Tra gli esponenti del cosiddetto "pensiero tradizionale", Ananda Kentish Coomaraswamy costituisce una figura di spicco, forse la più interessante: rappresenta il migliore esempio di come si possa proficuamente agire nei mondi contemporanei servendosi di strumenti tipici del nostro tempo per veicolare un messaggio culturale antagonista rispetto ai valori correnti della Modernità. Coomaraswamy dimostra come il pensiero delle grandi tradizioni metafisiche potesse essere espresso mediante la cultura accademica occidentale, senza per questo banalizzarlo o insterilirlo, quindi privandolo delle sue "inquietanti" valenze sapienziali.
Nacque a Colombo, nell'isola di Ceylon, il 22 agosto 1877 da un eminente personaggio locale, appartenente all'etnia Tamil, Sir Mutu Coomaraswamy, e da una donna inglese, proveniente dal Kent, Elizabeth Clay Beeby. Il nome di famiglia deriva da una divinità indù, Skanda Kumara, cui è dedicato un tempio nell'isola, a Katargama. II suffisso "swamy" significa "maestro", "signore" o "possidente", e in un secondo tempo fu aggiunto al nome di famiglia, che è caratteristico della classe media, costituente la burocrazia d'alto livello a Ceylon. Il padre era un uomo molto legato alle tradizioni del suo paese, ma anche capace di muoversi agevolmente nel mondo degli inglesi, i colonizzatori, (tra l'altro andò più volte in Gran Bretagna dove poté frequentare i più riservati ed esclusivi circoli e dove conobbe la futura moglie).
Si dimostrò un uomo d'alta cultura filosofica, religiosa e letteraria, ma anche un combattente politico, di cui vanno ricordate le severe critiche contro l'uso del denaro ricavato dalle tasse pagate dalla popolazione non-cristiana di Ceylon per finanziare la chiesa d'Inghilterra nell'isola; la lotta contro l'occidentalizzazione della cultura locale o ancora le traduzioni di testi buddisti e di un dramma tamil. Sotto molti aspetti il figlio seguirà le orme del padre. Anche se lo conobbe appena, dato che Sir Mutu morì quando Ananda non aveva ancora due anni, l'influenza fu enorme sul piano psicologico e spirituale.
Dopo la morte del marito, Elizabeth Beeby si stabilì di nuovo in Gran Bretagna dove educò il figlio secondo i canoni inglesi. Va notato che quasi certamente già negli anni novanta del secolo scorso il giovane Coomaraswamy venne influenzato dalle idee di William Morris (1834-1896), un singolare personaggio, animatore di un movimento di opinione a sfondo socialista utopistico, autore che gli sarebbe rimasto sempre caro, anche nell'ultimo periodo della sua vita. Coomaraswamy scelse di seguire all'università un indirizzo di tipo scientifico, laureandosi in Geologia e Botanica a Londra. Roger Lipsey, il suo biografo americano, ha giustamente notato che questa formazione fu per lui utile anche quando cambiò attività passando prima agli studi di arte e poi di metafisica, in quanto gli permise di acquisire una mentalità sistematica, che divenne tipica del personaggio1. Per alcuni anni, tornato a Ceylon, Coomaraswamy condusse ricerche geologiche sul campo, riportando le osservazioni in articoli pubblicati da riviste specializzate. I risultati del suo lavoro furono molto soddisfacenti: pubblicò mappe geologiche, scoprì giacimenti di mica, grafite e altri minerali, tra cui, nel 1904, ne identificò uno nuovo, la thorianite, un ossido di thorio e uranio, ecc.
Nel 1906 consegui, prima volta per un cittadino di Ceylon, il dottorato in Geologia e Botanica all'università di Londra. Il suo valore scientifico fu ampiamente riconosciuto tanto che venne nominato responsabile delle ricerche mineralogiche a Ceylon. Ma l'uomo intanto stava cambiando il suo orizzonte di interessi. Infatti, negli anni trascorsi viaggiando attraverso Ceylon per le sue ricerche geologiche, Coomaraswamy, accompagnato dalla prima moglie, Elhel Mary Partridge, ottima fotografa, ebbe modo di conoscere bene la produzione artistica tradizionale dell'isola. I coniugi Coomaraswamy cominciarono a interessarsi anche a questi aspetti e raccolsero un vastissimo materiale etnografico di vario tipo: oggetti, annotazioni e anche foto di artigiani al lavoro nelle località più isolate, e quindi non ancora inquinate dall'industrialismo, dove si seguivano le antiche procedure. Per qualche tempo il geologo e lo studioso d'arte convissero. Libri come il notevole Mediaeval Sinhalese Art (1908) contengono i frutti del suo lavoro solitario e pionieristico sul campo, svolto negli anni precedenti.
C'è da ricordare che un fatto quasi simbolico segnò il giovane studioso angloindiano. Lo racconta lui stesso in Borrowed Plumes (1905), un saggio in parte autobiografico: fu una visione rivelatrice della realtà, qualcosa di simile a quello che accadde al giovane principe Siddharta quando usci dal palazzo paterno e vide un vecchio, un malato, un cadavere e un monaco che per scelta viveva di elemosina, quattro figure che simbolizzavano da una parte i mali e le disgrazie del mondo e dall'altra la via di chi, avendo abbandonato le passioni e i vincoli dell'esistenza, non patisce il divenire. Coomaraswamy un giorno incontrò in campagna una donna singalese con suo figlio, ambedue vestiti all'europea, completamente in contrasto con l'ambiente. Non erano poveri, anzi appartenevano a un ceto benestante e venivano riveriti.
«Essi erano -scrive l'autore- i convertiti ad una religione straniera e a costumi stranieri, egualmente innaturali ed egualmente incompresi. Al che mi tornò alla mente tutto ciò che avevo visto negli ultimi due anni circa la rovina della vita e delle usanze locali di fronte alla civilizzazione avanzante E riconobbi che ciò è parte di quello che sta accadendo in tutto il mondo, ossia la continua distruzione del carattere nazionale dell'individualità e dell'arte.La nostra civiltà orientale era qui duemila anni fa: il suo spirito sarà completamente annientato di fronte all'impatto con il nuovo mercantilismo di occidente? Qualche volta penso che lo spirito orientale non sia morto, ma stia dormendo e possa ancora giocare un gran ruolo nella vita spirituale del mondo...
2007-03-27 23:19:12
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answer #5
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answered by ♥ღ♥MELISSA♥ღ♥ 5
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