera dal becco di un poco familiare gufo marrone quando loro si sedettero.
' Era ora! Se non fosse arrivata oggi… ' disse, mentre lacerava impazientemente la busta ed estraeva un piccolo pezzo di pergamena. I suoi occhi corsero da sinistra a destra e quando ebbe letto il messaggio un sorrisetto compiaciuto attraversò la sua faccia.
' Ascolta, Harry ' disse, mentre guardava verso di lui, ' questo è veramente importante. Pensi di potermi incontrare ai Tre Manici di scopa a mezzogiorno circa? '
' Beh… non so, 'disse Harry incerto. ' Cho si aspetta che io passi il giorno intero con lei. Noi non ci siamo mai detti quello che volevamo fare. '
' Bene, portala con te se devi, 'disse Hermione ansiosa. ' Ma verrai? '
' Beh… va bene, ma perché? '
' Io ho non ho tempo per dirtelo ora. Devo rispondere subito a questo. '
E si affrettò fuori della Grande Sala, la lettera stretta in una mano ed un pezzo di toast nell'altra.
' Tu vieni? ' chiese Harry a Ron, ma lui scosse la testa, sembrando accigliato.
' Io non posso affatto venire a Hogsmeade; Angelina vuole fare un intero giorno di allenamento. Come se possa aiutarci; siamo la squadra peggiore che abbia mai visto. Dovresti vedere Sloper e Kirke, sono patetici, anche peggio di me ' Lui fece un grande sospiro. ' Io non so perché Angelina non mi permetta di di dimettermi. '
' È perché tu sei bravo quando sei in forma ,ecco perché, ' disse Harry con irritazione.
Trovava molto duro essere comprensivo con Ron, quando avrebbe dato qualsiasi cosa per giocare nel prossimo incontro con Tassorosso. Ron sembrò aver notato il tono di Harry, perché non menzionò di nuovo il Quidditch durante la colazione, e ci fu una certa freddezza nel modo in cui si dissero brevemente ciao l'un l'altro dopo aver finito. Ron si avviò all’allenamento di Quidditch e Harry, dopo avere tentato di appiattire i suoi capelli mentre si specchiava nel riflesso di un cucchiaino da tè, proseguì da solo verso la Sala di Ingresso per incontrare Cho , sentendosi molto apprensivo e pensando a quello di cui avrebbero potuto parlare.
Lei lo stava aspettando da un po’ a lato delle porte di quercia dell’entrata principale, era molto carina coi capelli, legati i in una lunga coda di cavallo. I piedi di Harry sembravano essere troppo grandi per il suo corpo quando camminò verso di lei e lui era improvvisamente, orrendamente, consapevole delle sue braccia e di come doveva sembrare stupido con loro che gli dondolavano ai lati.
' Ciao, ' disse Cho leggermente ansiosa.
' Ciao, 'disse Harry.
Si fissarono l'un l'altro per un momento, poi Harry disse , ' Bene - ehm - andiamo, vuoi? '
' Oh - sì… '
Si unirono alla coda di persone in fila davanti a Gazza, guardandosi occasionalmente negli occhi e sorridendosi di tanto in tanto. Harry si rilassò quando giunsero all'aria aperta, trovando più facile camminare a lungo in silenzio per i viali,anche se si sentiva goffo. Era un giorno fresco, arioso e quando passarono vicino allo stadio del Quidditch, Harry intravide Ron e Ginny che sfrecciavano nell'aria e provò un tormento orribile perchè lui non era lassù con loro.
' ti dispiace non poter giocare vero? ' disse Cho.
Lui si guardò attorno mentre lei gli parlava.
' Sì, ' sospirò Harry. ' .?Sì '
' Ricordi la prima volta che abbiamo giocato l' uno contro l'altra, nel terzo anno? ' gli chiese lei.
' Sì, ' disse Harry, con un ghigno ' hai cercato di bloccarmi. '
' E Baston ti disse di non fare il gentiluomo e di farmi cadere dalla scopa se necessario,disse Cho sorridendo al ricordo' ho sentito che ora è stato assunto dai , Portree Pride giusto? '
Nah, dai Puddlemere United; L’ho incontrato alla Coppa del Mondo l'anno scorso. '
' Oh, anche io ti ho visto lì, ricordi? Eravamo nello stesso campeggio. Era davvero bello, no? '
Il discorso sulla Coppa del Mondo di Quidditch si protrasse per tutta il sentiero e fuori attraverso i cancelli. Harry non riusciva a credere come fosse facile parlarle - non più difficile, infatti, che parlare con Ron e Hermione - e stava appena iniziando a sentirsi fiducioso ed allegro quando una grande banda di ragazze di SerpeVerde li superò, inclusa Pansy Parkinson.
' Potter e Chang! ' strillò Pansy, suscitando un coro di sciocche risatine . ' Aaah, Chang che brutti gusti… almeno Diggory era bello! '
Le ragazze andarono oltre , parlando e gridando e lanciando molti sguardi esagerati a Harry e Cho, lasciandoli in un silenzio imbarazzato da veglia funebre. Harry non riuscì a pensare a nulla altro da dire sul Quidditch, e Cho, chinatasi leggermente, stava guardando ai suoi piedi.
' Così… dove vogliamo andare? ' Harry chiese quando entrarono ad Hogsmeade. La Strada Principale era piena di studenti che andavano su ed in giù, sbirciando nelle finestre dei negozi e affollando le strade.' Oh… per me è uguale, ' disse Cho , facendo spallucce' Beh… possiamo dare un'occhiata nei negozi o fare qualsiasi altra cosa.. '
Bighellonarono verso Mondomago. Un grande manifesto era affisso sulla finestra ed alcuni abitanti di Hogsmead lo stavano guardando. Si fecero da parte quando Harry e Cho si avvicinarono e Harry si trovò ancora una volta a fissare i ritratti dei dieci Mangia-Morte evasi. Il manifesto diceva, ' Per Ordine del Ministero della Magia', cè una ricompensa di mille galeoni per qualsiasi strega o mago in possesso di informazioni che possano condurre alla cattura di uno qualsiasi dei prigionieri qui raffigurati .
‘E’ strano?, ' disse Cho a una bassa voce, fissando i ritratti dei Mangia-Morte , ' ricordi quando quel Sirius Black scappò, c'erano Dissennatori ovunque a Hogsmeade che lo cercavano...Ed ora dieci Mangia-Morte sono liberi e non ci sono Dissennatori… '
' Sì, ' aveva detto Harry , spostando i suoi occhi dalla faccia di Bellatrix Lestrange per gettare uno sguardo su e giù per la strada. ' Sì, questo è sorprendente. '
Lui non era dispiaciuto che non ci fossero Dissannatori nelle vicinanze, ma pensò che la loro assenza era estremamente significativa. Loro non solo avevano lasciato scappare i Mangia-Morte , non si stavano nemmeno infastidendo per cercarli… forse ora erano realmente fuori dal controllo del Ministero.
I dieci Mangia -Morte scappati li stavano fissando dalla finestra di ogni negozio davanti al quale lui e Cho passavano . Iniziò a piovere quando passarono davanti a Scrivenshaft; gocce fredde, pesanti colpirono la faccia e la nuca di Harry .
' Uhm… vogliamo prendere un caffè? ' propose Cho, quandola pioggia cominciò a cadere più pesantemente.
' Sì, OK, ' disse Harry, guardandosi intorno. ' Dove? '
' Oh, c'è solo un luogo veramente bello qui"; non sei stato mai da Madama Puddifoot? ' disse lei illuminandosi, mentre lo conducendeva per una strada laterale in una piccola sala da tè che Harry non aveva mai notato prima d'ora. Era un piccolo luogo coperto di vapore dove tutto sembrava essere stato decorato con pizzi e fiocchi. A Harry ricordato spiacevolmente l'ufficio della Umbridge.
' Grazioso, no? ' chiese Cho , felice.
' … sì, ' mentì Harry.
' Tutto è decorato per il giorno di SanValentino! ' Cho aveva detto, indicando un numero di cherubini dorati che volteggiavano su ognuno dei piccoli , tavolini circolari, gettando confetti rosa sugli avventori ,di quando in quando.
' Aaah… '
Loro si sederono all'ultimo tavolo rimasto che era sotto la finestra coperta di vapore. Roger Davies,il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero era seduto con una bella ragazza bionda.Si stavano tenend per mano. Quella vista fece sentire Harry a disagio-. particolarmente quando, guardandosi attorno nella sala da tè , vide che era pieno di coppie, e tutti loro si tenevano per mano. Forse Cho si aspettava che anche lui le tenesse la mano.
' Cosa posso portarvi miei cari? ' chiese Madama Puddifoot, una donna molto robusta che si sistemò tra la loro tavola e quella di Roger Davies con grande difficoltà. '
Due caffè, per favore ' rispose Cho .
Nel tempo che i loro caffè ci misero per arrivare, Roger Davies e la sua ragazza avevano cominciato a baciarsi da sopra la loro ciotola di zucchero. Harry desiderò che loro non lo avessero fatto; sentì che Davies stava diventando un modello col quale Cho lo avrebbe presto fatto misurare.
Lui sentì la sua faccia diventare calda mentre fingeva di guardare dalla finestra,che però era così piena di vapore che lui non riusciva a vedere fuori la strada. Per posticipare il momento in cui avrebbe dovuto guardare Cho, lui fissò il soffitto come se stesse esaminando le decorazioni e ricevette una manciata di confetti sulla faccia da un cherubino che era lì sospeso.
Dopo alcuni minuti ancorà più dolorosi, Cho aveva menzionato la Umbridge. Harry afferrò il discorso con sollievo e passarono alcuni momenti felici, ma il discorso era già stato sviscerato così completamente durante le riunioni di DA che non durò molto a lungo. Cadde di nuovo il silenzio . Harry era molto consapevole dei rumori provenienti dal tavolo vicino alla porta e cercava disperatamente qualche altra cosa da dire.
' Emh… ascolta, vuoi venire con me ai Tre Manici di scopa all' ora di pranzo? Devo vedere Hermione Granger là. '
Cho aggrottò le sopracciglia.
' Devi incontrare Hermione Granger? Oggi? '
' Sì. Lei me lo ha chiesto, così ho pensato che potevo. vuoi venire con me? Lei ha detto che non c'erano problemi se venivi' . '
Ma a Cho l'idea non piacque affatto. al contrario, il suo tono era diventato freddo all'improvviso mentre lo guardava piuttosto male. Passarono alcuni minuti in silenzio totale, Harry bevve il suo caffè così velocemente che subito dopo ebbe bisogno di una tazza di acqua fresca. Accanto a loro,
Roger Davies e la sua ragazza sembravano avere le labbra incollate.
La mano di Cho era sulla tavola accanto al suo caffè e Harry stava sentendo la pressione salirgli. Devi solo farlo, si disse, mentre una fonte di panico mescolato ad eccitazione si agitava nel suo torace, devi solo sporgerti ed afferrarla. Era stupefacente, quanto fosse difficile stendere il braccio dodici centimetri e toccare la sua mano.........
Ma nel momento in cui lui mosse la mano per farlo, Cho si alzò dalla tavola. Lei ora stava guardando Roger Davies che baciava la sua ragazza con un'espressione abbastanza interessata.
' Lui mi aveva chiesto di uscire, sai, ' disse con una voce quieta. ' Un paio di settimane fa. Io ho rifiutato, comunque. '
Harry aveva afferrato la ciotola di zucchero che stava per cadere a causa di un suo movimento brusco mentre si alzava dalla tavola e non capiva perché lei gli stesse dicendo questo . Se lei desiderava essere seduta al tavola accanto e baciata di cuore da Roger Davies, perché aveva voluto uscire con lui?
Lui non disse niente. Il loro cherubino gettò un'altra manciata di confetti su di loro; alcuni piombarono nel caffè ormai freddo che Harry non aveva finito di bere.
' Io venni quì con Cedric l'anno scorso, ' disse Cho .
Nel secondo in cui lui comprese quello che lei aveva detto, le viscere di Harry erano divenute di ghiaccio. non poteva credere che lei volesse parlare di Cedric, mentre erano circondati da coppie che si baciavano e un cherubino stava sospeso sulle loro teste.
La voce di Cho era più alta quando parlò di nuovo.
‘Volevo chiederti questo da secoli… Cedric ha…ha…ha chiesto di me prima di morire? '
Questo era l'ultimo argomento sulla terra che Harry avesso voluto discutere, soprattutto con Cho.
' No - non lo so - ' disse lui piano, non ho avuto molto tempo di parlare con lui . Ehm… così… hai seguito molto il Quidditch durante le vacanze? Tifi per i Tornado, giusto? '
La sua voce suonava falsamente brillante ed allegra. Lui vide con orrore, che gli occhi di lei stavano lacrimando di nuovo come ferite aperte, come era successo dopo l'ultima riunione di DA prima di Natale.
' Su, ' lui disse disperatamente, chinandosi così che nessuno altro avrebbe potuto udirli per caso, ' non parliamo adesso di Cedric… parliamo di qualche altra cosa
Ma questa, apparentemente ,era la proprio la cosa più sbagliata da dire.
' Io ci penso, ' disse lei, triste' io penso a lui - capisci! Io ho bisogno di parlare di lui! Certamente tu non hai bisogno di parlare di lui! Tu sei il solo che sa bene quello che è successo! '
Tutti stavano guardandoli; L'amica di Roger Davies si era staccata da lui e stava guardando Cho che piangeva' Bene - io ho parlato di lui, ' disse in un bisbiglio Harry, ' a Ron e Hermione, ma - '
' Oh, tu ne hai parlato con Hermione Granger! ' disse lei con cattiveria, con la faccia che ora brillava di lacrime. Molte coppie che si stavano baciando si divisero per fissarli. ' Ma non vuoi parlarne con me! F - forse sarebbe meglio se noi - p - pagassimo- e tu te ne vada ad incontrare Hermione G - Granger,come evidentemente,vuoi! Harry la fissò, improvvisamente sconcertato, quando lei afferrò un tovagliolo e vi nascose dentro la faccia ' Cho? ' disse debolmente, mentre si augurava che Roger afferrasse la sua ragazza ed iniziasse a baciarla di nuovo evitando di guardare lui e Cho.
' vai via! ' disse lei, piangendo nel tovagliolo. ' perché mi hai chiesto di uscire per poi incontrare subito dopo incontrare altre ragazze io… quante altre ne incontrerai dopo Hermione? '
' Non è così! ' disse Harry , e lui fu così sollevato dallo scoprire che era questo il motivo per cui Cho era arrabbiata che rise ma anche questo si rivelò presto un errore. Cho saltò in piedi. L’ intera sala da tè era silenziosa ed ognuno ora li stava guardando.
‘Ci vediamo in giro, Harry' disse lei drammaticamente, e singhiozzando leggermente corse verso la porta uscendo nella pioggia torrenziale' Cho! ' chiamò Harry ma la porta stava già chiudendosi dietro di lei con un tintinnio armonioso.
C'era silenzio totale all'interno della sala da tè. Tutti gli occhi erano puntati su Harry. Lui gettò un Galeone sulla tavola, scosse i confetti rosa dai suoi capelli, e seguì Cho fuori della porta.
Stava piovendo molto ora e lei non si vedeva da nessuna parte. Lui ,semplicemente, non capiva quello che era accaduto; mezz'ora fa stavano tranquillamente parlando.
' Le donne! ' borbottò adiratamente, mentre percorreva in giù la strada lavata dalla pioggia con le mani in tasca. ' Cosa voleva sapere di Cedric , ad ogni modo? Perché vuole trascinare sempre la discussione su di lui? Girò a destra ed entrò in una strada fangosa, e dopo pochi minuti stava entrando nella via d'accesso ai Tre Manici di scopa. Era troppo presto per incontrare Hermione , ma lui pensò che lì probabilmente ci sarebbe stato qualcuno con cui avrebbe potuto passare il tempo. Scosse i suoi capelli bagnati via dagli occhi e si guardò intorno. Hagrid era seduto in un angolo, sembrava cupo.
' Ciao, Hagrid! ' disse, passando fra i tavoli e prendendo una sedia per sedersi accanto a lui.
Hagrid sobbalzò e guardò Harry come se lo riconoscesse appena. Harry notò che aveva due tagli freschi sulla faccia e molte ammaccature nuove.
' Oh, sei tu Harry ' disse Hagrid. ' tutto OK?
' Sì, io sto bene, ' mentì Harry; ma, nel vedere Hagrid in quello stato, sentì che lui non aveva molto di cui lagnarsi realmente. ' E tu sei OK? '
' Io? ' Hagrid detto. ' Oh sì, alla grande, Harry, alla grande. '
Guardò fisso nelle profondità del suo boccale di peltro che era della taglia di un grande secchio e sospirò. Harry non sapeva cosa dirgli. Sedettero affiancati in silenzio per un momento.Poi, improvvisamente, Hagrid disse , ' Siamo nella stessa barca, vero, ' Arry? '
' Emh- ' disse Harry.
' Sì… ne parlavo prima… tutti e due soli, già' disse Hagrid, annuendo col capo con aria saggia. ' tutti e due orfani. Sì… orfani. '
Prese una grande sorsata dal suo boccale.
' Fa differenza avere una famiglia decente, ' disse lui . ' il mio papà era decente. Anche i tuoi mamma papà erano decenti. Se solo loro fossero vissuti.' la vita poteva essere diversa,eh?
' Sì… rispose, ' Harry cautamente. Hagrid sembrava essere d'umore molto strano.
' La famiglia, ' disse Hagrid tetro. ' dicono, che il sangue è importante… '
E si asciugò una lacrima.
' Hagrid, ' Harry aveva detto, incapace fermarsi, ' chi ti fa tutte queste ferite? '
' Eh? ' Hagrid aveva detto, guardandolo spaventato. ' I danni sulla faccia? '
' quelli! ' disse Harry, indicando la faccia di Hagrid.
'sono solo graffi io faccio un lavoro duro.
Vuotò il suo boccale, lo mise sulla tavola e si alzò
Ci vediamo, Harry… abbi cura di te. '
Uscì fuori dal pub, e scomparve nella pioggia torrenziale. Harry lo guardò andarsene, sentendosi miseramente. Hagrid era infelice e gli stava nascondendo qualche cosa, era deciso a non accettare aiuto. Cosa stava succedendo? Ma prima che Harry potesse pensarci ancora, sentì una voce che lo chiamava.
' Harry! Harry, qui! '
Hermione gesticolava verso lui dall'altro lato della stanza. Si scosse e andò verso di lei attraverso il pub affollato. Era ancora distante alcuni tavoli quando comprese che Hermione non era da sola. Lei era seduta ad un tavolo con la coppia più improbabile che lui avesse mai potuto immaginare: Luna Lovegood e nientemeno che Rita Skeeter, ex-giornalista della Gazzetta del Profeta e una delle persone meno amate al mondo da Hermione.
'Sei in anticipo!' Hermione aveva detto, muovendosi verso di lui. 'Io pensavo che tu fossi con Cho, e che avremmo dovuto apettarti per almeno un altra ora'
Cho? ' aveva detto Rita subito, sporgendosi dal suo posto per fissare avidamente Harry. ' Una ragazza? '
Afferrò la sua borsa di croccodillo e vi rovistò dentro.
' Non è affar suo neanche se Harry fosse stato con cento ragazze, ' Hermione disse a Rita. ' Così può mettere via quello. '
Rita era stato sul punto di prelevare una penna d’oca verde acido- dalla sua borsa. Ma apparendo come se fosse stata costretta per ingoiare Linfa Puzzolente, richiuse la borsa.
' Che c'è? ' Harry chiese, sedendosi e fissando a Rita ,Luna e Hermione.
' La piccola Signorina Perfezione me lo stava per dire , 'aveva detto Rita , prendendo rumorosamente un grande sorsata dalla sua bibita. ' Suppongo che mi è permesso parlargli, no?' chiese ad Hermione.
' Sì, suppongo di si , ' disse Hermione freddamente.
La disoccupazione aveva cambiato Rita. I capelli che una volta erano elaboratamene arricciati ora cadevano lisci e scomposti intorno alla sua faccia. La vernice scarlatta sulle unghie non c’era più e aveva solo un paio di orecchini falsi che venivano nascosti dai suoi enormi occhiali alati. Prese un altro grande sorso della sua bibita e disse con l'angolo della sua bocca, ' è una bella ragazza, Harry? '
' Una parola di più sulla vita amorosa di Harry e non le do la cifra promessa, ' Disse Hermione irritata.
' Che cifra? ' aveva detto Rita, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. ' Non hai menzionato ancora una cifra, Principessa ci hai solo girato intorno Oh, uno di questi giorni… " trasse un profondo sospiro
' Sì, sì, uno di questi giorni Lei scriverà le storie più orribili su Harry e me, ' disse Hermione indifferentemente. 'se può, perché non lo fa? '
Sono state dette molte cose orribili su Harry questo anno senza il mio aiuto, ' disse Rita, guardandolo di sbiego attraverso il suo bicchiere ed aggiungendo con un sussurro pettegolo, ' Come ti hanno fatto sentire , Harry? Tradito? Sconvolto? Incompreso? ' Si è arrabbiato, chiaramente, ' aveva detto Hermione con voce dura e chiara. ' ha detto la verità e si attirato le ire del ministero perchè il Ministro è troppo idiota per credergli . '
' Allora tu continui a insistere con questa storia che Colui che non Deve essere Nominato è tornato? ' aveva detto Rita abbassando il bicchiere e sottoponendo Harry ad un sguardo fisso e penetrante mentre il suo dito deviò bramosamente verso il fermaglio della borsa di croccodillo. ' ci sei tu dietro a tutta questa immondizia che Silente va dicendo a tutti riguardo al fatto che Tu-sai-chi è ritornato e tu ne sei il solo testimone? '
' Io non ero il solo testimone, ' ringhiò Harry. C'erano là almeno una dozzina di Mangia-Morte. Volete i loro nomi? '
' Io te ne sarei grata, ' sospirò Rita, ancora una volta armeggiando nella sua borsa e guardando fisso a lui come se fosse la più bella cosa che lei mai avesse mai visto. ' Un grande titolo : " Potter Accusa… " sottotitolo, " Harry Potter dichiara i nomi dei Mangia-Morte di nuovo tra noi ". E sotto una bella grande fotografia di te, “Sopravvissuto da adolescente e ossessionato da Tu-sai-chi, Harry Potter, 15 anni ha oltraggiato ieri dei membri rispettabili e prominenti della comunità dei maghi definendoli Mangia-Morte …" '
La penna prendi-appunti ora era davvero nella sua mano ed a metà strada dalla sua bocca quando l'espressione rapita sulla sua faccia svanì.
' Ma chiaramente, ' lei disse, abbassando il calamo e guardando Hermione, ' la Piccola Signorina Perfezione non vorrebbe che storia esca fuori da qui vero? '
' Sicuro, ' aveva detto Hermione pacata, ' questo è precisamente quello che Piccola Signorina Perfezione vuole. '
Rita la fissò. Quindi guardò Harry. Luna, cantava trasognata ”Weasley è il nostro re"sotto il suo naso e mescolava con un bastoncino la sua bibita con una cipolla del cocktail.
' Lei vuole che io riporti quello che lui dice circa Colui che non Deve essere nominato? ' Rita chiese a Hermione in un sussurro.
' Sì, lo faccia, ' rispose Hermione .’ La vera storia. Tutti i fatti. Precisamente come Harry li riporta. Lui le darà tutti i dettagli, lui le dirà i nomi dei Mangia-Morte nascosti che ha visto là, lui dirà come appare ora Voldemort’, ‘si calmi’ aggiunse sprezzantemente, gettando un tovagliolo attraverso la tavola, perchè, Rita era sobbalzato così malamente al suono del nome di Voldemort, che si era versata addosso metà del suo whisky incendiario.
Rita si era macchiata il davanti del suo impermeabile tarmato, mentre stava ancora fissando Hermione. Poi lei disse aridamente, La Gazzetta del Profeta non lo pubblicherebbe. In ogni caso, nessuno crederebbe a questa storia. Tutti pensano che lui è pazzo. Ora, se tu mi permettessi di scrivere la storia da questo punto di vista - '
' Noi non abbiamo bisogno di un'altra storia su come Harry ha perso il senno! ' aveva detto Hermione adiratamente. Ne abbiamo avuto abbastanza di quelle, grazie! Io le voglio dare l'opportunità di dire la verità! '
Non c'è mercato per una storia come questa, ' aveva detto Rita freddamente.
' Lei crede che la Gazzetta del Profeta non la pubblicherà perché Caramell glielo impedirà, ' aveva aggiunto Hermione arrabbiata.
Rita diede a Hermione un'occhiata lunga, dura. Poi, inclinandosi si avvicinò a lei attraverso la tavola e le disse in tono efficiente, ' Bene, Caramell controlla la Gazzetta del Profeta ,ma sarebbe lo stesso.La Gazzetta non la pubblicherebbe lo stesso. Loro non pubblicheranno mai una storia che mette Harry in buona luce. Nessuno vorrebbe leggerla. È contro l'opinione pubblica. Questa ultima fuga da Azkaban fa preoccupare già abbastanza le persone.La gente non vuole credere che Tu-sai Chi è tornato. '
' Così la Gazzetta del Profeta esiste solo per dire alle persone quello che loro vogliono sentirsi dire, no? ' disse Hermione aspramente.
Rita sedette di nuovo diritta, le sue sopracciglia si alzarono, e finì il suo bicchiere di whisky incendiario.
Il Profeta esiste per vendere, sciocca ragazzina , ' disse lei freddamente.
' Mio papà pensa che è un giornale schifoso, 'Disse Luna , entrndo all'improvviso nella conversazione. Succhiando la sua cipolla nel cocktail, guardò fisso Rita con i suoi occhi enormi, protuberanti, e lievemente arrabbiati. ' pubblica le storie importanti e pensa alla necessità di sapere del pubblico. Lui non vuole solo guadagnare soldi. '
Rita guardò sdegnosamente Luna.
' proviamo ad indovinare ,tuo padre scrive per qualche piccolo bollettino d'informazione di paese? ' disse. ' Probabilmente si occupa di cose tipo, Venticinque modi di confondersi coi babbani, e le date della prossima Vendita di beneficenza ? '
' No, ' disse Luna , bagnando la sua cipolla nella sua Acquaviola ' lui è l’editore del Quibbler (il Cavillatore?). '
Rita sbuffò così rumorosamente che le persone al tavolo accanto si allarmarono.
' " storie importanti che lui ritiene che il pubblico debba sapere ", eh? ' disse sprezzante. ' Potrei concimare il mio giardino coi contenuti di quello straccio. '
' Bene, questa è la sua opportunità di migliorarlo, no? ' disse Hermione compiaciuta. ' Luna dice che suo padre sarebbe piuttosto felice di pubblicare l'intervista di Harry.
Rita li fissò ambo per un momento, poi fece una grande, stridula, risata .
' Il Quibbler! ' lei disse, chiocciando. ' pensate che la gente la prenderà seriamente se viene pubblicata sul Quibbler?
' Certa gente non lo farà, ' disse Hermione. ' Ma la versione della Gazzetta del Profeta sulla fuga da Azkaban ha creato molti dubbi. Io penso che molte persone si stanno chiedendo se non ci sia una spiegazione migliore circa quello che sta accaddendo, e se c'è una storia alternativa disponibile, anche se è pubblicata in un - ' lei gettò uno sguardo a Luna, ' in un - bene, un periodico insolito - io penso che è probabile che saranno abbastanza astuti da leggerlo. '
Rita non parlò per un pò, ma guardò attentamente Hermione, con la testa un pò inclinata.
' Ok, ammettiamo che io accetti, ' disse improvvisamente. ' Che genere di compenso otterrei? '
' Io non penso che papà paghi precisamente le persone per scrivere per il periodico, 'aveva detto Luna trasognatamente. Loro lo fanno perché pensano sia un onore vedere i loro nomi stampati. '
Rita Skeeter la guardò come se fosse pazza e si rivolse di nuovo ad Hermione' Si suppone che io lo faccia gratis?
' Ebbene, sì, ' Hermione aveva detto con calma, prendendo un sorso della sua bibita. ' Altrimenti, come lei sa bene, informerò le autorità che Lei è un Animagus non registrato. È probabile che la Gazzetta del Profeta pubblichi le memorie da Azkaban di un suo membro. '
Rita la guardò come se non avrebbe gradito fare niente di meglio che afferrare l'ombrello di carta della bibita di Hermione e ficcarglielo nel naso.
' Credo di non avere scelta,vero? ' sospirò Rita , con voce scossa. aprì di nuovp la sua borsa di croccodillo, prelevò un pezzo di pergamena, ed alzò la sua penna prendi-appunti.
' Papà ne sarà lieto, ' disse Luna illuminandosi. Un muscolo si contorse nella mascella di Rita.
' OK, Harry? ' chiese Hermione rivolgendosi a lui. ' Pronto a dire al pubblico la verità? '
' sì suppongo di sì, ' disse Harry, guardando Rita che bilanciava la penna prendi-appunti note sulla pergamena.
Pronti via, Rita, ' esclamò Hermione serenamente, pescando una ciliegia dal fondo del suo bicchiere.
CAPITOLO 26 - VISTO E IMPREVISTO
Luna disse in tono vago che non sapeva quando l'intervista di Rita con Harry sarebbe apparsa sul The Quibbler e che suo padre stava aspettando un lungo e delizioso articolo sui recenti avvistamenti di Crumple-Horned Snorkacks (??),".. e di sicuro, sarà una storia di grande rilevanza, cosicchè Harry dovrà aspettare il numero successivo," disse Luna.
Harry non aveva trovata un'esperienza facile, raccontare tutto circa la notte in cui Voldemort era tornato. Rita lo aveva messo sotto torchio per ottenere ogni più piccolo dettaglio e lui le aveva dato tutto ciò che poteva ricordare, consapevole del fatto che questa era una grande opportunità di dire al mondo la verità. Si chiedeva come la gente avrebbe reagito alla storia. Supponeva che questo avrebbe confermato a molti che era completamente pazzo, non di meno perchè la sua storia avrebbe potuto apparire affianco a completa spazzatura come Crumple-Horned Snorkacks. Ma l'evasione di Bellatrix Lestrande e dei suoi compagni Mangiamorte aveva fatto nascere in Harry un ardente desiderio di far qualcosa, che questo funzionasse oppure no.
"Non ce la faccio ad aspettare che diventi pubblico cosa la Umbridge pensa di te," disse Dean, apparentemente sgomento a cena il Lunedi sera. Seamus stava divorando una gran quantità di pasticcio di pollo e prosciutto dall'altro lato di Dean, ma Harry sapeva che li stava ascoltando.
"E' la cosa giusta da fare, Harry" disse Neville, che sra seduto di fronte a lui. Era piuttosto pallido, e continuò a parlare in tono basso, "Deve essere stata...dura...cioè, parlando di...vero?"
"Si," borbotto Harry, "ma la gente deve sapere di cosa è capace Voldemort, no?"
"E' giusto," disse Neville, annuendo, "e i suoi Mangiamorte, anche...la gente dovrebbe saperlo..."
Neville lasciò la sua frase sospesa e tornò alle sue patate al forno. Seamus guardo verso l'alto, ma quando incrociò gli occhi di Harry, torno velocemente a guardare il suo piatto. Dopo un pò, Dean, Seamus e Neville si avviarono alla sala comune, lasciando Harry ed Hermione al tavolo ad aspettare Ron, che non aveva ancora cenato a causa dell' allenamento di Quidditch.
Cho Chang entrò nella sala accompagnata dalla sua amica Marietta. Lo stomaco di Harry ebbe una sgradevole stretta, ma lo sguardo di lei non giunse fino al tavolo di Grifondoro, e sedette dandogli le spalle.
"Oh, ho dimenticato di chiedertelo," disse Hermione animatamente, dando un'occhiata al tavolo di Corvonero, "cosa è successo al tuo appuntamento con Cho? Come mai sei rientrato così presto?"
"Ehm...beh, è stato..." disse Harry, tirando una porzione di pasticcio di rabarbaro verso di se "un fiasco completo, adesso che me lo chiedi.
E le riferì cosa era accaduto nella sala da tè di Madama Puddifoot.
"...così, quindi," finì diversi minuti dopo, nel mentre l'ultimo morso di pasticcio spariva, " Si è alzata è ha detto, 'ci vediamo, Harry' ed è corsa via!". Posò il suo cucchiaio e guardò Hermione. "cioè, di cosa si trattava? Cosa stava succedendo?"
Hermione diede un'occhiata a Cho e sospirò.
"Oh, Harry" disse tristemente. "Bene, mi spiace, ma hai un pò mancato di tatto."
"Io, senza tatto?" disse Harry, scandalizzato. "Un momento prima tutto filava liscio, un momento dopo mi stava dicendo che Roger Davies le aveva chiesto di uscire e come di solito lei andasse e sbaciucchiasse Cedric in quella stupida sala da tè - come credi avrei dovuto sentirmi per tutto questo?'
"Bene, vedi," disse Hermione, con l'aria paziente di qualcuno che spiega che uno più uno fa due ad un bambinetto troppo emotivo, "non avresti dovuto dirle che volevi incontrarmi nel bel mezzo del vostro apputamento."
"Ma, ma," farfugliò Harry, "ma - mi avevi detto di incontrarci alle dodici e portarmi anche lei, come avrei potuto farlo senza dirglielo?
"Avresti dovuto accennarglielo in modo differente," disse Hermione, sempre con quell'aria esasperata. "Avresti dovuto dirle che era veramente seccante, che io ti avevo fatto promettere di andare insieme ai Tre Manici di Scopa, ma che tu veramente non avresti voluto andarci, che ti sarebbe piaciuto piuttosto passare tutto il giorno con lei, ma che sfortunatamente dovessi incontrarmi e avresti dovuto pregarla, pregarla di venire con te sperando di liberarti più velocemente. E non sarebbe stata una cattiva idea anche menzionare quanto tu pensi che io sia brutta," continuò Hermione in aggiunta.
"Ma io non penso tu sia brutta," disse Harry, perplesso.
Hermione rise.
"Harry sei peggio di Ron...beh, no, non lo sei," sospirò, nel mentre proprio Ron entrava zoppicante nella sala ricoperto di fango apparentemente stizzito. "Guarda - tu hai turbato Cho quando gli hai detto che stavi per incontrarmi, così lei ha cercato di ingelosirti. E' stato il suo modo di dimostrarti quanto le piaci."
"Cosa stava facendo?" disse Harry, mentre Ron si lasciava cadere sulla panca di fronte a loro prelevava ogni piatto avesse alla sua portata. "Beh, non sarebbe stato più semplice se mi avesse chiesto se mi piaceva più di te?"
"Le ragazze non chiedono spesso cose di questo tipo," disse Hermione.
"Beh, dovrebbero!" disse Harry vigorosamente. "A quel punto avrei potuto dirle quanto lei mi piace, e lei avrebbe potuto non essere ancora tutta presa dalla morte di Cedric!" [NB traduzione azzardosa..]
"Non dico che è stata sensibile," disse Hermione, allorché Ginny si univa a loro, infangata quanto Ron e apparentemente dello stesso cattivo umore. "Sto solo cercando di farti capire come si sentisse in quel momento."
"Dovresti scrivere un libro," disse Ron mentre tagliava le proprie patate, "tradurre le cose pazze che le ragazze fanno così che i ragazzi le capiscano."
"Si," disse Harry ardentemente, guardando verso il tavolo dei Corvonero. Cho si era appena alzata, e, senza averlo ancora guardato, lascio la Grande Sala. Sentendosi piuttosto depresso, guardò verso Ron e Ginny. "allora, come è andato l'allenamento di Quidditch?"
"Un incubo," disse Ron con voce scontrosa.
"Oh andiamo," disse Hermione, rivolgendosi a Ginny, "Sono certa non sia stato così..."
"Si, lo è stato" disse Ginny. "E' stato terrificante. Angelina era quasi in lacrime alla fine."
Ron e Ginny si allontanarono per fare il bagno dopo cena; Harry ed Hermione tornarono all'affollata sala comune di Grifondoro e ai loro solito mucchio di compiti. Harry stava lottando con una nuova cartina astrale per Astronomia già da mezz'ora quando Fred e George si presentarono.
"Ron e Ginny non ci sono?" chiese Fred, guardandosi intorno mentre accostava una sedia, e quando Harry scosse la testa, egli disse "Bene. Abbiamo visto il loro allenamento. Saranno maciullati. Sono spazzatura senza di noi."
"Dai, Ginny non è andata male," disse George equamente, sedendosi accanto a Fred. " tra l’altro, non so come possa essere così brava, visto che non l'abbiamo mai lasciata giocare con noi."
"Ha fatto irruzione nel capanno delle scope in giardino fin dall'età di sei anni e prendeva le vostre scope a turno quando non potevate vederla," disse Hermione da dietro la sua pila barcollante di libri delle Antiche Rune.
"Oh," disse George, leggermente impressionato. " Bene - questo spiega ogni cosa."
"Ron ha salvato di già qualche goal?" chiese Hermione, scrutando dal di sopra di Geroglifici Magici e Logogrammi.
"Beh, può farlo se non pensa che qualcuno lo stia guardando," disse Fred, ruotando gli occhi. "Quindi tutto quello che dobbiamo fare è chiedere alla folla di girarsi di spalle e parlare fra loro ogni qualvolta la Pluffa sta per arrivare dal suo lato ogni Sabato."
Si alzò di nuovo e andò alla finestra in preda all'agitazione, fissando di fuori i campi oscuri.
"Sai, il Quidditch è quasi l'unica cosa per cui valga la pena rimanere qui."
Hermione gli gettò un'occhiata severa.
"Gli esami si stanno avvicinando!"
"Te l'ho già detto, noi non siamo preoccupati dal M.A.G.O.," disse Fred. Le SNACKBOXES (??) sono pronte a partire, abbiamo trovato il modo di liberarci di questi foruncoli, basta mischiargli un paio di gocce di essenza di MURTLAP (??), Lee ce l'ha suggerito."
George sbadigliò in modo evidente e sembrava scontento del cielo notturno nuvoloso.
"Non so nemmeno se voglio vederla questa partita. Se Zacharias Smith ci batte potrei anche uccidermi."
"Uccidi lui, semmai" disse Fred fermamente.
"Questo è il problema con il Quidditch," disse Hermione assente, una volta ancora curva sulle sue traduzioni di Rune, "crea tutte queste cattivi sentimenti e tensioni fra le case."
Cercava di trovare la sua copia di Sillabario dell'Incantatore, quando colse gli sguardi fissi di Fred, George ed Harry su di lei con espressioni miste a disgusto e incredulità sul proprio viso.
"Si, è così!" disse spazientita. "E' solo un gioco, no?"
"Hermione," disse Harry, scuotendo la testa, "sei brava quando si tratta di sentimenti e roba simile, ma non capisci niente di Quidditch."
"Può darsi di no," disse rabbuiata, tornando alla sua traduzione, "ma almeno la mia felicità non dipende dall'abilità di Ron di difendere la porta."
E benché Harry avrebbe preferito saltare giù dalla torre di Astronomia, piuttosto che ammetterlo con lei, allorquando avrebbe seguito il gioco il sabato seguente, avrebbe pagato diversi Galeoni purchè non gli importasse nulla del Quidditch.
La cosa migliore che si potrebbe raccontare della partita è che fu breve; gli spettatori del Grifondoro dovettero resistere solo ventidue minuti di agonia. E' dura dire quale fu invece la cosa peggiore: Harry pensava potesse essere una gara spalla a spalla fra, il quattordicesimo salvataggio fallito di Ron, Sloper che mancava un bolide ma colpiva Angelina sul muso con la sua mazza, e lo strillo con caduta dalla scopa di Kirke quando Zacharias Smith sfrecciò verso di lui trasportando la Pluffa. Il miracolo fu che Grifondoro perse di soli dieci punti: Ginny riuscì ad acciuffare il bocconcino appena sotto il naso del Cercatore di Tassorosso Summerby, così il punteggio finale fu di duecentoquaranta a duecentotrenta.
"Bella presa," Harry disse a Ginny nella sala comune, dove l'atmosfera assomigliava a quella di un funerale particolarmente triste.
"Sono stata fortunata," disse scrollando le spalle. "Il Boccino non era particolarmente veloce e Summerby aveva freddo, ha starnutito chiudendo gli occhi esattamente nel momento sbagliato. Ad ogni modo, una volta che tu sarai tornato in squadra .."
"Ginny, io ho una squalifica a vita."
"Sei squalificato solamente finché la Umbridge è nella scuola," lo corresse Ginny. "C'è una bella differenza. Od ogni modo una volta tornato, io penso proverò da Cacciatore. Angelina e Alicia andranno via entrambe l'anno prossimo e io preferisco mettere a segno punti piuttosto che cercare ovunque."
Harry guardò verso Ron, il quale era tutto curvo in un angolo, con lo sguardo fisso fra le sue ginocchia e con una bottiglia di Burrobirra in mano.
"Angelina non vuole lasciargli dare le dimissioni," disse Ginny, come se stesse leggendo nella mente di Harry. "Lei ha detto che comprende cos'ha dentro."
Ad Harry piaceva molto che Angelina stesse dimostrando fiducia in Ron, ma allo stesso tempo pensava che sarebbe stata molto gentile nel concedergli di lasciare la squadra. Ron aveva lasciato il campo sull'ennesimo coro di 'Weasley è il nostro Re' intonato con grande entusiasmo dai Serpeverde, che erano a quel punto i favoriti per la vittoria della coppa del Quidditch.
Fred e George gironzolavano li intorno.
"Non ho il coraggio di togliergli la bottiglia," disse Fred, guardando la figura ricurva di Ron. "Pensaci...quando ha mancato la quattordicesima..."
Agitò le braccia come se stesse nuotando in verticale come un cagnolino.
"..bene, la conserverò per le feste, eh?"
Dopo di ciò Ron si trascinò fino al letto. Contravvenendo ai suoi sentimenti, Harry aspettò un pochetto prima di andare anche lui al dormitorio, così che Ron avrebbe potuto fingere di essere addormentato se lo avesse voluto. Infatti,, quando Harry infine entrò nella stanza Ron stava russando un pò troppo sonoramente perché fosse del tutto plausibile.
Harry si mise a letto, pensando alla partita. Era stato enormemente frustrante assistere dal bordocampo. Era molto impressionato dalla performance di Ginny, ma era consapevole del fatto che se avesse giocato lui, avrebbe catturato il boccino prima...c'era stato un momento in cui stava volando vicino alla caviglia di Kirke; se Ginny non avesse esitato avrebbe potuto strappare la vittoria per Grifondoro.
La Umbridge era seduta qualche fila sotto Harry ed Hermione. Una volta o due si era girata a guardare verso di lui, la sua enorme bocca di rospo si era distesa in quello che doveva essere un sorriso gongolante. Ricordandosi di questo, si sentì bruciare di rabbia mentre era li al buio. Dopo qualche minuto, comunque, ricordò che doveva immaginare di svuotare la sua mente da ogni emozione prima di dormire, come Piton cercava di insegnargli alla fine di ogni lezione di Pozioni.
Ci provò per qualche momento, ma il pensiero di Piton sul pensiero della Umbridge semplicemente aumentò la sua sensazione di risentimento e si ritrovò invece a concentrarsi su quanto odiasse quei due. Lentamente, il ronfare di Ron sparì, ma venne sostituito dal rumore più profondo e lento della sua respirazione. Per Harry ci volle più tempo per addormentarsi; era stanco fisicamente, ma la sua mente ci mise parecchio per chiudersi.
Sognò che Neville e la Prof.ssa Sprite stavano ballando un waltzer nella Sala Grande mentre la professoressa McGrannitt suonava la cornamusa. Lui li guardò felice per un pò, poi decise di andare a cercare gli altri membri dell'AS.
Ma quando lasciò la stanza si ritrovò di fronte, non all'arazzo di Barnabas lo Stolto, ma una torcia che bruciava nel suo braccio appeso al muro di pietra. Ruotò lo sguardo lentamente verso sinistra. Li, alla fine del corridoio senza finestre, c'era una spoglia, porta nera.
Vi si portò di fronte con un senso di eccitazione che aumentava sempre più. Aveva la strana certezza che questa volta sarebbe stato fortunato, e avrebbe trovato il modo di aprirla...era ad un passo da essa, e vide sobbalzando dall'eccitazione che c'era una striscia di debole luce blu provenire dal lato destro della porta...era socchiusa...distese la mano per spalancarla e ...
Ron emise un forte, stridulo e genuino ronfo e Harry si svegliò istantaneamente con la mano protesa in avanti nell'oscurità, per aprire una porta che era distante centinaia di miglia. La lasciò ricadere con un misto di disappunto e senso di colpa. Sapeva che non avrebbe dovuto vedere la porta, ma allo stesso tempo si sentiva così curioso di sapere cosa ci fosse dietro di essa che fu un filo irritato con Ron...se solo non avesse russato per un altro solo minuto.
*
Il Lunedi mattina, entrarono nella Sala Grande per la colazione nello stesso istante dei gufi con la posta. Hermione non era la sola persona impaziente di leggere la sua copia della Gazzetta del Profeta: li vicino erano tutti impazienti di leggere novità sulla fuga dei Mangiamorte, che, malgrado i molti avvistamenti, non erano stati ancora catturati. Dette uno Zellino di Bronzo al gufo distributore e sfogliò ansiosamente il giornale mentre Harry cercava di riprendersi con un succo d'arancia; siccome egli aveva ricevuto solo una noticina durante tutto l'anno, era sicuro, che quando il gufo atterrò davanti a lui, questi avesse commesso un errore.
"Chi cerchi?" gli chiese, mentre spostava fiacco il succo d'arancia da sotto il becco del gufo e si inclinava per leggere il nome e l'indirizzo del destinatario:
Harry Potter Sala Grande Scuola di Hogwarts
Accigliato, stava per prendere la lettera dal gufo, ma prima che potesse, tre, quattro, cinque e più gufi avevano planato di fianco al primo e tentavano di ottenere una posizione di vantaggio, calpestando il burro e facendo cadere il sale ogni volta che qualcuno di loro provava a consegnare la loro lettera per primo.
"Che succede?" chiese Ron stupito, nel mentre l'intera tavola del Grifondoro si sporgeva in avanti per guardare e altri sette gufi atterravano in mezzo ai precedenti, stridendo, gufando e sbattendo le proprie ali.
"Harry!" disse Hermione col fiato sospeso, immergendo le mani nelle masse piumate e tirandone fuori uno che trasportava un lungo e cilindrico pacco. "Penso di sapere cosa significhi - apri prima questo!"
Harry strappò via la carta marrone. Tirò fuori una copia arrotolata nuova di zecca dell'edizione di Marzo del The Quibbler. La dispiegò per vedere la sua faccia che gli sorrideva timidamente dalla prima di copertina. Grandi lettere rosse sulla foto recitavano le parole:
ALLA FINE HA PARLATO:
LA VERITA' CIRCA COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO E LA NOTTE CHE HO ASSISTITO AL SUO RITORNO
"E' buono, non credete?" disse Luna, che si era diretta oltre il tavolo di Grifondoro e ora si stava infilando fra Fred e Ron. "E' uscito ieri, ho chiesto a papà di mandarti una copia gratuita. Me l'aspettavo questo," agitando la mano verso tutti i gufi ancora ammassati sul tavolo di fronte a Harry, "sono lettere dai lettori."
"Era quello che pensavo," disse Hermione impaziente. "Harry, pensi che noi ..?"
"Servitevi," disse Harry, sentendosi lievemente stupito.
Ron ed Hermione cominciarono a strappare le buste.
"questa qui è da un tizio che pensa che sei fuori di testa," disse Ron, buttando un occhio alla sua lettera. "Ah bene..."
"Questa donna ti raccomanda di provare un buon corso di Magie Shoccanti all'ospedale di S.Mungo," disse Hermione, contrariata e afferrandone una seconda.
"Questa sembra Ok, credo," disse Harry lentamente, scorrendo una lunga lettera da una strega di Paisley. "Hey, questa qui dice che mi crede!"
"Questo la pensa in due modi," disse Fred, che si era unito all'apertura delle lettere con entusiasmo. "Dice che non sembri una sembri una cattiva persona, ma che veramente lui non vuole credere al ritorno di Tu-Sai-Chi e quindi ora non sa cosa pensare. Accidenti! Che spreco di pergamena."
"Qui ce n'è un altro che hai convinto, Harry!" disse Hermione eccitata. "Ho letto la storia dal tuo punto di vista, e sono giunto alla conclusione che la Gazzetta del Profeta ti sta trattando molto ingiustamente...tuttavia non è così facile pensare che Colui-Che-Non-Deve-Esser-Nominato sia tornato, sono tentato dall'accettare che tu stia dicendo la verità...Oh, e questo è meraviglioso!"
"Un altro che pensa che tu stia abbaiando," disse Ron, lanciandosi una lettera aperta oltre il capo "..ma questa qui dice che hai ottenuto la sua conversione e adesso ti crede un vero eroe...ti ha messo dentro una fotografia, anche...wow!"
"Cosa sta succedendo qui?" disse una voce falsamente dolce da ragazzina.
Harry alzò lo sguardo con le mani piene di lettere. La Prof.ssa Umbridge era li in piedi, dietro a Fred e Luna, i suoi occhi di rana scorrevano la confusione di gufi e le lettere sul tavolo di fronte a Harry. Dietro di lei vide molti studenti guardare bramosi.
"Perché hai tutte queste lettere, Signor Potter" chiese lentamente.
"E' un crimine adesso?" disse Fred ad alta voce. "Ricevere posta?"
"Stia attento Sig. Weasley, o dovrò metterla in punizione," disse la Umbridge. "allora, Sig. Potter?"
Harry esitò, ma non vide come avrebbe potuto far passare la cosa sotto silenzio; era solo questione di tempo prima che una copia del The Quibbler arrivasse all'attenzione della Umbridge.
"Persone che mi hanno scritto perché ho concesso un'intervista," disse Harry. "A proposito di quel che mi è accaduto lo scorso Giugno."
Per una qualche ragione aveva alzato lo sguardo dal tavolo e aveva detto questo. Harry aveva avuto la strana sensazione che Silente lo stesse guardando un attimo prima, ma quando guardò verso il preside lo trovò assorto in una conversazione con il Prof. Vitious.
"Una intervista?" ripeté la Umbridge, con la voce più sottile e alta che mai. "Cosa intendi?"
"Intendo che un giornalista mi ha posto delle domande e che io ho risposto loro," disse Harry. "Qui.."
E le tirò la copia del The Quibbler. Lei la prese e diede un'occhiata alla copertina. La sua pallida, flaccida faccia divenne di un brutto e irregolare violetto.
"Quando l'hai fatta?" chiese, con voce un pò tremante.
"Nell'ultimo weekend a Hogsmeade" disse Harry.
Lei lo guardò, incandescente dalla rabbia, con la rivista stretta fra le dita tozze.
"Non ci saranno più viaggi per te a Hogsmeade, Sig. Potter," sussurrò. "Come hai osato...come hai potuto..." fece un profondo respiro. "Ho provato e riprovato a insegnarti a non dire bugie. Il messaggio, apparentemente, non ti è ancora entrato in testa. Cinquanta punti in meno a Grifondoro e un'altra settimana di punizioni."
Andò via impettita, stringendo The Quibbler al proprio petto, gli occhi di molti studenti la seguivano.
A metà della mattinata enormi cartelli erano stati sparsi per la scuola, non solo nella bacheca, ma in ogni classe e nei corridoi.
PER ORDINE DELL'ALTO INQUISITORE DI HOGWARDS
Ogni studente trovato in possesso della rivista The Quibbler sarà espulso.
Ciò è in accordo con il Decreto per l'Educazione numero Ventisette.
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Alto Inquisitore
*
Per qualche ragione, ogni qualvolta Hermione metteva gli occhi su uno di quei cartelli, rideva con piacere.
"Per cosa sei così felice?" Harry le chiese.
"Oh, Harry, non vedi?" disse Hermione senza fiato. "Se c'è una cosa di cui lei dovrebbe essere sicura è che ogni singola persona in questa scuola leggerà la tua intervista, lo sta proibendo!"
E sembrava che Hermione avesse abbastanza ragione. Alla fine della giornata, benchè Harry non avesse viso in giro il The Quibbler nella scuola, ovunque sembrava che ognuno stesse citando l'intervista ad un altro. Harry li sentì sussurrare mentre facevano la fila per entrare nelle classi, discutendone ai pasti e dopo le lezioni, mentre Hermione riportava che ogni occupante degli scompartimenti nei bagni delle ragazze stava parlandone quando lei vi ha fatto un salto prima di Antiche Rune.
"Quindi mi hanno infamato, e ovviamente sapevano che io lo sapevo, così mi hanno bombardato di domande," disse Hermione ad Harry, con occhi lucenti, "e Harry, io penso ti credano, io veramente lo penso, credo tu li abbia finalmente convinti!"
Nel frattempo, la Prof.ssa Umbridge inseguiva furtivamente l'intera scuola, fermando studenti a caso e chiedendogli di svuotare i propri libri e le tasche: Harry sapeva che stava cercando copie del The Quibbler, ma gli studenti erano svariati passi avanti a lei. Le pagine che riportavano l'intervista di Harry erano state incantate in modo da assomigliare ad estratti dei libri di testo se qualcuno, ma non loro stessi, le leggessero, o altrimenti divenivano magicamente bianche finché qualcuno non volesse adoperarle ancora. Presto sembrò che ogni singola persona nella scuola l'avesse letta.
Ai professori era ovviamente proibito fare menzione dell'intervista dal Decreto sull'Educazione Ventisei, ma questi trovarono i modi di esprimere i loro sentimenti sulla cosa in ogni caso. La Prof.ssa Sprite premiò Grifondoro con venti punti quando Harry le passò un contenitore d'acqua; il prof. Vitious alla fine di Incantesimi gli mise fra le mani una scatola di topi squittenti di zucchero, disse, "Shh!" e corse in via in fretta; e la Prof.ssa Cooman irruppe in pianti isterici durante Divinazione e annunciò ad una classe esterrefatta e ad una Umbridge molto disapprovante, che Harry non avrebbe dovuto patire una morte a breve dopo tutto, ma che avrebbe vissuto fino ad arrivare avanti con gli anni, diventando Ministro della Magia e avendo ben dodici figli.
Ma quello che più fece felice Harry fu Cho, il giorno successivo, raggiungendolo mentre si affrettava per Trasfigurazione. Prima che capisse cosa stesse succedendo, la mano di lei fu nella sua e lei gli sussurrò in un orecchio, "Sono davvero, veramente dispiaciuta. Quell'intervista è stata così coraggiosa...mi ha fatto piangere."
Fu dispiaciuto di sentire che lei avesse versato ancora lacrime, ma molto sollevato che loro ancora si parlassero, ed era ancora più compiaciuto del veloce bacio che lei gli assestò sulla guancia prima di correre via. E incredibilmente, era appena arrivato a Trasfigurazione che qualcosa di piacevole accadde: Seamus uscì dalla coda e lo affrontò.
"Voglio solo dirti," borbottò, dando un'occhiata al ginocchio sinistro di Harry," che ti credo. E che ho mandato una copia della rivista anche a mia madre."
Se qualcosa d'altro potesse servire a rendere la felicità di Harry completa, fu la reazione che ebbero Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide insieme in biblioteca più tardi, nel pomeriggio; Erano insieme ad un ragazzo magro che Hermione gli bisbigliò chiamarsi Theodore Nott. Si voltarono verso Harry mentre egli cercava sulle mensole il libro sulla Sparizione Parziale: Goyle scrocchiava le proprie nocche minaccioso e Malfoy sussurrò qualcosa di indubbiamente malevolo a Tiger. Harry sapeva perfettamente perché si comportassero così: aveva fatto i nomi di tutti i loro padri come Mangiamorte
"E il boccone migliore," disse Hermione allegramente uscendo dalla biblioteca, "è che non possono contraddirti visto che non possono ammettere di aver letto l'articolo!"
A completare il tutto, Luna disse loro dopo cena che nessun numero del The Quibbler era mai andato esaurito più velocemente.
"Papà sta ristampando" disse ad Harry, i suoi occhi sporgevano eccitati. "Non riesce a crederci, dice che la gente è più interessata a questo che non alle Crumple-Horned Snorkacks (??)!"
Quella notte Harry fu un eroe nella sala comune di Grifondoro. Audacemente, Fred e George avevano posto un Incantesimo Ingrandente sulla copertina del The Quibbler e l'appesero su un muro, così il faccione di Harry guardava fisso sulle riunioni, occasionalmente diceva cose tipo 'AL MINISTERO SONO DEFICIENTI' e 'MANGIA *****, UMBRIDGE' con una voce rimbombante. Hermione non trovò la cosa molto divertente; disse che interferiva con la sua concentrazione, e che finiva per andare a letto troppo presto per l'irritazione. Harry dovette ammettere che il poster non era proprio divertente dopo un ora o due, specialmente quando l'incantesimo che lo faceva parlare cominciò a scemare, così urlava semplici parole disconnesse fra loro come "*****" e "UMBRIDGE" a intervalli sempre più frequenti con voce sempre più alta. Infatti, cominciò ad avere mal di testa e la sua cicatrice cominciò a pizzicare infastidendolo ancora. Con disappunto delle molte persone che erano sedute intorno a lui, e che gli chiedevano di rivivere la sua intervista per l'ennesima volta, annunciò che aveva bisogno da morire di andare a dormire presto.
Il dormitorio era vuoto quando lo raggiunse. Rimase con la fronte poggiata sul rinfrescante vetro della finestra accanto al suo letto; la cosa gli fornì sollievo dalla cicatrice. Poi si svestì ed entrò nel letto, pregando perché il mal di testa andasse via. Sentì anche un leggero senso di nausea. Si mise su un fianco, chiuse gli occhi, e cadde addormentato...
Stava in una ornata stanza oscura illuminata da un'unico braccio di candele. Le sue mani erano strette sul retro della sedia che gli stava davanti. Avevano lunghe dita ed erano bianche come se non avessero visto la luce del sole per anni e sembravano come grandi, pallidi ragni che si stagliavano sul velluto scuro della sedia.
Oltre la sedia, in una zona di luce proiettata sul pavimento dalle candele, c'era inginocchiato un uomo in abiti neri.
"Sono stato mal consigliato, pare," disse Harry, con una voce alta e fredda che tremava di rabbia.
"Maestro, imploro il tuo perdono," gracchiò l'uomo inginocchiato per terra. Il dietro della sua testa luccicò nella luce delle candele. Sembrava stesse tremando.
"Non ti do la colpa, Rookwood," disse Harry con quella fredda e crudele voce.
Rilasciò la sua presa sulla sedia e prese a camminargli intorno, più vicino all'uomo tremante sul pavimento, finchè nell'oscurità non fu in piedi direttamente su di lui, guardando giù da un'altezza più grande dell'usuale.
"Sei sicuro del fatto tuo, Rookwood?" chiese Harry.
"Si, Mio Signore, si...Mi sono abituato a lavorare per il Dipartimento dopo - dopo tutto..."
"Avery mi ha detto che Bode sarebbe capace di rimuoverlo/a."
"Bode non avrebbe potuto prenderlo/a, Maestro...Bode dovrebbe saperlo che non può...indubbiamente, ecco perchè sta lottando così duramente contro la maledizione Imperius di Malfoy..."
"Alzati, Rookwood," sussurrò Harry.
L'uomo inginocchiato quasi cadde nella fretta di ubbidire. La sua faccia era piena di cicatrici. Gli sfregi venivano messi in rilievo dalla luce delle candele. Rimase un pò curvo quandò si alzò, quasi come stesse facendo un inchino, e il suo sguardo guizzava terrorizzato sulla faccia di Harry.
"Hai fatto bene a dirmelo," disse Harry. "Molto bene...ho perso mesi dietro a schemi senza risultati, sembra...ma non importa...noi ricominceremo, da adesso. Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood..."
"Mio Signore...si, Mio Signore," ansò Rookwood, con la voce roca di sollievo.
"Io ho bisogno del tuo aiuto. Io ho bisogno di tutte le informazioni che potrai darmi."
"Certo, Mio Signore, di sicuro...qualunque cosa..."
"Molto bene...puoi andare. Mandami Avery."
Rookwood corse vie all'indietro, si prostrò e scomparve attraverso la porta.
Lasciato solo nella stanza buia, Harry si girò verso il muro. Un vecchio specchio incrinato era appeso al muro nell'ombra. Harry si mosse verso di esso. Il suo riflesso nelle tenebre divenne più grande e più chiaro...una faccia ancora più bianca di un teschio...occhi rossi con fessure per pupilla...
"NOOOOOOOOO!"
"Cosa?" strillava una voce vicina.
Harry agitò convulsamente le braccia, si impigliò nei drappeggi e cadde fuori del letto. Per qualche secondo non seppe dove era; era convinto che stesse per vedere la faccia bianca da teschio apparirgli dal buio ancora, a quel punto la voce di Ron, molto vicina a lui disse.."la smetti di agire come un maniaco così che possa aiutarti ad uscire da qui!"
Ron tirò via i drappi e Harry lo fisso alla luce della luna, steso sulla schiena, con la cicatrice rovente dal dolore. Ron sembrava stesse proprio per andare a letto; u nbraccio era fuori dei vestiti.
"E' stato di nuovo attaccato qualcuno?" chiese Ron, tirando Harry in modo brusco ai suoi piedi. "E' Papà? E' quel serpente?"
"No - stanno tutti bene -" annaspò Harry, sentendo la fronte andargli in fiamme. "Bene...Avery non è...è in difficoltà...gli ha dato l'informazione sbagliata...Voldemort è veramente arrabbiato"
Harry gemettè e affondò, vacillante sul letto, sfregandosi la cicatrice.
"Ma Rookwood gli è andato in aiuto adesso...è di nuovo sulla pista giusta..."
"Di che stai parlando?" disse Ron, sembrando spaventato. "Intendi...hai appena visto Tu-Sai-Chi?"
"Io ero Tu-Sai-Chi," disse Harry, e distese le mani per controllare che non fossero più mortalmente pallide e allungate. " Era con Rookwood, è uno dei Mangiamorte evasi da Azkaban, ricordi? Rookwood gli ha appena detto che Bode non può averlo fatto."
"Fatto cosa?"
"Rimuovere qualcosa...ha detto che Bode sapeva che non avrebbe potuto farlo...Bode era sotto la maledizione Imperius...penso abbia detto che il padre di Malfoy gliel'abbia fatta.
"Bode è stato maledetto per rimuovere cosa?" disse Ron. "Ma - Harry, potrebbe essere..."
"L'arma," Harry finì la frase per lui. "Lo so"
La porta del dormitorio si aprì; Dean e Seamus entrarono. Harry infilò le gambe nel letto. Non voleva che sembrasse essere successo qualcosa di strano, cosa appena accaduta, e visto che aveva appena smesso di pensare che Harry fosse svitato.
"Hai detto," mormorò Ron, avvicinando la propria faccia a quella di Harry col pretesto di versargli acqua dalla brocca sul tavolo ai piedi del suo letto, "che tu eri Tu-Sai-Chi?"
"si," disse Harry tranquillamente.
Ron prese un enorme sorso d'acqua non necessario; Harry vide l'acqua colare oltre il suo mento e su tutto il torace.
"Harry," disse, mentre Dean e Seamus facevano fracasso, tirandosi via i vestiti e chiacchierando, "devi dirlo ..."
"Non devo dirlo proprio a nessuno," disse Harry seccamente. "Non l'avrei visto per niente se avessi fatto Occlumanzia. Immagino di aver imparato come tagliare questa roba fuori. Questo è quello che loro vogliono."
Con "loro" intendeva Silente. Si rimise a letto girandosi su un lato dando le spalle a Ron e dopo un po’ senti anche il materasso di Ron tornare a tendersi. La cicatrice di Harry cominciò a bruciare; mordeva forte il cuscino per non fare rumore. Da qualche parte, lui sapeva, Avery sarebbe stato punito.
*
Harry e Ron aspettarono a dire ad Hermione esattamente cosa fosse successo fino alla pausa nella mattina seguente; volevano essere assolutamente sicuri di non essere ascoltati casualmente. Erano nel loro solito angolo del fresco e allegro cortile, Harry le disse ogni particolare del sogno che riusciva a ricordare. Quando ebbe terminato, lei non disse nulla per qualche momento, ma guardava con una sorta di penosa intensità verso Fred e George, che stavano vendendo cappelli magici da sotto i loro mantelli dall'altro lato del cortile.
"Così è questo è il motivo per cui l'hanno ucciso," disse tranquillamente, spostando alla fine il suo sguardo da Fred e George. "Quando Bode ha provato a rubare questa arma, qualcosa di strano deve essergli successo. Credo ci sia qualche magia di difesa su di essa, intorno ad essa, per fermare chi vuole toccarla. Questo è il motivo per cui si trovava a S.Mungo, la sua mente era divenuta alquanto bizzarra e non riusciva a parlare. Ma ricordate cosa ci dissero i Guaritori? Stava recuperando. E loro non potevano rischiare che stesse meglio, no? Intendo che lo shock provocato da quello che è accaduto quando ha toccato quest'arma probabilmente ha fatto scomparire la maledizione Imperius. Una volta recuperata la parola, avrebbe potuto spiegare cosa era successo, non credete? Avrebbero saputo che era stato mandato a rubare l'arma. Di sicuro deve essere stato facile per Lucius Malfoy maledirlo. Non sta mai fuori del Ministero, vero?
Stava sempre li intorno quel giorno che ho avuto l'udienza," disse Harry. "Nel - aspetta..." disse lentamente. "E' stato nel corridoio del Dipartimento dei Misteri quel giorno! Tuo padre disse che probabilmente stesse provando a intrufolarsi per sapere cosa stesse accadendo alla mia udienza, ma se invece..."
"Sturgis!" disse Hermione, come fulminata.
"Prego?" disse Ron, sembrando confuso.
"Sturgis Podmore .." disse Hermione senza fiato, "arrestato per il tentativo di attraversare una porta! Lucius Malfoy deve averlo preso! Scommetto che l'ha fatto il giorno in cui l'hai visto li, Harry. Sturgis aveva il Mantello dell'Invisibilità di Moody, giusto? Così, immagina che egli fosse di guardia alla porta, invisibile, e Malfoy l'abbia sentito muoversi - o abbia indovinato che ci fosse qualcuno li - oppure avrà fatto la maledizione Imperius nella speranza che ci fosse una guardia li? Cosicché, quando Sturgis avesse avuto la prossima opportunità - probabilmente quando fosse stato ancora il suo turno di guardia - ha provato ad entrare nel Dipartimento per rubare l'arma per Voldemort - Ron, sta tranquillo - ma lo hanno preso e portato ad Azkaban..."
Lei guardò fisso Harry.
"E ora Rookwood ha detto a Voldemort come prendere l'arma?"
"Non ho sentito tutta la conversazione, ma sembrava proprio così," disse Harry. "Rookwood lavorava li di solito...può darsi Voldemort mandi Rookwood a farlo?"
Hermione annuì, apparentemente ancora persa nei propri pensieri. Poi, bruscamente, disse "Ma tu non avresti dovuto vedere tutto questo, Harry."
"Cosa?" egli disse, sbalordito.
"Tu dovresti aver imparato come chiudere la tua mente a questa sorta di cose," disse Hermione, improvvisamente severa.
"So come" disse Harry. "Ma..."
"Bene, credo dovremmo solo provare a dimenticare cosa hai visto," disse Hermione fermamente. "E tu dovresti sforzarti maggiormente a Occlumanzia da oggi in poi."
Harry era così arrabbiato con lei che non le parlò per il resto della giornata, che si dimostrò essere, un'altra cattiva. Quando la gente non discuteva la fuga dai Mangiamorte nei corridoi, erano li a ridere della spaventosa prestazione di Grifondoro nella partita contro Tassorosso; I Serpeverde cantavano "Weasley è il nostro Re" così forte e frequentemente che dal tramonto Gazza gli aveva proibito di stare nei corridoi tanta fu la sua irritazione.
Col procedere della settimana le cose non migliorarono. Harry prese altre due 'D' a Pozioni; stava ancora sulle spine per il fatto che Hagrid poteva esser licenziato; e non poteva smettere di indugiare sul sogno in cui era stato Voldemort - ma non aveva ripresentato la cosa a Ron ed Hermione; non voleva un'altra partaccia da Hermione. Desiderava davvero parlarne a Sirius, ma la cosa era fuori questione, così provò a mettere la cosa da parte mentalmente.
Sfortunatamente, quella parte della sua mente non era il posto più sicuro dove metterla.
"Alzati, Potter."
Un paio di settimane dopo il suo sogno con Rookwood, era stato trovato, ancora una volta, inginocchiato sul pavimento dell'ufficio di Piton, nel tentativo di sgomberare la mente. Si era appena sforzato, di nuovo, di rivivere un flusso di memorie recenti che non si era accorto, che molte di loro centravano con umiliazioni che Dudley e la sua banda gli avevano inflitto alla scuola elementare.
Quest'ultima memoria," disse Piton, "cos'era?"
"Non so," disse Harry, mettendosi stancamente in piedi. Stava trovando sempre più difficile separare le memorie dal flusso delle immagini e suoni che Piton richiamava. "Intendi quella dove mio cugino ha provato a farmi stare nel bagno?"
"No," disse Piton morbidamente. "Intendo quella con l'uomo inginocchiato al centro della stanza oscura..."
"Non è niente," disse Harry.
Gli occhi scuri di Piton scrutarono in quelli di Harry. Ricordando quel che Piton gli aveva detto su quanto fosse cruciale il contatto degli occhi per LEGILIMENCY (??), Harry battè gli occhi e guardò altrove.
"Come quest'uomo e questa stanza dono arrivati nella tua mente, Potter?" disse Piton.
"E' .." disse Harry, guardando ovunque tranne che Piton, "E' stato - solo un sogno che ho fatto."
"Un sogno?" ripeté Piton.
Ci fu una pausa nella quale Harry fisso lo sguardo sulla grande rana morta sospesa nel barattolo di liquido porpora.
"Lo sai perché siamo qui, vero Potter?" disse Piton, con voce bassa e minacciosa. "Lo sai perché io sto dando via le mie serate per questo noioso lavoro?"
"Si" disse Harry rigidamente.
"Ricordamelo, Potter."
"Così che io possa imparare Occlumanzia," disse Harry, guardando ora un'anguilla morta.
"Giusto Potter. E benché tu sia ottuso -" Harry tornò a guardare Piton, odiandolo "- io devo dire che dopo oltre due mesi di lezioni potresti aver fatto progressi. Quanti altri sogni circa il Signore Oscuro hai avuto?"
"solo questo," mentì Harry.
"Forse," disse Piton, stringendo leggermente i suoi occhi freddi e scuri, "forse a te piace avere queste visioni e sogni, Potter. Può darsi ti facciano sentire speciale - importante?"
"No, non lo fanno," disse Harry, la sua mascella si serrò e strinse le dita attorno alla sua bacchetta.
"Questa può essere solo una cosa positiva, Potter," disse Piton freddamente, "perché tu non sei ne speciale, ne importante, e non sta a te scoprire cosa il Signore Oscuro dice ai suoi Mangiamorte"
"No, questo è il suo di lavoro, no?" Harry sparò in risposta.
Non l'avrebbe mandata a dire; Era fuori di lui dalla collera. Per un lungo momento loro rimasero a fissarsi l'un l'altro, con Harry convinto che fosse andato troppo oltre. Ma c'era una curiosa e alquanto soddisfatta espressione sulla faccia di Piton quando gli rispose.
"Si, Potter," egli disse, con occhi luccicanti. "Questo è il mio lavoro. Ora, se sei pronto, ricominceremo."
Egli sollevò la bacchetta: "Uno - Due - Tre - LEGILIMENS'
Un centinaio di Dissennatori stavano scendendo in picchiata verso Harry dal lago sui prati...fece una smorfia di concentrazione..si stavano avvicinando...poteva vedere l'oscuro foro dietro i loro cappucci...e ancora poteva vedere Piton in piedi di fronte a lui, con gli occhi fissi sulla faccia di Harry, che borbottava silenziosamente...in un modo o nell'altro, Piton diventava sempre più chiaro, i Dissennatori sempre più indistinti...
Harry alzò la sua bacchetta.
"PROTEGO!"
Piton barcollò - la sua bacchetta volò in alto, lontano da Harry - e improvvisamente la mente di Harry brulicò di memorie che non erano sue: un uomo col naso adunco stava urlando ad una donna di nascondersi, mentre un piccolo bambino dai capelli scuri piangeva in un angolo...un ragazzo dai capelli unti sedeva solo in mezzo ad una stanza da letto, buia, puntando la sua bacchetta verso il soffitto, tirando giù le mosche... una ragazza stava ridendo mentre un ragazzo smagrito provava a salire su un manico di scopa disarcionante -
"BASTA!"
Harry si sentì come se fosse stato colpito forte al petto; barcollò per diversi passi all’indietro, toccando alcune delle mensole che ricoprivano i muri dell'ufficio e sentì qualcosa rompersi. Piton scuoteva lievemente la testa, ed era molto bianco in volto.
I vestiti di Harry dal lato di dietro erano bagnati. Uno dei vasetti dietro di lui era rotto e gli era caduto addosso; la viscida cosa sottaceto che c'era dentro si dibatteva nella pozione prosciugata.
"REPARO," sibilò Piton, e il contenitore si sigillò da solo. "Bene, Potter...questo è senza dubbio un progresso...". Ansando leggermente, Piton rimise a posto il PEnsatoio nel quale aveva posto alcuni dei suoi pensieri prima di cominciare la lezione, quasi stesse controllando che fossero ancora li. "Non ricordo di averti detto di usare l'incantesimo di Protezione...ma non c'è dubbio che sia stato efficace.."
Harry non parlò; sentiva che dire qualsiasi cosa sarebbe stato pericoloso. Era sicuro di aver appena fatto irruzione nella memoria di Piton, che avesse appena visto scene della sua infanzia. Era snervante pensare che il ragazzino che stava piangendo mentre guardava i suoi genitori urlare, stesse li davanti a lui con un certo disprezzo negli occhi.
"Proviamo ancora, ok?" disse Piton.
Harry provò un brivido di terrore;stava per pagarla per quello che era appena successo, ne era sicuro. Tornarono alla posizione con la scrivania in mezzo a loro, Harry avvertì che stavolta sarebbe stato molto più difficile svuotare la propria mente.
"Al mio tre, allora," disse Piton, sollevando la sua bacchetta un'altra volta. "Uno - due -"
"Harry non ebbe il tempo di rimettersi in sesto e provare a svuotare la mente prima che Piton urlasse, "LEGILIMENS!"
Stava precipitandosi lungo il corridoio verso il Dipartimento dei Misteri, attraverso le spoglie mura di pietra, le torce - la semplice porta nera diventava sempre più grande; si stava muovendo così velocemente che gli avrebbe sbattuto contro, era ad un passo da essa e potette vedere ancora la striscia di debole luce blu -
La porta si aprì al volo! L'aveva attraversata alla fine, al suo interno una stanza tonda con mura e pavimento nere illuminata da candele con fiamma blu, e c'erano molte altre porte tutt'intorno - doveva andare avanti - ma che porta avrebbe dovuto scegliere -?
"POTTER!"
Harry aprì gli occhi. Era di nuovo steso sulla schiena senza ricordarsi di averlo fatto; era anche affannato come se avesse davvero corso lungo i corridoi del Dipartimento dei Misteri, veramente fosse corso oltre la porta nera e avesse trovato una stanza circolare.
"Giustificati!" disse Piton, che stava davanti a lui, furioso.
"Io...non so cosa è successo," disse Harry sinceramente, alzandosi. C'era un bernoccolo dietro la sua testa, laddove aveva colpito il pavimento e andato in trance. "Non l'avevo mai vista prima. Cioè, gliel'avevo detto, avevo sognato della porta...ma non l'avevo mai aperta prima"
"Non ti stai impegnando abbastanza!"
Per qualche ragione, Piton sembrava più arrabbiato di quanto non lo fosse stato due minuti prima, quando Harry aveva guardato nelle memorie del suo professore.
"Sei troppo pigro e sciatto, Potter, mi meraviglio che il Signore Oscuro .."
"Può spiegarmi una cosa, signore?" disse Harry, esplodendo ancora. "Perché chiama Voldemort l'Oscuro Signore? Solo dai Mangiamorte io l'ho sentito chiamare così."
Piton aprì la bocca ringhiando - e una donna urlò da qualche parte fuori della stanza.
La testa di Piton si rivolse verso l'alto; stava fissando il soffitto.
"Cosa ...?" mormorò.
Harry sentiva della confusione attutita provenire da quella che avrebbe potuto essere la Sala d'Entrata. Piton si guardò intorno con disapprovazione.
"Hai visto qualcosa di strano venendo qui giù, Potter?"
Harry scosse il capo. Da qualche parte dietro di lui, la donna urlò ancora. Piton si portò a lunghi passi alla porta dell'ufficio, con la bacchetta tenuta, ancora pronta e scomparve dalla vista. Harry esitò per un momento, poi lo seguì.
Le urla provenivano effettivamente dalla Sala d'Entrata; aumentarono vistosamente mentre Harry saliva su gli scalini di pietra emergendo dal sotterraneo. Quando raggiunse la cima delle scale, trovò la Sala d'Entrata affollata; gli studenti si ammassavano dalla Sala Grande, dove la cena era ancora in corso, per vedere cosa stesse accadendo; altri si stavano stipando sulla rampa di scale marmorea. Harry si portò davanti spingendo un groviglio di alti Serpeverde e vide che gli spettatori avevano formato un grande cerchio, alcuni di loro guardavano scioccati, altri spaventati. La Prof.ssa McGrannitt era dal lato apposto della Sala; sembrava che ciò a cui stava assistendo le desse leggermente la nausea.
