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3 risposte

X Agosto è forse la poesia più famosa in cui Pascoli rievoca il più traumatico dei suoi drammi giovanili, l’uccisione del padre, avvenuta il 10 agosto del 1867, il giorno di san Lorenzo.

Il poeta simbolicamente vede nella pioggia di stelle che ricade sulla Terra in quella notte, il pianto del cielo sulla cieca ed oscura malvagità degli uomini e colloca il suo dolore personale e privato in una dimensione universale. Nell’incipit egli dice esplicitamente ‘..... io lo so perché / tanto di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade .... ad anticipare il riferimento metaforico fondamentale del breve testo. Tuttavia, invece che approfondire concettualmente il senso di questa lirica intuizione, egli soggiace al peso del dramma personale, rivissuto fino in fondo e rappresentato in forma incisiva attraverso un nuovo simbolico parallelismo.

Una rondine tornava al suo nido portando cibo ai suoi piccoli; anch'essa come l'uomo, proditoriamente ucciso, non farà ritorno. L’analogia si esprime soprattutto nella corrispondenza tra il nido della rondine e il nucleo familiare del poeta, entrambi deprivati dell'elemento cardine della piccola comunità.

Un altro testo pascoliano ritorna sull'argomento della morte paterna: si tratta della poesia intitolata emblematicamente Un ricordo contenuta nella raccolta Canti di Castelvecchio. Questa composizione, ancor più di X Agosto, sosta sui particolari, narrativamente riproposti con assoluta minuzia, della partenza del padre, degli oscuri timori della figlia Margherita, dello struggente pianto della piccola Maria, che non vorrebbe staccarsi da lui. Anche in questi versi si nascondono alcune tracce ambiguamente simboliche, che evidenziano una strana percezione di inquietudine nella natura, testimone di vitalità piena che percepiamo dissonante a fronte del dramma familiare che si sta preparando. Innanzitutto la muta presenza degli animali che fanno da contrappunto alla vicenda umana: le rondini che andavano e tornavano / ai nidi, piene di felicità, le tortori che tubarono... in cova... nella paglia, la cavalla storna che ..volgea la testa smunta alla bimba. Quindi la piccola Maria, bimba implorante nel tragico giorno dell'uccisione, ora unica testimone dell'unità familiare distrutta e unica fedele compagna del poeta.

I parallelismi tra le due poesie - accanto ai richiami evidenti ed ossessivi al tema della morte, che si rintracciano, sotto forma di simbolismi di vario genere, in un po' tutta la produzione dell'autore - testimoniano di una connotazione permanente della poesia pascoliana. Essa si nutre costantemente di memoria e questa tende a a fissarsi ossessivamente, a farsi, da traumatico vincolo esistenziale, motivo di creatività poetica continuamente variato.
Questa poesia rievoca la morte del padre del poeta, che venne ucciso il 10 agosto nel 1867. Questo giorno è anche la festività di un martire, S. Lorenzo, e in cui si verifica il fenomeno delle stelle cadenti. Il dolore personale del poeta si avverte già nel pianto delle stelle con cui si apre la poesia e nell’immagine della rondine uccisa, ma soprattutto nella quartina finale, dove il cielo s’incurva lontano e pietoso sulla terra, dominata dalla tragica fatalità del male.
Il Pascoli si era creato il problema se scrivere di questi eventi tragici della sua vita o lasciarli fuori dalla sua poesia; questo è un po’ lo stesso problema che aveva avuto il Leopardi, che fu accusato di fare una poesia che fosse solo un lamento continuo. Il rischio è che le vicende biografiche finiscano col legare il poeta alla sua vicenda personale, levando quindi alla poesia la caratteristica di universalità. Il Pascoli finì per venire sulle proprie vicende personali.

