IL NICHILISMO
Il nichilismo costituisce uno dei temi principali dell’intero pensiero nietzscheano. Approfondendo la storia spirituale del mondo d’Occidente, N. ritiene di averne finalmente compreso il suo senso più intimo, il suo traguardo ultimo. Tale senso e traguardo sono il nulla. L’atteggiamento critico del pensiero moderno ha distrutto la Metafisica (come insieme di valori morali e universali, di interpretazioni “assolute” del mondo). Il sistema di certezze teorico-pratiche in grado di “rassicurare” l’uomo è crollato e questi deve ora rinunciare ad ogni genere di principi generali-trascendenti. Da questo punto di vista il nichilismo è il risultato più valido del travaglio speculativo d’Occidente. Esso libera, infatti, l’umanità dai miti anche più tenaci e resistenti, mostrandole che essi non hanno alcun fondamento, che devono sparire lasciando il nulla dietro di loro. Il nichilismo è, però, una sorta di arma a doppio taglio. Da un lato libera l’uomo da ogni fondamento e valore metafisico, dall’altro lo lascia solo, solo col nulla. L’uomo resta sì senza gli inganni delle illusioni, ma resta solo. Non ci sono valori assoluti, non esiste nessuna struttura razionale e universale, non c’è nessuna provvidenza, nessun ordine cosmico. Il mondo non ha un senso. Contrariamente alla concezione che la tradizione ebraico-cristiana ha radicato nella cultura europea, l’universo non ha né un inizio né una fine, né un fine, ma è sostanzialmente eterno ritorno all’identico. E’ questa la dottrina dell’eterno ritorno che N. riprende dalla Grecia e dall’Oriente. Il mondo non procede in maniera rettilinea verso un fine, né il suo divenire è progresso, ma “tutte le cose eternamente ritornano e noi con esse, e noi fummo già eterne volte e tutte le cose con noi”.
POI C'è IL SUPERUOMO
Zarathustra afferma che “l’uomo è una corda tesa tra la bestia e il superuomo” e, alla folla raccolta intorno a lui, dice: “Io vi insegno il superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato”. L’uomo deve inventare l’uomo nuovo, cioè il superuomo, l’uomo che va oltre l’uomo e che è l’uomo che ama la terra e i cui valori sono la salute, la volontà forte, l’amore, l’ebbrezza dionisiaca. “Non cacciate più la testa nella sabbia delle cose celesti, ma portatela liberamente: una testa terrestre, che crea essa stessa il senso della terra”: è ciò che dice Zarathustra. “Il superuomo è il senso della terra” Ai vecchi doveri il superuomo sostituisce la propria volontà; le illusioni del soprannaturale sono abbandonate per creare nuovi valori tutti terrestri. Il superuomo “ama la vita”e “crea il senso della terra” e a questo è fedele. Qui sta la sua volontà di potenza. “Dio morì: ora noi vogliamo che viva il superuomo”. Così parlò Zarathustra. Il richiamo nietzscheano alla “volontà di potenza” non deve essere inteso come desiderio più o meno indiscriminato di affermarsi sugli altri con la forza, ma, al contrario come scoperta e messa in atto delle infinite potenzialità ancora insite nella vita dell’uomo e rimaste per secoli mortificate e trascurate in ossequio a valori puramente negativi. N. ha probabilmente colto con più finezza di chiunque altro la crisi della civiltà occidentale, e ha voluto reagirvi. E’ stato grande soprattutto per la scomposizione critica cui ha sottoposto il pensiero e l’etica, l’uomo e la civiltà d’Occidente. Egli appare essenzialmente un filosofo “negativo”: la sua analisi dei miti e dei pregiudizi, delle certezze e dei dogmi del mondo moderno è una delle più acute ed implacabili. E’ in questa prospettiva che sembra opportuno accostarlo ancora oggi.
