LO PSICOANALISTA:
Possono diventare psicoanalisti tutti i laureati in Psicologia o Medicina che si sottopongano a un training psicoanalitico della durata di almeno 4 anni. Questo training, che deve essere svolto nell'ambito di scuole riconosciute, prevede lezioni teorico-pratiche e impone al candidato psicoanalista di sottoporsi egli stesso a una psicoanalisi didattica. Non si può diventare psicoanalisti senza essere stati prima psicoanalizzati. L'impianto psicoanalitico deriva dalla teorie di Freud, ma le scuole e gli indirizzi psicoanalitici, oggi, sono estremamente differenziati. Potrete trovare analisti Freudiani, Junghiani, Reichiani, Winnicottiani, Kleiniani, e descrivere qui tutte le differenti sfumature esistenti fra i vari indirizzi sarebbe un compito titanico e risulterebbe noioso per il lettore. Chi si sottopone a una psicoanalisi ortodossa deve sapere che gli sarà chiesto di andare dal suo analista almeno 3 volte a settimana (quindi mettete in preventivo un budget elevato), che gli verrà chiesto di sdraiarsi sul lettino e di cominciare a parlare della prima cosa che gli viene in mente senza porsi limiti di sorta. È molto probabile che mentre parlate il vostro analista si sieda dietro di voi, intervenga pochissimo sulle vostre verbalizzazioni, se non con qualche sporadica domanda. Lo psicoanalista basa la sua tecnica sulle libere associazioni verbali, sull'analisi del transfert e del controtransfert (ossia di quel particolare tipo di rapporto che viene a instaurarsi fra paziente e analista) e sull'analisi dei sogni. Il processo terapeutico psicoanalitico richiede molto tempo, non meno di tre anni, e può arrivare anche fino a 10 anni, se non di più.
Psicoanalisi
Col termine psicoanali si definisce una procedura esplorativa di quei processi mentali che sono inaccessibili ai metodi tradizionali e cioè una particolare tecnica psicoterapeutica basatafondamentalmente sull'investigazione, ai fini di trattare i disturbi neurologici di varie origini e una sistematica accumulazione di conoscenze raccolte con il metodo psicoanalitico, quasi a costruire una dottrina psicologica.
Non bisogna intendere la psicoanalisi come una scuola di pensiero unitaria e rigidamente istituzionalizzata,ma come una galassia di teorie, pratiche ed idee che gravitano intorno alle scoperte del padre fondatore della psicoanalisi: Sigmund Freud
La psicoanalisi ha lo scopo di individuare le possibili cause delle nevrosi non in relazione a determinati traumi successi nel passato, ma in funzione di una eventuale e globale distorsione della personalità dovuta ad un disarmonico sviluppo dell'istinto. La psicoanalisi quindi si configura come una teoria del funzionamento della mente umana oltre ad un "possibile" metodo di cura.
LO PSICOTERAPEUTA
Possono diventare psicoterapeuti tutti i laureati in Psicologia e Medicina che abbiano frequentato una scuola di specializzazione post-lauream in psicoterapia, riconosciuta dal Ministero, della durata non inferiore ai 4 anni. Il training per diventare psicoterapeuti è caratterizzato da lezioni teorico-pratiche affiancate da un tirocinio "in itinere" svolto sotto supervisione presso strutture convenzionate con la Scuola di appartenenza. Molte scuole impongono ai candidati, inoltre, di sottoporsi a una psicoterapia individuale, prima di poter esercitare l'attività psicoterapeutica. Nonostante la formazione in psicoterapia venga effettuata prevalentemente in scuole private, il controllo delle autorità statali su tali scuole è rigido e severo. La psicoterapia è la branca della psicologia che si occupa di curare le nevrosi e le psicosi: i disordini della mente.
Lo psicoterapeuta può essere sia psicologo, che medico.
Se psicologo, lo psicoterapeuta , dopo essersi laureato e abilitato,ha conseguito la specializzazione e la qualificazione in psicologia clinica e psicoterapia, il che significa che oltre agli approfondimenti specialistici propri della specializzazione clinica, egli ha seguito per anni una formazione qualificante specialisticamente psicoterapeutica, in uno dei vari indirizzi della psicoterapia.