La Prof.ssa Cooman era in messo alla Sala d'Entrata con la bacchetta in mano e una bottiglia di sherry vuota nell'altra, sembrando completamente fuori di se. I suoi capelli spuntavano disordinati, gli occhiali erano asimmetrici in modo tale che uno degli occhi era ingrandito più dell'altro; i suoi innumerevoli scialli e sciarpe strisciavano a casaccio dal suo capo, dando l'impressione che stessero cadendo a pezzi le cuciture. Due grandi bauli erano sul pavimento accanto a lei, uno di essi capovolto; era come se fosse stato gettato giù dalle scale dopo di lei. La Prof.ssa Cooman fissava, apparentemente terrorizzata, qualcosa che Harry non poteva vedere ma che sembrava stesse ai piedi delle scale.
"No!" strillò. "NO! Non può succedere...non può..mi rifiuto di accettarlo!"
"Non hai capito cosa sta succedendo?" disse una voce da ragazzetta, sembrando insensibile e divertita, e Harry muovendosi un pò alla sua destra, vide che la cosa che terrorizzava la Cooman era nient'altro che la Prof.ssa Umbridge. "Sebbene tu sia incapace di prevedere il tempo di domani, dovresti aver capito la tua miserabile performance durante la mie ispezioni, e che con la mancanza di ogni miglioramento, sarebbe stato inevitabile che ti avremmo licenziata?"
"Tu...non puoi" ululò la Prof.ssa Cooman, le lacrime venivano giù dal suo viso da dietro le sue enormi lenti, "Tu...non puoi licenziarmi! Sono stata qui per sedici anni! Hog..Hogwarts è nel...la mia...casa!"
"Era la tua casa," disse la Prof.ssa Umbridge, e Harry fu rivoltato dal divertimento che si irradiava dalla sua faccia di rana mentre guardava la Prof.ssa Cooman cedere, piangere senza controllo, su uno dei suoi bauli, "entro un'ora, quando il Ministero della Magia avrà preso atto del tuo Ordine di Licenziamento. Ora gentilmente togliti da questa Sala. Stai imbarazzando tutti noi."
Ma lei la guardava con una espressione di piacevole godimento, mentre la Prof.ssa Cooman tremava e piangeva, dondolando avanti e indietro sul proprio baule in un accesso di dolore. Harry sentì dei pianti soppressi alla sua sinistra e si guardò intorno, Lavanda e Calì stavano entrambe piangendo silenziosamente, abbracciandosi l'un l'altra. A quel punto sentì dei passi. La Prof.ssa McGrannitt si era fatta strada tra gli spettatori, aveva marciato dritta dalla Prof.ssa Cooman e la stava accarezzando affettuosamente sul capo mentre tirava fuori un gran fazzoletto dai suoi vestiti.
"Su, dai, Sibilla…calmati ora...soffia il tuo naso su questo...non è nera come stai pensando, ora...tu non dovrai lasciare Hogwarts.."
"Oh, davvero, Prof.ssa McGrannitt?" disse la Umbridge con voce micidiale, avanzando di qualche passo. "E la sua autorità per asserire questo è...?"
"Dovrebbe essere la mia," disse una voce profonda.
Le porte di quercia davanti si aprirono. Gli studenti affianco ad esse si fecero da parte appena Silente apparve all'entrata. Cosa stesse facendo fuori sui prati Harry non poteva certo immaginarselo, ma c'era qualcosa di maestoso nella vista di lui che si stagliava contro la notte stranamente nebbiosa. Lasciando le porte spalancate dietro di lui, camminò a larghe falcate fino al cerchio di spettatori vicino alla Prof.ssa Cooman, bagnata dalle lacrime e tremante, sul suo baule, con la Prof.ssa McGrannitt al proprio fianco.
"Sua, Prof. Silente?" disse la Umbridge, con un unica spiacevole risatina. "Sono spiacente lei non capisca la situazione. Io, ho qui .." tirò fuori una pergamena dai suoi vestiti "..un Ordine di Licenziamento firmato da me e dal Ministro delle Magia. Nel rispetto del Decreto per l'Educazione numero Ventitre, l'Alto Inquisitore di Hoghwarts ha il potere di ispezionare, porre in stato di prova e licenziare ogni professore che ella - è questo che dico, io - senta non stia rendendo per gli standard richiesti dal Ministero della Magia. Io ho deciso che la Prof.ssa Cooman non è all'altezza. L'ho quindi licenziata."
Con grossa sorpresa di Harry, Silente continuò a sorridere. Questi guardava verso la Prof.ssa Cooman, che che stava ancora piangendo e soffocando sul suo baule, e disse, "E' tutto esatto, certo, Prof.ssa Umbridge. Come Alto Inquisitore lei ha ogni diritto di licenziare i miei professori. Ma non possiede, comunque, l'autorità di mandarli via dal castello. Sono desolato," continuò con un cortese piccolo inchino, "il potere di farlo ancora spetta al Preside, ed è mio desiderio che la Prof.ssa Cooman continui a vivere a Hogwarts."
A quel punto la Prof.ssa Cooman fece una piccola e furibonda risatina nella quale un singhiozzo appena nascosto.
"No - no, me ne an - andrò, Silente! Las - lascerò Hogwarts e cercherò fortuna altrove - "
"No," disse Silente aspramente. "E' mio preciso desiderio che tu rimanga, Sibilla."
Egli si voltò verso la Prof.ssa McGrannitt.
"Potrei chiederle di scortare Sibilla su per le scale, Professoressa McGrannitt?"
"Certamente," disse la McGrannitt. "andiamo su, Sibilla.."
La prof.ssa Sprite venne di fretta fuori della folla e abbrancò l'altro braccio della Prof.ssa Cooman. Insieme, la guidarono oltre la Umbridge e su per le scale di marmo. Il Prof. Vitious si affrettò dietro di loro, con la bacchetta impugnata davanti; squitti un "LOCOMOTOR BAULI!" e i bagagli della Prof.ssa Cooman levitarono nell'aria procedendo su per le scale dietro di lei, il prof. Vitious seguiva a ruota.
Prof.ssa Umbridge era ancora in attesa, fissando Silente, che continuava a sorridere bonario.
"E cosa," lei disse, in un sussurro che "ha intenzione di fare con lei una volta che io avrò nominato una nuovo professore di Divinazione che avrà bisogno del suo alloggio?"
"Oh, questo non sarà un problema," disse Silente piacevolmente. "Vede, io ho già trovato a noi tutti un nuovo professore di Divinazione, ed egli preferirà alloggiare sul pavimento."
"Lo ha trovato?" disse la Umbridge stridula. "Lo ha trovato? Posso ricordarle, Silente, che in accordo con il Decreto dell'Educazione numero Ventidue ..."
"Il Ministero ha il diritto di nominare un candidato appropriato se - e solo se - il Preside non riesce a trovarne uno," disse Silente. "E io sono felice di annunciare che in questa occasione io ho avuto successo. Posso presentarglielo?"
Si girò verso le porte aperte, attraverso le quali la nebbia stava ora muovendo. Harry udì rumore di zoccoli. Ci fu un mormorio scioccato in tutta la Sala e quelli vicini alle porte si spostarono precipitosamente sempre più indietro, alcuni di loro inciamparono dalla fretta di fare spazio al nuovo arrivato.
Attraverso la nebbia giunse una faccia che Harry aveva già visto una volta in una oscura e pericolosa notte nella Foresta Proibita: capelli bianco-biondo e occhi straordinariamente blu; la testa e il busto di un uomo unito al corpo dorato di un cavallo.
"Questo è Fiorenzo," disse lietamente Silente ad una Umbridge fulminata. "Credo che lo troverai appropriato."
CAPITOLO 27 Il centauro e la spia
Scommetto che adesso non vorresti aver lasciato divinazione, non è vero Hermione? Chiese Calì Patil con un sorriso compiaciuto
Era l’ora della colazione, due giorni dopo il licenziamento della Professoressa Cooman e Calì piegava le sue ciglia attorno alla bacchetta magica esamindo poi il risultato sul retro di un cucchiaio.
Avrebbero avuto la loro prima lezione con Fiorenzo quella mattina.
“Non proprio” disse con indifferenza Hermione, che stava leggendo la Gazzetta del Profeta. “Non mi sono mai veramente piaciuti i cavalli.’’
“Non è un cavallo, è un centauro!” disse Lavanda, sorpresa.
“Un bellissimo centauro” rispose Patil.
“Ha sempre quattro zampe!” disse Hermione fredda. ”In ogni caso pensavo che vi dispiacesse che la professoressa Cooman se ne sia andata.’’
“Certamente!” assicurò Lavanda. “Siamo andate su nel suo ufficio per salutarla, le abbiamo regalato delle giunchiglie - non quelle strombazzanti della Sprite, ma quelle carine."
“Come sta?” chiese Harry
“Non troppo bene, poveretta” disse Lavanda con comprensione “Stava piangendo e affermava che avrebbe lasciato il castello per sempre piuttosto che stare nello stesso posto di quell’Umbridge, e non la biasimo, l’Umbridge è stata terribile con lei, non è vero?”
“Ho il presentimento che questo sia solo l’inizio” disse cupamente Hermione.
“Impossibile,” disse Ron “che stava per gettarsi su un grande piatto di uova e bacon. Non può andare peggio di così.”
“Credimi, lei ha intenzione di vendicarsi di Silente per aver nominato un nuovo insegnante senza consultarla” disse Hermione chiudendo il giornale.
“Specialmente un altro mezzo-umano. Hai visto la faccia che ha fatto quando ha visto Fiorenzo?”
Dopo colazione Hermione si allontanò per andare alla lezione di Aritmanzia mentre Harry e Ron seguirono Calì Patil e Lavanda nel salone d’ingresso per andare a Divinazione.
“Non andiamo su alla torre Nord?” chiese Ron, guardando perplesso Calì che passava oltre la scala di marmo. Lei lo guardò sprezzante “Come pensi che Fiorenzo possa salire quella scala? Ci hanno spostati nell’aula numero 11, c’era scritto nella bacheca degli avvisi ieri.”
L’aula 11 era al piano terra, lungo il corridoio che si apre nella sala d’ingresso dal lato opposto alla sala grande. Harry sapeva che era una di quelle classi che si usavano raramente, e per questo aveva quell’aria trascurata di una credenza o di una dispensa in disuso.
Quando entrò dentro, subito dietro a Ron, e si trovò nella radura di una foresta ne fu quindi fortemente stupito.
“Che cosa…”
Il Pavimento era coperto di muschio ed alcuni alberi vi crescevano sopra. I loro rami pieni di foglie sventolavano attraverso le finestre ed il soffitto, cosicché la stanza era illuminata dolcemente da raggi di luce di un bel colore verde chiazzato.
Gli studenti che erano già arrivati sedevano sul pavimento di terra con le spalle appoggiate contro i tronchi o dei massi, con le braccia sulle ginocchia o incrociate sul busto. Sembravano tutti piuttosto nervosi. Nel mezzo della radura, dove non c’erano alberi, stava Fiorenzo.
“Harry Potter” disse Fiorenzo, allungando la mano quando Harry entrò.
“Ci…ciao” disse Harry, prendendo la mano del centauro che lo esaminò senza battere ciglio attraverso i suoi occhi di un blu impressionante, ma non sorrise. “E…è bello vederti”
“Si” disse il centauro, inclinando la sua testa bianco-bionda. ”Era stato predetto che ci saremmo incontrati di nuovo.”
Harry notò che c’era il segno di un livido a forma di zoccolo sul busto di Fiorenzo. Girandosi per aggregarsi al resto della classe seduta nell’erba, vide che gli altri lo stavano guardando con soggezione, profondamente impressionati dal fatto che stesse tranquillamente parlando con Fiorenzo mentre a loro incuteva un forte timore.
Quando furono chiuse le porte e l’ultimo studente si fu seduto su un ceppo dietro al cestino della carta straccia Fiorenzo cominciò a muoversi gesticolando intorno alla stanza.
“Il prof. Silente ha sistemato gentilmente questa classe per noi” disse Fiorenzo. ”Un’imitazione del mio Habitat naturale. Avrei preferito insegnare nella foresta proibita, che era, fino a Lunedì, la mia casa; ma questo non è più possibile.”
“Scusi-er-signore” disse Patil senza fiato, alzando la mano” perché no? Ci siamo stati con Hagrid e non abbiamo avuto paura!”
“La questione non è il vostro coraggio” disse Fiorenzo ”ma la mia posizione all’interno del branco. Non posso tornare nella foresta. Mi hanno bandito.”
“Branco?” disse Lavanda con voce confusa, e Harry capì che stava pensando alle mucche. “Perché, ce ne sono altri oltre a lei?” disse stordita.
“Vi ha allevato Hagrid come ha fatto con i Testri?" chiese Dean attento.
Fiorenzo girò la testa molto lentamente fino a guardare in faccia Dean, che alla fine sembrava aver capito di aver detto una cosa molto offensiva.
“Mi scusi…Volevo dire…” finì a bassa voce.
“I Centauri non sono servi o giocattoli degli umani ” disse con calma Fiorenzo. Ci fu una pausa e poi Calì’ alzò di nuovo la mano ”Mi scusi signore; perché gli altri Centauri l’hanno bandita?”
“Perché ho accettato di lavorare con Silente” disse Fiorenzo “e, questo, loro lo vedono come un tradimento alla nostra specie”.
Harry si ricordò di come, quasi quattro anni prima, il centauro Cassandro se la prese con Fiorenzo per aver salvato Harry facendolo montare sulla sua groppa; lo aveva definito “un volgare mulo”.
Pensava che fosse stato proprio Cassandro a colpirlo sul busto.
“Cominciamo” disse Fiorenzo, mosse la coda, alzò una mano attraverso la volta di foglie sopra di loro e poi l’abbassò lentamente, come fece questo la luce nella stanza si offuscò, così che adesso sembrava di esser seduti nella radura di una foresta al crepuscolo e le stelle apparvero sul soffitto.
Ci furono vari mormorii di sorpresa e Ron disse, in modo che sentissero tutti, ”Accidenti!”.
“Stendetevi sul pavimento” disse Fiorenzo con voce calma, ”e osservate il cielo. Lì c’è scritta, per quelli che riescono a leggerla, la sorte delle nostre razze”.
Harry si stese e osservò attentamente il soffitto. Una scintillante stella rossa lampeggiava al di sopra di lui.
“So che avete imparato il nome dei pianeti e delle loro lune ad Astronomia” disse la voce calma di Fiorenzo” e che avete fatto le mappe dei movimenti delle stelle attraverso il cielo”.
“I Centauri hanno svelato i misteri di questi movimenti da secoli. Le nostre scoperte ci hanno insegnato che il futuro può essere visto nel cielo.”
“La professoressa Cooman faceva astrologia con noi” disse Calì eccitata, alzando la mano di fronte a lei, così che fosse piantata in aria mentre lei era stesa a terra.
“Marte causa incidenti e incendi e cose del genere, e quando forma un angolo con Saturno come adesso…” Disegnò un angolo retto nell’aria sopra di lei, “...questo significa che le persone devono essere doppiamente attente quando maneggiano cosa calde”.
“Questa” disse Fiorente con calma, ”è una cosa senza senso tipica degli umani”.
La mano di Calì cadde mollemente vicino a lei.
“Offese del volgo, piccoli accidenti umani” Disse Fiorenzo facendo dei rumori sordi sul pavimento di muschio. Queste non hanno più importanza dei movimenti delle formiche rispetto all’ampio universo e non subiscono gli effetti del movimento planetario.
“La professoressa Cooman…“ iniziò Calì, con voce triste e indignata.
“…è un umana” disse semplicemente Fiorenzo. “E quindi ha la vista offuscata e ristretta dalle limitazioni della tua specie”.
Harry girò lentamente la testa per vedere Calì. Sembrava veramente offesa, come parecchi altri che le stavano vicino”.
“Sibilla Cooman potrà anche avere la Vista, io non lo so”, continuò Fiorenzo, e Harry sentì di nuovo il fruscio della sua coda mentre camminava avanti e indietro tra di loro, “ma lei sprecava il suo tempo, soprattutto, nell’adulazione senza senso di se stessi che gli umani chiamano predire la sorte. Io, in ogni modo, sono qui per spiegare la saggezza dei centauri, che sono imparziali e impersonali.
Noi scrutiamo i cieli continuamente per prevedere i periodi sfortunati o i cambiamenti che vi sono qualche volta segnati. Potrebbero volerci anche dieci anni prima di essere sicuri di quello che stiamo vedendo adesso.”
Fiorenzo indicò la stella rossa direttamente sopra a Harry.
“Nella scorsa decade, le indicazioni affermavano che i maghi e le streghe stavano vivendo in un periodo di breve calma tra due guerre. Marte, portatore di battaglie brilla ora luminoso su di noi, dicendo che lo uno scontro avverrà presto. Quanto presto, i centauri potrebbero tentare di predirlo bruciando particolari erbe e foglie e osservandone il fumo e le fiamme.
Fu la più strana lezione a cui Harry avesse mai partecipato. Bruciarono salvia e malva sul pavimento della classe e Fiorenzo disse loro di cercare forme e simboli nel fumo pungente, ma sembrò perfettamente indifferente al fatto che nessuno di loro avesse potuto vedere i simboli che aveva descritto. Disse che gli umani difficilmente sono bravi in queste cose e che ai centauri servono anni e anni per diventare competenti., Finì dicendo che, comunque, era una pazzia prestare troppa fede a queste cose, perché può accadere che anche i centauri le leggano in modo errato.
Non era affatto simile a nessun professore umano tra quelli avuti in precedenza da Harry. La sua priorità non sembrava essere quella di insegnare ciò che sapeva ma piuttosto quella di imprimere dentro gli studenti che niente, nemmeno la conoscenza dei centauri, è infallibile.
“Non è proprio chiaro in tutto, vero?” disse Ron a bassa voce, mentre mettevano la malva sul fuoco. “Io stesso potrei dare un po’ più di dettagli riguardo a questa guerra che sta per arrivare, non è vero?”
La campanella suonò fuori della porta della classe e tutti si alzarono; Harry aveva completamente dimenticato che erano ancora all’interno del castello, ed era abbastanza convinto di essere veramente nella foresta. La classe uscì fuori, tutti sembravano un po’ perplessi.
Harry e Ron stavano per seguire gli altri quando Fiorenzo li chiamò, ”Harry Potter, una parola, per favore.”
Harry si girò. Il centauro avanzò di poco verso di lui. Ron esitò.
“Puoi restare”, gli disse Fiorenzo. “Ma chiudi la porta, per favore.” Ron si affrettò ad obbedire.
“Harry Potter, tu sei amico di Hagrid, non è così?” disse il centauro.
“Si” disse Harry.
“Dagli un consiglio da parte mia. Il suo tentativo non sta funzionando. Farebbe meglio a lasciare perdere.”
“Il suo tentativo non sta funzionando?” Harry ripeté senza espressione.
“E farebbe meglio a lasciare perdere.” disse Fiorenzo annuendo. “Vorrei avvertire io stesso Hagrid, ma mi hanno bandito – in questo momento è meglio se non mi avvicino troppo alla foresta – Hagrid ha già abbastanza difficoltà, anche senza la guerra tra i Centauri.
“Ma – cosa sta provando a fare Hagrid?” disse nervosamente Harry.
Fiorenzo esaminò Harry impassibile.
“Hagrid recentemente mi ha fatto un favore”, disse Fiorenzo” e così ha guadagnato il mio rispetto per la cura che mostra per tutti gli esseri viventi. Non posso confidarvi questo segreto. Ma lui deve ritornare in sé. Il suo tentativo non sta funzionando. Diglielo, Harry Potter. Buona giornata a te.”
*
La gioia che Harry aveva provato nel periodo che aveva seguito l’intervista di The Quibbler era già svanita da un pezzo. Come un marzo fiacco rovinato da un aprile tempestoso, la sua vita sembrava essere ridiventata ancora una volta una lunga serie di paure e problemi.
L’Umbridge continuava a partecipare alle lezioni di Cura delle Creature Magiche, così che diventò difficile trasmettere i suggerimenti di Fiorenzo ad Hagrid. Alla fine, Harry ci riuscì dicendo di aver perso la sua copia di “Gli animali fantastici: dove trovarli?” e tornò indietro dopo la lezione.
Quando ripeté le parole di Fiorenzo, Hagrid lo fissò un momento con i suoi occhi gonfi e anneriti, evidentemente sorpreso. Poi sembrò rimettersi in sesto.
"Bell'individuo, Fiorenzo." disse raucamente. “Ma non sa di cosa parla, il tentativo sta cominciando ad andare bene.”
“Hagrid, che cosa stai facendo?” chiese Harry con serietà.” Perché devi fare attenzione, l’Umbridge ha già licenziato la professoressa Cooman e, se me lo chiedi, sta andando avanti come un rullo compressore. Se stai facendo qualcosa che non dovresti fare, dovresti…”
“Ci sono cose più importanti di mantenere un lavoro”, disse Hagrid, nonostante le sue mani tremassero mentre diceva questo e un vaso pieno di escrementi di Knarl cadde sul pavimento ”Non preoccuparti per me, Harry, non stare ancora qui, sei un bravo ragazzo."
Harry non ebbe altra scelta che lasciare Hagrid ad asciugare il letame che era sparso dappertutto sul pavimento, ma si sentì molto abbattuto mentre camminava faticosamente verso il castello.
In quel momento, come continuavano a ricordargli gli insegnanti ed Hermione, gli esami del G.U.F.O. si stavano facendo sempre più vicini. Gli studenti soffrivano di stress a qualunque livello, ma Hannah Abbott fu la prima a ricevere un sorso di calmante da Madama Chips dopo che era scoppiata in lacrime durante Erbologia e singhiozzando aveva detto di essere troppo stupida per fare gli esami e voleva lasciare la scuola subito.
Se non fosse stato per le lezioni di DA, Harry pensò che sarebbe stato veramente infelice. A volte pensava di vivere solo per le ore che passava nella stanza delle lezioni, lavorando duro ma divertendosi allo stesso tempo, gonfiandosi di orgoglio mentre guardava i suoi compagni del DA e vedendo quanto erano migliorati. Effettivamente, Harry a volte si domandava come avrebbe reagito l’Umbridge quando all'esame dei GUFO di Difesa Dalle Arti Oscure tutti i membri del DA avrebbero preso “eccellente”.
Infine avevano iniziato a lavorare sui Patronus, per i quali tutti si stavano impegnando. Harry continuava a ricordare loro, producendo un Patronus luminoso nel mezzo della classe, che se non sei sotto pressione il risultato è ben diverso da quando ti trovi a far fronte a un Dissennatore.
"Non è carino?" disse Cho, guardando il suo Patronus a forma di cigno girare intorno alla stanza durante l'ultima lezione prima di Pasqua. "E’ proprio carino!"
"Non sono fatti per essere carini, ma per difenderti", disse Harry pazientemente. "Quello di cui abbiamo realmente bisogno è di un Molliccio o qualcosa di simile; io ho imparato così, evocando un Patronus davanti a un Molliccio-Dissennatore."
"Sarebbe veramente spaventoso" disse Lavanda, che stava soffiando via il fumo d'argento che usciva dalla sua bacchetta. "Non ce la farò mai!" aggiunse arrabbiata.
Anche Neville aveva dei problemi. La sua faccia era tesa per la concentrazione, ma dalla sua bacchetta usciva solo un filo argenteo.
"Devi pensare a qualcosa di bello!" Gli ricordò Harry.
"Ci sto provando", disse miserabilmente Neville, che stava impegnandosi così tanto che la sua faccia luccicava per il sudore.
"Harry, penso di farcela!" gridò Seamus, che si era unito al gruppo grazie all'intervento di Dean. "Guarda -ah- sta venendo fuori; ma è qualcosa di peloso, Harry!"
Il Patronus di Hermione, una lontra d'argento scintillante, stava girando attorno a lei.
"Sono qualcosa di piacevole, non è così?" disse lei, guardando il suo Patronus affettuosamente.
La porta della stanza si aprì e si richiuse. Harry si guardò attorno per vedere chi era entrato, ma non vide nessuno. Si accorse che tra gente vicino alla porta era sceso il silenzio. Poi sentì qualcuno che gli tirava i vestiti vicino alle ginocchia. Guardò giù e vide, con sua sorpresa, Dobby l'elfo domestico che lo guardava con i suoi otto cappelli di lana.
"Ciao, Dobby!" disse. "Cosa sei - Cosa c'è che non va?"
Gli occhi dell'elfo erano pieni di terrore e lui stava tremando. I membri del DA più vicini a Harry erano in silenzio; nella stanza tutti stavano guardando Dobby. I pochi Patronus fatti dai ragazzi si dissolsero in una nebbiolina argentea, lasciando la stanza più scura rispetto a prima.
"Harry Potter, signore" squittì l'elfo, tremando dalla testa ai piedi, "Harry Potter, signore; Dobby è venuto ad avvertirla; ma gli elfi domestici sono stati avvisati di non dire niente".
Corse verso il muro e sbatté la testa. Harry, che aveva avuto molte esperienze sulle usanze di auto-punizione di Dobby, cercò di fermarlo, ma Dobby sbatté sulla pietra, il colpo fu attutito dagli otto cappelli. Hermione e alcune delle altre ragazze si lasciarono sfuggire dei gemiti.
"Cosa è successo, Dobby?" chiese Harry, afferrando l'elfo per il suo piccolo braccio e tenendolo lontano da qualsiasi cosa su cui si potesse farsi male.
"Harry Potter; lei...; lei..."
Dobby si piccchiò molto forte sul naso con la sua mano libera. Harry fermò anche quella.
"Chi è lei, Dobby?’’
Ma pensava di sapere; certamente c'era solo una lei che potesse spaventare Dobby! L'elfo lo guardò, con i suoi occhioni, e ammutolì.
"Umbridge?" chiese Harry, terrificato.
Dobby annuì, poi cercò di sbattere la testa sulle ginocchia di Harry. Harry lo prese per le braccia.
"Cosa sai di lei? Dobby - non avrà scoperto questo - noi - il DA?"
Intuì la risposta dalla sua faccia impressionata. Poi l'elfo si divincolò, cercò di picchiarsi e cadde per terra.
"Sta venendo?" Chiese tranquillamente Harry.
Dobby cacciò fuori un urlo, e iniziò a battere i piedi per terra.
"Si, Harry Potter, si!"
Harry si raddrizzò e guardò le persone terrificate che guardavano l'elfo.
"COSA STATE ASPETTANDO?" disse Harry. "CORRETE!"
Corsero tutti verso la porta, formando un ingorgo, poi la gente riuscì piano piano a defluire.
Harry poteva sentire che correvano lungo il corridoio e sperava che non provassero ad arrivare al dormitorio. Erano rimasti in nove o dieci, se fossero corsi in biblioteca o in gufiera, che erano più vicine-
"Harry, muoviti!" strillò Hermione dal centro del gruppo che ora stava lottando per uscire.
Raccolse Dobby, che stava ancora tentando di provocarsi gravi ferite, e corse con l'elfo tra le braccia a raggiungere il fondo della fila.
"Dobby - questo è un ordine - torna in cucina con gli altri elfi e, se vi chiede se mi avete avvertito, mentite, ditele di no!" disse Harry "E vi proibisco di farvi del male!" aggiunse mettendo giù l'elfo, uscendo dalla porta e chiudendola subito dopo dietro di lui.
"Grazie, Harry Potter!" squittì Dobby, e sparì. Harry guardò a destra e a sinistra, gli altri si stavano muovendo così velocemente che ebbe l'impressione che avessero le ali ai piedi prima di vederli sparire;
Iniziò a correre a destra; c'era un bagno maschile più avanti, avrebbe potuto far finta di essersi travato là se riusciva a-
"AAAARGH!"
Qualcosa lo aveva preso intorno alle caviglie e cadde in modo impressionante, slittò in avanti per alcuni metri prima di fermarsi. Qualcuno dietro di lui stava ridendo. Si girò e vide Malfoy nascosto sotto un vaso a forma di un brutto drago.
"Salto Jinx, Potter" disse. "hey Professoressa - PROFESSORESSA! Ne ho uno!"
L’Umbridge agitata arrivò da un corridoio laterale, affannata ma con un grande sorriso.
"E’ lui!" disse felice alla vista di Harry per terra. "Eccellente, Draco, eccellente, oh, molto bene - 50 punti ai Serpeverde! Lo prenderò da qui; alzati, Potter!"
Harry si mise in piedi. Non aveva mai visto Umbridge così felice. Lei prese il suo braccio e si girò, sorridendo felice, verso Malfoy.
"Vai avanti e vedi se ne riesci a prendere qualcun altro, Draco," disse. "Di’ agli altri di guardare in biblioteca – e di cercare nei bagni, Miss Parkinson può guardane in quello delle ragazze- e tu…" disse con la sua voce più dolce e pericolosa, come Malfoy andò via, "…tu vieni con me nell'ufficio del preside, Potter."
Arrivarono al gargoyle di pietra in pochi minuti. Harry si domandò quante altre persone erano state prese.
Pensò a Ron - La signora Weasly l'avrebbe ucciso - e a come si sarebbe sentita Hermione se l'avessero espulsa prima di fare i Gufo. Ed era stata la prima lezione di Seamus; e Neville stava diventando così bravo.
"Fizzing Whizzbee" cantò Umbridge; il gargoyle saltò di lato, il muro si aprì, e loro salirono lo scalone di pietra. Raggiunsero la porta con il battente, ma l’Umbridge non si preoccupò di bussare, entrò dritta dentro, continuando a tenere Harry.
L'ufficio era pieno di persone. Silente era seduto dietro la sua scrivania, aveva un’espressione serena, le punte delle dita unite. La professoressa McGrannit stava rigida vicino a lui, la faccia estremamente tesa. Cornelius Caramel, il ministro della Magia, stava oscillando e stava sulle punte dei piedi vicino al fuoco, apparentemente calmo per la situazione; Kigsley Shackbolt un mago statuario con capelli molto corti che Harry non conosceva, era vicino alla porta di guardia, e il lentigginoso e di bell'aspetto Percy Weasley era eccitato vicino al muro, nelle sue mani c'era un grande rotolo di pergamena, apparentemente fatto per prendere appunti.
I ritratti dei vecchi presidi e presidentesse non facevano finta di dormire quella sera. Tutti erano seri e in allerta, guardando cosa stava succedendo davanti a loro. Come entrò Harry, alcuni cambiarono postazione e bisbigliarono nell'orecchio del vicino.
Harry si liberò dalla stretta della Umbridge mentre la porta oscillava dietro di loro. Cornelius Caramel stava sorridendo verso di Harry con una specie di soddisfazione nella faccia.
"Bene" disse. "Bene, bene, bene."
Harry rispose con lo sguardo più cattivo che poteva fare.
Il suo cuore batteva all’impazzata, ma il suo cervello era stranamente freddo.
"Stava tornando alla torre dei Grifondoro" disse Umbridge. C'era una nota di contentezza nella sua voce, lo stesso comportamento maligno che Harry aveva sentito guardando la professoressa Cooman dissolversi miserabilmente nella sala d'ingresso. "Il ragazzo di Malfoy lo ha trovato."
"Lo ha fatto, lo ha fatto?" disse Caramel in modo elogiativo. "Devo ricordarmi di dirlo a Lucius. Bene, Potter; Penso che tu sappia perché sei qui?"
Harry voleva rispondere con un ribelle sì; aprì la bocca ma cambiò idea quando vide la faccia di Silente. Silente non lo guardava direttamente in faccia - i suoi occhi erano fissi su un punto oltre le sue spalle - ma mentre Harry lo stava guardando, lui mosse la testa di un millimetro da tutte e due le parti.
Harry cambiò la parola.
"S.., no."
"Scusa?" disse Caramel.
"No" disse Harry fermamente.
"Non sai perché sei qui?"
"No, non lo so" disse Harry.
Caramel passava il suo sguardo incredulo da Harry alla professoressa Umbridge. Harry approfittò della sua disattenzione per guardare di nuovo Silente, che diede al tappeto il più piccolo dei cenni e l'ombra dello sbattere delle palpebre.
"Così non hai idea" disse Caramel, con voce che si incurvava al sarcasmo, "perché la professoressa Umbridge ti ha portato in questo ufficio? Non sai che hai infranto molte regole della scuola?"
"Regole della scuola?" disse Harry. "No."
"O decreti del ministero?" aggiunse Caramel arrabbiato.
"Non ne sono stato informato" disse Harry piano.
Il cuore gli stava ancora martellando forte nel petto. Harry avrebbe volentieri continuato a dire bugie solo per vedere la pressione sanguigna di Caramel aumentare sempre di più, ma lui non riusciva a vedere come avrebbe potuto cavarsela se qualcuno avesse chiesto all’Umbridge del DA. In quel caso lui, il leader, poteva anche fare subito i bagagli.
"Allora, ho una notizia per te," disse Caramel, la sua voce adesso era ancora più rabbiosa, "lo sai che un’organizzazione illegale è stata scoperta in questa scuola?"
"Si?" disse Harry, cercando di atteggiare a sorpresa la sua faccia.
"Penso, Ministro" dissa l’Umbridge calma vicino a lui, "che potremmo essere più chiari se usassimo il nostro informatore".
"Si, si, chiamala," affermò Caramel, annuendo, e gettò uno sguardo cattivo a Silente. "Non c'è niente di meglio che un bel testimone, non è vero, Silente?"
"Niente affatto, Cornelius" disse grave Silente, inclinando la testa.
Ci fu una pausa di parecchi minuti, durante la quale nessuno guardava gli altri, poi Harry sentì la porta aprirsi dietro di lui. L’Umbridge si mosse e lo superò, afferrò per la spalla l'amica di Cho con i capelli ricci, Marietta, che nascondeva la faccia nelle mani.
"Non aver paura, cara, non essere spaventata," disse piano la professoressa Umbridge, dandole delle piccole pacche sulla schiena, "è a tutto posto, adesso. Tu hai fatto la cosa giusta. Il ministro è molto contento di te. Dirà a tua madre che brava figlia che ha."
"La madre di Marietta, Ministro," aggiunse, guardando Caramel, "è la signora Edgecombe del dipartimento dei trasporti magici, l'ufficio Floo Network - ci sta aiutando a controllare i fuochi di Hogwarts, lo sa."
"Buoni e allegri, buoni e allegri!" disse caloroso Caramel!" Tale madre, tale figlia, eh? Bene, vieni, adesso, cara , alza la testa, non essere timida, sentiamo cosa hai da… per tutti i gargoyles!"
Mentre Marietta alzava la testa Caramel saltò subito indietro sconvolto, senza aver potuto evitare le fiamme.
Se ne accorse, e spense il fuoco che si era acceso sul suo mantello e che iniziò a fumare. Marietta si lamentò e si tirò su gli abiti fino agli occhi, ma non prima che tutti vedessero che la sua faccia era stata sfigurata terribilmente da una serie di pustole viola sparse sul naso e sulle guance a formare la parola 'SPIONA'.
"Non pensare a questo ora, cara" disse l’Umbridge impaziente, "togliti gli abiti dalla bocca e di’ al ministro…"
Ma Marietta fece un altro lamento e scosse la testa freneticamente.
"Oh, molto bene, sei una ragazza sciocca, glielo dirò." Disse l’Umbridge scocciata. Il sorriso le rimase incollato sulla faccia e disse: "Bene, ministro. Miss Edgecombe è venuta nel mio ufficio questa sera subito dopo cena e mi ha detto che aveva qualcosa da riferirmi. Disse che se io fossi andata in una stanza segreta al settimo piano, che qualche volta chiamano stanza necessaria, avrei trovato qualcosa di mio interesse. Le ho chiesto di dirmi qualcosa di più e lei ha ammesso che quello era una specie di ritrovo. Sfortunatamente, a questo punto scoppiò quest’incantesimo..." Disse guardando impazientemente verso il volto nascosto di Marietta. "La ragazza vide la sua faccia riflessa nel mio specchio e, sconvolta, non riuscì a dirmi di più. "Bene, adesso" disse Caramel, fissando Marietta con uno sguardo che lui pensava fosse gentile e paterno," questo è un atto di coraggio, mia cara, andare a riferire alla professoressa Umbridge. Hai fatto esattamente la cosa giusta. Ora, però mi devi dire cosa succedeva durante questi incontri. Qual'era lo scopo? Chi era presente?"
Ma Marietta non voleva parlare, agitava soltanto la testa, con occhi grandi e spaventati.
"Non abbiamo un contatore jinx per questo?" chiese Caramel all’Umbridge impaziente, guardando la faccia di Marietta. "Così può parlare liberamente?".
"Ancora non sono riuscita a trovarne uno." Aggiunse Umbridge con riluttanza, e Harry sentì un moto di orgoglio per l'abilità di Hermione nel jinx. "Ma non importa se non vuole parlare, posso riprendere la storia da qui."
"Come sicuramente ricorda, ministro, Vi ho mandato un rapporto in Ottobre su una riunione tenuta da Potter e a cui parteciparono alcuni studenti, alla locanda Testa di Porco ad Hogsmeade…"
"Avete delle prove di questo?" interruppe la professoressa McGrannit.
"Ho avuto una testimonianza da Willy Widdershins, Minerva, di quello che è accaduto in quella locanda. Era bendato pesantemente, è vero, ma il suo udito è abbastanza fino." Disse l’Umbridge. "Lui ha sentito ogni parola detta da Potter ed è venuto subito a scuola a riferire. "
"Oh, quindi è per questo che non ha continuato la sistemazione dei bagni rotti!" Disse la professoressa McGrannit, alzando un sopracciglio. "Che visione interessante del vostro sistema di giustizia!".
"Corruzione impudente!" ruggì il ritratto del mago corpulento, con il naso rosso, appeso dietro la scrivania di Silente. "Il ministro non ha interrotto gli affari con i piccoli criminali, no signore, non l’ha fatto!"
"Grazie, Fortescue, per quello che fai," disse piano Silente.
"Lo scopo della riunione di Potter con gli altri studenti, "continuò la professoressa Umbridge, "era persuaderli a creare una associazione illegale, il cui scopo era imparare lezioni che il ministero aveva definito inappropriate per ragazzi in età scolare…"
"Penso che stai sbagliando, Dolores," disse calmo Silente, scrutandola da sopra gli occhiali a mezza luna appoggiati a metà del suo naso.
Harry lo guardava. Non poteva capire come Silente potesse parlare così; se Willy Widdrshins aveva veramente sentito ogni parola che lui aveva detto alla Testa di Porco, non aveva scampo.
"Oho!" disse Caramel, continuando a dondolare sulle punte dei piedi. "Si, sentiamo adesso l'ultima storiella inventata da Silente per scagionare Potter! Va avanti, va avanti!"
"Così Willy Widdershins sta mentendo? O era una copia di Potter che si trovava alla Testa di Porco quel giorno? O è qualcosa di più complicato, un inversione di tempo con che un uomo morto e una coppia di Dissennatori invisibili tornati in vita?"
Percy Weasley rise di gusto. "Oh, molto buona questa, Ministro, molto buona!"
Harry lo avrebbe voluto picchiare. Quando vide, con suo rammarico, che anche Silente stava sorridendo gentilmente.
"Cornelius, non nego - e né, sono sicuro, di quello che ha fatto Harry - che Harry fosse in quel bar quel giorno, né che stesse provando a metter su un gruppo di Difesa dalle Arti oscure. Soltanto, sto precisando che Dolores sta sbagliando dicendo che quel gruppo è illegale. Se ricordi, il decreto ministeriale che vieta tutte le società degli allievi è stato attuato due giorni dopo l'incontro di Harry a Hogsmeade, quindi non ha infranto alcuna regola quel giorno alla Testa di Porco."
Percy stava guardandolo come se qualcosa di pesante lo avesse colpito alla faccia. Caramel rimase a metà del suo dondolio, con la bocca aperta.
L’Umbridge fu la prima a riprendersi.
"Questo è vero, Preside" disse, sorridendo dolcemente, "ma ora siamo a quasi sei mesi dall'introduzione del decreto numero 24. Se il primo incontro non era illegale, tutti gli altri che sono venuti dopo lo sono."
"Bene" disse Silente, esaminando con gentile interesse la punta delle sue dita unite, "di certo lo sarebbero, se fossero continuate dopo l’entrata in vigore del decreto. Ha una prova effettiva che queste riunioni siano continuate?"
Mentre Silente parlava, Harry sentì un sussurrio dietro di lui e pensò che Kingsley stesse bisbigliando qualcosa. Avrebbe anche potuto giurare di sentire qualcosa come un fruscio dietro di sé, qualcosa come qualcuno che stesse scrivendo o le ali di un uccello, ma guardando non vide nulla.
"Prova?" ripeté Umbridge, col suo terribile sorriso da rospo. "Non stavi ascoltando, Silente? Perché pensi che Miss Edgecombe sia qui?"
"Oh, ci può dire delle riunioni di questi sei mesi?" disse Silente, alzando le sopracciglia. "Io avevo l’impressione che avesse parlato della riunione di stasera."
"Marietta cara" disse l’Umbridge immediatamente, "dicci da quanto tempo si tengono queste riunioni. Puoi semplicemente annuire con il capo o scuotere la testa. Sono sicura che questo non peggiorerà le cose. Le riunioni si sono tenute regolarmente in questi sei mesi?"
Harry sentì il suo stomaco che si contorceva. Era così, ormai era evidente e Silente non poteva nasconderlo.
"Solo scuotere o fare dei cenni con il capo, cara." Disse in modo persuasivo l’Umbridge. "Dai, adesso, non si riattiverà il jinx."
Tutti nella stanza stavano guardando la parte superiore della faccia di Marietta. Solo i suoi occhi erano visibili tra i suoi vestiti e la sua frangia riccia. Forse era uno scherzo della luce del fuoco, ma i suoi occhi sembravano stranamente bianchi. E poi - con stupore di Harry - Marietta mosse la testa.
"Penso che tu non abbia capito la domanda, cara. Ti sto chiedendo se sei andata a questi incontri negli ultimi sei mesi? Si o no?"
Marietta scosse la testa di nuovo.
"Cosa vuoi dire scuotendo la testa?" disse Umbridge con voce irascibile.
"Penso che il significato sia abbastanza chiaro," disse la professoressa McGrannit con severità, "non è andata a riunioni segrete negli ultimi sei mesi. Giusto, miss Edgecombe?"
Marietta annuì.
"Ma c'era una riunione stasera!" disse l’Umbridge furiosamente. "C'era una riunione. Miss Edgecombe, me l’hai detto tu, una riunione nella stanza necessaria! E Potter era il capo, l’organizzatore… perché stai scuotendo la testa, ragazza?"
"Normalmente quando uno scuote la testa," disse la McGrannit freddamente, "significa no. Miss Edgecombe sta cercando di parlare a gesti"
La professoressa Umbridge guardò Marietta, le tirò la faccia e la iniziò a scuotere molto violentemente. Un secondo dopo Silente era in piedi, con la bacchetta alzata, Kingsley si mise in mezzo e l’Umbridge lasciò la faccia di Marietta, scuotendo però le mani in aria come se fossero scottate.
"Non posso permettere che maltrattiate i miei allievi, Dolores" disse Silente e, per la prima volta, sembrò veramente arrabbiato.
"Calmatevi, Madam Umbridge," disse Kingsley, con la sua voce profonda e lenta. "non vorrete mettervi in difficoltà proprio adesso ora."
"No," disse l’Umbridge senza fiato, gettando uno sguardo alla figura torreggiante del signor Kingsley. "Ho capito, si - hai ragione, Shackbolt - ho perso le staffe."
Marietta stava rialzandosi in piedi esattamente dove Umbridge l'aveva lasciata. Era turbata dall'attacco improvviso della Umbridge, e non si era calmata neanche dopo che l'aveva lasciata, aveva ancora il vestito tirato fino agli occhi stranamente bianchi e guardava dritto davanti a lei.
Un sospetto improvviso, collegato al bisbiglio di Kingsley e alla cosa che aveva sentito prima, schizzò nella mente di Harry.
"Dolores," disse Caramel, con l'aria di provare a metter via qualcosa una volta per tutte, "la riunione di stasera - è l'unica che siamo certi che sia avvenuta -"
"Si," disse l’Umbridge, rimettendosi in sesto, "si, bene, Miss Edgecombe ed io siamo andate fino al settimo piano accompagnate da certi studenti fidati, in modo da sorprendere e catturare alcuni dei partecipanti. Sembra però che questi avessero saputo del mio arrivo, perché quando sono arrivata al settimo piano stavano correndo dappertutto. Non importa, comunque. Ho i loro nomi qui, Miss Parkinson è corsa nella stanza necessaria per me e ha guardato se avevano lasciato qualcosa. Avevamo bisogno della prova e la stanza c'è l'ha data."
E, con orrore di Harry, tirò fuori dalla tasca la lista dei nomi che era stata appesa nella stanza necessaria e la passò a Caramel.
"Nel momento in cui ho visto il nome di Potter sulla lista, ho capito di cosa stavano occupandosi" disse piano.
"Eccellente," disse Caramel, con un sorriso raggiante stampato in faccia, "eccellente, Dolores."
Guardò Silente, che stava dietro a Marietta, la bacchetta stretta fortemente in mano.
"Vedi come si sono chiamati?" disse Caramel quieto, "l'armata di Silente."
Silente lo raggiunse e gli prese il pezzo di pergamena. Guardò l'intestazione scritta da Hermione mesi prima e per un momento sembrò incapace di parlare. Poi tirò su la testa, sorridendo.
"Bene, il gioco è finito." disse semplicemente. "Vuoi una confessione scritta da me, Cornelius… o ti basta una confessione di questi testimoni?"
Harry vide la Mcgrannit e Kingsley che guardavano tutti gli altri. C'era timore nelle facce di tutti e due. Non aveva capito cosa era successo, né, apparentemente cosa faceva Caramel.
"Confessione?" disse lentamente Caramel, "Cosa - non - ?"
"L'armata di Silente, Cornelius" disse Silente, sorridendo mentre sbatteva in faccia la lista dei nomi a Caramel. "Non l'armata di Potter, l'armata di Silente"
"Ma - ma -"
Il significato infuocò improvvisamente la faccia di Caramel. Facendo un passo indietro terrorizzato, gridando, e toccò il fuoco di nuovo.
"Tu?" bisbigliò Caramel, intento a spegnere il mantello.
"Si" disse tranquillo Silente.
"Hai organizzato tutto tu?"
"L'ho fatto" disse Silente.
"Tu hai reclutato questi studenti per - per formare la tua armata?"
"Questa sera era la prima riunione," disse Silente, annuendo. "Volevo vedere se erano interessati. Capisco ora che è stato un errore invitare miss Edgecombe, naturalmente."
Marietta annuì. Caramel passava il suo sguardo da Silente a Marietta, con il petto gonfio.
" Allora tu stavi tramando contro di me!" gridò Cramell.
"Giusto!" disse Silente sereno.
"NO!" gridò Harry.
Kingsley gli lanciò uno sguardo, la McGrannit spalancò gli occhi, ma Harry aveva capito cosa stava per fare Silente, e non poteva permettere che succedesse .
"No, professor Silente - "
" Non parlare, Harry, o dovrò farti lasciare il mio ufficio" disse Silente calmo.
" Si, sta zitto, Potter!" abbaiò Caramel, che guardava Silente con una specie di piacere terribile.
"Bene, bene, bene - Ero venuto stasera aspettandomi di espellere Potter e invece…"
"Invece devi arrestare me," disse Silente, sorridendo. " E’ come perdere un knut e trovare un galeone, no?"
"Weasley!" disse Caramel tremante, "Weasley, hai scritto tutto, tutto quello che ha detto, la sua confessione, lo hai fatto?"
"Si, signore. Proprio così, signore." disse Percy ardentemente, il suo naso era sporco d'inchiostro per la velocità con cui aveva scritto.
"Il punto di come ha provato a costruire un esercito contro il ministero, come ha lavorato per distruggermi?"
"Si, l'ho fatto, signore!" disse Percy, scrivendo sul suo notes allegramente.
"Molto bene, adesso" disse Caramel raggiante, "copia i tuoi appunti, Weasley, e mandane una copia alla Gazzetta del Profeta. Se usiamo un gufo veloce potrà essere messa nell'edizione del mattino!"
Percy uscì dalla stanza sbattendo la porta, e Caramel tornò da Silente. "Tu adesso verrai scortato al ministero, verrai processato e poi andrai ad Azkaban!"
"Ah," disse calmo Silente, "si, si. Penso che potremmo fare un piccolo strappo."
"Strappo? Disse Caramel, con la voce che non nascondeva la gioia. "Non penso, Silente!"
"Bene," disse il Preside "sono dispiaciuto di doverlo fare."
"Oh, veramente?"
"Bene, solo che vi vedo tristi sapendo che io me ne vado, che fare? Calma! Mi dispiace ma non sono tranquillo affatto, Cornelius. Non ho alcuna intenzione di farmi mandare ad Azkaban. Potrei scappare, forse , ma non ne ho il tempo, e francamente, ho un sacco di altre cose da fare."
La faccia dell’Umbridge stava diventando sempre più rossa. Come una pentola piena d’acqua che sta bollendo. Caramel guardava Silente con una espressione da stupido sulla faccia, come se fosse stordito da un colpo appena ricevuto e che non si aspettava. Tossì come se stesse soffocando, poi guardò Kingsley e l'uomo con i capelli corti e grigi, che era l'unico che fino a quel momento era stato zitto. Questi fece un segno di assenso a Caramel e si allontanò dalla parete. Harry vide che, come per caso, stava infilando una mano in tasca.
"Non essere stupido, Dawlish," disse Silente calmo. "Sono sicuro che sei un eccellente Auror, se ricordo bene hai preso eccellente nei tuoi M.A.G.O.; ma se proverai a, ehm… prendermi con la forza, sarò costretto a difendermi."
All'uomo chiamato Dawlish lampeggiarono gli occhi. Guardò verso Caramel di nuovo, ma questa volta sperava in un aiuto o un consiglio.
"Quindi," disse Caramel riprendendosi "avresti intenzione di tagliare una mano a Dawlish, Shacklebolt, Dolores e anche a me, Silente? "
"Per la barba di Merlino, no," disse il Preside sorridendo "a meno che tu non voglia forzarmi."
"Non vuole tagliarvi le mani!" disse la professoressa Mcgrannit con forza, infilando una mano in tasca.
"Oh si lo farò, Minerva!" disse Silente acutamente. "Hogwarts ha bisogno di voi!"
"Ne ho abbastanza!" disse Caramel, tirando fuori la sua bacchetta. "Dawlish! Shacklebolt! Prendetelo!"
Una luce argentea scoppiò in tutta la stanza; ci fu un bang come di uno sparo e il suolo tremò; una mano prese Harry per la collottola e lo buttò a terra mentre un secondo flash si spense, vari ritratti urlarono, Fanny strillò e una nuvola di fumo si formò nell'aria. Tossendo, Harry vide una figura nera cadere davanti a lui, sentì vari rumori, un tonfo e qualcuno che stava piangendo, "No!"; poi il suono di un vetro rotto, passi frenetici, un altro forte rumore; poi silenzio.
Harry si girò per vedere chi lo stava strangolando e vide la professoressa McGrannit che stava di lato a lui, aveva preso tutti e due: lui e Marietta per un braccio. La polvere stava ancora galleggiando in aria. Ansimando un po’, Harry vide un'alta figura muoversi verso di loro.
"Tutto a posto?" chiese Silente.
"Si!" disse la professoressa McGrannit, alzandosi e trascinando Harry e Marietta con lei. La polvere stava sparendo. I resti dell'ufficio cominciavano ad apparire nella nebbia. La scrivania di Silente era capovolta, tutte le sottili tabelle erano sparse per terra, gli strumenti d'argento in pezzi. Caramel, Umbridge, Kingsley e Dawlish erano stesi sul pavimento. Fanny la fenice formava dei cerchi intorno a loro, cantando piano.
"Sfortunamente, ho dovuto colpire anche Kingsley, o sarebbe stato sospetto," disse Silente con voce bassa. "Velocemente stava cancellando la memoria di Marietta mentre intanto guardava da tutt'altra parte, ringrazialo e fagli le scuse da parte mia, per favore, Minerva."
"Saranno tutti svegli tra poco ed è meglio se non scoprono che abbiamo avuto il tempo per parlare. Dovete fare come se il tempo non fosse passato, mentre sono per terra, loro non si ricorderanno."
"Dove andrai, Silente?" chiese la professoressa Mcgrannit. "A Grimmauld Place?"
"Oh, no, " disse Silente, con un sorriso torvo, "non me ne vado per nascondermi. Presto Caramel desidererà che io non abbia mai lasciato Hogwarts, te lo prometto."
"Professor Silente…" iniziò Harry.
Non sapeva cosa dire per primo. Quanto era dispiaciuto per aver fatto il DA ed aver causato tutti questi problemi, o quanto stava male sapendo che Silente l'aveva ancora una volta salvato dall'espulsione?
Ma Silente lo zittì prima che potesse dire qualsiasi cosa.
"Ascoltami, Harry," disse velocemente. "Devi studiare Occlumanzia più che puoi, mi hai capito? Fai tutto quello che ti dice il professor Piton ed esercitati tutte le notti prima di dormire per chiudere la mente ai brutti sogni - capirai perché abbastanza presto, ma devi promettermelo - "
L'uomo chiamato Dawlish stava muovendosi. Silente prese Harry per il polso.
"Ricordati - chiudi la mente -"
Ma mentre le dita di Silente si chiudevano sulla pelle di Harry, la cicatrice iniziò a farli male, voleva allontanare Silente, colpirlo, urtarlo -
"Capirai," bisbigliò Silente.
Fanny girava nell'ufficio molto vicino a lui. Silente lasciò Harry, alzò la mano e afferrò la coda dorata della fenice. Ci fu un fascio di luce e loro partirono.
"Dov'è?" gridò Caramel, alzandosi dal pavimento. "Dov'è?"
" Non lo so!" gridò Kingsley, anche lui alzandosi in piedi.
"Bene, non può Smaterializzarsi!" pianse l’Umbridge. "Non si può fare all'interno della scuola."
"Le scale!" pianse Dawling e si scagliò fuori dalla porta, lasciandola aperta e scomparendo, seguito da Kingsley e dall’Umbridge. Caramel esitò, poi si posizionò lentamente in piedi, pulendosi la polvere dalla fronte. Ci fu un lungo e teso silenzio.
"Bene, Minerva," disse Caramel, in modo cattivo, raddrizzandosi le maniche della camicia strappate, "Penso che questa sia la fine del tuo amico Silente."
"Pensi così, eh?" disse la professoressa McGrannit arrabbiata.
Sembrava che Caramel non avesse sentito. Stava guardando l'ufficio disastrato. Alcuni ritratti lo guardavano, uno o due stavano facendo dei grugniti.
"Sarebbe meglio che buttassi fuori questi due," disse Caramel, guardando dietro alla professoressa McGrannit con un cenno di capo verso Harry e Marietta.
La professoressa McGarnnit non disse niente, ma portò Harry e Marietta verso l’uscio. Mentre la porta si chiudeva dietro di loro, Harry sentì la voce di Phineas Nigellus.
"Sapete, Ministro, che sono in disaccordo con Silente su molte cose. Ma deve ammettere che ha classe!"
CAPITOLO 28 I PEGGIORI RICORDI DI PITON
PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
Dolores Jane Umbridge (Alto Inquisitore) ha sostituito
Albus Silente come Preside di Hogwarts
Scuola di Magia e Stregoneria.
Quanto sopra è in accordo al Decreto Didattico
Numero Ventotto
Firmato: Cornelius Oswald Caramel, Ministro della Magia
Gli avvisi fecero il giro di tutta la scuola durante la notte, ma non erano in grado di spiegare come ogni singola persona nel castello sembrava sapere che Silente aveva superato due Auror, l’Alto Inquisitore, il Ministro della Magia e il suo giovane Assistente per scappare. Dovunque Harry andasse nel castello, l’unico argomento di conversazione era il volo di Silente, e sebbene alcuni dei dettagli fossero andati peggiorando col passaparola (Harry sentì una ragazza del secondo anno assicurare ad un’altra che Caramel giaceva all’ospedale di San Mungo ora con una zucca al posto della testa) era sorprendente quanto accurato fosse il resto delle informazioni. Tutti sapevano, per esempio, che Harry e Marietta erano gli unici studenti testimoni della scena nell’ufficio di Silente e, mentre Marietta si trovava ora nell’ala dell’infermeria, Harry si ritrovò tempestato di richieste di un resoconto di prima mano.
“Silente sarà di ritorno in poco tempo” diceva Ernie Macmillan fiducioso sulla strada di ritorno da Erbologia, dopo aver ascoltato attentamente il racconto di Harry “Non possono tenerlo lontano per il secondo anno e non saranno in grado di farlo questa volta. La Signora Grassa mi ha detto –“ poi abbassò la voce in tono cospiratorio, cosicchè Harry, Ron e Hermione dovettero avvicinarsi per sentire “che la Umbridge ha provato a ritornare nel suo ufficio la scorsa notte dopo che lo avevano cercato per tutto il castello e nei sotterranei. Non è riuscita a passare il gargoyle. L’ufficio del Preside si è chiuso ermeticamente contro di lei. “ Ernie rise compiaciuto. “A quanto pare, è andata su tutte le furie.”
“Oh, penso che si aspettasse sul serio di sedersi là nell’ufficio del Preside,” disse Hermione malignamente, mentre salivano gli scalini per il Salone d’ingresso.
“Ora, vuoi davvero finire la frase, Granger?”
Draco Malfoy era sgusciato fuori da dietro la porta, seguito da vicino da Tiger e Goyle. La sua pallida, appuntita faccia era piena di malizia.
“Sono dispiaciuto di dover togliere alcuni punti a Griffondoro e Corvonero.” disse con lentezza.
“Solo gli insegnanti possono togliere punti alle case, Malfoy.” disse Ernie in un fiato.
“Si, siamo prefetti anche noi, ricordi?” righiò Ron.
“So che i prefetti non possono togliere punti, Re Weasly,” sogghignò Malfoy. Tiger e Goyle ridacchiarono. “Ma i membri della Squadra degli Inquisitori-“
“La cosa?” disse Hermione bruscamente.
“La Squadra degli Inquisitori, Granger,” disse Malfoy, mostrando una piccola “I” d’argento sulla veste vicina al suo distintivo di prefetto. “Un gruppo selezionato di studenti che supportano il Ministero della Magia, scelto con cura dalla Professoressa Umbridge. Ad ogni modo, i membri della Squadra degli Inquisitori hanno il potere di togliere punti… così, Granger, ne toglierò cinque per esser stata scortese con la nostra nuova Preside. Macmillan, cinque per avermi contraddetto. Cinque perché non mi piaci, Potter. Weasly, la tua maglia è spiegazzata, altri cinque per questo. Oh si, dimenticavo, tu sei una Mezzosangue, Granger, altri dieci per questo.”
Ron tirò fuori la sua bacchetta, ma Hermione gliela portò via, sussurrando “Non farlo!”
“Saggia mossa, Granger,” disse Malfoy. “Una nuova Preside, nuova era… fa il bravo ora Potter… Re Weasly … “
Ridendo di gusto, si allontanò con Tiger e Goyle.
“Stava bleffando” disse Ernie, inorridito. “Non gli può essere consentito di togliere punti… questo sarebbe ridicolo… scalvalcherebbe il sistema dei prefetti.”
Ma Harry, Ron e Hermione si erano automaticamente girati verso le grandi clessidre inserite nelle nicchie lungo la parete dietro di loro che indicavano i punti delle case. Griffondoro e Corvonero erano prime alla pari quella mattina. Proprio mentre guardarono, le pietre si spostarono verso l’alto, riducendo la quantità del bulbo più basso. In realtà, l’unica clessidra che sembrava invariata era quella riempita di smeraldi di Serpeverde.
“Avete visto?” disse la voce di Fred.
Lui e George avevano appena sceso la scalinata di marmo e si erano uniti a Harry, Ron, Hermione e Ernie davanti alle clessidre.
“Malfoy ci ha appena tolto circa cinquanta punti,” disse Harry infuriato, mentre guardavano parecchie altre pietre spostarsi verso l’alto nella clessidra di Griffondoro.
“Già, Montague ha provato a fare la stessa cosa con noi durante l’intervallo,” disse George.
“In che senso “ha provato”?” disse Ron velocemente.
“Non è riuscito a finire la frase,” disse Fred, “ perché lo abbiamo fatto scendere a testa in giù nello Svanisci Gabinetto giù al primo piano.
Hermione sembrava molto scandalizzata.
“Ma vi siete ficcati in un tremendo guaio!”
“Non prima che Montague ricompaia, e ci possono volere settimane, non so dove lo abbiamo spedito,” disse freddamente Fred. “Comunque…non ci importa più di finire nei guai.”
“Vi è mai importato?” chiese Hermione.
“Certo che ce ne importava,” disse George. “Non siamo mai stati espulsi, o no?”
“Abbiamo sempre saputo qual’era il limite,” disse Fred.
“ Occasionalmente abbiamo messo un piede al di là,” disse George.
“Ma ci siamo sempre fermati prima di farci seriamente male,” disse Fred.
“E adesso?” disse Ron titubante.
“Beh, adesso-“ disse George.
“-con l’assenza di Silente-“ disse Fred.
“un po’ di guai-“ disse George
“-è proprio quello che si merita la nostra cara nuova Preside,” disse Fred.
“Non dovete!” mormorò Hermione. “Non dovete davvero! Sarà il pretesto giusto per espellervi!”
“Non capisci, vero, Hermione?” disse Fred, sorridendole.
“Non ci importa di restare ancora qui. Ce ne saremmo già andati adesso se non fossimo determinati prima a fare quello che possiamo per Silente. Comunque” controllò l’orologio, “ la fase uno sta per cominciare. Se fossi in voi, io andrei nella Sala Grande per il pranzo, in modo che gli insegnanti vedano che non avete nulla a che fare con questo.”
“A che fare con cosa?” disse Hermione impaziente.
“Lo vedrete,” disse George. “Ora andate.”
Fred e George si allontanarono e sparirono nella folla in aumento che stava scendendo le scale per il pranzo. Con aria alquanto turbata Ernie farfugliò qualcosa riguardo ai compiti di Trasfigurazione da finire e si allontanò in fretta.
“Sapete, penso sia meglio che ce ne andiamo da qui“ disse Hermione nervosamente. “Giusto nel caso…”
“Si, giusto,” disse Ron, e tutti e tre si mossero verso la porta della Sala Grande, ma Harry aveva appena intravisto il soffitto di bianche nubi che correvano quando qualcuno gli diede un colpetto sulla spalla e, girandosi, si ritrovò faccia a faccia con Gazza il guardiano. Fece in fretta qualche passo indietro; Gazza era meglio guardarlo da lontano.
“La Preside ti vuole vedere, Potter,” disse guardandolo con occhi cupi.
“Non sono stato io,” disse Harry stupidamente, pensando a quale piano stavano architettando Fred e George. La mascella di Gazza tremò in una risata trattenuta.
“Coscienza sporca, eh?” ansimò. “Seguimi.”
Harry lanciò un’occhiata a Ron e Hermione, che lo guardavano preoccupati. Si strinse nelle spalle e seguì Gazza verso l’entrata della Sala, contro una marea di studenti affamati.
Gazza sembrava essere di ottimo umore; mentre risalivano la scalinata di marmo canticchiava stridulmente sottovoce. Quando arrivarono al primo piano disse, “Le cose stanno cambiando da queste parti, Potter.”
“L’ho notato,” disse freddamente Harry.
“Si… per anni e anni ho ripetuto a Silente che era troppo tenero con voi,” disse Gazza sogghignando malignamente. “Voi sporche, piccole bestie non avreste mai fatto cadere le vostre Pallottole Puzzolenti se aveste saputo che avevo il potere di frustarvi, lo fareste adesso? Nessuno avrebbe mai scagliato Frisbee zannuti nei corridoi se avessi potuto legarvi per le caviglie nel mio ufficio, o no? Ma quando il Decreto Didattico Numero Ventinove verrà emesso, Potter, avrò il permesso di fare queste cose… e lei ha già chiesto al Ministero di firmare l’ordine per l’espulsione di Pix… oh, le cose stanno per cambiare radicalmente con lei in carica…”
La Umbridge ovviamente avrebbe fatto di tutto per avere Gazza dalla sua parte, pensò Harry, e il peggio era che probabilmente si sarebbe dimostrato un’arma importante; la sua conoscenza dei passaggi segreti e dei nascondigli della scuola era seconda forse solo a quella dei gemelli Weasly.
“Eccoci,” disse, guardando Harry di traverso mentre bussava tre volte alla porta della Professoressa Umbridge e la apriva. “Il giovane Potter per lei, Madam.”
L’ufficio dell’Umbridge, così familiare ad Harry per le sue molte punizioni, aveva lo stesso aspetto eccetto per un largo blocco di legno appoggiato davanti alla scrivania con su lettere d’oro che scandivano la parola PRESIDE. Inoltre, la sua Firebolt e le Scopalinda di Fred e George, quando le vide provò una fitta, erano incatenate e chiuse con un lucchetto a un solido picchetto di ferro nella parete dietro la scrivania.
La Umbridge era seduta dietro la scrivania, molto intenta a scarabocchiare su alcune delle sue pergamene rosa, ma alzò gli occhi e fece un largo sorriso al loro ingresso.
“Grazie Argus, “ disse dolcemente.
“Di nulla, Madam, di nulla,” disse Gazza, inchinandosi tanto quanto i suoi reumatismi gli permettevano e uscendo.
“Siediti,” disse seccamente la Umbridge, indicando una sedia. Harry si sedette. Lei continuò a scarabocchiare per qualche istante. Harry guardò alcuni ripugnanti gatti che saltellavano intorno ai piatti sopra la sua testa, chiedendosi quale nuovo orrore avesse in serbo per lui.
“Bene, ora,” disse infine, posando la sua piuma e osservandolo con sufficienza, come un rospo pronto a ingoiare una mosca gustosa. “Cosa vuoi da bere?”
“Cosa?” disse Harry, quasi sicuro di non averla sentito.
“Da bere, Sig. Potter,” disse, sorridendo ancora più ampiamente. “Té? Caffè? Succo di zucca?”
Mentre nominava ogni singola bevanda agitava la sua corta bacchetta e una tazza di vetro colma di ciò che gli aveva offerto appariva sulla sua cattedra.
“Niente, grazie,” disse Harry.
“Vorrei che tu bevessi qualcosa con me,” disse, mentre la sua voce diventava pericolosamente dolce. “Scegline uno.”
“Bene… té allora,” disse Harry, stringendosi nelle spalle.
Si alzò e fece un calmo giro per aggiungere il latte dandogli le spalle, sorridendo in un modo sinistramente dolce.
“Ora,” disse lei, porgendoglielo. “Bevilo prima che diventi freddo. Bene, ora Sig. Potter… Penso che dovremmo fare una chiacchierata, dopo gli stressanti eventi della scorsa notte.”
Lui non disse nulla. Lei si sedette nuovamente sulla sua poltrona e aspettò. Quando alcuni lunghi momenti furono passati nel silenzio, disse, “Non stai bevendo!”
Harry portò la tazza alle sue labbra e bevve tutto d’un sorso. Uno degli orribili gatti dipinti dietro la Umbridge aveva dei tondi occhi blu prorpio come l’occhio magico di Malocchio Moody e gli aveva fatto venire in mente cosa avrebbe detto Malocchio se avesse saputo che Harry aveva bevuto qualcosa offertogli da un nemico.
“Che succede?” disse la Umbridge, che lo stava osservando attentamente. “Vuoi dello zucchero?”
“No,” disse Harry
Portò di nuovo la tazza alla bocca e e fece finta di berne un sorso, tenendo comunque la bocca serrata. Il sorriso della Umbridge si allargò.
“Bene,” sospirò. “Molto bene. Ora…” Si sporse leggermente in avanti. “Dov’è Albus Silente?”
“Non ne ho idea,” disse Harry prontamente.
“Bevi, bevi,” disse lei, continuando a sorridere. “Ora, Mr Potter, non stiamo facendo un gioco per bambini. Io so che tu sai dov’è andato. Tu e Silente siete stati là fin dall’inizio. Considera bene la tua posizione, Sig. Potter…”
“Non so dov’è,” disse di nuovo Harry.
Finse di bere ancora. Lei lo stava osservando molto attentamente.
“Molto bene,” disse lei, benchè sembrasse dispiaciuta, “In questo caso, vuoi gentilmente dirmi dove si trova Sirius Black.”
Lo stomaco di Harry si rigirò e gli tremò il braccio che teneva la tazza di té tanto che sbattacchiò sul piattino. Si portò la tazza alla bocca con le labbra serrate, così un po’ di liquido caldo sgocciolò sulla sua veste .
“Non lo so,” disse un po’ troppo velocemente.
“Sig. Potter,” disse la Umbridge, “lascia che ti ricordi che sono stata io che ho quasi catturato quel criminale di Black nel fuoco di Griffondoro in ottobre. So perfettamente che era là per incontrare te e se avessi avuto qualche prova nessuno dei due sarebbe libero oggi, te lo garantisco. Ripeto, Sig. Potter…dov’è Sirius Black?”
“Non lo so,” disse Harry a voce alta, “Non ho ne ho la minima idea.”
Si fissarono talmente a lungo che Harry sentiva i suoi occhi lacrimare. Poi la Umbridge si alzò in piedi.
“Molto bene, Potter, ti prenderò in parola per il momento, ma ti avverto: il potere del Ministero è con me. Tutti i canali di comunicazione dentro e fuori questa scuola sono sotto controllo. Un Regolatore della Rete della Polvere Volante sta controllando ogni singolo fuoco di Hogwarts – eccetto il mio, ovviamente. La mia Squadra di Inquisitori sta aprendo e leggendo tutta la posta via gufo in entrata e in uscita dal castello. E il Sig. Gazza tiene sotto osservazione ogni passaggio segreto dentro e fuori il castello. Se trovo uno straccio di prova… “
BOOM!
Il pavimento dell’ufficio tremò. La Umbridge scivolò di lato aggrappandosi alla scrivania come sostegno, e sembrando stupita.
“Cosa è stato -?”
Harry colse l’occasione per vuotare la sua tazza di te ancora quasi piena nel più vicino vaso di fiori secchi. Poteva sentire diversi piani più sotto gente correre e urlare.
“Torna a pranzo, Potter!” urlò la Umbridge, sollevando la sua bacchetta e scagliandosi fuori dal suo ufficio. Harry le diede qualche secondo di vantaggio, poi le corse dietro per vedere quale fosse l’origine del baccano.
Non fu difficile da trovare. Un piano più sotto regnava il caos. Qualcuno (e Harry aveva una vaga idea di chi fosse) aveva fatto esplodere qualcosa che assomigliava a una enorme cassa di fuochi d’artificio incantati.
Draghi formati da scintille verdi e oro stavano volando su e giù per i corridoi, emettendo fiammeggianti scoppi rumorosi ed esplosioni mentre si avvicinavano; ruote Catherine rosa-shoking di cinque piedi di diametro sibilavano letalmente in aria come tanti dischi volanti; razzi con lunghe code cosparse di stelle di un argento brillante rimbalzavano sulle pareti; scintille stavano scrivevendo di propria iniziativa imprecazioni a mezz’aria; petardi esplodevano come mine ovunque Harry guardasse, e invece di esaurirsi, scomparendo alla vista o fischiando fino a fermarsi, più a lungo guardava questi miracoli pirotecnici e più questi sembravano acquistare energia e velocità.
Gazza e la Umbridge stavano, apparentemente pietrificati dall’orrore, a metà della scalinata. Quando Harry guardò, una delle più grandi ruote Catherine sembrò decidere che quello che voleva era più spazio di manovra; roteò fra la Umbridge e Gazza con un sinistro “wheeeeeeeee”. Entrambi strillarono di paura e la schivarono, e quella sfrecciò fuori dalla finestra dietro di loro e uscì sul terreno. Intanto, alcuni dei draghi e un grande pipistrello viola che stava fumando minacciosamente si diressero verso la porta alla fine del corridoio per scappare su al secondo piano.
“Presto, Gazza, presto!” urlò la Umbridge, “adranno per tutta la scuola se non facciamo qualcosa – Stupefy!”
Uno spruzzo di un rosso luminoso saltò fuori dalla punta della sua bacchetta e colpì uno dei razzi. Invece di bloccarsi a mezz’aria, esplose con tanta forza che causò un gran buco in un dipinto di una strega dall’aria tonta nel mezzo di un prato; scappò giusto in tempo, riapparendo qualche secondo dopo schiacciata nel dipinto a fianco, dove un paio di maghi che giocavano a carte scattarono in piedi per farle spazio.
“Non stordirli, Gazza!” urlò la Umbridge adirata, esattamente come se fosse stato lui a fare l ‘incantesimo.
“Ha ragione, Preside!” sibilò Gazza, che come Magonò non poteva né “stordire” i fuochi d’artificio né inghiottirli. Cozzò contro un armadio vicino, tirò fuori una scopa e cominciò a schiacciare i fuochi d’artificio a mezz’aria.; dopo pochi secondi il manico della scopa era in fiamme.
Harry aveva visto abbastanza; sghignazzando, precipitò giù, corse verso una porta che sapeva essere nascosta dietro un arazzo un po’ più avanti lungo il corridoio e entrò di soppiatto e vi trovò Fred e George che si nascondevano lì dietro, mentre ascoltavano, scossi per il riso soffocato, gli urli di Gazza e della Umbridge.
“Impressionante!” disse Harry con calma, sorridendo. “Molto impressionante… voi manderete in rovina il Signor Filibuster, di sicuro…”
“Salve,” sussurrò George, asciugandosi lacrime di gioia dal viso. “Oh, spero che ora lei provi a farli scomparire … si moltiplicano di dieci volte ogni volta che ci si prova.”
I fuochi continuarono a bruciare e a diffondersi per tutta la scuola quel pomeriggio. Sebbene avessero causato disastri in abbondanza, in particolare i petardi, gli altri insegnanti non sembravano curarsene più di tanto.
“Caro, caro,” disse la professoressa McGrannit in tono beffardo, mentre uno dei draghi volava nella sua classe, facendo rumorosi botti e emettendo fiamme. “Miss Brown, andresti dalla Preside ad informarla che abbiamo nella nostra classe un fuoco d’artificio in fuga?”
Il risultato di tutto ciò fu che la professoressa Umbridge passò il suo primo pomeriggio da Preside correndo qua e là per la scuola per rispondere alle chiamate degli altri insegnanti, nessuno dei quali sembrava in grado di liberare le proprie aule senza il suo aiuto. Quando suonò l’ultima campanella e stavano tornando alla torre dei Griffondoro con le loro borse, Harry vide, con immensa soddisfazione, la Umbridge scompigliata e coperta di fuliggine che usciva barcollando dalla classe del professor Vitius.
“Molte grazie, professoressa!” disse il professor Vitius con la sua voce stridula. “Sarei riuscito a liberarmi da solo delle scintille, ovviamente, ma non ero sicuro se avevo o meno l’autorità per farlo.”
Sorridendo, chiuse la porta della sua aula sulla sua faccia ringhiante.
Fred e George quella notte furono eroi nella sala comune dei Griffondoro. Perfino Hermione trovò il suo modo per congratularsi con loro fra la folla eccitata.
“Erano dei bellissimi fuochi d’artificio,” disse ammirata.
“Grazie,” disse George, che sembrava al tempo stesso sorpreso e compiaciuto. “I FuochiSelvaggi Sibilo-Scoppio dei Weasley. L’unico problema è che abbiamo usato la nostra scorta personale; ora dovremo ricominciare di nuovo dall’inizio.
“Ne è valsa la pena, però,” disse Fred, che stava prendendo gli ordini da dei rumorosi Griffondoro. “Se vuoi aggiungere il tuo nome alla lista d’attesa, Hermione, sono cinque Galeoni la scatola Fuochi Basic e venti per la Deflagrazione Lusso… “
Hermione tornò al tavolo dove sedevano Harry e Ron, che stavano fissando le loro borse sperando forse che i loro compiti saltassero fuori e cominciassero a farsi da soli.
“Oh, perché non facciamo una pausa stasera?“ disse Hermione con aria radiosa, mentre un razzo Weasley con coda argentata sfrecciò oltre la finestra. “Dopo tutto le vacanze di Pasqua cominceranno giovedì, allora avremo tempo in abbondanza.”
“Ti senti bene” chiese Ron, fissandola incredulo.
“Ora che me ne parli,” disse Hermione allegramente, “sai… penso di sentirmi un po’… ribelle.”
Harry poteva ancora sentire in lontananza le esplosioni di petardi sfuggiti quando lui e Ron salirono per andare a letto un’ora più tardi; e mentre si svestiva una scintilla volante passò la torre, mostrando ancora risolutamente la parola “ANCORA”.
Entrò nel letto, sbadigliando. Senza i suoi occhiali, gli occasionali fuochi d’artificio che passavano davanti la finestra erano diventati sfuocati, sembravano nuvole scintillanti, belle e misteriose contro il cielo scuro. Si girò su un lato, pensando a come si sentiva la Umbridge riguardo il suo primo giorno di lavoro nel ruolo di Silente, e come avrebbe reagito Caramel quando avesse saputo che la scuola aveva speso la maggior parte del giorno in una condizione di avanzato scompiglio. Sorridendo con se stesso, Harry chiuse gli occhi…
I sibili e le esplosioni dei fuochi d’artificio incontrollati in fondo sembravano allontanarsi … o forse semplicemente era lui che si stava allontanando da loro…
Si ritrovò nel corridoio Dipartimento dei Misteri. Avanzava velocemente verso la porta nera … fa che si apra … fa che si apra …
Si aprì. Si trovava nella stanza circolare piena di porte … attraversò la stanza, mettendo la mano su una porta identica e ci dondolò dentro.
