Shining è un film del 1980 diretto dal regista Stanley Kubrick,
basato sul romanzo omonimo di Stephen King.
Shining (The Shining, tradotto fedelmente suonerebbe come "La luccicanza") rappresenta una tappa dell'itinerario di attraversamento-appropriazione-sfondamento dei generi operata da Kubrick nel corso della sua carriera.
Nel romanzo omonimo da cui il film è tratto, Stephen King rielabora in chiave orrifica il topos caro alla letteratura di fantasmi della casa infestata, trasformandola in albergo e mettendo in rapporto consigli avvenimenti soprannaturali che si vi si verificano un nucleo familiare composto da una coppia e dal loro unico figlio dotato di poteri paranormali.
Materia riplasmata, aggiornata, di un genere che nella trasposizione cinematografica assume i connotati specifici dell'horror movie, (Carrie, lo sguardo di Satana di Brian De Palma, tratto da un altro libro di King era diventato un film "dell'orrore" prima di Shining). È così che verrà presentata anche l'opera di Kubrick, con la differenza fondamentale rispetto al film di De Palma e a quelli
precedenti e successivi del medesimo filone, che Shining, come era avvenuto con 2001: Odissea nello spazio nei confronti della fantascienza, si fa oggetto estraneo a se stesso nel trascendere la rigida e limitativa ascendenza della propria genealogia.
Analisi del film
ìl tempo
Il film si compone di varie unità narrative temporalmente distinte ciascuna individuata da un titolo (Il colloquio, Chiusura invernale, Un mese dopo, Martedì, Sabato, Lunedì, Mercoledì, ore 16); il tempo narrativo non procede in modo lineare e continuo e la lunghezza delle unità non si mantiene costante ma piuttosto si accorcia progressivamente creando un effetto di vertigine, di inesorabile procedere verso la soluzione finale.
Seppure l'impianto di Shining è tradizionale nel suo rispetto per una costruzione cronologica degli avvenimenti, come ci informano le varie didascalie che scandiscono temporalmente lo svolgersi di ciò che accade, esso opta per una presentazione in cui è il concetto stesso di tempo (cronologico, cronometrico) che viene messo in discussione. Sono proprio le didascalie, che procedendo per salti improvvisi, dai mesi ai giorni, dai giorni alle ore, orientano il tempo verso quella progressiva riduzione che lo conduce al collasso, rappresentato dalla fotografia in bianco e nero di un ballo del 1921 tra i cui partecipanti c'è anche, impossibilmente, Jack Torrance. È il finale sorprendente del film che introduce la nozione di una circolarità temporale senza fine e senza principio, attraverso la quale viene retrospettivamente sgretolata quella struttura teleologica della narrazione che le didascalie si erano già incaricate di minare. Lo spettatore si viene così a trovare inevitabilmente spossessato della meta cui l'inizio avrebbe dovuto condurlo. Come ha scritto Sergio Bassetti, "Smarrito nel non-luogo kubrickiano, lo spettatore si scopre incapace di tracciare una mappa coerente e attendibile, in grado di accogliere e armonizzare tutti i dati raccolti nel tragitto filmico: troppe le dissonanze cognitive, i polisenso, le tessere logiche mancanti, i paradossi (ir)razionali".
Lo spazio
La rappresentazione dello spazio in Shining è di particolare interesse: ogniqualvolta l'azione si svolge internamente all'hotel, lo spazio è labirintico, prospetticamente concluso, definito da precisi limiti geometrici, mentre nelle rare riprese in esterni gli unici confini sono quelli dell'orizzonte e delle vicine montagne. In entrambi gli ambienti l'uomo si perde, diventa cosa piccola e insignificante a confronto con la maestosità del paesaggio o con l'imponenza dell'albergo, ed è come dominato, soggiogato dallo spazio. Questo aspetto viene abilmente sottolineato da Kubrick mediante la ripresa dall'alto con veduta panoramica volta a rendere il carattere estremamente selvaggio dei luoghi che circondano l'albergo.