In particolare, inoltre, per divenire psicoterapeuta, egli si è sottoposto per anni ad un'analisi personale, sia per sperimentare in prima persona su di sè l'applicazione della psicoterapia e sia per individuare e risolvere le proprie discrasie psicologiche, prima che gli venga consentito di cominciare a seguire dei pazienti. Da alcuni anni in Italia questo percorso è stato regolamentato per legge, per cui attualmente la specializzazione e la qualificazione in psicoterapia, dopo la laurea, possono e devono essere conseguite, sia presso le scuole di specializzazione universitarie e sia presso le scuole private che abbiano ottenuto il riconoscimento dallo Stato. In ogni caso, durante la fase finale di formazione, il futuro psicoterapeuta normalmente comincia a seguire i primi pazienti sotto la supervisione dei didatti e normalmente è prassi diffusa e in alcuni casi obbligo, che il terapeuta già qualificato, si sottoponga a supervisione clinica e personale, periodicamente, per tutta la sua vita professionale. Inoltre egli deve costantemente mantenersi aggiornato nel vasto campo delle neuroscienze, quasi sempre essendo membro di istituzioni scientifiche a carattere internazionale.
Se medico, lo psicoterapeuta segue dopo la laurea e l'abilitazione, esattamente il percorso dello psicologo. Nel suo caso, però, gli è possibile, oltre che conseguire la specializzazione in psicologia clinica, scegliere di conseguire in alternativa la specializzazione in psichiatria o altro. Per cui lo psicoterapeuta psicologo è esclusivamente psicologo-clinico-psicoterapeuta, mentre lo psicoterapeuta medico è medico-altra specializzazione varia-psicoterapeuta. Ovviamente per il medico è fortemente consigliato, se vuole validamente qualificarsi in psicoterapia, seguire dopo la laurea esclusivamente psicologia clinica o psichiatria, specialmente perchè a differenza dello psicologo egli proviene da un corso di studi universitari, che per la loro organizzazione, lo hanno praticamente lasciato del tutto ignaro anche dei minimi fondamenti, non solo della psicologia, ma anche della psicofisiologia, cioè lo studio del cervello psichico. Infatti quasi sempre il medico mantiene la visione del cervello e del sistema nervoso centrale, soltanto dall'ottica neurologica e ciò lo rende spesso poco preparato e inadeguato nella diagnosi e nel trattamento delle malattie psicosomatiche.
Una volta formatosi, lo psicoterapeuta, da qualsiasi delle due facoltà universitarie provenga, è uno specialista qualificato alla diagnosi e cura dei disturbi psichici e delle malattie mentali. Poichè nella maggior parte dei casi il trattamento dei disturbi psichici e delle malattie mentali, richiede la somministrazione binaria sia della psicoterapia che della psicofarmacoterapia, ovviamente lo psicoterapeuta psicologo deve affiancarsi ad una o più figure mediche. Ciò non significa, comunque, che lo psicoterapeuta psicologo non sia competente sul versante biologico dei disturbi e delle malattie che tratta, ma significa che, non essendo medico, non può stabilire in proprio nè diagnosi, nè terapie, quando implicano anche valutazioni di medicina generale o specialistica. Per questo deve avvalersi della collaborazione di medici. Lo psicologo psicoterapeuta comunque è in grado di eseguire autonomamente le anamnesi, cioè le indagini cliniche che possano condurlo competentemente al "sospetto diagnostico", cioè a sospettare le variabili per la diagnosi differenziale, in modo da potere interagire competentemente con il medico del quale si avvale della collaborazione. Questa competenza dello psicoterapeuta psicologo, è indispensabile affinchè possa essere evitato il rischio di intrattenere in monoterapia psicoterapica un paziente che potrebbe invece giovarsi tempestivamente del supporto degli psicofarmaci, o di altre terapie mediche. Oppure per evitare che disturbi psicologici con eziologia primariamente organica, vengano trattati eludendo la malattia somatica che li produce. Inoltre questa competenza da parte dello psicologo psicoterapeuta è indispensabile, affinchè la somministrazione degli psicofarmaci, spesso necessaria durante la psicoterapia, non avvenga da parte del medico in funzione isolata rispetto alla contemporanea psicoterapia. Anzi, lo psicologo psicoterapeuta deve essere in grado di valutare autonomamente, circa gli psicofarmaci, ipotesi sulla categoria farmacologica, la posologia, la combinazione e la durata del trattamento e inoltre circa le varianze osservabili relativamente all'interazione fra i farmaci e gli accadimenti in psicoterapia. Queste sue ipotesi autonome, che deve essere in grado di produrre con competenza indipendente, saranno condivise con il medico affinchè questi, a sua volta, possa fare le altre valutazioni mediche necessarie e di sua competenza, per passare alla fase pratica della prescrizione che, in ambito psichico, non deve mai essere un atto isolato del medico.