Ora si trovava in una lunga stanza rettangolare piena di strani ticchettii meccanici. C’erano delle macchie di luce che danzavano sul muro, ma non poteva fermarsi per investigare… doveva andare avanti…
C’era una porta in fondo… anche questa si aprì al suo tocco… E ora si trovò in una stanza fiocamente illuminata alta e larga come una chiesa, piena solo di file e file di scaffali altissimi, ognuno carico di piccole, polverose, sfere di vetro… ora il cuore di Harry batteva forte per l’eccitazione… sapeva dove andare… cominciò a correre, ma i suoi piedi non facevano rumore nell’enorme, stanza deserta…
C’era qualcosa in quella stanza che lui voleva, voleva moltissimo… Qualcosa che lui voleva… o che qualcun altro voleva…
La cicatrice gli faceva male…
BANG!
Harry si svegliò all’istante, confuso e arrabbiato. Lo scuro dormitorio era pieno del suono di risate.
“Grande!” disse Seamus, che era proiettato verso la finestra. “Penso che uno di quelle girandole Catherine ha colpito un razzo ed è come se si fossero accoppiati, venite a vedere!”
Harry sentì Ron e Dean scapicollarsi giù dal letto per una visuale migliore. Lui restò a letto fermo e silenzioso mentre il dolore scompariva e il disappunto gli scivolava via. Si sentiva come se una meravigliosa gioia gli fosse stata strappata all’ultimo momento… ci era andato così vicino questa volta.
Ora fuori dalla finestra della torre dei Griffondoro volteggiavano dei maialini alati rosa e argento scintillante. Harry restò immobile, ascoltando le grida di apprezzamento dei Griffondoro nei dormitori sotto di loro. Il suo stomaco ebbe un sobbalzo nauseante non appena si ricordò che aveva Occlumanzia la sera seguente.
*
Harry passò l’intero giorno successivo temendo quello che Piton avrebbe detto se avesse scoperto quanto era penetrato nel Dipartimento dei Misteri durante il suo ultimo sogno. Con un impeto di colpevolezza realizzò che non si era esercitato in Occlumanzia nemmeno una volta dopo l’ultima lezione: c’era stato troppo da fare da quando Silente se ne era andato; era sicuro che non sarebbe stato in grado di svuotare la sua mente anche se ci avesse provato. Dubitò, comunque, che Piton avrebbe accettato quella scusa.
Quel giorno provò un allenamento dell’ultimo minuto durante le lezioni, ma non ebbe successo. Hermione continuava a chiedergli cosa non andasse ogni volta che era in silenzio mentre tentava di liberarsi di tutti i pensieri e le emozioni e, dopo tutto, il miglior momento per vuotare il suo cervello non era certo mentre gli insegnanti sparavano domande a raffica alla classe.
Rassegnato al peggio, dopo cena si incamminò verso l’ufficio di Piton. A metà strada della Sala d’ingresso, Cho gli corse incontro.
“Da questa parte,” disse Harry, lieto di avere un motivo per posticipare il suo incontro con Piton, chiamandola con un cenno dall’angolo della Sala d’ingresso dove c’erano le grosse clessidre di vetro. Quella dei Griffondoro ora era quasi vuota. “Stai bene? La Umbridge non ti ha fatto domande riguardo l’ ES, o no?”
“Oh no,” disse Cho infretta. “No, era solo… beh, volevo solo dire… Harry non avrei mai pensato che Marietta avrebbe detto…”
“Si, beh,” disse Harry di malumore. Pensò che Cho avrebbe dovuto scegliere i suoi amici con più attenzione; era una minima consolazione l’ultima che aveva sentito, che Marietta si trovava ancora sù nell’ala dell’infermeria e che Madame Chips non era stata in grado di causare il minimo miglioramento alle sue pustole.
“E’ davvero una persona incantevole,” disse Cho. “Ha solamente fatto un errore –“
Harry la fissò incredulo.
“ Una persona incantevole che ha fatto un errore? Lei ci ha venduti tutti, te compresa!”
“Beh… siamo fuggiti tutti, no?“ disse Cho implorante. “Tu sai che sua madre lavora per il Ministero, è davvero difficile per lei –“
“Anche il padre di Ron lavora per il Ministero!” disse Harry infuriato. “E nel caso tu non l’abbia notato, lui non ha la parola spia scritta in fronte –“
“Quello è stato un orribile scherzo di Hermione Granger,” disse Cho in tono aspro. “Avrebbe dovuto dirci che aveva incantato quella lista –“
“Io penso che sia stata un’idea brillante,” disse Harry freddamente. Cho arrossì e i suoi occhi si fecero più luminosi.
“Oh, certo, dimenticavo – naturalmente, se è stata un’idea della cara Hermione –“
“Non cominciare a piangere di nuovo,” disse Harry in tono d’avvertimento.
“Non stavo per piangere!” disse lei.
“Si… beh… bene,” disse lui. “Ne ho abbastanza di discutere per il momento.”
“Allora smetti e vattene” disse Cho furiosamente, girò sui tacchi e se ne andò.
Distrattamente Harry discese le scale verso il sotterraneo di Piton e, sebbene sapesse per esperienza quanto facile sarebbe stato per Piton penetrare nella sua mente se lui fosse arrivato arrabbiato e risentito, riuscì solo a pensare a cos’altro avrebbe potuto dire a Cho riguardo a Marietta fino a quando arrivò alla porta del sotterraneo.
“Sei in ritardo, Potter,” disse Piton con freddezza, mentre Harry chiudeva la porta dietro di sé.
Piton dava le spalle a Harry, ed estraeva, come al solito, alcuni dei suoi pensieri e li riponeva nel pensatoio di Silente. Fece cadere l’ultimo filo argentato nella ciotola di pietra e si girò verso Harry.
“Allora,” disse. “Ti sei allenato?”
“Si,” mentì Harry, guardando attentamente una delle gambe della cattedra di Piton.
“Bene, lo scopriremo subito, no?” disse Piton con calma. “Fuori la bacchetta, Potter.”
Harry si mise nella sua solita posizione, di fronte a Piton con la cattedra fra loro. Il suo cuore batteva veloce per la rabbia che provava per Cho e per l’ansia riguardo quello che Piton avrebbe potuto tirar fuori dalla sua testa.
“Al tre, allora,” disse Piton pigramente. “Uno – due –“
La porta dell’ufficio di Piton si spalancò e Draco Malfoy entrò.
“Professor Piton, signore - oh - scusi –“
Malfoy stava guardando con sorpresa Piton ed Harry.
“Va tutto bene, Draco,” disse Piton, abbassando la sua bacchetta. “Potter è qui per una piccola ripetizione di Pozioni.”
Harry non aveva visto Malfoy così allegro da quando la Umbridge aveva ispezionato Hagrid.
“Non lo sapevo,” disse, sbirciando Harry, che sapeva che il suo viso era in fiamme. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter gridare la verità a Malfoy – o ancora meglio, per poter colpirlo con una buona maledizione.
“Beh, Draco, cosa succede?” chiese Piton.
“Si tratta della professoressa Umbridge, signore – ha bisogno del suo aiuto,” disse Malfoy. “Hanno trovato Montague, signore, è stato ritrovato incastrato nel bagno del quarto piano.”
“Come ha fatto a finire lì dentro?” domandò Piton.
“Non saprei, signore, è un po’ confuso.”
“Molto bene, molto bene. Potter,” disse Piton, “riprenderemo questa lezione domani sera.”
Si girò e uscì dal suo ufficio. Malfoy bisbigliò, “ripetizioni di Pozioni?” ad Harry dietro le spalle di Piton prima di seguirlo.
Fremendo di rabbia, Harry ripose la sua bacchetta nella sua veste e fece per uscire dalla stanza. Almeno aveva ancora ventiquattro ore per esercitarsi; sapeva che doveva essere grato per questa estrema scappatoia, sebbene fosse difficile che venisse in cambio del fatto che Malfoy avrebbe detto all’intera scuola che lui aveva bisogno di ripetizioni di Pozioni.
Era sulla porta dell’ufficio quando la vide: una macchia di luce luccicante che danzava sul telaio della porta. Si fermò, e la fissò, gli ricordava qualcosa… poi gli venne in mente: era più o meno come la luce che aveva visto in sogno la notte prima, la luce nella seconda stanza in cui era entrato durante il suo giro nel Dipartimento dei Misteri.
Si girò. La luce veniva dal pensatoio appoggiato sulla cattedra di Piton. Il contenuto bianco-argento stava rifluendo e turbinando dentro. I pensieri di Piton… cose che non voleva che Harry vedesse nel caso lui avesse abbattuto incidentalmente le difese di Piton…
Harry fissò il Pensatoio, la curiosità cresceva dentro di lui… cosa c’era che Piton era desideroso di nascondere ad Harry?
La luce argentata si posò sul muro… Harry fece due passi verso la cattedra, pensando intensamente. Potevano essere informazioni riguardo il Dipartimento dei Misteri che Piton era determinato a nascondergli?
Harry guardò dietro la sua spalla, il suo cuore ora batteva più forte e più veloce che mai. Quanto ci avrebbe messo Piton a liberare Montague dal bagno? Sarebbe tornato direttamente al suo ufficio dopo, o avrebbe sccompagnato Montague nell’ala dell’infermeria? Sicuramente la seconda… Montague era il capitano dalla squadra di Quidditch dei Serpeverde, Piton voleva essere sicuro che era tutto a posto.
Harry fece gli ultimi passi che rimanevano verso il Pensatoio e ci si fermò sopra guardando insistentemente nella sua profondità. Esitò, stando in ascolto, poi tirò fuori di nuovo la sua bacchetta. L’ufficio e il corridoio erano completamente in silenzio. Diede al contenuto del Pensatoio un piccolo tocco con la punta della sua bacchetta.
La sostanza argentata dentro cominciò a turbinare molto velocemente. Harry si piegò sopra di esso e vide che era diventato trasparente. Lui stava, ancora una volta, guardando in una stanza come da una finestra circolare sul soffitto… infatti, a meno che non si stesse sbagliando, stava guardando la Sala Grande.
Il suo respiro stava effettivamente appannando la superficie dei pensieri di Piton … la sua mente sembrava trovarsi in un limbo… sarebbe stato folle fare quello che lui era così fortemente tentato di fare … stava tremando … Piton poteva tornare da un momento all’altro … ma Harry pensò al rancore per Cho, alla faccia beffarda di Malfoy, e un coraggio sprezzante lo afferrò.
Prese un profondo respiro, e immerse la sua faccia nella superficie dei pensieri di Piton. Subito, il pavimento dell’ufficio sobbalzò, rovesciando Harry a testa in giù nel Pensatoio…
Stava cadendo nell’oscurità fredda, roteando furiosamente, e poi –
Stava nel mezzo della Sala Grande, ma i quattro tavoli delle case non c’erano più. Al loro posto c’erano più di un centinaio di tavoli più piccoli, tutti posti nello stesso modo, ad ognuno di essi sedeva uno studente, con il capo ricurvo, che scribacchiava su un rotolo di pergamena. L’unico suono era lo strofinio delle penne e l’occasionale fruscio di qualcuno che aggiustava la sua pergamena. Era chiaramente il momento degli esami.
Un sole splendente filtrava dall’alta finestra sulla teste ricurve, che risplendevano castani e rame e oro nella luce brillante. Harry si guardò intorno con attenzione. Piton doveva essere lì da qualche parte … questo era un suo ricordo …
Ed era proprio lì, al tavolo a destra dietro ad Harry. Harry lo fissò. Il Piton-ragazzo aveva un aspetto smilzo e pallido, come una pianta tenuta al buio. I suoi capelli erano lisci e unti ed erano buttati verso il tavolo, il suo naso aquilino era a mala pena a mezzo pollice dalla superficie della pergamena mentre scriveva. Harry girò dietro Piton e lesse il titolo sul foglio dell’esame: DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE – LIVELLO DI MAGO ORDINARIO.
Piton doveva avere quindici o sedici anni, all’incirca la stessa età di Harry.
La sua mano stava andava velocemente lungo la pergamena; aveva scritto almeno un piede in più del suo vicino di banco, e già la sua scrittura era minuscola e illeggibile.
“Ancora cinque minuti!”
Quella voce fece sobbalzare Harry. Girandosi, vide la punta della testa del Professor Vitius muoversi fra i banchi non lontano. Il Professor Vitius stava passando oltre un ragazzo con capelli neri disordinati … capelli neri molto disordinati …
Harry si mosse talmente velocemente che, se fosse stato corporeo, avrebbe urtato i banchi volando. Invece sembrava scivolare, come in un sogno, dalle due navate alla terza. La nuca della testa del ragazzo dai capelli neri si avvicinava e … ora si stava alzando, mettendo giù la sua penna, mettendo il rotolo di pergamena verso di sé come per rileggere quello che aveva scritto …
Harry si fermò davanti al banco e guardò verso suo padre quindicenne.
L’eccitazione scoppiò nel fondo del suo stomaco: era come se stesse guardando se stesso ma con alcune evidenti differenze. Gli occhi di James erano nocciola, il suo naso era leggermente più lungo di quello di Harry e non c’era la ciccatrice sulla sua fronte, ma loro avevano lo stesso viso sottile, la stessa bocca, le stesse sopracciglia; i capelli di James erano attaccati dietro esattamente come quelli di Harry, le sue mani potevano essere quelle di Harry e Harry poté dire, quando James si alzò in piedi, che fra loro c’era solo un pollice di differenza in altezza.
James fece un enorme sbadiglio e si scompigliò i capelli, mettendoli più in disordine che mai. Poi, con un’occhiata al Professor Vitius, si girò sulla sedia e lanciò un sorriso al ragazzo seduto quattro banchi dietro di lui.
Con un altro scossone di eccitazione, Harry vide Sirius fare il segno di vittoria a James. Sirius stava con tranquillità sulla sua sedia, piegandola indietro sulle due gambe. Stava molto bene; i suoi capelli neri gli ricadevano sugli occhi con una sorta di eleganza casuale che né James né Harry avrebbero mai avuto, e una ragazza seduta dietro di lui lo stava guardando con speranza, sebbene sembrava che lui non l’avesse notata. E due posti avanti la ragazza – lo stomaco di Harry ebbe un altro piacevole sobbalzo – c’era Remus Lupin. Sembrava piuttosto pallido e malaticcio (si stava avvicinando la luna piena?) ed era assorto nell’esame: mentre rileggeva le sue risposte, si grattava il mento con la punta della sua penna, leggermente accigliato.
Questo significava che anche Codaliscia doveva essere da qualche parte lì intorno … e abbastanza sicuro Harry lo individuò in pochi secondi: un piccolo ragazzo dai capelli color topo con un naso appuntito. Codaliscia sembrava ansioso; Harry guardò fisso Codaliscia per un momento, poi guardò James di nuovo, che ora stava scarabocchiando su un pezzo di pergamena. Aveva disegnato un boccino e ora stava scrivendo le lettere “L.E.”. Cosa significavano?
“Giù le penne, per favore!” strillò il Professor Vitius. “Questo vale anche per te, Stebbins! Per favore, rimanete seduti mentre ritiro le vostre pergamene! Accio!”
Più di un centinaio di rotoli di pergamene schizzarono in aria e finirono nelle mani del Professor Vitius, facendolo cadere all’indietro. Diverse persone risero. Una coppia di studenti nei banchi davanti si alzò, presero il Professor Vitius da sotto i gomiti e lo rimisero in piedi.
“Grazie … grazie,” ansimò il Professor Vitius. “Molto bene, siete liberi di andare!”
Harry guardò il padre, che aveva frettolosamente fatto una croce su “L.E.” che aveva appena colorato, saltò in piedi, ficcò la sua penna e i fogli dell’esame nella sua borsa, che si gettò sulle spalle, e si fermò per aspettare che Sirius si unisse a lui.
Harry guardò intorno e gettò uno sguardo a Piton che si allontanava, muovendosi fra i banchi verso la porta della sala d’entrata, ancora assorto nei fogli del suo esame. Con le spalle curve già ossute, camminava in modo nervoso da ricordare un ragno, e i suoi capelli unti gli saltellavano sul viso.
Un gruppo di ragazze che chiacchieravano divise Piton da James, Sirius e Lupin, e mettendosi nel centro, Harry riuscì a tener d’occhio Piton mentre tendeva le sue orecchie per afferrare le voci di James e dei suoi amici.
“Ti è piaciuta la domanda dieci, Luna Storta?” chiese Sirius quando emersero nella Sala d’ingresso.
“Moltissimo,” disse Lupin allegramente. “Elenca cinque segni che identificano il lupomannaro. Eccellente domanda.”
“Credi di esser riuscito a dare tutti i segni?” disse James in tono beffardo.
“Penso di si,” disse seriamente Lupin, mentre raggiungevano la folla che gremiva la porta davanti desiderosa di uscire al sole. “Uno: è seduto sulla mia sedia. Due: indossa i miei vestiti. Tre: il suo nome è Remus Lupin.”
Codaliscia fu l’unico che non rise.
“Io ho indicato la forma del muso, le pupille degli occhi e la coda che cresce a ciuffi,” disse in ansia, “ma non saprei cos’altro –“
“Ma quanto sei tonto, Codaliscia?” disse James impaziente. “Vai in giro con un lupomannaro una volta al mese –“
“Abbassa la voce,” lo implorò Lupin.
Harry guardò in ansia dietro di sé ancora una volta. Piton rimaneva vicino, ancora intento alle domande del suo esame – ma questo era un ricordo di Piton e Harry era sicuro che se Piton avesse deciso di andare in un’altra direzione una volta fuori sul prato, lui, Harry non sarebbe più stato in grado di seguire James. Con suo grande sollievo, comunque, quando James e i suoi tre amici camminarono a lunghi passi lungo il prato verso il lago, Piton li seguì, ancora studiando attentamente i fogli dell’esame e apparentemente senza idea precisa di dove andare. Tenendosi vicino a lui, Harry tentò di tenere d’occhio James e agli altri.
“Beh, pensavo che quel foglio fosse un pezzo di torta,” sentì dire a Sirius. “Sarei sorpreso se non prendessi ‘Eccellente’ alla fine.”
“Anch’io,” disse James. Si mise una mano in tasca e ne tirò fuori un Boccino d’oro che si dibatteva.
“Dove l’hai preso?”
“L’ho catturato,” disse James con indifferenza. Cominciò a giocherellare col Boccino, permettendogli di volare per circa un piede, prima di afferrarlo nuovamente; i suoi riflessi erano eccellenti. Codaliscia lo guardò con timore.
Si fermarono al margine del lago, all’ombra dello stesso albero dove Harry, Ron ed Hermione avevano passato una domenica per finire i loro compiti, e si lasciarono cadere sull’erba. Harry guardò ancora una volta dietro la sua spalla e vide, con piacere, che Piton si era a sua volta seduto sull’erba nella folta ombra di una macchia di cespugli. Era profondamente immerso nel foglio dei G.U.F.O., il che lasciò libero Harry di sedersi sull’erba fra il faggio e i cespugli e di guardare il gruppetto di quattro sotto l’albero. Il sole si rifletteva sulla liscia superficie del lago, sulla cui sponda si stava sedendo un gruppo di ragazze sghignazzanti che aveva appena lasciato la Sala Grande, senza scarpe e calze, rinfrescandosi i piedi nell’acqua.
Lupin aveva tirato fuori un libro e stava leggendo. Sirius osservava gli studenti che girovagavano sul prato, sembrava piuttosto sprezzante e annoiato, ma anche molto bello. James stava ancora giocherellando con il Boccino, lasciandolo volare sempre più in alto, lasciandolo quasi scappare ma acchiappandolo all’ultimo secondo. Codaliscia lo stava a guardare a bocca aperta.Ogni volta che James compiva una presa particolarmente difficile Codaliscia restava senza fiato e applaudiva. Dopo cinque minuti Harry si chiese perché James non dicesse a Codaliscia di controllarsi, ma James sembrava divertito della sua attenzione. Harry notò che suo padre aveva l’abitudine di scompigliarsi i capelli come se volesse tenerli ordinati, e continuava anche a guardare verso le ragazze al margine dell’acqua.
“Mettilo via,” disse Sirius alla fine, mentre James faceva un’ottima presa e Codaliscia applaudiva, “prima che Codaliscia si bagni per l’eccitazione.”
Codaliscia arrossì leggermente, ma James sorrise.
“Se ti dà fastidio…” disse, riponendo il Boccino in tasca. Harry ebbe la netta sensazione che Sirius fosse l’unico per cui James avrebbe smesso di mettersi in mostra.
“Mi annoio,” disse Sirius. “Vorrei ci fosse la luna piena.”
“Tu puoi,” disse in modo cupo Lupin da dietro il suo libro. “Dobbiamo ancora avere Trasfigurazione, se sei annoiato puoi provare a interrogarmi. Tieni … “ e gli allungò il suo libro.
Ma Sirius sbuffò. “Non ho bisogno di guradare quella spazzatura. So tutto.”
“Questo ti tirerà su, Felpato,” disse James con calma. “Guarda chi c’è …”
La testa di Sirius si girò. Si immobilizzò, come un cane che fiuta un coniglio.
“Eccellente,” disse piano. “Pitonello.”
Harry si girò per vedere cosa stava guardando Sirius.
Piton era nuovamente in piedi, e stava riponendo il foglio del G.U.F.O nella sua borsa. Quando lasciò l’ombra dei cespugli e attraversò il prato, Sirius e James si alzarono.
Lupin e Codaliscia rimasero seduti: Lupin stava ancora incollato al suo libro, ma sebbene i suoi occhi non si muovevano una vaga linea accigliata era comparsa fra le sue sopracciglia; Codaliscia stava guardando da Sirius e James a Piton con uno sguardo di avida attesa sul suo volto.
“Tutto bene, Pitonello?” disse James ad alta voce.
Piton reagì così veloce come se si aspettasse un attacco: lasciò cadere la sua borsa, infilò la mano nella sua veste e la sua bacchetta era a mezz’aria quando James urlò, “Expelliarmus!”
La bacchetta di Piton volò a dodici piedi in aria con un piccolo tonfo sull’erba dietro di lui. Sirius scoppiò a ridere.
“Impedimenta!” disse, puntando la sua bacchetta su Piton, che fu scaraventato a terra accanto alla sua stessa bacchetta.
Tutt’intorno gli studenti si erano girati per assistere. Alcuni si erano alzati in piedi e si erano avvicinati. Alcuni guardavano in apprensione, altri divertiti.
Piton giaceva ansimante per terra. James e Sirius avanzavano verso di lui, con le bacchette alzate, mentre James avanzava lanciava occhiate dietro la sua spalla alle ragazze sul bordo del lago. Codaliscia ora era in piedi, che guardava bramoso, muovendosi lentamente intorno a Lupin per vedere meglio.
“Com’ è andato l’esame, Pitonello?” disse James.
“Lo stavo guardando, il suo naso toccava la pergamena,” disse Sirius malignamente. “Ci saranno dei grossi segni di unto sopra, non saranno capaci di leggere una sola parola.”
Molte persone che guardavano scoppiarono a ridere; Piton era chiaramente impopolare. Codaliscia rise sotto i baffi con insistenza; si stava contorcendo, come se fosse stato legato con delle funi invisibili.
“Tu – aspetta,” ansimò, fissando James con un’espressione di puro disgusto, “tu – aspetta!”
“Aspetta cosa?” disse Sirius freddamente. “Cosa stai per fare, Snivelly, strofinare su di noi il tuo naso?”
Piton rovesciò un fiume di imprecazioni e formule mischiate ma con la sua bacchetta lontana dieci piedi non accadde nulla.
“Pulisciti la bocca,” disse James con freddezza. “Scourgify!”
Immediatamente dalla bocca di Piton uscirono bolle di sapone rosa; la schiuma copriva le sue labbra, facendogli da bavaglio, soffocandolo –
“LASCIATELO IN PACE!”
James e Sirius si guardarono intorno. Immediatamente la mano libera di James scattò sui suoi capelli.
Era una delle ragazze del bordo del lago. Aveva folti capelli rosso scuro che le ricadevano sulle spalle, e lucenti occhi verdi come smeraldi – gli occhi di Harry.
Era la mamma di Harry.
“Tutto bene, Evans?” disse James, e il tono della sua voce era diventato improvvisamente cordiale, più profondo, più maturo.
“Lasciatelo in pace,” ripetè Lily. Stava fissando James con evidente disappunto. “Cosa vi ha fatto?”
“Beh,” disse James, mostrando di riflettere su quel punto “è più il fatto che esiste, se capisci quello che voglio dire …”
Alcuni degli studenti intorno risero, inclusi Sirius e Codaliscia, ma non Lupin, ancora all’apparenza concentrato sul suo libro, e nemmeno Lily.
“Pensi di essere divertente,” disse freddamente. “Ma sei solo un arrogante, un prepotente, Potter. Lasciatelo in pace.”
“Lo farò se uscirai con me, Evans,” disse James velocemente. “Dai … esci con me e non alzerò più la mia bacchetta su Pitonello.”
Dietro di lui, l’incantesimo di Impedimento stava svanendo. Piton si stava avvicinando alla sua bacchetta, sputando schiuma mentre strisciava.
“Non uscirei con te nemmeno se dovessi scegliere fra te e il calamaro gigante,” disse Lily.
“E’ andata male, Ramoso,” disse vivace Sirius, e si girò verso Piton “OI!”
Ma era troppo tardi; Piton aveva puntato la sua bacchetta direttamente su James; ci fu un lampo di luce e sulla faccia di James apparve un taglio, schizzando di sangue i suoi vestiti. James si girò: dopo un altro lampo di luce, Piton stava sospeso in aria a testa in giù, le sue vesti gli ricaddero sulla testa rivelando magre e pallide gambe e un paio di mutande grigie.
Parecchie persone nella piccola folla applaudirono; Sirius, Codaliscia e James si stavano sbellicando dalle risate.
Lily, la cui furibonda espressione si era contratta per un istante come se stesse per sorridere, disse, “Tiratelo giù!”
“Certamente,” disse James e levò in aria la sua bacchetta, Piton cadde al suolo come un sacco. Districandosi con le sue vesti si rimise in piedi in fretta, con la bacchetta alzata, ma Sirius disse, “Petrificus Totalus!” e Piton cadde nuovamente, rigido come un’asse di legno.
“LASCIATELO IN PACE!” urlò Lily. Ora aveva tirato fuori la sua bacchetta. James e Sirius la guardarono con circospezione.
“Ah, Evans, non costringermi a farti un incantesimo,” disse James seriamente.
“Levagli la maledizione, allora!”
James sospirò profondamente, poi si girò verso Piton e bisbigliò la contro-maledizione.
“Ecco fatto,” disse, quando Piton si rimise in piedi. “Sei stato fortunato che la Evans era qui, Pitonello –“
“Non ho bisogno dell’aiuto di una piccola sporca Mezzosangue come lei!”
Lily spalancò gli occhi.
“Bene,” disse freddamente. “Non mi prenderò il disturbo in futuro. E mi laverei i pantaloni, se fossi in te, Pitonello.”
“Chiedi scusa alla Evans!” urlò James a Piton, puntandogli minacciosamente contro la sua bacchetta.
“Non voglio che tu gli chieda di pormi la sua scuse,” urlò Lily, girando intorno a James. “Tu sei malvagio quanto lui.”
“Cosa?” strillò James. “Io non ti ho MAI chiamata una - tu-sai-cosa!”
“Ti scompigli i capelli perché pensi che sia bello apparire come se fossi appena sceso dalla tua scopa, dai spettacolo con quello stupido Boccino, cammini per i corridoi e lanci incantesimi a chiunque ti disturbi, solo perché puoi – sono sorpresa che la tua scopa possa alzarsi da terra con quella grossa testa sopra. Tu mi disgusti.”
Girò sui tacchi e si allontanò in fretta.
“Evans!” le gridò dietro James. “Hey, Evans ! ”
Ma lei non si voltò.
“Ma che le è preso?” disse James, provando, e non riuscendoci, a fare in modo che sembrasse che questa fosse una domanda di nessuna importanza per lui.
“Leggi fra le righe, per me pensa che tu sia un po’ vanitoso, amico,” disse Sirius.
“Ok,” disse James, che ora sembrava furibondo, “ok –“
Ci fu un altro lampo di luce, e Piton fu di nuovo sospeso in aria a testa in giù.
“Chi vuole che tolga i pantaloni a Pitonello?”
Ma se James tolse veramente i pantaloni a Piton, Harry non lo scoprì mai. Una mano gli aveva afferrato saldamente la parte superiore del suo braccio, stringendolo come una tenaglia. Divincolandosi, Harry si guardò intorno per vedere chi lo aveva afferrato, e vide, con un brivido di orrore, un completo adulto, taglia-grande Piton che stava dietro di lui, bianco di rabbia.
“Ti sei divertito?”
Harry si sentì levarsi in aria; il giorno estivo si dissolse intorno a lui; stava galleggiando in’oscurità di ghiaccio, con la mano di Piton ancora chiusa sul suo braccio, Poi, con una sensazione di precipitare come se si fosse capovolto a testa in giù a mezz’aria, i suoi piedi colpirono il pavimento di pietra del sotterraneo di Piton e si ritrovò di nuovo vicino al Pensatoio di Silente sulla cattedra di Piton nel tetro studio dell’insegnante di Pozioni di oggi.
“Allora,” disse Piton, stringendo così forte il braccio di Harry che la sua mano stava cominciando ad essere intorpidita. “Allora … ti sei divertito, Potter?”
“N-no,” disse Harry, tentando di liberarsi il braccio.
Era spaventoso: le labbra di Piton tremavano, il suo volto era bianco, i suoi denti erano scoperti.
“Era un uomo divertente, tuo padre, no?” disse Piton, scuotendo Harry con tanta forza che i suoi occhiali gli scivolarono sul naso.
“Io – non –“
Piton spinse Harry con tutta la sua forza. Harry cadde malamente sul pavimento del sotterraneo.
“Non racconterai quello che hai visto a nessuno!” urlò Piton.
“No, certamente io –“
Vattene, vattene, non voglio più rivederti in questo ufficio!”
E mentre Harry si scagliò verso la porta, un vaso di scarafaggi morti esplose sulla sua testa. Aprì con forza la porta e corse lungo il corridoio, fermandosi solamente quando seppe di avere tre piani fra lui e Piton. Qui si appoggiò al muro, ansimando, e strofinandosi il braccio livido.
Non aveva nessuna voglia di tornare alla Torre dei Griffondoro così presto, né di raccontare a Ron e Hermione cosa aveva appena visto. Quello che rendeva Harry così inorridito e triste non era il fatto di esser stato rimproverato o che gli fosse stato scagliato contro un vaso; era che lui sapeva come ci si sentiva ad essere umiliati in mezzo a un cerchio di spettatori, sapeva esattamente come si era sentito Piton quando suo padre si era preso gioco di lui, e che, a giudicare da quanto aveva appena visto, suo padre era stato arrogante esattamente come Piton gli aveva sempre detto.
CAPITOLO 29 Consigli per la carriera
“Ma perché non prendi più lezioni di Occlumanzia ” disse Hermione accigliandosi.
“Ti ho detto” Harry mormorò “Piton ritiene che possa provvedere da me ora che ho le basi.
Così hai smesso di avere sogni divertenti? Disse Hermione scetticamente.
“Molto carini” disse Harry, non guardandola.
“Io non credo che Piton possa fermarsi fino a che tu non sia assolutamente sicuro che possa controllarli. Disse Hermione indignata. “Harry, penso che tu debba tornare da lui a parlargli.
“No” disse Harry duramente “Smettila Hermione OK?”.
Era il primo giorno delle vacanze pasquali ed Hermione, come suo solito, aveva trascorso gran parte del giorno a rivedere gli orari per loro tre. Harry e Ron la lasciarono fare, era più facile che discutere con lei e, in ogni caso, a loro poteva essere utile. Ron si era agitato nello scoprire che mancavano solo 6 settimane ai loro esami.
“Come può questo procurarti uno shock?” domandò Hermione colpendo ogni quadratino sull'orario di Ron con la sua bacchetta in modo che avessero un flash con un colore differente secondo il relativo oggetto.
“Non lo so!” disse Ron “Stanno accadendo un sacco di cose”
“Bene, ecco a te,” Lei disse dandogli l’orario. “Se segui con attenzione potresti andar bene”. Ron guardò l’orario un po’ pessimista, e poi s’illuminò. “Mi hai dato una sera libera ogni settimana!” “Quella è per la pratica di Quiddich” disse Hermione. Un sorriso spuntò sul viso di Ron.
“Qual’è il punto?” lui disse ottusamente. “Noi abbiamo tante possibilità di vincere la coppa di Quiddich quest’anno quante ne ha mio padre di diventare Ministro della Magia.”. Hermione non disse nulla. Stava guardando Harry che contemplava senza espressione alcuna la parete opposta della Sala Comune mentre Grattastinchi graffiava la sua mano provando a farsi grattare le orecchie.
“Cosa c’è che non va Harry?”
“Cosa?” disse e poi rapidamente “Niente”.
Lui tornò alla sua copia di Teoria della Magia Difensiva e finse di consultare l’indice. Grattastinchi non ottenendo alcun risultato saltò sulla sedia di Hermione.
“Io vedo Cho più facilmente” provò a dire Hermione. “Anche Lei sembra veramente dispiaciuta … “Avete litigato di nuovo?”
“Cosa? Oh si” disse Harry ringraziando per questa scusa.
“Per Cosa?” – “Per quell’impicciona della sua amica Marietta” disse Harry.
“Non te ne faccio una colpa” disse Ron adirato, controllando il suo orario. “Se non fosse stato per lei …”
Ron portò la conversazione su Marietta Edgecombe ed Harry la trovò d’aiuto; tutto quello che lui doveva fare era sembrare arrabbiato, annuire e dire “si” e “è così” ogni volta che Ron tirava il fiato, lasciando la sua mente libera di pensare, sempre più tristemente a ciò che aveva visto nel Pensatoio.
Sentiva che i suoi ricordi lo stavano rodendo dentro. Era stato così sicuro che i suoi genitori fossero delle persone meravigliose che non aveva mai avuto la più piccola difficoltà a non credere alle parole di Piton sul carattere di suo padre.
Persone come Hagrid e Sirius non avevano detto ad Harry quanto meraviglioso era stato suo padre? (Sì ma guarda Sirius com’era, disse una voce fastidiosa nella testa di Harry … lui era cattivo, non è vero?) Si, una volta aveva udito la Professoressa McGranitt dire che suo padre e Sirius erano stati degli agitatori a scuola, ma lei li aveva descritti come predecessori dei gemelli Weasley, ed Harry non avrebbe potuto immaginare Fred e George dondolare su ed in giù qualcuno per puro divertimento … senza che loro lo detestassero davvero …. Forse Malfoy o qualcuno che realmente lo meritasse…
Harry provò a pensare che Piton avesse meritato l’umiliazione per mano di James: ma Lily non aveva detto: “Che cosa ti ha fatto?” E James non aveva replicato “Più del fatto che esista, se sai cosa intendo”. James non aveva semplicemente cominciato perché Sirius aveva detto che lui era noioso?
Harry ricordò che Lupin in Grimmauld Place disse che Silente lo aveva fatto prefetto con la speranza che avrebbe potuto esercitare un qualche controllo su James e Sirius … ma nel Pensatoio era seduto lì e lasciava che succedesse. Harry ricordò che Lily era intervenuta; sua madre era stata gentile. Ancora i ricordi dello sguardo sul suo viso e lei che urlava a James di smetterla di disturbare così tanto; lei chiaramente aveva detestato James, ed Harry semplicemente non riusciva a capire come avessero finito con lo sposarsi.
Una o due volte aveva ammirato James per la sua forza interiore …
Durante gli ultimi 5 anni Harry pensava a suo padre come ad una fonte d’ispirazione. Ogni volta che qualcuno gli diceva che assomigliava a James, era raggiante ed orgoglioso. Ora … ora si sentiva freddo e depresso a questo pensiero.
Il clima diventò ventoso, brillante e cominciò a riscaldarsi quando passarono le vacanze di Pasqua, ma Harry con gli altri del quinto e del sesto anno, era intrappolato lì dentro, ricontrollando, andando avanti e indietro nella biblioteca.
Harry fingeva che la causa del suo cattivo umore fosse l’avvicinarsi degli esami e, come i suoi compagni di Grifondoro, era stufo di studiare, la sua scusa non era messa in dubbio.
“Harry sto parlando con te! Mi senti?”
“Huh?”
Lui si guardò attorno. Ginny Weasley che sembrava molto spazzolata dal vento, si era avvicinata al tavolo della biblioteca dove Harry stava seduto da solo. Era la tarda serata di domenica: Hermione era andata nella torre di Grifondoro per rivedere una poesia sulle Antiche Rune, e Ron era agli allenamenti di Quidditch.
“Oh Ciao” disse Harry mentre spostava il suo libro. “Come mai non sei a vedere gli allenamenti?”
“Sono terminati” disse Ginny. “Ron è andato ad occuparsi di Jack Sloper in infermeria”.
“Perché?”
“Beh non siamo sicuri, ma crediamo che lui si sia colpito con la sua scopa” Sospirò rumorosamente “In ogni modo … è appena arrivato un pacco approvato dopo il controllo della Umbridge”
Lei mise sulla tavola una scatola dalla copertina marrone; era stata chiaramente scartata e reincartata. Su c’era scritta una nota in rosso che diceva: Ispezionato ed approvato dell’Alto Inquisitore di Hogwarts.
“Sono le uova di Pasqua da parte della mamma” disse Ginny. “Ce n’è uno per te … tieni”.
Ginny porse ad Harry l’uovo di cioccolato decorato con piccoli Spioscopi di ghiaccio, accorgendosi che il pacco conteneva anche una borsa di Api Frizzole
Harry lo guardò per un momento quando, con orrore sentì un groppo fermarsi in gola.
“Tutto bene Harry?” chiese Ginny inquieta.
“Sì tutto ok” disse Harry rauco. Il groppo in gola era doloroso. Non riusciva a capire perché le uova di Pasqua lo facessero sentire a quel modo.
“Sembri davvero depresso” insisteva Ginny. “lo so. Sono sicura che se tu parlassi con Cho …”
“Non è Cho la persona con qui voglio parlare” disse Harry bruscamente.
“Con chi, allora?” chiese Ginny guardandolo attentamente.
“Io …”
Harry lanciò un’occhiata attorno per esser sicuro che nessuno stesse ascoltando. Madama Pince stava timbrando alcune pile di libri qualche scaffale più in la, osservata da Hannah Abbott.
“Io vorrei poter parlare con Sirius,” mormorò “ma non posso”.
Ginny continuo a guardarlo pensierosamente. Studiava più di quello che gli serviva perché egli realmente non voleva pensare a nulla, Harry scartò il suo uovo di Pasqua, ne staccò un pezzo e lo mangiò.
“Bene” disse Ginny prendendo anche lei lentamente un pezzetto dell’uovo. “se davvero vuoi parlare con Sirius, credo che possiamo trovare il modo di farlo”.
“Oh andiamo” disse Harry “con la Umbridge che legge e controlla tutta la nostra posta?”
”Il fatto di crescere con Fred e George” disse Ginny pensierosamente. “mi ha insegnato che se hai la tenacia di voler far qualcosa, nulla è impossibile.”
Harry la guardò. Forse era l’effetto del cioccolato – Lupin li aveva avvertiti di mangiarne sempre dopo aver incontrato un Dissennatore – o semplicemente perché aveva finalmente espresso ad alta voce quello che portava dentro da tutta la settimana, ma Harry si sentì un po’ più fiducioso.
“COSA PENSATE DI FARE?”
“Oh accidenti” sussurrò Ginny saltando in piedi. “Dimenticavo”. Madame Pince incombeva su di loro, raggrinzendo il volto contorto dalla rabbia.
“Cioccolata nella biblioteca!” urlò. “Fuori – fuori – FUORI!” E sbattendo verso l’esterno la sua bacchetta ha indotto il libro di Harry, la borsa e l’inchiostro ad inseguire lui e Ginny fuori dalla biblioteca e colpendoli sulla testa ripetutamente mentre correvano.
*
Come per sottolineare l’importanza dei loro esami imminenti, una serie di opuscoli ed avvisi riguardo alle carriere di mago, comparvero sulla tavola nella torre di Grifondoro poco prima della fine delle vacanze, con ancora un altro avviso sul tabellone che diceva:
A tutti gli alunni del quinto anno è richiesto di partecipare ad un incontro con il Capo della propria casa durante la prima settimana d’estate per discutere sulle loro carriere future. Gli orari degli appuntamenti individuali sono elencati di sotto.
Harry guardò la lista e trovò che la Professoressa McGranitt lo avrebbe atteso nel suo ufficio per le 14.30 di Lunedì, questo significava che avrebbe mancato la gran parte della lezione di Divinazione.
Harry e gli altri ragazzi del quinto anno trascorsero gran parte del fine settimana di Pasqua a leggere tutte le informazioni sulle carriere che gli erano state lasciate da leggere.
“Bene, non credo di guarire,” disse Ron l’ultima sera delle vacanze.
Era immerso in un volantino con delle ossa incrociate e con l’emblema di St Mungo sopra.
“Qui dice che hai bisogno almeno di una “E” nei G.U.F.O. di Pozioni, Erbologia, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure. Penso, …. accidenti … non vogliono molto vero?
“E’ un lavoro che ha delle responsabilità, non è così?” disse Hermione in tono assente.
Stava leggendo assiduamente un volantino a colori brillanti rosa e arancione che aveva come titolo “CHE NE PENSATE A PROPOSITO DI LAVORARE IN RELAZIONI CON I BABBANI?”
“Non sembra che ci sia bisogno di molte qualificazioni per stabilire un contatto con i Babbani; tutto quello che loro vogliono è un GUFO nello studio dei Babbani: molto più importante è l’entusiasmo, la pazienza e un buon senso dell’umorismo.
C’è bisogno ben più del senso dell’umorismo per stabilire un contatto con mio zio” disse Harry cupamente. “Il buon senso quando t’immergi nel piacere.”
Era a metà dell’opuscolo sulle operazioni della banca dei maghi. “Sentite questo: ‘State cercando un carriera coinvolgente, avventurosa con guadagni notevoli? Allora considerate la possibilità di lavorare per la banca Gringott, che sta ora reclutando Iettatori per eccitanti occasioni all’estero … ‘ Loro cercano Aritmanzia quindi. Tu potresti farlo Hermione!”
“Non mi ci vedo in banca” disse Hermione vagamente, ora immersa in: “CONOSCETE QUELLO CHE SERVE PER ACQUISIRE LA SICUREZZA DEI TROLL?”
“Hey!” disse una voce all’orecchio di Harry. Lui si guardò attorno; Fred e George si erano avvicinati a loro. “Ginny ci ha detto qualcosa che ti riguarda” disse Fred allungando le sue gambe sulla tavola di fronte a loro facendo scivolare sul pavimento gli opuscoli sulla carriera del Ministero della Magia.
“Ci ha detto che tu hai bisogno di parlare con Sirius”.
“Cosa?” disse Hermione acutamente, fermando la sua mano a metà strada mentre stava prendendo “FABBRICARE UNA ESPLOSIONE NEL DIPARTIMENTO DI INCIDENTI E CATASTROFI MAGICHE”.
“Si” disse Harry sforzandosi di usare un tono casuale. “Pensavo che avrei potuto …”
“Non essere ridicolo” disse Hermione raddrizzandosi e guardandolo, non credendo ai suoi occhi.
“Con la Umbridge che cerca tra le fiamme e perquisisce tutti i gufi?”
“Beh, noi pensiamo di poter trovare un altro modo” disse George stendendosi e sorridendo. “Basta semplicemente provocare un diversivo. Ora avete notato quanto siamo stati tranquilli durante le vacanze di Pasqua?
“Qual’era il modo, ci siamo chiesti, di organizzare il nostro tempo libero?” continuò Fred. “Non c’è alcun modo, ci siamo risposti. E di certo avremmo anche rovinato i ripassi degli altri, che sarebbe stata l’ultima cosa che avremmo desiderato di fare.
Lui fece ad Hermione un cerimonioso cenno del capo. Lei guardò piuttosto sorpresa da questo cenno irrispettoso.
“Però se ricominciamo come al solito, da domani “ continuò Fred rapidamente “E se causeremo un po’ di confusione, perché non farlo in modo tale che Harry possa chiacchierare con Sirius?”
“Si, ma ” disse Hermione, con l’aria di spiegare qualcosa di semplice ad una persona molto ottusa, “anche se voi create un diversivo, come supponi che Harry possa parlarci?”
“Dall’ufficio della Umbridge” disse Harry tranquillamente.
Lui ci stava pensando da una settimana e non aveva trovato altre possibilità. La Umbridge stessa gli aveva detto che il solo fuoco che non era sotto controllo era il suo.
“Sei impazzito?” disse Hermione a voce bassissima.
Ron aveva abbassato l’opuscolo con i lavori delle Coltivazioni di Funghi e stava seguendo la conversazione con cautela.
“Non la penso così” disse Harry scrollando le spalle.
“E come pensi di entrarci allora?”
Harry stava giusto spiegando la questione. “Con il coltello di Sirius” disse.
“Scusa?”
“Prima dello scorso Natale, Sirius mi ha regalato un coltello che apre tutte le serrature” disse Harry. “Così anche se la porta non si apre con l’incantesimo di Alohomora, perché io scommetto che l’abbia stregata -“
“Cosa ne pensi?” domandò Hermione a Ron, ad Harry sembravano ricordare irresistibilmente la Signora Weasley mentre interpellava suo marito durante la prima cena in Grimmauld Place.
“Non saprei” disse Ron guardando preoccupato dal fatto che chiedessero la sua opinione.“Se Harry vuole farlo, è una sua decisione, non è così?”
“Parli come un Weasley, da vero amico” disse Fred colpendo Ron ad una spalla.”Bene allora. Noi pensiamo di farlo domani, dopo la lezione, perché potrebbe provocare un grosso impatto su tutti nei corridoi. Harry noi decideremo qualcosa fuori dal lato est e la attireremo fuori dal suo ufficio. - Ritengo che potremmo farlo in circa 20 minuti” disse guardando George.
“Facile” disse George.
“E che diversivo usate?” chiese Ron
“Vedrai fratellino” disse Fred, e lui e George si alzarono ancora. “Infine dovremo trovarci alla rotonda del corridoio di Gregory Smarmy alle 5 di domani.
Harry si svegliò molto presto il giorno successivo, sentendosi ansioso quanto la mattina dell’udienza al Ministero della Magia. Non era solo la prospettiva di irrompere nell’ufficio della Umbridge e di usare il suo fuoco per parlare con Sirius che lo innervosiva, benché questo incidesse abbastanza, oggi inoltre era la prima volta che Harry si sarebbe trovato nelle vicinanze di Piton da quando lo aveva cacciato via dal suo ufficio.
Steso a letto mentre pensava al giorno che stava arrivando; Harry si alzò tranquillamente ed andò alla finestra che si trovava dietro il letto di Neville, dove stava per iniziare un nuovo glorioso mattino. Il cielo era chiaro, nebbioso e blu opalescente. Proprio davanti a se, Harry poteva torreggiare lì sotto, quello dove suo padre aveva tormentato Piton. Non era sicuro che Sirius potesse spiegargli quello che Harry aveva visto nel Pensatoio, ma aveva disperatamente bisogno di sentire Sirius su quel che accadde, e conoscere tutti i fatti e le attenuanti, ed una giustificazione per il comportamento di suo padre.
Qualcosa catturò l’attenzione di Harry: un movimento al margine della Foresta Proibita. Harry strizzò gli occhi a causa del sole e vide Hagrid comparire in quell’istante tra gli alberi. Sembrava che stesse zoppicando. Quando Harry guardò, Hagrid barcollò fino alla porta di casa sua e scomparve all’interno. Harry osservò la capanna per qualche minuto. Hagrid non usciva ancora, ma del fumo uscì dal camino, Hagrid non poteva esser conciato tanto male se accendeva il fuoco. Harry si allontanò dalla finestra, avanzò verso il suo baule e cominciò a vestirsi.
Con la prospettiva di forzare la serratura dell’ufficio della Umbridge, Harry non si sarebbe di certo aspettato che fosse un giorno tranquillo, ma non aveva tenuto conto dei tentativi quasi continui di Hermione nel dissuaderlo su cosa stava progettando da fare alla 5 in punto. Per la prima volta lei era distratta dal Professor Rüf in Storia della Magia come di solito erano Ron ed Harry, continuamente travolti dal suo bisbigliare avvertimenti che Harry trovava molto difficile ignorare.
“ … e se lei ti cattura, oltre ad espellerti, potrebbe indovinare che stai comunicando con Felpato e questa volta prevedo che ti costringa a bere il Varitaserum e quindi a rispondere alle domande…”
“Hermione” disse Ron con un po’ d’indignazione nella voce “Vuoi smetterla di parlare ad Harry e stare attenta a Rüf oppure vuoi che prenda io gli appunti?”.
“Prendere appunti! Potrebbe ucciderti!”.
Al momento in cui raggiunsero i sotterranei, né Harry né Ron parlavano con Hermione. Approfittando del loro silenzio, continuò interrottamente a dargli degli avvertimenti, pronunciando tutto con un veemente sibilo, tanto da indurre Seamus a sprecare 5 minuti interi per controllare che il suo calderone non avesse perdite.
Piton nel frattempo, sembrava che avesse deciso ti comportarsi come se Harry fosse invisibile. Harry conosceva bene questa tattica, perché era la favorita di suo zio Vernon, e nel complesso gli era grato di questa cosa. Infatti, considerato cosa doveva subire solitamente da Piton, che lo scherniva con le sue osservazioni, Harry pensava che questo nuovo metodo era soddisfacente e lui poteva preparare abbastanza facilmente la pozione Invigoration Draught.
Al termine della lezione, mise un po’ della pozione in una boccetta, la tappò e la mise sulla scrivania di Piton per il voto, sperando di poter prendere finalmente una “E”. Si era appena allontanato quando sentì un rumore. Malfoy aveva dato un urlo e poi aveva cominciato a ridere. Harry si girò. Il suo campione di pozione era sul pavimento e Piton la stava esaminando con uno sguardo di piacere, gongolando.
“Ops! Disse leggermente” Un altro zero, allora, Potter!”
Harry era troppo infuriato per parlare. Tornò al suo calderone, con l’intenzione di riempire un’altra boccetta e darla a Piton per contrassegnarla, ma vide con orrore che il resto del contenuto era svanito.
“Mi dispiace” disse Hermione, coprendosi la bocca con le mani. “Mi dispiace davvero Harry. Credevo che avessi finito così io l’ho pulito”.
Harry non si permise di rispondere. Quando suonò la campanella si affrettò a lasciare i sotterranei assicurando di trovarsi tra Neville e Seamus per il pranzo in modo che Hermione non ricominciasse ancora con l’ufficio della Umbridge. Era così di malumore nel momento in cui era a Divinazione che aveva dimenticato il suo appuntamento per i consigli di carriera dalla professoressa McGranitt, ricordandolo solamente quando Ron gli chiese perché non fosse nel suo ufficio. Harry sfrecciò su e ci arrivò senza fiato qualche minuto più tardi.
“Mi dispiace professoressa” ansava mentre chiudeva la porta “Lo avevo dimenticato”.
“Non importa, Potter” disse lei rapidamente, ma quando parlò qualcun altro tirò su col naso dall’angolo. Harry si voltò.
La professoressa Umbridge era seduta li, con il block notes sulle ginocchia, una piccola trina liscia attorno al suo collo, ed un orribile sorriso sul viso.
“Siediti Potter” disse la McGranitt. Le mani agitate mentre mescolava i tanti opuscoli che erano sullo scrittoio. Harry si sedette voltando le spalle alla Umbridge e il meglio che potesse fare era fingere di non sentire il graffiare della sua penna sul block notes.
“Bene Potter, quest’incontro serve per discutere sulle idee che puoi avere sulla tua carriera, ed aiutarti a decidere su quali materie potresti continuare a studiare per il sesto e settimo anno” disse la professoressa McGranitt. ”Hai qualche idea su cosa ti piacerebbe fare dopo aver lasciato Hogwarts?”
“Ehm..” disse Harry. Il rumore graffiante dietro di lui lo distraeva.
“Si?“ La McGranitt suggeriva Harry.
“Beh, io pensavo di, forse, diventare un Auror” mormorò Harry.
“Naturalmente tu hai bisogno del massimo dei voti per questo” disse la Professoressa McGranitt, estraendo un piccolo e scuro opuscolo sotto l’ammasso sulla sua scrivania ed aprendolo.
“E’ richiesto un minimo di 5 G.U.F.O. e nulla sotto “Sopra le Attese”, a quanto vedo. Poi saresti tenuto a subire una serie rigorosa di prove attitudinali e caratteriali dall’ufficio degli Auror. E’ una carriera molto difficile Potter, loro prendono solo il meglio. Infatti, non mi pare che sia stato assunto qualcuno negli ultimi 3 anni”
In quel momento la professoressa Umbridge diede un colpetto di tosse, come per voler dare una sua opinione. La McGranitt la ignorò. “Vorrai sapere quali materie seguire suppongo?” Lei parlò un po’ più forte di prima.
“Si” disse Harry. “Difesa contro le Arti Oscure suppongo”.
“Naturalmente” disse la McGranitt. “Vorrei avvisarti –“
La professoressa Umbridge diede un altro colpo di tosse, questa volta un po’ più udibile.
La McGranitt chiuse per un istante gli occhi, quindi li aprì, come se niente fosse accaduto.
“Vorrei consigliarti Trasfigurazione, perché gli Auror frequentemente hanno bisogno di trasfigurarsi nel loro lavoro. E ti dico fin d’ora Potter, che io non accetto studenti nella mia classe di specializzazione G.U.F.O. senza che questi abbiano ottenuto un “Sopra le Attese” oppure un alto Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari. Vorrei dirti che tu al momento sei “Accettabile” nella media, così avrai bisogno di lavorare sodo prima degli esami se vuoi una chance di continuare. Poi dovrai fare Incantesimi e Pozioni. Sì Potter, Pozioni” aggiunse, con un accenno di sorriso. “Pozioni ed antidoti sono essenziali nello studio degli Auror. E devo dirti che il Professor Piton rifiuta assolutamente di prendere allievi che ottengono qualcosa che non sia almeno ‘Eccezionale’ nei loro GUFO, così –“
La professoressa Umbridge ancora tossì più rumorosamente.
“Posso offrirti qualcosa contro la tosse, Dolores?”chiese gentilmente la professoressa McGranitt, senza guardare la professoressa Umbridge.
“Oh no, grazie” disse la Umbridge con quel sorrisetto che Harry detestava così tanto. “Mi chiedevo solamente se posso interromperti un attimo, Minerva”
“Non provarci,” disse la McGranitt a denti stretti.
“Mi stavo giusto domandando se il sig Potter abbia il temperamento per essere un Auror” disse la professoressa Umbridge dolcemente.
“Dove eravamo?” disse la prof. McGranitt altera. “Bene Potter” continuò come se non ci fossero state interruzioni. “Se questa è seriamente la tua ambizione, devo raccomandarti di concentrarti duramente su Trasfigurazione e Pozioni fino a che non sarai all’altezza. Vedo che il prof. Vitius ti ha classificato tra Accettabile e “Sopra le Attese” negli ultimi due anni, così il tuo lavoro in Incantesimi sembra soddisfacente. Per quanto riguarda Difesa contro le Arti Oscure i tuoi voti sono stati generalmente alti. Il professor Lupin in particolare, pensa di te – Sei sicura di non volere nulla contro la tosse Dolores?”
“Oh non ho bisogno di nulla, grazie Minerva” disse la professoressa Umbridge che aveva appena tossito un ancora più forte. “Questo argomento m’interessa. Credo che tu possa non avere i voti più recenti in Difesa contro le Arti Oscure di Harry. Sono abbastanza sicura che tu non abbia visto la mia nota.
“Cos’è questa cosa?”disse la prof McGranitt con tono aspro mentre prendeva un foglio di pergamena nella cartellina di Harry. Lanciò uno sguardo in giù inarcando le sue sopracciglia, poi ripose di nuovo il foglio nella cartellina senza far commenti. “Si, come stavo dicendo, Potter, il prof Lupin ritiene che tu abbia un’attitudine per diventare un Auror – “
“Non capisci la mia nota, Minerva?” chiese la professoressa Umbridge in tono dolce, dimenticandosi di tossire.
“Ma certo che l’ho compresa” replicò la professoressa McGranitt, serrando talmente i denti che le sue parole erano un po’ desonorizzate
“Beh, sono confusa … Ho paura che tu non abbia capito abbastanza, e che tu possa dare al sig. Potter delle false speranze che - “
“False speranze?” ripeté la professoressa McGranitt, ancora rifiutando di guardare la professoressa Umbridge. “Harry ha ottenuto ottimi voti in tutti i suoi esami in Difesa contro le Arti Oscure - “
“Sono terribilmente spiacente di doverti contraddire, Minerva, ma come vedrai dalla mia nota, Harry ha ottenuto dei risultati molto bassi nella mia classe”
“Devo intendere che ci sia un significato abbastanza evidente(?) “ disse la professoressa McGranitt, guardando infine la Umbridge direttamente negli occhi. “Lui ha ottenuto ottimi risultanti in tutti i test di Difesa contro le Arti oscure da un insegnante competente”.
Il sorriso della Umbridge svanì tanto improvvisamente quanto la luce di una lampadina. Lei si sedette indietro con la sedia, girò il foglio del suo block notes e cominciò a scrivere molto velocemente, con gli occhi che rotolavano da una parte all’altra.
La professoressa McGranitt si voltò di nuovo verso Harry, le sue narici fiammeggianti, i suoi occhi ardenti.
“Altre domande Potter?”
“Si” disse Harry. “Quale tipo di prove attitudinali e caratteriali il Ministero vuole che si facciano per ottenere abbastanza G.U.F.O.?”
“Bene, tu dovrai dimostrare capacità nel reagire alla pressione e così via” disse la professoressa McGranitt “la perseveranza e la dedizione, perché l’addestramento di un Auror richiede ancora 3 anni, senza menzionare le alte specializzazioni nella pratica di difesa. Questo significa molto più studio dopo che tu avrai lasciato la scuola, a meno che tu sia preparato -”
“Penso che tu troverai anche,” disse la Umbridge con voce fredda “che il Ministero esaminerà le note di coloro che vogliono diventare degli Auror. Le loro fedine penali”
“- a meno che tu sia preparato a sostenere ancora più esami dopo Hogwarts, dovrai realmente cercare un altro –“
“Il che vuol dire che questo ragazzo ha tante probabilità di diventare Auror quante ne ha Silente di tornare in questa scuola”
“Una probabilità molto buona, allora” disse la professoressa McGranitt.
“Potter ha la fedina penale sporca” disse la Umbridge fortemente.
“Potter è stato scagionato di tutte le accuse” disse la McGranitt ancora più forte.
La professoressa Umbridge si alzò. Ma era così bassa che non fece molta differenza ma il suo atteggiamento pignolo, aveva lasciato il posto ad una furia che aveva trasformato il suo sguardo e la sua faccia in maniera sinistra.
“Potter non ha alcuna possibilità di diventare un Auror!”
Anche la professoressa McGranitt si alzò, e nel suo caso questo era decisamente molto più impressionante. Lei torreggiava sulla Professoressa Umbridge.
“Potter” disse in tono squillante “Io ti aiuterò a diventare un Auror, fosse l’ultima cosa che faccio! A costo di istruirti ogni sera, mi assicurerò che tu raggiunga i risultati richiesti!”
“Il Ministero della Magia non assumerà mai Harry Potter!” disse la Umbridge con voce furiosa.
“Allora, forse ci sarà un nuovo Ministro della Magia quando sarà pronto ad unirsi!”. Urlò la professoressa McGranitt.
“Aha!” strillò la professoressa Umbridge. “Si! Si, si, si ! Ma certo! Questo è quello che tu vuoi, non è vero Minerva McGranitt? Tu vuoi che Cornelius Caramell sia sostituito da Albus Silente! Tu pensi che sarai dove sono io ora non è vero: Sottosegretario maggiore del Ministero e Direttore del collegio!”.
“Tu stai delirando” disse la professoressa McGranitt sdegnosamente. “Potter la tua consultazione è terminata!”
Harry si rimise la borsa in spalla e si affrettò ad uscire dalla stanza senza osare guardare la professoressa Umbridge.
Poteva sentire lei e la professoressa McGranitt urlarsi a vicenda per tutta la strada a ritroso lungo il corridoio.
Tuttavia la professoressa Umbridge stava respirando come se avesse fatto una corsa quando arrivò alla lezione di Difesa contro le arti oscure del pomeriggio.
“Spero che tu abbia pensato bene a ciò che stai progettando di fare” bisbigliò Hermione, nel momento in cui avevano aperto i loro libri al capitolo 34 –Nessuna Rappresaglia e Negoziazione -. “La Umbridge ci osserva in malo modo”.
Di tanto in tanto la Umbridge rivolgeva ad Harry degli sguardi ardenti, che teneva giù la testa su Teoria della Magia Difensiva, con gli occhi concentrati, pensando …
Poteva immaginare la reazione della professoressa McGranitt se avesse violato l’accesso nell’ufficio della Umbridge dopo che lei lo aveva difeso. Nulla gli impediva semplicemente di tornare alla torre di Grifondoro e sperare che qualche volta durante le prossime vacanze estive avesse una possibilità di parlare a Sirius di quello che aveva visto nel Pensatoio, niente, salvo il fatto che il pensiero di questa condotta, lo faceva sentire come se avesse un peso sullo stomaco, e poi c’era il problema di Fred e Gorge che avevano gia progettato il diversivo, senza menzionare poi il coltello che Sirius gli aveva dato, che al momento era nel suo zaino assieme al vecchio mantello dell’invisibilità di suo padre.
Ma restava il fatto che se fosse stato catturato...”Silente si è sacrificato per tenerti a scuola, Harry!” bisbigliò Hermione alzando il suo libro per nascondere il viso alla Umbridge. “E se tu oggi sarai cacciato via, non sarà servito a niente!”
Poteva semplicemente abbandonare i piani e imparare a vivere con il ricordo di quello che suo padre fece quell’estate di più di vent’anni prima. E poi si ricordò di ciò che disse Sirius nel fuoco su nella sala comune di Grifondoro … Tu somigli a tuo padre meno di quel che credevo … il rischio era parte del divertimento per James. E non era vero che lui voleva essere sempre di più come suo padre?
“Harry per favore non lo fare, non farlo!” disse Hermione in tono angosciato mentre la campanella segnava la fine della lezione. Harry non rispose, non sapeva cosa fare.
Ron sembrava determinato a non dare la sua opinione ne consigli; non voleva guardare Harry, da quando Hermione aveva cercato di dissuaderlo, e disse a voce bassa, “Dagli un attimo di respiro ok? Solo lui può decidere”
Il cuore di Harry batteva velocemente, mentre lasciava l’aula. Era a metà strada nel corridoio quando sentì i rumori del diversivo ad una certa distanza. C’erano urla e grida da qualche parte al piano superiore, le persone che stavano uscendo dalle classi si fermarono e cominciarono ad osservare il soffitto spaventati. La Umbridge corse fuori dalla sua classe quanto i suoi piedini corti le permettevano. Estrasse la bacchetta e si affrettò nella direzione opposta: adesso o mai più!
“Harry ti prego” implorò Hermione debolmente.
Ma la sua mente aveva gia scelto. Fissò saldamente lo zaino sulla spalla, e corse fuori, scansando gli allievi che si dirigevano nel senso opposto per vedere cosa era successo nell’ala est.
Harry raggiunse il corridoio dove si trovava l’ufficio della Umbridge, che era deserto. Si precipitò dietro una grande armatura il cui elmetto cigolava, aprì il suo zaino, estrasse il coltello di Sirius e indossò il mantello dell’invisibilità. Poi strisciò lentamente e con attenzione da dietro l’armatura fino a che non raggiunse la porta dell’ufficio della Umbridge.
Harry inserì la lama del coltello magico nella serratura e mosse delicatamente su e giù, quindi la tolse. Ci fu un piccolo scatto e la porta oscillò. Saltellò all’interno dell’ufficio, chiuse velocemente la porta dietro a se e si guardò attorno.
Nulla si muoveva tranne quegli orribili gattini che stavano ancora sgambettando sul muro sopra i manici di scopa confiscati. Harry si tolse il mantello, procedette verso il camino e trovò quello che cercava: una piccola scatola contente la polvere Volante. Non lo aveva mai fatto prima, benché sapesse come funzionava. Mise la sua testa nel camino, prese un pizzico di polvere e lo fece cadere sui ceppi ordinatamente impilati sotto di lui. Immediatamente esplosero delle fiamme verde smeraldo.
“Numero 12 di Grimmauld Place!” disse Harry forte e chiaro.
Era una delle sensazioni più curiose che avesse mai sperimentato. Aveva gia viaggiato con la polvere Volante prima, certo, ma allora era stato tutto il suo corpo ad essere avvolto dalle fiamme e ad attraversare tutta la rete dei camini magici che erano nel paese.
Questa volta le sue ginocchia rimasero ferme sul freddo pavimento dell’ufficio della Umbridge e soltanto la sua testa sfrecciò attraverso il fuoco verde smeraldo. E allora bruscamente così com’era cominciato il vortice si fermò. Sentendosi piuttosto male come se avesse qualcosa di molto caldo attorno alla testa, Harry aprì gli occhi e si trovò ad osservare una cucina lunga, di legno, in cui un uomo era seduto assorto a leggere una pergamena.
“Sirius?”
L’uomo saltò e si guardò attorno. Non era Sirius ma Lupin.
“Harry!” disse osservandolo sbalordito. “Che cosa – cosa è successo? C’è qualcosa che non va?”
“Si” disse Harry. “Mi chiedevo – pensavo, supponevo – io volevo parlare con Sirius!”
“Lo chiamo” disse Lupin osservandolo perplesso.”E’ andato di sopra a cercare Kreacher, pare si sia nascosto in soffitto.
Harry vide Lupin affrettarsi fuori dalla cucina. Adesso che era da solo non aveva nulla da guardare tranne i piedi della sedia e del tavolo. Si domandava perché Sirius non gli avesse detto quanto fosse scomodo parlare dal fuoco, le sue ginocchia stavano gia obiettando al prolungato contatto con il duro pavimento della Umbridge.
Lupin ritornò qualche istante dopo assieme a Sirius.
“Cosa c’è?” disse Sirius urgentemente, scostando i suoi lunghi capelli dagli occhi e inginocchiandosi davanti al fuoco in modo che lui ed Harry fossero allo stesso livello. Lupin si abbassò anche lui interessato.
“Tutto bene? Hai bisogno d’aiuto?”
“No” disse Harry “Nulla … io volevo solo parlarti … di mio padre”
Loro si scambiarono uno sguardo di grande sorpresa, ma Harry non aveva il tempo di vergognarsi. Le sue gambe erano sempre più stanche ed erano trascorsi gia 5 minuti dall’inizio del diversivo. George glie ne aveva garantiti solo 20. Quindi cominciò immediatamente a raccontare ciò che aveva visto nel Pensatoio.
Quando terminò, né Sirius né Lupin parlarono per un momento. Poi Lupin disse tranquillamente” Non vorrai giudicare tuo padre solo da ciò che hai visto la, Harry, Lui aveva solo 15 anni …”
“Io ho 15 anni” disse Harry animatamente.
“Guarda Harry” Disse Sirius pacatamente, “James e Piton si sono odiati dal primo sguardo, questa era una delle cose, puoi capirlo vero? Credo che James sia stato tutto quello che Piton avrebbe voluto essere, era popolare, era un buon giocatore di Quiddich, buono e bravo in tutto e per Piton, l’unica cosa in cui lo superava, erano le arti oscure, e James – non importa quello che può esserti sembrato in quel ricordo – ha sempre odiato le Arti Oscure”
“Si” disse Harry “ma ha attaccato Piton senza alcuna ragione, solo perché, tu dicesti che eravate annoiati” terminò con una nota di scusa nella voce.
“Non sono fiero di questo” disse rapidamente Sirius.
Lupin guardò storto Sirius e disse”Guarda Harry, tu devi capire che tuo padre e Sirius erano la cosa migliore della scuola - tutti credevano che fossero imperturbabili – anche se qualche volta –“
“Anche se qualche volta eravamo arroganti” disse Sirius. Lupin sorrise.
“Hai continuato a scompigliargli i capelli” disse Harry con voce sofferta. Sirius e Lupin risero.
“Avevo dimenticato di averlo fatto” disse Sirius con affetto.
“Stavano giocando a Spia” disse Lupin ansiosamente.
“Si” disse Harry guardando incomprensibilmente Sirius e Lupin che ricordavano raggianti. “Beh io pensavo che fosse un po’ idiota”
“Naturalmente era un po’ idiota” sostenne Sirius. “Noi eravamo tutti idioti – beh ma non lunatici” disse Sirius guardando Lupin.
Ma Lupin scosse la testa. “Vi ho mai detto di licenziare Piton?” disse. “Ho avuto il coraggio di dirvi che pensavo fosse fuori dall’ordine?”.
“Si beh” disse Sirius “tu ci hai fatti vergognare di noi stessi alcune volte … e quello era qualcosa …”
“E” disse Harry tenacemente, determinato a dire ogni cosa che era nella sua mente, ora che era qui “lui guardava tutte le ragazze che erano al lago sperando che loro lo guardassero”.
“Oh beh ha sempre fatto lo stupido quando Lily era in giro,” disse Sirius scrollando le spalle “non riusciva a fermarsi ogni volta che lei era vicina”
“Come mai lo ha sposato?” chiese Harry infelicemente “Lei lo odiava!”
“No, lei non lo odiava”. Disse Sirius
“Ha cominciato ad uscire con lui durante il settimo anno” disse Lupin.
“Quando James ha messo la testa a posto” disse Sirius.
“E smise di infastidire le persone per puro divertimento” disse Lupin.
“Anche Piton?” disse Harry.
“Beh” disse Lupin lentamente, “Piton era un caso speciale. Intendo, che lui non ha mai perso un’occasione per maledire James, tu non puoi realmente aspettarti che James accettasse questa situazione, non è così?”
“E mia madre era d’accordo con questo?”
“Lei non ne sapeva molto a dir la verità,” disse Sirius “James non prendeva Piton in momenti in cui c’era anche lei e lo iettava quando lei non c’era, non ti pare?” sussurrò Sirius ad Harry che non sembrava ancora convinto. “Guarda” disse “tuo padre era il migliore amico che io abbia mai avuto ed era una brava persona. Un mucchio di persone erano idiote a 15 anni. Ma lui è cresciuto”
“Sì OK” disse Harry pesantemente. “Non avrei mai creduto di essere dispiaciuto per Piton”
“Ora tu lo menzioni” disse Lupin increspando le sopracciglia “Come ha reagito Piton, quando si è accorto che potevi vedere tutto questo?”
“Ha detto che non vi avrebbe più insegnato Occlumanzia” disse Harry indifferentemente “come se fosse un gran dispiacere –“”
“Lui COSA?” urlò Sirius, facendo saltare ed inalare ceneri ad Harry.
“Sei serio Harry?” disse Lupin rapidamente “Ha smesso di darti lezioni?”
“Si” disse Harry sorpreso dalla loro sproporzionata reazione. “Ma va bene, non m’importa, è solo un modo per dirvi –“
“Io dovrei andare a scambiare due parole con Piton! Disse Sirius fortemente e fece per alzarsi ma Lupin lo rimise giu.
“Se c’è qualcuno che deve parlare a Piton quello sarò io!” disse fermamente. “Ma Harry, prima di tutto tu devi tornare da Piton e dirgli che non deve smettere di darti lezioni – Quando silente saprà –“
“Io non posso dirglielo, lui mi ucciderà!” disse Harry offeso. “tu non l’hai visto quando eravamo fuori del Pensatoio!”
“Harry non c’è niente di così importante come imparare l’Occlumanzia!” disse Lupin severamente.”Capisci! Nient’altro!”
“Ok Ok” disse Harry infastidito “Proverò a dirgli qualcosa … ma non sarà –“
Si fece silenzioso, sentiva dei passi che si avvicinavano. “E’ Kreatcher che sta arrivando dabbasso?”
“No” disse Sirius guardando dietro di se. “Deve essere qualcuno dal tuo lato.”
Il cuore di Harry accellerò i battiti. “Meglio che vada” disse e tirò via la sua testa dal fuoco di Grimmauld Place. Per un attimo la sua testa sembrò girare sulle sua spalle, quindi si trovò inginocchiato dinanzi al fuoco dell’ufficio della Umbridge a guardare le fiamme verde smeraldo tremolare e morire.
“Svelto, svelto” sentì una voce mormorare dietro la porta dell’ufficio “Ah, lei lo ha lasciato aperto - ”
Harry aveva appena rimesso il mantello dell’invisibilità quando Gazza fece irruzione nell’ufficio.
Guardò assolutamente deliziato qualche cosa che gli stava parlando freneticamente mentre attraversava la stanza, aprendo un cassetto dello scrittorio della Umbridge e cominciando a frugare tra le carte al suo interno.
“Approvazione a cacciare … approvazione a cacciare… posso farlo alla fine … erano anni che loro continuavano “
Egli prese un pezzo di pergamena, la baciò, poi si avviò alla porta, e la rinchiuse sbattendola. Harry saltò in piedi e si assicurò di avere lo zaino ed il mantello che lo copriva completamente, e si affrettò ad uscire dietro a Gazza che andava veloce come Harry non lo aveva mai visto fare.
Una volta lasciato l’ufficio della Umbridge, Harry pensò di ritornare visibile. Si tolse il mantello e lo mise nello zaino e si affrettò avanti. C’erano molte grida e movimento dall’altra parte del corridoio. Corse giù per la scala di marmo e vide che la maggior parte della scuola era lì.
Era proprio come la notte in cui la Cooman era stata saccheggiata. Gli studenti erano tutti attorno al muro in un gran cerchio (qualcuno di loro, Harry notò, erano coperti di una sostanza che sembrava Stinksap (Linfa puzzolente); insegnanti e fantasmi erano nella folla. I più visibili erano i membri della squadra Inquisitoria, che osservavano eccezionalmente felici con se stessi, e Pix che svolazzava sopra alle teste, che fissava Fred e George i quali erano al centro della stanza con lo sguardo inconfondibile di due persone che sono appena state messe con le spalle al muro.
“Così!” disse la Umbridge trionfalmente. Harry capì che lei era sulle scale di fronte loro, osservando le sue prede. “Così – voi pensate che sia divertente trasformare un corridoio della scuola in una palude, non è vero?”
“Abbastanza divertente, si” disse Fred guardando verso l’alto senza il minimo timore. Gazza si agitò al lato della Umbridge con felicità.
“Ho il modulo, Direttrice,” disse rocamente ondeggiando il foglio di pergamena che Harry gli aveva appena visto prendere dallo scrittoio.“Ho il modulo e le fruste, sto aspettando … oh me lo lasci fare ora …”
“Molto bene, Argus,” lei disse “voi due” lei guardò verso Fred e George “state per imparare cosa succede ai trasgressori nella mia scuola”
“Sai una cosa?” disse Fred “Non credo che noi lo siamo” voltandosi verso il suo gemello. “George” disse Fred “Penso che siamo diventati troppo grandi per la formazione a tempo pieno”
“Sì, lo credo anch’io” disse George allegramente.
“E’ l’ora di provare il nostro talento nel mondo reale, non credi?” chiese Fred.
“Certamente” disse George.
E prima che la Umbridge potesse dire una parola, loro alzarono le loro bacchette e dissero: “Accio scope!”
Harry sentì un forte rumore a distanza. Guardando alla sua sinistra si scostò giusto in tempo. Le scope di Fred e George, arrancando a causa della pesante catena di ferro con la quale la Umbridge le aveva legate al muro, si facevano strada lungo il corridoio verso i loro proprietari; voltarono a sinistra e si fermarono appunto davanti ai gemelli, con le catene che batterono rumorosamente sul pavimento imbrattato.
“Noi non ci rivedremo più!” Disse Fred alla professoressa Umbridge salendo sulla sua scopa.
“Non si preoccupi di restare in contatto” disse George montando sulla propria. Fred guardò gli studenti silenziosi, attenti, assembrati e dispiaciuti. “Se qualcuno vuole acquistare la Palude Portatile, che vi abbiamo mostrato, venga al numero 93 di Diagon Alley da “Tiri Vispi Weasley” disse con voce forte “i nostri nuovi locali”
“Sconti speciali agli allievi di Hogwarts che vogliono usare i nostri prodotti per liberarsi di questo vecchio pipistrello” aggiunse George indicando la professoressa Umbridge.
“FERMATELI!” urlò la Umbridge, ma era troppo tardi. Appena la squadra d’inquisizione si chiuse attorno, Fred e George si alzarono dal pavimento, alzandosi a 15 piedi da terra con il ferro della catena che oscillava pericolosamente. Fred osservò Pix il poltergeist che vigilava al suo livello sulla folla.
“Mandala all’inferno per noi, Pix.”
E Pix, che Harry non aveva mai visto prendere ordini da studenti prima d’allora, si tolse il suo cappello con i campanelli e lo alzò come in saluto verso Fred e George, volteggiando sull’applauso fragoroso degli studenti di sotto e accelerarono di fronte verso le porte aperte in un glorioso tramonto.
