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Guardate cosa riporta il De Mauro:
alla voce òra:
3ò|ra
s.f.
1 LE brezza, venticello: scherza con l’o. incerta di lauri un bosco (Carducci)
2 RE sett., vento forte che soffia sul Lago di Garda

Sinceramente non sono esperto di linguistica, filologia e co., dunque vi chiedo di spiegarmi come sia possibile che una stessa parola possa essere qualificata da una marca d' uso tanto della poesia quanto del vernacolo.... Dunque mi chiedo, l' uso poetico di "òra" fa riferimento al suo valore estetico o al semplice ricorso frequente di tale parola dialettale in letteratura, in virtù di una licenza poetica? Vi prego rispondete, prometto i 10 punti alla risp. più puntuale.

2007-06-29 05:33:17 · 2 risposte · inviata da vivafosc 1 in Arte e cultura Poesia

2 risposte

Consulta un altro dizionario, dovresti trovare 'almeno' maggiore chiarezza. Permettimi una digressione, non pertinente alla tua domanda, ma che motiva il mio esordio.
De Mauro ha avuto ed ha autorevolezza , anche la mia stima; però ...da quando ho visto che considera ugualmente corretta la pronuncia "édile" ed "edìle", (ovviamente è un piccolo ed unico esempio), beh! per dirla eufemisticamente, ha perso dei punti ai miei occhi.

2007-06-29 09:15:37 · answer #1 · answered by acidario 7 · 0 0

Mi pare plausibile che "òra" derivi da Aura, cioè venticello; sono propensa a pensare che le origini del nome siano le stesse.
Il vernacolo assume e fa proprie molte parole (sto pensando all'"ombra" che indica molto poeticamente un vinello bianco da aperitivo) o all'isola di Vulcano che assume a proprio un nome che usiamo anche come comune (entrambi derivanti dal dio Vulcano).

2007-06-29 06:54:47 · answer #2 · answered by pearl_italy 5 · 0 0

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