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Molte persone ritengono che sia impossibile, infatti, pur non rendendosene conto, cercano di imporre agli altri le proprie idee e si stupiscono delle continue incomprensioni che ne derivano e che rendono la loro vita piena di difficoltà. Decisioni banali, come la scelta di un programma alla TV o una gita domenicale, danno luogo a interminabili discussioni o degenerano in veri e propri litigi. Nella vita lavorativa le cose possono andare anche peggio: è rara l’armonia in un gruppo di lavoro mentre sono frequenti le incomprensioni e gli scontri verbali. Eppure tutti concordano nel pensare che è giusto sostenere le proprie idee. Perché alcuni riescono a farlo ed altri si ritrovano da soli contro tutti? La parola “chiave” in simili situazioni, è “reciprocità”: anche l’altro è attaccato come noi al proprio punto di vista, se ce ne rendiamo conto e ci chiediamo il perché, molti nodi si possono allentare e la soluzione del problema diventa possibile.

2007-03-24 03:38:10 · 7 risposte · inviata da Stell@_ 3 in Società e culture Società e culture - Altro

Purtroppo a volte non ci rendiamo conto che le relazioni con gli altri sono inquinate dalle nostre esperienze passate e dalla nostra rigidità che ci fa respingere il punto di vista altrui senza neanche ascoltarlo. In questi casi arriviamo a chiederci come mai gli altri ci sono costantemente contro. Ascoltare e cercare di capire la natura del legame che ci unisce o ci contrappone all’altro non significa necessariamente rinunciare al proprio punto di vista. Occorre distinguere tra lo stile autoritario, con cui si tende ad affermare se stessi ad ogni costo, e la fermezza, necessaria a portare avanti un progetto sia esso di vita o di lavoro.


Questo era un articolo che ho letto su internet, voi cosa ne pensate?

2007-03-24 03:39:58 · update #1

7 risposte

c'è un lbro che ho utilizzato per una domanda di carattere socio- culturale e anche politico, mi ritorna utile anche qui in questa domanda che presenta situazioni di "stupidità" quotidiana.
Amos Oz: contro il fanatismo.

"C'era poi un conflitto quotidiano: quand'ero bambino, Gerusalemme era una città mista.
...
In effetti più che una città era un agglomerato di quartieri.
...
In ogni quartiere si pregava in modo diverso, si parlava una lingua diversa e ci si abbigliava diversamente.
...
Nella vita quotidiana, negli anni quaranta, non mancavano le tensioni, ma non cera violenza.
...
L'unica cosa che tutti avevano in comune erala segreta aspirazione messianica. ognuno era convinto di rappresentare l'autentico retagio di Gerusalemme, la vera religione, la vera fede. Ognuno pensava di apparteere a gerusalemme nel vero senso del termine, mentre gli altri erano considerati alla stregua di una presenza ammissibile, di fondo.
... a Gerusalemme la smania religiosa, letensioni interconfessionali erano tali che ci si pteva o diventare matti oppure sviluppare un ottmosnso dell'umorismo. O ancora, un senso di relatvità. La convinzione che ciascuno ha la sua storia, ma non ce ne è una più valida o avvicente dellaltra."
"Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. I contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è morte".
Ci sono tante altre parti del libro interessanti da riportare ma la risposta sarebbe troppo lunga, in queste citate, l'autore si riferisce al forte conflitto israeliano- palestinese, ma ci sono anche tantissimi spunti per pensare alla nostra quotidianità.

2007-03-24 04:05:30 · answer #1 · answered by Anonymous · 1 1

In un recente corso, a cui ho partecipato, l'insegnante
ha diviso gli alunni fra quelli favorevoli all'operare della Chiesa Cattolica e quelli favorevoli alle Chiese Protestanti.
Il gruppo favorevole alla Chiesa Cattolica
doveva poi esprimersi come se fosse
favorevole all'altra parte e viceversa.
Dopo un primo disorientamento degli alunni
l'esperimento è risultato ben riuscito.
Cosa è successo?
Pur tornando nei propri punti di vista ognuno ha capito qual'era l'idea della controparte e questa forma
di entropia ha fatto capire che, prima di imporre il proprio punto di vista e prevaricare gli altri, occorreva
aver capito gli altri e, addirittura accettare le loro tesi,
nel caso che fossero state migliori della propria.


.

2007-03-24 19:39:47 · answer #2 · answered by Anonymous · 2 1

Non solo è possibile ma direi anche doveroso!
In quanto all'articolo sono abbastanza d'accordo perchè il dovere di rispettare le opinioni altrui non significa farsi mettere sotto i piedi dagli altri, nè tantomeno aver paura di esprimere la propria idea con persone "prevaricanti" ma pur sempre umane...!
Come si ha il dovere di rispettare gli altri, così si ha il diritto di essere rispettati: sempre con moderazione, educazione e pacatezza. Ciao

2007-03-24 10:48:33 · answer #3 · answered by Anonymous · 2 1

Hai ragione...purtroppo ho fatto caso anche io, che se magari si decide di andare in un posto, magari a vedere un determinato film, succede spesso che si aggreghino persone che chiedono e spesso ottengono le variazioni...
Onestamente, a me non piace ciò, e quindi, anche io la penso come te.
Credo che più si cresca, e meno si senta l'esigenza di farsi compagnia con tante persone vicino, anche perché sicuramente, la maggior parte di loro non vorrà organizzare, però criticherà le scelte fatte da altri.
E' difficilissimo trovare persone anche affettivamente sentimentali, che non contrastino certe scelte oppure si decida insieme dove andare, cosa fare senza bisogno di discussioni varie.
ma in questo caso, bisogna essere maturi per capire,ed avolte invece non lo si è.
Comunque ci sono persone più carismatiche nei gruppi ed altre meno carismatiche.

2007-03-24 11:05:09 · answer #4 · answered by fabioughy 6 · 1 1

Penso di si, se però si mantiene il rispetto per le idee altrui.
Daltronde, se io sono convinto di una cosa, dal par suo chi la pensa diversamente, è altrettanto convinto come me di avere ragione.
Le persone intelligenti possono fare uno scambio di idee, valutare insieme i diversi punti di vista ben sapendo che ognuno alla fine resterà fermo al proprio modo di pensare, Un modo civile di confrontarsi è comunque sempre utile per capire l'altra persona e agire di conseguenza senza recarle offesa.
La parola chiave è rispetto ed educazione unita a molta tolleranza verso chi non la mette in pratica verso di noi.

2007-03-24 11:01:33 · answer #5 · answered by gaya_ty 6 · 1 1

io penso che il pensiero di ognuno di noi,non deve essere importo a chi la pensa diveramente,e viceversa.
ognuno di noi ha una testa,un modo di pensare diverso da tutti gli altri.
OBBLIGARE o far prevalere un'idea è segno di immaturità e di aggressività.
Non è che si deve x forza CONDIVIDERE il pensiero degli altri,ma ACCETTARLO si xkè no,per questione di rispetto..

2007-03-24 10:42:46 · answer #6 · answered by Ali/Pick me.Choose me.Love me 5 · 2 2

si, pigli a capate a tutti e poi dici comando io e tutti zitti poi prendi la pistola e il primo ke si muove lo spari il secondo lo impikki e il terzo lo decapiti poi fatto tutto vai da tua nonna e gli dici questa è l'educazione ke mi ha dato mamma e butti giù anke a tua nonna.

2007-03-24 10:42:16 · answer #7 · answered by Davide E 3 · 2 2

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