CAPITOLO 30 — GRAWP
La storia del volo verso la libertà di Fred e George fu raccontata così spesso nei giorni successivi, che Harry pensò che presto sarebbe diventata un fatto leggendario di Hogwarts: in una settimana, la metà di coloro che erano stati testimoni oculari, si convinsero di aver visto i gemelli piombare come missili contro la Umbridge e colpirla con le Caccabombe prima di volare fuori dalla porta. Una delle conseguenze immediate della loro partenza, fu una marea di conversazioni sul come imitarli. Harry sentiva spesso dire agli studenti cose tipo”Alcuni giorni mi sento di saltare sulla mia scopa e lasciare questo posto” oppure “un’altra lezione come quella e potrei fare come un Weasley”
Fred e George si erano assicurati che nessuno li avrebbe dimenticati molto presto. Inoltre, non avevano lasciato istruzioni su come rimuovere la Palude Portatile, ora che aveva riempito il pavimento del quinto corridoio dell’ala est. La Umbridge e Gazza erano stati visti spesso portare strumenti differenti per la sua rimozione, ma senza successo. In ogni modo, l’area era stata legata con corde e Gazza, digrignando furiosamente i denti, aveva incaricato alcuni studenti di spostarla trascinandola attraverso le loro aule.
Harry era certo che insegnanti come la McGranitt o Vitious avrebbero potuto rimuovere il pantano in un attimo, ma come nel caso dell’indomabile incendio di Fred e George, sembrava preferissero guardare la lotta della Umbridge.
C’erano anche due grossi fori a forma di scopa nella porta dell’ufficio della Umbridge, attraverso i quali le scope di Fred e George erano passate per ricongiungersi ai loro padroni. Gazza mise una nuova porta e tolse la Firebolt di Harry dal posto pericoloso in cui era, la Umbridge aveva messo un troll armato come guardia della scopa. Tuttavia le difficoltà erano ancora lontane dalla fine.
Ispirati dall’esempio di Fred e George, un gran numero di studenti ambivano alla nuova posizione vacante di capo sobillatore. Nonostante la nuova porta, qualcuno riuscì ad infilare uno Snaso peloso, nell’ufficio della Umbridge, che partì subito alla ricerca degli oggetti lucidi, saltando sulla Umbridge quando questa entrò e provando a rosicchiare gli anelli dalla sue tozze dita. Le Caccabombe e le Palline Puzzolenti erano lanciate così frequentemente nei corridoi che era diventata una nuova moda per gli studenti effettuare incantesimi di Testa-Bolla su se stessi prima di lasciare una lezione, che assicuravano un po’ d’aria fresca, anche se davano loro l’apparenza di portare sulle loro teste capovolte delle bocce per pesci rossi rovesciate.
Gazza pattugliava i corridoi con una frusta nelle mani, disperatamente a caccia di maleducati, ma ora ce n’erano molti che lui non conosceva e non sapeva da che parte girarsi. La Squadra d’Inquisizione tentava di aiutarlo, ma ad ogni membro accadeva qualcosa di strano. Warrington, della squadra di Quiddicht di Serpeverde, fu portato in ospedale con un’orribile pelle che sembrava fosse stata ricoperta con fiocchi di granoturco; Pansy Parkkinson, per la gioia di Hermione, mancò a tutte le lezioni il giorno seguente poiché le erano spuntate le corna.
Nel frattempo diventava chiaro quante Merendine Scansanti Fred e George erano riusciti a vendere prima di lasciare Hogwarts. Solo la Umbridge aveva nella sua classe studenti che perdevano i sensi, vomitavano, sviluppavano febbri e ad altri spuntavano dei becchi da entrambe le narici. Urlando di rabbia e frustrazione, tentò di seguire i sintomi alla loro fonte, ma gli studenti testardamente gli dissero di soffrire di Umbridgite. Dopo aver messo successivamente quattro classi in detenzione, e non riuscendo a scoprire il loro segreto, lei fu costretta a permettere le emorragie, gli svenimenti, i traspiramenti ed il vomito ed a lasciare uscire dalle classi come greggi.
Ma neppure gli utilizzatori dei Merendine poterono competere con il padrone del caos, Pix, che sembrò prendere molto a cuore le parole d’addio di Fred. Straparlando pazzamente, salì attraverso la scuola, facendo scoppiare le lavagne, rovesciando le statue ed i vasi; due volte chiuse la signora Norris all’interno di un’armatura, dalla quale fu liberata, con feroci urla, dal guardiano furioso. Pix fracassò le lanterne, spense le candele, fece giochi con le torce ardenti sulle teste degli studenti urlanti, rovesciò nei fuochi o fuori dalla finestra mucchi ordinatamente impilati di pergamene; inondò il secondo piano quando aprì tutti i rubinetti delle stanze da bagno, fece cadere un sacchetto di tarantole nel mezzo della grande Sala d’Ingresso durante la prima colazione, e appena faceva una pausa, trascorreva ore volando dietro la Umbridge e lanciando lamponi ogni volte che lei parlava.
Nessuno del personale, eccetto Gazza, sembrava affrettarsi per aiutarla. Effettivamente, una settimana dopo la partenza di Fred e George, Harry vide la professoressa McGranitt camminare oltre la destra Pix, il quale stava allentando risolutamente un candeliere di cristallo, e potrebbe giurare di averla sentita dire da un angolo della bocca “si svita nell’altro senso”.
Circa quest’argomento, Montague non aveva ancora recuperato dal suo soggiorno nel bagno, rimaneva confuso e disorientato ed i suoi genitori erano stati visti un martedì mattina arrivare, e sembravano veramente arrabbiati.
“Dobbiamo dire qualcosa?” disse Hermione con voce preoccupata, premendo il viso contro la finestra incantata così che lei potesse vedere i signori Montague marciare dentro. “Su quello che gli è accaduto? Nel caso si possa aiutare Madame Chips a curarlo?”
“No di certo, lui recupererà” disse Ron indifferentemente.
“Comunque ci sono più difficoltà per la Umbridge, non è così?” disse Harry con voce soddisfatta.
Lui e Ron colpirono entrambi le tazze da tè che si supponeva dovevano essere incantate con le loro bacchette. A quella di Harry spuntarono 4 piedini molto corti che non riuscivano a raggiungere la scrivania e che si contorcevano a mezz’aria. Ron fece comparire 4 sottili piedini che sollevarono la tazza dalla scrivania con gran difficoltà, la fecero piegare inducendo la tazza a spezzarsi in due.
“Reparo” disse Hermione rapidamente, riparando la tazza di Ron con un colpo di bacchetta. “E’ tutto molto bello, ma cosa succede se Montague resta permanentemente danneggiato?”
“E chi se ne importa?” disse Ron irritato, mentre la sua tazza da te si alzava sempre di più, tremando violentemente sulle ginocchia. “Montague non avrebbe dovuto provare a prendere tutti quei punti a Grifondoro, non è vero? Se tu vuoi preoccuparti per qualcuno, Hermione, preoccupati di me!”
“Tu?” disse lei, colpendo la sua tazza che correva rapida e allegra sulla scrivania, sui suoi 4 piedini di robusto salice e fermandosi di fronte a lei. “Perché dovrei preoccuparmi per te?”
“Quando arriverà la prossima lettera di mia madre, dopo aver passato il controllo della Umbridge” disse Ron amaramente, ora reggeva la sua tazza mentre le sue fragili gambe mal sopportavano il suo peso “Sono in profonda difficoltà. Non sarei sorpreso se m’inviasse un altro Strillettera”
“Ma –”
“Sarà colpa mia se Fred e George sono scappati, aspetta” disse Ron cupamente “Lei dirà che avrei dovuto fermarli, avrei dovuto afferrare le estremità delle loro scope ed appenderci sopra qualcosa … si, sarà tutta colpa mia”
“Beh se lei lo dice, sarà molto ingiusto, tu non avresti potuto far nulla! Ma io sono sicura che non lo farà, credo che, se è proprio vero che loro hanno preso dei locali a Diagon Alley, devono averlo progettato per anni”.
“Sì ma quella è un’altra cosa, come hanno ottenuto i locali?” disse Ron colpendo così duramente la sua tazza con la bacchetta che i suoi piedini sprofondarono ancora sotto la scrivania “E’ un po’ strano, no? Avranno bisogno di un mucchio di Galeoni per permettersi l’affitto di un posto in Diagon Alley. Vorrà sapere come hanno avuto il denaro”
“Si, quello piacerebbe capirlo anche a me,” disse Hermione permettendo alla sua tazza di fare dei piccoli cerchi attorno a quella di Harry, i cui piedini piccoli e tozzi non potevano ancora toccare la scrivania. “Mi stavo domandando se Mundungus li abbia persuasi a vendere merci rubate o qualche altra terribile cosa.”.
“Non è così” disse Harry.
“E tu cosa ne sai?” dissero insieme Ron ed Hermione.
“Perché – “Harry esitò, ma il momento della confessione sembrava oramai arrivato. Non c’era nulla di buono nel conservare il segreto se poi Fred e George erano ritenuti dei criminali. “Perché loro hanno avuto i soldi da me. Ho dato loro la vincita del Torneo Tremaghi lo scorso Giugno.”
C’era un silenzio scioccante, poi la tazza di Hermione saltò a destra sul bordo della scrivania e si fracassò sul pavimento.
“Si” disse Harry con diniego. “E non me ne pento nemmeno. Non ho bisogno di soldi e loro saranno grandiosi a dirigere un negozio di scherzi.”
“Ma questo è eccellente!” disse Ron, guardandolo eccitato “E’ tua la colpa, Harry – Mamma non potrà accusarmi dell’accaduto! Posso chiamarla?”
“Si, suppongo che sia meglio” disse Harry annoiatamente “Specialmente se lei pensa che stiano ricevendo soldi per i calderoni rubati o qualche altra cosa.”.
Hermione non disse nulla per il resto della lezione, ma Harry aveva il sagace sospetto che questo silenzio si sarebbe interrotto tra poco. Sufficientemente sicura, ora che loro avevano lasciato il castello per una pausa ed erano in piedi sotto il debole sole di Maggio, lei fissò Harry con occhi lucidi e aprì la bocca con determinazione.
Harry la interruppe prima che lei potesse cominciare.
“Non va bene che mi rimproveri, è stato fatto” disse fermamente “Fred e George hanno avuto l’oro – spendendone anche una buona parte, non posso e non voglio riprendermelo. Quindi risparmia il fiato, Hermione”
“Io non volevo parlarti di Fred e George!” Disse lei con voce ferita.
Ron sembrava non crederle e Hermione gli lanciò un’occhiataccia.
“No, non e questo!” disse arrabbiata “In effetti, volevo chiedere a Harry quando sarebbe andato da Piton a chiedere altre lezioni di Occlumanzia!”
Il cuore di Harry affondò. Una volta esaurito l’argomento della drammatica partenza di Fred e George, che evidentemente aveva richiesto molte ore, Ron ed Hermione avevano voluto sentire le novità di Sirius. In primo luogo poiché Harry non aveva confidato loro la ragione del suo voler parlare con Sirius, era stata dura pensare a cosa dire loro, così aveva finito per dire sinceramente, che Sirius voleva che Harry riprendesse le lezioni di Occlumanzia. Si stava rammaricando di questo da allora; Hermione non abbandonava il tema e continuava a tornarci su quando Harry meno se l’aspettava.
“Non dirmi che hai smesso di avere sogni divertenti,” disse Hermione “perché Ron mi ha detto che stavi mormorando nel sonno l’altra notte.”
Harry lanciò a Ron un’occhiata furiosa. Ron ebbe il buon gusto di vergognarsi di se.
“Tu stavi mormorando un poco” mugugnò Ron a sua discolpa “Qualcosa circa ‘solo un po’ lontano”
“Io sognavo di guardarti giocare a Quidditch” mentì Harry brutalmente “Stavo provando a farti parare la Pluffa.”
Le orecchie di Ron diventarono rosse. Harry sentì un certo piacere a vendicarsi, naturalmente, non aveva sognato nulla del genere.
La notte scorsa, aveva fatto di nuovo un viaggio nei corridoi del Dipartimento dei Misteri. Era passato attraverso una stanza circolare, poi la stanza si riempì di luci ballanti, fino a che si ritrovò dentro una stanza cavernosa piena di mensole su cui c’erano delle sfere di vetro polverose.
Aveva affrettato il passo verso la fila numero 97, girò a sinistra e corse … era stato probabilmente a quel punto che aveva detto ad alta voce … solo un po’ lontano … lasciò il suo inconscio lottare per svegliarsi … e prima che avesse raggiunto la fine della fila, aveva scoperto di trovarsi ancora nel letto a baldacchino a guardare il suo poster.
“Stai provando a bloccare la tua mente, non è vero?” disse Hermione guardando Harry sconcertata. “Stai continuando gli esercizi di Occlumanzia?”
“Sì certo” disse Harry, cercando di far sembrare la domanda come un insulto, ma evitando di incontrare il suo sguardo. La verità era che Harry era talmente curioso di conoscere ciò che era nascosto in quella stanza piena di sfere polverose, ed era quindi molto propenso a continuare il sogno.
Il problema era che, ad un mese dagli esami, e con ogni momento libero dedicato ai ripassi, la sua mente era così satura d’informazioni che quando andava a letto trovava molto difficile dormire; e allora il suo cervello gli presentava la maggior parte delle notti con sogni stupidi sugli esami. Inoltre sospettava che parte della sua mente – la parte a cui spesso parlava la voce di Hermione – si sentiva colpevole e si smarriva giù alla fine del corridoio davanti porta nera, e cercava di svegliarlo prima che lui raggiungesse la fine del viaggio.
“Sapete” disse Ron, le cui orecchie erano ancora rosso fiammante, “Se Montague non riprende prima dell’incontro tra Serpeverde e Tassorosso, possiamo avere ancora una chance di vincere la coppa.”
“Si, penso sia probabile,” disse Harry felice del cambio d’argomento.
“Dunque, noi ne abbiamo vinta una, persa una – se Serpeverde perde con Tassorosso sabato prossimo –“
“Sì giusto” disse Harry, perdendo il filo su cosa fosse d’accordo. Cho Chang stava giusto attraversando il cortile determinata a non guardarlo.
*
La finale della stagione di Quidditch, Grifondoro contro Corvonero, doveva avvenire nell’ultimo fine settimana di Maggio. Anche Serpeverde era stato sconfitto nell’ultima partita da Tassorosso, Grifondoro non osava sperare nella vittoria, principalmente a causa (ma di certo nessuno glie lo disse) al record abissale di palle perse di Ron. In ogni modo, sembrava che lui avesse ritrovato l’ottimismo
“Intendo, non posso andar peggio, vero?” disse Ron ad Harry ed Hermione durante la prima colazione la mattina della partita. “Non ho nulla da perdere, non è così?”
“Sai” disse Hermione un po’ più tardi mentre lei ed Harry camminavano un po’ dietro ad una folla eccitata “Io credo che Ron possa fare meglio senza Fred e George in giro. Non gli hanno mai dato molta fiducia.”
Luna Lovegood li sorpassò con quella che sembrava un’aquila viva appollaiata sulla sua testa.
“Perbacco, l’avevo dimenticato!” disse Hermione guardando l’aquila che agitava le ali mentre Luna camminava serenamente oltre un gruppo dei Serpeverde che commentava rumorosamente. “Cho giocherà, vero?
Harry, che non lo aveva dimenticato grugnì solamente.
Trovarono posto nella parte alta dello stadio. Era un bel giorno chiaro, Ron non poteva desiderare di meglio, e Harry sperava che Ron non desse retta ai Serpeverde ed ai loro cori “Weasley è il nostro Re.”
Lee Jordan, che era stato molto abbattuto dalla partenza di Fred e George, stava commentando come al solito. Quando le squadre uscirono, Lee disse i nomi dei giocatori con meno entusiasmo rispetto al solito.
“ … Bradley … Davies … Chang” disse, ed Harry sentì il suo stomaco fare, oltre ad una vibrazione, una sbandata più debole quando Cho camminava nel campo, i suoi capelli neri e lucidi s’increspavano nella brezza leggera. Non era sicuro di desiderare che accadesse qualcosa di più, eccetto che non poteva alzarsi da altre file. Anche la sua vista che chiacchierava animatamente con Roger Davies mentre si preparavano a montare sulle loro scope gli causava soltanto una leggera punta di gelosia.
“E sono partiti!” disse Lee “E Davies prende la Pluffa immediatamente, Davies il capitano dei Corvonero con la pluffa scansa Johonson, scansa Bell, scansa Spinnet anche … sta andando forte per il gol, sta per tirare e – e “ Lee urlò “Ed è punto.”
“Harry e Hermione grugnirono come il resto dei Grifondoro. Prevedibilmente, e orribilmente, quelli del Serpeverde dall’altro lato degli stand iniziarono a cantare:
“Weasley non riesce a salvare nulla
Non riesce a bloccare un singolo anello …”
“Harry” disse una voce all’orecchio di Harry “Hermione …”
“Harry si guardò attorno e vide l’enorme faccia barbuta di Hagrid, mentre si sedeva. Apparentemente aveva compromesso tutta la fila dietro, dove i ragazzi del primo e secondo anno gli lanciarono un’occhiataccia. Per qualche motivo era piegato, ansioso come se non volesse farsi vedere, benché fosse quattro piedi più alto degli altri.
“Ascoltate” sussurrò “potete venire con me? Ora? Mentre gli altri stanno guardando la partita?”
“Ehm.. Possiamo aspettare, Hagrid?” chiese Harry “Finché la partita non è terminata?”
“No” disse Hagrid “No, Harry, è necessario che sia ora … mentre gli altri guardano la partita … per favore?”
Il naso di Hagrid stava gocciolando sangue. I suoi occhi erano entrambi anneriti. Harry non lo aveva visto così da vicino dal suo ritorno a scuola; lo osservò con molta pena.
“Certo” disse Harry “Certo noi verremo”
Lui ed Hermione si alzarono dai loro posti, creando confusione tra gli studenti che dovettero alzarsi in piedi a causa loro. Le persone nella fila di Hagrid non protestavano, cercavano di rimpicciolirsi il più possibile.
“Apprezzo questo, voi due, davvero” disse Hagrid mentre loro raggiungevano le scale. Lui si guardò attorno nervosamente mentre scendevano di sotto verso il prato. “Io spero che lei non lo sappia.”
“Intendi la Umbridge?” disse Harry “Non può, tiene seduta assieme a lei tutta la squadra inquisitoria, non l’hai vista? Deve provvedere ad eventuali difficoltà nella partita”.
“Si, bene, io non vorrei avere problemi ??” disse Hagrid facendo una pausa per scrutare attorno agli spalti per assicurarsi che la strada fino alla sua capanna fosse deserta.”Prendiamoci più tempo”
“Cos’è, Hagrid?” disse Hermione guardandolo con un’espressione interessata del viso mentre si affrettavano sul prato verso il margine della foresta.
“Sì – io lo vedrai in un mom’, ” disse Hagrid guardando sopra la sua spalla mentre dagli spalti partiva un ruggito. “Hey, qualcuno ha segnato”.
“Sarà Corvonero” disse Harry grevemente.
“Bene … bene …” disse Hagrid distrattamente “Va bene…”
Loro dovevano correre per tenere il suo passo mentre attraversavano il prato, guardandosi intorno ad ogni passo. Quando raggiunsero la sua capanna, Hermione si girò automaticamente a sinistra verso la porta anteriore. Hagrid, invece, camminò dritto passando tra gli alberi del margine esterno della foresta, dove prese una balestra che era appoggiata ad un albero. Quando si accorse che non erano più con lui, si voltò.
“Noi stiamo andando qui dentro” disse spingendo la sua testa all’indietro.
“Nella Foresta?” disse Hermione perplessa.
“Si” disse Hagrid “Venite ora, presto, prima di essere scoperti”
Harry ed Hermione si guardarono, poi si tuffarono sotto gli alberi dietro ad Hagrid, che stava già andando nell’oscurità verde, con la sua balestra sul braccio. Harry ed Hermione corsero per raggiungerlo.
“Hagrid, perché ti sei armato?” disse Harry.
“E’ solo una precauzione” disse Hagrid scrollando le sue spalle voluminose.
“Non portasti la balestra il giorno in cui ci hai mostrato i Testri” disse timidamente Hermione.
“No, non andiamo così lontano” disse Hagrid “ Questo è stato prima che Fiorenzo lasciasse la foresta, non è così?”
“Perché ora che Fiorenzo se n’è andato fa differenza?” chiese Hermione curiosamente.
“Il fatto è che gli altri centauri sono arrabbiati con me, questo è il motivo” disse Hagrid guardandosi attorno. “loro usano lor’ – beh, noi possiamo chiamarli cordiali – ma noi faremo tutto bene”. Fermatevi, sempre fermi se sentite parlare. Nient’altro”
Sospirò profondamente
“Fiorenzo disse che erano arrabbiati perché lui è andato a lavorare per Silente” disse Harry, inciampando su una radice perché era impegnato a guardare il profilo di Hagrid.
“Si” disse Hagrid pesantemente “Beh, arrabbiati, si fa per dire, Ruddy è livido. Se non li fermavo, credo che loro avrebbero ucciso Fiorenzo a calci –“
“Lo attaccarono?” disse Hermione schoccata.
“Si” disse Hagrid, forzando la sua strada attraverso dei rami bassi. “Lui aveva metà del gregge dietro di lui”
“E tu li hai fermati?” disse Harry stupito ed impressionato. “Da solo?”
“Certo che l’ho fatto, non potevo stare a guardare mentre lo uccidevano, no?” disse Hagrid “Fortuna davvero che stessi passando … ed io pensa che il forte Fiorenzo ricorda me che loro prima di partire mandato me stupido avvertimento!” aggiunse accalorato ed inaspettatamente.
Harry ed Hermione si guardarono a vicenda, trasalendo, ma Hagrid, cupo, non parlò.
“In ogni caso” disse respirando un po’ più pesantemente del solito “da allora gli altri centauri sono arrabbiati con me, e il problema è che loro hanno molta influenza nella foresta … creature intelligenti ecco qui”
“E perché noi siamo qui, Hagrid?” chiese Hermione “Per i Centauri?”
“Ah no” disse Hagrid agitando la testa in segno di diniego “no non per loro. Bene, di certo, loro potrebbero complicarci il problema, sì … ma ci vedrete cosa intendo”
Su queste incomprensibili parole cadde il silenzio e avanzò un po’ facendo dei passi larghi quanto tre dei loro, così che Harry ed Hermione avevano una gran difficoltà a stargli dietro.
Il percorso era sempre più impervio e gli alberi erano così fitti e loro camminavano sempre più lontano nella foresta che era così scura come la notte. Arrivarono presto sulla strada dove Hagrid aveva mostrato loro i Testri, ma Harry non si sentì a disagio fino a che Hagrid non passò inaspettatamente fuori dal percorso e cominciò a passare tra gli alberi fino al cuore scuro della foresta.
“Hagrid!” disse Harry, combattendo per passare attraverso le more annodate, sulle quali Hagrid era passato con molta disinvoltura, e ricordando vividamente cosa gli era accaduto in un’altra occasione quando si era addentrato fuori da un sentiero nella foresta. “Dove stiamo andando?”
“Un po’ più lontano” disse Hagrid da sopra la spalla “Vieni Harry …noi abbiamo bisogno di stare assieme ora”
Era molto difficile mantenere il ritmo di Hagrid, perché con i rami e le spine attraverso i quali Hagrid marciava, s’impigliavano frequentemente negli abiti di Hermione e di Harry, e loro si dovevano fermare spesso qualche minuto per liberarsi. Le braccia e le gambe di Harry si coprirono presto di piccoli tagli e graffietti. Erano così addentrati nella foresta che Harry vedeva Hagrid come una figura scura e voluminosa davanti a lui. Qualsiasi rumore sembrava minaccioso in quel silenzio assoluto. Il rompersi di un ramoscello echeggiava fortemente, ed un piccolo movimento, probabilmente fatto da un innocuo passero, indusse Harry a scrutare attraverso gli alberi in cerca del colpevole. Non gli era mai capitato di addentrarsi così lontano nella foresta senza incontrare alcun genere di creatura; la loro assenza lo aveva colpito come una cosa minacciosa.
“Hagrid, sarebbe giusto se noi accendessimo le nostre bacchette?” disse Hermione quietamente.
“Er … sì giusto” sussurrò indietro Hagrid “In effetti-“
Egli si fermò all’improvviso e tornò indietro; Hermione gli finì addosso e cadde all’indietro. Harry la afferrò prima che lei cadesse sul suolo della Foresta.
“Forse dovremmo, fermarci per un momento così io posso … si, basta così” disse Hagrid “Prima che noi entriamo li”
“Bene” disse Hermione, e, come Harry, lei si sedette sui suoi piedi. Mormorarono entrambi “Lumos” e le loro bacchette s’illuminarono. Il viso di Hagrid passò attraverso la luce dei due piccoli fasci ed Harry vide ancora quanto lui apparisse nervoso e triste.
“Giusto” disse Hagrid “bene … vediamo … la cosa è …” prese una boccata d’aria “ Bene c’è una buona possibilità. Gli darò il benservito ogni giorno adesso,” disse.
Harry ed Hermione si guardarono l’un l’altro, poi guardarono dietro a lui.
“Ma tu hai avuto molto tempo – “disse Hermione a titolo di prova “ Cosa ti fa pensare –“
“La Umbridge ritiene che fossi io a mettere quegli Snasi nel suo ufficio”
“Sei stato tu?” disse Harry prima di riuscire a fermare se stesso.
“No, è una cosa odiosa!” disse Hagrid con indignazione. “Solo perché mi occupo di creature magiche, lei pensa che è qualcosa che ha a che fare con me. Si, lo so che lei sta cercando un’opportunità per liberarsi di me. Io non voglio andarmene di certo, ma se non era … bene … una circostanza speciale io cerco di spiegare, come ho lasciato giusto ora, che lei mi dia una possibilità di fronte all’intera scuola, come lei ha fatto con Cooman.”
Harry ed Hermione fecero entrambi rumori di protesta, ma Hagrid smorzò la loro protesta con un movimento delle sue enormi mani.
“Non è la fine del mondo, io potrò aiutare Silente una volta che sono qui, io posso essere utile all’Ordine e voi non potete avere Grubbly-Plank (?) già – vo-voi avete i vostri esami di fine anno …” La sua voce tremò e si ruppe.
“Non preoccupatevi per me” disse frettolosamente quando Hermione fece un buffetto al suo braccio. Tirò fuori il suo enorme fazzoletto macchiato dalla tasca del panciotto e se lo passò sugli occhi. “Guardate io non voglio essere detto tutto se io non ho avuto. Vedete se io vado … io non posso lasciarvi senza … senza dirvi qualcosa … perché io avrò bisogno di due aiuti per me. E Ron, se lui è disposto”.
“Ma certo che ti aiuteremo” disse Harry immediatamente “Cosa vuoi che facciamo?”
Hagrid tirò su col naso e diede ad Harry una manata su una spalla così forte che Harry fu sbattuto contro un albero.
“Lo sapevo che avresti detto si” disse Hagrid nel suo fazzoletto “ma io non lo … dimenticherò … mai … venite … un po’ più lontano attraverso qui … ecco attenti a voi, ci sono le ortiche …”
Loro camminarono in silenzio per altri 15 minuti; Harry aprì la bocca per chiedere quanto lontano ancora dovessero andare quando Hagrid alzò il suo braccio destro per segnalare che dovevano fermarsi.
“Davvero facile” disse sommessamente “Molto tranquillo, ora …”
Loro si fermarono ed Harry vide che stavano per affrontare un monticello di terra grande, alto quasi quanto Hagrid, e pensò, con una scossa di terrore, che di sicuro la sotto ci fosse un animale enorme. Gli alberi erano strappati alle radici proprio attorno al ponticello, creando una zona nuda di terra circondata da mucchi di tronchi e rami che formavano una recinzione o una barricata, dietro la quale ora Harry, Hermione e Hagrid ora stavano dritti in piedi.
“Dorme” sussurrò Hagrid.
Come si poteva prevedere, Harry poteva sentire un distante, e ritmico russare sonoro che sembravano essere una coppia di enormi polmoni al lavoro. Gettò uno sguardo di traverso ad Hermione, che guardava il ponticello con la bocca aperta. Lei sembrava terrorizzata.
“Hagrid” lei disse in un bisbiglio a mala pena udibile sopra il suono della creatura addormentata. “Chi è?
Harry la trovò una domanda curiosa … Cosa è?” era quello che stava per chiedere.
“Hagrid ci hai detto –“ disse Hermione, la bacchetta ora si agitava nella sua mano “ci hai detto che nessuno di loro voleva venire!”
Harry guardò lei e Hagrid e poi, realizzò l’allusione, e guardò il ponticello ansimando un po’ per l’orrore.
Il Monticello di terra sul quale lui, Hermione ed Hagrid potevano stare in piedi facilmente, stava muovendosi su e giù a ritmicamente, con profondi respiri. Non era affatto un monticello. Chiaramente era qualcosa che stava di spalle.
—
“Beh – no – lui non voleva venire” disse Hagrid disperato “ma io l’ho portato, Hermione, Io lo ho!”
“Ma perché?” chiese Hermione che sembrava volesse piangere “Perché – cosa – oh Hagrid”
“Lo so che se io gli vado dietro” disse Hagrid facendo un suono come se stesse anche lui per piangere “gli ho insegnato alcuni modi – io potrei portare lui fuori e mostrarlo a tutti, lui è inoffensivo!”
“Inoffensivo!” strillò Hermione, e Hagrid mosse le sue mani freneticamente quando la creatura grugnì e poi tornò rumorosamente al suo sonno. “Lui è stato ferito per tutto il tempo, ecco perché ha tutte queste lesioni!”
“Lui non conosce la sua forza” disse Hagrid sinceramente. “E sta migliorando, lui non lotta più così tanto-“
“Così, questo è il motivo dei tuoi due mesi per tornare a casa!” disse Hermione turbata. “Oh Hagrid perché lo hai portato con te se lui non desiderava venire? Non sarebbe stato più felice con la sua stessa gente?”
“Loro tutti lo tiranneggiavano, Hermione, perché lui è così piccolo!” disse Hagrid.
“Piccolo?” disse Hermione “Piccolo?”
“Hermione io non potevo lasciarlo” disse Hagrid piangendo con le lacrime che gli cadevano dalla faccia sulla barba. “Vedete – lui è mio fratello!”
Hermione lo fissò semplicemente a bocca aperta.
“Hagrid quanto tu dici “fratello”” disse Harry lentamente “tu intendi -?
“Beh – mezzo fratello” ammise Hagrid. “Mia madre si è messa con un altro gigante quando ha lasciato mio padre, lei ha avuto un altro ed è nato Grawp qui –“
“Grawp?” disse Harry
“Sì … bene, questo è il suono come quando lui dice il suo nome” disse Hagrid ansiosamente. “Lui non parla molto inglese … Io sto provando ad insegnarglielo … comunque, non sembrava che lei lo amasse molto più di quanto amava me. Vedete, per le gigantesse quello che conta è la produzione di buoni grandi figli, e lui è sempre stato un po’ piccolo per essere un gigante – lui è solo sedici piedi-“
“Oh, si, molto piccolo!” disse Hermione con isterico sarcasmo “Assolutamente minuscolo!”
“Lui era preso a calci da tutti loro – Io non potevo lasciarlo li!
“E Madame Maxine voleva portarlo appresso?” chiese Harry.
“Lei - Beh, lei ha potuto vedere quanto fosse importante per me” disse Hagrid torcendo le sue enormi mani. “Ma – ma lei era un po’ stanca di lui dopo un po’, lo devo ammettere … così noi ci siamo divisi per il viaggio verso casa … lei ha promesso di non dirlo a nessuno …”
“Come siete riusciti a tornare senza farvi notare da nessuno?” disse Harry.
“Bene, questo è perché ci è voluto così tanto, vedete” disse Hagrid “potevamo solo viaggiare di notte, attraverso paesi selvaggi. Certo noi coprivamo di terra molto bene, quando lui voleva, ma lui aspettava per tornare indietro”
“Oh Hagrid, perché non lo hai lasciato nella sua terra?” disse Hermione saltando giù su un albero strappato e coprendosi il viso con le mani. “Che cosa pensavi di fare andando in giro con un gigante violento che non vuole neppure stare qui?”
“Beh ora – “violento” – è un po’ eccessivo” disse Hagrid torcendo ancora le sue mani in modo agitato. “Devo ammettere che qualche volta mi ha dato qualche colpo con un po’ di forza quando era di malumore, ma lui sta migliorando, molto meglio”
“A cosa servono quelle corde allora?” chiese Harry.
Aveva appena notato strati di corde che si allungavano attorno ai tronchi degli alberi più grandi vicini a dove era posto Grawp arrotolate a terra con la loro estremità legate al gigante.
“Devi tenerlo legato?” disse Hermione debolmente.
“Bene … sì …” disse Hagrid, guardandolo con ansia. “Vedete – come dicevo io – lui davvero non conosce la sua forza”
Harry adesso aveva capito il sospetto per la mancanza d’ogni altra creature viva in quella parte della foresta.
“Così, cosa vuoi far fare ad Harry, Ron e me?” chiese Hermione apprensiva.
“Badate a lui,” disse Hagrid “Dopo la mia partenza.”
Harry ed Hermione si scambiarono degli sguardi mesti, Harry sconfortato di aver già promesso ad Hagrid che avrebbero fatto quello che gli avrebbe chiesto.
“Che cosa – a che proposito esattamente?” domandò Hermione.
“Ne cibo né nulla” disse Hagrid ardentemente. “lui può prendere da solo il suo cibo. Uccelli, cervi … no, lui ha bisogno solo di compagnia. Se io conoscessi qualcuno che può aiutarlo, o provare ad aiutarlo un po’, insegnargli, si fargli sapere.”.
Harry non disse nulla, ma tornò con lo sguardo alla forma gigantesca che dormiva a terra di fronte a loro. Diverso da Hagrid, che sembrava semplicemente un essere umano sopradimensionato, Grawp sembrava stranamente deforme. Quello che Harry aveva scambiato per un masso ampio a sinistra del grande monticello di terra, ora lo aveva riconosciuto come la testa di Grawp. Questa, era in proporzione molto più grande rispetto al corpo, ed era perfettamente tonda e coperta di arricciature, con i capelli color felce. Il bordo di un orecchio carnoso era visibile in cima alla testa, che sembrava sedersi, come quella di zio Vernon, direttamente sulla spalla con un po’ o nessun collo tra loro. La schiena sotto la quale era posto qualcosa che assomigliava ad un grembiule bruno sporco e sformato, che sembrava messo assieme da pelli d’animale cucite, era molto ampio, e mentre Grawp dormiva, sembrava che le giunture delle pelli si tendessero. I piedi erano arricciati sotto il corpo. Harry riusciva a vedere le suole dei piedi enormi, ripugnanti, nudi, grandi come slitte, restare l’uno sull’altro sul terreno della foresta.
“Tu vorresti che noi insegnassimo a lui,” disse Harry con voce vuota,. Ora capiva cosa significava l’avvertimento di Fiorenzo Il suo tentativo non sta funzionando. Farebbe meglio ad abbandonarlo. Naturalmente, le altre creature che vivevano nella Foresta dovevano aver sentito gli inutili tentativi di Hagrid di insegnare l’inglese a Grawp.
“Sì – anche se gli parlate giusto un poco” disse Hagrid speranzoso “Perché ritengo, che se lui riuscirà parlare alle persone, lui capirà quello che ci piace veramente, e io credo sul serio che vorrà rimanere”.
Harry guardò Hermione, che lo scrutavano da dietro le mani che aveva sul viso.
“Come il fatto che tu desideri che noi riportiamo Norberto, vero?” disse Harry, e lei fece una risatina insicura.
“Lo farete, allora?” disse Hagrid, che non sembrava aver capito cosa aveva appena detto Harry.
“Ci proveremo Hagrid” disse Harry ormai vincolato dalla sua promessa.
“Lo sapevo che potevo contare su di te, Harry” disse Hagrid radioso, ma nascondendo ancora la sua faccia bagnata nel fazzoletto. “E non voglio permettervi di stare fuori troppo … Io so voi avete gli esami … se potesse venir giù qui col mantello dell’invisibilità, una volta la settimana, per parlare un po’ con lui. Lo sveglierò sì per presentarvi –“
“Cos ------ no!” disse Hermione saltando “Hagrid, no non svegliarlo, davvero non ce n’è bisogno-“
Ma Hagrid aveva gia fatto un passo sopra il grande tronco di fronte a loro e stava avanzando verso Grawp. Quando era a circa dieci piedi, alzò un lungo ramo rotto da terra, e sorridendo felicemente sopra la sua spalla ad Harry ed Hermione, colpì Grawp nel mezzo della schiena con la punta del ramo.
Il gigante diede un ruggito che echeggiò nella foresta silenziosa; gli uccelli nelle alte e rosate cime degli alberi cinguettarono e volarono via dalle loro rami. Nel frattempo, di fronte ad Harry ed Hermione, il gigante Grawp si stava alzando da terra, la quale vibrava mentre la mano enorme si spingeva su se stessa e sulle sue ginocchia. Si voltò per vedere chi e che cosa lo aveva disturbato.
“Tutto bene Grawpy?” disse Hagrid con una voce allegra, retrocedendo con il lungo ramo pronto a colpire ancora Grawp “Hai fatto un buon sonno eh?”
Harry ed Hermione retrocedettero per quanto poterono cercando di tenere a vista il gigante. Grawp si era inginocchiato tra due alberi che non aveva ancora sradicato. Loro osservavano terrorizzati la sua faccia enorme che assomigliava ad una luna piena di color grigio che galleggiava tra le tenebre e la luce. Era come se il profilo fosse stato squadrato rozzamente da una grande sfera di pietra.– Il naso era tozzo e senza forma, la bocca sbilenca e piena di denti gialli deformi e grandi quanto mezzo mattone, gli occhi, piccoli per un gigante normale, erano verdastro - marrone fango ed erano semichiusi dal sonno. Grawp si alzò sulle sudice nocche, ciascuna grande come una palla da cricket, si sfregò gli occhi vigorosamente, e poi senza avvertimento si spinse sui piedi con una velocità ed un’agilità che li sorprese.
“Oh mio! Harry sentì Hermione strillare, terrorizzata, al suo fianco.
Gli altri alberi ai quali erano legate le corde che tenevano i polsi ed alle caviglie di Grawp scricchiolarono minacciosamente.
Lui era, come aveva detto Hagrid, alto almeno 16 piedi. Guardandosi finalmente attorno Grawp, raggiunse con una mano a forma d’ombrello da spiaggia, il nido di un uccello sui rami superiori di un pino, e lo girò con un ruggito di fastidio perché non c’era nessun uccello dentro; le uova caddero come granate verso terra e Hagrid si mise in fretta le braccia sulla testa per proteggersi.
“Comunque Grawpy” gridò Hagrid osservando apprensivo nel caso fossero cadute altre uova “ho portato alcuni amici ad incontrarti. Ricordi, che te ne ho parlato? Ricordi che io ti ho detto che avrei dovuto viaggiare un po’ e lasciare loro a badare a te per un po’? Lo ricordi Grawpy?”
Ma Grawp diede soltanto un altro basso ruggito, era difficile dire se stava ascoltando Hagrid oppure se riconosceva almeno quello che Hagrid cercava di dirgli. Ora aveva afferrato la parte superiore del pino e lo stava tirando verso di se, evidentemente per il semplice piacere di veder quanto lontano potesse andare dopo averlo lasciato.
“Ora Grawpy, non farlo” urlò Hagrid “Così finirai per colpire gli altri –“
E com’era prevedibile, Harry poteva vedere nella terra attorno alle radici degli alberi spezzarsi.
“Ho trovato compagnia per te!” urlò Hagrid “Compagnia vedi! Guarda sotto, hey grosso pagliaccio, ho portato alcuni amici!”
“Oh Hagrid non “ gemette Hermione, ma Hagrid aveva gia alzato il ramo e stava dando al ginocchio di Grawp un colpo brusco.
Il gigante lasciò andare la parte superiore dell’albero, che ondeggiò in modo allarmante e inondò Hagrid con una pioggia d’aghi di pino, e guardò giu.
“Questo” disse Hagrid, andando dove erano in piedi Harry ed Hermione “ è Harry, Grawp! Harry Potter! Sarà lui a farti visita se io dovrò andare, capito?”
Il gigante aveva appena realizzato che Harry ed Hermione erano la. Loro guardarono, con trepidazione, come lui abbassò la sua enorme testa grande come un masso in modo da poterli scorgere.
“E questa è Hermione, vedi? Lei –“ Hagrid esitò. Girandosi verso Hermmione, e disse “Ti spiace se ti chiama Hermy, Hermione? Penso che il tuo nome è difficile per lui da ricordare”.
“No, non importa” squittì Hermione.
“Questa è Hermy, Grawp! Anche lei e venuta per te! Non è carina? Eh? Due amici per te – GRAWPY NO!
La mano di Grawp scattò dove era Hermione, Harry la tirò dietro l’albero, così che il pugno di Grawp raschiò il tronco e si chiuse nell’aria.
“CATTIVO RAGAZZO, GRAWPY!” sentirono urlare Hagrid, poiché Hermione si era attaccata ad Harry dietro l’albero, agitandosi e lamentandosi. “RAGAZZO MOLTO CATTIVO! NO GRAB – OUCH!”
Harry sporse la testa fuori dal tronco e vide Hagrid steso sulla schiena, con una mano sul naso. Grawp apparentemente aveva perso interesse, e si era raddrizzato ed era nuovamente impegnato a piegare il pino quanto si poteva.
“Bene” disse Hagrid confuso, alzandosi con una mano stretta sul naso sanguinante e l’altra sulla balestra. “bene … ci siamo … conosciuti … e ora sappiamo dove tornare … sì … bene”
Guardò verso Grawp, che stava tirando indietro il pino con un’espressione di piacere distaccato sulla sua faccia granitica; le radici crepitavano mentre le strappava via dal terreno.
“Bene, ritengo per oggi che sia sufficiente” disse Hagrid “Noi torniamo indietro, che ne dite?”
Harry ed Hermione annuirono. Hagrid si mise la balestra sulle spalle, si soffiò di nuovo il naso, ed intraprese la via del ritorno tra gli alberi nuovamente verso gli alberi.
Nessuno parlò, nemmeno dopo aver sentito un rumore distante che significava che Grawp aveva infine sradicato il pino. La faccia di Hermione era pallida ed immobile. Harry non riusciva a pensare a qualcosa da dire. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto che Hagrid aveva nascosto Grawp nella foresta proibita? E aveva promesso che lui, Ron ed Hermione avrebbero continuati gli inutili sforzi di Hagrid di civilizzare il gigante. Come ha potuto Hagrid, con la sua immensa capacità di illudersi che i mostri zannuti sono adorabili e indifesi, ingannare se stesso che Grawp si sarebbe potuto amalgamare con gli esseri umani.
“Fermi!” disse Hagrid bruscamente, proprio quando Harry ed Hermione stavano lottando dietro di lui contro una zona di spesse liane. Lui prese una freccia da dietro la spalla e la inserì nella balestra. Harry ed Hermione alzarono le loro bacchette, ora che si erano fermati, potevano sentire anche loro un movimento vicino.
“Oh, centauri” disse Hagrid tranquillamente.
“Pensavo di averti avvertito, Hagrid” disse una voce profonda maschile, “che non sei il benvenuto qui?”
Il torso nudo dell’uomo sembrò per un istante come se galleggiasse verso di loro, attraverso una mezza luce verde screziato; poi loro videro che la sua vita si univa ad un corpo di cavallo. Il centauro aveva una faccia fiera e lunghi capelli neri. Come Hagrid, era armato, ed un arco e delle frecce erano sulle sue spalle.
“Come stai, Magorian?” disse Hagrid con cautela.
Si sentì un fruscio dagli alberi dietro il centauro, e quattro o cinque nuovi centauri spuntarono dietro a lui. Harry riconobbe il corpo nero e barbuto di Bane, che aveva conosciuto circa quattro anni prima, la stessa notte che aveva incontrato Fiorenzo. Bane non diede segno di aver mai visto Harry prima d’ora.
“Così” disse con una lieve inflessione di disgusto nella voce, prima di girarsi verso Magorian “Eravamo d’accordo, io penso, cosa avremmo voluto fare se questo essere umano mostrava ancora la sua faccia nella foresta”
“Questo umano sono io?” disse Hagrid irritato “Solo perché fermate tutti, come una comitiva di morte?”
“Tu non dovresti intrometterti Hagrid” disse Magorian “Le nostre strade non sono le tue, e nemmeno le nostre leggi. Fiorenzo le ha tradite e ci ha disonorati.”
“Io non credo che lavori qui fuori” disse impazientemente Hagrid “lui non ha fatto nulla tranne che aiutare Albus Silente.”
“Fiorenzo è andato al servizio degli umani!” disse il centauro grigio con una faccia segnata, dura e profonda.
“Servitore!” disse Hagrid “Lui ha fatto un favore a silente, questo e tutto-“
“Lui diffonde la nostra conoscenza e i nostri segreti agli esseri umani “ disse tranquillamente Magorian “Non ci può essere ritorno dopo tale disonore.”
“Sì tu dici così” disse Hagrid scrollando le spalle, “ ma personalmente credo che tu stia facendo un grosso errore -”
“Poiché tu sei un essere umano “disse Bane “vai via dalla nostra foresta ora che ti abbiamo avvertito -”
“Ora ascoltatemi” disse irosamente Hagrid. (Til have less of the 'our" Forest, if it's all the same ter yeh. It's not up ter yeh who comes an' goes in here -') “????avere meno della “nostra” foresta, ?????????????viene e va nella foresta –“
“Non dipende più da te Hagrid” disse Magorian senza espressione.“Ti lascerò passare oggi perché sei accompagnato dai tuoi giovani –“
“Loro non sono suoi! Interruppe Bane “Studenti, Magorian, della scuola! Loro probabilmente hanno già tratto profitto dagli insegnamenti di Fiorenzo il traditore.”
“Tuttavia” disse Magorian tranquillamente “scannare dei cuccioli è un crimine terribile – noi non tocchiamo gli innocenti. Oggi, Hagrid, ti lasceremo passare. D’ora in poi stai lontano da questo posto. Hai perso l’amicizia dei centauri quando hai aiutato Fiorenzo il traditore a scapparci.”
“Non lascerò la foresta ad un branco di vecchi muli!” disse Hagrid ad alta voce.
“Hagrid” disse Hermione con una vocina stridula e terrorizzata, quando Bane ed il centauro grigio rasparono la terra. “Andiamocene, per favore andiamocene”
Hagrid si mosse in avanti, ma la sua balestra era ancora sollevata ed i suoi occhi fissavano minacciosamente Magorian,
“Sappiamo cosa stai nascondendo nella foresta, Hagrid” Magorian disse loro, mentre i centauri svanivano dalla loro vista. “La nostra tolleranza è esaurita!”
Hagrid si voltò e sembrava in apparenza voler camminare dritto verso Magorian.
“Io lo tollererò tanto quanto lui è qui, la foresta è sua quanto vostra” urlò, mentre Harry ed Hermione spingevano con tutta la loro forza verso il panciotto di Hagrid per mantenerlo fermo. Tuttavia lui guardò giù, la sua espressione cambiò con sorpresa alla vista di entrambi che lo spingevano, sembrava neanche l’avessero toccato.
“Tranquilli voi due” disse, girandosi e riprendendo a camminare, mentre loro ansimavano andando dietro di lui. “Ruddy è un vecchio mulo, eh?”
“Hagrid” disse Hermione senza fiato, fiancheggiando la zona delle ortiche sulla strada che stavano attraversando, “se I centauri non vogliono gli umani nella foresta, non è realistico pensare che io ed Harry siamo in grado –“
“Ah hai sentito cosa hanno detto?” disse Hagrid “Loro non vogliono uccidere i cuccioli – Io intendo, ragazzini. Ad ogni modo noi possiamo evitarli.”
“Bella prova” mormorò Harry ad Hermione, che sembrava avvilita.
Alla fine raggiunsero il percorso e, dopo dieci minuti, gli alberi cominciarono a diradare; potevano vedere zone intere del cielo blu, e a distanza, udire suoni d’incoraggiamento e grida.
“Cos’era un altro gol?” chiese Hagrid, facendo una pausa al riparo degli alberi appena lo stadio di Quidditch fu in vista. “Oppure era la fine della partita?”
“Non so” disse Hermione mestamente. Harry vide che lei si osservava i vestiti, i suoi capelli erano pieni di ramoscelli e foglie, i suoi abiti strappati in parecchi posti, e aveva numerosi graffi su viso e sulle braccia. Vide che lui sembrava un po’ meglio.
“Credo sia finita, sì lo so!” disse Hagrid avanzando tranquillo verso lo stadio “Guardate le persone, stanno già uscendo – se facciamo in fretta, ci possiamo mischiare alla folla così nessuno saprà che non c’eravamo!”
“È una buona idea “ disse Harry “Beh ci vediamo più tardi Hagrid”
“Io non gli credo” disse Hermione con voce molto instabile, ora che Hagrid non li sentiva più. “Io non gli credo. Davvero non gli credo!”
“Calmati,” disse Harry
“Calmati!” lei disse infervorata “un gigante! Un gigante nella foresta! E noi dovremmo dargli lezioni d’inglese! Sempre ammettendo, naturalmente, di poter superare i centauri inferociti. Io non gli credo!”
“Noi non abbiamo fatto ancora nulla!” provò a rassicurarla Harry con voce calma, poiché si erano avvicinati ai Tassorosso vicino al castello “Non ci ha chiesto di fare nulla, a mano che non sia bloccato, e potrebbe anche non accadere.”
“Oh suvvia Harry!” disse Hermione arrabbiata, fermandosi nella pista, in modo che le persone dietro dovevano scansarla per evitarla. “Di certo sarà bloccato fuori, e per essere onesta, dopo quello che abbiamo visto, come possiamo incolpare la Umbridge?”
Ci fu una pausa nella quale Harry finalmente la guardò e vide i suoi occhi pieni di lacrime.
“Tu non intendi quello” disse Harry tranquillamente.
“No … bene … giusto … io non “ lei disse pulendosi gli occhi arrabbiata“Ma perché deve rendersi la vita così difficile – e anche a noi?”
“Io non –“
“Weasley è il nostro Re,
Weasley è il nostro Re.
Non ha lasciato la Pluffa entrare,
Weasley è il nostro Re …”
“Desidero che smettano di cantare quella stupida canzone” disse Hermione triste “non hanno gongolato abbastanza?”
Una gran marea di studenti stava avanzando sui prati.
“Oh andiamo prima di incontrare quelli di Serpeverde”
“Weasley può salvare tutto.
Non lascia un solo anello incustodito.
Per questo tutto Grifondoro canta:
Weasley è il nostro Re.”
“Hermione …” disse Harry lentamente.
La canzone stava alzandosi, ma era cantata non da una folla verde e argento di Serpeverde, ma da una massa di colore rosso e oro che si muoveva piano verso il castello, supportando sulle spalle una figura solitaria.
“Weasley è il nostro Re,
Weasley è il nostro Re.
Non ha lasciato la Pluffa entrare,
Weasley è il nostro Re …”
“No” disse Hermione con una voce sottile.
“SI!” disse Harry forte.
“HARRY” HERMIONE!”urlò Ron alzando in aria la coppa d’argento di Quidditch, “CE L’ABBIAMO FATTA! ABBIAMO VINTO!”
Sorrisero a lui mentre passava. C’era una ressa alla porta del castello aperto e Ron urtò piuttosto malamente con la testa l’architrave, ma nessuno sembrava volesse metterlo giu. Ancora cantando la folla si è accalcata nell’ingresso e li guardarono andare fuori dalla vista. Harry ed Hermione, fino a sentire gli ultimi echi di “Weasley è il nostro Re” allora si guardarono l’un l’altro sorridendo.
“Bene conserveremo le novità per domani?” disse Harry.
“Si ok” disse stancamente Hermione “io non ho fretta”
Si avviarono insieme. Di fronte alla porta guardarono istintivamente indietro verso la foresta proibita. Harry non era sicuro se fosse la sua immaginazione, ma aveva visto una piccola nube d’uccelli che eruttava sopra la cime di un albero ad una certa distanza, quasi come se l’albero in cui c’erano i nidi fosse stato sradicato.
CAPITOLO 31- GUFI
L'euforia di Ron per essere riuscito a contribuire affinchè il Grifondoro riuscisse a vincere la coppa del Quidditch era tale da non poter riuscire a stare fermo fino al giorno seguente. Tutti parlavano della fine dell'incontro facendo un tale baccano che Harry ed Hermione trovarono serie difficoltà a ritrovare l'uscita della quale aveva parlato Grawp. Non che uno di loro due lo credessero veramente difficile, ma nell'uno ne l'altra erano desiderosi di essere i primi a riportare Ron alla realtà di prima in un modo così brutale.
Era un' altra bella, calda giornata, lo convinsero ad unirsi loro sotto il faggio sulla riva del lago, dove v' era meno possibilità di essere ascoltati rispetto alla sala comune. Ron non era particolarmente entusiasta dell' idea all' inizio-era interamente assorto a dare pacche sulle spalle ad ogni grifondoro che passava dietro la sua sedia, per non parlare dello scoppio occasionale dell'urlo 'Weasley è il nostro re' - ma dopo un pò lui acconsentì perchè un pò d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.
Loro disseminarono i loro libri fuori,all’ombra del faggio e sederono mentre Ron parlava di come era riuscito a salvare la partita per quella che sembrava essere la dodicesima volta. "bene, intendo, I'd already let in that one of Davies's, non mi sentivo molto sicuro, ma non so, quando Bradley veniva verso di me, uscito da chissà dove, ho pensato - non puoi farlo! e ho avuto un secondo per decidere da che parte lanciarmi, sapete, perchè lui guardava verso il cerchio di destra - la mia destra, ovviamente, la sua sinistra - ma ho avuto la strana sensazione che fosse una finta, e così sono andato a sinistra- la sua destra intendo - e, beh - avete visto cosa è successo" concluse con modestia,si spinse i capelli indietro senza motivo così da farli sembrare mossi dal vento e si guardava intorno verso le persone che lo circondavano - un gruppo di Hufflepuffs(???) del terzo anno lo stavano a sentire. "e quindi, quando Chambers venne da me cinque minuti dopo... Cosa?" chiese Ron, fermandosi a metà frase per l' espressione sulla faccia di Harry. "Perchè sogghigni?"
"Non lo faccio", disse Harry rapidamente, guardando i suoi appunti di trasfigurazione, attento a non far vedere la sua faccia. La verità era che Ron aveva ricordato ad Harry un altro giocatore di Quidditch del Grifondoro che sedeva coi capelli al vento sotto lo stesso albero. "Sono solo felice che noi abbiamo vinto, questo è tutto."
'Si,' disse Ron lentamente, assaporando la parola , "abbiamo vinto. Hai visto l’aspetto della faccia di Changs quando Ginny aveva gettato lo Snitch diritto sotto il suo naso?'
'Suppongo stesse piangendo,vero?' disse Harry pungentemente.
"beh si suppongo" - ancora euforico per quella cosa, …' Ron si accigliò leggermente. "Ma tu l'hai vista quando la scopa le è sfuggita ed è dovuta andare a riprenderla per terra? 'Certo -' disse Harry.
'Bene, effettivamente… no, Ron,' disse Hermione con respiro pesante, dando un pugno al libro e guardandolo apologeticamente . 'per essere realistici , la sola punta della gara è stato Harry e secondo me il goal più importante lo ha fatto Davies'.
Gli arruffati capelli di Ron sembrarono appassirsi per la delusione. 'Non hai visto?' disse lui meravigliato , ma con lo sguardo disinteressato. "Non hai visto nessuna di quelle parate?"
'BeH - no,' disse Hermione, allungando la mano in modo amichevole verso di lui. "Ma Ron, we didn't want to leave - we had to!"
"Si?" disse Ron, la cui faccia stava diventando rossa. "Come mai?"
"Era Hagrid", disse Harry. "Ha deciso di dirci perchè è sempre coperto di botte da quando è tornato dai giganti. Vuole che andiamo nella foresta con lui, non abbiamo scelta, sai come la prenderebbe. Tuttavia…"
La storia venne raccontata in 5 minuti, alla fine della quale l' indignazione di Ron fu sostituita dall' incredulità.
"Ne ha portato uno indietro e lo ha nascosto nella foresta?"
"Già", disse Harry in modo torvo.
"No", disse Ron, come se dicendolo potesse renderlo falso. "Non può averlo fatto!"
"Invece l' ha fatto" disse Harmione con fermezza. "Grawp è alto circa sedici piedi, è in grado di strappare 20 pini, e mi conosce", disse sbuffando, "come Hermy".
Ron rise in modo nervoso. "E Hagrid vuole che noi… ?"
"Che gli insegnamo l' inglese" disse Harry.
"E' impazzito" disse Ron in un sussurro.
"Si" disse Hermione irrascibile, voltando una pagina di Trasfigurazione Intermedia e guardando con rabbia una serie di disegni raffiguranti un gufo che veniva trasformato in un cannocchiale da opera. "Si, sto cominciando a pensarlo anch' io. Ma, sfortunatamente, io e Harry abbiamo fatto una promessa."
"Bene, dovete solo rompere la vostra promessa, tutto qua", disse Ron con sicurezza. "Intendevo, dai… abbiamo gli esame e siamo ad un passo". alzo la mano con pollice ed indice che quasi si toccavano "dall' esssere bocciati. E tuttavia… ricordi Norberto? Ricordi Aragog? Abbiamo mai avuto successo aiutando Hagrid con i suoi mostri?"
"Lo so... solo che abbiamo promesso" disse Hermione con voce minuta.
Ron si abbasso di nuovo i capelli, con uno sguardo preoccupato.
"Bene" Sospirò, "Hagrid non è stato licenziato, giusto? E' appeso ad un filo da molto, probabilmente ci rimarrà fino alla fine e non avremo bisogno di avvicinarci a Grawp dopotutto".
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Il castello brillò alla luce del sole come se fosse stato pitturato di fresco; il cielo limpido aveva un aspetto ridente e allo stesso modo appariva sfavillante il lago; il prato di tanto in tanto ondeggiava alla brezza leggera. Giugno era arrivato, ma come prima per il quinto anno voleva solo una cosa : I G.U.F.I erano davanti a loro
Gli insegnanti non stavano più dando loro dei compiti;le lezioni erano dedicate al ripasso degli argomenti più importanti. Gli insegnanti pensavano probabilmente agli esami imminenti. L' atmosfera febbrile insinuava nella mente di Harry il pensiero del G.U.F.O. in qualsiasi cosa facesse, tuttavia ogni tanto si chiedeva, durante le lezioni di pozioni, se Lupin avesse mai detto a Piton che lui continuava a dare ad Harry lezioni di difesa contro le arti oscure. Se lo aveva fatto, allora Piton lo ignorava così come ignorava Harry. Questo ad Harry andava molto bene; lui era già completamente occupato e nervoso senza le lezioni extra di Piton, e con suo sollievo Hermione era troppo occupata in quei giorni per assillarlo con lo studio della Difesa contro le arti oscure; lei infatti passava molto tempo a mormorare fra se e se , e non si era cambiata la tunica per giorni.
Lei non era l'unica persona alla quale i G.U.F.I. così vicini facevano questo effetto. Ernie Macmillan aveva sviluppato un’irritante abitudine di interrogare le persone sulle risoluzioni degli esercizi.
"quante ore al giorno pensi si debba studiare?' domandò a Harry e Ron mentre aspettavano fuori la serra di erbologia, con uno sguardo spiritato.
'Non lo so,' disse Ron. 'un po.'
'Più o meno di otto?'
'Meno, penso,' disse Ron, guardando un poco allarmato.
'Io ne faccio otto,' disse Ernie, gonfiando il petto. 'otto o nove. Ne faccio 1 prima di colazione ogni giorno. Otto in media. Ne posso fare 10 in una buona giornata di fine settimana. Ne faccio 9 e mezzo il lunedi. Non così bene il martedi - solo 7 e un quarto. Mentre il mercoledì...'
Harry fù profondamente grato che la Professoressa Sprinte lo chiamò dentro la serra in quel momento, costringendolo a interrompere la sua recita.
Intanto, Draco Malfoy aveva trovato una differente maniera per indurre il panico
"Di sicuro, non è quello che conosci", diceva a Tiger and Goyle ad alta voce fuori la classe di pozioni qualche giorno prima dell' inizio degli esami, "ma chi conosci". Mio padre è amico da anni del presidente del presidente della commissione di magia, Griselda Marchbanks, l' abbiamo avuta per cena…"
"Pensi che sia vero?" bisbigliò allarmata Hermione a Harry e Ron.
"Tanto non c'è niente che possiamo farci", disse Ron afflitto.
"Non penso che sia vero", disse Neville calmo da dietro di loro. "Perché Griselda Marchbanks è un’amica di mia nonna, e lei non ha mai menzionato i Malfoy."
"Come è Lei, Neville?" chiese Hermione immediatamente, "E' Severa?".
"Dura come la Nonna, certamente", disse Neville sottovoce.
"Visto che la conosci non ti ostacolerà, non credi?", disse Ron incoraggiandolo.
"Oh, non credo che farà delle differenze", disse Neville sempre più scoraggiato. "Mia nonna dice sempre alla prof. Marchbanks che non sono bravo come mio padre… chissà cosa pensa ora che è ricoverato al St Mungo".
Neville guardava il pavimento. Harry, Ron e Hermione si guardavano perplessi, ma non sapevano che dire. Era la prima volta che Neville parlava dell' ospedale dei maghi.
Nel frattempo, un fiorente mercato nero vendeva preparati per la concentrazione, prontezza mentale e per rimanere svegli la notte a tutti gli alunni tra il quinto e il settimo anno. Harry e Ron erano molto tentati dal elisir del cervello di Baruffio offertogli da un CorvoNero del sesto anno, Eddie Carmichael, che giurava essere il solo responsabile dell' eccellente G.U.F.O. di livello nove che aveva guadagnato l' estate precedente, e ne offriva una pinta per 12 galeoni. Ron assicurò Harry che lo avrebbe rimborsato della sua metà quando avrebbe lasciato Howgarts e trovato un lavoro, ma prima che concludessero l' accordo, Hermione prese la bottiglia dalle mani di Carmichael e versò il contenuto nel bagno.
"Hermione, noi volevamo comprarla!" strillò Ron.
"Non essere stupido", ringhiò lei. "You might as well take Harold Dingle's powdered dragon claw and have done with it".
'Dingle's got powdered dragon claw?' disse Ron con rabbia.
"Non dire altro" disse Hermione. Ne ho confiscate abbastanza. nessuna funziona, lo sai bene"
"Il Dragon claw Funziona!" disse Ron. "Può sembrare incredibile, ma da realmente una spinta al cervello, puoi diventare il più intelligente per alcune ore - Hermione, lasciamene bere un goccio, dai, non può farmi male"
"Questa può" disse Hermione decisa. "Io l' ho studiata, and it's actually dried Doxy droppings."
Questa informazione calmò il desiderio di Harry e Ron per questi stimolanti .
Ricevettero il programma e le date dell' esame durante le successiva lezione di trasfigurazione.
"Come potete vedere..." disse la Professoressa McGranit alla classe appena finito di copiare le date alla lavagna, "i vostri G.U.F.I. sono divisi nelle prossime due settimane. Avrete prove teoriche la mattina e pratiche al pomeriggio. La pratica per l' esame di astronomia ci sarà di notte, ovviamente.
"Ora, devo avvertirvi che i migliori incantesimi anti-copia sono stati applicati ai vostri fogli d' esame. La penna con auto-risposta Quill è vietata nelle aule, cosi come Remembralls, foglietti autoadesivi da polsino e inchiostro auto-correttivo. Ogni anno, mi dispiace dirlo, sembra esserci uno studente che crede, lui o lei, di poter aggirare le regole degli esami. Posso solo sperare che non sia uno dei Grifondoro. Il nuovo direttore", la professoressa McGranit pronunciò la parola con la stessa faccia che la zia Petunia ha ogni volta si mette a contemplare una macchia di sporco particolarmente ostico, "ha chiesto hai responsabili di ogni casa che ogni violazione sarà punita severamente perché, ovviamente, i risultati dei vostri esami si rifletteranno sul regime imposto dal nuovo direttore".
La professoressa McGranit fece un piccolo sospiro; Harry vide il naso brillare.
" tuttavia, non c' è nessuna ragione per non fare del proprio meglio. Dovete pensare al vostro futuro".
"Scusi, Professoressa", disse Hermione, con la mano alzata, "quando potremo conoscere i nostri risultati ?"
"Un gufo ve li recapiterà verso luglio" disse la Professoressa McGranitt.
"Eccellente", disse Dean Thomas parlottando udibilmente, "così non dovremo preoccuparcene fino alle vacanze."
Harry si immagino seduto nella sua stanza di Privet Drive 6 settimane dopo, aspettando i risultati.
Il primo esame, Incantesimi, era programmato per lunedì mattina. Harry acconsenti a esercitarsi con Hermione la domenica pomeriggio, per poi pentirsene; lei era molto agitata e gli strappava il libro di mano per vedere se la sua risposta era corretta, colpendolo poi sul naso con lo spigolo di .
"Perché non studi da sola?" disse Harry alla fine, restituendogli il libro, gli occhi bagnati dalle lacrime di dolore.
Nel frattendo, Ron leggeva worth of Charms con le dita nelle orecchie, le labbra che si muovevano senza dire nulla; Seamus Finnigan stava disteso con la schiena sul pavimento, recitando la definizione di un incantesimo mentre Dean lo interrogava sugli incantesimi base 5; Parvati e Lavender, che si esercitavano sugli incantesimi base di movimento, facevano a gara con le loro matite sul bordo del tavolo.
La cena fu sottotono quella sera. Harry e Ron parlavano poco, ma mangiavano con gusto, dopo aver studiato tutto il giorno. Hermione, posava coltello e forchetta e infilava la mano sotto il tavolo nella sua borsa, dove apriva un libro per controllare qualche formula o figura. Ron le stava appunto dicendo che avrebbe dovuto mangiare o non sarebbe riuscita a dormire, quando lei si fece scivolare la forchetta dalle mani che cadde nel piatto con un bel frastuono.
"Oh mio dio", disse debolmente, fissando l' ingresso. "sono loro? sono gli esaminatori?"
Harry e Ron si girarono di scatto sulla panca. Attraverso la porta della sala grande potevano vedere Umbridge in piedi con un piccolo gruppo di anziani maghi e streghe. Umbridge, Harry constatò con gioia, sembrava piuttosto nervoso.
"Andiamo a vedere più da vicino?" chiese Ron.
Harry e Hermione scossero la testa e si diressero verso la doppia porta, rallentando dopo aver superato l' uscio, camminando tranquillamente dietro gli esaminatori. Harry pensò che la Prof Marchbanks fosse veramente piccolo, china non una faccia così segnata da sembrare coperta da una ragnatela; Umbridge parlava con lei con deferenza. La professoressa Marchbanks sembrava un poco sorda; rispondeva al prof Umbridge con voce forte considerando la vicinanza.
"il viaggio è andato bene, decisamente bene, lo abbiamo fatto spesso prima d' ora" disse con impazienza. "Ora, non ho notizie di Silente ultimamente!" aggiunse, scrutando tutta la stanza come se sperasse di vederlo spuntare da qualche tazza. "Non avete idea di dove sia, suppongo".
"No" rispose Umbridge, schioccando un' occhiataccia a Harry, Ron e Hermione, che stavano ciondolando ai piedi delle scale con Ron che fingeva di allacciarsi una scarpa. "ma sicuramente il ministero della magia lo rintraccerà presto”.
"ne dubito", urlò la piccola Professoressa Marchbanks, "non se Silente non vuole essere trovato! lo so bene… l' ho esaminato personalmente quando ha preso NEWTs(???)… certe cose con una bacchetta non le avevo mai viste!".
"Si… bene…" disse la Prof Umbridge mentre Harry, Ron and Hermione trascinavano i loro piedi sul marmo della scalinata più piano che potevano, "lasciate che vi mostri la stanza dei professori. Credo che vogliate una tazza di thè dopo il viaggio."
Non era una bella serata. Tutti cercavano di fare ripassi dell' ultimo minuto ma nessuno sembrava ottenere un granchè. Harry andò a letto presto ma rimase sveglio per molte ore. Ricordò la conversazione sul futuro con la McGranit che disse che lo avrebbe aiutato a diventare un Auror anche se fosse stata l' ultima cosa che facesse . Harry sperò di avere più ambizione ora che gli esami si avvicinavano. Sapevano di non essere l' unico sveglio, ma nessuno nel dormitorio parlò e, uno a uno, si addormentarono.
Nessuno di quelli del quinto anno parlò moltissimo durante la colazione il giorno seguente, inoltre: Padma era eseguendo un incantesimo sotto il suo breath while la saliera davanti al suo contrattosi; Hermione stava rileggendo Imprese Magiche così tanto concentrata che i suoi occhi sembravano fissi sul foglio; anche Neville teneva maldestramente il coltello e la forchetta gocciolante tanto da far rovesciare la marmellata.
Una volta finito di fare colazione , quelli del quinto e del settimo anno corsero nell'atrio mentre gli altri studenti uscivano per recarsi alle lezioni; dopo passate le nove, furono chiamati con un avviso classe per classe affinchè si recassero nella sala Grande, tutto nella sala era stato sistemato proprio come Harry aveva visto nel Pensatoio quando suo padre, Sirius e Piton avevano conseguito i loro G.U.F.O;il tabellone delle quattro case era stato rimosso e rimpiazzato con numerosi tabelloni per una sola persona, tutti guardavano verso le tabelle in fondo alla sala dove c'era anche la la professoressa McGranit . Quando tutti si furono seduti e calmati disse "Possiamo cominciare" e capovolta una enorme clessidra accanto a lei sulle cattedra, sulla quale c'erano penne magiche, bottigliette di inchiostro e rotoli di pergamena Harry girò il suo foglio, il cuore che gli batteva violentemente-era in terza fila, quattro posto davanti ad Hermione che aveva già iniziato a scrivere - e abbassò gli occhi sulla prima domanda: Enunciare la formula e descrivere il movimento necessario a far si che un oggetto voli .
Harry ebbe un fuggevole ricordo di un bastone che cadeva, dopo essersi librato in aria, sulla testa di un troll … sorridendo appena , si piegò sul foglio e iniziò a scrivere.
*
"dunque non era tanto difficile?' chiese Hermione ansiosamente quando si ritrovarono nell'atrio due ore dopo, stringendo ancora il foglio dell'esame. Non sono sicura di aver risposto esattamente alla domanda sugli incantesimi rallegranti , sono riuscita a finire giusto in tempo. Sei riuscito a scrivere il contro incantesimo per il singhiozzo? Non ho ben capito se era necessario farlo , mi sembrava troppo - e alla domanda 23......-'
"Hermione" disse Ron rigidamente, se abbiamo superato questo che era il primo non riusciremo a passare gli altri esami dopo: è stato abbastanza difficile passarlo una volta. Quelli del quinto anno si recarono a pranzo con il resto della scuola (le tabelle delle quattro case erano riapparse per l'ora di pranzo), subito dopo essi si avvicinarono alla piccola camera vicina alla sala Grande , dove attesero di essere chiamati per sostenere la prova pratica. quando il piccolo gruppo di studenti fu chiamato in ordine alfabetico, quelli chiamati mormoravano incantesimi e roteavano velocemente la bacchetta, colpendosi occasionalmente l'un l'altro davanti o di dietro per sbaglio.
Venne chiamata Hermione. Tremando , uscì dalla stanza con Anthony Goldstein, Gregory Goyle e Daphne Greengrass. Gli studenti dopo l'esame non potevano tornare indietro nella stanza, così Harry e Ron non avevano idea di cosa potesse essere stato chiesto ad Hermione.
"Deve andare bene, ricordi che ha ottenuto centoventi per cento su uno dei test di Incantesimi?' disse Ron.
Dieci minuti dopo , Professor Vitius chiamò, 'Parkinson, Pansy - Patil, Padma - Patil, Kalì - Potter, Harry.'
'Buona fortuna disse Ron piano,' . Harry entrò nella sala grande, stringendo la sua bacchetta così saldamente da farsi dolere la mani.
' Il Professor Tofty è libero, Potter,' gli disse il Professor Flitwick, non appena ebbe attraversato la porta. He pointed Harry towards what looked like the very oldest and baldest examiner who was sitting behind a small table in a far corner, a short distance from Professor Marchbanks, who was halfway through testing Draco Malfoy.
'Potter, è lei?' disse Professor Tofty, consultando i suoi appunti e sbirciando da sotto gli occhiali Harry che si avvicinava. Il famoso Potter?'
Con la coda dell'occhio, Harry vide distintamente Malfoy gettare un'aspra occhiata verso di lui; il bicchiere di vino che Malfoy stava cercando di far levitare cadde sul pavimento e si ruppe. Harry non potè sopprimere un ghigno; il Professor Tofty gli sorrise in modo incoraggiante. "ci siamo" disse con la sua voce vecchia e tremula, 'non devi essere nervoso. Ora, se posso chiedertelo vorrei che facessi levitare questa tazza per far si di poter prendere l'uovo che sta sotto."
Tutto sommato, Harry pensò che gli era andata piuttosto bene. Il suo incantesimo di levitazione fu molto meglio di quello che aveva fatto Malfoy, comunque desiderò non aver confuso l'incantesimo per cambiare colore con quello di crescita, infatti il topo prima diventò arancione per poi gonfiarsi esageratamente e fino a raggiungere le dimensioni di un tasso prima che Harry potesse correggere il suo errore. Harry fu felice che Hermione non fosse presente nella Sala in quel momento e si guardò bene dal raccontarglielo in seguito.
Riuscì comunque a raccontarlo a Ron; Ron a cena tramutò il suo piatto in un grosso fungo senza avere l'idea di come fosse potuto succedere. Quella notte non riuscirono a riposarsi; dopo cena erano andati diritti nella sala comune e si erano immersi nello studio di trasfigurazione per l'esame del giorno dopo; Harry era andato a letto con la testa piena di esempi di incantesimi e teorie. Aveva dimenticato la definizione di un incantesimo di Trasfigurazione mentre lo scriveva su un foglio la mattina dopo ma pensò che se avesse fatto questo durante la pratica sarebbe stato molto peggio. Almeno era stato in grado di far scomparire del tutto la sua iguana, mentre la povera Hannah Abbott perse completamente la testa e riuscì in qualche modo a far moltiplicare il suo furetto fino ad averne un gregge per poi trasformarli in fenicotteri, facendo sospendere gli esami per 10 minuti per far si che gli uccelli fossero catturati e portati fuori dalla Sala Grande.
Avevano l'esame di Erbologia mercoledì (Harry si procurò un piccolo morso del Geranio Zannuto ma tutto sommato gli andò piuttosto bene); e quindi giovedì, Difesa Contro le Arti Oscure. Per la prima volta Harry era sicuro che sarebbe passato. Non aveva nessun problema con alcuna domanda scritta e si divertì, durante la prova pratica, eseguendo tutti i contro incantesimi e magie difensive proprio davanti alla Prof. Umbridge, che osservava freddamente dalla vicina porta di entrata della Sala.
'Oh, bravo!' strillò il Professor Tofty,che stava nuovamente esaminando Harry, quando Harry fece una magia per scacciare un molliccio. "davvero molto bene! Penso che possa bastare Potter… solo…"si piegò leggermente in avanti.
'Ho sentito dal mio caro amico Tiberius Ogden, che puoi produrre un Patronus? Per dei punti in più… ?'
Harry sollevò la sua bacchetta, guardando direttamente Umbridge e immaginando che fosse cacciato via.
'Expecto patronum!'
Il suo cervo argenteo uscì dalla punta della sua bacchetta e trottò per la lunghezza della sala. Tutti gli esaminatori si guardarono intorno per vedere il cervo camminare e quando si dissolse in una polvere argentea mist il Professor Tofty battè la sue mani nodose e scarne entusiasticamente.
'Eccellente!' disse. 'Molto bene, Potter,puoi andare!'
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Quando Harry attravesò la porta dove stava la Umbridge , i loro occhi si incontrarono. Aleggiava intorno alla sua bocca grande e flaccida un disgustoso sorriso derisorio, ma Harry non se ne curò. Almeno che non avesso commesso un grave errore (e nel caso fosse successo non lo avrebbe detto a nessuno), sarebbe riuscito ad ottenere il suo G.U.F.O.
Venerdì, Harry and Ron si presero un giorno di riposo mentre Hermione studiava per l'esame di antiche runa, e poi avevano l'intero weekend davanti per poter ripassare. Si stiracchiarono e sbadigliarono sporgendosi dalla finestra aperta attraverso cui entrava l'aria calda dell'estate che faceva venir loro voglia di giocare a quiddic. Harry scorse Hagrid in lontananza, che insegnava alla classe al limitare della foresta. Si chiese quale creatura stessero esaminando- e pensò che avrebbe potuto essere un unicorno , poichè un ragazzo sembrava stare in piedi un pò discosto - quando il buco del ritratto si aprì ed Hermione si arrampico dentro, guardando arrabbiata.
"Come sono le Rune?' disse Ron, stirandosi e sbadigliando.
'I mis-translated ehwaz,' disse Hermione furiosa. ' Questo vuol dire associazione, non difesa; ho confuso questo sopra con eihwaz.'
'Ah bene,' disse Ron pigramente, 'solo quest'errore non ti impedirà di prendere il G.U.F.O.-'
'Oh, zitto!' disse Hermione arrabbiata. 'Io penso che è un errore solo a fare la differenza fra riuscire e fallire. E what's more, someone's put another Niffler in Umbridge's office. I don't know how they got it through that new door, but I just walked past there and Umbridge is shrieking her head off - by the sound of it, it tried to take a chunk out of her leg -'
'Giusto,' disse Harry and Ron annuì'.
