Non sono un suo seguace ma lo ritengo un personaggio molto interessante - anche perché è un tipico esempio di pensatore di quell'epoca a cavallo tra le due guerre mondiali. Evola visse fino alla soglia dei nostri giorni, ma fu allora, tra le due guerre, che sviluppo' le sue idee-base. Quella era un'epoca piena di tanti e tali fermenti culturali che a molti pareva necessario fare una "sintesi" di svariate correnti di pensiero.
Ora, io mi chiedo in che cosa consista veramente il pensiero evoliano. Non ti pare che sia un pout-pourri? Di certo c'è che era anticattolico, antiborghese, antiamericano, antimaterialista, antirazionalista (anti-illuminista), e che, come un po' tutti i discepoli delle discipline esoteriche, credeva nell'autorità forte e nella superiorità di un certo tipo di persone su tutte le altre. Dunque: un pensatore di destra. Ma d'altra parte, nella sua opera 'Cavalcare la tigre', vediamo che arriva a proporre una soluzione di tipo anarchico: visto che non esistono capi eroici per i quali sacrificarsi, lui scrive, tanto vale orientarsi all'individualismo, spinto agli estremi e, di conseguenza, all'apolitica.
Le contraddizioni non sono poche; e non devono neanche sorprenderci. Ricordiamoci che questo siciliano, che arrivò a cambiare il suo nome di battesimo (da Giulio in Julius) in onore dei tedeschi, iniziò come artista, più precisamente come pittore (fu un esponente del Futurismo e del Dadaismo), e che a 23 anni meditò di commettere suicidio al pari di Carl Michaelstaedter. Fu la lettura di antichi testi buddhisti e il suo rifiuto totale dell'arte a "salvargli la vita".
In realtà il suo percorso esistenziale è tutta un'unica ricerca, o, meglio, un tentativo di ricerca. Partì da premesse lecite (che poco avevano a che spartire con le bieche teorie razziali allora in voga) per approdare a risultati in parte sbagliati. E' uno di quei pensatori purtroppo soggetti a essere mal interpretati - si prenda per esempio, a tale proposito, il caso di Friedrich Nietzsche (ovviamente con le dovute distanze), il quale Nietzsche, dopo la morte, venne strumentalizzato dai bonzi nazisti.
Evola è in realtà più originale e meno "politicamente schierato" di quanto non si creda, e l'unica vera cosa che parla totalmente a suo sfavore è il suo cieco antisemitismo (vedeva però negli ebrei non una razza biologica, anche a causa delle mescolanze da loro subite nel corso della storia). Non aderì mai al partito fascista, ma d'altra parte espresse ammirazione per il nazismo, riconoscendogli la capacità di risvegliare l'antico spirito ariano e germanico. Era imbottito, come abbiamo visto, di nozioni buddhiste, e faceva risalire la discendenza degli ariani da quelli degli "Arya", gli antichi Indiani. Per certi versi il suo percorso "filosofico" mi ricorda quello di Oswald Spengler (autore de 'Il tramonto dell'Occidente'). Come Evola, anche Spengler iniziò la propria formazione studiando - e ammirando - le culture orientali. Bisogna anche considerare (lo sottolineo) che periodo di focolai, non solo spirituali, erano quegli anni, quanti e quali dottrine (tutte stranamente imparentate con quelle esoteriche) promettevano la salvezza, la liberazione dell'io, la soluzione ai problemi socioeconomici, ecc. Mentre Spengler però riuscì a costruire un proprio, originale sistema di interpretazione storica per meglio esporre la sua visione del mondo, in Evola si assiste al caratteristico "avanzare a tentoni" di chi vuole trovare presunte verità per poi usarle come un sudario nel quale avvolgere il cadavere del proprio 'io'. Era una persona in fondo fragile e insicura. La sua discendenza nobile è da considerarsi una tara, non un vantaggio. Infatti, proprio queste sue origini lo portarono a rifiutare - aprioristicamente, e non come risultato di un'analisi fondata - ogni teoria di eguaglianza tra gli uomini. Per questo era anticomunista. Ma buddhismo (= filosofia dell'accettazione totale di tutti gli esseri) e anticomunismo, per tacere di antisemitismo, non possono convivere nello stesso ordine di cose. Le sue radici aristocratiche (che, tra l'altro, non sono state completamente comprovate) lo portavano a credere a Fedeltà, Legge tradizionale, Casta, Impero. Una terminologia che corrisponde quasi in toto a quella del fascismo. E' logico che Evola fosse legato alle tradizioni "eroiche": come molti suoi contemporanei, "borghesia" suonava alle sue orecchie come una bestemmia, e occorreva perciò esorcizzare la propria realtà borghese andando a scovare concetti di una condizione "più alta". E quale concetto si presta meglio a essere usato quello degli arcaici guerrieri-eroi? Parallelamente, predicava la decadenza del mondo moderno. E qui nulla da eccepire. Ma non si accorgeva di non essere più di questo pianeta. (forse non era 'mai' stato di questo pianeta!) Guardandosi attorno, e anche allo specchio, non vedeva traccia di questi tanto decantati guerrieri eroici: ecco perché rivolgeva le sue speranze alla Germania, dove il popolo era stato tutto intruppato e indossava la stessa divisa color cacca. Intanto, mentre credeva di dare suggerimenti utili ai nazisti, veniva spiato dalle SS, che guardavano con sospetto alle sue attività e "filtravano" i suoi scritti propagando solo quelli che facevano comodo a Hitler, Goebbels & Co. Quest'uomo era talmente convinto di essere protetto dagli dèi che una volta si mise a passeggiare tranquillamente per le vie di Vienna mentre la capitale austriaca veniva bombardata dagli Alleati. E una bomba quasi lo uccise... Ciò per dire quanto fosse stravagante e "fuori di sé".
Un personaggio interessante, lo ripeto. Ma come si fa a essere seguace del suo "pensiero"? E' troppo stratificato e poco o nulla organico...
2007-05-28 00:34:02
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answer #2
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answered by panovideo 6
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del signor julius, secondo me, non si dovrebbe parlare più; eppure c'è chi ancora ne segue le orme in forma sballata e non ha mai letto una sua riga. rispettiamolo come studioso e basta(alla stregua di lombroso,de gobineau e così via). se non si è capito, la mia risposta è NO.
2007-05-27 15:33:31
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answer #3
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answered by acidario 7
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