Le stelle che cadono durante la notte di S. Lorenzo non sono altro che per il poeta le lacrime del cielo sulla malvagità degli uomini. Per pascoli il 10 agosto è una data emblematica dato che è l’anniversario della morte del padre, avvenuta nell’estate 1867. Egli dice di sapere perché un così gran numero di stelle sembra incendiarsi e cadere nel cielo: è perché tante stelle che cadono così fitte sembrano le lacrime di un pianto dirotto che splendono nella volta celeste. Poi immagina una rondine che, mentre tornava al suo nido fu uccisa e cadde tra i rovi: ella aveva un insetto nella bocca cioè il cibo dei suoi piccoli. Qui Pascoli, con una metafora, intende dirci che la rondine era l’unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli così come suo padre lo era per lui. Descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali aperte quasi come se fosse in croce, accostando tale immagine a quella dei suoi rondinotti, che rimangono in una vana attesa del cibo. Dopo passa a descriverci un uomo, suo padre, che mentre tornava a casa fu ucciso, ma, aggiunge, mentre era in punto di morte pronunziò parole di perdono verso i suoi assassini. Negli occhi rimase la volontà di emettere un grido. Invece Pascoli, con il particolare delle due bambole che l’uomo portava in dono alle figlie, voleva alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l’arrivo del padre a casa e delinea un mondo di consuetudini affettuose che la morte interruppe. Adesso, nella casa “solitaria”, i suoi familiari lo attendono inutilmente come in precedenza avevano fatto i rondinotti. Il povero uomo con gli occhi impietriti dalla morte indica le bambole al cielo che è descritto dal poeta molto distaccato e indifferente al dolore umano. E infine, dice che il cielo, visto come una divinità, dall’alto della sua serenità lascia cadere fitte lacrime su questa piccola parte dell’universo, che è il regno del male. In questa poesia la morte del padre assurge a simbolo dell’ingiustizia e del male: il dolore del poeta diventa il dolore di tutti.

PARAFRASI

San Lorenzo, io so perché tante stelle brillano e cadono per l’atmosfera tranquilla, perché un così grande pianto del cielo fa luce.
Una rondine ritornava al suo nido sul tetto: la uccisero: cadde tra gli arbusti: portava nel becco un insetto: la cena per i suoi piccoli.
Ora la rondine abbattuta ha le ali aperte in croce, tendendo quel verme a un cielo inaccessibile; e gli abitanti del nido sono nell’ombra della sera, attendono e pigolano sempre più piano.
Anche un uomo tornava dalla sua famiglia: lo uccisero; disse “Perdono!”; e nei suoi occhi spalancati rimase un grido di dolore: portava due bambole in dono alle sue figlie…
Ora nella casa solitaria, lo aspettano invano: l’uomo, dallo sguardo immobile e attonito, addita le bambole verso quel cielo tanto lontano.
E tu, Cielo, che sei infinito, eterno, dall’alto inondi con lacrime questo mondo, che altro non è che un atomo non illuminato nell’immensità del cosmo, dove domina il Male.

METRO

6 quartine di novenari e decasillabi alternati a rima alternata.
___________________

X AGOSTO
di Giovanni Pascoli

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
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2007-03-25 08:53:34 · answer #1 · answered by Irene N 5 · 0 0

c è anke la parafrasi vedi1po tu..Caserta 17/04/2000 X agosto. (Giovanni Pascoli) Le stelle che cadono durante la notte di S. Lorenzo non sono altro che per il poeta le lacrime del cielo sulla malvagità degli uomini. Per pascoli il 10 agosto è una data emblematica dato che è l'anniversario della morte del padre. Egli dice di sapere perché un cos' gran numero di stelle sembra incendiarsi e cadere nel cielo: è perché tante stelle che cadono così fitte sembrano le lacrime di un pianto dirotto che splendono nella volta celeste. Poi immagina una rondine che, mentre tornava al suo nido fu uccisa e cadde tra i rovi: ella aveva un insetto nella bocca cioè i cibo dei suoi piccoli. Qui Pascoli, con una metafora, intende dirci che la rondine era l'unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli così come suo padre lo era per lui. Descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali aperte quasi come se fosse in croce. Poi, afferma che i suoi rondinotti rimangono in una vana attesa del cibo. Dopo passa a descriverci un uomo, suo padre, che mentre tornava a casa fu ucciso ma, aggiunge, mentre era in punto di morte pronunziò parole di perdono verso i suoi assassini. Negli occhi rimase la volontà di emettere un grido. Invece Pascoli, con il particolare delle due bambole che l' uomo portava, voleva alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l'arrivo del padre a casa e delinea un mondo di consuetudini affettuose che la morte interruppe. Adesso, nella casa “solitaria”, i suoi familiari lo attendono inutilmente come in precedenza avevano fatto i rondinotti. Il povero uomo con gli occhi impietriti dalla morte indica le bambole al cielo che è descritto dal poeta molto distaccato e indifferente al dolore umano. E infine, dice che il cielo, visto come una divinità, dall'alto della sua serenità lascia cadere fitte lacrime su questa piccola parte dell'universo, che è il regno del male. Pascoli insomma in questa poesia dà come esempio la morte del padre a simbolo dell'ingiustizia e del male. Il dolore del poeta diventa il dolore di tutti. ....