'Non è giusto!' disse Hermione caldamente. 'She thinks it's Hagridt, remember? E noi non vogliamo che Hagrid sia cacciato via!'
'In questo momento e giù che insegna alla classe; non può dare la colpa a lui ,' disse Harry, indicando con un cenno la finestra.
'Oh, sei così ingenuo a volte, Harry. credi davvero che la Umbridge voglia delle prove?' disse Hermione, sembrando molto determinata con quel suo caratteraccio, e corse verso il dormitorio delle ragazze, sbattendo la porta dietro di lei.
'Che leggiadra dolce amabile ragazza,' disse Ron, molto piano, atteggiandosi come una gran dame e trattando Harry come se fosse un cavaliere.
Hermione restò di cattivo umore per tutto il fine settimana, sebbene Harry and Ron trovarono facile ignoralo esausti come erano per il ripasso per l'esame di Pozioni del lunedì seguente l'esame che Harry non vedeva l'ora che finisse- e con il quale sarebbero fallite anche le sue aspirazioni di diventare Auror. Infatti eglì trovò molte difficoltà allo scritto, sebbene pensava di poter recuperare punti con la domanda sulla pozione Polisucco; poteva descriverne accuratamente gli effetti, avendoli sperimentato di persona infrangendo una infinità di regole al suo secondo anno.
The afternoon practical was not as dreadful as he had expected it to be. Con Piton che non avrebbe assistito al procedimento si accorse di essere molto più rilassato del solito mentre preparava la sua pozione. Anche Neville, che si era seduto molto vicino ad Harry, sembrò contento come Harry come non era mai stato durante le lezioni di Pozioni . Quando il Professor Marchbanks disse, 'Allontanatevi dai vostri calderoni per favore l'esame è finito,' Harry tappando la sua fialetta pensò tra se e se di aver ottenuto un buon risultato e che forse con una buona dose di fortuna sarebbe riuscito a passare 'solo quattro esami ancora,' disse Kalìi Patil stancamente mentre tornavano alla sala comune del Grifondoro. 'Solo!' disse Hermione snappishly. 'Io ho ancora Aritmanzia da fare ed è molto probabile che sarà parecchio difficile!'
Nessuno fu così stolto da risponderle, poiché era incapace di nascondere il suo malumore a chiunque e si ridusse a fare una ramanzina a quelli del primo anno per avere riso fra loro nella sala comune. Harry era determinato a fare bella figura all'esame di Cura delle Creature Magiche il martedì seguente per non permettere che Hagrid si rattristasse. L'esame pratico si svolse di pomeriggio sul prato al limitare della foresta proibita, agli studenti fu chiesto di identificare correttamente the Knarl fra una dozzina di ricci (il trucco era offrire loro del latte: Knarls, erano losche creature piene di aculei e con numerosissimi poteri,); Poi dovettero dare dimostrazione correttamente a Bowtruckle su come maneggiare i Granchi di fuoco senza riportare serie bruciature; e alla fine dovettero scegliere fra una larga selezione di cibo quello più indicato da dare ad uno unicorno malato.
Harry riuscì a scorgere Hagrid che guardava ansiosamente fuori dalla finestra della sua capanna. Quando l'esaminatrice di Harry, questa volta una graziosa straga paffuta, sorrise e disse che poteva andare via, Harry diede Hagrid uno sguardo felice prima di dirigersi verso il castello.
L'esame scritto di Astronomia la mattina di mercoledì andò abbastanza bene. Harry non era convinto di aver dato il nome esatto a tutte le lune di Giove, ma era sicuro che nessuna di loro era abitata dai topi. Restarono in attesa che facesse buio per fare la prova pratica dell'esame Astronomia; il pomeriggio fu dedicato a divinazione.
Anche se Harry aveva una bassa considerazione di Divinatione, l'esame gli andò molto male. La sua mente aveva persino cercato di vedere digure in movimento nella sua sfera di cristallo poggiata sulla scrivania ma questa era rimasta bianca; perse completamente la testa menre cercava di prevedere il futuro nelle foglie del te, saying it looked to him as though Professor Marchbanks would shortly be meeting a round, dark, soggy stranger, and rounded off the whole fiasco by mixing up the life and head lines on her palm and informing her that she ought to have died the previous Tuesday.
'bhe, sapevamo che avremmo fallito in questo,' disse Ron tetro mentre scendevano le scale di marmo. He had just made Harry feel rather better by telling him how he had told the examiner in detail about the ugly man with a wart on his nose in his crystal ball, only to look up and realise he had been describing his examiner's reflection.
'Non dobbiamo prendercela per questo stupido esame ,' disse Harry.
'Calma non dobbiamo arrenderci.'
'Yeah,' disse Harry. 'Non dobbiamo più preoccuparci di cosa succederà quando Giove e Urano saranno in congiunzione.'
Da adesso in poi non devo più preoccuparmi che le foglie di te prediranno morirai, Ron, morirai - devo solo lasciarle nella tazze dove sono contenute!!!!
Harry rideva quando Hermione giunse correndo dietro di loro e subito smise per evitare di darle fastidio.
'Bene, penso che sia andato tutto bene ad Aritmanzia' disse,ed Harry e Ron sospirarono di sollievo. 'Giusto in tempo per dare una occhiate alle carte astronomiche per stasera.
Quando alle 11 si recarono in cima alla torre di Astronomia , si acccorsero che era una notte perfetta per guardare le stelle, chiara e quieta. Lo sfondo era illuminato dal chiaro di luna e l'aria era frizzante. Ciascuno di loro si sistemò al telescopio, quando il Professor Marchbanks prendendo la parola indicò loro lo spazio che avrebbero dovuto individuare mostrandolo sulla carta astronomica.
Il Professor Marchbanks e il Professor Tofty passeggiavano fra loro, notando come loro iniziassero a cercare l'esatta posizione delle stelle e dei pianeti ed iniziassero ad osservarle. Tutto era immerso nel silenzio ad eccezione del fruscio delle pergamene, del cigolare dei telescopi quando venivano spostati e dello scarabocchiare di molte penne. Era passata la mezz'ora proprio in quel momento; quando un piccolo sprazzo di un riflesso di luce dorata partì dalla terra sotto di loro e fino ad estinguersi alle finestre illuminate del castello.
Harry aveva quasi completato la costellazione di Orione sulla sua carta, comunque, le porte della facciata del castello si spalancarono proprio sotto al parapetto dove stava lui, quando la luce uscendo mostro delle piccole impronte sul prato. Harry si mosse come per aggiustare la posizione del suo telescopio e 5 o 6 ombre allungate muoversi verso le impronte luminose prima che il portone si richiudesse gettando di nuovo il prato nell'oscurità più profonda.
Harry distolse lo sguardo da quella scena e rimise a fuoco il telescopio ora osservando Venere. Guardò in basso per inserire sulla sua mappa il pianeta appena trovato, ma qualcosa lo distrasse ancora; fermandosi con la penna a mezz'aria sulla pergamena, sbirciò sotto fra le ombre sottostanti e vide mezza dozzina di figure camminare nel prato. Se non si fossero mosse, e la luce dorata della luna non avesse illuminato le loro teste, non sarebbe stato possibile distinguerle dal prato scuro sul quale camminavano. Anche a questa distanza, Harry ebbe la divertente sensazione di riconoscere il passo del più tozzo di loro, che sembrava guidare il gruppo.
Non capiva perché la Umbridge volesse fare una passeggiata fuori dal castello dopo mezzanotte, accompagnata da non meno di cinque persone. Qualcuno tossì dietro di lui, e si ricordò che stava sostenendo un esame. Aveva del tutto dimenticato la posizione di Venere. Premendo l'occhio sul telescopio, la trovò di nuovo ed era quasi riuscito a scriverlo sulla mappa quando, allertato da un suono sinistro, sentì un colpo lontano riecheggiare attraverso il giardino deserto, seguito dal ringhiare di un grosso cane.
Guardando dall'alto il suo cuore ebbe un sussulto. Le persone che prima aveva visto attraversare il prato ora si stagliavano davanti alle finestre illuminate della casa di Hagrid. La porta si apri e lui vide le sei persone oltrepassare la soglia. La porta si chiuse e ci fu subito silenzio.
Harry si sentiva turbato. Si guardò attorno per vedere se Ron e Hermione avevano assistito alla stessa scena, ma il Professor Marchbanks era arrivato dietro di lui in quel momento e, gli impedì di guardarli credendo che volesse copiare, Harry frettolosamente si chinò sulla sua mappa stellare e facendo finta di prendere delle note mentre in realtà sbirciava oltre il parapetto verso la capanna di Hagrid. Le figure ora si muovevano dentro la casa oscurando la a tratti la luce.
Poteva sentire gli occhi del Professor Marchbanks sul collo e si mise nuovamente a scrutare con il suo telescopio, fissando la luna anche se ne aveva segnato la posizione un' ora prima, appena il Professor Marchbanks si spostò si udì un boato provenire dalla capanna e rieccheggiare nell' oscurità fino alla cima della torre di astronomia. Molte persone si spaventarono e si girarono a guardare verso la capanna di Hagrid.
Il Professor Tofty diede un altro piccolo secco colpo di tosse.
"Provate a concentrarvi adesso ragazzi" disse piano.
La maggior parte di loro tornò ai telescopi. Harry guardò alla sua sinistra. Hermione restò di sasso guardando la capanna di Hagrid.
"hem -veenti minuti allo scadere del tempo", disse il Professor Tofty.
Hermione sussultò e tornò immediatamente alla sua carta astrale; Harry abbassò lo sguardo e si accorse che aveva confuso Venere con Marte. Si curvò per correggere l'errore.
Ci fu una forte esplosione in basso. Alcune persone si lamentavano "Ohi!" quando furono colpiti in volto con l'estremità dei loro telescopi non capendo immediatamente quello che era successo sotto.
La porta della capanna di Hagrid si era aperta violentemente e dalla luce che era uscita dalla capanna videro chiaramente una massiccia figura ruggire e agitare i pugni, circondata da sei persone, tutte che, giudicando dal sottile fascio di luce rossa che puntavano nella sua direzione, cercavano di tramortirlo.
"No!"urlò Hermione.
"Mia cara!" disse il Professor Tofty con una voce scandalizzata. Questa è una prova di esame!'
Ma nessuno prestava più attenzione alle stelle. Lampi di luce rossa volarono ancora dalla capanna di Hagrid, fino a che in qualche modo a sbatterlo fuori; era ancora diritto e calmo, per quello che Harry poteva vedere, pronto a combattere. Le urla riecheggiavano attraversò l'aria; un uomo urlò, "sii ragionevole, Hagrid!"
Hagrid sbraitò, "che tu sia dannato", non mi prenderete così, Dawlish(?)!"
Harry potè vedere la sagoma di Thor, che cercava di difendere Hagrid, lanciandosi ripetutamente sui maghi che lo circondavano fino a che venne colpito con un incantesimo stordente e si accasciò al suolo. Hagrid prese ad urlare con furia, sollevando da terra il responsabile e gettandolo su di loro; l' uomo volò per dieci piedi e non si alzò più. Hermione ansimando, si coprì la bocca con le mani; Harry si voltò verso Ron vide che anche lui stava osservando la scena spaventato. Nessuno di loro aveva mai visto Hagrid veramente arrabbiato prima d' ora.
"Guarda!" strillo Kalì, che si era sporta dal parapetto e indicava ai piedi del castello di fronte alla porta che si era aperta prima; molta luce inondava ora il prato e una singola ombra vi si stagliava
"Ma proprio ora !" disse il Professor Tofty ansiosamente. "Rimangono solo sedici minuti!"
Ma nessuno gli prestò la benché minima attenzione: stavano osservando le persone che combattevano vicino alla capanna di Hagrid.
"Come osate!" la figura gridò. "Come osate!"
"E' la McGranitt!" sperò Hermione.
"Lasciatelo! LASCIATELO, ho detto!" disse la McGranitt fendendo con la sua voce l' oscurità. "Per quale motivo lo stata attaccando? Non ha fatto nulla, niente da giustificare questo"
Hermione, Kalì e Lavanda gridarono. le figure attorno alla capanna spararono non meno di quattro incantesimi stordenti verso la professoressa McGranitt. A metà strada tra la capanna e il castello gli incantesimi la colpirono; per un momento lei brillo di una lugubre luce rossa, dopo si accasciò al suolo, cadendo pesantemente sulla schiena, non muovendosi più.
"Per mille gargoyles!" gridò il Professor Tofty, che ora sembrava aver completamente dimenticato l' esame. "Tutto questo è oltraggioso".
"CODARDI!" ruggì Hagrid; la sua voce arrivò perfettamente in cima alla torre, alcune luci guizzarono dall' interno del castello. "BRUTTI CODARDI! COME AVETE OSATO!"
"Oh mio..." ansimò Hermione.
Hagrid tirò due grandi botti ai suoi attacanti più vicini, e giudicando dall' immediata caduta, furono presi in pieno. Harry vide Hagrid piegato in due, e pensò fosse stato sopraffatto da un' incantesimo. Ma, al contrario, un attimo dopo Hagrid era nuovamente in piedi con quello che sembrava un sacco sulle spalle.
Harry realizzò che era il corpo di Thor.
"prendetelo, prendetelo!" urlava Umbridge, ma gli ultimi aiutanti rimasti sembravano restii a rischiare di essere colpiti dai pugni di Hagrid; Hagrid si girò ed inizio a correre con Thor sulle spalle. La Umbridge sparò un ultimo incantesimo stordente ma manco il bersaglio, e Hagrid, corse attraverso i cancelli e sparì nell' oscurità.
Ci fu un lungo minuto di silenzio in cui tutti guardavano a bocca aperta. Quindi il Professor Tofty disse debolmente, "Um… rimangono cinque minuti".
Anche se aveva riempito i due terzi della sua mappa, Harry era disperato per la fine dell' esame. Quando finì Lui, Ron e Hermione buttarono i telescopi nelle borse e corsero giù per la scala a chiocciola. Nessuno degli studenti andò a dormire; parlarono invece con fervore degli avvenimenti dei quali erano stati testimoni.
"questa donna maledetta!" ansimò Hermione, che quasi non riusciva a parlare dalla rabbia. "Ha cercato di fare del male ad Hagrid nel cuore della notte".
"Lei vuole chiaramente evitare un' altra scena come quella della professoressa Sybilla", disse Ernie Macmillan saggiamente.
"Hagrid è stato bravo, non credete?" disse Ron, più spaventato che impressionato. "come mai tutte le magie gli rimbalzavano addosso?"
"Può essere il sangue di gigante" disse Hermione. "E' molto difficile stordire un gigante, sono simili ai troll, molto resistenti… ma la povera professoressa McGranitt… quattro incantesimi l' hanno colpita e lei non è più tanto giovane".
"Tremendo, veramente tremendo" disse Ernie, scuotento la testa. "Bene, vado a letto. 'notte a tutti".
Le persone vagavano per la stanza, parlando di quello che avevano visto.
"Alla fine non ce l' hanno fatta a portare Hagrid ad Azkaban", disse Ron. "Suppongo che sia andato ad unirsi a Silente, non credete?".
"Suppongo", disse Hermione, che stava piangendo. "Oh, è tremendo, Silente manca da molto tempo, e ora abbiamo perso anche Hagrid".
Tornarono nella sala comune del Grifondoro e la trovarono gremita. Il trambusto fuori in giardino aveva svegliato quasi tutti, chi non era sveglio fu presto tirato giù dal letto dai loro amici . Seamus e Dean, erano arrivati prima di Harry, Ron e Hermione, e subito raccontarono loro le notizie che avevano appreso mentre erano sulla cima della torre di Astronomia. 'Ma perchè licenziare Hagrid adesso?' chiese Angelina Johnson, scuotendo la testa. 'Lui non era come la Cooman; Quest'anno stava facendo il suo lavoro meglio degli altri anni!'
'Umbridge odia il genere umano,' disse Hermione amaramente, gettandosi su una poltrona 'Ha sempre cercato di provocare Hagrid e di gettarlo fuori.'
'Lei pensava che fosse stato Hagrid a lanciare il Nifflers nel suo ufficio,' esordì Katie Bell.
'Oh, accidenti,' disse Lee Jordan, coprendosi la bocca. 'Il Nifflers l'ho lanciato io nel suo ufficio. Fred e George me ne avevano dato un paio; Io li ho fatto levitare dentro il suo ufficio attraverso la finestra.'
"Lo avrebbe licenziato lo stesso disse Dean. 'Egli era troppo vicino a Silente.'
"é vero" disse,' disse Harry, sedendosi sulla poltrona accanto ad Hermione.
"Io spero solo che la Professoressa McGranitt stia bene" disse Lavanda triste.
La riportarono indietro nel castello, "abbiamo visto tutto dalle finestre del dormitorio", disse Colin Canon "non sembra ridotta molto bene".
'Madama Chips la guarirà,' disse Alicia Spinnet sicura. "Lei non ha mai fallito".
Erano quasi le quattro del mattino quando la sala comune si svuotò. Harry si sentiva perfettamente sveglio; l'immagine di Hagrid che correva via nell'oscurità lo ossessionava; era talmente arrabbiato con la Umbridge da non riuscire a non pensare a come fargliela pagare. Comunque Ron suggerì che darla in pasto agli Blast-Ended Skrewts avrebbe potuto essere interessante. Si addormentarono tramando una vendetta tremenda e si svegliarono tre ore dopo completamente agitati.
Il loro esame finale, Storia della magia, si sarebbe svolto solo nel pomeriggio. Ad Harry sarebbe piaciuto molto tornare a letto dopo aver fatto colazione, ma doveva usare la mattinata per una revisione dell'ultimo minuto, così si era seduto nella sala comune con il libro tra le mani cercando di non addormentarsi,mentre leggeva lentamente gli appunti che gli aveva prestato Hermione.
Quelli del quinto anno entrarono nella Sala Grande alle due del pomeriggio e presero posto dinanzi ai loro compiti d'esame capovolti. Harry era esausto.Cercava solo di finire, così da poter andare a dormire; Allora l'indomani lui e Ron avrebbero potuto giocare a Quidditch - Avrebbe volato sulla sua scopa - e già assaporava la libertà di non dover studiare.
Girate i vostri fogli,' disse il Professor Marchbanks dall'estremità della stanza, capovolgendo la gigantesca clessidra."Potete iniziare.'
Harry guardò fisso la prima domanda. Passarono alcuni secondi prima che gli venisse in mente cosa scrivere; C'era una vespa che ronzava distrattamente contro una delle finestre. Lentamente incominciò a scrivere la risposta.
Aveva grandi difficoltà a ricordare i nomi e faceva confusione con le date. (Secondo te la legislazione che tolse le baccchette ai goblin contribuì nel diciottesimo secolo a sedare la sommossa di quest'ultimi?), sarebbe tornato indietro per rispondere se gli restava tempo alla fine. Aveva risposto alla domanda numero 5 ma (Secondo lo Statuto di segretezza varato nel 1749 quale misure erano state adottate per evitare la resurrezione?) ma aveva iniziato a temere di avere tralasciato qualcosa di importante; aveva il presentimento che in qualche modo centrassero i vampiri.
Cercò ancora con gli occhi le domande a cui era sicuro di poter dare una risposta e i suoi occhi scesero sotto la domanda 10 (Spiegare i motivi per cui gli stregoni Liechtenstein avevano rifiutato di unirsi alla Confederazione Internazionale dei Maghi ).
"LO SO ", Harry pensò, sebbene il suo cervello fosse ormai annebbiato. Potè vedere come Hermione avesse iniziato a scrivere: La composizione della Confederazione Internazionale dei Maghi … aveva letto i suoi appunti proprio quella mattina.
Aveva iniziato a scrivere, guardando spesso la clessidra sulla cattedra vicino al Professor Marchbanks. Era seduto proprio dietro a Kalì Patil, i cui lunghi capelli scuri lo tormentavano sporgendo dalla sua sedia. Una volta o due si era incantato mentre guardava la luce dorata che balugginava quando lei scuoteva la testa leggermente, e doveva scuoterla anche lui per liberarsi dell' immagine.
… Il capo supremo del consiglio superiore della Confederazione Internazionale dei Maghi era Pierre Bonaccord, ma la sua nomina fu contestata dai maghi of Liechtenstein, perchè -
Tutto intorno ad Harry era un grattare di penne sulle pergamene come topi che scavano frettolosamente. Il sole picchiava caldo sopra la sua testa. Cosa aveva mai fatto Bonaccord per offendere in questo modo i maghi del Liechtenstein? Harry aveva la sensazione che avesse qualcosa a che fare con i troll… stava fissando nuovamente i capelli di Kalì, se solo avesse potuto aprire una finestra nella sua testa per cercare cosa sapesse riguardo ai troll alle cause che avevano portato alla rottura tra Pierre Bonaccord e il Liechtenstein.
Harry chiuse i suoi occhi e nascosta la faccia tra le mani, tutto intorno a lui divento buio e freddo. Bonaccord voleva fermare la caccia ai troll e dare loro dei diritti… ma il Liechtenstein aveva problemi con una tribù di troll di montagna particolarmente violenta… era così.
Aprì gli occhi; gli pizzicavano e lacrimavano alla vista del risplendere della bianca pergamena. Lentamente, scrisse due righe sui troll, poi le rilesse per vedere cosa aggiungere. Non sembravano molto dettagliate, di sicuro Hermione avrebbe scritto pagine e pagine sulla Confederazione.Chiuse di nuovo cercando di immaginarle, o almeno di ricordarle… La confederazione si era riunita per la prima volta in Francia, certo, questo lo aveva già scritto…
Goblins avevano cercato di assistere ma furono cacciati… anche questo lo aveva già scritto…
Nessuno del Liechtenstein era voluto andare…
PENSA, disse a se stesso, la faccia tra le mani, mentre intorno a lui il rumore delle penne non si fermava mai, e la sabbia continuava a scendere nella clessidra…
Harry camminava per i freddi, scuri corridoi del dipartimento dei misteri, camminando con andatura ferma e decisa, interrotta a volte da una breve corsa, determinato a raggiungere la sua destinazione… la porta nera si aprì a lui come al solito, e si trovò in una stanza circolare con molte porte…
Andò dritto dall' altra parte attraverso una seconda porta… c' erano macchie di luci danzanti su muri e pavimento ed un sinistro ticchettio metallico, ma non c' era tempo per esplorare, doveva sbrigarsi…
Si spinse per gli ultimi passi verso la terza porta, che si aprì come le altre…
Si trovò di nuovo in una enorme stanza piena di scaffali e sfere di cristallo… il cuore batteva molto velocemente… quando raggiunse la numero NovantaSette si girò a sinistra e corse veloce attraverso la navata, tra due frecce…
C' era una figura sul pavimento, una figura nera che si muoveva come un animale ferito… Lo stomaco di Harry si contrasse dalla paura… o forse per l' eccitazione…
Una voce uscì dalla sua stessa bocca, una forte, fredda voce priva di ogni umanità…
Prendila per me… mettila giù ora… io non posso toccarla… ma tu si.
La nera figura sul pavimento si mosse leggermente. Harry la vide afferrare con la sua mano bianca la bacchetta e barandirla contro un uomo come un'arma poi la sentì pronunciare la parola"Crucio!"
L'uomo sul pavimento urlò per il dolore, tentando di resistere ma cadde all'indietro contorcendosi. Harry era felice. Sollevò la sua bacchetta, per mandare una maledizione e la figura per terra rimase immobile 'Lord Voldemort era in attesa
Molto lentamente, il suo bracciò tremò, l'uomo per terrà sollevò le spalle e piano piano anche la testa. Il suo volto era scarno e sanguinolento, contorto dalla pena e dal disprezzo…
'Tu vuoi uccidermi,' sussurrò Sirius.
'Certo,questa è la fine' disse la fredda voce. 'Ma voglio che tu prima prende questo per me, Black… pensi di aver sofferto fino ad ora? Pensa a dopo… abbiamo davanti molte ore e nessuno sentirà le tue grida
Ma qualcuno urlò quando Voldemort sollevò di nuovo la sua bacchetta; qaulcuno strillò e cadde dal caldo tavolo sul freddo pavimento di pietra; Harry si svegliò quando toccò terrà, urlando in silenzio, la cicatrice in fiamme, la Sala Grande era riapparsa attorno a lui.
CAPITOLO 32 Fuori dal Fuoco
‘Non devo andare..non ho bisogno dell’infermeria…non voglio…’
Stava farfugliando tentando di allontanarsi dal Professor Tofty, che guardava Harry con preoccupazione dopo averlo aiutato ad uscire dalla Sala d’Entrata dove gli studenti intorno a loro li fissavano.
‘Sto – sto bene, signore…,’ balbettò Harry, pulendosi la faccia dal sudore. ‘Davvero..mi sono solo addormentato…ho avuto un incubo…’
‘Pressione da esame!’ disse il vecchio mago simpaticamente, picchiettando Harry tremante sulla spalla. ‘Accade, giovane uomo, accade! Ora, un bicchiere d’acqua fredda, e forse sei pronto per tornare nella Sala d’Entrata? L'esame è quasi finito, ma saresti in grado di completare la tua ultima domanda bene?’
‘Sì,’disse Harry stravolto. ‘Voglio dire…no…ho fatto – ho fatto quello che potevo, credo…’
‘Molto bene, molto bene,’disse il vecchio mago gentilmente. ‘Io devo andare a ritirare il tuo foglio d’esame e ti suggerisco di andare e dire un piacevole bugia giù.’
‘Lo farò,’ disse Harry, annuendo vigorosamente. ‘Grazie molte.’
Nel secondo in cui i talloni del vecchio uomo scomparsero dalla soglia della Sala Grande, Harry corse su per la scalinata di marmo, precipitandosi per i corridoi così velocemente che i dipinti che passava mormoravano rimproveri, per molte rampe di scale, e finalmente fece irruzione come un uragano tra le doppie porte dell’infermeria, facendo strillare Madama Chips – che metteva qualche liquido di un luminoso blu nella bocca aperta di Montagne.
‘Potter, cosa credi di fare?’
‘Dovrei vedere la Professoressa Mc Granitt,’ ansimò Harry, il respiro che gli mozzava il fiato. ‘Ora…è urgente!’
‘Lei non è qui, Potter,’ disse Madama Chips tristemente.’E’ stata trasferita a St Mungo’s stamattina. Quattro Inacantesimi di Schiantamento dritti al petto alla sua età? E un miracolo che non l’abbiano uccisa. ’
‘Lei é..andata?’ disse Harry, scioccato.
La campanella suonò proprio fuori del dormitorio e lui sentì l’usuale distante rumoreggiare degli studenti che iniziavano ad inondare i corridoi attorno e sotto di lui. Rimase ancora immobile, guardando Madama Chips. Il terrore aumentava dentro di lui.
Non era rimasto nessuno con cui parlare. Silente se ne era andato, Hagrid se ne era andato, ma lui si era sempre aspettato che la Professoressa Mc Granitt sarebbe stata lì, irascibile ed inflessibile, forse, ma sempre affidabile, solidamente presente…
‘Non mi stupisco tu sia scioccato, Potter,’ disse Madama Chips, con un tipo di fiera approvazione in faccia. ‘Se uno di loro avesse Schiantato la faccia di Minerva Mc Granitt di giorno! Codardia, ecco cos’é…deprecabile codardia…se non fossi meravigliata di cosa potrebbe accadere a voi studenti con me, protesterei. ’
‘Sì’ disse Harry in modo assente.
Si girò attorno ed avanzò ciecamente dall’infermeria nel brulicante corridoio dove rimase in piedi, urtato dalla folla, il panico che si espandeva in lui come gas tossico così che la sua testa nuotava e lui non poteva pensare a cosa fare…
Ron ed Hermione, disse una voce nella sua testa.
Stava correndo di nuovo, allontanando gli studenti dal suo percorso, dimentico delle loro arrabbiate proteste. Fece di volata due piani ed era in cima alla scalinata di marmo quando li vide trascinarsi verso di lui.
‘Harry!’ disse Hermione alla fine, sembrando molto spaventata, ‘Cosa è successo? Stai Bene? Sei malato?’
‘Dove sei stato?’domandò Ron.
‘Venite con me,’ disse Harry velocemente. ‘Forza, devo dirvi qualcosa. ’
Li condusse attraverso il corridoio del primo piano, scrutando attraverso porte, ed alla fine trovò una classe vuota nella quale entrò, chiudendo la porta dietro Hermione e Ron nel momento in cui essi erano dentro, e si appoggiò contro essa, guardando verso di loro.
‘Voldemort ha Sirius.’
‘Cosa?’
‘Come - ?’
‘L’ho visto. Proprio ora. Quando mi sono addormentato durante l’esame.’
‘Ma – ma dove? Come?’disse Hermione, la cui faccia era bianca.
‘Non so come,’disse Harry.’Ma so esattamente dove. C’è una stanza nel Dipartimento dei Misteri piena di scaffali coperti da delle piccole palle di vetro e loro sono alla fine della fila novantasette…sta cercando di usare Sirius per prendere qualunque sia ciò che lui vuole da lì…lo sta torturando…dice che finirà per ucciderlo!’
Harry trovò che la sua voce tremava, come le sue ginocchia. Si mosse verso un banco e ci si sedette sopra, cercando di controllarsi.
‘Come andremo lì?’chiese infine.
Ci fu un momento di silenzio. Poi Ron disse, ‘A-andare lì?’
‘Andare al Dipartimento dei Misteri, così possiamo salvare Sirius!’ disse Harry fortemente.
‘Ma – Harry…’disse Ron debolmente.
‘Cosa?Cosa?’ disse Harry.
Non capiva perché essi stessero entrambi a bocca aperta come se gli stesse chiedendo qualcosa di irragionevole.
‘Harry,’ disse Hermione con un tono di voce abbastanza preoccupato, ‘er…come…come avrebbe fatto Voldemort ad entrare nel Ministero della Magia senza che nessuno realizzasse che lui era lì?’
‘Come faccio a saperlo?’urlò Harry ‘La domanda è come andremo lì!’
‘Ma…Harry, pensa a questo,’ disse Hermione, facendo un passo verso di lui, ‘sono le cinque del pomeriggio…il Ministero della Magia sarà pieno di lavoratori…come potrebbero Voldemort e Sirius essere all’interno senza essere visti? Harry..loro probabilmente i due maghi più ricercati del mondo…credi che possano passare inosservati in una costruzione piena di Auror?
‘Non lo so, Voldemort ha usato un Mantello dell’Invisibilità o qualcos’altro!’ gridò Harry. ‘Comunque, il Dipartimento dei Misteri è sempre stato completamente vuoto quando io sono – ‘
‘Tu non sei mai stato lì,Harry,’disse Hermione tranquillamente. ‘Hai sognato quel luogo, questo è tutto. ’
‘Non sono sogni normali! Le urlò Harry in faccia, alzandosi e facendo un passo più vicino a lei. La voleva scuotere. ‘Come spieghi il papà di Ron allora, su cosa era fondato tutto quello, come facevo io a sapere cosa gli fosse accaduto?’
‘Ha un punto’disse Ron tranquillamente, guardando Hermione.
‘Ma è così – così improbabile!’disse Hermione disperatamente. ‘Harry, perché in terra Voldemort avrebbe voluto usare Sirius per prendere l’arma, o qualsiasi altra cosa sia?’
‘Non lo so, ci possono essere montagne di ragioni!’Harry le urlò. ‘Potrebbe essere che Sirius è proprio qualcuno di cui Voldemort non si cura di vedere ferito – ‘
‘Sai cosa, ho appena pensato a qualcosa,’disse Ron con voce assopita. ‘Il fratello di Sirius era un Mangia Morte,no? Potrebbero essere che abbia detto a Sirius il segreto su come avere l’arma!’
‘Si – ed è per questo che Silente è stato così insistente sul far rimanere Sirius rinchiuso tutto il tempo!’disse Harry.
‘Guarda, mi dispiace,’esclamò Hermione, ‘ma nessuna delle vostre ragioni ha un senso, e non abbiamo nessuna prova di questo, nessuna prova che Voldemort e Sirius sono lì – ‘
‘Hermione, Harry li ha visti!’ disse Ron, girandole attorno.
‘OK,’disse lei, spaventata ma ancora determinata, ‘voglio solo dire questo – ’
‘Cosa?’
‘Tu …..non è una critica, Harry! Ma tu hai…una sorta di…voglio dire – non credi di avere una cosa salva-persone?’disse.
Lui la guardò con ira.
‘E cosa vorrebbe dire, questa “cosa salva persone”?’
‘Bè…tu…’lei sembrava più apprensiva che mai. ‘Voglio dire…l’anno scorso, per caso…nel lago…durante il Torneo…non dovevi…voglio dire, non salvare la piccola Delacour…ti sei un po’…lasciato trasportare…’
Un’onda spinosa di rabbia passò attraverso il corpo di Harry; come poteva lei ricordargli di quell’errore ora?
‘Voglio dire, era certamente buono di te ed il resto,’ disse Hermione velocemente, guardando positivamente pietrificata la faccia di Harry, ‘tutti pensavano fosse una cosa meravigliosa da fare – ‘
‘Questa è bella,’ disse Harry attraverso i denti digrignati,’perché mi ricordo benissimo che Ron diceva che avevo sprecato tempo agendo da eroe…è questo quello che pensavi? Credevi volessi agire da eroe di nuovo?’
‘No,no,no!’disse Hermione, atterrita. ‘Non è tutto quello che volevo dire!’
‘Bene, sputa fuori quello che hai da dire, perché stiamo sprecando tempo qui!’esclamò Harry.
‘Sto cercando di dire – Voldemort ti conosce, Harry! Portò Ginny giù nella Camera dei Segreti per attirarti là, è il tipo di cose che fa, sa che tu sei il tipo di persona che andrebbe in aiuto di Sirius! Che succederebbe se stesse soltanto tentando di portarti nel Dipartimento dei Mist - ?’
‘Hermione, non è un problema se vuole portarmi lì o no – hanno portato la Mc Granitt a St Mungo’s, non è rimasto nessuno dell’Ordine ad Hogwarts con cui possiamo parlare, e se non andiamo, Sirius è morto!’
‘Ma Harry – che accadrebbe se il tuo sogno fosse – fosse solo questo, un sogno?’
Harry lanciò un ruggito di frustrazione. Hermione attualmente fece un passo lontano da lui, allarmata.
‘Tu non capisci!’esclamò Harry, ‘Non sto avendo incubi, non soltanto sognando! Per cosa credi fossero tutte le lezioni di Occlumenzia, per cosa credi Silente volesse evitarmi di vedere queste cose? Perché sono REALI, Hermione – Sirius è intrappolato, lo ho visto. Voldemort lo ha preso, e nessuno lo sa, e questo vuol dire che siamo gli unici che possono salvarlo, e se tu non lo vuoi fare, bene, ma io vado, capito? E ricordo bene, non avevi nessun problema con la mia cosa salva-persone quando eri tu che stavo salvando dai Dissennatori, o –’ si girò verso Ron ‘ – quando era tua sorella che salvavo dal Basilisco –’
‘Non ho mai detto di avere un problema!’ disse Ron animatamente.
‘Ma Harry, l’hai appena detto,’ disse Hermione ferocemente, ‘Silente vuole che tu impari a tenere queste cose fuori dalla tua mente, se avessi fatto Occlumenzia probabilmente non avresti visto questo – ’
‘SE CREDI CHE AGIRO COME SE NON AVESSI VISTO – ’
‘Sirius ti disse che non c’era niente di più importante di imparare a chiudere la mente!"
‘BE, CREDO CHE AVREBBE DETTO QUALCOSA DI DIVERSO SE AVESSE SAPUTO COSA STO PER – ’
La porta della classe si aprì. Harry, Ron ed Hermione si precipitarono là intorno. Ginny entrò dentro, seguita da vicino da Luna, la quale come al solito si comportava come se fosse entrata accidentalmente.
‘Ciao,’ disse Ginny incerta. ‘Abbiamo riconosciuto la voce di Harry. Di che parlavate?’
‘Non ti verrebbe mai in mente,’ disse Harry approssimativamente.
Ginny alzò i suoi occhi marroni.
‘Non c’è ragione di avere quel tono con me,’ disse freddamente, ‘Mi stavo solo chiedendo se potevo aiutare.’
‘Bene, non puoi,’tagliò corto Harry.
‘Sai essere piuttosto rude, lo sai,’ disse Luna serenamente.
Harry imprecò e andò più lontano. La veramente ultima cosa che voleva ora era una conversazione con Luna Lovegood.
‘Aspetta,’ disse Hermione improvvisamente. ‘Aspetta…Harry, loro possono aiutare.’
Harry e Ron la guardarono.
‘Ascolta,’disse lei urgentemente. ‘Harry, dobbiamo provare che Sirius ha realmente lasciato i Quartieri Alti.’
‘Te lo ho detto, ho visto – ’
‘Harry, ti prego, per favore!’ disse Hermione disperatamente. "Per favore lasciaci controllare che Sirius non sia a casa prima di andare a Londra. Se scopriamo che non lì, allora giuro che non cercherò di fermarti. Verrò,fa – farò tutto quello che serve per cercare e per salvarlo. ’
‘Sirius è torturato ADESSO!’esclamò Harry. ‘Non abbiamo tempo da sprecare. ’
‘Ma se questo è un trucco di Voldemort, Harry, dobbiamo controllare, dobbiamo farlo. ’
‘Come?’ domandò Harry. ‘Come faremo a controllare?’
‘Dovremo usare il fuoco dell’Umbridge e vedere se lo possiamo contattare,’ disse Hermione,che sembrava positivamente terrificata al pensiero. ‘Dobbiamo portare l’ Umbridge lontano di nuovo, ma ci servono delle vedette, e per questo che possiamo usare Ginny e Luna.’
Chiaramente pensando alla lotta per capire cosa stesse accadendo, Ginny disse immediatamente,’Sì, lo faremo,’ e Luna disse, ‘Quando dici “Sirius”, parli di Sirius Black?’
Nessuno le rispose.
‘OK,’disse Harry aggressivamente ad Hermione, ‘OK, se puoi pensare ad un modo di fare questo velocemente, sono con voi, altrimenti andrò al Dipartimento dei Misteri subito. ’
‘Il Dipartimento dei Misteri?’ disse Luna, leggermente sorpresa, ‘Ma come andresti lì?’
Harry la ignorò di nuovo.
‘Bene,’ disse Hermione, torcendosi le mani ed andando su e giù tra i banchi. ‘Bene…allora…uno di noi deve andare dall’Umbridge e – e mandarla nella direzione sbagliata, facendola allontanare dal suo ufficio. Possiamo dirle che – non lo so – che Pix sta facendo qualcosa di terribile come al solito…’
‘Lo farò io,’ disse Ron alla fine. ‘Le dirò che Pix sta fracassando il dipartimento di Trasfigurazione o qualcosa, è miglia lontano dal suo ufficio. Ora che ci penso, potrei probabilmente persuadere Pix a farlo se lo incontro per strada. ’
Era un segno della serietà della situazione che Hermione non avesse fatto obiezioni sulla distruzione del dipartimento di Trasfigurazione.
‘OK,’ disse lei, la sua fronte solcata mentre continuava a camminare. ‘Ora, dobbiamo mandare gli studenti lontano dal suo ufficio quando forziamo l’entrata, o qualche Serpeverde al limite va e la riporta indietro. ’
‘Luna ed io possiamo stare da un’altra parte del corridoio,’ disse subito Ginny, ‘ed avvertire la gente di non andare giù perché qualcuno ha lasciato fuori un carico di Gas Strangolatori. ‘Hermione sembrava sorpresa alla prontezza con la quale Ginny aveva tirato fuori questa bugia; Ginny scrollò le spalle e disse, ‘Fred e George progettavano di farlo prima di lasciare. ‘
‘OK, ’disse Hermione. ‘Allora , Harry,, io e te saremo sotto al Mantello dell’Invisibilità ed entreremo furtivamente nell’ufficio a tu potrai parlare con Sirius –’
‘Non è lì, Hermione!’
‘Voglio dire, potrai – potrai controllare se Sirius è a casa o no mentre io guarderò, non credo dovresti essere lì da solo, Lee ha già provato che la finestra è un punto debole, mandandole quelle Caccabombe attraverso. ’
Anche se con rabbia ed impazienza, Harry riconobbe l’offerta di Hermione di accompagnarlo nell'ufficio dell’Umbridge come un segno di solidarietà e lealtà.
‘Io…OK, grazie,’ mormorò.
‘Bene, allora, persino se lo mettiamo tutto in atto, non credo che riusciremo ad avere più di cinque minuti,’ disse Hermione, che sembrava alleviata dal fatto che Harry sembrava aver accettato il piano, ‘non con Gazza e quella spregevole Squadra Inquisitoria in circolazione. ’
‘Cinque minuti saranno abbastanza.’ Disse Harry. ‘Forza, andiamo –’
‘Ora?’ disse Hermione, scioccata.
‘Certo che ora!’ disse Harry arrabbiato. ‘Cosa credevi, che avremmo aspettato dopo cena o qualcos’altro? Hermione, Sirius è torturato adesso!’
‘Io – oh, va bene,’ disse disperatamente. ‘Tu vai a prendere il Mantello dell’Invisibilità e ci vediamo alla fine del corridoio dell’Umbridge, OK?’
Harry non rispose, ma si scagliò fuori dalla stanza ed iniziò a lottare per passare nella macina di folla che c’era fuori. Due piani sopra incontrò Seamus e Dean, che lo salutarono giovialmente e gli dissero che stavano progettando una festa di fine esami dal crepuscolo all’alba nella sala comune. Harry li sentì a mala pena. Strisciò attraverso il buco del ritratto mentre loro stavano ancora discutendo su quante Burrobirre di mercato nero volessero e stava tornando indietro, il Mantello dell’Invisibilità e il coltello di Sirius al sicuro nella sua borsa, prima che essi notassero che li aveva lasciati.
‘Harry, vuoi contribuire con paio di Galleoni? Harold Dingle stima di poterci inviare del Fuocowhisky –’
Ma Harry stava già precipitandosi indietro lungo il corridoio, ed un paio di minuti dopo stava saltando gli ultimi gradini per unirsi a Ron, Hermione, Ginny e Luna, che stavano insieme alla fine del corridoio dell’Umbridge.
‘Ce l’ho,’ansimò. ‘Pronti per andare, allora?’
‘Va bene,’ sussurrò Hermione quando una banda di sesti anni li passò. ‘Allora Ron – tu vai e mandi l’Umbridge via…Ginny, Luna, se volete iniziare a mandare la gente fuori dal corridoio…Harry ed io ci mettiamo il Mantello ed aspettiamo finché la pista non è libera…’
Ron avanzava a grandi passi, i suoi capelli di un rosso luminoso visibili dalla fine del passaggio; nel frattempo la testa ugualmente vivida di Ginny sobbalzava fra la folla di studenti che la circondava nell’altra direzione, seguita dalla testa bionda di Luna.
‘Andiamo via da qui,’ mormorò Hermione, tirando il polso di Harry e spingendolo in una nicchia dove la brutta testa di pietra di un mago medievale che stava in piedi mormorando a se stesso sopra una colonna. ‘Sei – sei sicuro di stare bene, Harry? Sei molto pallido. ’
‘Sto bene,’ tagliò corto lui, tirando fuori dalla sua borsa il Mantello dell’Invisibilità. In verità, la cicatrice gli faceva male, ma non così tanto da fargli credere che Voldemort avesse già dato a Sirius il colpo di grazia; aveva fatto più male molto peggio quando Voldemort aveva punito Avery…
‘Qui,’ disse; gettò il Mantello dell’Invisibilità su entrambi e stettero ad ascoltare tutto ciò che non era il Latino mormorato del busto davanti a loro.
‘Non potete venire quaggiù! Stava dicendo Ginny alla folla. ‘No, mi dispiace, dovrete fare il giro dalla scala che gira, qualcuno a lasciato dei Gas Strangolanti proprio qui vicino –’
Potevano sentire la gente protestare; una voce burbera disse, ‘Non vedo nessun gas. ’
‘Questo perché é colorato,’ disse Ginny in una convincente voce esasperata, ‘ma se qualcuno vuole camminarci attraverso, vada, così avremo il vostro corpo come prova per il prossimo idiota che non ci crede. ’
Lentamente, la folla diminuì. La notizia dei Gas Strangolanti sembrava essersi diffusa; le persone non venivano più da quella parte. Quando alla fine l’area circostante fu abbastanza vuota, Hermione disse tranquillamente, ‘Credo che vada bene per andare, Harry – forza, andiamo. ’
Si mossero spediti, coperti dal Mantello. Luna stava in piedi con la schiena rivolta a loro alla lontana fine del corridoio. Quando passarono Ginny, Hermione sussurrò, ‘Brava…non dimenticare il segnale. ’
‘Qual’é il segnale?’ mormorò Harry, quando si avvicinarono alla porta dell’Umbridge.
‘Un forte coro di ‘Weasley é il nostro Re’ se vedono l’Umbridge venire,’ replicò Hermione, quando Harry inserì la lama del coltello di Sirius nella crepa fra la porta e la parete. La serratura si aprì e loro entrarono nell’ufficio.
Gli appariscenti gattini si stavano crogiolando alla luce tardo-pomeridiana che stava scaldando i loro piatti, ma altrimenti l’ufficio era ancora libero come l’ultima volta. Hermione emise un sospiro di rilievo.
‘Credo che abbia aggiunto un sicurezza extra dopo la seconda Caccabomba. ’
Si tolsero il Mantello; Hermione si affrettò ad andare alla finestra e stette fuori dalla vista, scrutando le terre di sotto con la bacchetta di fuori. Harry saettò verso il focolare, afferrò il vaso di polvere magica e ne gettò un pizzico nella grata, facendo prendere vita a fiamme smeraldine dentro esso. Si mise in ginocchio velocemente, mise la testa nel fuoco danzante ed esclamò, ‘Grimmauld Place, Numero dodici!’
La sua testa inziò a girare come se lui avesse appena fatto il giro del parco dei divertimenti mentre le sue ginocchia rimanevamo fermamente piantate sul freddo pavimento dell’ufficio. Chiuse gli occhi contro la polvere che turbinava e quando il giramento finì li aprì e trovandosi a guardare la lunga, fredda cucina di Grimmauld Place.
Non c’era nessuno lì. Se lo era aspettato, ma non era preparato all’onda di terrore e panico che sembrava essersi installata nel suo stomaco alla vista della stanza deserta.
‘Sirius?’ gridò. ‘Sirius, sei qui?’
La sua voce echeggiò intorno alla stanza, ma non ci fu risposta eccetto un piccolo suono di strascico alla destra del fuoco.
‘Chi c’è lì?’ chiamò lui, domandandosi se fosse stato solo un topo.
Kreacher l’elfo-domestico strisciò nella vista. Sembrava contentissimo per qualcosa, benché sembrasse aver recentemente subito una brutta ferita ad entrambe le mani, che erano pesantemente bendate.
‘C’è la testa del ragazzo Potter nel fuoco,’ Kreacher informò la cucina vuota, muovendosi furtivamente, dando occhiate stranamente trionfanti ad Harry. ‘Kreacher si chiede, per cosa è venuto?’
‘Dove è Sirius, Kreacher?’ domandò Harry.
L’elfo-domestico fece un ansimante risolino soffocato.
‘Il padrone è andato fuori, Harry Potter. ’
‘Dove è andato? Dove è andato, Kreacher?’
Kreacher ridacchiò soltanto.
‘Ti avverto!’ disse Harry, completamente consapevole che la sua possibilità di infliggere una punizione a Kreacher era quasi inesistente in quella posizione. ‘Che cosa circa Lupin? Malocchio? Nessuno di loro, nessuno di loro è qui?’
‘Non c’è nessuno qui a parte Kreacher!’ disse l’elfo allegramente, andando via da Harry, iniziò a camminare lentamente verso la porta alla fine della cucina. ‘Kreacher pensa di andare a fare una piccola chiacchierata con la sua padrona ora, sì, non ne ha avuto l’occasione per molto tempo, il padrone di Kreacher lo ha tenuto lontano da lei –’
‘Dove è andato Sirius?’ Harry urlò dietro all’elfo. ‘Kreacher, è andato al Dipartimento dei Misteri?’
Kreacher si fermò nel suo cammino. Harry poteva solo arrivare alla parte posteriore della sua testa calva attraverso la foresta di sedie prima di lui.
‘Il padrone non ha detto al povero Kracher dove è andato,’ disse l’elfo tranquillamente.
‘Ma tu lo sai!’ esclamò Harry. ‘No? Tu sai dov’è!’
Ci fu un momento di silenzio, poi l’elfo tirò fuori ancora i suoi schiamazzi più forti.
‘Il padrone non tornerà indietro dal Dipartimento dei Misteri!’disse felicemente. ‘Kreacher e la sua padrona sono di nuovo da soli!’
Se ne andò spedito e scomparve attraverso la porta per l’ingresso.
‘Tu !’
Ma prima che potesse lanciare un solo incantesimo o insulto, Harry sentì un gran dolore in cima alla sua testa; inalò molta polvere e, assicurato, si sentì trascinare indietro attraverso le fiamme, finché con un’orribile ripidezza si trovò a fissare il largo, pallido viso della Professoressa Umbridge che lo aveva trascinato indietro fuori dal fuoco per i capelli ed ora piegava il suo collo indietro più lontano dove potesse andare, come se stesse per tagliargli la gola.
‘Credevi,’ sussurrò lei, piegando il collo di Harry ancora più lontano, così che lui stava osservando il soffitto, ‘che dopo due Caccabombe avrei lasciato che un’altra ripugnante, lavata piccola creatura entrasse nel mio ufficio con la mia conoscenza? Ho Incantesimi Sensori Nascosti disposti tutt’attorno la mia porta dopo l’ultima che hai mandato, ragazzo insensato. Prendete la sua bacchetta,’ urlò a qualcuno che lui non poteva vedere, e lui sentì una mano che brancolava nella tasca sul petto dei suoi vestiti e rimuoveva la sua bacchetta. ‘La sua, pure. ’
Harry sentì uno stropiccio proveniente dalla porta e seppe che ad Hermione era appena stata tolta la bacchetta.
‘Vorrei sapere perché siete nel mio ufficio,’ disse l’Umbridge, agitando il pugno che teneva i suoi capelli così che lui vacillò.
‘Io stavo – cercando di prendere la mia Firebolt!’ gracchiò Harry.
‘Bugiardo. ’ Agitò la sua testa di nuovo. ‘La tua Firebolt è sotto stretta sorveglianza nei sotterranei, come tu ben sai, Potter. Avevi la testa nel mio fuoco. Con chi cercavi di comunicare?’
‘Nessuno –‘ disse Harry, cercando di allontanarsi da lei. Sentì parecchi capelli staccarsi dal cuoio capelluto.
‘Bugiardo!’ urlò l’Umbridge. Lo spinse via da lei e lui colpì un banco. Ora poteva vedere Hermione legata contro il muro da Millicent Bulstrode. Malfoy si stava sporgendo dal davanzale della finestra, sorridendo compiaciuto mentre con una mano lanciava la bacchetta di Harry nell’aria e la riprendeva.
C’era confusione di fuori e parecchi larghi Serpeverde entrarono, tenendo Ron, Ginny, Luna e – con sconcerto i Harry – Neville, che era bloccato da una stretta alla gola di Tiger e sembrava nell’imminente pericolo di soffocazione. Tutti e quattro erano impagliati.
‘Li abbiamo tutti,’ disse Warrington, spingendo Ron nella stanza. ‘Questo,’ e colpì con un dito spesso Neville, ‘ha cercato di fermarmi mentre prendevo lei,’ puntò a Ginny, che stava cercando di scuotere la tibia della larga ragazza Serpeverde che la stava tenendo, ‘così ho preso anche lui.’
‘Bene, bene.’ Disse l’Umbridge, guardando le lotte di Ginnny. ‘Bene, sembra che Hogwarts è stata per poco una libera zona Weasley, no?’
Malfoy rise forte e servilmente. L’Umbridge fece un largo, con un sorriso compiaciuto e si sedette in una poltrona rivestita di chintz, sbattendo la palpebre ai prigionieri come un rospo in un prato.
‘Così, Potter,’ disse. ‘Hai stazionato sentinelle intorno al mio ufficio e spedito questo buffone,’ ed annuì col capo a Ron – Malfoy rise più forte – ‘per dirmi che il poltergeist stava devastando il dipartimento di Trasfigurazione quando sapevo perfettamente che era occupato a spalmare inchiostro negli oculari di tutti i telescopi della scuola – il Signor Gazza me ne’aveva appena informata. ’
‘Evidentemente, era molto importante per te di parlare a qualcuno. Era Albus Silente? O il mezzo-razza, Hagrid? Dubito fosse Minerva Mc Grannit, ho sentito che sta troppo male per parlare con qualcuno.’
Malfoy e molti altri membri della Squadra Inquisitoria risero più di prima. Harry era così pieno di collera e odio che si stava agitando.
‘Non è tuo interesse a chi stavo parlando. ’ ringhiò.
La faccia allentata dell’Umbridge sembrò stringersi.
‘Molto bene,’ disse lei nella sua più falsa e pericolosa voce dolce. ‘Molto bene, signor Potter… ti ho offerto l’occasione di parlarmi liberamente. Hai rifiutato. Non ho altra alternativa che forzarti. Draco – cerca il Professor Piton. ’
Malfoy stivò la bacchetta di Harry nei suoi vestiti e lasciò la stanza sorridendo compiaciuto, ma Harry lo notò appena. Aveva appena realizzato qualcosa; non riusciva a credere di essere stato così stupido da dimenticarselo. Aveva creduto che tutti i membri dell’Ordine, tutti quelli che potevano aiutarlo a salvare Sirius, se ne fossero andati – ma si era sbagliato. Era rimasto un membro dell’Ordine della Fenice a Hogwarts – Piton.
C’era silenzio nell’ufficio eccetto per l’agitarsi e l’azzuffarsi risultato dagli sforzi dei Serpeverde di tenere Ron e gli altri sotto controllo. Il labbro di Ron stava sanguinando sulla moquette dell’Umbridge mentre lottava contro la mezza-nelson di Warrington; Ginny stava ancora cercando di pestare i piedi della sesto-anno che teneva entrambe le sua braccia in una presa stretta; Neville stava diventando costantemente più viola in faccia mentre tirava le braccia di Tiger; e Hermione stava tentando, invano, di mandare Millicent Bulstrode via da lei. Luna, comunque, stava mollemente all’altezza del suo sequestratore, guardando vagamente fuori dalla finestra come se fosse annoiata dagli atti.
Harry guardò indietro l’Umbrigìdge, che lo stava guardando molto attentamente. Rendette deliberatamente la sua faccia liscia e bianca quando si sentirono dei passi nel corridoio di fuori e Draco Malfoy entrò nella stanza seguito attentamente da Piton.
‘Mi volevi vedere, Preside?’ disse Piton, guardando intorno a tutte le coppie di studenti lottanti con un’espressione di completa indifferenza.
‘Ah, Professor Piton,’ disse l’Umbridge, sorridendo ampiamente ed alzandosi nuovamente. ‘Sì, volevo avere un’altra bottiglia di Veritaseum, più velocemente che tu possa, per favore.’
‘Ha preso la mia ultima bottiglia di Veritaseum per interrogare Potter,’ disse lui, esaminandola freddamente attraverso le sue unte tende di capelli neri. ‘E sicura di averla usata tutta?Le avevo detto che tre gocce sarebbero state sufficienti.’
L’Umbridge arrossì.
‘Può farne dell’altra, no?’ disse lei, la sua voce che diventava più dolce e da ragazza come sempre quando era furiosa.
‘Certamente,’ disse Piton, con le labbra arricciate. ‘Ci vuole un ciclo lunare completo per maturarla, quindi dovrei averla pronta per lei tra un mese.’
‘Un mese?’ si lagnò l’Umbridge, gonfiandosi come un rospo. ‘Un mese? Ma mi serve questa sera, Piton! Ho appena trovato Potter che usava il mio fuoco per comunicare con una persona o con persone non conosciute!’
‘Veramente?’ disse Piton, facendo notare un primo, debole segno di interessamento quando guardò Harry. ‘Bene, non mi sorprende. Potter non ha mai avuto molta inclinazione nel seguire le regole scolastiche.’
I suoi freddi, scuri occhi erano fissi in quelli di Harry, che incontrò i suoi sguardi inflessibili, concentrandosi fortemente su quello che aveva visto nel suo sogno, desiderando che Piton glielo leggesse nella mente, per capire…
‘Lo voglio interrogare!’ ripeté l’Umbridge arrabbiata, e Piton guardò via da Harry nella sua tremante faccia furiosa. ‘Voglio che lei mi fornisca una pozione che lo forzi a dirmi la verità!’
‘Le ho già detto,’ disse Piton uniformemente, ‘che non ho ulteriori forniture di Veritaseum. Anche se vuole darla a Potter – e le assicuro che avrei una gran simpatia per lei se lei lo facesse – non la posso aiutare. L’unico problema è che la maggior parte dei veleni agiscono troppo in fretta per dare alla vittima il tempo di dire la verità.’
Piton guardò indietro ad Harry, il quale lo fissò, cercando freneticamente di comunicare con le parole.
Voldemort ha preso Sirius nel Dipartimento dei Misteri,pensò disperatamente. Voldemort ha preso Sirius –
Lei è in prova!’ strillò la Professoressa Umbridge, e Piton guardò dietro di lei, i suoi occhi marroni un po’ alzati. ‘Lei è deliberatamente inutile! Mi aspettavo di meglio, Lucius Malfoy ha sempre parlato molto bene di lei! Ed ora esca dal mio ufficio!’
Piton le fece un ironico inchino e si girò per andarsene. Harry sapeva che quella era la sua ultima chance di far sapere all’Ordine cosa stava succedendo stava uscendo fuori dalla porta.
‘Ha preso Felpato!’ urlò. ‘Ha preso Felpato nel posto dov’è nascosto!’
Piton si fermò con la mano sulla maniglia della porta dell’ufficio dell’Umbridge.
‘Felpato?’ chiese la Professoressa Umbridge, guardando ardentemente da Harry a Piton. ‘Cos’è Felpato? Dove e cosa è nascosto? Che cosa vuol dire, Piton?’
Piton guardò ad Harry. La sua faccia era imperscrutabile. Harry non poteva dire se avesse capito o no, ma non l’aveva mai sfidato così chiaramente di fronte all’Umbridge.
‘Non ne ho idea,’ disse Piton freddamente. ‘Potter, quando mi urli frasi insensate dovrei darti una Bibita Balbettante. E Tiger, allenta un po’ la stretta. Se Paciok soffocasse questo vorrebbe dire molti noiosi compiti da ufficio e sono spiacente ma dovrei menzionarlo nelle tue referenze se mai farai domanda per un lavoro.’
Si chiuse la porta dietro con uno schiocco, e lasciando Harry in uno stato di agitazione più che mai: Piton era stato davvero la sua ultima speranza. Guardò l’Umbridge, che sembrava essere sulla stessa strada; il suo petto si sollevava con collera e frustrazione.
‘Molto bene,’ disse, e tirò fuori la bacchetta. ‘Molto bene…non mi lasciate alternativa…questo è più che un problema di disciplina scolastica… questo è una perdita di sicurezza del Ministero…si…si…’
Sembrava parlare a se stessa di qualcosa. Stava mobilitando il suo peso nervosamente da piede a piede, fissando Harry, battendo la sua bacchetta contro il suo palmo vuoto e respirando pesantemente. Quando la guardò, Harry si sentì orribilmente impotente senza la sua bacchetta.
‘Mi stai forzando, Potter…non volevo,’ disse l’Umbridge, movendosi ancora agitatamente sul posto, ‘ma a volte le circostanze giustificano l’uso…sono sicura che il Ministro capirà che non ho scelta…’
Malfoy la stava guardando con un’espressione arrabbiata in faccia.
‘La Maledizione Cruciatus ti dovrà allungare la lingua,’ disse l’Umbridge tranquillamente.
‘No!’ strillò Hermione. ‘Professoressa Umbridge – è illegale. ’
Ma l’Umbridge sembrò non notarlo. C’era una cattiva, desiderosa, eccitata espressione sulla sua faccia che Harry non aveva mai visto prima. Lei alzò la bacchetta.
‘Il Ministro non vuole che lei infranga la legge, Professoressa Umbridge!’ esclamo Hermione.
‘Quello che Cornelius non saprà non lo danneggerà,’ disse l’Umbridge, che ora stava ansimando un po’ mentre puntava la sua bacchetta a parti differenti del corpo di Harry, apparentemente cercando di decidere dove avrebbe fatto più male. ‘ Non ha mai saputo che ho ordinato ai Dissennatori di andare da Potter l’estate scorsa, ma era contentissimo di avere l’opportunità di espellerlo, tutti gli stessi.’
‘Sei stata tu?’ ansimò Harry. ‘Tu hai mandato i Dissennatori da me?’
‘Qualcuno doveva agire,’ mormorò l’Umbridge, quando la sua bacchetta salì per restare puntata direttamente sulla fronte di Harry. ‘Stavano tutti piagnucolando sul farti tacere in qualche modo – screditarti – ma io sono stata l’unica che realmente ha fatto qualcosa di questo…solo che tu ne sei uscito fuori, non è vero, Potter? Non oggi però, non ora – ’e con un profondo respiro, esclamò, ‘Cruc – ’
‘NO!’ urlò Hermione con voce spezzata da dietro Millicent Bulstrode. ‘No – Harry – dobbiamo dirglielo!’
‘No!’ esclamò Harry, fissando quel poco di Hermione che poteva vedere.
‘Dobbiamo, Harry, ti forzerà in ogni modo, quale…quale è il punto?’
Ed Hermione iniziò a piangere debolmente sul dietro della divisa di Millicent Bulstrode. Millicent smise immediatamente di cercare di schiacciarla contro la parete e si scansò disgustata.
‘Bene, bene, bene!’ disse l’Umbridge trionfante. ‘la piccola Miss Tutte-Domande sta per darci delle risposte! Forza allora, ragazza, forza!’
‘Er – my – nee – no!’ esclamò Ron attraverso il bavaglio.
Ginny stava fissando Hermione come non aveva mai fatto prima. Neville, che doveva ancora riprendere il respiro, la stava fissando, a sua volta.
Ma Harry aveva appena notato qualcosa. Anche se Hermione singhiozzava, non c’era traccia di lacrime.
‘Io mi – io mi scuso con tutti,’ disse Hermione. ‘Ma – non posso sopportarlo – ’
‘Questo è giusto, questo è giusto, ragazza!’ disse l’Umbridge, prendendo Hermione per le spalle, spingendola nell’abbandonata poltrona di chintz e chinandosi su di lei. ‘Ora..con stava comunicando Potter proprio ora?’
‘Bene,’ singhiozzò Hermione tra le mani, ‘bene, stava tentando di parlare con il Professor Silente.’
Ron si congelò, gli occhi aperti, Ginny smise di cercare di schiacciare le dita del piede della sua rapitrice Serpeverde; e pure Luna sembrò sorprendersi. Fortunatamente, l’attenzione dell’Umbridge e dei suoi adulatori erano focalizzata esclusivamente su Hermione per notare questi segni sospetti.
‘Silente?’ disse l’Umbridge speranzosa. ‘Sapete dov’è Silente, allora?’
‘Bè…no!’ singhiozzò Hermione. ‘Abbiamo provato al Paiolo Magico a Diagon Alley e ai Tre Manici di Scopa e anche nella locanda Testa di Porco’
‘Ragazzina idiota – Silente non sarà seduto in un pub mentre l’intero Ministero lo cerca!’ esclamò l’Umbridge, il disappunto inciso in ogni linea del suo viso.
‘Ma – ma dovevamo dirgli qualcosa di importante!’ si lamentò Hermione, tenendo le mani più vicine alla faccia, non, Harry lo sapeva, per angoscia, ma per travestire la continua assenza di lacrime.
‘Sì?’ disse l’Umbridge con un’improvvisa risurrezione di eccitazione. ‘Cosa gli volevate dire?’
‘Noi…noi volevamo dirgli che è p – pronta!’ riprese Hermione.
‘Cosa è pronta?’ domandò l’Umbridge, ed afferrò di nuovo le spalle di Hermione e le scosse un po’. ‘Cosa è pronta, ragazza?’
‘La…l’arma,’ disse Hermione.
‘Arma?Arma?’ disse l’Umbridge, ed i suoi occhi sembrarono schioccare con eccitazione. ‘Avete sviluppato un metodo di resistenza? Un’arma che potete usare contro il Ministero? Sugli ordini del Professor Silente, naturalmente?’
‘S – s – sì,’ ansimò Hermione, ‘ma lui se ne è dovuto andare prima che fosse finita e o – o – ora noi l’abbiamo finita per lui, e n – n – non possiamo trovarlo per d – d – dirglielo!’
‘Che tipo di arma è?’ disse l’Umbridge severamente, le sue tozze mani ancora strette sulle spalle di Hermione.
‘Noi non lo v – v – veramente non lo capiamo,’ disse Hermione, tirando su col naso. ‘Non abbiamo s – s – solo fatto quello che il P – P – Professor Silente ci ha detto d – d – di fare.’
L’Umbridge si raddrizzò, esultante.
‘Datemi l’arma,’ disse.
‘Non posso farla vedere…a loro,’ disse Hermione stridulamente, guardando i Serpeverde attorno attraverso le sue dita.
‘Non sei tu che dici le condizioni,’ disse la Professoressa Umbridge severamente.
‘Bene,’ disse Hermione, ora singhiozzando nelle sue mani nuovamente. ‘Bene…lascia che la guardino, spero la useranno su di te! Infatti, vorrei che lei invitasse carichi e carichi di persone a venire a vedere! Que – questo ti farebbe bene – oh, io l’amerei se l’int – intera scuola sapesse dove è, e come u – usarla, ed allora se lei infastidirà qualcuno loro potranno mandarla via!"!’
Queste parole ebbero un potente impatto sull’Umbridge; gettò uno sguardo rapidamente e sospettosamente alla sua Squadra Inquisitoria, i suoi occhi gonfi si riposarono per un momento su Malfoy, che fu molto veloce a travestire l’espressione di entusiasmo e avidità che era apparsa sulla sua faccia.
L’Umbridge contemplò Hermione per un lungo momento, quindi parlò con quella che chiaramente considerava fosse una voce materna.
‘Va bene, cara, andiamoci solo io e te…e prenderemo anche Potter, non è vero? Alzati, ora.’
‘Professoressa,’ disse Malfoy eccitato, ‘Professoressa Umbridge, credo che qualcuno della Squadra potrebbe venire dietro di – ’
‘Sono un’ufficiale pienamente qualificato del Ministero, Malfoy, credi davvero che non sappia tenere a bada due ragazzi senza bacchetta?’ chiese severamente l’Umbridge. ‘In qualsiasi caso, sembra che sia qualcosa che gli studenti possono vedere. Tu rimarrai qui ad assicurarti che nessuno di questi – ’ e gesticolò intorno a Ron, Ginny, Neville e Luna ‘- scappi. ’
‘Va bene,’ disse Malfoy, accigliato e deluso.
‘Voi due potete andare avanti e mostrarmi la strada,’ disse l’Umbridge, puntando ad Harry ed Hermione con la sua bacchetta. ‘Andiamo.’
CAPITOLO 33 -LOTTA E VOLO
Harry non aveva nessuna idea di cosa Hermione stesse progettando, o addirittura se avesse un piano. Camminava quasi un passo dietro di lei mentre si dirigevano nel corridoio fuori dall’ufficio della Umbridge, sapendo che sarebbe sembrato sospetto se avesse mostrato di non sapere dove stavano andando. Non osò tentare di parlarle con Hermione; la Umbridge stava camminando così vicino dietro di loro che poteva sentire il suo respiro rantolante.
Hermione scese verso i gradini nella Sala d’Ingresso. Il mormorio di voci forti e il tintinnio delle posate sui piatti echeggiavano da fuori delle porte doppie della Sala Grande - sembrò incredibile a Harry che venti metri più in là c'erano persone che si stavano godendo la cena, mentre festeggiavano la fine degli esami, come se niente fosse…
Hermione uscì dalle porte principali di quercia scese i gradoni di pietra nell'aria balsamica della sera. Il sole stava tramontando sulle cime degli alberi nella Foresta Proibita e, mentre Hermione marciava risolutamente attraverso l'erba, - la Umbridge correva per stare al passo - le loro ombre lunghe e scure si increspavano sull’erba dietro di loro simili a mantelli.
“È nascosto nella capanna di Hagrid?“ disse impazientemente la Umbridge nell'orecchio di Harry.
“Chiaramente no”, disse Hermione sarcasticamente. “Hagrid avrebbe potuto buttato via accidentalmente“.
“Sì”, disse la Umbridge la cui eccitazione sembrava stesse crescendo. “Sì, avrebbe potuto farlo, certo, il gran balordo di mezza-razza.”
Lei rise. Harry sentì una gran voglia di girarle attorno ed afferrarla alla gola, ma resistette. La sua cicatrice pulsava nell'aria soffice della sera, ma non gli stava bruciando in modo incandescente, come sapeva avrebbe potuto se Voldemort si fosse mosso per uccidere.
“Allora… dove è?“ chiese la Umbridge con una nota d'incertezza nella sua voce mentre Hermione continuava a dirigersi verso la Foresta.
“Là, è chiaro”, disse Hermione, indicando a degli alberi scuri. “Doveva essere in qualche luogo in cui gli studenti non avrebbero potuto trovarla accidentalmente, giusto?“
“Chiaramente”, disse la Umbridge, sebbene lei ora sembrava un poco apprensiva. “Chiaramente… molto bene, poi… voi due davanti a me.”
“Possiamo avere la sua bacchetta, visto che siamo davanti?“ chiese Harry.
“No, penso di no, signor Potter”, disse dolcemente la Umbridge, colpendolo nella schiena con la bacchetta. Il Ministero da un valore più alto alla mia vita piuttosto che alla sua, mi dispiace.”
Appena giunsero all'ombra fresca dei primi alberi, Harry tentò di cogliere lo sguardo di Hermione; camminare nella Foresta senza bacchette gli sembrò essere la cosa più pericolosa di qualsiasi altra cosa avessero fatto quella sera. Tuttavia lei diede alla Umbridge uno sguardo sprezzante e si gettò diritta negli alberi, muovendosi ad un tale ritmo che la Umbridge, con le sue gambe tozze, aveva difficoltà a tenere.
“È molto lontano? “ chiese la Umbridge, mentre la sua toga si strappò su un rovo.
“Oh sì”, rispose Hermione, “sì, è nascosto bene.”.
Le apprensioni di Harry aumentarono. Hermione non stava prendendo il percorso che avevano seguito per trovare Grawp, ma quello che lui aveva fatto tre anni fa per arrivare alla tana del mostro Aragog. Hermione non era con lui in quell’occasione; Harry dubitò che avesse una qualche idea del pericolo che c'era alla fine del sentiero.
“Ehm - sei sicura che questa è la strada giusta? “ le chiese con una voce che dava per scontato che non lo era e che lui sapeva qualcosa.
“Oh sì”, disse lei con voce d'acciaio, mentre cadeva nel sottobosco con quello che lui pensò essere una dose eccessiva e non necessaria di rumore. Dietro di loro, la Umbridge inciampò su un alberello abbattuto. Nessuno di loro si fermò per aiutarla ad alzarsi; Hermione camminava a grandi passi, parlando ad alta voce sulla sua spalla, 'siamo quasi arrivati!“
“Hermione, abbassa la voce”, mormorò Harry, mentre cercava di afferrarla. “Qui qualsiasi cosa potrebbe sentirci..... - “.
“Voglio che ci senta”, rispose quietamente, mentre la Umbridge correva rumorosamente dietro di loro. 'Vedrai… "
Camminarono per quello che sembrò un tempo interminabile, finché non si furono così addentrati nella Foresta che il denso tetto d’alberi impediva ad ogni luce di entrare. Harry aveva una sensazione che aveva già avuto prima nella Foresta, quella di essere guardato da occhi nascosti.
“Quanto manca? “ chiese indispettita la Umbridge dietro di lui.
“Non tanto ancora! “ gridò Hermione, mentre arrivavano in un posto leggermente illuminato e umido. “Solo un po’ -”
Una freccia volò attraverso l'aria e si conficcò con un tonfo minaccioso nell'albero appena sopra alle loro teste. L'aria fu improvvisamente piena del suono di zoccoli; Harry poteva sentire il suolo della Foresta tremare; la Umbridge diede un piccolo grido e lo spinse davanti a lei come uno scudo -
Harry si liberò di lei e si girò. Circa cinquanta centauri stavano arrivando da ogni lato, i loro archi erano tesi ed armati, puntando a Harry Hermione ed alla Umbridge. Si sedettero lentamente nel centro dello spiazzo, mentre la Umbridge faceva strani gridolini di terrore. Harry guardò di lato Hermione. Stava facendo un sorriso trionfante.
“Chi siete? “ disse una voce.
Harry guardò a sinistra. Il centauro dal corpo marrone chiamato Magorian stava camminando verso di loro fuori dal cerchio: il suo arco, come quelli degli altri era teso. Sulla destra di Harry, la Umbridge stava ancora frignando e la sua bacchetta tremava violentemente mentre la puntava al centauro che avanzava.
“Ti ho chiesto chi sei, umano”, disse rudemente Magorian.
“Io sono Dolores Umbridge! “ disse molto impacciata la Umbridge, con voce terrorizzata. “Sottosegretaria maggiore al Ministero per la Magia e Direttrice ed Alto Inquirente di Hogwarts!“
“Tu sei del Ministero della Magia? “ disse Magorian mentre molti dei centauri nel cerchio circostante si spostavano inquietamente.
“Giusto!“ disse la Umbridge, con voce più alta, “così è molto meglio! Dalle leggi redatte dal Reparto per la Regolamentazione e Controllo delle Creature Magiche, qualsiasi attacco perpetrato da mezze-razze, come siete voi, su una creatura umana - “
“Come ci hai chiamato? “ gridò un centauro nero dallo sguardo feroce che Harry riconobbe come Sventura. C’era attorno a loro un gran sentimento d’astio con mormorii ed un tendersi di corde d'arco.
“Non li chiamare così! “ disse furiosamente Hermione, ma la Umbridge non sembrò averla sentita. Puntando ancora la sua bacchetta tremolate su Magorian, continuò, “Legge Quindici ‘B’ che afferma chiaramente che ‘qualsiasi attacco da una creatura magica che è ritenuta avere un'intelligenza prossima a quella umana, e perciò considerata responsabile per le sue azioni —.....’“
“"INTELLIGENZA PROSSIMA A QUELLA UMANA"? “ ripeté Magorian, mentre Sventura e molti altri ruggivano con ira e scalpitavano per terra. “Noi pensiamo che è un grande affronto, umano! La nostra intelligenza, fortunatamente, supera notevolmente la vostra.”
“Cosa state facendo nella nostra Foresta? “ barrì minaccioso il centauro grigio che Harry e Hermione avevano visto nel loro ultimo viaggio nella Foresta. “Perché siete qui?“
“La TUA Foresta? “ disse la Umbridge, che ora tremava non solo di paura ma, sembrò, anche d’indignazione. “Vorrei ricordarti che tu vivi qui solamente perché il Ministero di licenze Magiche permette che certe aree - “
Una freccia volò così vicina alla sua testa che nella traiettoria prese la sua riga nei capelli: lei fece un grido che spaccava i timpani e si mise le mani sulla testa, mentre alcuni dei centauri urlavano la loro approvazione ed altri ridevano raucamente. La loro furia, il nitrito delle risate attorno allo spiazzo leggermente illuminato e la vista dei loro zoccoli che scalpitano, era veramente snervante.
“Ora umano, di chi è la Foresta,? “ urlò Sventura.
“Luride Mezze-razze!” gridò la Umbridge, le sue mani le tenevano ancora la testa. “Bestie! Animali Incontrollati!“
“FERMA! “gridò Hermione, ma era tardi: La Umbridge puntò la sua bacchetta a Magorian e gridò, “Incarcerous!“
Delle corde simili a grossi serpenti volarono in aria, avvolgendosi completamente attorno al torso del centauro e immobilizzandogli le braccia: Magorian dette un grido di rabbia e scalciò con le zampe posteriori, tentando di liberarsi mentre gli altri centauri caricavano.
Harry afferrò Hermione e la tirò a terra; a faccia in giù sul terreno della Foresta, conobbe un momento di puro terrore mentre gli zoccoli tuonavano attorno a lui, ma i centauri li scavalcarono e girarono attorno a loro, urlando e gridando con ira.
“Nooooo! “ sentì il grido della Umbridge. “Noooooo… io sono il Sottosegretario Maggiore… tu non puoi - Lasciami, voi animali… nooooo!“
Harry vide un bagliore di luce rossa e seppe che lei aveva tentato di Stordire uno di loro; poi gridò molto rumorosamente. Alzando la testa di alcuni centimetri, Harry vide che la Umbridge era stata afferrata dalla parte posteriore da Sventura che la alzò alto in aria, mentre si contorceva e gridava di paura. La sua bacchetta cadde a terra, ed il cuore di Harry sussultò. Se solo potessi arrivarci..... -
Ma appena allungò una mano verso la bacchetta, lo zoccolo di un centauro si abbatté sulla bacchetta e la ruppe perfettamente a metà.
“Adesso!“ ruggì una voce nell'orecchio di Harry ed un braccio peloso e grosso scese dall’aria e lo trascinò su. Anche Hermione era stata tirata dai piedi. Da sopra un mare di schiene variopinte e teste dei centauri Harry vide la Umbridge che veniva portata via attraverso gli alberi da Sventura. Gridando ininterrottamente, la sua voce divenne sempre più lontana finché non poterono più sentirla sul calpestare di zoccoli che li circondavano.