Lo psicoterapeuta medico, in linea puramente teorica potrebbe anche agire in modo soggettivamente isolato nei vari passaggi descritti prima, poichè potrebbe coagulare in sè sia la figura psicoterapeutica, che medica. Ciò, pur essendo teoricamente possibile, è, da un punto di vista clinico, fortemente sconsigliabile, se non addirittura errato e controproducente. Infatti l'efficacia del trattamento psicoterapeutico, si fonda su una moltitudine di fattori, uno dei quali è il fatto che lo psicoterapeuta deve rimanere rigorosamente una figura di riferimento con cui condividere ed elaborare i contenuti e i processi mentali e, qualunque sia il metodo e la tecnica dello psicoterapeuta, è fondamentale che le questioni circa le situazioni, l'ambiente, gli eventi quotidiani del paziente, restino in secondo piano rispetto ai contenuti e ai processi mentali, nel senso che esse devono essere trattate soltanto come elemento di riferimento per giungere subito ai contenuti e ai processi mentali coinvolti con quelle situazioni o eventi. Altrimenti la psicoterapia si deforma e si trasforma rapidamente in una qualsiasi forma di consulenza, o peggio, di chiaccherata sulle varie situazioni, per esordire in consigli, pareri, conforto e così via.
Se accade questo, non c'è più psicoterapia.
E' dunque evidente che se lo psicoterapeuta medico fa anche il medico con il paziente che segue in psicoterapia, inevitabilmente si trasferisce dalla mente al corpo, agli oggetti reali del quotidiano, deve praticamente intervenire nel mondo reale del paziente e offre a questi un pretesto formidabile per contaminare continuamente le sedute di psicoterapia, con questioni organiche, farmacologiche, familiari e situazionali, organizzative, implicando spesso altri familiari nelle visite e nelle cure e così via. In pratica lo psicoterapeuta medico deve scegliere con ogni paziente se essere il suo psicoterapeuta, o il suo medico, evitando con molta attenzione di essere ambedue insieme. Queste considerazioni implicano la conclusione circa il fatto che è indifferente che lo psicoterapeuta sia psicologo o medico: egli deve essere comunque un bravo psicoterapeuta, con serie competenze psicologiche e psicobiologiche, nel momento diagnostico e psicofarmacoterapeutico. Per tutto il resto deve intervenire un altro medico con il quale lo psicoterapeuta deve interagire nei modi già descritti.
Lo psichiatra non è uno psicoterapeuta.
La psicoterapia è una tecnica della psicologia applicata da psicologi e medici per curare disturbi diversi( forme lievi di disadattamento,fobie, nevrosi , psicosi, depressione ecc) Si cura la psiche quindi attraversi strumenti psicologici e cioè ascoltando, parlando ed entrando in relazione con il paziente.
Esiste un gran numero di differenti psicoterapie.
Terapia cognitivo comportamentale
Terapia breve
Psicoterapia ipnotica e ipnosi
EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
Psicoterapia della Gestalt
Analisi Transazionale
Terapia cognitivo comportamentale
Attualmente la psicoterapia cognitivo comportamentale è considerata uno dei migliori sistemi x il trattamento di molti disturbi psicologici e psichiatrici
:
2007-05-13 07:22:46
·
answer #1
·
answered by sun 7
·
1⤊
0⤋