SATURAZIONE DELLA STORIA
Contro l’esaltazione della scienza e della storia N. scrive, tra il 1873 e il 1876, le Considerazioni inattuali. Non che N. neghi l’importanza della storia; ciò che combatte è quella che lui chiama “saturazione di storia”. L’eccessivo interesse per il passato, il vivere nel ricordo non fa che distruggere la personalità dell’uomo e impedirne ogni libera e nuova esplicazione. N. combatte l’idolatria del fatto e le illusioni storicistiche poiché, a suo avviso, i fatti sono sempre “stupidi” e insensati: essi hanno bisogno dell’interprete, e per questo sono solo le teorie ad essere intelligenti. Inoltre, chi crede nella “potenza della storia”, si fa “esitante e insicuro, e non può più credere in sé”. L’individuo diventa, così, il passivo spettatore di un processo –la storia- che lo trascende. La sua personalità, allora, si indebolisce e si richiude in se stessa. Sono tre gli atteggiamenti che N. distingue di fronte alla storia. C’è la storia monumentale ed è la storia di chi cerca nel passato modelli per l’azione presente; quella antiquaria che conserva il passato con i suoi valori quale fondamento del presente; infine quella critica che condanna e distrugge quegli elementi che impediscono il realizzarsi di nuove forme di vita. Quest’ultimo atteggiamento, secondo N., è l’unico che consente all’uomo di liberarsi da una mentalità decadente e di creare nuovi valori.
LA MORTE DI DIO
Dio è morto”, scrive N. in una celebre pagina della Gaia scienza. Questo tema, uno dei più originali del pensiero nietzscheano, sarà ripreso in Così parlò Zarathustra. Il filosofo immagina che l’antico riformatore religioso persiano Zarathustra sia tornato sulla terra per annunciare una nuova dottrina all’umanità. Il tema che costituisce un po’ il presupposto di tale dottrina è la “morte di Dio”. La civiltà occidentale si è venuta via via staccando da Dio: è così che l’ha ucciso. Ma “uccidendo” Dio, si eliminano tutti quei valori ed ideali connessi al mondo del Soprannaturale. La morte di Dio è un fatto del quale non ci fu più grande. E’ un evento che divide la storia dell’umanità, un avvenimento tremendo e sconvolgente, che segna il crollo di un’impalcatura di credenze e di certezze su cui gli uomini hanno basato la loro vita per due millenni e che ora non sono per nulla preparati a sostituire. Sulle ceneri di Dio N.-Zarathustra innalzerà l’idea del superuomo, dell’uomo nuovo che ha reciso i legami col trascendente e ha scoperto l’autosufficienza ed il valore della propria natura corporea e terrena. Nell’Anticristo N. espone la sua posizione di fronte al Cristianesimo. Questo ha considerato peccato tutti quelli che sono i piaceri e i valori della terra, “ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito, E’ la religione della compassione. Nel Dio cristiano N. scorge la divinità degli infermi, un Dio degenerato fino a contraddire la vita. In Dio è dichiarata inimicizia alla vita, alla natura, alla volontà di vivere” Nonostante tutto ciò, N. è catturato dalla figura del cristo (“Cristo è l’uomo più nobile”; “il simbolo della croce è il più sublime che sia mai esistito”) e distingue tra Cristo e il Cristianesimo (“il Cristianesimo è qualche cosa di profondamente diverso da quello che il suo fondatore volle e fece”). Mentre nella predicazione di Cristo mai affiora traccia di risentimento o di odio per la vita, nel successivo indirizzo impresso al Cristianesimo da S.Paolo N. vede odio e risentimento per tutto ciò che è nobile ed aristocratico e la negazione della vita terrena. Da N. sono molto più apprezzate le forme originarie del Cristianesimo, più vigorose e radicali, che non le successive elaborazioni, troppo complesse e sostanzialmente inclini al compromesso.
puo bastare? ciao!
2007-03-27 00:27:57
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answer #1
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answered by Anonymous
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