“E questi? “ disse con faccia truce il centauro grigio che teneva Hermione.
“Sono giovani”, disse una voce lenta e triste dietro Harry. “Non attacchiamo i puledri.”
“Loro l'hanno portata qui, Ronan”, rispose il centauro che teneva Harry. “E non sono così giovani… è vicino alla virilità, questo qui.”
Scosse Harry dal collo della sua toga.
“Per favore”, disse ansimando Hermione, “per favore, non fateci del male, noi non la pensiamo come lei, noi non siamo impiegati del Ministero della Magia! Siamo venuti qua solamente perché speravamo che voi l'avreste portata via per noi.”
Harry capì subito, dall'espressione sulla faccia del centauro grigio che teneva Hermione, che aveva commesso un errore terribile nel dire quelle cose. Il centauro grigio girò di nuovo la testa, le sue zampe posteriori scalciarono furiosamente e nitrì, “Vedi, Ronan? Hanno già l'arroganza della loro specie! Quindi noi dovevamo fare il tuo lavoro sporco, è così, ragazza umana? Dovremmo comportarci come i tuoi servitori, portare via i tuoi nemici come obbedienti cani da caccia ?”.
“No!“ disse Hermione in uno squittio d’orrore. “Per favore - io non volevo dire questo! Solo che speravo poteste aiutarci-”
Le sembrò che le cose andassero di male in peggio.
“Noi non aiutiamo creature umane! “ ringhiò il centauro che teneva Harry, mentre stringeva la sua presa ed allo stesso tempo lo sollevava un po’, così che i piedi di Harry lasciarono momentaneamente la terra. “Noi siamo una razza a parte e siamo orgogliosi di esserlo. Non vi permetteremo di andarvene, vantandovi del fatto che vi abbiamo fatto vincere una scommessa!”.
“Non diremo mai una cosa così!“ gridò Harry. “Noi sappiamo che hai fatto quel che hai fatto perché volevamo.....-”
Ma nessuno sembrava lo stesse ascoltando.
Un centauro barbuto girò la schiena alla folla che gridava, “Loro sono venuti qua senza essere stati chiamati, devono pagarne le conseguenze! “
Un ruggito d’approvazione salutò quelle parole ed un centauro dal manto grigio spento gridò, “Che vadano con la donna! “
“Hai detto che non avresti fatto del male agli innocenti!“ gridò Hermione, vere lacrime ora bagnavano la sua faccia. “Non abbiamo fatto niente di male, non abbiamo usato bacchette o minacce, vogliamo solo tornare a scuola, per favore permettici di ritornare - “
“Noi non siamo tutti come il traditore Fiorenzo, ragazza umana!“ gridò il centauro grigio, sempre più grandi ruggiti venivano dai suoi compagni. “Forse tu ci hai visto solo come cavalli parlanti? Noi siamo un razza antica che non tollera invasioni ed insulti di maghi! Non riconosciamo le tue leggi, noi non diamo credito alla tua superiorità, noi siamo - “
Ma non sentirono che erano altri centauri, per un momento ci fu un gran frastuono sull'estremità dello spiazzo un rumore e tutti loro, Harry, Hermione ed i circa cinquanta centauri che riempivano lo spiazzo, si guardarono attorno. Il centauro che teneva Harry, lo lasciò precipitare di nuovo a terra, mentre le sue mani volarono al suo arco per armarlo con frecce. Anche Hermione era stata lasciata cadere e Harry si affrettò verso di lei per abbracciarla quando due grossi tronchi d’albero si divisero minacciosamente e la forma mostruosa di Grawp il gigante apparve nella radura.
I centauri più vicini a lui indietreggiavano; ora lo spiazzo era una foresta d’archi e di frecce che aspettavano di essere scagliate, tutte puntavano all'enorme faccia grigiastra che ora incombeva sopra loro da appena sotto la volta spessa dei rami. La bocca non equilibrata di Grawp sbadigliava stupidamente; poterono vedere i suoi denti gialli simili a lucciole che brillano con luce tenue nella mezza luce, ed i suoi occhi scuri e lacrimosi ristretti mentre guardava torvo le creature ai suoi piedi. Delle corde rotte strisciavano da entrambe le caviglie.
Lui spalancò anche la sua bocca.
“Hagger.”
Harry non sapeva quello che voleva dire ‘Hagger’, o che lingua era, né ci faceva molto caso; stava guardando i piedi di Grawp che erano pressoché lunghi quanto il corpo intero di Harry. Hermione gli afferrò saldamente il braccio; i centauri erano piuttosto silenziosi, mentre fissavano il gigante la cui testa enorme e rotonda si muoveva da lato a lato mentre continuava a sbirciare fra di loro come se stesse cercando qualche cosa che aveva fatto cadere.
“HAGGER! “ disse di nuovo, più insistentemente.
“Vattene via da qui, gigante! “ disse Magorian. “Non sei benvenuto fra noi!“
Queste parole sembrarono non fare nessuna impressione su Grawp. Si chinò un poco (le braccia dei centauri tesero i loro archi), poi urlò, “HAGGER! “
Alcuni dei centauri ora sembravano preoccupati. Hermione diede un sospiro.
“Harry! “ bisbigliò. “Io penso che stia tentando di dire "Hagrid!“
In quel preciso momento Grawp li vide, le uniche due creature umane in un mare di centauri. Abbassò la sua testa un altro po’, fissandoli intensamente. Harry poteva sentire Hermione tremare quando Grawp spalancò di nuovo la sua bocca e disse, in una profonda, voce brontolante, “Hermy.”
“Santo cielo”, disse Hermione, stringendo il braccio di Harry così forte da farglielo informicolire e guardando come se stesse quasi per svenire, “Ha - ha ricordato! “
“HERMY! “ ruggì Grawp. “DOVE HAGGER? “
“Io non lo so!“ Hermione strillò terrorizzata. “Mi dispiace, Grawp, non lo so!“
“GRAWP VUOLE HAGGER! “
Una delle mani massicce del gigante si abbassò. Hermione lanciò un grido, corse indietro per alcuni passi e cadde. Privo di una bacchetta, Harry si fermò per dare pugni, prendere a calci, mordere o qualsiasi altra cosa potesse fare mentre la mano piombava verso lui e colpì un centauro bianco come la neve selle zampe posteriori.
Era quello che stavano aspettando i centauri.....le dita distese di Grawp erano ad un passo da Harry quando cinquanta frecce volarono in alto, attraverso l'aria, verso il gigante, bersagliando la sua faccia enorme, facendolo urlare di dolore e di rabbia e una volta in piedi si strofinò la faccia con le sue mani enormi, rompendo le aste delle frecce, ma conficcando sempre più in profondità le loro punte.
Gridava e batteva i suoi enormi piedi ed i centauri si tolsero di mezzo; le gocce grosse come sassi del sangue di Grawp bagnarono Harry mentre tirava via Hermione dai suoi piedi ed insieme corsero più veloce che potevano al riparo degli alberi. Una volta là si voltarono; Grawp stava afferrando alla cieca i centauri, mentre il sangue colava giù dalla sua faccia; stavano scappando alla rinfusa, galoppando via attraverso gli alberi sull'altro lato dello spiazzo. Harry e Hermione guardarono Grawp dare un altro ruggito di furia e poi s’immerse nella foresta dopo i centauri, fracassando molti alberi mentre camminava.
“Oh no”, disse Hermione, tremando così malamente che le sue ginocchia sembravano non reggerla. “Oh, é orribile. Potrebbe ucciderli tutti.”
“Onestamente, io non sono così preoccupato”, disse Harry amaramente.
Il rumore del galoppo dei centauri ed il vagare alla cieca del gigante pian piano sparirono. Mentre Harry li ascoltava, la sua cicatrice pulsò ed un'ondata di terrore lo pervase.
Avevano perso così tanto tempo - erano più lontani dal liberare Sirius di quando lui aveva avuto la visione. Non solo Harry era riuscito a perdere la sua bacchetta ma si erano buttati nel bel mezzo della Foresta Proibita senza un qualsiasi mezzo di trasporto.
“Bel piano”, schernì Hermione, dovendo far fluire parte della sua furia. “Piano veramente intelligente. Dove andiamo da qui? “
“Dobbiamo ritornare al castello”, disse debolmente Hermione.
“Per il tempo che ci metteremo, probabilmente Sirius sarà già morto! “ disse Harry, calciando un albero vicino con rabbia. Un brusio indistinto cominciò sulla sua testa e guardò su aspettandosi di vedere un feroce Guardalbero che fletteva le sue lunghe dita simili a rami rinsecchiti verso di lui.
“Bene, non possiamo fare niente senza bacchette”, disse disperatamente Hermione, tirandosi di nuovo su. “Ad ogni modo, Harry, come pensavi di arrivare a Londra? “
“Già, è quello che ci stavamo chiedendo anche noi”, disse una voce familiare dietro di lei.
Harry e Hermione si mossero insieme istintivamente e sbirciarono attraverso gli alberi.
Apparve Ron, seguito da vicino da Ginny, Neville e Luna. Sembravano malconci - c'erano una serie di lunghi graffi per tutta la guancia di Ginny; attorno all'occhio destro di Neville c'era un rigonfiamento color porpora; il labbro di Ron stava sanguinando peggio che mai - ma tutti sembravano a posto.
“Così”, disse Ron, spingendo da parte un ramo basso e tirando fuori la bacchetta di Harry “avete qualche idea?“
“Come l'hai avuta? “ chiese stupito Harry, prendendo la sua bacchetta da Ron.
“Un doppio incantesimo di Stordimento, un Incantesimo Disarmante, Neville ha eseguito un incantesimo d’Impedimento veramente bello”, disse Ron con leggerezza, mentre consegnava anche la bacchetta ad Hermione. “Ma Ginny è stata la migliore, ha trasformato Malfoy – Incantesimo degli Spettri Pipistrello - è stato magnifico, tutta la sua faccia coperta da grosse cose svolazzanti. Ad ogni modo, vi abbiamo visto dalle finestre che entravate nella foresta e vi abbiamo seguito. Che ne è stato della Umbridge?“
“È stata portata via”, disse Harry. “Da una mandria di centauri.”
“E vi hanno lasciato qui? “ chiese Ginny, sembrando stupita.
“No, sono stati inseguiti da Grawp”, disse Harry.
“Chi è Grawp? “ chiese incuriosita Luna.
“Il fratello piccolo di Hagrid”, disse prontamente Ron. “In ogni modo, adesso non pensarci. Harry, cosa hai scoperto nel fuoco? Tu-sai-chi ha preso Sirius o -?“
“Sì”, disse Harry, mentre la sua cicatrice gli dava un'altro doloroso morso, “ed io sono sicuro che Sirius è ancora vivo, ma non vedo come arrivare là per aiutarlo.”
Tutti fecero silenzio, sembrando spaventati; il problema che avevano sembrava insormontabile.
“Bene, potremo, volare, no?“ disse Luna, con la voce più vicina all' ‘ovvio che faremo così’ che Harry mai avesse mai sentito usare.
“OK”, disse irritato Harry, voltandosi verso di lei. “Prima di tutto, ‘noi’ non faremo niente, se tu ti stai includendo in questo, e secondo, Ron è il solo con un manico di scopa che non è sotto la sorveglianza di un troll, così - “
“Io ho una scopa! “ disse Ginny.
“Sì, ma tu non verrai” disse Ron in modo adirato.
“Scusami, ma io ho a cuore Sirius quanto te!“ disse Ginny, la sua mascella era messa in un modo tale che la sua somiglianza a Fred e George apparve all'improvviso.
“Sei troppo..... - “ cominciò Harry, ma Ginny disse con fierezza, “io sono tre anni più grande di te quando lottasti contro Tu-sai-chi per la Pietra Filosofale, ed è merito se Malfoy è stato bloccato nell'ufficio della Umbridge con fantasmi volanti e giganti che l'attaccavano...... - “
“Sì, ma - “
“Noi eravamo tutti insieme nell’Armata di Silente”, disse Neville con calma. “Erano tutti consapevoli di essere lì per lottare contro Tu-sai-chi, giusto? E questa è la prima opportunità che noi abbiamo di fare qualche cosa di concreto - o era tutto solo un gioco o che altro?“
“No.....—chiaro che non era..... - “ disse impazientemente Harry.
“Allora dovremmo venire anche noi “, disse Neville con semplicità. “Noi ti vogliamo aiutare.”
“Giusto”, disse Luna, sorridendo felicemente.
Gli occhi di Harry incontrarono Ron. Sapeva che Ron stava pensando precisamente quello che pensava lui: se avesse potuto scegliere alcuni membri dell’Armata di Silente, oltre a lui, Ron e Hermione per unirsi nel tentativo di liberare Sirius, non avrebbe scelto Ginny, Neville o Luna.
“Ad ogni modo non importa”, disse Harry attraverso i denti che digrignavano, “perché non sappiamo ancora come arrivare là....“
“Pensavo avessimo stabilito che”, disse esasperata Luna. “Avremmo volato!“
“Guarda”, disse Ron, contenendo appena la sua rabbia “è probabile che tu sia capace di volare senza un manico di scopa, ma alresto di noi non possono sputare le ali ogni volta che.... - “
“Ci sono altri modi di volare oltre che con manici di scopa”, disse serenamente Luna.
“Suppongo che dovremmo cavalcare la schiena di uno Schiopodo Sparacoda o qualcosa del genere? “ domandò Ron.
“Gli Schiopodi Sparacoda non possono volare”, disse Luna con voce altezzosa, “ma loro possono, e Hagrid dice che sono molto bravi a trovare i luoghi che i loro cavalieri stanno cercando.”
Harry si voltò. In piedi tra due alberi, con i loro occhi bianchi che brillavano febbrili, c'erano due Testri, che guardavano la discussione animata come se capissero ogni parola.
“Sì! “ bisbigliò, dirigendosi verso di loro. Essi alzarono le teste da rettile, gettando in dietro le criniere nere e lunghe, e Harry allungò impazientemente la sua mano ed accarezzò il collo brillante del più vicino; come aveva potuto pensare che erano brutti?
“È una di quelle cose ‘cavalline’?“ disse incerto Ron, fissando un punto alla sinistra dello Testro che Harry stava accarezzando. “Quelli che tu non puoi vedere a meno che non hai guardato qualcuno che tira le cuoia? “
“Sì”, disse Harry.
“Quanti? “
“Solo due.”
“Bene, noi abbiamo bisogno di tre”, disse Hermione che sembrava ancora un po’ scossa ma determinata al tempo stesso.
“Vai, Hermione”, disse Ginny, aggrottando le ciglia.
“Veramente mi sembra che noi siamo in sei” disse Luna con calma, mentre contava.
“Non essere stupida, non possiamo andare tutti!“ disse adirato Harry. “Guardate, voi tre - “ puntava a Neville, Ginny e Luna, “voi non c'entrate in questo, non siete.... - “
Scoppiarono in mille proteste. La sua cicatrice diede un altro, più forte dolore lancinante. Ogni momento che perdevano era prezioso; non aveva tempo di discutere.
“OK, bene, è vostra la scelta”, disse perentorio, “ma a meno che non troviamo più Testri non potrete.... - “
“Oh, ne arriveranno altri” disse fiduciosamente Ginny che come Ron stava guardando di traverso in una direzione completamente sbagliata, sembrando che potesse vedere i cavalli.
“Che cosa te lo fa pensare? “
“Perché, in caso non l'avessi notato, tu e Hermione siete coperti di sangue”, disse giuliva, “e noi sappiamo che Hagrid adesca gli Testri con carne cruda. Probabilmente ecco perché questi due sono arrivati per primi.”
In quel momento Harry sentì qualcosa di molle tirare la sua toga e guardò giù per vedere il Testro più vicino che leccava la sua manica bagnata col sangue di Grawp.
“OK, allora”, disse, gli balenò una brillante idea, “Ron ed io prenderemo questi due ed andremo avanti, e Hermione resterà qui con voi tre e attirerà più Testri - “
“Io non rimarrò indietro! “ disse Hermione su tutte le furie.
“Non c'è bisogno”, disse Luna, sorridendo. “Guarda, ora ne viene un altro… voi due dovete.....odorare parecchio… “
Harry si girò: non meno di sei o sette Testri si stavano facendo strada attraverso gli alberi, le loro grandi ali coriacee si piegarono strettamente ai corpi, i loro occhi che luccicano attraverso l'oscurità. Ora Harry non aveva scuse.
“E va bene”, disse adirato, “sceglietene uno e prendetelo allora........”
CAPITOLO 34 -Il Dipartimento dei Misteri
Harry avvolse la mano strettamente nella criniera del Testro più vicino, poggiò un piede sul ceppo adiacente e si arrampicò goffamente sulla serica schiena del cavallo. Questi non si oppose, ma girò la testa, a zanne scoperte, e tentò di riprendere l’operazione di leccare avidamente la toga.
Harry si accorse che poteva stringere le ginocchia in una posizione, anteriore all’attacco delle ali, che gli dava una maggiore di sicurezza. Solo a questo punto si volse verso gli altri. Neville si era già issato sulla schiena di un altro Testro e stava tentando di scavalcare la schiena dell’animale con la sua corta gamba. Luna era già a posto, seduta in groppa con le gambe che pendevano da un solo lato, sistemandosi la toga, come se fossa stata abituata a cavalcare ogni giorno. Ron, Hermione e Ginny, invece, erano ancora fermi sul posto, a bocca aperta, fissandoli sbalorditi.
“Che c’è?” chiese Harry.
“Come possiamo montare in sella?” domandò Ron timidamente, “se non possiamo vederli, questi cosi?”
“Oh, è facile,” esclamò Luna, scivolando delicatamente giù dal suo Testro e avviandosi verso di lui, Hermione e Ginny. “Venite qui…”
Li guidò verso gli altri Testri fermi nelle vicinanze e, uno alla volta, li aiutò a salire sulle loro cavalcature. Tutti e tre sembravano estremamente nervosi mentre lei mostrava come avvolgere le mani nella criniera dei loro cavalli e gli raccomandava di tenersi forte, prima di tornare alla sua cavalcatura.
“È una cosa da pazzi,” mormorò Ron, accarezzando cauto il collo del suo cavallo con la mano libera. “Da pazzi… se solo potessi vederlo…”
“Fareste meglio a sperare che restino invisibili,” disse Harry cupamente. “Tutto a posto, allora?”
“Tutti loro annuirono mentre si guardavano le ginocchia che pendevano strette al di sotto delle loro toghe.
“OK…”
Guardò giù verso la nuca della lucida e nera testa del suo Testro e deglutì.
“Entrata visitatori del Ministero della Magia, Londra, allora,” disse con voce incerta. “Ehm… se sai… dove andare…”
Per qualche istante il Testro di Harry non reagì in alcun modo; poi, con un movimento brusco che quasi lo disarcionò, le ali si aprirono su entrambi i lati; si accovacciò lentamente, e balzò su a razzo a tale velocità e così inclinato, che Harry dovette stringere strettamente le braccia e le gambe attorno al busto del cavallo, per evitare di scivolare indietro sull’ossuto posteriore. Chiuse gli occhi e schiacciò il viso nella serica criniera del cavallo mentre irrompevano tra i rami più alti degli alberi e sbucavano nella luce sanguigna del tramonto.
Harry pensava di non essere mai andato così velocemente: il Testro superò come un lampo il castello, le sue ampie ali che battevano con forza: l’aria sempre più fredda schiaffeggiava il viso di Harry; con gli occhi socchiusi contro il vento impetuoso, si guardò intorno e vide i suoi cinque compagni librarsi molto dietro di lui, ciascuno chinato più in basso possibile sul collo del Testro per proteggersi della scia di vento.
Erano sopra i prati di Hogwarts, avevano sorpassato Hogsmeade; Harry poteva vedere montagne e burroni sotto di lui. Quando la luce del giorno cominciò a scemare, Harry vide piccoli gruppi di luci ad ogni villaggio che sorpassavano, poi una viuzza tortuosa dove una sola automobile filava sulla via di casa, attraverso le colline…
“È strano!” Harry riuscì appena a sentire il grido di Ron proveniente da qualche parte dietro di lui, e immaginò come l’amico dovesse sentirsi a sfrecciare a quell’altezza senza alcun sostegno visibile.
Arrivò il crepuscolo: il cielo volgeva ad un cupo porpora luminoso trapuntato di piccole stelle argentate e, presto, solo le luci delle città dei Babbani riuscivano a dar loro un’idea di quanto fossero lontani dal suolo o a quale velocità viaggiassero. Le braccia di Harry erano avvinghiate strettamente al collo della cavalcatura quando gli ordinò di andare ancora più veloce. Quanto tempo era passato da quando aveva visto Sirius giacere sul pavimento del Dipartimento dei Misteri? Quanto a lungo poteva resistere Sirius a Voldemort? Tutto ciò che Harry sapeva con sicurezza era che il suo padrino non avrebbe mai fatto quello che Voldemort voleva, ma non era ancora morto, perché era convinto che, qualsiasi fosse stato l’esito, avrebbe potuto avvertire in se stesso la gioia o l’ira furiosa di Voldemort, che gli avrebbe fatto dolere la cicatrice almeno tanto intensamente quanto questa aveva bruciato la notte dell’attacco al Signor Weasley.
Volarono nell’oscurità incombente; Il viso di Harry divenne rigido e freddo, le gambe gli s’intorpidirono per il lungo stringere i fianchi del Testro, ma non osò cambiare posizione per la paura di scivolare… era assordato dal rombo dell’aria nelle orecchie e la bocca era riarsa e gelata dal freddo vento della notte. Aveva perso ogni riferimento su quanto fossero andati lontano; riponeva tutta la sua fiducia nella bestia sotto di lui, che ancora volava risolutamente attraverso la notte, battendo appena le ali mentre procedeva sempre avanti.
Se fossero arrivati in ritardo…
È ancora vivo, sta ancora combattendo, io posso sentirlo…
Se Voldemort avesse deciso di eliminarlo…
L’avrei saputo…
Lo stomaco di Harry sobbalzò; la testa del Testro aveva puntato improvvisamente verso il suolo ed egli era scivolato di pochi centimetri lungo il dorso. Stavano scendendo infine… ebbe l’impressione di sentire un urlo dietro di lui e si voltò indietro pericolosamente, ma non vide cadere alcun corpo… probabilmente tutti loro avevano patito del cambiamento di direzione, proprio come era successo a lui.
Luminose luci arancione, ora, brillavano tutt’intorno e per larghi tratti; poteva vedere le cime degli edifici, le strisce di luce dei fari delle auto simili a luminosi occhi d’insetto, quadrati di pallida luce gialla che uscivano dalle finestre delle case. Sembrò che stessero precipitando verso il suolo troppo rapidamente; Harry s’aggrappò al Testro con ogni grammo di forza rimastagli, preparandosi ad un impatto improvviso, ma il cavallo toccò il suolo scuro così delicatamente da sembrare un fantasma. Harry scivolò dalla groppa ed osservò la strada intorno a lui dove il bidone ancora traboccante di rifiuti era a poca distanza dalla cabina telefonica vandalizzata, entrambi scoloriti nel chiarore ambrato dei lampioni.
Ron atterrò poco distante ed immediatamente cadde dalla schiena del suo Testro sulla pavimentazione.
“Mai più,” disse, rialzandosi faticosamente. Fece per allontanarsi dal Testro ma, non vedendolo, urtò contro il posteriore e cadde di nuovo. “Mai, mai più… è stato il peggior…”
Hermione e Ginny toccarono terra ciascuna su un lato rispetto a Ron: entrambe scivolarono dalle loro cavalcature solo un po’ più delicatamente di lui, con espressione analoga di sollievo per essere di nuovo sulla terraferma; Neville saltò giù tremante; Luna smontò delicatamente.
“Dove andiamo ora?” domandò ad Harry con voce garbatamente interessata come se fosse appena tornata da una piacevole gita.
“Di qua,” rispose Harry. Diede al suo Testro un bonario schiaffetto di gratitudine, si avviò velocemente verso la sgangherata cabina telefonica ed aprì la porta. “Presto!” Sollecitò appena vide che gli altri esitavano.
Ron e Ginny entrarono obbedienti; Hermione, Neville e Luna si pigiarono dentro subito dopo; Harry diede un ultimo sguardo ai Testri che si cibavano del cibo putrido raccolto dall’interno del bidone, poi s’infilò difficoltosamente nella cabina subito dopo Luna.
“Qualcuno di voi, vicino alla cornetta, componga il numero sei-due-quattro-quattro-due!” disse.
Lo fece Ron, il braccio piegato in modo bizzarro per cercare di raggiungere l’apparecchio; appena la rotella del telefono tornò a posto, una fredda voce femminile risuonò nella cabina.
“Benvenuti al Ministero della Magia. Prego dichiarare il vostro nome ed il motivo della visita.”
“Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger,” disse Harry molto rapidamente, “Ginny Weasley, Neville Paciock, Luna Lovegood… siamo venuti a salvare una persona, a meno che il vostro Ministero non possa farlo prima!”
“Grazie,” disse la solita fredda voce femminile. “I visitatori sono pregati di raccogliere la tessera di riconoscimento ed agganciarla alla parte anteriore del vestito.”
Una mezza dozzina di tessere schizzò fuori dalla vaschetta di metallo dove di solito appaiono le monete di resto. Hermione le raccolse e le passò in silenzio ad Harry, al di sopra della testa di Ginny; lui squadrò quella più in alto. Harry Potter, Missione di Salvataggio.
“Ai Visitatori del Ministero è richiesto di presentarsi, per l’ispezione e la registrazione delle bacchette, al banco della Sicurezza, situato alla parte opposta dell’Atrio.”
“Bene!” esclamò Harry ad alta voce, aveva appena sentito una fitta alla cicatrice. “Ci possiamo muovere adesso?”
Il pavimento della cabina telefonica cominciò a tremare ed il suolo al di là del vetro si sollevò; i Testri che rovistavano tra i rifiuti furono nascosti alla vista; l’oscurità si chiuse su di loro e, con un debole rumore stridente, affondarono nelle profondità del Ministero della Magia.
Uno spiraglio di luce dorata illuminò i loro piedi e, rapidamente, salì lungo tutto il corpo. Harry piegò le ginocchia e sguainò la bacchetta, per prepararsi quanto era possibile in quelle condizioni di affollamento, lanciando occhiate attraverso il vetro man mano che scendeva per vedere se qualcuno li stesse aspettando nell’Atrio, che sembrava completamente vuoto. Le luci erano più fioche di quanto lo erano state di giorno; non c’erano fuochi accesi nei caminetti ricavati nelle pareti, ma appena il fondo della cabina cominciò a rallentare, fino a fermarsi, poté vedere i simboli magici dorati girare tortuosamente sul soffitto blu scuro.
“Il Ministero della Magia vi augura una buona serata,” disse la voce di donna.
“La porta della cabina telefonica si aprì; Harry caracollò fuori, subito seguito da Neville e Luna. L’unico suono nell’atrio era il continuo fruscio dell’acqua della fontana dorata, dove i getti che fuoriuscivano dalla punta delle bacchette del mago e della strega, dalla punta della freccia del centauro, dalla cima del cappello del goblin e dalle orecchie dell’elfo domestico continuavano a cadere nella vasca circostante.
“Venite,” disse Harry con calma; tutti e sei scattarono attraverso il salone, Harry in testa, superando la fontana fino a giungere al bancone dove erano stati seduti i maghi guardiani che avevano pesato la bacchetta di Harry, e che ora era deserto.
Harry era sicuro che avrebbe dovuto esserci un addetto della sicurezza, come pure era sicuro che quell’assenza era un segnale inquietante, ed il suo brutto presentimento aumentò quando arrivarono ai cancelli dorati degli ascensori. Toccò il più vicino pulsante di “discesa” e l’ascensore comparve rumorosamente quasi subito, le griglie scivolarono di lato con un forte e rimbombate clangore ed entrarono. Harry pigiò il pulsante con il numero nove; le griglie si chiusero con uno scoppio e l’ascensore cominciò a scendere stridendo e sferragliando. Harry non si era accorto di quanto fossero rumorosi gli ascensori quel giorno in cui era venuto con il Signor Weasley; era sicuro che il baccano avrebbe raggiunto ogni addetto alla sicurezza dell’edificio ma, appena gli ascensori si fermarono, la fredda voce femminile disse, “Dipartimento dei Misteri,” e le griglie si aprirono scivolando di lato. Saltarono fuori nel corridoio dove tutto era immobile, tranne la fiamma delle torce più vicine, che tremolava al soffio dell’aria smossa dagli ascensori.
Harry si girò verso la liscia porta nera. Dopo mesi che la vedeva in sogno, alla fine era lì.
“Andiamo,” sussurrò, e si avviò lungo il corridoio, Luna alla sua destra guardava in giro con la bocca leggermente aperta.
“OK, Ascoltate,” disse Harry fermandosi a circa due metri dalla porta. “Può darsi… Può essere che un paio di persone stiano lì dietro come... sentinelle, e…”
“E come facciamo ad avvertirti se arriva qualcuno?” chiese Ginny, le sopracciglia strette. “Potresti esse lontano miglia.”
“Veniamo con te, Harry,” aggiunse Neville.
“Certo che andiamo con lui,” ribadì Ron con fermezza.
Harry, ancora una volta, non avrebbe voluto portare con sé tutti loro, ma sembrava non avesse scelta. Si voltò verso la porta e fece qualche passo avanti… proprio come aveva sognato, essa si aprì ruotando ed egli si avviò deciso attraverso la soglia con gli altri alle calcagna.
Si trovarono in un’ampia stanza circolare. Tutto era nero, anche il pavimento ed il soffitto; Una serie d’identiche, indistinguibili porte senza maniglie erano situate ad intervalli regolari lungo la parete nera, separate da candelabri ramificati con candele che ardevano di fiamma blu; la loro fredda, cangiante luce si rifletteva sul lucido pavimento di marmo dando l’impressione di avere sotto i piedi una superficie d’acqua scura.
“Qualcuno chiuda la porta,” sussurrò Harry.
Rimpianse di aver dato quell’ordine nel momento stesso in cui Neville aveva ubbidito. Senza il lungo squarcio di luce proveniente dalle torce del corridoio dietro di loro, il posto sembrava così scuro, che per un momento le sole cose visibili erano i fasci delle tremolanti fiamme blu sulle pareti ed il loro spettrale riflesso sul pavimento.
Nel suo sogno Harry aveva sempre attraversato la stanza direttamente verso la porta immediatamente opposta all’entrata, così si avviò. Il problema era che c’erano una dozzina di porte in quel luogo. Proprio mentre guardava avanti verso l’uscio di fronte a lui, cercando di decidere quale fosse quello giusto, si sentì un rumore rimbombante e le candele cominciarono a muoversi lateralmente. La stanza circolare stava ruotando.
Hermione si afferrò al braccio di Harry come se temesse che anche il pavimento potesse muoversi, ma esso rimase fisso. Per alcuni secondi, le fiamme blu attorno a loro sembrarono trasformarsi in tubi di luce al neon mentre la parete ruotava sempre più velocemente; poi, quasi improvvisamente come era iniziato, il rimbombo scomparve e tutto tornò immobile.
Negli occhi di Harry restarono impresse le strisce blu; era tutto ciò che riusciva a vedere.
“Cos’è tutto questo?” sussurrò Ron intimorito.
“Penso che vogliano impedirci di sapere da quale porta siamo entrati,” disse Ginny a voce bassissima.
Harry comprese subito che aveva ragione: non poteva più riconoscere la porta d’uscita più che localizzare una formica sul pavimento completamente nero; di più, la porta attraverso cui dovevano procedere poteva una qualunque delle dodici che stavano intorno a loro.
“Come faremo ad uscire?” disse Neville terribilmente a disagio.
“Beh, non è questo il problema adesso,” disse Harry energicamente, sbattendo le palpebre per cancellare le linee blu dal suo sguardo, e stringendo la bacchetta più strettamente che mai, “non abbiamo intenzione di uscire finché non avremo trovato Sirius e…”
“Non pronunciare quel nome, però!” affermò Hermione insistentemente; ma Harry non aveva mai avuto meno bisogno del suo avvertimento, il suo istinto gli imponeva d’essere estremamente cauto.
“Dove andiamo, adesso, Harry?” chiese Ron.
“Non lo…” cominciò Harry. Deglutì. “In sogno passavo attraverso la porta alla fine del corridoio degli ascensori in una stanza scura – che è questa – ed andavo attraverso un’altra porta in una stanza che sembrava una specie di… scintillante. Dovremmo provare un po’ di porte” disse frettolosamente, “Saprò riconoscere la strada giusta quando la vedrò. Andiamo.”
Si avvicinò deciso alla porta che ora si trovava di fronte a lui, gli altri lo seguivano da vicino, appoggiò la mano sulla superficie fredda e lucida, alzò la bacchetta, pronto a colpire nello stesso momento che questa si fosse aperta, e spinse.
Essa ruotò, aprendosi facilmente.
Dopo l’oscurità della stanza precedente, le lampade che pendevano basse dal soffitto, sospese a catene dorate, davano l’impressione che la lunga stanza rettangolare fosse molto più luminosa, però non c’erano le luci brillanti e tremolanti che Harry aveva visto nei suoi sogni. Il posto era quasi vuoto eccettuate poche scrivanie e, al centro esatto della stanza, un enorme serbatoio di vetro pieno di un liquido verde scuro, un serbatoio abbastanza grande da permettere a tutti loro di nuotarci dentro; un certo numero di oggetti perlacei andavano alla deriva nel liquido.
“Cosa sono quelle cose?” bisbigliò Ron
“Non so,” rispose Harry.
“Sono pesci?” sospirò Ginny.
“Vermi Acquavirali!” esclamò Luna eccitata. “Mio padre ha detto che il Ministero stava allevando…”
“No,” disse Hermione. Sembrava strana. Si avviò avanti per guardare attraverso un lato del serbatoio. “Sono cervelli.”
“Cervelli?”
“Sì… mi chiedo: cosa stanno facendo con questi?”
Harry la raggiunse presso il serbatoio. Era abbastanza sicuro, non potevano esserci dubbi, ora che li vedeva da vicino. Emettendo un barlume di luce inquietante, comparivano vagando all’interno e scomparivano quando si addentravano nelle profondità del liquido verde.
“Usciamo da qui,” disse Harry. Questa non è la stanza giusta, dobbiamo provare con un’altra porta.”
“Ci sono porte anche qui,” esclamò Ron, indicando le pareti tutt’intorno. Il cuore di Harry ebbe uno spasimo; quanto era grande quel posto?
“Nel mio sogno andavo direttamente dalla stanza scura nell’altra,” disse. “Penso che dovremmo tornare indietro e provare da lì.”
Così tornarono frettolosamente nella scura stanza circolare; le spettrali ombre dei cervelli ora nuotavano nello sguardo di Harry invece delle fiamme blu delle candele.
“Aspetta!” esclamò Hermione aspramente appena Luna accennò a chiudere la porta della stanza dei cervelli dietro di lei. “Flagrate!”
Fece un segno a mezz’aria con la bacchetta ed una “X” infuocata apparve sulla porta. Non appena la porta si fu chiusa con uno scatto cominciò un forte rimbombo, ed ancora una volta la parete cominciò a girare molto velocemente, ma ora c’era una lunga scia rosso dorata in mezzo alle vaghe strisce blu. Quando tutto si fermò di nuovo, la croce dorata bruciava ancora, mostrando la porta che avevano già provato.
“Buona idea,” disse Harry. “OK, proviamone un’altra –”
Ancora una volta si diresse verso la porta direttamente di fronte a lui, la bacchetta di nuovo sollevata, gli altri alle sue calcagna.
La stanza seguente era più ampia dell’ultima, scura e rettangolare, ed era incavata al centro formando una grande buca di pietra profonda circa sei metri. Loro si trovavano in quello che sembrava la più alta di una serie di gradinate di pietra che correvano tutt’intorno alla stanza e che degradavano come quelle di un anfiteatro, o come il tribunale nel quale Harry era stato interrogato dalla Suprema Corte Magica. Al posto della sedia incatenante, invece, c’era un basamento soprelevato, proprio al centro della buca, sul quale si trovava un arco di pietra che sembrava molto antico, spaccato e sbriciolato tanto che Harry si meravigliava stesse ancora in piedi. Non c’erano mura che lo sostenessero ed all’arco era appeso un malridotto tendaggio o un velo nero che, malgrado la completa immobilità della fredda aria circostante, fluttuava molto leggermente, come se fosse appena stato toccato.
“Chi c’è?” domandò Harry saltando al gradone più in basso. Non ci fu risposta, ma il velo continuava a fluttuare e ondeggiare.
“Attenzione!” sussurrò Hermione.
Harry discese le gradinate una alla volta finché raggiunse il fondo di pietra della buca incavata. Il rumore dei suoi passi rimbombava sonoramente benché camminasse piano sui gradoni. L’arco verso cui si dirigeva sembrava molto più imponente visto da dove si trovava ora, rispetto a come lo si vedeva dall’alto. Il velo ondeggiava ancora dolcemente come se qualcuno vi fosse passato attraverso solo un attimo prima.
“Sirius?” chiamò Harry, molto più piano, ora che era più vicino.
Ebbe la stranissima impressione che ci fosse qualcuno al di là del velo, dall’altra parte dell’arco. Afferrando la bacchetta ancora più strettamente, girò intorno al basamento. Non c’era nessuno dall’altra parte, però; tutto ciò che si poteva vedere era il lato posteriore del malconcio velo nero.
“Andiamo,” chiamò Hermione a metà strada sulle gradinate. “Questa non è quella giusta, Harry, vieni, andiamo.”
Sembrava spaventata, molto più spaventata di quanto lo era stata nella stanza con i cervelli che nuotavano, però Harry giudicava che l’arco avesse in sé una specie di attrattiva, vecchio com’era. Il delicato ondeggiare lo attirava; sentiva un forte richiamo a salire sulla piattaforma e passarci attraverso.
“Harry, andiamo, va bene?” esclamò Hermione con maggiore incisività.
“OK,” rispose, ma non si mosse. Aveva appena sentito qualcosa. C’erano dei vaghi sussurri, rumori mormoranti che provenivano dall’altro lato del velo.
“Che state dicendo?” esclamò a voce molto alta, tanto che le sue parole furono riflesse dall’eco tutt’intorno alle gradinate di pietra.
“Nessuno sta parlando, Harry!” disse Hermione, che ora si muoveva verso di lui.
“Qualcuno sta sussurrando lì dietro,” rispose, mettendosi fuori dalla sua portata e continuando a fronteggiare il velo. “Sei tu, Ron?”
“Sono qui, amico,” disse Ron comparendo sull’altro lato dell’arco.
“Nessun altro riesce a sentirli?” chiese Harry, perché i sussurri ed i mormorii erano aumentati di volume. Senza alcuna reale intenzione farlo, si accorse che aveva appoggiato un piede sul piedistallo.
“Anch’io posso sentirli,” sussurrò Luna, raggiungendoli attorno al basamento dell’arco e fissando il velo ondeggiante. “C’è gente lì dentro!”
“Che vuoi dire con «lì dentro»?” domandò Hermione, saltando giù dall’ultimo gradone e con voce molto più adirata di quanto suggerisse la circostanza, “non c’è niente «lì dentro», è solo un arco, non c’è alcuna stanza dove possa esserci qualcuno. Harry, fermati, vieni via…”
Afferrò il braccio di Harry, ma lui oppose resistenza.
“Harry, si suppone che siamo qui per Sirius!” disse con una voce stranamente acuta.
“Sirius,” ripeté Harry, ancora fissando, ipnotizzato, il continuo ondeggiare del velo. “Già…”
Qualcosa tornò a posto nel suo cervello; Sirius, catturato, colpito e torturato, e lui stava perdendo tempo con quell’arco…
Fece diversi passi indietro, arretrando dal basamento, e distolse gli occhi dal velo.
“Andiamo,” disse.
“Questo è ciò che sto cercando di… bene, andiamo allora!” esclamò Hermione e rigirò attorno al basamento. Sull’altro lato, anche Ginny e Neville erano imbambolati, apparentemente incantati a fissare il velo. Senza dire una parola, Hermione agguantò il braccio di Ginny, Ron afferrò quello di Neville, avanzarono svelti e decisi verso la gradinata più bassa ed iniziarono l’ascesa verso la porta.
“Cosa credi sia quell’arco?” chiese Harry ad Hermione quando ebbero raggiunto l’oscura stanza circolare.
“Non lo so, ma qualsiasi cosa sia, è pericoloso,” rispose energicamente, di nuovo tracciando una croce infuocata sulla porta.
Ancora una volta, la parete ruotò e si fermò di nuovo. Harry si avvicinò ad un’altra porta a caso e spinse. Essa non si mosse.
“Che c’è di sbagliato?” domandò Hermione.
“È… chiusa a chiave…” rispose Harry, spingendo la porta con tutto il suo peso, ma questa non si smosse.
“È questa, allora, non è vero?” disse Ron eccitato, mentre raggiungeva Harry per aiutare a forzarla. “È lei per forza!”
“Toglietevi di mezzo!” disse Hermione aspra. Puntò la bacchetta verso la posizione dove normalmente si sarebbe trovata la serratura e pronunciò, “Alohomora!”
Non accadde nulla.
“Il coltello di Sirius” esclamò Harry. Lo tirò fuori da una tasca della toga e lo infilò nella fessura tra la porta e la parete. Gli altri lo guardarono ansiosi mentre lo faceva scorrere dall’alto verso il basso, ritirarsi e scagliarsi di nuovo contro la porta con la spalla. Rimase decisamente chiusa come sempre. Inoltre, quando Harry abbassò lo sguardo verso il coltello, si accorse che la lama s’era liquefatta.
“Va bene, lasciamo perdere questa stanza,” disse Hermione con decisione.
“Ma se è proprio quella?” obiettò Ron, guardandola con un misto di preoccupazione e desiderio.
“Non può essere, Harry poteva passare tutte le porte nel suo sogno,” rispose Hermione mentre segnava la porta con un’altra croce infuocata ed Harry riponeva in una tasca l’inutile manico del coltello di Sirius.
“Cosa potrebbe esserci in quella stanza, Lo sai?” chiese Luna ansiosa appena la parete ricominciò a girare di nuovo.
“Qualcosa di dannato, senza dubbio,” rispose Hermione sottovoce mentre Neville se ne usciva con una risatina nervosa.
La parete si fermò ed Harry, con un senso crescente di disperazione, spinse la porta successiva e l’aprì.
“È lei”
La riconobbe immediatamente per le magnifiche, danzanti luci simili a diamanti sfavillanti. Appena gli occhi di Harry si furono abituati al chiarore brillante, egli vide orologi, grandi e piccoli, da parete o da polso, luccicare su tutte le superfici. Erano poggiati sugli scaffali di enormi armadi o sul piano di tavoloni lunghi quanto la stanza, tanto che l’intenso, interminabile ticchettio riempiva lo spazio come migliaia di minuscoli passi di marcia. L’origine della danzante luce adamantina era una torreggiante campana di cristallo posta all’estremità opposta della sala.
“Da questa parte!”
Il cuore di Harry batteva freneticamente ora che sapeva di essere sulla buona strada; imboccò il corridoio più vicino tra le file di tavoloni dirigendosi, come si era visto fare in sogno, verso la sorgente della luce: la campana di cristallo alta almeno quanto lo sarebbe stato lui in piedi su uno dei tavoloni e che appariva piena di un’ondeggiante e brillante corrente d’aria.
“Oh, guardate!” esclamò Ginny appena furono più vicini, indicando il centro esatto della campana.
Dondolante all’interno della scintillante corrente d’aria, c’era un piccolissimo uovo brillante come un gioiello. Appena cominciò a salire nella campana, si ruppe e ne emerse un colibrì che subito fu spinto nel punto più alto del contenitore. Appena afferrato dalla corrente, però, le sue ali cominciarono a diventare inzaccherate ed umide, e nel tempo impiegato a tornare sul fondo del contenitore, era stato ancora una volta inglobato all’interno dell’uovo.
“Moviamoci!” disse Harry bruscamente poiché Ginny dava segno di volersi fermare a guardare di nuovo l’evoluzione dell’uovo in uccello.
“Tu hai ciondolato di più davanti a quel vecchio arco!” rispose lei animosamente, ma lo seguì oltre la campana verso l’unica porta che si apriva dietro di essa.
“È lei,” ripeté Harry, il suo cuore batteva così forte e veloce che sentiva come se potesse impedirgli di parlare, “da questa parte…”
Gettò uno sguardo verso tutti loro; tutti avevano estratto la bacchetta e sembravano diventati improvvisamente seri e preoccupati. Si voltò verso la porta e spinse. Quella ruotò, aprendosi.
Erano lì, avevano trovato il posto: Era alto come una chiesa e pieno soltanto di torreggianti scaffali completamente ripieni di piccoli, polverosi globi di vetro. Emettevano un fioco chiarore grigio nella luce che proveniva da numerosi candelieri posizionati ad intervalli regolari lungo gli scaffali. Come quelli della stanza circolare dietro di loro, le fiamme bruciavano con luce blu. L’aria nella sala era freddissima.
Harry si mosse con cautela e scrutò in basso verso uno spettrale corridoio tra due file di scaffali. Non si udiva il minimo suono né alcun segno di movimento.
“Hai detto che era la fila novantasette,” sussurrò Hermione.
“Sì,” sospirò Harry alzando lo sguardo verso l’estremità della fila più vicina. Sotto le braccia del candelabro che sporgeva dallo scaffale, illuminata dalle candele a fiamma blu, brillava una targhetta con il numero cinquantatre.
“Dobbiamo andare a destra, penso,” bisbigliò Hermione, sbirciando la fila successiva. “Sì, là c’è la cinquantaquattro…”
“Tenete le bacchette pronte,” ammonì Harry a voce bassa.
Avanzarono lentamente, guardandosi indietro ogni volta che incrociavano uno dei lunghi corridoi tra gli scaffali che, nella parte più lontana, erano quasi completamente al buio. Piccole etichette ingiallite erano incollate agli scaffali sotto ogni globo di vetro. Qualche globo emanava una strana brillantezza liquida; altri erano grigi e scuri all’interno come lampadine fulminate.
Passarono la fila ottantaquattro… ottantacinque… Harry era concentrato ad ascoltare ogni segno di movimento, ma Sirius poteva essere stato imbavagliato, o era svenuto… oppure, disse una voce indesiderata nella sua testa, potrebbe essere già morto…
L’avrei sentito, disse a sé stesso, con il cuore che martellava contro il pomo d’Adamo, l’avrei già saputo…
“Novantasette!” sussurrò Hermione.
Si bloccarono, stretti in gruppo, ad un capo della fila di scaffali, scrutando nel corridoio che si apriva di lato. Non c’era nessuno.
“È proprio alla fine,” disse Harry, che aveva la bocca totalmente secca. “Non si può vedere bene da qui.”
E li guidò attraverso le torreggianti file di sfere di vetro, alcune delle quali brillavano fiocamente quando passavano…
“Dovrebbe essere qui vicino,” bisbigliò Harry, convinto che ad ogni passo avrebbe potuto scorgere il corpo malconcio di Sirius disteso sul pavimento in ombra. “Ovunque qui… proprio vicino…”
“Harry?” Hermione cercò di chiamarlo, ma lui non voleva rispondere. Aveva la bocca secchissima.
“Da qualche parte… qui intorno…” disse invece.
Avevano raggiunto le fine della fila ed erano riemersi nella luce più vaga delle candele. Non c’era nessuno. Tutto ciò che si avvertiva era un risonante, polveroso silenzio.
“Può essere…” Harry bisbigliò rauco, scrutando nel corridoio successivo. “O forse…” Si affrettò a guardare lungo quello ancora successivo.
“Harry?” Hermione chiamò ancora.
“Che c’è?” brontolò.
“Io… io non credo che Sirius sia qui.”
Nessuno parlò. Harry non voleva guardare verso nessuno di loro. Si sentiva male. Non capiva perché Sirius non fosse lì. Doveva essere lì. Era dove lui, Harry, l’aveva visto…
Corse fino all’ultima fila di scaffali, fissando lungo di essi. Un corridoio vuoto dopo l’altro s’illuminava di luce tremula al suo passaggio. Corse dall’altra parte, superando i suoi compagni immobili. Non v’era segno alcuno di Sirius, né alcuna traccia di combattimento.
“Harry?” chiamò Ron.
“Che vuoi?”
Non voleva ascoltare ciò che Ron aveva da dire; non voleva sentire Ron che gli diceva che era uno stupido o che gli suggerisse che dovevano tornare ad Hogwarts, ma sentiva uno stano calore salirgli al viso e sentiva che gli sarebbe piaciuto nascondersi a lungo prima di affrontare la luminosità dell’Atrio e gli sguardi accusatori…
“Hai visto questo?” continuò Ron.
“Cosa?” trasalì Harry, ora con ansia – doveva esserci una traccia che Sirius era stato lì, un indizio. Tornò a grandi passi dove si trovavano gli altri, poco più indietro nella fila novantasette, ma non c’era nient’altro che Ron che fissava uno dei polverosi globi di vetro su uno scaffale.
“Cosa?” ripeté Harry tristemente.
“C’è… c’è il tuo nome qua sopra,” rispose Ron.
Harry si avvicinò. Ron stava indicando una delle piccole sfere di vetro che brillavano di luce grigia che, però, era molto impolverata e sembrava non essere stata toccata da molti anni.
“Il mio nome?” chiese Harry meravigliato.
Si avvicinò. Poiché non era alto quanto Ron, dovette allungare il collo oltre la nuca dell’amico per leggere l’etichetta ingiallita incollata sulla mensola proprio sotto la polverosa sfera di vetro. Era scritto, con tratti sottili e intricati, una data di circa sedici anni prima e, a seguire:
S.P.T. a A.P.W.B.D.
L’Oscuro Signore e (?)Harry Potter
Harry la fissò.
“Cos’è?” domandò Ron, sembrava nervoso. “Che ci fa il tuo nome qua sopra?”
Diede un’occhiata alle altre etichette su quel lato dello scaffale.
“Io non ci sono,” continuò, perplesso. “Nessuno di noi altri è qui.”
“Harry, non penso dovresti toccarlo,” disse Hermione brusca, non appena lo vide sollevare la mano.
“Perché no?” obiettò. “È qualcosa che mi riguarda, no?”
“Non lo fare, Harry,” disse subito Neville. Harry lo guardò. Il volto di Neville brillava leggermente di sudore. Sembrava non fosse in grado di tollerare altre ansie.
“C’è il mio nome qua sopra,” insistette Harry.
Sentendosi particolarmente spericolato, chiuse strettamente le dita intorno alla superficie della sfera polverosa. Si era aspettato di sentirla fredda, ma non era così. Al contrario, sembrava come se fosse stata esposta al sole per molte ore, come se il chiarore contenuto all’interno la stesse riscaldando. Aspettandosi, oppure sperando, che qualcosa di drammatico stesse per accadere, che qualcosa di eccitante potesse far risultare che era valsa la pena affrontare quel viaggio, lungo e pericoloso dopo tutto, Harry trasse il globo di vetro dallo scaffale e indugiò a fissarlo.
Non accadde nulla. Gli altri si strinsero attorno ad Harry, fissando la sfera a loro volta, mentre Harry la strofinava per tentare di spolverarla.
Proprio allora, da un punto esattamente alle loro spalle, una voce strascicata disse:
“Molto bene, Potter. Ora girati, gentilmente e lentamente, e dammela.”
CAPITOLO 35-Oltre il velo
Nere sagome stavano emergendo dal nulla tutt’intorno a loro,bloccando ogni via da sinistra a destra;occhi scintillavano attraverso le fessure dei cappucci,una dozzina di bacchette dalla punta illuminata,erano puntate direttamente sui loro cuori;Ginny emise un rantolo d’orrore.
‘A me Potter’,ripetè la voce strascicata di Lucius Malfoy al che tirò fuori la sua mano,con il palmo verso l’alto.
Harry si sentì sprofondare come se avesse la nausea.Erano in trappola,e in inferiorità numerica di due a uno.
‘A me’ Disse Malfoy ancora una volta.
‘Dov’è Sirius?’ Disse Harry.
Diversi Mangiamorte risero,una stridula voce femminile dal mezzo delle figure nell’ombra alla sinistra di Harry disse trionfante,’Il Signore Oscuro l’ha sempre saputo!’
‘Sempre’ Le fece eco,piano,Malfoy.’Ora,dammi la profezia Potter.’
‘Io voglio sapere dov’è Sirius!’
‘Io voglio sapere dov’è Sirius!’lo scimmiottò la donna alla sua sinistra.
Lei e i suoi compagni Mangiamorte erano così vicini che si trovavano a pochi passi da Harry e gli altri,la luce delle loro bacchette abbagliava gli occhi di Harry.
‘Voi l’avete preso,’ disse Harry,ignorando il panico crescente nel suo petto,il terrore con cui stava lottando fin da quando erano entrati nella novantasettesima fila,’Lui è qui.Io so che c’è’
‘Il piccolo bimbo si è svegliato spaventato ed era sicuro che quel che ha visto è vero’,disse la donna con un’orribile,beffarda voce infantile.Harry sentì Ron agitarsi vicino a lui.
‘Non fare niente’ mormorò Harry,’non ancora’.
La donna che lo aveva scimmiottato proruppe in un rauco eccesso di risa.
‘Lo avete sentito?Lo avete sentito?Sta dando istruzioni agli altri bambini come se pensasse di poter combattere con noi!’
‘Oh ,tu non conosci Potter come me,Bellatrix,’disse piano Malfoy.’Lui ha una grande debolezza per l’eroismo; questo il Signore Oscuro lo aveva capito.Ora dammi la profezia,Potter.’
‘Io so che Sirius è qui,’disse Harry,ma il panico che sentiva in petto non lo faceva respirare bene.’Io so che l’avete preso!’
Molti Mangiamorte risero,ma la donna rise più forte di tutti.
‘E’ tempo che tu impari la differenza tra la vita e i sogni,Potter,’disse Malfoy.’Ora dammi la profezia,o useremo le bacchette.’
‘Fatelo,allora,’disse Harry,alzando la sua bacchetta all’altezza del petto.E come lui fece questo,le cinque bacchette di Ron,Hermione,Neville,Ginny e Luna si alzarono accanto alla sua.Il nodo nello stomaco di Harry si strinse.Se davvero Sirius non era lì,aveva condotto i suoi amici alla morte senza nessun motivo…
Ma i Mangiamorte non colpirono.
‘Consegnami la profezia e nessuno verrà ferito,’disse freddamente Malfoy.
Fu la volta di Harry di ridere.
‘Sì,certo!’disse’Io vi do questa… profezia e voi ci lasciate tornare a casa,vero?’
Queste parole erano appena uscite con difficoltà dalla sua bocca,che la Mangiamorte donna strillò:’Accio profe…’
Harry se l’aspettava:gridò’Protego’ prima che lei avesse finito di parlare,e riuscì a trattenere la sfera di vetro che gli stava scivolando dalla punta delle dita.
‘Oh, ,il piccolo Potter sa come si gioca’disse lei,con gli occhi da pazza sgranati attraverso le fessure del cappuccio.
‘Molto bene,allora…’
‘TI HO DETTO,NO!’ruggì Lucius Malfoy alla donna.’Se tu dovessi romperla…!’
La mente di Harry stava correndo.I Mangiamorte volevano questa polverosa sfera di vetro.Lui non aveva interesse in essa.Lui voleva solo che tutti loro uscissero vivi da tutto questo,assicurandosi che nessuno dei suoi amici pagasse un prezzo terribile per la sua stupidità…
La donna si fece avanti,staccandosi dai suoi compagni,e si tolse il cappuccio.Azkaban aveva incavato la faccia di Bellatrix Lestrange,rendendola magra e simile a un teschio,ma essa era ravvivata da un febbricitante,fanatico splendore.
‘Desideri una maggiore persuasione?’disse lei,il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente.’Molto bene-prendete la più piccola,’ordinò ai Mangiamorte vicini a lei.
‘Lasciate che lui guardi mentre torturiamo la ragazzina.Lo farò io’
Harry sentì gli altri racchiudersi intorno a Ginny;lui si mosse di lato in modo da trovarsi davanti a lei,la profezia stretta sul petto.
‘Tu romperai questa se attaccherai uno di noi,’disse a Bellatrix’Io non penso che il tuo capo sarà molto contento se tornerai indietro senza,no?’
Lei non si mosse;si limitò a fissarlo,umettandosi la bocca sottile con la punta della lingua.
‘Così’disse Harry’di che razza di profezia state parlando,ad ogni modo?’
Lui non riusciva a capire cosa fare ma cercava di tirarla lunga parlando.Il braccio di Neville era pressato contro di lui,e poteva sentirlo tremare;poteva sentire il respiro affannoso di ognuno degli altri sulla sua nuca.Sperava che loro stessero pensando duramente a trovare un modo per uscirne fuori,perché la sua mente era vuota.
‘Che genere di profezia?’ripetè Bellatrix,un ghigno aleggiò sul suo volto.’Tu scherzi,Harry Potter.’
‘No,non scherzo,’disse Harry,i suoi occhi sfrecciavano da Mangiamorte a Mangiamorte,cercando un punto debole,uno spazio attraverso il quale potessero scappare.’Com’è che Voldemort la vuole?’
Alcuni Mangiamorte emisero dei bassi fischi.
‘Tu osi pronunciare il suo nome?’sussurrò Bellatrix.
‘Già,’disse Harry mantenendo una salda presa sulla sfera di vetro,aspettandosi un altro tentativo di strappargliela.’Già,io non ho problemi a dire Vol…’
‘Chiudi la bocca!’strillò Bellatrix.’Tu osi pronunciare il suo nome con le tue sporche labbra,tu osi insozzarlo con la tua lingua di mezzo-sangue,tu osi…’
‘Non sai che anche lui è un mezzosangue?’disse Harry con impudenza.
Hermione emise un flebile gemito nel suo orecchio.’Voldemort?Sì,sua madre era una strega ma suo padre era un babbano-o ti aveva detto di essere un purosangue?’
‘STUPEF…’
‘NO!’
Un getto di luce rossa scaturì dalla punta della bacchetta di Bellatrix Lestrange,ma Malfoy lo deviò,il suo incantesimo colpì lo scaffale un metro alla sinistra di Harry e diverse sfere di vetro si infransero.
Due figure,bianco-perla come fantasmi,fluide e fumose,si levarono dai frammenti di vetro rotto sul pavimento ed ognuna iniziò a parlare;le loro voci rivaleggiavano l’una con l’altra,così che solo frammenti di quel che dicevano potevano essere coperti dalle grida di Malfoy e Bellatrix.
‘…al solstizio verrà un nuovo…’disse la figura di un vecchio,uomo barbuto.
‘NON ATTACCATE!VOGLIAMO LA PROFEZIA!’
‘Ha osato…ha osato…’strillò incoerentemente Bellatrix,’ci resterai…sporco mezzosangue…’
‘ASPETTA FINCHE’ NON ABBIAMO LA PROFEZIA!’abbaio Malfoy.
‘…e nessuno verrà dopo…’disse la figura di una giovane donna.
Le due figure che erano scaturite dalle sfere infrante svanirono nell’aria.Nulla rimase di loro solo frammenti di vetro sul pavimento.Loro avevano, comunque,dato ad Harry un’idea.Il problema era riuscire a comunicarla agli altri.
‘Non mi avete detto cos’ha di così speciale questa profezia.Pensavo di darvela,ma… ‘disse,prendendo tempo.Mosse il suo piede di lato cercando di sentire quello qualcuno degli altri.
‘Non giocare con noi,Potter’disse Malfoy.
‘Io non sto giocando,’disse Harry,metà della sua mente era rivolta alla conversazione ,l’altra era rivolta al suo piede.E allora lui trovò i piedi di qualcuno e vi premette sopra col suo.Un breve fil di fiato dietro di lui gli disse che erano di Hermione.
‘Che c’è?’ sussurrò lei.
‘Silente non ti ha mai detto la ragione per cui tu porti la cicatrice era nascosta nelle viscere del Dipartimento dei Misteri?’ghignò Malfoy?
‘Co…cosa?’disse Harry.E per un momento dimenticò il suo piano.’Che c’entra la mia cicatrice?’
‘Che c’è?’sussurrò Hermione con più urgenza da dietro di lui.
‘Chissà?’disse Malfoy suonando maliziosamente compiaciuto,alcuni dei Mangiamorte,risero di nuovo,e sotto la copertura delle loro risa,Harry sibilò ad Hermione,muovendo le labbra il meno possibile,’Rompete gli scaffali…’
‘Silente non te l’ha mai detto?’ripetè Malfoy.’Bene,questo spiega perché tu non sei venuto prima,Potter,il Signore Oscuro se ne meravigliava…’
‘…quando dico ora’
‘tu non sei accorso quando lui ti ha mostrato in sogno il posto dov’era nascosta.Egli pensava che la naturale curiosità ti avrebbe voluto far sentire le parole esatte…’
‘Sì?’ disse Harry.Dietro di lui sentiva che Hermione stava passando il suo messaggio agli altri e lui cercava di prendere tempo,per distrarre i Mangiamorte,’Così lui voleva che io venissi qui e la prendessi,vero?Perchè?’
‘Perché?’Malfoy sembrava divertito e incredulo.’perché le sole persone a cui è permesso di ritirare una profezia dal Dipartimento dei Misteri,Potter,sono quelle a cui la profezia si riferisce,il Signore Oscuro lo ha scoperto quando ha tentato di usare altri per farsela prendere.’
‘E perché lui voleva ottenere una profezia che mi riguardava?’
‘Riguarda entrambi voi,Pootter,entrambi….non ti sei mai chiesto perché il Signore Oscuro ha tentato di ucciderti quando eri un bambino?’
‘Harry fissò le fessure del cappuccio attraverso le quali gli occhi di Malfoy brillavano.Era questa profezia la ragione per la quale i genitori di Harry erano morti,la ragione per cui lui portava la cicatrice a forma di saetta?E la risposta a tutto questo era racchiusa nella sua mano?
‘Qualcuno ha fatto una profezia su Voldemort e me?’disse lui piano,fissando Lucius Malfoy,le sue dita si stringevano sulla sfera di vetro, calda nella sua mano.Era poco più grande di un Boccino e ancora incrostata di polvere.’E lui ha fatto venire me a prenderla per lui?Perchè non poteva venire e prendersela da se?’
‘Prendersela da se?strillò Bellatrix,prorompendo in un eccesso di folli risate.
‘Il Signore Oscuro, camminare nel Ministero della Magia,quando loro ignorano graziosamente,il suo ritorno?Il Signore Oscuro,rivelare se stesso agli Auror,quando al momento loro stanno sprecando tempo a cercare il mio caro cugino?’
‘Così usa voi per fare il lavoro sporco per lui,vero?disse Harry.’Come ha provato ad usare Sturgis per prendere questa cosa…e anche Bode?’
‘Molto bene,Potter,molto bene…’disse lentamente Malfoy.’Ma il Signore Oscuro sa che tu non manchi di intell….’
‘ORA!’urlò Harry.
Cinque diverse voci dietro di lui gridarono,’REDUCTO!’Cinque incantesimi fluirono in cinque direzioni diverse e gli scaffali di fronte a lui esplosero al loro urto;la torreggiante struttura oscillò quando un centinaio di sfere di vetro scoppiarono,figure bianco-perla comparvero nell’aria fluttuando,le loro voci rimbombarono come se chi parlava sapesse di doversi far sentire attraverso il torrente di vetri rotti e schegge di legno che pioveva sul pavimento.(il senso della frase in giallo è quello che la frase originale intendeva,la sua traduzione letterale non renderebbe in italiano,n.d.t.)
‘CORRETE!’gridò Harry,mentre gli scaffali oscillavano precariamente e altre sfere di vetro iniziavano a cadere dappertutto.Afferrò un lembo della veste di Hermione e la trascinò avanti,riparandole la testa con un braccio mentre grossi pezzi di scaffale e schegge di vetro crollavano su di loro.Un Mangiamorte si fece avanti attraverso la nuvola di polvere e Harry gli diede una forte gomitata sulla faccia mascherata; tutti stavano gridando,c’erano gemiti di dolore,e schianti rimbombanti quando gli scaffali collassavano su se stessi,e i fatidici echeggianti frammenti di profezie dei veggenti sprigionatisi dalle sfere.
Harry trovò via libera davanti a sé e vide Ron,Ginny e Luna superarlo di corsa,con le braccia sulla testa;qualcosa di bruciante lo colpì sulla guancia ma si limitò ad abbassare la testa e a scattare in avanti;una mano lo afferrò per le spalle;sentì Hermione gridare,’Stupeficium!’ e la mano lo lasciò andare…’
Erano arrivati alla fine della novantasettesima fila;Harry girò a destra e iniziò a correre davvero;poteva sentire dei passi a destra dietro di lui e la voce di Hermione che incitava Neville;tirò avanti,la porta attraverso la quale erano entrati era socchiusa;Harry poteva vedere la sfavillante luce della campana di vetro;varcò la soglia,la profezia ancora ben stretta e al sicuro nella sua mano,e aspettò che gli altri varcassero la soglia prima di richiudere la porta dietro di loro…
’Colloportus!’ansimò Hermione e la porta sisigillò da sola con uno strano rumore scricchiolante.
‘Dove…dove sono gli altri?’ansimò Harry.
Stava pensando a Ron,Luna e Ginny che erano davanti a loro,che avrebbero dovuto essere lì in quella stanza ad aspettarli,ma non c’era nessuno lì.
‘Devono aver preso la strada sbagliata!’sussurrò Hermione,il terrore sulla sua faccia.
‘Ascoltate!’sussurrò Neville.
Passi e grida echeggiavano al di là della porta che avevano appena sigillato;Harry mise l’recchio vicino alla porta per ascoltare e sentì Lucius Malfoy ruggire,’Lascialo Nott,lascialo,ho detto…le sue ferite non sono niente per il Signore Oscuro comparate alla perdita della profezia.Jugson,torna qui,dobbiamo organizzarci!Ci divideremo in coppie e cercheremo,e non dimenticate,siate gentili con Potter finchè non prendiamo la profezia,potete uccidere gli altri se necessario…Bellatrix,Rodolphus,voi andate a sinistra;Tiger,Rabastan,andate a destra,Jugson,Dolohov,la porta davanti a voi…Macnair e Avery ,per di qua,Rookwood,di qua,Mulciber,vieni con me!’
‘Che cosa facciamo?’chiese Hermione ad Harry,tremando dalla testa ai piedi.
‘Bene,non resteremo qui ad aspettare che ci trovino,per prima cosa,’disse Harry.’Corsero più silenziosamente che potevano,oltre la scintillante campana di vetro con il piccolo uovo che si chiudeva e si schiudeva,verso l’uscita I nella sala circolare in fondo alla stanza.Erano appena arrivati lì quando Harry sentì qualcosa di grande e rovente collidere con la porta.Hermione l’aveva incantata in silenzio.’Sono qui!’disse una voce rude.’Alahomora!’
Quando la porta si aprì,Harry Hermione e Neville si tffarono dietro i banconi.Potevano vedere l’orlo delle vesti dei due Mangiamorte strisciare rapidamente vicino ai loro piedi.
‘Potrebbero essere fuggiti dritti attraverso la sala’disse la voce rude
‘Controlla sotto i banconi’disse l’altro.
Harry vide le ginocchia del Mangiamorte piegarsi;sporgendo la sua bacchetta fuori del bancone ,gridò,’STUPEFICIUM!’
Un getto di luce rossa colpi il Mangiamorte più vicino;egli cadde all’indietro verso un orologio antico e vi cozzò contro;il secondo Mangiamorte,comunque,era balzato di lato per evitare l’incantesimo di Harry e stava puntando la sua bacchetta contro Hermione,che stava strisciando fuori da sotto il bancone per prendere meglio la mira.
‘Avada…’
Harry si lanciò attraverso il pavimento e afferrò il Mangiamorte alle ginocchia,facendolo vacillare e sbagliare mira.Neville rovesciò un bancone nella sua ansia di aiutare;e puntando la sua bacchetta con agitazione contro la coppia che lottava,gridò:
‘EXPELLIARMUS!’
Entrambe le bacchette,di Harry e del Mangiamorte sfuggirono dalle loro mani e caddero all’indietro verso l’entrata della Sala della Profezia;tutti e due persero l’equilibrio e caddero,il Mangiamorte in avanti,e Harry sopra di lui,e Meville rimase paralizzato dietro di loro,completamente terrorizzato da quel che aveva fatto.
‘Levati di mezzo,Harry!’urlò Neville,chiaramente determinato a riparare al danno.
Harry rotolò di lato mentre Neville prendeva di nuovo la mira e gridava:
‘STUPEFICIUM!’
Il getto di luce rossa passò a destra della spalla Mangiamorte e colpì la vetrina di una teca appesa al muro,che era piena di vari tipi di Gira-tempo;la teca cadde sul pavimento e andò in frantumi,vetri volarono dappertutto,ritornò sul muro,completamente riparata,poi cadde di nuovo,e andò in pezzi…
Il Mangiamorte aveva afferrato la propria bacchetta che giaceva sul pavimento davanti alla campana luminosa.Harry si abbassò dietro un altro bancone mentre l’uomo si voltava;la sua maschera era scivolata cosicché egli non poteva vedere.La strappò con la mano libera e gridò:’STUPE…’
‘STUPEFICIUM!’strillò Hermione,che li aveva appena raggiunti.Il getto di luce rossa colpì il Mangiamorte in mezzo al petto;egli si raggelò,le sue braccia si allargarono,la sua bacchetta cadde sul pavimento con fracasso e lui crollò all’indietro contro la campana di vetro.Harry si aspettava di sentire un bonk per l’urto dell’uomo contro il solido vetro e di veder cadere la campana sul pavimento,invece,la sua testa attraversò la superficie della campana come se essa non fosse altro che una bolla di sapone,ee il resto del suo corpo ricadde sdraiato di schiena sul tavolo,con la testa che giaceva dentro la campana piena di vento luminescente.
‘Accio bacchetta!’gridò Hermione.La bacchetta di Harry volò da un angolo oscuro nella sua mano e lei gliela porse.
‘Grazie’disse lui’Bene,usciamo fuori di…’
‘Attenzione!’disse Neville terrorizzato.Stava fissando la testa del Mangiamorte nella campana di vetro.
Tutti e tre loro alzarono di nuovo le bacchette,ma nessuno colpì:stavano tutti fissando,a bocca aperta,atterriti,quel che stava avvenendo alla testa dell’uomo.
Essa si stava restringendo molto velocemente,e diventava sempre più calva,i capelli neri e la barba si ritraevano nel suo cranio;le sue guance diventavano lisce,il suo cranio rotondo e coperto di sottile peluria….
Una testa da bambino era adesso posta grottescamente sul collo muscoloso del Mangiamorte che stava lottando per alzarsi;ma,come loro potevano vedere, rimanendo a bocca aperta,,la testa cominciava a tornare di nuovo alle sue precedenti proporzioni;spessi capelli neri stavano spuntando dalla pelata e dal mento…
‘E’ il Tempo’disse Hermione con voce intimorita.
‘Il Tempo…’
Il Mangiamorte scosse la testa, nuovamente adulta,provando a liberarla,ma prima
che potesse toglierla dalla camoana,la sua testa cominciò a restringersi di nuovo e a tornare ancora quella di un bambino…
Ci fù un grido da una stanza vicina,poi uno schianto e un urlo.
‘RON?’urlò Harry,distogliendosi velocemente dalla mostruosa trasformazione che avveniva di fronte a loro.
‘GINNY? LUNA?’
‘Harry!’strillò Hermione.
Il Mangiamorte aveva tirato fuori la testa dalla campana di vetro.Il suo aspetto era totalmente bizzarro,la sua piccola testa da bambino piangeva rumorosamente,mentre le sue grosse braccia si agitavano pericolosamente in tutte le direzioni,mancando di poco Harry,che si era abbassato.Harry alzò la bacchetta ma con suo stupore Hermione gli afferrò il braccio.
‘Non puoi colpire un Bambino!’
Non cera tempo di discutere la cosa;Harry poteva sentire molti altri passi provenire rumorosamente dalla Sala della Profezia e capì,proppo tardi,che non avrebbe dovuto gridare e rivelare la loro posizione.
‘Andiamo!’disse,e lasciando il grosso Mangiamorte testa-di- bimbo dietro di loro si avviarono verso la porta aperta dall’altro lato della stanza,risalendo all’indietro la sala buia.
Erano a metà strada quando Harry vide attraverso la porta aperta altri due Mangiamorte che correvano attraverso la buia sala davanti a loro;ltò a sinistra,e irruppe in un piccolo,buio,disordinato ufficio e sbattè la porta dietro di loro.
‘Collo…’cominciò a dire Hermione ma prima che potesse completare l’incantesimo la porta si spalancò e i due Mangiamorte si lanciarono dentro.
Con un grido di trionfo entrambi gridarono:
‘IMPEDIMENTA!’
Harry,Hermione e Neville caddero tutti all’indietro;Neville finì sotto la scrivania e scomparve alla vista;Hermione crollò su una libreria e venne subito sommersa da una cascata di pesanti libri;la nuca di Harry sbattè sul pavimento di pietra,tante lucine esplosero davanti ai suoi occhi e per un momento si sentì prendere dalle vertigini e troppo disorientato per reagire.
‘LO ABBIAMO PRESO!’urlò il Mangiamorte più vicino ad Harry.’IN UN UFFICIO A DESTRA…’
‘Silencio!’gridò Hermione e la voce dell’uomo si estinse.Egli continuò a muovere le labbra attraverso il buco nella sua maschera,ma nessun suono venne fuori.Venne spinto da parte dall’altro Mangiamorte.
‘Petrificus totalis!’urlò Harry,quando il secondo Mangiamorte sollevò la bacchetta.Le sue braccia e gambe si unirono di scatto ed egli cadde in avanti,a faccia in giù,rigido come un’asse e incapace a muoversi.
‘Ben fatto,Ha…’
Ma il Mangiamorte che Hermione aveva appena ammutolito fece un’improvviso movimento con la sua bacchetta;un fascio di quella che sembrava una fiamma viola ,passò diritto attraverso il petto di Hermione.Lei emise un piccolo’Oh!’che sembrava di sorpresa e crollò sul pavimento,dove giacque immobile.
‘HERMIONE!’
Harry cadde sulle ginocchia vicino a lei mentre Neville strisciava rapidamente verso di lei da sotto la scrivania,la sua bacchetta stretta in mano davanti a lui.Il Mangiamorte scalciò con forza la testa di Neville che emergeva-il suo piede ruppe in due la bacchetta e colpì Neville in faccia.
Neville diede un gemito di dolore e rinculò,stringendosi il naso e la bocca.
Harry si girò intorno,con la sua bacchetta levata in alto,e vide che il Mangiamorte si era strappata la maschera e stava puntando la bacchetta direttamente ad Harry,che riconobbe la lunga,pallida,faccia butterata apparsa sulla Gazzetta del Profeta:Antonin Dolohov,il mago che aveva assassinato i Prewett.
Dolohov ghignò.Con la sua mano libera,accennò dalla profezia stretta nella mano di Harry,
a se stesso,e poi ad Hermione.Anche se non poteva ancora parlare,le sue intenzioni non potevano essere meno chiare.Dammi la profezia,o farai la stessa fine di lei…
‘Solo se non ci ucciderete tutti lo stesso, quando vi avrò consegnato questa!’disse Harry.
Un ululato di panico nella sua testa gli impediva di pensare propriamente:aveva una mano sulla spalla di Hermione,la quale era ancora calda,lui non osava guardarla con attenzione.
Non lasciare che muoia,non lasciare che muoia,e colpa mia se lei muore…
‘Ghe gosa fai,Harry’disse Neville furioso da sotto la scrivania,abbassando le mani e mostrando un naso chiaramente rotto e sangue che gli scorreva dalla bocca sul mento’non daiela!’
Allora ci fu uno schianto fuori la porta e Dolohov guardò da dietro la spalla-il Mangiamorte con la testa da Bambino era apparso sulla soglia,la sua testa schiamazzava,i suoi grossi pugni ancora incontrollabili brancolavano verso ogni cosa attorno a lui.
Harry colse l’occasione:
‘PETRIFICUS TOTALIS!’
L’incantesimo colpì Dolohov prima che potesse bloccarlo ed egli cadde in avanti addosso al suo compare,entrambi rigidi come assi e incapaci di muoversi di un pollice.
‘Hermione’disse allora Harry,scuotendola, quando il mangiamorte testa-di bimbo si mosse brancolando e sparì di nuovo alla vista.’Hermione,alzati…’
‘Ghe gosa le ha faddo?’disse Neville strisciando fuori da sotto la scrivania e inginocchiandosi all’altro lato di lei,sangue scorreva dal suo naso che si gonfiava rapidamente.
‘Non lo so…’
Neville tastò il polso di Hermione.
‘G’è il baddido,Harry,ne zono ziguro.’
Harry sentì una tale,potente ondata di sollievo che per un momento sentì la testa galleggiare.
‘Lei è viva?’
‘Zì,benzo di zì’
Ci fù una pausa nella quale Harry rimase teso all’ascolto del suono di altri passi,ma tutto quello che poteva sentire era il piagnucolare e l’agitarsi del Mangiamorte testa-di-bimbo nella stanza accanto.
‘Neville,non siamo lontani dall’uscita’sussurrò Harry’siamo a destra di quella stanza circolare….se potessimo fare in modo di farvela attraversare per trovare la porta giusta prima che arrivi qualche altro Mangiamorte,io conto su di te per portare Hermione lungo il corridoio e dentro l’ascensore…poi tu potrai cercare qualcuno…dare l’allarme…’
‘E ghe gosa farai du?’disse Neville,asciugandosi il naso sanguinante con la manica e guardando accigliato Harry.