La simmetria, l'eco, il doppio, lo specchio ritornano continuamente nel film: per esempio la parola REDRUM che Danny scrive sulla porta in uno stato di trance significa al contempo MURDER, cioè "assassinio" scritto alla rovescia, e RE-DRUM cioè "rimbombo", suono ripetuto.
Se facciamo eccezione per le poche scene che si svolgono in esterni, la maggior parte del film è girato in interni o di notte e quindi con luce artificiale al neon, fredda e impersonale. Ne deriva una continua sensazione di disagio, di claustrofobia, di nostalgia del sole. Oltre a ciò frequenti sono le scene in cui la luce illumina i soggetti o dal di sotto o da dietro, di volta in volta accentuando gli aspetti diabolici del volto di Jack Nicholson, o semplicemente accecando, disorientando lo spettatore.
Anche i colori hanno nel film un ruolo ben preciso; l'effetto prodotto è sempre quello di una sgradevolezza di fondo, di una sostanziale inaccoglienza dello spazio, che a volte si esprime con una sensazione di malessere e di inadeguatezza, altre volte, come nel caso del bagno rosso, nell'impressione che l'ambiente sia come in grado di esercitare un pressante condizionamento psicologico sui suoi occupanti.
Tecniche di regia
Per la pellicola, come consueto per Kubrick, vennero studiate ed impiegate delle notevoli innovazioni tecnologiche, a partire dalla macchina da presa: la steadycam che permette movimenti veloci senza sobbalzi imprevisti, già utilizzata nel 1976 in Questa terra è la mia terra e Rocky, e qui adoperata al massimo della sua potenzialità dal suo stesso inventore, Garrett Brown. Per la maggior parte del film la macchina da presa segue gli spostamenti degli attori precedendoli o seguendoli a breve distanza, accentuando il carattere labirintico degli ambienti chiusi e dei lunghi corridoi dell'albergo. Ogni volta che Kubrick intende creare un particolare stato di attesa o di suspence la macchina da presa si avvicina progressivamente e lentamente verso il soggetto che rimane fermo.
Una tecnica di montaggio molto particolare è quella utilizzata per rappresentare le visioni di Danny. In genere, dopo un primo piano di Danny, appare la visione vera e propria, che è realizzata interrompendo bruscamente un'immagine di fondo con un'altra che in genere è di fortissimo impatto emotivo.
Versioni
Esistono varie versioni di The Shining. Dopo la première e una settimana di proiezioni (che duravano 146 minuti), Kubrick tagliò una scena del finale, ambientata in un ospedale. La scena vede Wendy in un letto che parla con Mr. Ullmann, l'uomo che assunse Jack all'inizio del film. Il direttore dell'hotel si avvicina al bambino nel letto d'ospedale e gli dà una palla da tennis identica a quella che Danny si vide lanciare sul pavimento dell'albergo dalla stanza 237. Questa scena fu successivamente tagliata fisicamente e rispedita indietro allo studio di produzione su ordine della Warner Bros. Questo limitò il film a 143 minuti, la versione disponibile in Nord America.
La versione europea dura invece 119 minuti. Kubrick tagliò personalmente 24 minuti dal film.
Musica
La colonna sonora e il sound design del film è il frutto di un variegato mosaico. Da Wendy Carlos a Rachel Elkind (già collaboratrici di Kubrick per Arancia Meccanica) autrici del pezzo d'apertura del film, a Béla Bartók (Musica per archi, percussioni e celesta), Gyorgy Ligeti, Krzysztof Penderecki, insieme a vari motivi ballabili degli anni '20 e '30.
Curiosità
Alcune scene scartate della sequenza di apertura del film sono state utilizzate a conclusione del film Blade Runner di Ridley Scott. Inoltre Joe Turkel, che nel film di Kubrick interpreta il barista Lloyd, nel film di Scott interpreta il presidente della Tyrell Corporation.
L'albergo che si vede nel film si trova sul monte Hood in Oregon, comunque le scene interne sono state girate in Inghilterra.
lo so che potevo dare il nome del sito ma così faccio più bella figura ...
2007-03-27 13:52:21
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answer #2
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answered by Neo 6
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