2007-03-23 11:06:23 · answer #2 · answered by ale... 2 · 0 0

LETTERATURA ITALIANA
Giovanni Pascoli: X Agosto (Myricae, 1896)
PARAFRASI
San Lorenzo, io so perché tante stelle brillano e cadono per l’atmosfera tranquilla, perché un così grande pianto del cielo fa luce.
Una rondine ritornava al suo nido sul tetto: la uccisero: cadde tra gli arbusti: portava nel becco un insetto: la cena per i suoi piccoli.
Ora la rondine abbattuta ha le ali aperte in croce, tendendo quel verme a un cielo inaccessibile; e gli abitanti del nido sono nell’ombra della sera, attendono e pigolano sempre più piano.
Anche un uomo tornava dalla sua famiglia: lo uccisero; disse “Perdono!”; e nei suoi occhi spalancati rimase un grido di dolore: portava due bambole in dono alle sue figlie…
Ora nella casa solitaria, lo aspettano invano: l’uomo, dallo sguardo immobile e attonito, addita le bambole verso quel cielo tanto lontano.
E tu, Cielo, che sei infinito, eterno, dall’alto inondi con lacrime questo mondo, che altro non è che un atomo non illuminato nell’immensità del cosmo, dove domina il Male.
METRO
6 quartine di novenari e decasillabi alternati a rima alternata.
COMMENTO
Le stelle che cadono durante la notte di S. Lorenzo non sono altro che per il poeta le lacrime del cielo sulla malvagità degli uomini. Per pascoli il 10 agosto è una data emblematica dato che è l’anniversario della morte del padre, avvenuta nell’estate 1867. Egli dice di sapere perché un così gran numero di stelle sembra incendiarsi e cadere nel cielo: è perché tante stelle che cadono così fitte sembrano le lacrime di un pianto dirotto che splendono nella volta celeste. Poi immagina una rondine che, mentre tornava al suo nido fu uccisa e cadde tra i rovi: ella aveva un insetto nella bocca cioè il cibo dei suoi piccoli. Qui Pascoli, con una metafora, intende dirci che la rondine era l’unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli così come suo padre lo era per lui. Descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali aperte quasi come se fosse in croce, accostando tale immagine a quella dei suoi rondinotti, che rimangono in una vana attesa del cibo. Dopo passa a descriverci un uomo, suo padre, che mentre tornava a casa fu ucciso, ma, aggiunge, mentre era in punto di morte pronunziò parole di perdono verso i suoi assassini. Negli occhi rimase la volontà di emettere un grido. Invece Pascoli, con il particolare delle due bambole che l’uomo portava in dono alle figlie, voleva alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l’arrivo del padre a casa e delinea un mondo di consuetudini affettuose che la morte interruppe. Adesso, nella casa “solitaria”, i suoi familiari lo attendono inutilmente come in precedenza avevano fatto i rondinotti. Il povero uomo con gli occhi impietriti dalla morte indica le bambole al cielo che è descritto dal poeta molto distaccato e indifferente al dolore umano. E infine, dice che il cielo, visto come una divinità, dall’alto della sua serenità lascia cadere fitte lacrime su questa piccola parte dell’universo, che è il regno del male. In questa poesia la morte del padre assurge a simbolo dell’ingiustizia e del male: il dolore del poeta diventa il dolore di tutti.

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2007-03-23 11:06:46 · answer #3 · answered by merlinetta79 3 · 0 0

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