‘Io cercherò di trovare gli altri’disse Harry.
‘Bene,io li gergherò inzieme a de’disse Neville fermamente.
‘Ma Hermione…’
‘La brenderemo gon noi’disse con fermezza Neville.’Io la drasborderò-du buoi gombadderli meglio di me-‘
Si alzò e afferrò un braccio di Hermione,guardando con decisione Harry,che esitava,poi afferrò l’altro braccio e lo aiuto a passare oltre le spalle di Neville.
‘Aspetta’disse Harry,raccogliendo la bacchetta di Hermione dal pavimento e mettendola nella mano di Neville’è meglio che prendi questa.’
Neville Scalciò di lato i frammenti rotti della sua bacchetta e si incamminarono lentamente verso la porta.
‘Mia nonna mi uggiderà’disse Neville amaro,il sangue gli colava dal naso quando parlava,’guella era la vegghia bagghedda di babà.’
Harry sporse la testa fuori dalla porta e guardò attorno con cautela.Il Mangiamorte testa-di-bimbo stava strillando e sbatteva contro le cose,abbattendo antichi orologi e rovesciando scrivanie,piangente e confuso,mentre la teca con vetrina che Harry sospettava fosse piena di Gira-Tempo continuava a cadere,infrangendosi e riparandosi da sola,dal muro dietro di loro.
‘Lui non ci notati’sussurrò.
‘Andiamo…resta dietro di me…’
‘Sgattaiolarono fuori dall’ufficio e tornarono indietro verso la porta nella sala buia,che ora sembrava completamente deserta.Camminarono avanti per qualche passo,Neville leggermente barcollante per il peso di Hermione;la porta della Stanza del Tempo si chiuse dietro di loro e i muri cominciarono di nuovo a ruotare.Il recente bernoccolo sulla nuca di Harry renderlo malfermo;lui strizzò gli occhi,oscillando leggermente,finchè i muri non rifermarono di nuovo.
Con un tuffo al cuore,Harry vide che lo stesso fuoco che aveva attraversato Hermione era balenato dalle porte.
‘Allora,in che modo pensi di…?’
Ma prima che potessero prendere una decisione su che cosa tentare,una porta alla loro destra si spalancò e tre persone ne vennero fuori.
‘Ron!’gracchiò Harry,precipitandosi verso di loro.’Ginny-state tutti be…?’
‘Harry’disse Ron,sghignazzando debolmente,traballò avanti,afferrò il bavero di Harry e lo fissò con occhi sfuocati,’se qui…ha ha ha…sembri strano,Harry…vi siete tutti persi…’
La faccia di Ron era molto bianca e qualcosa di scuro colava dall’angolo della sua bocca.Un momento dopo le sue ginocchia cedettero,ma lui era ancora afferrato al bavero di Harry,cosicché Harry dovette inarcarsi.
‘Ginny?’disse Harry impaurito.’Che è successo?’
Ma Ginny scosse la testa e scivolò lungo il muro in posizione seduta,ansimando e stringendosi la caviglia.
‘Penso che la sua caviglia sia rotta,ho sentito qualcosa fare crack’sussurrò Luna,che era inginocchiata su di lei e che sembrava la sola ad essere illesa.’Quattro di loro ci hanno inseguiti in una oscura stanza piena di pianeti;era un posto molto strano,qualche volta noi fluttuavamo nel buio-‘
‘Harry abbiamo visto Urano da vicino!’disse Ron,ancora sghignazzando debolmente.’Capito Harry?Abbiamo visto Urano-ha ha ha-‘
Una bolla di sangue uscì dalla bocca di Ron ed esplose.
‘-comunque,uno di loro ha afferrato il piede di Ginny,io ho usato l’incantesimo reductor e gli ho scagliato Plutone sulla faccia,ma…’
Luna additò,con disperazione, Ginny,che respirava molto debolmente,i suoi occhi erano ancora chiusi.
‘E riguardo Ron?’ disse Harry impaurito,mentre Ron continuava a sghignazzare,ancora aggrappato al bavero di Harry.
‘Io non so con che cosa l’hanno colpito’disse tristemente Luna,’ma lui è diventato un po’ strano,ho trovato molto duro portarlo lungo la sala’
‘Harry ?disse Ron,tirando le orecchie di Harry giù fino alla bocca e sghignazzando ancora debolmente’tu sai chi è questa ragazza?E’ Lunatica…Lunatica Lovegood…ha ha ha
‘Dobbiamo riuscire ad uscire di qui’disse Harry con decisione.’Luna puoi aiutare Ginny?’
‘Sì’ disse Luna,infilandosi la bacchetta dietro l’orecchio per metterla al sicuro,poi mise un braccio attorno alla vita di Ginny e la tirò su.
‘E’ solo la mia caviglia,posso fare da sola!’disse Ginny spazientita,ma un momento dopo crollò di lato e si aggrappò a Luna per sostenersi.Harry tirò il braccio di Ron sulla sua spalla così come,molti mesi prima,aveva fatto con quello di Dudley.Lui si guardò intorno:avevano una possibilità su dodici di indovinare l’uscita giusta al primo colpo.
Trascino Ron verso la porta;erano a pochi passi da essa quando un’altra porta della sala si spalancò e tre Mangiamorte irruppero dentro,guidati da Bellatrix Lestrange.
‘Eccoli qui!’strillò lei.
Schiantesimi saettarono attraverso la stanza:Harry sfondò a modo suo la porta davanti,vi scagliò dentro Ron senza cerimonie e si gettò all’indietro per aiutare Neville con Hermione:varcarono tutti la soglia appena in tempo per sbattere la porta in faccia a Bellatrix.
‘Colloportus!’gridò Harry,e sentì tre corpi sbattere contro la porta dall’altro lato.
‘Non importa!’disse una voce d’uomo.’Ci sono altri modi per entrare-LI ABBIAMO PRESI,SONO QUI’!’
Harry si guardò intorno,erano tornati nella Sala dei Cervelli e ,quasi sicuramente,dovevano esserci delle porte tutt’intorno ai muri.Lui poteva sentire dei passi nella sala dietro di loro dove altri Mangiamorte stavano correndo ad unirsi ai primi.
‘Luna-Neville-aiutatemi!’
Tutti e tre loro corsero intorno alla stanza,sigillando man mano le porte;Harry inciampò in un tavolo e rotolo su di esso nel suo tentativo di raggiungere la porta successiva:
‘Colloportus!’
C’erano dei passi che si affrettavano dietro le porte,ogni tanto un pesante corpo si lanciava contro una di esse,che tremava e scricchiolava;Luna e Neville stavano incantando le porte lungo il muro opposto-poi,quando Harry raggiunse il capo estremo della stanza,sentì Luna gridare:
‘Collo…aaaaaaaaaaargh….’
Si girò in tempo per vederla volare attraverso l’aria;cinque Mangiamorte erano entrati nella stanza attraverso la porta che lei non aveva raggiunto in tempo;Luna colpì una scrivania,scivolo sulla sua superficie e poi sul pavimento dall’altro lato dove giacque scompostamente,proprio come Hermione.
‘Prendete Potter!’ strillò Bellatrix,e corse verso di lui,che la evitò e scattò all’indietro nella stanza;lui era al sicuro finchè loro temevano di poter colpire la profezia.
‘Hey!’ disse Ron,che si era alzato traballando in piedi e ora stava barcollando come ubriaco verso Harry,sghignazzando.
‘Hey Harry,ci sono dei cervelli qui,ha ha ha,non è curioso,Harry?
‘Ron levati di mezzo,sta giù..’
Ma Ron aveva già puntato la sua bacchetta verso il contenitore.
‘Davvero,Harry,ci sono dei cervelli-guarda-Accio cervello!’
La scena sembrò momentaneamente congelata.Harry,Ginny Neville ed ognuno dei Mangiamorte si voltarono di scatto per gurdare la cima del contenitore mentre un cervello schizzava fuori dal liquido verde come un pesce che salta:per un momento sembrò sospeso a mezz’aria,poi volò verso Ron,roteando,con quello che sembrava un nastro di immagini in movimento che fluiva da esso,srotolandosi come la pellicola di un film.
‘Ha ha ha,Harry,guardalo-‘disse Ron guardandolo mentre il cervello vomitava festosamente il suo interno’Harry vieni qui e toccalo,scommetto che è magico-‘
‘RON,NO!’
Harry non sapeva cosa poteva accadere se Ron toccava i tentacoli che ora sembravano pendere dal cervello,ma era sicuro che non poteva essere niente di buono.Sfrecciò in avanti ma Ron aveva già raccolto il cervello nelle sue mani tese.
Nel momento in cui vennero a contatto con la sua pelle,i tentacoli iniziarono ad avvolgersi attorno alle braccia di Ron come corde.
‘Harry,guarda che succede-No-no-Non mi piace-no,fermi-fermi-‘
Ma i piccoli nastri si stavano ora avvolgendo attorno al petto di Ron;lui li strattonò cercando di strapparli ma il cervello era avvolto stretto intorno alui come un polipo.
‘Diffindo!’urlò Harry,provando a separare i tentacoli che si avvolgevano stretti attorno a Ron davanti ai suoi occhi ma non potè romperli.
Ron cadde,ancora lottando contro i suoi legami.
‘Harry lo sta soffocando!’gridò Ginny,immobilizzata sul pavimento dalla sua caviglia rotta
.-poi un getto di luce rossa partì dalla bacchetta di uno dei Mangiamorte e la colpì dritto in faccia.Lei si abbattè su un fianco e giacque incosciente.
‘SDUBEFICIUM!’gridò Neville,roteando e agitando la bacchetta di Hermione verso i Mangiamorte che accorrevano,’SDUBEFICIUM,SDUBEFICIUM!’
Ma niente accadde.
Uno dei Mangiamorte lanciò uno Schiantesimo a Neville;esso lo mancò di qualche centimetro.Harry e Neville erano ora i soli due rimasti a lottare contro i cinque Mangiamorte,due di loro scagliarono dei lampi di luce argentea simili a frecce che li mancarono ma aprirono dei crateri nel muro dietro di loro.Harry fuggì quando Bellatrix corse verso di lui;reggendo la profezia alta sopra la testa,egli corse indietro,tutto quel che pensava di poter di fare era allontanare i Mangiamorte dagli altri.
Sembrò funzionare,loro lanciarono incantesimi contro di lui,abbattendo sedie e facendo volare tavoli ma non osando incantare lui per non colpire la profezia,e lui si tuffò attraverso l’unica porta ancora aperta,quella attraverso la quale i Mangiamorte erano venuti;pregando intimamente che Neville restasse con Ron e trovasse qualche modo per liberarlo.Lui corse per qualche passo nella nuova stanza e sentì il pavimento mancargli sotto i piedi…
Stava cadendo pietra dopo pietra,rimbalzando dal primo all’ultimo gradino,alla fine con uno schianto che gli fece mancare il fiato,atterrò sulla schiena nel pozzo interrato nel quale l’arcata di pietra poggiava su una pedana.L’intera stanza risuonava delle risate dei Mangiamorte:guardò in alto e vide i cinque che stavano nella Sala dei Cervelli scendere verso di lui,mentre altri ancora uscivano dalla porta e iniziarono a saltare di gradino in gradino verso di lui.Harry cercò di alzarsi in piedi ma le sue gambe tremarono così malamente che a malapena lo sorreggevano:la profezia era ancora miracolosamente integra nella sua mano sinistra,la bacchetta era salda nella sua destra.
Indietreggiò,guardandosi attorno,provando mantenere nella sua visuale tutti i Mangiamorte.Il retro delle sue gambe urtò leggermente qualcosa di solido:aveva raggiunto la pedana su cui poggiava la arcata.Si issò all’indietro su di essa .
Tutti i Mangiamorte si fermarono,fissandolo.
Alcuni ansimavano forte come lui.Uno stava sanguinando malamente;Dolohov,liberatosi dall’Incantesimo della Pastoia Total-Body,lo guardava maligno,la bacchetta dritto sulla faccia di Harry.
‘Potter,la tua corsa è finita’disse Lucius Malfoy con voce strascicata togliendosi la maschera,’ora dammi la profezia da bravo bambino’
‘La…lasciate andare gli altri,e ve la darò!’disse Harry disperatamente.
Alcuni Mangiamorte risero.
‘Non sei in una posizione ideale per contrattare,Potter’disse Lucius Malfoy,la sua pallida faccia traboccante di piacere.
‘Vedi,noi siamo dieci e tu sei solo…oppure Silente non ti ha mai insegnato a contare?’
‘Lui non è zolo!’gridò una voce dietro di loro.
‘Lui ha angora me!’
Il cuore di Harry saltò,Neville stava scendendo dai gradini di pietra verso di loro,La bacchetta di Hermione ben stretta nella mano tremante.
‘Neville-no-torna da Ron-‘
‘SDUBEFICIUM!’gridò ancora Neville,puntando a turno la bacchetta contro ogni Mangiamorte.’SDUBEFICIUM!SDUBE…’
Uno dei Mangiamorte più grossi afferrò da dietro Neville,piegandogli il braccio.Lui lottò e scalciò;diversi Mangiamorte risero.
‘E’ Paciock,vero?’sogghignò Lucius Malfoy.
‘Bene,tua nonna è abituata a perdere membri della famiglia a causa nostra…la tua morte non sarà un grande shock per lei.’
‘Paciock?’ripetè Bellatrix,e un sorriso davvero malvagio le illuminò la faccia incavata.
‘Sai,ho avuto il piacere di incontrare i tuoi genitori,ragazzo,’
‘SEI SDADA DU!’ruggì Neville,e lottò così forte per rompere la presa del suo catturatore che questi gridò’Qualcuno lo schianti!’
‘No,no,no’disse Bellatrix.Lei sembrava come rapita,rivitalizzata dall’eccitazione mentre guardava Harry e poi ancora Neville.’No,lasciatemi vedere quanto a lungo Paciock resiste,prima di crollare come i suoi genitori…a meno che Potter non voglia darci la profezia.’
‘NON DAIELA!’ruggì Neville,che sembrava fuori di sé,e scalciava e si contorcevai mentre Bellatrix si avvicinava a lui e al suo catturatore,con la bacchetta alzata.’NON DAIELA,HARRY!’
Bellatrix levò la bacchetta.
‘Crucio!’
Neville gridò,le sue gambe saltarono all’altezza del petto cosicché il Mangiamorte che lo teneva lo lasciò andare momentaneamente.Il Mangiamorte lo spinse e lui cadde sul pavimento,contorcendosi e gridando per l’agonia.
‘Questo era solo un’assaggio!’disse Bellatrix,spostando la bacchetta cosicché le grida di Neville cessarono ed egli giacque singhiozzando ai suoi piedi.
Lei si voltò e guardò Harry.’Ora,Potter,dacci la profezia,o vedrai il tuo piccolo amico morire nel modo peggiore!’
Harry non sapeva cosa pensare,non c’era scelta.
La profezia era calda nel palmo della sua mano che la stringeva,mentre lui la tirava fuori.Malfoy balzò avanti per prenderla.
Allora,in alto sopra di loro,altre due porte si spalancarono e altre cinque persone irruppero nella stanza:Sirius,Lupin,Moody,Tonks e Kingsley.
Malfoy si voltò,e sollevò la bacchetta,ma Tonks fu pronta a spedire uno Schiantesimo dritto verso di lui.Harry non aspettò di vedere dove l’avesse colpito,ma si tuffò giù dalla base,levandosi di mezzo.
I Mangiamorte erano stati completamente sorpresi dall’apparizione dei membri dell’Ordine,ma ora stavano lanciando una pioggia di incantesimi contro di loro mentre questi saltavano di gradino in gradino verso il piano interrato.Attraverso i corpi che sfrecciavano e i lampi di luce,
Harry poteva vedere Neville strisciare via.Schivò un altro getto di luce rossa e si lanciò sul pavimento per raggiungere Neville.
‘Stai bene?’urlò,mentre un altro incantesimo sfiorava di pochi centimetri le loro teste.
‘Sì’disse Neville,provando a tirarsi su.
‘E Ron?’
‘Io benso che sdia bene-sdava angora loddando gol cervello guando l’ho lasciato-‘
Il pavimento di pietra tra di loro esplose quando un’incantesimo lo colpì,lasciando un cratere proprio dove Neville si trovava pochi secondi prima;entrambi balzarono via da quel punto,poi un braccio venne fuori dal nulla,afferrò Harry attorno al collo e lo tirò in alto,in modo che i suoi piedi toccavano a malapena il pavimento.
‘Dammela,’ringhiò una voce nel suo orecchio,’dammi la profezia…’
L’uomo stava pressando così forte la trachea di Harry che lui non poteva respirare.Attraverso gli occhi acquosi vide Sirius che duellava con un Mangiamorte a circa dieci passi da lui;Kingsley ne stava combattendo due in una volta;Tonks,ancora a metà strada sulla rampa di scale,stava sparando incantesimi a Bellatrix-nessuno sembrava realizzare che Harry stava morendo,Girò la sua bacchetta all’indietro verso l’uomo,ma non aveva assolutamente fiato per un’ incantesimo,e la mano libera dell’uomo si stava allungando verso quella in cui Harry stringeva la profezia-
‘AARGH!’
Neville era spuntato fuori dal nulla,incapace di articolare un’incantesimo,aveva ficcato con forza la Bacchetta di Hermione nella fessura per gli occhi della maschera del Mangiamorte.
L’uomo rilasciò Harry con un ululato di dolore.Harry si voltò verso la faccia dell’uomo e ansimò:
‘STUPEFICIUM!’
Il Mangiamorte si rovesciò all’indietro e la sua maschera scivolò via:era Macnair,il mancato boia di Fierobecco,uno dei suoi occhi era gonfio e insanguinato.
‘Grazie!’disse Harry a Neville,tirandolo via mentre Sirius e il suo Mangiamorte passarono duellando così furiosamente che le loro bacchette stavano fumando;allora il piede di Harry entrò in contatto con qualcosa di rotondo e duro e lui scivolò.Per un momento pensò di aver urtato la profezia,ma poi vide l’occhio magico di Moody rotolare sul pavimento.
Il suo proprietario giaceva al suo fianco,sanguinando dalla testa,e il suo aggressore incombeva ora su Hsarry e Neville:Dolohov,la sua lunga ,pallida, faccia butterata, era distorta dalla gioia.
‘Tarantallegra!’gridò,con la bacchetta puntata su Neville,le cui gambe iniziarono immediatamente una sorta di tip-tap forsennato,sbilanciandolo e facendolo cadere di nuovo sul pavimento.’Ora,Potter…’
Egli fece con la bacchetta lo stesso movimento che aveva usato su Hermione,ma Harry urlò,’Protego!’
Harry sentì strisciare sulla faccia qualcosa come un coltello affilato,lla forza dell’urto lo sbalzò di lato e lui cadde sopra le gambe sussultanti di Neville,ma l’Incantesimo Scudo aveva fermato la maggior parte dell’incantesimo.
Dolohov alzò di nuovo la sua bacchetta.’Accio profe…’
Sirius era spuntato fuori dal nulla,urtò Dolohov con la spalla e lo fece volare via.La profezia stava di nuovo per sfuggire dalla punta delle dita di Harry,ma lui era riuscito a trattenerla.Ora Sirius e Dolohov stavano duellando,le loro bacchette scintillavano come spade,faville volavano dalle loro punte….
Dolohov mosse di nuovo la bacchetta per fare lo stesso, tagliente,movimento che aveva usato su Harry ed Hermione.Levandosi in piedi ,Harry urlò,’Petrificus totalis!’Ancora una volta le braccia e le gambe di Dolohov si unirono di scatto e lui cadde all’indietro,atterrando con uno schianto sulla schiena.
‘Bella mossa!’gridò Sirius,forzando Harry ad abbassare la testa quando due Schiantesimi volarono verso di loro.’Ora voglio che tu esca fuori di…’
Entrambi si abbassarono ancor;un getto di luce verde aveva mancato di poco Sirius.Attraverso la stanza Harry vide Tonks cader dalla metà della scala di pietra,il suo corpo rotolò mollemente di gradino in gradino e Bellatrix,trionfante,torno di corsa verso la mischia.
‘Harry,prendi la profezia,afferra Neville e scappa!’urlò Sirius,precipitandosi incontro a Bellatrix.Harry non potè vedere quello che avvene poi;Kingsley apparve nel suo campo visivo battendosi con il butteratop e non più in maschera ,Rookwood;un altro getto di luce verde saettò verso la testa di Harry che si lanciò verso Neville…
‘Puoi farcela?’urlò nell’orecchio di Neville,mentre le gambe di lui sussultavano e si torcevano incontrollabilmente.’Metti il braccio intorno al mio collo..’
Neville lo fece-Harry lo trascinò-le gambe di Neville stavano ancora volando in ogni direzione,e non potevano sostenerlo,poi,dal nulla,un uomo balzò su di loro:entrambi caddero all’indietro,le gambe di Neville zampettavano selvaggiamente come quelle di uno scarafaggio rivoltato,Harry con il suo braccio sinistro afferrò l’aria nel tentativo di salvare la piccola sfera di vetro dall’infrangersi.
‘La profezia dammi la profezia,Potter!’ringhiò la voce di Lucius Malfoy nel suo orecchio,e Harry sentì la punta della bacchetta di Malfoy premere forte sulle sue costole.
‘No-lasciami-andare…Neville-prendila!’
Harry lanciò la profezia attraverso il pavimento,Neville ruotò su se stesso sul pavimento e bloccò la sfera con il petto.Malfoy puntò la bacchetta subito verso Neville,ma Harry puntò la propria bacchetta da sopra la spalla e urlò’Impedimenta!’
Malfoy fu scagliato indietro sulla schiena.Mentre Harry si rialzava di nuovo si guardò intorno e vide Malfoy schiantarsi sulla pedana dove ora stavano duellando Sirius e Bellatrix.
Malfoy puntò di nuovo la bacchetta su Harry e Neville,ma prima che lui potesse usare il fiato per colpire,Lupin era balzato in mezzo a loro.
‘Harry raduna gli altri e VAI!’
Harry afferrò Neville per le spalline del mantello e lo trascinò di peso sulla prima rampa della scala di pietra;le gambe di Neville si torcevano e sussultavano e non reggevano il suo peso;Harry tirò di nuovo con tutta la forza che possedeva e risalirono un altro gradino-
Un incantesimo colpi il gradino di pietra vicino ai tacchi di Harry;esso si sbriciolò e lui ricadde sul gradino precedente.
Neville cadde a terra,le sue gambe sussultavano e frustavano,e lui mise la profezia nella sua tasca.
‘Andiamo!’disse Harry disperatamente,tirando il mantello di Neville.’Prova ancora e spingi sulle gambe-‘
Diede un altro grande strattone e il Mantello di Neville si strappò sul lato sinistro-La piccola sfera di cristallo cadde dalla sua tasca e,prima che nessuno di loro potesse afferrarla,uno dei piedi svolazzantii di Neville la scalciò:essa volò per circa dieci passi alla loro destra e si infranse sul gradino sotto di loro.Mentre entrambi fissavano il punto in cui si era rotta,terrorizzata da quel che era accaduto,una figura bianco-perla con enormi magnifici occhi si levò nell’aria ignorata da tutti tranne loro…Harry poteva vedere la sua bocca muoversi,ma in mezzo a tutti gli schianti,le grida,gli urli attorno a loro,non poterono sentire neanche una parola della profezia.La figura smise di parlare e si dissolse nel nulla.
‘Harry,mi disbiage!’gemette Neville,la faccia angosciata e le gambe che continuavano a svolazzare.’Mi disbiage dando,io non volevo farlo’
‘Non importa!’gridò Harry.’prova ancora e alzati,dobbiamo uscire fuori di…’
‘Silende!’disse Neville ,la sua faccia sudata, improvvisamente, come rapita,guardava oltre la spalla di Harry.
‘Che cosa?’
‘SILENDE!’
Harry si voltò per vedere dove stava guardando Neville.Direttamente sopra di loro,sulla soglia della Sala dei Cervelli,c’era Albus Silente,la bacchetta levata,la faccia bianca e furiosa.Harry sentì una specie di scarica elettrica attraversare ogni particella del suo corpo-erano salvi.
Silente discese in fretta i gradini oltrepassò Neville ed Harry,che non pensarono nemmeno di alzarsi.Silente era già ai piedi della scala quando i Mangiamorte più vicini realizzarono che lui era lì e lo urlarono agli altri.Uno dei Mangiamorte fuggì,saltando come una scimmia sulla scala di pietra opposta.L’incantesimo di Silente lo tirò indietro con facilità e senza sforzo come se egli fosse stato agganciato da lui con una fune invisibile-
Solo un paio si stavano ancora battendo,apparentemente inconsapevoli del nuovo arrivato.Hatrry vide Sirius evitare un getto di luce rossa di Bellatrix:lui la stava deridendo.
‘Avanti,tu puoi far meglio di questo!’urlò lui,la sua voce riecheggiò nella stanza cavernosa.
Il secondo getto di luce lo colpì in mezzo al petto.
La risata non era ancora morta sulla sua faccia,ma i suoi occhi si sgranarono per lo shock.
Harry lasciò andare Neville,ma non sapeva bene cosa fare.Saltò di nuovo giù per le scale,sfoderando la bacchetta,mentre,anche Silente si voltava verso la pedana.
Sembrò che Sirius ci mettesse un secolo a cadere:il suo corpò si curvò in un arco aggraziato mentre cadeva all’indietro attraverso lo sbrindellato velo agganciato all’arcata.
Harry vide lo sguardo di paura mista a sorpresa della faccia sciupata,una volta bella,del suo padrino mentre cadeva attraverso l’antico portale e scompariva oltre il velo,il quale fluttuò per un momento come se un forte vento si fosse infiltrato in quel posto.
Harry sentì il grido di trionfo di Bellatrix Lestrange,ma sapeva che non significava niente-Sirius era solo caduto attraverso l’arcata,lui sarebbe riapparso dall’altro lato fra un secondo…
Ma Sirius non riapparve.
‘SIRIUS!’urlò Harry’SIRIUS!’
Raggiunse il pavimento,il respiro iniziava ad essere ansimante.Sirius doveva essere appena dopo la cortina,lui,Harry,lo avrebbe tirato fuori…
Ma quando raggiunse il terreno e scattò verso la pedana,Lupin afferrò Harry attorno alla vita,riportandolo indietro.
‘Non c’è niente che tu puoi fare,Harry’
‘Prendiamolo,salviamolo,lui l’ha solo attraversato!’
‘..è troppo tardi Harry.’
‘Possiamo ancora raggiungerlo..’
Harry lottava duramente e con cattiveria,ma Lupin non lo lasciò andare…
‘Non c’è niente che tu puoi fare,Harry…niente…è andato.’
CAPITOLO 36 - L’incubo più temuto
”Non è morto!” Aveva urlato Harry
Non ci poteva credere; non ci voleva credere; stava Cercando di svincolarsi da Lupin con tutta la forza che gli era rimasta.
Lupin non capiva; c’era qualcuno nascosto dietro quella tenda; Harry aveva sentito bisbigliare la
prima volta che era entrato nella stanza. Sirius si era nascosto, stava semplicemente nascosto là dietro.
“Sirius!” Urlava. “Sirius!”
“Non può tornare, Harry,” disse Lupin con la voce rotta nel tentativo di contenere Harry. “Non può
tornare indietro, perché è mo…”
“NO! NON E’ MORTO!” strillò Harry. “SIRIUS!”
C’era grande movimento intorno a loro, un inutile andirivieni, il lampeggiare di altri incantesimi. Ad Harry sembrava tutto assurdo, non gli importava delle maledizioni deviate che volavano dietro di loro,
voleva solo che Lupin la smettesse di ostinarsi a trattenerlo fingendo che Sirius – che stava ancora
in piedi dietro quella vecchia tenda – non stesse per uscire da lì dietro da un momento all’altro per scuotere di nuovo i suoi capelli scuri e riprendere rabbiosamente la battaglia.
Lupin trascinò via Harry dal palco. Harry, continuando a tenere fisso lo sguardo sull’arco, era furioso con
Sirius che ora lo faceva aspettare in ansia.
Ma una parte di lui cominciò a capire, anche se continuava a lottare con Lupin perché lo lasciasse libero, che Sirius non lo aveva mai fatto aspettare prima di allora…Sirius aveva sempre rischiato tutto, sempre, per vedere o per aiutare Harry… se adesso Sirius non usciva fuori dall’arco mentre Harry lo chiamava urlando come se la sua stessa vita dipendesse da lui, la sola possibile spiegazione era che non potesse più tornare indietro… questa era la realtà.
Silente aveva raggruppato la maggior parte dei MangiaMorte rimasti in mezzo alla stanza, apparentemente immobilizzati da corde invisibili; Malocchio Moody aveva attraversato barcollando la
sala fino a dove era riversa Tonks, e stava tentando di rianimarla; dietro il palco c’erano ancora barlumi
di luce, rumori e urla – Kingsley aveva inseguito Bellatrix per continuare il duello iniziato da Sirius.
`Harry?'
Neville era scivolato lungo le pietra dalla panca dove l’aveva lasciato. Harry aveva smesso di lottare
contro Lupin, che nonostante tutto però manteneva una presa forte sulle sue braccia per precauzione.
`Harry… “Mi dispiace davvero tanto” disse Neville. Le sue gambe stavano ancora muovendosi fuori controllo. “Era il tuo padrino – Sirius Black – era un tuo amico?”
Harry annui con il capo.
“Vieni quà” disse Lupin con calma, e puntando la sua bacchetta verso le gambe di Neville disse ”Finite”.
L’incantesimo si ruppe: le gambe di Neville caddero sul pavimento e rimasero ferme. La faccia di Lupin era terrea. “Andiamo – andiamo a cercare gli altri. Dove sono tutti gli altri, Neville?”
Lupin si voltò verso l’arco mentre parlava. Sembrava che ogni sua parola gli procurasse una grande sofferenza.
“Sono tutti laggiù”, disse Neville. “ Un cervello ha colpito Ron ma penso che adesso stia meglio – e
Hermione è svenuta ,ma il suo polso è regolare”.
Ci fu un forte schioppo e un urlo da dietro il palco. Harry vide Kingsley cadere a terra urlando per il
dolore: Bellatrix Lestrange si voltò e corse via. Appena Silente gli si parò davanti e tentò di
lanciargli un incantesimo lei lo deviò; adesso era a mezza strada verso le scale.
`Harry - no!' urlò Lupin, ma Harrry si era già liberato dalla stretta di Lupin.
“Ha ucciso SIRIUS” Strillo Harry. “Lei l’ha ucciso e adesso IO LA UCCIDO!”
Era completamente fuori di se, si alzo di scatto dalla panca; tutti gli urlavano dietro ma non se ne
preoccupò.
L’ombra dei vestiti di Bellatrix erano appena spariti dalla sua vista e lui la seguì nella stanza dove
nuotavano i cervelli…
Lei lanciò una maledizione da dietro le spalle. Il colpo attraversò la stanza e lo colpì. Harry fu sbalzato
dentro l’orribile pozione: i cervelli si spostarono, scivolarono verso di lui e iniziarono a avvolgerlo con i
loro lunghi tentacoli colorati, ma lui urlò “Vingardium Leviosa!” ed essi volarono su in aria.
Strisciando e scivolando corse fuori verso la porta; superò Luna che gemeva sul pavimento, intravide
Ginny che gli chiese “Che sta succedendo Harry?”, sorpassò Ron che sorrise debolmente e Hermione che era ancora svenuta. Lasciò aperta la porta nell’atrio circolare e nero mentre vide Bellatrix scomparire attraverso la porta sul lato opposto della stanza; dietro di lei c’era il corridoio che portava agli ascensori.
Corse, ma lei aveva sbattuto la porta dietro di se e il muro aveva iniziato a ruotare. Si trovò di nuovo
circondato dalle strisce di luce formate dai candelabri che ruotavano.
“Dov’è l’uscita?” si lamentò disperato, appena il muro rimbombò e si fermò di nuovo. “Qual è la via
d’uscita?”.
Sembrò che la stanza stesse aspettando quella domanda per rispondere. La porta proprio dietro di lui si aprì e mostrò il corridoio verso gli ascensori, illuminato dalle torce e vuoto. Cominciò a correre…
Sentì il rumore di un ascensore; accellerò attraverso il passaggio, girò l’angolo e spinse il pulsante per chiamare il secondo ascensore. Si sentì un rumore e un colpo, giù sempre più giù; la
porta si aprì e Harry si tuffò dentro, subito premette il pulsante “Atrio”. La porta si chiuse e iniziò a
salire.
Si buttò fuori dall’ascensore appena si aprì la porta e iniziò a guardarsi intorno. Bellatrix era sempre
nell’ascensore del telefono sull’altro lato dell’Atrio, ma lei si guardò indietro e gli lanciò contro un
incantesimo mentre lui si scagliava verso di lei. Harry si nascose dietro la Fontana della Fratellanza Magica: l’incantesimo sfrecciò dietro di lui e colpì il pesante cancello dorato sull’altro lato dell’Atrio, che risuonò come fosse una campana. Non si sentivano altri passi. Lei si fermò. Lui, nascosto dietro la statua, stava ad ascoltare.
“Vieni fuori, vieni fuori, piccolo Harry” lei chiamò con una mielosa voce infantile, che rimbombò sui
lucidi pavimenti di legno. “Perché mi vieni dietro? Credo che tu voglia vendicare il mio caro cugino!”
“Sono qui!” urlò Harry, e gli echi delle sue parole sembravano ripetere come un coro di fantasmi: ‘Sono qui! Sono qui! Sono qui!’ per tutta la stanza.
“Ahhh… allora gli volevi bene, piccolo sciocco Potter?”
L’odio crebbe in Harry come non lo aveva ma sentito prima; balzò fuori da dietro la fontana e strillò
“Crucio!”.
Bellatrix urlò: la maledizione l’aveva colpita ai piedi, ma lei non si contorse nè si lamentò per i dolori come aveva fatto Neville – Era ancora in piedi, senza fiato, non rideva più. Harry si nascose di nuovo
dietro la fontana dorata. Il controincatesimo colpì la testa della bella statua di mago, che si ruppe e volò
sei metri più in là, facendo un lungo solco nel pavimento di legno.
“Non avevi mai usato le maledizioni senza perdono prima, vero ragazzo?” gli urlò. Adesso aveva abbandonato la sua voce da bambina. “devi sapere questo Potter! Se vuoi veramente provocare dolore – devi divertirti a farlo – la rabbia da sola non mi può colpire più di tanto – Ti mostrerò come si fa, vuoi? Ti darò una lezione –“
Harry si muoveva con cautela intorno alla fontana dall’altra parte quando lei urlò “Crucio!” ed egli si
dovette nascondere di nuovo sotto le braccia di un centauro, che tendeva il suo arco; l’arco ed il braccio si staccarono e con un forte rumore si frantumavano sul pavimento a poca distanza dalla testa dorata del mago.
“Potter! non hai scampo contro di me!” gridò, Poteva sentirla muoversi adesso, mentre cercava di
nascondersi dai suoi colpi. Lui girò intorno alla statua lontano da lei, rifugiandosi fra le gambe del
centauro, con la testa all’altezza della statua di un elfo domestico.
“Io ero e sono la più fedele servitrice del Signore Oscuro. Ho imparato le Arti Oscure da lui, e conosco
incantesimi molto più potenti dei tuoi, piccolo patetico bambino, non puoi sperare di competere con
me”.
“Stupeficium” urlò Harry. Aveva girato verso il punto dove si trovava la statua del goblin e dove ora si
trovava il mago senza testa e ci si nascose dietro appena lei apparve da dietro la fontana. Le reagì così in fretta che a stento ebbe il tempo di chinarsi.
`Protego!'
Il lampo di luce rossa, e il suo Schiantesimo, rimbalzarono verso di lui. Harry saltò dietro la
fontana e una delle orecchie del goblin scagliò schegge per tutta la stanza.
“Potter, voglio darti una chance!” gridò Bellatrix “Dammi la profezia – buttala verso di me – e forse ti
lascerò vivere”
“D’accordo, dovrai uccidermi allora, perché è perduta!” Tuonò Harry, e come finì di urlare, il
dolore gli spaccò la fronte; la cicatrice adesso bruciava, e lui sentì salire la rabbia in modo non
paragonabile alla sua volontà.” “E lui lo sa!” disse Harry, con una folle risata che eguagliò quella di
Bellatrix. “Il tuo caro vecchio maestro Voldemort sa che è distrutta! Non credo che sarà molto felice di
saperlo, non credi?”.
“Che cosa? Che stai dicendo?” gridò, e per la prima volta c’era paura nella sua voce.
“La profezia si è rotta quando ho cercato di portare Neville su per le scale! Che cosa pensi che dirà Voldemort adesso?”
La cicatrice doleva e bruciava.. il dolore gli faceva bruciare gli occhi…
“BUGIARDO!” strillò, ma adesso si poteva sentire il terrore dietro la sua rabbia.
“L’HAI PRESA POTTER, E DEVI DARMELA! Accio Profezia! ACCIO PREFEZIA!”
Harry rise di nuovo perché sapeva che avrebbe dovuto confonderla, il dolore nella sua testa era così forte che il cranio pareva spaccarsi. Scosse le mani vuote da dietro la statua del Goblin con un orecchio solo e si nascose rapidamente per evitare un altro lampo di luce verde lanciato verso di lui.
“Non ho nulla qui” le urlò “Nulla da invocare!” Si è rotta e nessuno ha ascoltato ciò che diceva, riferiscilo
questo al tuo padrone !”
“No!” Strillava. “Non è vero, stai mentendo! PADRONE, HO CERCATO, HO TENTATO – NON PUNIRMI!”
“Non perdere fiato!” urlò Harry, i suoi occhi erano quasi chiusi per il dolore alla cicatrice, ora più
terribile di prima. “Non ti può sentire da qui!”
“Non posso Potter?” Esclamò una voce fredda e acuta.
Harry aprì gli occhi.
Alto, magro e con un mantello nero, la terribile faccia bianca smunta simile a un serpente, le sue
pupille rosse e socchiuse lo guardavano… Lord Voldemort era apparso in mezzo all’Atrio, la sua
bacchetta puntava verso Harry che era paralizzato dal terrore, quasi incapace di muoversi.
“Così hai rotto la mia profezia?” sibilò piano Voldemort , guardando Harry con i suoi occhi rossi
senza pietà. ‘No Bella, non sta mentendo… Vedo la verità attraverso la sua mente inutile…
mesi di preparazione, mesi di sforzi… e i miei MangiaMorte hanno lasciato che Harry Potter mi ferisse di
nuovo…’
“Maestro mi dispiace, non lo sapevo, stavo combattendo contro l’Animagus Black!” si lamentò Bellatrix,
inginocchiandosi ai piedi di Voldemort appena lui si voltò verso di lei e gli si avvicinò. “Maestro
devi sapere che…”
“Zitta Bella,” disse minaccioso Voldemort. “Cosa devo fare di te adesso? Pensi che sia entrato nel Ministero della Magia per sentire le tue inutili scuse?”
“Ma Maestro – lui è qui – Lui è di sotto”
Voldemort non prestò attenzione.
“Non ho altro da dirti, Potter” disse calmo. “Mi hai ostacolato troppe volte, per troppo tempo. “AVADA
KEDAVRA!”
Harry non aveva ancora aperto bocca per resistere in qualche modo; la sua mente era vuota, la sua bacchetta puntava inutilmente verso terra.
Ma la statua dorata senza testa del mago nella fontana prese vita, saltando dal suo piedistallo a terra con un forte rumore ponendosi fra Harry e Voldemort. La maledizione rimbalzò semplicemente e la statua cadde perdendo le gambe che avevano difeso Harry.
“Che succede!” Urlo Voldemort, guardandosi intorno. E poi esclamò, “Silente!”
Harry guardò dietro di se e il suo cuore riprese a battere. Silente stava davanti al cancello dorato.
Voldemort lanciò un altro lampo di luce verde in direzione di Silente, che si spostò e finì in una
piega del suo mantello. Un attimo dopo riappariva dietro Voldemort e agitava la bacchetta
verso i resti della fontana. L’altra statua prese vita. La statua della strega corse verso Bellatrix,
che strillava e lanciava inutili incantesimi verso di essa, prima che la raggiungesse e la bloccasse al
suolo schiacciandola. Intanto il goblin e l’elfo domestico si portavano verso il caminetto lungo il muro e il
centauro con un solo braccio galoppava verso Voldemort, che sparì e riapparve dietro la piscina.
La statua senza testa trascinò Harry indietro, lontano dal duello, quindi Silente avanzò verso Voldemort e il centauro dorato girava intorno a entrambi.
“Sei stato sciocco a venire qui stanotte, Tom,” disse calmo Silente. “Gli Auror sono per strada”
“Quando arriveranno me ne sarò già andato, e tu sarai morto!” sentenziò Voldemort e gli lanciò un’altra
maledizione mortale ma lo mancò, colpì invece il banco del posto di guardia, che avvampò in
fiamme.
Silente mosse la sua bacchetta: la forza dell’incantesimo che era partito da lui era tale che
Harry, sebbene fosse coperto dalla sua guardia dorata, sentì
rizzarsi i capelli quando gli passò vicino stavolta. Voldemort fu costretto a evocare uno scudo brillante
argentato per evitarlo. L’incantesimo, o qualunque
cosa fosse, non causò danni visibili allo scudo, nonostante si levasse da esso un rimbombo, un profondo suono come di un gong - un suono strano e freddo.
“Non penserai di uccidermi, Silente?” lo richiamò Voldemort, i suoi occhi scarlatti di affacciarono sopra lo scudo “Quanta violenza, non sei daccordo?”.
“Sappiamo entrambi che ci sono molti altri modi di distruggere un uomo, Tom” disse calmo Silente, continuando a camminare verso Voldemort come se non avesse alcun timore al mondo, come se nessuno avesse potuto interrompere la sua passeggiata nell’atrio. “Ovviamente prendendo la tua vita non ne ricaverei alcuna soddisfazione, lo ammetto”
“Non c’è nulla di peggio della morte, Silente!” ringhiò Voldemort
“Sei in errore”, disse Silente, avvicinandosi ancora a Voldemort e parlando tranquillamente come se stessero discutendo davanti a un bicchierino . Harry fu spaventato vedendolo avanzare, indifeso, senza alcuno scudo; voleva urlargli il pericolo, ma la sua guardia senza testa lo schiacciava indietro contro il muro, bloccandogli qualunque tentativo di liberarsi. “La tua unica debolezza è sempre stata la tua incapacità di riconoscere che ci sono cose molto peggiori della morte”.
Un altro lampo di luce verde partì da dietro lo scudo d’argento. Questa volta fu il centauro con un solo
braccio a galoppare davanti a Silente, e prese in pieno il colpo andando in centinaia di pezzi, ma prima
che i frammenti toccassero il suolo, Silente aveva già mosso la bacchetta verso il basso come per
agitare una frusta. Una piccola striscia di fuoco partì dalla punta; si avvolse intorno a Voldemort,
allo scudo e a tutto il resto. Per un attimo, sembrò che Silente avesse vinto, ma la corda potente si
trasformo in un serpente, che svolse le sue spire sciogliendo Voldemort, e si voltò furiosamente contro
Silente.
Voldemort sparì; il serpente si sollevò dal pavimento pronto a colpire.
Ci fu un’esplosione di luce sopra Silente proprio quando Voldemort riapparve, stando sopra il
piedistallo in mezzo alla fontana dove prima stavano le cinque statue.
“Attento!” Urlò Harry.
Ma appena egli urlò, un altro lampo di luce verde partì versò Silente dalla bacchetta di Voldemort e il
serpente attaccò.
Fanny scese in picchiata davanti a Silente, aprì il grosso becco e inghiottì il lampo verde completamente:
prese fuoco e cadde al suolo, piccola, stropicciata e immobile. Nello stesso momento, Silente agitò la
bacchetta in un lungo, fluido movimento – il serpente, che un istante prima stava per affondare i denti su di lui, volò alto per aria e scomparve in un filo di fumo nero; e l’acqua della piscina si alzò e coprì
Voldemort come un calice di vetro incandescente.
Per alcuni secondi Voldemort fu visibile solo come un‘oscura, increspata, figura senza faccia,
luccicante e indistinta sopra il piedistallo, che lottava contro la massa che lo soffocava.
Poi si spostò e l’acqua cadde nella piscina, scivolando oltre i bordi e bagnando il pavimento lucido.
“PADRONE!” strillo Bellatrix.
Sicuro che fosse finita, sicuro che Voldemort avesse deciso di scappare, Harry inizio a correre fuori dalla dietro alla statua della guardia ma Silente urlò: “Resta dove sei Harry!”
Per la prima volta, Silente sembrava spaventato. Harry non poteva vederlo: l’atrio era vuoto e silenzioso ,si udivano solo i lamenti di Bellatrix ancora intrappolata sotto la statua della strega, e la piccola fenice Fanny che pigolava debolmente sul pavimento.
Poi la cicatrice di Harry bruciò improvvisa e seppe che lei era morta: era dolore allo stato puro, dolore
oltre l’immaginabile.
Se ne stava andando dalla stanza, bloccato tra le spire di una creatura dagli occhi rossi, così forte
che Harry non riusciva più a capire dove finisse il suo corpo e dove iniziasse quello della creatura:
erano fusi insieme, legati dal dolore, e non c’era via di scampo.
E quando la creatura parlò usò la bocca di Harry, così che nella sua agonia sentì la sua mascella muoversi.
“Uccidimi adesso, Silente…” Accecato e morente, ogni parte di lui urlava che lo liberasse, Harry sentì di nuovo la creatura usarlo…
“Se la morte non è nulla, Silente, uccidi il ragazzo…”
‘Fai finire il dolore’, pensò Harry…’ uccidici.. falla finita, Silente… la morte non è nulla paragonata a
questo…’
E vide di nuovo Sirius…
E il cuore di Harry si riempì di gioia, i legami con la creatura si scioglievano, il dolore se n’era
andato; Harry giaceva riverso sul pavimento, gli occhiali rotti, rabbrividiva come se stesse sul
ghiaccio, non sul legno; sentì delle voci echeggiare nella stanza, voci ( di persone) che non dovevano esserci… Harry aprì gli occhi , vide che i suoi occhiali, che gli erano caduti vicino al piede della statua che lo aveva protetto, ora si trovavano per terra vicino alla sua spalla, scheggiati e malridotti. Se li mise e sollevò un po’ la testa, e vide il naso adunco di Silente chinarsi leggermente verso di lui. “ Stai bene, Harry?” ‘Si’, rispose Harry, agitando la testa così bruscamente che non riusciva a reggersi in piedi. ‘Si, sto be…dov’è Voldemort, chi sono tutte queste persone- cosa…? ’ L’atrio era pieno di gente; il pavimento rifletteva fiamme verde smeraldo che bruciavano nei camini accesi lungo tutta la parete; un flusso continuo di streghe e di maghi stava uscendo dalle fiamme verdi. Ora che Silente lo aveva aiutato ad alzarsi, Harry vide le piccole statue dorate dell’elfo domestico e del goblin dirigere lo sguardo verso Cornelius Caramell, che sembrava allibito dallo stupore. ‘Lui era là!’ gridò un uomo con i capelli legati in una coda di cavallo e che indossava una toga scarlatta, indicando un cumulo si macerie dorate dall’altra parte dell’atrio, dove Bellatrix giaceva intrappolata solo un momento prima. “L’ho visto, Signor Caramell, lo giuro, era Voi-Sapete –Chi, ha preso la donna ed è sparito!”
“Lo so, Williamson, lo so, l’ho visto anch’io” farfugliò Caramell, che indossava il pigiama sotto il suo mantello gessato, con il fiato corto, come se avesse corso per mille miglia.’ Per la barba di Merlino – qui- qui! Nel Ministero della Magia! Le conseguenze saranno gravissime, non è possibile, parola mia, come è potuto accadere!’ “Se vai a dare un occhiata nel Dipartimento dei Misteri, Cornelius, “ disse Silente, apparentemente soddisfatto che Harry stesse bene, e avanzando in modo che quelli che erano appena arrivati realizzassero che lui era qui per la prima volta ( alcuni di loro avevano sollevato la bacchetta magica, altri semplicemente guardavano sbalorditi; le statue dell’elfo e del goblin applaudirono e Caramell sobbalzò così forte che la sua pantofola imbottita scivolò sul pavimento) “ troverai molti dei Mangiamorte sfuggiti ad Azcaban, trattenuti nella Camera della Morte legati con corde invisibili e che aspettano solo di sapere cosa deciderai di fare con loro.” “Silente!” ansimò Caramel “ Tu qui! io- io” Guardò furente verso gli Auror che aveva condotto con se e sembrava quasi che fosse sul punto di urlare.” Arrestatelo!” “Cornelius, sono pronto a lottare con i tuoi uomini, e a vincere, ancora una volta” tuonò Silente “ma pochi minuti fa hai avuto la dimostrazione, guardando con i tuoi stessi occhi, che ti ho detto la verità per un anno intero. Lord Voldemort è ritornato, hai dato la caccia all’uomo sbagliato per ben dodici mesi ed è arrivato il momento- che tu dia retta al tuo buon senso e mi ascolti”.
“Io non- e va bene” farfugliò Caramell guardandosi attorno come se sperasse che qualcuno sarebbe arrivato a dirgli come comportarsi “ D’accordo, allora. Dawlish, Williamson, andate al Dipartimento dei Misteri a controllare. Silente…ho bisogno di sapere esattamente cosa è successo alla Fontana della Fratellanza Magica” aggiunse con una specie di lamento, guardando attorno al pavimento, dove i resti delle statue della strega, del mago e del centauro giacevano sparpagliati. “Possiamo parlarne dopo che avrò riportato Harry a scuola.”disse Silente. “Harry- Harry Potter?” Caramell si guardò intorno e vide Harry che ancora stava levandosi in piedi contro la parete a fianco della statua caduta che lo aveva protetto durante il duello tra Voldemort e Silente. “Qui?” disse Caramell, strabuzzando gli occhi in direzione di Harry “ Perché- che significa tutto questo? “Ti spiegherò ogni cosa” ripetè Silente “non appena Harry sarà tornato a scuola” Si allontanò dalla fontana verso il punto dove la testa dorata del mago giaceva per terra. Puntò la sua Bacchetta verso di essa e mormorò: ‘Portus!’ La testa fiammeggiò di luce blu e vibrò rumorosamente sul pavimento di legno per qualche secondo, quindi ritornò immobile. “Ora stammi un po’ a sentire, Silente” disse Caramell mentre Silente raccoglieva la testa e la porgeva ad Harry “ Non hai l’autorizzazione per quella passaporta. Non puoi far finta davanti al Ministro della Magia che tutto questo non si accaduto. Tu – tu…” La sua voce era esitante mentre Silente lo osservava autorevolmente da dietro i suoi occhiali a mezzaluna. “Devi dare l’ordine che Dolores Umbrige sia rimossa dal suo incarico a Hogwarts” disse Silente. “Devi dire ai tuoi Auror che il mio ingegnante di Cura delle Creature Magiche può riprendere il suo lavoro. Ti darò…” tirò fuori dalla tasca il suo orologio con dodici pianeti al posto delle lancette e lo guardò “ ti dedicherò mezz’ora del mio tempo stasera ,durante il quale penso che riusciremo a chiarire i punti più salienti di ciò che è accaduto qui. Dopodiché dovrò ritornare alla mia scuola. Se avrete bisogno del mio aiuto, naturalmente sarete più che benvenuti e mi troverete ad Hogwarts. Le lettere indirizzate al Preside mi troveranno.” Caramell sembrava più stupito che mai; era rimasto a bocca aperta e il suo faccione rotondo era diventato rosso sotto i capelli grigi arruffati. “Io- tu…” Silente gli aveva voltato le spalle. “Prendi questo, Harry.” Prese la testa della statua dorata ed Harry posò la sua mano su di essa poi si rese conto di ciò che che aveva fatto e di dove si trovava. “Ci vediamo tra mezz’ora” disse calmo Silente “Uno…due…. Tre….” Harry provò sensazione familiare di sentirsi agganciato all’ombelico. Il lucido pavimento di legno era scomparso da sotto i suoi piedi; l’Atrio, Caramell e Silente, erano tutti spariti e lui stava volando in un turbine di suoni e colori.
CAPITOLO 37 -La Profezia Perduta
I piedi di Harry si posarono sul suolo solido; le ginocchia gli si piegarono appena e la testa dorata del mago cadde sul pavimento con un risonante dunk. Si guardò intorno e notò che era arrivato nell’ufficio di Silente.
Sembrava che ogni oggetto si fosse riparato da solo durante l’assenza del Preside. I delicati strumenti d’argento erano poggiati ancora una volta sui tavolini dalle gambe affusolate, sbuffando e roteando serenamente. I ritratti dei vecchi Presidi, uomini e donne, sonnecchiavano nelle loro cornici, le teste poggiate sullo schienale delle poltrone o sul bordo del dipinto.
Harry guardò fuori dalla finestra. C’era una nitida linea verde pallido lungo l’orizzonte: si avvicinava l’alba.
Il silenzio e l’immobilità, rotti soltanto da occasionali grugniti o soffi da parte dei ritratti addormentati, gli erano insopportabili. Se ciò che gli stava intorno avesse rispecchiato i sentimenti che provava dentro, i dipinti avrebbero urlato per la sofferenza. Cominciò a camminare attraverso il tranquillo, gradevole ufficio, respirando velocemente, cercando di non pensare. Ma era forzato a pensare… non c’era scampo…
Per colpa sua Sirius era morto, era tutta colpa sua. Se lui, Harry, non fosse stato talmente stupido da cadere nella trappola di Voldemort, se non fosse stato così convinto che ciò che aveva visto nel sogno fosse reale, se solo avesse ammesso la possibilità che Voldemort, come Hermione aveva detto, stava approfittando del fatto che gli piaceva giocare a fare l’eroe…
Era insostenibile, non poteva pensarci, non lo poteva sopportare… c’era un terribile vuoto dentro di lui che non riusciva ad afferrare né a pensarci, un buco nero al posto prima occupato da Sirius, dove Sirius era svanito; non voleva avere più niente a che fare con quel grande, silenzioso nulla, non lo poteva sopportare –
Un dipinto dietro di lui produsse un ronfo particolarmente rumoroso ed una voce fredda disse, “Ah… Harry Potter…”
Phineas Nigellus emise un lungo sbadiglio, stiracchiò le braccia ed osservò Harry con un penetrante sguardo, strizzando gli occhi.
“E cosa ti porta qui alle prime ore del mattino?” disse infine Phineas “si suppone che questo ufficio sia sigillato per tutti tranne il legittimo Preside. O Silente ti ha mandato qui? Oh, non dirmelo” ed emise un altro tremendo sbadiglio “ancora un messaggio per il mio inetto pro-pronipote?”
Harry non riuscì a parlare. Phineas Nigellus non poteva sapere che Sirius era morto, ma Harry non era in grado di dirglielo. Affermarlo ad alta voce avrebbe significato renderlo definitivo, assoluto, irrecuperabile.
Alcuni degli altri ritratti ora si stavano movendo. Il terrore di essere interrogato indusse Harry ad attraversare velocemente la stanza ed afferrare il pomello della porta. Non girava. Era chiuso dentro.
“Spero questo presagisca,” disse il mago corpulento dal naso arrossato che pendeva dalla parete retrostante la scrivania del Preside, “che Silente stia per tornare tra noi in breve tempo?” Harry si girò. I maghi lo fissavano con grande interesse. Harry annuì. Tirò di nuovo la maniglia alle sue spalle ma questa rimase immobile.
“Oh bene” disse il mago. “Sarebbe stato molto noioso senza di lui, proprio molto noioso.” Si accomodò nella sua poltrona simile ad un trono nella quale era stato dipinto e sorrise verso Harry benignamente.
“Silente pensa molto bene di te, come ti renderai certamente conto,” disse con fare incoraggiante. “Oh certo. Ha notevole stima di te.”
Il senso di colpa che riempiva completamente il torace di Harry era percepito come qualcosa di mostruoso, un enorme parassita che si contorceva ed attorcigliava dentro di lui. Harry non poteva sostenere ciò, non poteva sopportare in alcun modo di essere se stesso … non si era mai sentito tanto intrappolato nella sua stessa mente e nel suo stesso corpo, non aveva mai desiderato tanto essere qualcun altro; chiunque, altro…
Il camino vuoto cominciò ad ardere di una fiamma verde smeraldo, facendo sì che Harry saltasse via dalla porta fissando l’uomo che compariva sotto la cappa. Appena la sagoma alta di Silente usci dal fuoco, i maghi e le streghe appesi alle pareti circostanti si svegliarono di colpo, molti di loro esprimendo esclamazioni di benvenuto.
“Grazie,” disse Silente dolcemente.
Inizialmente non guardò verso Harry ma si avviò verso il posatoio presso la porta estraendo, da una tasca interna della sua toga, la piccolissima, sgraziata, implume Fanny, che depose delicatamente nel vassoio di soffici ceneri sottostante l’asta dorata dove la fenice perfettamente sviluppata era solita poggiarsi.
“Bene, Harry,” disse Silente, distogliendo finalmente lo sguardo dal neonato volatile, “ti farà piacere sentire che nessuno dei tuoi compagni ha subito danni irreparabili dagli eventi della scorsa notte.”
Harry tentò di dire, “Bene,” ma non riuscì ad emettere alcun suono. Gli sembrava che Silente gli volesse ricordare l’ammontare dei danni da lui provocati, d’altronde Silente stava guardando verso di lui per la prima volta e la sua espressione era gentile più che colpevolizzante, Harry non poteva tollerare d’incontrare il suo sguardo.
“Madama Chips sta curando tutti loro,” disse Silente. “Nymphadora Tonks ha bisogno di passare un po’ di tempo a San Mungo, ma sembra che possa recuperare completamente.”
Harry si accontentò di annuire rivolto al tappeto, che si stava schiarendo come il cielo all’esterno evolveva verso il celeste pallido. Era sicuro che ogni ritratto della stanza stesse in attento ascolto di ciascuna parola detta da Silente, cercando di scoprire dove Silente ed Harry fossero stati e perché fossero ci fossero stati dei feriti.
“So come devi sentirti, Harry,” disse Silente con estrema serenità.
“No. non lo sa,” disse Harry, e la sua voce risuonò improvvisamente forte ed aspra; un incandescente sbalzo di rabbia dentro di lui; Silente non sapeva niente dei suoi sentimenti.
“Capisci, Silente?” disse Phineas Nigellus maliziosamente “Non tentare mai di capire gli studenti. Essi lo detestano. Loro preferiscono essere tragicamente fraintesi, crogiolarsi nell’autocommiserazione, cuocere nella loro stessa –”
“Basta, Phineas,” disse Silente.
Harry voltò le spalle a Silente ed avanzò con determinazione verso la finestra. Poteva vedere lo stadio del Quidditch in lontananza. Sirius era apparso una volta in quel luogo, trasfigurato in cane nero dal pelo arruffato, per vedere Harry giocare… probabilmente era venuto ad accertarsi che Harry fosse bravo come lo era stato suo padre… Harry non aveva avuto la possibilità di chiederglielo…
“Non devi vergognarti di quello che provi, Harry,” disse la voce di Silente. “al contrario… il fatto che tu possa provare una tale sofferenza è la tua più grande forza.”
Harry sentì la sua rabbia incandescente strisciare dentro di sé, infiammarsi in un vuoto terrificante, riempirlo del desiderio di ferire Silente per la sua calma e le sue parole vuote.
“Questa sarebbe la mia forza più grande?” disse Harry, la sua voce tremava mentre fissava fuori verso lo stadio di Quidditch senza riuscire più a vederlo. “Non ha la minima idea… Non capisce…”
“Cosa non capisco?” chiese Silente con calma.
Era troppo. Harry si girò agitandosi furiosamente.
“Non voglio parlare di ciò che provo, va bene?”
“Harry, una sofferenza come questa è la prova che sei ancora un uomo! Questo dolore è componente della condizione umana –”
“ALLORA – NON – VOGLIO – ESSERE – UN – UOMO!” Ruggì Harry, afferrò il delicato strumento d’argento sul tavolino al suo fianco e lo scagliò attraverso la stanza; si frantumò contro il muro in centinaia di pezzettini. Diversi ritratti proruppero in urla di rabbia e paura e il ritratto di Armando Dippet esclamò, “Effettivamente!”
“NON M’IMPORTA!” Urlò Harry verso di loro, sollevando un lunascopio e gettandolo nel camino. “HO AVUTO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO CHE FINISCA TUTTO, NON M’IMPORTA DI NULLA –“
Afferrò il tavolo su cui era stato lo strumento d’argento e lanciò anche questo. Si spaccò in vari pezzi contro il pavimento e le gambe rotolarono in diverse direzioni.
“Certo che t’importa,” disse Silente. Non aveva sobbalzato né fatto il minimo movimento per impedire ad Harry di demolire il suo ufficio. La sua espressione era calma, quasi distaccata. “T’importa talmente che senti come se volessi sanguinare a morte per questo dolore.”
“No!” urlò Harry con tale forza da sentire che la sua gola poteva squarciarsi, e per un secondo avvertì anche l’impulso a scagliarsi su Silente e colpirlo; frantumare quel vecchio volto tranquillo, sbatterlo, ferirlo, fargli sentire una piccola parte dell’orrore che provava dentro di sé.
“Oh, certo che sì,” disse Silente, ancora più tranquillamente. “Ora hai perso tua madre, tuo padre e la cosa più simile ad un parente che tu abbia mai avuto. Certo che t’importa.”
“NON SA NIENTE DI COME MI SENTO!” Ringhiò Harry. “LEI – CHE SE NE STA LÀ IN PIEDI – LEI –”
Ma non gli venivano abbastanza parole, frantumare oggetti non gli era più d’aiuto; voleva fuggire, voleva corre e non guardarsi mai più indietro, voleva essere ovunque non potesse vedere quegli occhi azzurro chiaro che lo squadravano, quel volto vecchio pieno di odiosa calma. Girò sui talloni e corse verso la porta, afferrò di nuovo la maniglia cercando di strapparla.
Ma la porta non si aprì.
Harry si voltò di nuovo verso Silente.
“Mi faccia uscire,” disse. Stava tremando dalla testa ai piedi
“No,” disse Silente, semplicemente.
Per pochi secondi si fissarono reciprocamente.
“Mi faccia uscire,” disse Harry di nuovo.
“No,” ripeté Silente.
“Se non – se mi tiene chiuso qui – se non mi lascia –”
“Vuol dire che al massimo continuerai a distruggere qualche mia proprietà,” disse Silente serenamente. “Credo di averne molte altre.”
Girò attorno alla scrivania e si accomodò, guardando Harry davanti a lui.
“Mi faccia uscire,” disse Harry ancora una volta, con una voce fredda e calma quasi come quella di Silente.
“No finché non avrai ascoltato ciò che ho da dire,” disse Silente.
“Lei – Lei pensa che io voglia – pensa che io le dia – NON M’IMPORTA COSA HA DA DIRE!” ruggì Harry. “Non voglio ascoltare nulla di ciò che vuole dire!”
“Lo farai,” disse Silente fermamente. “Perché non sei neanche lontanamente arrabbiato verso di me quanto dovresti essere. Se stai per attaccarmi, come penso tu stia per fare, mi piacerebbe che ne valga veramente la pena.”
“Di cosa sta parlando?”
“È per un mio errore che Sirius è morto,” disse Silente con chiarezza. “O dovrei dire, quasi interamente per un mio errore – non sarò così arrogante da accollarmi l’intera responsabilità.
“Sirius era un uomo coraggioso, intelligente ed energico, ed un uomo di questo genere di solito non ama stare nascosto in casa mentre crede che altri siano in pericolo. D’alta parte, non avrei dovuto lasciati credere, nemmeno per un istante, che c’era necessità di un tuo intervento al Dipartimento dei Misteri questa notte. Se fossi stato aperto con te, Harry, come avrei dovuto essere, tu avresti saputo molto tempo fa che Voldemort avrebbe cercato di attirarti al Dipartimento dei Misteri, e non saresti mai caduto nella trappola che ti ha attirato lì stanotte. E Sirius non avrebbe avuto la necessità di seguirti. La colpa è mia, e mia soltanto.”
Harry era ancora in piedi con la mano sulla maniglia ma non se ne rendeva conto. Fissava Silente, respirando faticosamente, ascoltando ma ancora afferrando con difficoltà quello che udiva.
“Per favore siediti,” disse Silente. Non era un ordine, era una richiesta.
Harry esitò, poi attraversò la stanza camminando lentamente imbrattandosi con schegge d’argento e frammenti di legno, e prese la sedia di fronte alla scrivania di Silente.
“Credo di capire,” disse Phineas Nigellus lentamente dalla destra di Harry, “che il mio pro-pronipote – l’ultimo dei Black – è morto?”
“Sì, Phineas,” replicò Silente.
“Non ci credo,” affermò Phineas bruscamente.
Harry girò la testa in tempo per vedere Phineas puntare fuori dal suo ritratto e capì che stava andando a raggiungere il suo altro ritratto in Grimmauld Place. Forse avrebbe camminato, di ritratto in ritratto, chiamando Sirius per tutta la casa…
“Harry, ti devo una spiegazione,” disse Silente. “Una spiegazione degli errori di un vecchio. Per come la vedo adesso, ciò che ho fatto, e non fatto, nei tuoi riguardi, conferma tutte le caratteristiche dei fallimenti dell’età. Un giovane non può sapere come l’età faccia pensare e sentire. Ma i vecchi sono colpevoli se dimenticano cosa significhi essere giovani… e sembra che io lo abbia dimenticato, ultimamente…”
Il sole stava sorgendo proprio in quel momento; era visibile un bordo arancione abbagliante sopra le montagne ed il resto del cielo schiariva in luminosi colori pastello. La luce lambì Silente, l’argento della montatura dei suoi occhiali e la barba, le rughe profondamente intagliate del suo volto.
“Quindici anni fa supposi,” disse Silente, “quando vidi la cicatrice sulla tua fronte, che cosa essa potesse significare. Ipotizzai che poteva essere un segno di un collegamento instaurato tra te e Voldemort.”
“Mi ha già parlato di questo prima, Professore,” disse Harry schiettamente. Non gl’interessava di mostrarsi scortese. Non gl’importava molto di alcunché.
“Sì,” disse Silente quasi scusandosi. “Sì, ma vedi – è necessario partire dalla cicatrice. Riguardo ad essa diventò chiaro, subito dopo il tuo ritorno nel mondo della magia, che avevo ragione, e che la tua cicatrice ti avvisava quando Voldemort era vicino o quando provava emozioni intense.
“Lo so,” ribatté Harry stancamente.
“E questa tua abilità – quella di percepire la presenza di Voldemort, anche se nascosto, e di sapere cosa egli prova e quando le sue emozioni si risvegliano – è diventata molto più pronunciata da quando Voldemort ha riacquistato il suo corpo ed i pieni poteri.
Harry non si preoccupò di annuire. Già sapeva tutto ciò.
“Più di recente,” disse Silente, “cominciai ad interessarmi della possibilità che Voldemort potesse scoprire l’esistenza della connessione con te. Quasi certamente, c’è stato un momento nel quale tu sei entrato così profondamente nella sua mente e nei suoi pensieri da fargli avvertire la tua presenza. Parlo, naturalmente, della notte in cui fosti testimone dell’attacco contro il Signor Weasley.”
“Sì, Piton me lo ha detto,” brontolò Harry.
“il Professor Piton, Harry” Silente lo corresse con calma. “Ma non ti sei mai chiesto perché non fui io a parlartene? Perché non ti ho insegnato Occlumenzia personalmente? Perché ho evitato di avere contatti con te per mesi?”
Harry alzò lo sguardo. Si accorse che Silente aveva un’aria rattristata ed esausta.
“Sì,” mormorò Harry. “Sì, me lo sono chiesto.”
“Vedi,” continuo Silente, “Ho supposto che non sarebbe passato molto tempo prima che Voldemort facesse il tentativo di entrare nella tua mente per manipolarti e deviare i tuoi pensieri, e non avevo interesse a dargli ulteriori incentivi a fare ciò. Ero sicuro che se avesse percepito che la nostra relazione era – o era mai stata – più stretta di quella tra Preside e studente, egli avrebbe afferrato al volo l’occasione di usarti per spiarmi. Temetti per l’uso che egli avrebbe potuto fare di te, dell’eventualità che egli avrebbe potuto cercare di possederti. Harry, credo di avere ragione nel pensare che Voldemort ti abbia usato in qualche modo. In quelle rare occasioni in cui abbiamo avuto contatti stretti, ho creduto di vedere l’ombra della sua presenza distesa in fondo ai tuoi occhi.
Harry ricordò la sensazione di avere dentro di se un serpente assopito, pronto a colpire, in quei momenti in cui aveva guardato Silente negli occhi.
“L’aspirazione di Voldemort a possederti, come ha dimostrato stanotte, non era la mia distruzione. Era la tua. Sperava, quando ti ha posseduto per qualche istante poco fa, che io volessi sacrificarti nella speranza di ucciderlo. Così, capisci, nel prendere le distanze da te, ho cercato di proteggerti, Harry. L’errore di un vecchio…”
Sospirò profondamente. Harry stava permettendo alle parole di scorrergli addosso. Gli sarebbe piaciuto molto sapere quelle cose alcuni mesi prima, ma ora non aveva senso rispetto alla voragine spalancata dentro di lui che era la perdita di Sirius, nulla di tutto ciò aveva importanza…
“Sirius mi disse che sentisti Voldemort destarsi dentro di te quella notte che avesti la visione dell’attacco ad Arthur Weasley. Allora capii che i miei peggiori timori erano esatti: Voldemort aveva compreso che avrebbe potuto usarti. Nel tentativo di darti un’arma contro l’assalto di Voldemort alla tua mente, organizzai le lezioni di Occlumenzia con il Professor Piton.”
S’interruppe. Harry osservò la luce del sole, che scivolava lentamente lungo la lucida superficie della scrivania di Silente, illuminando un calamaio d’argento ed una bella piuma scarlatta. Harry era certo che i ritratti tutt’intorno a lui erano svegli ed ascoltavano attentamente le spiegazioni di Silente; poteva sentire gli occasionali fruscii delle toghe, il lieve tossicchiare di una gola schiarita. Phineas Nigellus non era ancora tornato…
“Il Professor Piton scoprì,” riassunse Silente, “che tu avevi sognato per mesi della porta al Dipartimento dei Misteri. Voldemort, naturalmente, è stato ossessionato dalla possibilità di ascoltare la profezia fin da quando ha riacquistato il corpo; più si concentrava su quella porta, più ti coinvolgeva su di essa, benché tu non sapessi cosa potesse significare.
“Poi vedesti Rockwood, che prima del suo arresto lavorava al Dipartimento dei Misteri, dire a Voldemort ciò che aveva saputo tanto tempo prima – che le profezie conservate al Ministero della Magia erano vigorosamente protette. Solo le persone direttamente interessate potevano prenderle dagli scaffali senza rischiare di essere portati alla pazzia: in questo caso, o Voldemort sarebbe dovuto entrare nel Ministero della Magia, rischiando di rivelare il suo ritorno, infine – oppure avresti dovuto prenderla tu per lui. Divenne un problema della massima urgenza farti diventare pratico di Occlumenzia.”
“Ma non lo ho fatto,” brontolò Harry. Lo disse ad alta voce per cercare di alleviare il peso morto del senso di colpa che aveva dentro: una confessione avrebbe potuto sicuramente mitigare la terribile pressione che gli stringeva il cuore. “Non mi sono esercitato, non me ne sono preoccupato, avrei potuto smettere di avere quei sogni, Hermione mi aveva detto di farlo, se l’avessi fatto lui non sarebbe stato in grado di mostrarmi dove andare e – Sirius non sarebbe – Sirius non sarebbe –”
Qualcosa si stava scatenando nella testa di Harry: il bisogno di giustificarsi, di spiegare –
“Ho cercato di verificare se lui aveva realmente catturato Sirius, entrai nell’ufficio della Umbridge, parlai con Kreacher attraverso il fuoco ed egli mi rispose che Sirius non c’era, disse che era uscito!”
“Kreacher ha mentito,” disse Silente tranquillamente. “Tu non eri il suo padrone, poteva mentirti senza avere alcun bisogno di punirsi. Kreacher voleva che tu andassi al Ministero della Magia.”
“Lui – lui mi ha mandato lì apposta?”
“Oh sì. Kreacher, temo, ha servito più di un padrone per mesi.”
“Come è possibile?” disse Harry senza convinzione. “Non è uscito da Grimmauld Place per anni.”
“Kreacher ha colto questa opportunità appena prima di Natale,” rispose Silente, “quando Sirius, sembra, gli gridò «vai via». Egli prese Sirius alla lettera ed interpretò questo come un ordine a lasciare la casa. Andò dall’unico membro della famiglia Black per cui avesse un certo rispetto residuo… la cugina dei Black, Narcissa, sorella di Bellatrix e moglie di Lucius Malfoy.”
“Come fa a sapere tutte queste cose?” chiese Harry. Il cuore gli batteva all’impazzata. Si sentiva male. Ricordava la preoccupazione per la strana assenza di Kreacher durante le vacanze natalizie, ricordava la sua ricomparsa in soffitta…
“Kreacher me ne ha parlato la scorsa notte,” rispose Silente. “Vedi, appena il Professor Piton ebbe ascoltato quel tuo enigmatico messaggio, egli comprese immediatamente che avevi avuto una visione di Sirius intrappolato nei meandri del Dipartimento dei Misteri. Esattamente come te, egli tentò di contattare Sirius a sua volta. È bene precisarti che i membri dell’Ordine della Fenice hanno mezzi di comunicazione più affidabili rispetto al fuoco dell’ufficio di Dolores Umbridge. Il Professor Piton trovò che Sirius era vivo ed al sicuro a Grimmauld Place.
“Quando, nonostante tutto, non ti vide tornare dalla tua escursione nella Foresta con Dolores Umbridge, il Professor Piton cominciò a preoccuparsi che tu credessi ancora al fatto che Sirius fosse prigioniero di Lord Voldemort. Egli diede l’allarme, contemporaneamente, ad alcuni membri dell’Ordine.”
Silente eruppe in un profondo sospiro e continuò, “Alastor Moody, Nymphadora Tonks, Kingsley Shacklebolt e Remus Lupin erano al Quartier Generale quando furono contattati. Tutti insieme furono d’accordo a venirti in aiuto. Il Professor Piton chiese a Sirius di rimanere in quanto aveva bisogno di qualcuno che si trattenesse al Quartier Generale per raccontarmi l’accaduto. Ero atteso a momenti. Contemporaneamente il Professor Piton intendeva cercarti nella Foresta.
Sirius, però, non aveva intenzione di rimanere rinchiuso mentre gli altri correvano a cercarti. Affidò a Kreacher il compito di raccontarmi l’accaduto. Fu così che quando poco dopo arrivai a Grimmauld Place, loro erano già partiti per il Ministero, è stato l’elfo che mi ha raccontato – ridendo fin quasi a scoppiare – dov’era andato Sirius.”
“Si è messo a ridere?” domandò Harry con voce cupa.
“Oh, sì,” rispose Silente. “Vedi, Kreacher non è stato in grado di tradirci completamente. Non è un Custode Segreto dell’Ordine, non poteva riferire a Malfoy le nostre posizioni, o dirgli qualcosa dei nostri piani riservati che gli era stato proibito di rivelare. Era stato legato a quel comportamento attraverso incantesimi, che è come dire che non poteva disobbedire ad un ordine diretto del suo padrone, Sirius. Diede a Narcissa, però, informazioni di grande valore per Voldemort, informazioni che Sirius deve aver giudicato molto insignificanti per pensare di non proibirgli di ripeterle.”
“Del tipo?” chiese Harry.
“Come il fatto che la persona al mondo più cara a Sirius, eri tu,” rispose Silente. “Come il fatto che tu considerassi Sirius alla stregua, contemporaneamente, di padre e di fratello. Voldemort già sapeva, ovviamente, che Sirius faceva parte dell’Ordine, e che tu sapevi dove si trovava – ma l’informazione di Kreacher gli fece capire che l’unica persona per la quale saresti corso in capo al mondo, pur di salvarla, era Sirius Black.”
Le labbra di Harry erano fredde ed insensibili.
“Così… quando ieri chiesi a Kreacher se Sirius era lì la scorsa notte…”
“I Malfoy – indubbiamente seguendo le istruzioni di Voldemort – gli hanno chiesto di trovare un sistema per tenere Sirius fuori vista, una volta che tu avessi avuto la visione di Sirius sottoposto a tortura. Così, quando decidesti di accertarti della presenza di Sirius in casa, Kreacher sarebbe stato in grado di affermare che non c’era. Kreacher aveva ferito Fierbecco l’Ippogrifo ieri, ed nel momento della tua apparizione nel fuoco, Sirius era di sopra a curarlo.”
Sembrava che ad Harry fosse rimasta ben poca aria nei polmoni, il suo respiro era rapido ed affannoso.
“Kreacher le ha raccontato tutto questo… e rideva?” gracchiò.
“Non che desiderasse farlo,” disse Silente. “Ma anch’io sono sufficientemente abile in Legilimenzia da sapere se qualcuno mi sta mentendo, così io – sono riuscito a convincerlo – a raccontarmi l’intera storia prima di spostarmi al Dipartimento dei Misteri.”
“E,” bisbigliò Harry, le mani contratte e strette a pugno sulle sue ginocchia, “e Hermione ci diceva di essere gentile con lui –”
“Un po’ aveva ragione, Harry,” disse Silente. “Avvertii Sirius quando adottammo Grimmauld Place numero 12 come sede del nostro Quartier Generale che Kreacher doveva essere trattato con gentilezza e rispetto. Gli dissi anche che Kreacher avrebbe potuto rappresentare un pericolo per noi. Non penso che Sirius mi abbia preso molto seriamente, o che abbia considerato Kreacher un essere con una sensibilità acuta come quella umana.”
“Non biasimi – non – parli – di Sirius come –” Harry respirava con difficoltà, non riusciva ad emettere le parole come avrebbe voluto; ma la rabbia che era leggermente sfumata brucio di nuovo in lui: non voleva che Silente criticasse Sirius. “Kreacher è un bugiardo – pazzo – meriterebbe –”
“Kreacher è il risultato di quanto gli hanno fatto i maghi, Harry” lo interruppe Silente. “Sì, deve essere compatito. La sua esistenza è stata almeno altrettanto miserabile quanto quella del tuo amico Dobby. Dovette accettare quanto Sirius gli offriva, perché Sirius era l’ultimo della famiglia alla quale era legato, ma non provava vera lealtà per lui. E riguardo all’errore di Kreacher, dobbiamo ammettere che Sirius non fece nulla per facilitare a Kreacher –”
“NON PARLI DI SIRIUS IN QUESTO MODO!” Urlò Harry.
Era di nuovo in piedi, furioso, pronto ad avventarsi su Silente, che non aveva capito niente di Sirius, niente di quanto era stato coraggioso, di quanto aveva sofferto –”
“Cosa mi dice di Piton?” Sputò fuori Harry. “Perché non parla di lui? Quando gli dissi che Voldemort aveva catturato Sirius ha solo sogghignato contro di me come al solito –”
“Harry, sai che il Professor Piton non aveva altra scelta se non far finta di non prenderti su serio davanti a Dolores Umbridge,” affermò Silente fermamente, “ma come ho spiegato, egli avvertì l’Ordine appena possibile riguardo a quanto avevi detto. Fu lui a dedurre dov’eri andato quando non sei tornato dalla Foresta. Fu lui, ancora, a dare alla Professoressa Umbridge il falso Veritaserum quando lei ha tentato di estorcerti l’indirizzo dove trovare Sirius.”
Harry ignorò tutto questo; provava un selvaggio piacere nel biasimare Piton, gli sembrava che alleviasse il suo terribile senso di colpa, e voleva l’approvazione e l’accordo di Silente.
“Piton – Piton ha – ha schernito Sirius per il fatto che stava chiuso in casa – gli disse che era un codardo.”
“Sirius possedeva molta più saggezza ed intelligenza di quella che avrebbe permesso a questi futili argomenti di colpirlo seriamente.” Disse Silente.
“Piton smise di tenermi le lezioni di Occlumenzia!” ringhiò Harry. “Mi cacciò dal suo ufficio!”
“Sono consapevole di questo,” ribadì Silente con difficoltà. “Ho già detto che è stato un mio errore non prepararti personalmente, però ero certo, in quel momento, che nulla sarebbe potuto essere più pericoloso che aprire ancor più la tua mente a Voldemort mentre eri in mia presenza –”
“Piton la fece risultare una cosa penosa, la mia cicatrice bruciava sempre di più dopo ogni lezione con lui” Harry ricordava cosa pensava Ron dei questi fatti ed insisté “– come fa ad essere certo che non stesse facilitando Voldemort, che gli stesse rendendo più facile entrare dentro il mio –”
“Ho fiducia in Severus Piton,” s’intromise Silente con semplicità “ma ho dimenticato che alcune ferite diventano troppo profonde per poter guarire. Ho immaginato che il Professor Piton avesse potuto superare le sue avversioni nei confronti di tuo padre – avevo torto.”
“Ma va tutto bene, vero?” urlò Harry, ignorando le facce scandalizzate ed i borbottii di disapprovazione provenienti dai ritratti sulle pareti. “Va bene se Piton odia mio padre, ma non va bene se Sirius odia Kreacher?”
“Sirius non odiava Kreacher,” puntualizzò Silente. “Per lui era soltanto un servo che non meritava interesse o attenzione. Indifferenza e trascuratezza fanno spesso molti più danni del disprezzo palese… la fontana che abbiamo distrutto questa notte dice una menzogna. Noi maghi abbiamo bistrattato ed abusato delle altre creature per lunghissimo tempo ed ora ne stiamo pagando il prezzo.”
“COSÌ SIRIUS SI è MERITATO QUELLO CHE gli è SUCCESSO?” Urlò Harry.
“Non ho detto questo, né mi sentirai mai dire qualcosa del genere,” replicò Silente con estrema calma. “Sirius non era un uomo crudele, di solito era gentile con gli elfi domestici. Non gli piaceva Kreacher, perché Kreacher era il ricordo vivente di tutto ciò che Sirius aveva odiato.”
“Quando mai, l’odiava!” disse Harry con voce spezzata, voltando le spalle a Silente ed allontanandosi. Il sole ora riempiva di luce splendente l’interno della stanza e gli occhi dei ritratti seguivano il suo camminare senza accorgersi di cosa stava facendo, senza rendersi conto dell’ufficio intorno a lui. “Lo ha costretto a restare chiuso in quella casa e questa era una cosa che odiava, per questo è voluto uscire la scorsa notte.”
“Stavo tentando di mantenere Sirius in vita,” replicò Silente con tranquillità.
“Alle persone non piace essere rinchiuse!” disse Harry furiosamente, girandosi. “Ha fatto questo anche a me per tutta la scorsa estate!”
Silente chiuse gli occhi e nascose il volto tra le lunghe dita delle mani. Harry lo guardò, ma questa insolita dimostrazione di spossatezza o di tristezza, o qualunque cosa Silente stesse provando, non gli dava sollievo. Al contrario, sentì montare la rabbia ancora di più per il fatto che Silente mostrava segni di debolezza. Non c’era stata alcuna debolezza quando Harry aveva scagliato la sua rabbia ed aggressività verso di lui.
Silente abbassò le mani e squadrò Harry attraverso i suoi occhiali a forma di mezzaluna.
“È giunto il momento,” asserì, “di dirti ciò che ti avrei dovuto rivelare cinque anni fa, Harry. Per favore, siediti. Sto per dirti ogni cosa. Ti chiedo solo un po’ di pazienza. Avrai la tua occasione di adirarti con me – di fare qualunque cosa vorrai – quando avrò finito. Non ti fermerò.”
Harry gli lanciò una rapida occhiata, poi si lasciò cadere pesantemente sulla sedia opposta a Silente ed aspettò.
Silente fissò per un momento gli assolati campi che si scorgevano attraverso la finestra, poi si rivolse di nuovo verso Harry e cominciò, “Cinque anni fa arrivasti ad Hogwarts, Harry, salvo ed intero, come avevo predisposto e stabilito. Beh – non proprio intero. Avevi sofferto. Sapevo che sarebbe andata così quando ti lasciai sui gradini della casa dei tuoi zii. Sapevo che ti stavo condannando a dieci anni oscuri e difficili.”
S’interruppe. Harry non fiatò.
“Ti potresti chiedere – e con ottime ragioni – perché dovetti fare così. Perché nessuna famiglia di maghi poteva prendersi cura di te? Molte ne sarebbero state più che liete, sarebbero state onorate e deliziate di crescerti come un figlio.
“La risposta è che la mia priorità era quella di conservarti in vita. Tu eri in pericolo più di chiunque altro potessi immaginare. Voldemort era stato sconfitto da poche ore, ma i suoi sostenitori – ed alcuni di loro erano terribili almeno quanto lui – erano ancora a piede libero, arrabbiati, disperati e violenti. E dovevo prendere le mie decisioni, anche tenendo conto degli anni a venire. Credevo che Voldemort fosse scomparso per sempre? No. Sapevo che sarebbero passati dieci, venti o cinquant’anni prima che potesse tornare, ma ero sicuro che così sarebbe accaduto, ed ero certo, anche, conoscendolo come io solo potevo conoscerlo, che non si sarebbe fermato finché non ti avesse ucciso.
“Sapevo che la conoscenza di Voldemort dei poteri magici è forse la più completa rispetto a quella di qualsiasi altro mago vivente. Sapevo che anche i miei più complessi e potenti sortilegi ed incantesimi erano tutt’altro che invincibili se lui fosse tornato ai suoi pieni poteri.
“Ma sapevo, anche, che Voldemort aveva delle debolezze. Così presi la mia decisione. Tu saresti stato protetto da una magia antica che egli conosce, ma che detesta e che, perciò, ha sempre sottostimato – a suo danno. Sto parlando, ovviamente, del fatto che tua madre si è sacrificata per salvarti. Lei ti ha dato una protezione permanente che egli non poteva prevedere, una protezione che scorre nelle tue vene ancora oggi. Ho riposto la mia fiducia, quindi, nel sangue di tua madre. Ti affidai a sua sorella, l’unica parente che le era rimasta.”
“Lei non mi vuole bene,” disse Harry d’un fiato. “Non mi dà un bel niente –”
“Ma ti ha accolto,” L’interruppe Silente bruscamente. “Ti avrà preso a malincuore, per paura, malvolentieri, con amarezza, ma ti ha accolto lo stesso, e in questo modo, ha completato l’incantesimo che avevo posto su di te. Il sacrificio di tua madre ha fatto sì che il legame di sangue rappresentasse lo scudo più potente che potevo darti.”
“Ancora non…”
“Finché puoi tornare a casa, nel posto nel quale si tramanda il sangue di tua madre, allora non puoi essere toccato o danneggiato da Voldemort. Ha versato il sangue di lei, ma esso continua a vivere in te e in sua sorella. Il suo sangue rappresenta il tuo rifugio. È necessario che tu possa tornare lì almeno una volta all’anno, ma per tutto il tempo nel quale ti è concesso tornare a casa, finché sei lì egli non può colpirti. Tua zia lo sa. Lo spiegai nella lettera che le lasciai, insieme a te, sui gradini di casa. Lei sa che lasciandoti solo circolare per la casa ha potuto tenerti in vita per i passati quindici anni.
“Aspetti,” disse Harry. “Aspetti un momento.”
Si raddrizzò sulla sedia, squadrando Silente.
“Ha mandato lei quel gufo. Lei le ha detto di ricordare – era la sua voce –”
“Ho pensato,” ribatté Silente inclinando leggermente la testa, “che fosse necessario ricordarle il patto che ha sottoscritto accogliendoti. Ho sospettato che l’attacco dei Dissennatori potesse aver risvegliato in lei il timore per i pericoli legati al fatto di averti come figlio adottivo.”
“Era così,” disse Harry tranquillamente. “Beh – mio zio molto più di lei. Lui voleva cacciarmi via, ma dopo la venuta del gufo – mia zia ha detto che dovevo rimanere”
Abbassò lo sguardo verso il pavimento per un momento, poi aggiunse, “ma tutto questo che c’entra con…” Non poteva pronunciare il nome di Sirius.
“Cinque anni fa, allora,” continuò Silente come se il suo racconto non fosse mai stato interrotto, “tu arrivasti ad Hogwarts, né così felice né così ben nutrito quanto mi sarebbe piaciuto, forse, ma ancora vivo ed in salute. Non eri un piccolo principe viziato, eri un ragazzo normale, come avevo sperato nonostante le circostanze. Fino a quel punto il mio piano funzionava alla perfezione.
“Allora… beh, ricorderai gli eventi del tuo primo anno ad Hogwarts bene quanto me. Hai superato magnificamente la sfida che ti si presentava e presto – troppo presto – rispetto a quanto avevo previsto, ti sei trovato faccia a faccia con Voldemort. Sei sopravvissuto ancora. Ed hai fatto di più. Hai ritardato il suo ritorno ai pieni poteri e vitalità. Hai combattuto una battaglia da uomo. Io sono stato… orgoglioso di te e posso ben dirlo.
“C’era ancora un difetto nel mio meraviglioso piano,” soggiunse Silente. “Un difetto ovvio, che conoscevo, e che perciò, avrei dovuto evitare. E ancora, poiché sapevo quanto fosse importante la riuscita del mio piano, dissi a me stesso che non potevo permettere che quel difetto potesse rovinarlo. Io solo potevo prevenirlo, così io solo dovevo mostrarmi forte. Quello fu la mia prima prova, quando giacevi in infermeria, debole dopo lo scontro con Voldemort.”
“Non capisco di cosa stia parlando,” disse Harry.
“Non ricordi cosa mi hai chiesto, quando ti trovavi in infermeria: Perché Voldemort aveva cercato di ucciderti quando eri un neonato?”
Harry annuì
“Avrei dovuto dirtelo allora?”
Harry fissò i profondi occhi azzurri e non parlò, ma il suo cuore riprese a correre.
“Ancora non vedi il difetto nel piano? No… forse no. Bene, come sai, decisi di non risponderti allora. Undici anni, mi dissi, è troppo giovane per sapere. Non avevo mai avuto intenzione di dirtelo quando avevi undici anni. La conoscenza sarebbe stata troppo per quell’età cosi giovane.
“Avrei dovuto riconoscere i segni del pericolo già da allora. Avrei dovuto chiedermi perché non mi sentivo tanto turbato dal fatto che mi avevi già rivolto quella domanda alla quale sapevo che, un giorno, avrei dovuto dare una terribile risposta. Avrei dovuto riconoscere che ero troppo lieto di pensare che non ero obbligato a farlo proprio quel particolare giorno… TU eri troppo piccolo, giovanissimo.
“Allora iniziò il tuo secondo anno ad Hogwarts. Ed ancora una volta ti sei trovato ad affrontare sfide che persino dei maghi adulti non avevano mai affrontato: ancora una volta te la sei cavata al di là dei miei sogni più sfrenati. Non mi hai rivolto quella domanda di nuovo, tuttavia mi hai chiesto perché Voldemort aveva lasciato quel marchio su di te. Discutemmo della tua cicatrice, oh sì… arrivammo vicini, molto vicini all’argomento. Perché non ti raccontai niente?
“Bene, mi sembrò che dodici anni, dopo tutto, erano solo di poco più appropriati per ricevere quel tipo di informazioni. Ti permisi di andar via da me, insanguinato, esausto ma entusiasta, e se provai una fitta di disagio perché avrei potuto, forse, parlartene allora, essa fu subito messa a tacere. Eri ancora troppo giovane, vedi, e non trovai in me stesso il coraggio di rovinare quella notte di trionfo…
“Capisci, Harry? Sei in grado di vedere il difetto del mio brillante piano ora? Ero caduto nella trappola che avevo previsto, che avevo promesso a me stesso di evitare, che dovevo evitare.”
“Io non…”
“Mi affezionai troppo a te,” disse Silente semplicemente. “Mi attaccai più alla tua felicità che non alla tua conoscenza della verità, più alla tua pace mentale che al mio piano, più alla tua vita che alle vite che si sarebbero potute perdere se il piano fosse fallito. In altre parole, mi comportai esattamente come Voldemort si aspettava che avessero agito quelli come noi, pazzi capaci di amare.
“C’è modo di difendersi? Sfido chiunque si sia preso cura di te, come me – ed io ho avuto cura di te più strettamente di quanto tu possa aver immaginato – a non cercare di evitarti tormenti più di quanto avessi già sofferto. Cosa m’interessava se tante persone senza volto e tante creature sarebbero state massacrate in un indistinto futuro, se qui ed ora tu eri vivo, in salute, e felice? Non mi sarei mai sognato di tenere il destino di una persona nelle mie mani in questo modo.
“Iniziò il tuo terzo anno. Osservai da lontano la tua lotta per respingere i Dissennatori, come hai trovato Sirius, come hai scoperto chi era e come lo hai salvato. Avrei dovuto parlartene allora? Proprio nel momento in cui tu avevi trionfalmente strappato il tuo Padrino dalle fauci del Ministero? A tredici anni, però, i miei pretesti stavano dileguandosi. Per quanto tu fossi giovane, avevi dimostrato di essere fuori dall’ordinario. La situazione della mia coscienza non era facile, Harry. Sapevo che il momento sarebbe arrivato presto…
“L’anno scorso, però, sei venuto fuori dal labirinto dopo aver visto morire Cedric Diggory, dopo essere scampato tu stesso alla morte di stretta misura… e allora non te ne parlai, benché sapessi che, ora che Voldemort era tornato, avrei dovuto farlo presto. Ed ora, stanotte, ho capito che sei pronto da molto tempo per quella conoscenza. L’ho tenuta lontana da te troppo a lungo, perché hai dimostrato che avrei potuto caricarti di quel fardello già prima di tutto questo. La mia sola attenuante è questa: ho visto che hai dovuto lottare contro molte più difficoltà di ogni altro studente mai passato per questa scuola.”
Harry attese, ma Silente non continuò.
“Ancora non capisco”
“Voldemort cercò di ucciderti quando eri un bambino a causa di una profezia fatta poco prima della tua nascita. Sapeva che la profezia era stata pronunciata, benché non ne conoscesse l’intero contenuto. Decise di ucciderti quando eri ancora un neonato, credendo di stravolgere i termini della profezia. Scoprì, a sue spese, che stava sbagliando quando la maledizione scagliata per ucciderti si rivolse contro di lui. Così, fin da quando ha riacquistato il suo corpo, ed in particolare fin da quando sei straordinariamente riuscito a sfuggirgli l’anno scorso, è stato determinato ad ascoltare la profezia per intero. Questa è l’arma che ha cercato così assiduamente fin dal suo ritorno: la conoscenza del sistema per distruggerti.
Adesso il sole era sorto completamente: l’ufficio di Silente era immerso nella luce. La teca di vetro nella quale era conservata la spada di Godric Grifondoro rispecchiava il chiarore, i frammenti degli strumenti che Harry aveva distrutto luccicavano sul pavimento come gocce di pioggia e, dietro di lui, la piccola Fanny emise un debole pigolio dal suo nido di ceneri.
“La profezia si è frantumata,” disse Harry con decisione. “Stavo tirando Neville dietro i banchi della sala dell’Arco Velato quando sono inciampato nel suo mantello ed essa è caduta…”
“Ciò che si è frantumato era solo una registrazione della profezia presa per il Dipartimento dei Misteri. La profezia, però, fu esposta a qualcuno, e quella persona ha la possibilità di richiamala perfettamente.”
“Chi la senti? Domandò Harry, benché pensasse di conoscere già la risposta.
“Io,” rispose Silente. “In una notte fredda e umida di sedici anni fa, in un separé presso il bancone della taverna Testa di Porco. Ero andato lì per incontrare un aspirante al posto di insegnante di Divinazione, nonostante fossi contrario a permettere che l’insegnamento di Divinazione potesse continuare. L’aspirante, però, era la pro-pronipote di una Veggente molto famosa, molto dotata, e pensai d’incontrarla per buona educazione. Rimasi deluso. Mi sembrò che lei non avesse la minima traccia del talento. Le dissi, con cortesia spero, che non pensavo fosse adatta a quel ruolo. Mi girai per andarmene.”
Silente si alzò in piedi e passò oltre Harry fino all’armadio nero posto a lato del trespolo di Fanny. Si chinò, tirò un chiavistello, e prese dall’interno un basso catino in pietra istoriato con rune lungo tutto il bordo, simile a quello in cui Harry aveva visto suo padre tormentare Piton. Silente tornò alla scrivania, vi poggiò sopra il Pensatoio ed accostò la punta della bacchetta alla tempia. Ne trasse, incollato alla bacchetta, il filo argentato di un pensiero, sottile come quello di una ragnatela, e lo depositò nel catino. Si accomodò di nuovo dietro la scrivania ed osservò per qualche istante i suoi pensieri roteare e vagare all’interno del Pensatoio. Poi, con un sospiro, tese la bacchetta e pungolò con la punta la sostanza argentata.
Ne venne fuori una piccola figura di donna, drappeggiata in ampi scialli, gli occhi enormemente ingranditi dalle lenti dei suoi occhiali, che ruotava lentamente; i piedi nel catino. Quando Sibilla Cooman iniziò a parlare non lo fece con la sua normale voce eterea, mistica, ma con i duri, rauchi toni che Harry le aveva sentito una sola volta, precedentemente.
Colui che ha il potere di sconfiggere il Signore Oscuro si avvicina… nato da coloro che per tre volte gli hanno resistito, nato al morire del settimo mese… ed il Signore Oscuro lo marchierà come suo pari, ma egli avrà un potere che il Signore Oscuro non concepisce… e se entrambi potranno morire uno per mano dell’altro, per nessuno di loro sarà possibile vivere se l’altro sopravvive… colui che ha il potere di sconfiggere il Signore Oscuro nascerà al morire del settimo mese…”
Sempre ruotando lentamente la Professoressa Cooman affondò di nuovo nel liquido argentato sotto di lei e svanì.
Il silenzio nell’ufficio era assoluto. Né Silente, né Harry né alcuno dei ritratti emisero il minimo suono. Perfino Fanny rimase perfettamente silenziosa.
“Professor Silente?” sussurrò Harry con molta calma, rivolto verso Silente che ancora guardava assorto il Pensatoio e sembrava completamente immerso in riflessioni.
“Questo significa… Cosa significa?”
“Vuol dire,” rispose Silente, “che l’unica persona che ha il potere di eliminare Lord Voldemort per sempre è nata alla fine di luglio, circa sedici anni fa. Questo ragazzo dovrebbe essere stato generato da genitori che avevano resistito a Voldemort già tre volte.”
Harry senti come se qualcosa di soffocante lo stesse stringendo. Il suo respiro diventò ancora una volta difficoltoso.
“Vuol dire… Me?”
Silente lo squadrò per un attimo attraverso le lenti.
“La cosa strana, Harry,” sussurrò dolcemente, “è che potrebbe non essere affatto riferita a te. La profezia di Sibilla può essere applicata a due giovani maghi, entrambi nati alla fine di Luglio di quell’anno, entrambi con genitori appartenenti all’Ordine della Fenice, entrambi i gruppi di genitori scampati a stento a Voldemort per tre volte. Uno, naturalmente, sei tu. L’altro è Neville Paciock.”
“Ma allora… ma allora, perché c’era il mio nome sulla profezia e non quello di Neville?”
“La registrazione ufficiale fu etichettata di nuovo dopo l’attacco di Voldemort contro di te quando eri un bambino,” rispose Silente. “Sembrò chiaro al custode della Sala delle Profezie che Voldemort poteva aver tentato di uccidere proprio te perché sapeva che eri tu quello a cui si riferiva la profezia di Sibilla.”
“Allora… potrei non essere io?” domandò Harry
“Mi dispiace,” bisbigliò Silente lentamente, come se ogni parola gli costasse un enorme sforzo, “non c’è alcun dubbio che si tratti di te.”
“Ma ha detto… anche Neville è nato alla fine di Luglio… e sua madre e suo padre…”
“Stai dimenticando la seconda parte della profezia, il segno d’identificazione definitivo del ragazzo che può sconfiggere Voldemort… Voldemort stesso l’avrebbe marchiato come suo pari. E così fece, Harry. Ha scelto te, non Neville. Ti diede quella cicatrice che è prova insieme di fortuna e maledizione.”
“Ma potrebbe aver sbagliato a scegliere!” affermò Harry. “Potrebbe aver marchiato la persona sbagliata!”
“Ha scelto il ragazzo che pensava più probabile potesse essere un pericolo per lui,” spiegò Silente. “E facci caso, Harry: ha scelto non un purosangue (che, secondo le sue convinzioni, è l’unico tipo di mago che vale la pena di conoscere e considerare) ma il mezzosangue, come se stesso. Egli ha visto qualcosa di se stesso in te prima ancora d’incontrarti, e marchiandoti con quella cicatrice, non ti ha ucciso, come voleva, ma ti ha dato poteri, e un futuro, che ti hanno permesso di resistergli non una, ma quattro volte fino ad oggi – cosa che né i tuoi genitori, né quelli di Neville, hanno mai realizzato.”
“Perché lo ha fatto allora?” Disse Harry che si sentiva intorpidito e freddo. “Perché ha cercato di uccidermi da piccolo? Avrebbe potuto aspettare per vedere chi, tra me e Neville, sarebbe stato più pericoloso da grande, e solo allora colpire chiunque fosse dei due.”
“Avrebbe potuto, in verità sarebbe stata la cosa più logica da fare.” Disse Silente, “se non fosse che le informazioni di Voldemort sulla profezia erano incomplete. La taverna Testa di Porco, che Sibilla scelse per la sua economicità, ha sempre attratto una clientela, si può dire, più interessante che non i Tre Manici di Scopa. Come tu ed i tuoi amici avete potuto scoprire a vostre spese, ed io a mie spese quella notte, è un posto dove non si può essere mai sicuri di non essere spiati. Naturalmente non mi sarei nemmeno sognato, quando uscii per incontrare Sibilla Cooman, che avrei ascoltato cose che non dovevano essere ascoltate. Il mio – il nostro – colpo di fortuna è stato che chi origliava ha potuto sentire solo una piccola parte della profezia e portarla fuori da quel locale.”
“Ha sentito solo…?”
“Ha sentito solo l’inizio, la parte che racconta della nascita in Luglio di un ragazzo da genitori che hanno sfidato Voldemort tre volte. Di conseguenza, egli non poteva essere preavvisato del fatto che attaccarti avrebbe comportato il rischio di trasferirti dei poteri e marchiarti come suo pari. Così Voldemort non ha mai saputo che poteva correre un grave rischio ad attaccarti, che sarebbe stato meglio attendere per saperne di più. Egli non sapeva che tu avevi un potere che il Signore Oscuro non poteva concepire.”
“Ma non ho un potere così!” disse Harry quasi rantolando. “Non ho alcun potere che lui non abbia, non sono in grado di combattere come avete fatto voi due stanotte, non posso possedere delle persone o… o ucciderle…”
“Esiste una stanza nel Dipartimento dei Misteri,” l’interruppe Silente, “che è tenuta sempre chiusa. Essa contiene una forza che è, insieme, più meravigliosa e terribile della morte, dell’intelligenza umana, della forze della natura. Questa è anche, forse, il più misterioso dei soggetti di studio custoditi in quel luogo. E’ il potere nascosto in quella stanza che tu possiedi in grande quantità e che Voldemort non possiede affatto. E’ il potere che ti ha indotto a salvare Sirius questa notte. Questo potere ti ha anche salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può sopportare di risiedere in un corpo così pieno di quella forza che egli detesta. In conclusione, non importa che non abbia potuto chiudere la tua mente. E’ il tuo cuore che ti ha salvato.”
Harry chiuse gli occhi. Se non fosse andato a salvare Sirius, Sirius non sarebbe morto… Meglio rimandare il momento in cui avrebbe ricordato Sirius di nuovo. Harry domandò, senza preoccuparsi troppo di quale poteva essere la risposta, “La fine della profezia… dice qualcosa come… per nessuno di loro sarà possibile vivere…”
“… se l’altro sopravvive,” concluse Silente.
“Così,” disse Harry, cercando di tirare fuori le parole da quella che sentiva come una profonda voragine di disperazione dentro di lui, “così questo vuol dire che… che uno di noi due dovrà uccidere l’altro… alla fine?”
“Sì,” sussurrò Silente.
Per lungo tempo nessuno dei due osò parlare. Da qualche parte, lontano dalle pareti dell’ufficio, giunsero ad Harry suoni di voci, studenti che si dirigevano giù verso la Sala Grande, forse per la prima colazione. Sembrava impossibile che ci potessero essere persone al mondo che ancora desiderassero mangiare, che ridevano, che non sapevano nulla né si interessavano del fatto che Sirius Black se n’era andato per sempre. Sirius sembrava già lontano milioni di miglia, anche se una parte di Harry credeva che fosse solo nascosto dietro quel velo, che avrebbe potuto trovare Sirius solo girandosi indietro, salutandolo, forse, con quella sua risata simile all’abbaiare…
“Sento di doverti un’altra spiegazione, Harry,” disse Silente con voce esitante. “È possibile, forse, che tu ti sia meravigliato del perché non ti ho scelto come prefetto? Devo confessare… che io ho pensato piuttosto… che avevi già troppe responsabilità per caricarti anche di questa.”
Harry alzo lo sguardo verso di lui e vide una lacrima scorrere lungo il viso di Silente, giù, fino alla lunga barba argentata.
Capitolo 38 -LA SECONDA GUERRA HA INIZIO
IL RITORNO DI COLUI-CHE-NON-PUO’-ESSERE-NOMINATO
Venerdì sera con un breve annuncio il Ministro della Magia Cornelius Caramell ha confermato che colui-che-non-può-essere-nominato è tornato ed è di nuovo attivo.
“E’ con grande dispiacere che devo confermare che il mago che si autodefinisce Lord… beh sapete di chi parlo, è vivo ed è di nuovo tra noi.” Disse Caramell, rivolgendosi ai giornalisti con aria stanca e agitata “ed è quasi con uguale dispiacere che dobbiamo informarvi della ribellione di massa dei Dissennatori di Azkaban, i quali si sono rifiutati di continuare con l’impiego al servizio del Ministero. Crediamo che i Dissennatori, attualmente, prendano ordini dal Signore Oscuro.
Sollecitiamo la popolazione magica a rimanere vigile. Il Ministero sta pubblicando una Guida di Elementi di Difesa Personale e della Casa che sarà consegnata gratuitamente il mese prossimo in tutte le case magiche.”
L’annuncio del Ministro è stato accolto dalla popolazione dei maghi con allarme e sgomento visto che non più tardi di mercoledì scorso aveva ricevuto invece dal Ministero assicurazioni che non vi fosse “verità alcuna nelle persistenti voci riguardo al ritorno di Voi-sapete-chi tra di noi”.
I particolari degli eventi che hanno portato al dietro front del Ministero sono ancora vaghi, sebbene si ritenga che colui-che-non-può-essere-nominato e una selezionata banda di seguaci (noti come Mangiamorte) siano riusciti a penetrare nel Ministero della Magia stesso nella serata di giovedì. Albus Silente il reintegrato preside della Scuola di Magia e Stregoneria, Membro della Confederazione Internazionale dei Maghi, e reintegrato Capo Stregone del Wizengamot, finora si è astenuto dal fare commenti. Egli durante tutto lo scorso anno aveva insistito sul fatto che Voi-sapete-chi non fosse morto, come da tutti creduto e sperato ma, che stesse reclutando nuovi seguaci per rinnovare il tentativo di conquistare il potere. Nel frattempo il ‘Ragazzo che sopravvisse’…”
“Eccoti, Harry, sapevo che ti avrebbero trascinato in questa storia in qualche modo” disse Hermione alzando lo sguardo dal foglio.
Erano nell’infermeria. Harry era seduto ai piedi del letto di Ron ed entrambi stavano ascoltando Hermione che leggeva la prima pagina della Gazzetta del Profeta. Ginny, la cui caviglia era stata rimessa a posto in un baleno da Madama Chips, era accovacciata ai piedi del letto di Hermione; Neville, il cui naso era stato riportato alla forma e misura originali, stava seduto su una sedia tra i due letti; e Luna, che era venuta a trovarli portando l’ultimo numero di The Quibbler, leggeva la rivista al contrario, apparentemente senza cogliere una parola di quello che Hermione stava dicendo.
“E’ di nuovo il ‘Ragazzo che sopravvisse’, vero?” disse Ron scuro. “Non è più un esibizionista, eh?” Si servì una manciata di cioccorane dall’immenso mucchio sul suo comodino, ne lanciò un po’ a Harry, Ginny, e Neville e strappò con i denti l’involucro della sua. C’erano ancora segni profondi sui suoi avambracci dove i tentacoli del cervello l’avevano afferrato. Secondo Madama Chips i pensieri possono provocare ferite più profonde di qualsiasi altra cosa, però da quando aveva iniziato ad applicarvi sopra copiose quantità dell’unguento dell’oblio del Dr Ubbly i miglioramenti erano stati evidenti.
“Si, ora si profondono in lodi nei tuoi confronti, Harry” disse Hermione, scorrendo in fretta l’articolo. ‘Un’unica solitaria voce di verità… percepita a volte come confusa, ma che mai ha vacillato in tutto l’arco della sua esistenza… costretta a sopportare il ridicolo e la diffamazione…’ Hmm” continuò accigliata “nota che non fanno menzione del fatto che sono stati proprio loro a ridicolizzarti e a diffamanti sulla Gazzetta del Profeta…” Trasalì leggermente e si toccò le costole. La maledizione lanciatale da Dolohov, nonostante fosse risultata meno efficace che se avesse pronunciato l’incantesimo ad alta voce, aveva comunque causato, per usare le parole di Madama Chips, ‘parecchi danni da riparare’. Hermione doveva prendere dieci diversi tipi di pozione ogni giorno, migliorava a vista d’occhio, e si era già stancata di stare nell’infermeria.
“’L’ultimo tentativo di Voi-sapete-chi di assumere il controllo’ da pag. 2 a pag. 4, ‘Cosa il Ministro avrebbe dovuto dirci’ pag. 5, ‘Perché nessuno ha ascoltato Albus Silente’ da pag. 6 a pag. 8, ‘Esclusiva intervista con Harry Potter’ pag. 9… Beh, disse Hermione, ripiegando e buttando da parte il giornale, di certo hanno avuto molto di cui scrivere. E quell’intervista in esclusiva… è la stessa pubblicata da The Quibbler mesi fa.”
“Papà gliel’ha venduta…” disse Luna vagamente, girando una pagina del Quibbler “e hanno pagato pure bene per averla, così quest’estate potremo fare una spedizione in Svezia per cercare di catturare uno Snorkack dalle corna storte.”
Hermione lottò un attimo con sé stessa, poi disse “Interessante!”
Ginny colse lo sguardo di Harry e si voltò velocemente per nascondere un sogghigno.
“Comunque,” disse Hermione, sedendosi un po’ più dritta e sussultando di nuovo, “come va a scuola?”
“Beh, Vitious si è sbarazzato della palude di Fred e George” disse Ginny “ci ha messo tre secondi circa. Ma ha lasciato una piccola pozza e l’ha recintata.”
“Perché?” disse Hermione con l’aria spaventata.
“Oh, dice solo che è stato un bell’esempio di magia.” Disse Ginny, stringendo le spalle.
“Penso che l’abbia lasciata come monumento per Fred e George” disse Ron, con la bocca piena di cioccolata. “Sai, mi hanno mandato tutte queste,” disse ad Harry, indicando la piccola montagna di cioccorane accanto a lui “Deve andare bene quel loro negozio di scherzi, eh?”
Hermione sembrava piuttosto contrariata e chiese “Così, ora che Silente è tornato tutti i disordini sono finiti?”
“Si,” disse Neville “è tornato tutto alla normalità.”
“Suppongo che Gazza sia felice, vero?” chiese Ron mangiucchiando l’incarto di una cioccorana immaginando Silente sullo sfondo della sua pozza d’acqua.
“Per niente,” disse Ginny “anzi è davvero avvilito…” abbassò la voce fino a sussurrare “continua a dire che l’Umbridge sia stata la cosa migliore mai capitata a Hogwarts…”
Tutti e sei si guardarono attorno. La professoressa Umbridge giaceva su un letto di fronte a loro, fissando il soffitto. Silente si era avventurato da solo nella foresta per salvarla dai centauri; nessuno sapeva come ci fosse riuscito, come fosse emerso dagli alberi riuscendo ad aiutarla senza farsi nemmeno un graffio. L’Umbridge di certo non lo avrebbe mai raccontato a nessuno. Da quando era tornata al castello, per quanto ne sapessero loro, non aveva pronunciato una sola parola. Nessuno sapeva in realtà che genere di problema avesse. I suoi capelli grigio topo, di solito puliti, erano ora disordinatissimi, con ancora ramoscelli e foglie attaccati. Ma per il resto sembrava abbastanza a posto.
“Madama Chips dice che è solo shockata.” Bisbigliò Hermione.
“Direi, piuttosto, di cattivo umore.” Disse Ginny.
“Si, dà qualche segno di vita solo se fai così…” disse Ron e fece dei piccoli rumori con la lingua.
L’Umbridge si mise a sedere di scatto guardandosi attorno come un animale impaurito.
“Qualcosa non va, professoressa?” chiese Madama Chips facendo capolino dalla porta del suo ufficio.
“No… no…” disse l’Umbridge, sprofondando di nuovo nei suoi cuscini “no, devo aver sognato…”
Hermione e Ginny soffocarono le risate tra le lenzuola.
“A proposito di centauri,” disse Hermione appena si fu ripresa un po’ “chi è l’insegnante di Divinazione ora? Fiorenzo rimarrà?”
“Deve,” disse Harry “gli altri centauri non lo riprenderanno con loro, vero?”
“Pare che sia lui che la Cooman insegneranno.” disse Ginny.
“Anche se Silente vorrebbe sbarazzarsi di lei una volta per tutte” disse Ron sgranocchiando l’ennesima cioccorana. “Ma sia ben chiaro, è tutto inutile, se volete sapere come la penso, Fiorenzo non è molto meglio…”
“Come fai a dire un cosa del genere,” chiese Hermione “proprio adesso che abbiamo scoperto che esistono vere profezie?”
Il cuore di Harry iniziò a battere forte. Non aveva rivelato a Ron, ad Hermione e a nessun altro il contenuto della profezia. Neville aveva detto loro che si era frantumata mentre Harry lo tratteneva per impedirgli di entrare nella Camera della Morte e lui non aveva ancora corretto questa versione. Non era ancora pronto a vedere le loro espressioni quando avrebbe detto di essere destinato a diventare vittima o carnefice, che era inevitabile…
“E’ un peccato che si sia rotta” disse Hermione calma, scuotendo la testa.
“Si, lo è” disse Ron “ma almeno Voi-sapete-chi non è mai riuscito a conoscerne il contenuto… Dove stai andando?” Aggiunse, guardando sorpreso e deluso Harry che si alzava.
“Ehm, Hagrid” disse Harry “sai, è appena tornato e gli ho promesso che sarei sceso a trovarlo e gli avrei detto come state voi due.”
“Oh, ok allora,” disse Ron seccato, guardando fuori dalla finestra il luminoso spicchio di cielo azzurro. “Sarebbe bello se potessimo venire anche noi!”
“Salutalo da parte nostra!” Gridò Hermione mentre Harry lasciava il reparto. “E chiedigli cosa sta succedendo… al suo amichetto!”
Harry salutò con la mano, mentre lasciava il dormitorio, per mostrare che aveva sentito e capito.
Il castello sembrava molto calmo per essere domenica. Chiaramente, erano tutti fuori, in giro per i prati assolati, a godersi la fine degli esami e la possibilità di passare gli ultimi giorni del trimestre indisturbati, senza ripassi o compiti per casa. Harry camminò lentamente lungo il corridoio deserto, sbirciando fuori dalle finestre mentre passava; poteva vedere la gente svolazzare sopra il campo di Quidditch e alcuni studenti nuotare nel lago accompagnati dalla seppia gigante.
Non sapeva se voleva stare in compagnia o no; quando stava in mezzo agli altri aveva voglia di scappare via e quando invece era da solo voleva stare in mezzo alla gente. Aveva davvero pensato di andare a trovare Hagrid nonostante non gli avesse ancora parlato da quando era tornato.
Harry aveva appena disceso l’ultimo gradino di marmo della Sala d’Ingresso quando Malfoy, Tiger e Goyle apparvero dalla porta di destra che conduceva alla sala comune di Serpeverde. Harry si fermò immediatamente; e così fecero Malfoy e gli altri. Gli unici suoni che si avvertivano erano le urla, le risate e gli spruzzi provenienti dai prati circostanti, che arrivavano attraverso la porta principale della sala d’ ingrsso che era aperta.
Malfoy si guardò intorno, Harry sapeva che stava controllando che non ci fossero insegnanti nei paraggi, poi volse di nuovo lo sguardo verso di lui e disse a bassa voce “Sei morto, Potter.”
Harry inarcò leggermente le sopracciglia “Divertente,” disse “pensavi che avrei smesso di andarmene in giro…”
Malfoy sembrava più arrabbiato di quanto Harry lo avesse mai visto; provò una sorta di distaccata soddisfazione alla vista del suo volto pallido e appuntito contratto dalla rabbia.
“Pagherai,” disse con una voce appena più alta di un sussurro “ti farò pagare per quello che hai fatto a mio padre…”
“Mi stai facendo veramente paura” disse Harry sarcastico “suppongo che Lord Voldemort sia stato solo un esercizio di riscaldamento paragonato a voi tre. Qual è il problema?” aggiunse, visto che Malfoy, Tiger e Goyle sembrarono piuttosto scossi sentendo pronunciare quel nome. “E’ un amico di tuo padre, vero? Non avrai mica paura di lui?”
“Pensi di essere un grand’uomo, Potter.” Disse Malfoy avanzando fiancheggiato da Tiger e Goyle. “Voi, aspettate. Ti batterò da solo. Non puoi mandare mio padre in prigione!”
“Pensavo di averlo già fatto!” disse Harry.
“I dissennatori hanno lasciato Azkaban,” disse Malfoy con calma “papà e gli altri saranno fuori in men che non si dica…”
“Immagino di si,” disse Harry “ma, almeno, ora tutti sanno che razza di gentaglia sono.”
La mano di Malfoy volò verso la sua bacchetta, ma Harry era troppo veloce per lui, era riuscito infatti ad estrarre la sua bacchetta prima ancora che le dita di Malfoy entrassero nella tasca della sua toga.
“Potter!”
La voce risuonò attraverso la Hall. Piton era apparso dalla scala che portava al suo ufficio e alla sua vista Harry provò un grande impeto d’odio, ben più forte di quello che provava per Malfoy… Qualsiasi cosa Silente gli avesse detto, non avrebbe mai perdonato Piton… Mai…”
“Che stai facendo, Potter?” Disse Piton più freddo che mai, mettendosi di fronte a tutti e quattro.
“Sto cercando di decidere che maledizione scagliare contro Malfoy, Professore”, disse Harry feroce.
Piton lo fissò. “Metti subito via quella bacchetta!” disse secco. “Dieci punti in meno al Grifondoro!” Piton guardò verso le clessidre giganti alle pareti e fece un ghigno di scherno. “Purtroppo non ci sono più punti da togliere alla clessidra del Grifondoro. In questo caso, Potter dovremo semplicemente…”
“Aggiungerne qualcuno?”
La professoressa McGranitt aveva appena superato l’ultimo gradino di pietra che portava al castello; portava in una mano una borsa da viaggio in tartan e con l’altra si appoggiava pesantemente ad un bastone da passeggio, a parte questo, aveva un buon aspetto.
“Professoressa McGranitt!” disse Piton avanzando verso di lei “Vedo che è uscita da San Mungo.”
“Si, Professor Piton,” disse la McGranitt liberandosi della sua giacca da viaggio “mi sento come nuova. Voi due Tiger, Goyle!” li chiamò con un cenno imperioso e loro si avvicinarono trascinando goffamente i loro grossi piedi. “Ecco!” disse spingendo la borsa da viaggio contro il petto di Tiger e la giacca contro quello di Goyle “Portate queste cose di sopra, nel mio ufficio.”
I due si voltarono e cominciarono a salire di corsa la scala di marmo.
“Bene, allora,” disse la McGranitt guardando le clessidre alla parete. “Penso proprio che a Potter e ai suoi amici spettino 50 punti a testa per aver avvertito il mondo del ritorno di Voi-sapete-chi! Che ne dice, Professor Piton?”
“Cosa?” rispose Piton, sebbene Harry sapesse che aveva sentito perfettamente “Oh, beh… Suppongo…”
“Quindi, 50 punti ciascuno per Potter, i due Weasley, Paciok e la signorina Granger.” Disse la Professoressa McGranitt e, mentre parlava, una pioggia di rubini cadde nella parte inferiore della clessidra del Grifondoro “Oh! E 50 per la signorina Lovegood, suppongo.” aggiunse e una quantità di zaffiri cadde nella clessidra del Corvonero. “Ora lei ne voleva togliere 10 al signor Potter, se non sbaglio Professor Piton, ed eccoci qua…”
Un po’ di rubini tornarono nella metà superiore della clessidra, lasciandone comunque un numero considerevole di sotto.
“Beh, Potter, Malfoy, penso che voi due dovreste essere fuori in un giorno glorioso come questo.” continuò la McGranitt vivacemente.
Harry non se lo fece ripetere due volte, si rimise la bacchetta nella tasca della giacca della divisa e tirò dritto verso il portone senza degnare di un altro sguardo Piton e Malfoy.
Il sole caldo lo colpì forte mentre attraversava i prati andando verso la capanna di Hagrid. Lungo il percorso vide molti studenti sdraiati sull’erba ad abbronzarsi, a chiacchierare, a leggere la Gazzetta del Profeta e a mangiare dolci. Tutti lo guardavano mentre passava, alcuni lo chiamavano o gli facevano cenni di saluto, ansiosi di mostrare che anche loro come il giornale lo ritenevano un eroe. Harry non parlò con nessuno di loro. Non aveva idea di quanto loro sapessero di ciò che era successo tre giorni prima, ma fino ad allora aveva evitato accuratamente ogni contatto con gli altri studenti, preferendo evitare le loro domande.
Quando bussò alla capanna di Hagrid, all’inizio pensò che fosse fuori, ma poi arrivò Thor da dietro l’angolo che gli saltò addosso e quasi lo travolse con il suo entusiastico benvenuto. Hagrid, si sentiva dall’odore, stava raccogliendo fagioli corridori nel giardino sul retro.
“Ok, Harry!” disse sorridendo radioso quando lui si avvicinò alla siepe. “Vieni dentro, beviamoci un bicchiere di succo di tarassaco…”
“Come vanno le cose?” gli chiese mentre si sedevano al tavolo di legno con un bicchiere ciascuno di succo ghiacciato. “Stai bene, vero?”
Harry capiva dal suo sguardo preoccupato che non si riferiva alle sue condizioni fisiche. “Sto bene.” disse in fretta perché non voleva affrontare l’argomento che certamente era nella mente di Hagrid. “Allora dove sei stato?”
“Mi sono nascosto tra le montagne.” Disse Hagrid. “Su, in una caverna, come fece Sirius quando…”
Tossì e si schiarì la voce bruscamente, guardò Harry, e bevve un lungo sorso di succo. “Ad ogni modo, ora sono tornato.” Disse con voce flebile.
“Ti… ti trovo meglio.” Disse Harry che voleva tenere la conversazione lontana da Sirius.
“Cosa?” disse Hagrid alzando la mano massiccia e accarezzandosi la faccia. “Oh, si. Beh Grawpy si sta comportando meglio, adesso. A dire il vero sembrava felice di vedermi quando sono tornato. E’ un bravo ragazzo, davvero… Stavo pensando di trovargli un’amichetta, in effetti…”
Normalmente Harry avrebbe cercato subito di dissuadere Hagrid da quell’idea; la prospettiva che un altro gigante si stabilisse nella foresta, probabilmente ancora più selvaggio e brutale di Grawpy era piuttosto allarmante, ma Harry non riuscì a trovare le energie necessarie per discutere l’argomento. Iniziava a desiderare di stare di nuovo da solo e con l’idea di affrettare il momento di andarsene bevve lunghe sorsate di succo, quasi vuotando completamente il suo bicchiere.
“Ora tutti sanno che hai detto la verità, Harry.” disse Hagrid dolcemente e in modo inatteso guardandolo da vicino. “Va meglio, ora?”
Harry strinse le spalle.
“Guarda…” Hagrid si chinò verso di lui attraverso il tavolo “conoscevo Sirius meglio di te… è morto in battaglia, e questo è il modo in cui avrebbe voluto andarsene.”
“Non voleva andarsene affatto!” disse Harry arrabbiato.
Hagrid piegò la sua grande testa arruffata…
“No, non credo.“ disse piano. “Ma, Harry… non era tipo da starsene seduto a casa e lasciare che fossero gli altri a combattere. Non avrebbe potuto vivere in pace con se stesso se non fosse andato a dare una mano.”
Harry saltò in piedi “Devo andare a trovare Ron ed Hermione in infermeria,” disse meccanicamente.
“Oh,” disse Hagrid con aria piuttosto sconvolta “Oh… ok allora, Harry… abbi cura di te e torna se hai bisogno di qualcosa.”
“Si… d’accordo…”
Harry attraversò la porta più velocemente che poté, lasciandola aperta; era di nuovo fuori e camminava attraverso il prato prima ancora che Hagrid finisse di salutarlo.
Di nuovo i ragazzi lo chiamavano mentre passava. Chiuse gli occhi per qualche istante desiderando che tutti sparissero e di poter riaprire gli occhi ritrovandosi solo nel parco…
Solo pochi giorni prima… prima che i suoi esami finissero e che avesse la visione che Voldemort gli aveva proiettato nella mente, avrebbe dato qualsiasi cosa perché il mondo della magia sapesse che diceva la verità. Perché tutti credessero al ritorno di Voldemort e perché sapessero che non era né pazzo né bugiardo. Ora, invece…
Percorse un breve tratto intorno al lago e si sedette sulla sponda dietro un groviglio di cespugli, al riparo dallo sguardo dei passanti. Si mise a guardare verso l’acqua scintillante, pensieroso…
Forse il motivo per cui voleva rimanere da solo era che si era sentito isolato da quando aveva parlato con Silente. Una barriera invisibile lo separava dal resto del mondo. Era, ed era sempre stato, un uomo segnato. Solo che non aveva mai capito cosa questo significasse…
Ed ora, seduto qui, sulla sponda del lago, col terribile peso del dolore che l’opprimeva, con la perdita di Sirius così fresca e bruciante, non riusciva a provare un vero senso di paura. Era una giornata di sole ed i prati intorno a lui erano pieni di gente allegra e spensierata, anche se si sentiva distante da loro come se appartenesse ad una razza diversa, gli era difficile credere, mentre stava lì seduto, di dover diventare vittima o autore di un omicidio.
Rimase lì seduto per molto tempo guardando l’acqua, provando a non pensare al suo padrino o a ricordare che proprio sulla sponda opposta, una volta, Sirius era crollato cercando di difendersi da cento dissennatori…
Il sole era già tramontato prima che si accorgesse di sentire freddo. Si alzò e tornò al castello asciugandosi il viso sulla manica mentre camminava.
Ron ed Hermione lasciarono l’infermeria completamente guariti tre giorni prima della fine del trimestre. Hermione tentava a volte di parlare di Sirius ma Ron cercava di coprirne la voce facendo rumori ogni volta che pronunciava quel nome. Harry non sapeva ancora se volesse parlare o meno del suo padrino; i suoi desideri variavano col suo umore. Era certo però di una cosa: nonostante fosse infelice in quel momento, avrebbe sentito molto la mancanza di Hogwarts quando dopo pochi giorni sarebbe tornato di nuovo al numero 4 di Privet Drive. Anche se ora capiva esattamente perché ogni estate dovesse tornare lì, questo non lo faceva sentire affatto meglio. Non aveva mai temuto di più il ritorno dagli zii.
La professoressa Umbridge lasciò Hogwarts il giorno prima della fine del trimestre. Era sgusciata fuori dall’infermeria durante l’ora di cena, evidentemente sperando di andarsene non vista, ma sfortunatamente per lei, incontrò Pix per strada che colse l’ultima occasione per fare quello che Fred gli aveva insegnato, e le corse dietro allegro per i locali picchiandola alternativamente con un bastone da passeggio e con un calzino pieno di gesso. Molti studenti colsero fuori nella Hall per vederla correre via e i capi delle Case provarono, poco convinti, a trattenerli. La professoressa McGranitt sprofondò di nuovo nella sua poltrona al tavolo dei Professori e dopo poche flebili proteste fu chiaramente sentita esprimere il proprio dispiacere per non poter correre a salutare lei stessa l’Umbridge visto che Pix aveva preso in prestito il suo bastone.
Arrivò l’ultima sera del trimestre; la maggior parte degli studenti aveva finito di preparare i bagagli e stava già scendendo di sotto alla festa di fine trimestre, ma Harry non aveva neppure iniziato.
“Fallo domani!” disse Ron, che stava aspettando accanto alla porta del loro dormitorio. “Dai, sbrigati, sto morendo di fame.”
“Non ci metterò molto… guarda, vai pure…”
Ma quando la porta del dormitorio si chiuse dietro di Ron, Harry non fece nessuno sforzo per velocizzare il suo lavoro d’imballaggio. L’ultima cosa che avrebbe voluto fare quella sera era andare alla festa di chiusura dell’anno. Temeva che Silente avrebbe fatto qualche riferimento a lui nel suo discorso. Era sicuro che avrebbe menzionato il ritorno di Voldemort; ne aveva già parlato l’anno prima, dopotutto…
Harry tolse qualche abito sgualcito dal fondo del baule per fare posto a quelli ripiegati e, mentre lo faceva, notò un pacco nascosto malamente che giaceva in un angolo. Non riusciva a capire che ci facesse lì. Si chinò, lo tirò fuori e lo esaminò. Realizzò in pochi secondi di cosa si trattasse. Sirius glielo aveva dato un attimo prima di uscire dalla porta del numero 12 di Grimmauld Place.
“Usalo se hai bisogno di me, ok?”
Harry sprofondò nel suo letto e aprì il pacco. Venne fuori un piccolo specchio quadrato. Sembrava antico; era certamente sporco. Harry se lo mise di fronte e vide il suo viso riflesso che lo guardava. Rigirò lo specchio. Sul lato posteriore c’era una nota scarabocchiata da Sirius.
Questo è uno specchio a due vie, io possiedo l’altro esemplare.
Se hai bisogno di parlarmi, basta che tu dica il mio nome;
tu apparirai nel mio specchio e io ti potrò parlare dal tuo.
James ed io li usavamo quando eravamo reclusi separatamente.
Il cuore di Harry iniziò a battere forte. Ricordò di avere visto i suoi genitori morti nello Specchio delle Brame quattro anni prima. Stava per parlare con Sirius, proprio in quel momento, lo sapeva.
Si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse nessun altro; il dormitorio era completamente deserto. Riguardò lo specchio, lo alzò fino all’altezza del suo viso con le mani tremanti e disse, in modo chiaro e sonoro “Sirius”.
Il suo respiro appannò la superficie del vetro. Si avvicinò ancora di più lo specchio, l’eccitazione lo invase, ma gli occhi che lampeggiavano sulla superficie annebbiata continuavano ad essere i suoi. Ripulì lo specchio e disse, in modo che ogni sillaba suonasse chiara attraverso la stanza:
“Sirius Black!”
Non successe nulla. Il viso frustrato che vedeva riflesso era ancora, definitivamente, il suo…
Sirius non aveva il suo specchio con sé quando entrò nella stanza con la volta, disse una vocina nella testa di Harry. Ecco perché non funziona…
Rimase immobile per un momento, poi lanciò lo specchio nel baule dove si frantumò. Si convinse per un solo, luminoso istante, che stava per vedere Sirius, parlargli ancora…
La delusione gli bruciava nella gola; si alzò e iniziò a gettare alla rinfusa le sue cose nel baule sopra lo specchio rotto. Ma poi un’idea lo colpì… un’idea migliore di uno specchio… un’idea più grande, più importante… perché non ci aveva pensato prima? Perché non lo aveva mai chiesto?
Scattò fuori dal dormitorio e cominciò a correre giù lungo la scala a chiocciola, urtando i muri nell’impeto della corsa. Si fiondò attraverso la Sala Comune vuota, attraverso il buco nel ritratto e lungo il corridoio, ignorando la Signora Grassa, che lo richiamò: “La festa sta per cominciare, sai!”
Ma Harry non aveva intenzione di andare alla festa…
Quel posto era sempre pieno di fantasmi quando non ne avevi bisogno, mentre ora…
Corse per le scale e lungo i corridoi e non incontrò nessuno, né vivo né morto. Erano tutti, certamente, nella Grande Sala. Fuori dall’aula degli Incantesimi fece una pausa, immaginando sconsolato che avrebbe dovuto aspettare fino a tardi, fino alla fine della festa.
Ma proprio quando cominciava a disperare lo vide, una figura traslucida che stava attraversando la fine del corridoio.
“Ehi… ehi Nick! NICK!”
Il fantasma ritirò indietro la testa dal muro, mostrando lo stravagante cappello piumato e la testa traballante di Sir Nicholas de Mimsy-Porpington.
“Buona sera” disse ritirando il resto del suo corpo dal muro di pietra e sorridendo ad Harry “Non sono il solo ad essere in ritardo allora? Sebbene, sospirò, in un modo del tutto differente…”
“Nick, posso farti una domanda?”
Un’espressione particolare apparve sul volto di Nick Quasi Senza Testa mentre infilava un dito nel colletto rigido per toccarsi la gola, forse per darsi il tempo di pensare. Abbandonò il suo intento solo quando il suo collo, già parzialmente troncato, fu sul punto di staccarsi completamente.
“Hem… Harry,” disse, confuso “non potresti aspettare la fine della festa?”
“No, Nick, per favore,” disse Harry “ho proprio bisogno di parlare con te. Possiamo entrare un attimo qui dentro?”
Harry aprì la porta dell’aula più vicina e Nick Quasi Senza Testa sospirò.
“Molto bene,” disse con aria rassegnata “non posso negare che non me l’aspettassi.”
Harry stava tenendogli aperta la porta, ma Nick preferì passare attraverso il muro.
“Ti aspettavi cosa?” chiese Harry mentre chiudeva la porta.
“Mi aspettavo che venissi a cercarmi.” Disse Nick che ora attraversava le finestre per guardare il panorama dei campi all’imbrunire. “Capita, a volte… quando qualcuno ha subito… una perdita.”
“Beh,” disse Harry rifiutando di farsi deviatre dal discorso “hai ragione, sono venuto a cercarti.”
Nick non parlò.
“E’…” disse Harry che trovava la cosa più difficile di quanto pensasse “è solo che tu sei morto. Ma sei ancora qui, No?”
Nick sospirò e continuò a guardare i campi.
“E’ così, vero?” incalzò Harry “Tu sei morto, ma ora io ti sto parlando… Tu puoi andare in giro per Hogwarts e tutto il resto, vero?”
“Si,” disse Nick Quasi Senza Testa, calmo “si, cammino e parlo.
“Quindi, tu sei tornato indietro, no?” disse Harry in fretta “Le persone possono tornare, giusto? Come fantasmi. Non devono sparire completamente. E’ così?” aggiunse impaziente, mente Nick continuava a tacere.
Nick Quasi Senza Testa esitò un po’, poi disse “Non tutti possono tornare indietro come fantasmi.”
“Che vuoi dire?” disse Harry incalzante.
“Solo… solo i maghi.”
“Oh,” disse Harry ridendo sollevato “beh, ok allora, la persona che mi interessa è un mago. Quindi può tornare, giusto?”
Nick si volse verso di lui e lo guardò addolorato. “Non tornerà.”
“Chi?”
“Sirius Black”, disse Nick.
“Ma tu lo hai fatto!” disse Harry con rabbia “Tu sei tornato. Sei morto ma non sei scomparso!”
“I maghi possono lasciare un’impronta di loro stessi sulla terra, aleggiare sul suolo che da vivi calpestarono.” Disse Nick disperatamente “Ma pochi maghi scelgono questa strada.”
“Perché no?” disse Harry “ comunque, non importa, a Sirius non importa se è insolito, lui tornerà, sono sicuro che lo farà!”
E tanto era forte la sua convinzione che si voltò per controllare la porta, sicuro, per una frazione di secondo, che avrebbe visto Sirius, traslucido e luminoso dirigersi verso di lui.
“Non tornerà,” ripeté Nick “dovrà… andare avanti.”
“Che significa ‘andare avanti’?” disse Harry velocemente “Andare dove? Ascolta, che succede quando si muore? Dove si va? Perché non tutti tornano indietro? Perché questo posto non è pieno di fantasmi? Perché?”
“Non posso risponderti.” Disse Nick.
“Sei morto, no?” disse Harry esasperato “Chi meglio di te può rispondermi?”
“Avevo paura della morte,” disse Nick dolcemente “e scelsi di rimanere sulla terra. A volte mi chiedo se non avrei dovuto piuttosto… Beh non si sta né qui ne lì… infatti, io non sono né qui ne lì…” Fece una risata triste. “Non so nulla dei segreti della morte, Harry, perché ho scelto questa vaga imitazione della vita. Credo che i maghi colti stiano studiando la questione al dipartimento dei Misteri.”
“Non parlarmi di quel posto!” disse Harry inferocito.
“Mi dispiace di non poterti essere d’aiuto.” Disse Nick gentilmente “Beh… Beh, ora ti prego di scusarmi… Sai, c’è la festa…”
E uscì dalla stanza lasciando Harry da solo con lo sguardo vacuo perso sul pezzo di muro attraverso il quale Nick era scomparso.
Harry si sentì quasi come se avesse perso di nuovo il suo padrino, perdendo la speranza di poterlo rivedere e parlare con lui ancora una volta. Percorse tristemente a lenti passi il castello vuoto chiedendosi se mai avrebbe ritrovato la sua abituale allegria.
Aveva appena svoltato l’angolo che portava verso il corridoio della signora Grassa quando vide di fronte qualcuno che attaccava un avviso alla bacheca appesa al muro. Al secondo sguardo si accorse che era Luna. Nei paraggi non c’era nessun posto dove nascondersi, lei sicuramente aveva sentito i suoi passi, e, in quel momento comunque, difficilmente sarebbe riuscito a trovare le energie necessarie per cercare di evitare qualcuno.
“Ciao!” disse Luna con tono vago, volgendosi verso di lui dopo aver attaccato l’avviso.
“Non vai alla festa?” chiese Harry.
“Beh, ho perso la maggior parte delle mie cose.” Disse Luna con calma. “Sai, la gente qui prende la roba e la nasconde. Ma visto che oggi è l’ultima notte ho proprio bisogno di riaverla, per questo ho attaccato degli avvisi.”
Indicò la bacheca sulla quale aveva attaccato una lista di tutti i libri e indumenti che aveva perso, con una richiesta di restituzione.
Uno strano sentimento nacque in Harry; un’emozione molto diversa dalla rabbia e dal dolore da cui era stato investito sin dalla morte di Sirius. Fu qualche minuto prima che realizzasse che era dispiaciuto per Luna. “Come hanno potuto nascondere la tua roba?” Le chiese, aggrottando le sopracciglia.
“Oh… beh…” strinse le spalle “Sai, credo che gli altri pensino che io sia un po’ strana. Alcuni infatti mi chiamano ‘Luna…tica” Lovegood.”
Harry la guardò e il sentimento di pietà che aveva provato fino ad allora s’intensificò dolorosamente. “Non c’è motivo perché debbano prendere le tue cose,” disse a voce bassa “vuoi che ti aiuti a cercarle?”
“Oh, no,” disse sorridendogli “torneranno, alla fine tornano sempre. E’ solo che volevo preparare i bagagli stanotte. Ad ogni modo… Come mai non sei alla festa?”
Harry strinse le spalle “Non ne avevo voglia.”
“No,” disse Luna osservandolo con quei suoi strani occhi velati e sporgenti. “sono certa che tu non ne avevi voglia. L’uomo ucciso dai Mangiamorte era il tuo padrino, vero? Me l’ha detto Ginny.”
Harry annuì, ma per qualche motivo, capì che non gli dispiaceva che Luna parlasse di Sirius. Gli era appena venuto in mente che anche lei poteva vedere i Testri.
“Hai mai…” iniziò “voglio dire, chi… E’ mai morto qualcuno che conoscevi?”
“Si,” disse semplicemente Luna “mia madre. Lei era proprio una strega straordinaria, sai, ma le piaceva fare esperimenti e uno dei suoi incantesimi, un giorno, riuscì piuttosto male. Avevo nove anni.”
“Mi dispiace.” Borbottò Harry.
“Si, fu davvero orribile.” Disse Luna “A volte mi rattristo ancora pensandoci. Ma ho ancora mio padre. E comunque non è come se non dovessi più rivedere mamma, no?”
“Eh… come?” disse Harry con tono incerto.
Lei scosse la testa scettica. “Oh, avanti. Li hai sentiti, proprio dietro il velo, no?”
“Vuoi dire…”
“In quella stanza con la volta. Stavano solo spiando di nascosto,. Li hai sentiti anche tu.”
Si guardavano l’un l’altra. Luna sorrideva. Harry non sapeva cosa dire o pensare; Luna credeva sempre in tante cose fantasiose… eppure era sicuro anche lui di aver sentito voci provenienti da dietro il velo.
“Sei sicura che non vuoi che ti aiuti a cercare la tua roba?” disse.
“Oh no.” Disse Luna “No, credo che scenderò giù, prenderò un po’ di pudding e aspetterò che la festa finisca… alla fine finisce sempre… Bene, buone vacanze, Harry.”
“Si… anche a te.”
Luna si allontanò e, mentre la guardava andare, si accorse che il terribile peso che aveva sullo stomaco era leggermente diminuito.
Il giorno seguente, il viaggio verso casa sull’Hogwards Express fu molto movimentato per vari motivi. Prima, Malfoy, Tiger e Goyle che, avendo chiaramente aspettato tutta la settimana l’opportunità di colpire senza la presenza di qualche insegnante, tesero un’imboscata ad Harry a metà corridoio del vagone mentre tornava dalla toilette. L’attacco sarebbe anche potuto riuscire se non fosse stato per il fatto che, stupidamente, i tre avevano scelto d’inscenare l’aggressione proprio davanti ad uno scompartimento pieno di membri dell’AS, i quali videro cosa stava succedendo attraverso il vetro e accorsero subito in aiuto di Harry. Quando Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Susan Bones, Justin Finch-Fletchley, Anthony Goldstein e Terry Boot ebbero finito di usare l’ampia gamma di incantesimi e maledizioni che Harry aveva loro insegnato, Malfoy, Tiger e Goyle somigliavano a tre gigantesche palle infilate a forza nella divisa di Hogwarts. Harry, Ernie e Justin li sollevarono sulla rete portabagagli e li lasciarono lì a sgocciolare.
“Non vedo l’ora di vedere la faccia della mamma di Malfoy mentre scende dal treno.” disse Ernie soddisfatto mentre lo guardava contorcersi sopra di lui. Non era mai riuscito a perdonare del tutto l’oltraggio di Malfoy che toglieva punti a Corvonero durante il suo breve incarico di membro della Squadra Inquisitoria.
“La madre di Goyle sarà contenta, credo.” Disse Ron che era venuto per scoprire la causa del tumulto. “Ha un aspetto migliore, ora… Harry, il carrello del cibo è arrivato, se vuoi qualcosa…”
Harry ringraziò gli altri e tornò con Ron al suo scompartimento dove comprò una grande quantità di focacce di calderone e pasticci di zucca. Hermione stava rileggendo La Gazzetta del Profeta, Ginny faceva un quiz su The Quibbler e Neville accarezzava la sua Mimbulus Mimbletonia, che era cresciuta tanto durante l’anno, e ora faceva un rumore strano quando la si toccava.
Harry e Ron per la maggior parte del viaggio ammazzarono il tempo giocando agli scacchi magici mentre Hermione leggeva ad alta voce ritagli della Gazzetta del Profeta. Ora il giornale era pieno di articoli su come respingere i dissennatori, tentativi da parte del Ministero di catturare i Mangiamorte e lettere isteriche i cui autori dichiaravano di aver visto Lord Voldemort passare davanti casa loro proprio quel giorno…
“Non è ancora iniziata davvero.” Disse Hermione ripiegando tristemente il giornale. “Ma non ci vorrà molto, ormai…”
“Hey, Harry!” disse Ron dolcemente, indicando il finestrino del corridoio.
Harry si guardò intorno. Cho stava passando accompagnata da Marietta Edgecombe che indossava un passamontagna. Per un attimo i suoi occhi e quelli di Cho s’incontrarono. Lei arrossì e continuò a camminare. Harry volse di nuovo lo sguardo alla scacchiera appena in tempo per vedere una sua pedina mangiata dal cavallo di Ron.
“Che… ehm… succede fra voi due?” chiese calmo Ron.
“Niente.” disse semplicemente Harry.
“Ho sentito dire che esce con qualcun altro, ora.” Disse Hermione esitante.
Harry fu sorpreso di scoprire che questa informazione non lo feriva affatto. Il suo intento di far colpo su Cho sembrava appartenere ad un passato col quale lui non aveva più alcun legame; sentì che gran parte delle cose che aveva desiderato prima della morte di Sirius ora non avevano più senso per lui. La settimana che era trascorsa da quando aveva visto Sirius per l’ultima volta gli era sembrata molto più lunga del normale; sembravano due universi distinti, uno con Sirius, l’altro senza.
Hai fatto bene a troncare con lei, amico!” disse Ron energicamente. “Voglio dire, lei è abbastanza carina e tutto, ma tu hai bisogno di qualcuno più allegro”.
“Probabilmente è abbastanza allegra con qualcun altro.” Disse Harry stringendo le spalle.
“Con chi sta ora?” Chiese Ron ad Hermione, ma fu Ginny a rispondere.
“Michael Corner.” Disse.
“ Michael? Ma…” disse Ron allungandosi sul sedile per guardarla meglio. “Ma ci uscivi tu!”
“Non più,” disse Ginny risoluta “non ha digerito la sconfitta a Quidditch rimediata da Corvonero contro Grifondoro, ed è diventato scontroso, così l’ho piantato e lui è corso a consolare Cho.” Si grattò il naso distrattamente con l’estremità della penna, capovolse The Quibbler e iniziò a controllare le sue risposte.
Ron sembrava molto contento.
“Beh, ho sempre pensato che fosse un idiota.” Disse spingendo la sua regina verso la tremolante torre di Harry. “Buon per te. Solo, cerca di sceglierne uno migliore, la prossima volta.” E lanciò ad Harry uno sguardo stranamente furtivo mentre lo diceva.
“Beh, ho già scelto Dean Thomas, secondo te è meglio?” chiese Ginny insinuante.
“Cosa?” gridò Ron, rovesciando la scacchiera: Grattastinchi si tuffò a caccia dei pezzi mentre Edvige e Leo pigolavano e chiurlavano arrabbiati dall’alto.
Mentre il treno rallentava avvicinandosi a King’s Cross, Harry pensò che non aveva mai avuto meno voglia di scendere a terra. Per un attimo provò persino ad immaginare cosa sarebbe successo se si fosse semplicemente rifiutato di farlo, e fosse rimasto ostinatamente seduto lì fino al primo di settembre, quando il treno lo avrebbe riportato ad Hogwarts. Quando, alla fine si arrestò, prese comunque la gabbia di Edvige e si preparò a trascinare il suo baule giù dal treno come al solito.
Il controllore avvertì Harry, Ron ed Hermione che sarebbe stato più sicuro per loro attraversare la barriera magica tra i binari 9 e 10. Harry trovò una sorpresa ad aspettarlo dall’altra parte: un gruppo di persone che non si aspettava di vedere, era lì per salutarlo.
C’era Malocchio Moody con una bombetta calata sull’occhio magico che gli dava un aspetto altrettanto sinistro di quanto lo avrebbe avuto senza, le sue mani nodose stringevano un lungo bastone e il suo corpo era avvolto in un voluminoso mantello da viaggio.
Tonks stava appena dietro di lui, la sua capigliatura color rosa-gomma-da-masticare brillava ai raggi del sole che filtravano attraverso i vetri sporchi del soffitto della stazione, indossava dei jeans molto rattoppati ed una maglietta rosso porpora con su scritto ‘Le Sorelle Bizzarre”.
Accanto a Lei c’era Lupin, col suo viso pallido e i capelli ingrigiti, un lungo soprabito liso gli copriva un maglione malandato e un paio di logori pantaloni.
Alla testa del gruppo stavano i signori Weasley col loro abito babbano migliore, e Fred e George che indossavano entrambi due completi nuovi di un verde livido e dal tessuto squamoso.
“Ron, Ginny!” grido la signora Weasley, correndo loro incontro e abbracciando stretti i suoi figli. “Oh, Harry caro, come stai?”
“Bene!” mentì Harry, mentre lei lo avvolgeva in uno stretto abbraccio. Oltre le spalle della signora, Harry vide Ron strabuzzare gli occhi alla vista degli abiti nuovi dei gemelli.
“E che sarebbero questi?” chiese, indicandoli.
“Finissima pelle di drago, fratellino.” disse Fred strofinando tra due dita il materiale. “Gli affari vanno a gonfie vele e allora abbiamo pensato di trattarci bene.”
“Ciao, Harry!” disse Lupin mentre la signora Weasley lasciò andare Harry e si voltò per salutare Hermione.
“Ciao, “ disse Harry “non mi spettavo… che fate tutti qui?”
“Beh,” disse Lupin accennando un leggero sorriso “abbiamo pensato di scambiare due chiacchiere con tuo zio e tua zia prima che ti portino a casa.”
“Non credo che sia una buona idea.” Disse Harry subito.
“Oh, penso proprio di si, invece.” Ringhiò Moody che si era avvicinato zoppicando. “Sono quelli, vero Potter?”
Indicò col pollice oltre le sue spalle ; il suo occhio magico, evidentemente, stava sbirciando da dietro la testa e la bombetta. Harry si piegò un po’ verso sinistra per guardare nella direzione indicata da Malocchio e lì, sicuramente c’erano i tre Dursley alquanto impalliditi alla vista del comitato di accoglienza per Harry.
“Ah, Harry.” Disse il signor Weasley allontanandosi dai genitori di Hermione che aveva appena salutato entusiasticamente e che ora finalmente potevano abbracciare la figlia. “Beh allora, dobbiamo farlo?”
“Penso proprio di si, Arthur.” Disse Moody.
Lui e il signor Weasley partirono alla testa della spedizione attraversando la stazione in direzione dei Dursley che, invece, sembravano aver messo radici. Hermione si liberò dolcemente dall’abbraccio della madre e si unì al gruppo.
“Buon Pomeriggio!” disse cortesemente il signor Weasley allo zio Vernon fermandosi proprio di fronte a lui. “Forse si ricorda di me, mi chiamo Arthur Weasley.”
Harry sarebbe rimasto molto sorpreso se lo zio Vernon avesse dimenticato il signor Weasley, visto che due anni prima gli aveva demolito tutto da solo buona parte del soggiorno. Su di lui calò un profondo velo purpureo e fulminò il suo interlocutore con lo sguardo, ma scelse di non parlare forse anche perché i Dursley erano in quella circostanza in netta minoranza. Zia Petunia sembrava sia imbarazzata e spaventata nello stesso tempo; continuava a guardarsi intorno come se temesse che qualcuno di sua conoscenza potesse vederla in compagnia di quella gentaglia. Dudley, nel frattempo, cercava di sembrare piccolo e insignificante, impresa in cui falliva miseramente.
“Vorremmo scambiare due parole con voi riguardo ad Harry.” Disse il signor Weasley ancora sorridente. “Riguardo al trattamento che gli viene riservato in casa vostra.”
I baffi dello zio Vernon si arruffarono dall’indignazione. Forse perché la bombetta gli diede l’impressione, completamente errata, di avere a che fare con una persona distinta come lui, si rivolse a Moody. “Non sapevo che fosse affar vostro quello che succede in casa mia!”
“Immagino che si potrebbero riempire molti libri con tutte le cose che lei non sa, Dursley!” Ringhiò Moody.
“Ad ogni modo, non è questo il punto.” S’intromise Tonks i cui capelli rosa sembravano offendere zia Petunia più di tutto il resto messo insieme, visto che preferì chiudere gli occhi piuttosto che guardarla. “Il punto è che se dovessimo venire a sapere che avete fatto qualcosa di brutto ad Harry…”
“...e attenti a non fare qualcosa di sbagliato, lo verremmo a sapere.” Disse Lupin gentilmente.
“Si,” disse il signor Weasley “anche se non lascia usare ad Harry il ‘feletono’…”
“Telefono.” Lo corresse Hermione.
“Si, se ci giunge voce che Potter è stato maltrattato in qualsiasi modo, ne dovrete rispondere a noi.” Disse Moody.
Lo zio Vernon si gonfiò in maniera pericolosa. L’oltraggio subito sembrava superare persino la paura che aveva di quel manipolo di tipi strani. “Mi sta minacciando, signore?” Disse alzando talmente la voce che alcuni passanti si girarono a guardare.
“Si, esatto.” Disse Malocchio che sembrava lieto che lo zio Vernon avesse afferrato il concetto così velocemente.
“E vi sembro il tipo d’uomo che si lascia intimidire?”
“Beh…” disse Moody, spingendosi indietro la bombetta e mostrando il suo occhio magico che roteava in maniera inquietante. Lo zio Vernon indietreggiò inorridito, incespicando dolorosamente contro una valigia. “Si, direi proprio di si, Durlsey.” Volse le spalle allo zio Vernon per guardare Harry. “Allora Potter… Facci un fischio se hai bisogno di noi. Se non abbiamo tue notizie entro tre giorni mandiamo qualcuno a dare un’occhiata…”
Zia Petunia piagnucolava pietosamente. Era chiaro che stava pensando a cosa avrebbero detto i vicini se avessero visto quella gente marciare lungo il viale del suo giardino.
“Allora, arrivederci Potter.” Disse Moody afferrando le spalle di Harry per un attimo.
“Abbi cura di te, Harry!” disse Lupin con calma. “Teniamoci in contatto.”
“Harry, ti porteremo via di lì il prima possibile.” Sussurrò la signora Weasley, abbracciandolo di nuovo.
“Ci vediamo presto, amico!” disse Ron ansiosamente, stringendo la mano di Harry.
“Prestissimo, Harry,” disse Hermione seria “lo promettiamo.”
Harry annuì. Non riusciva a trovare le parole per esprimere cosa significasse per lui vederli tutti lì, schierati dalla sua parte. Sorrise, invece e alzò la mano in segno si saluto. Poi si voltò e s’incamminò oltre l’uscita della stazione, verso la strada assolata, con zio Vernon, zia Petunia e Dudley che si affrettavano dietro di lui.
2007-07-11 11:32:24
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answer #1
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answered by KeinBlue_ 5
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