Io ho fatto una relazione sui sogni che Levi descrive nel suo libro. Se ti interessa tela allego:
I SOGNI NEL LIBRO: “SE QUESTO E’ UN UOMO”
I sogni che, come spesso abbiamo spiegato, rappresentano una funzione vitale nella economia della vita di un individuo, hanno certamente una grande funzione di difesa e di rifugio quando la persona si trova in una situazione umanamente difficile per non dire terribile.
Certo forse la situazione più estrema è proprio quella riguardante gli internati dei campi di concentramento nazisti.
I prigionieri erano trattati peggio delle bestie e la loro infinita sofferenza, fisica e morale, per la quasi totalità aveva fine unicamente con la morte. In queste circostanze ci sono pochissime occasioni o mezzi per “evadere” da quelle atrocità indicibili, certamente la solidarietà tra compagni di sventura può essere una di queste evasioni anche se, come ben si apprende anche dal libro di Primo Levi, spesso l’estrema necessità finisce per mettere l’uno contro l’altro per un pezzo di pane, per una coperta e per ogni altro bene da conquistare o da conservare.
L’evasione vera, quella che nessuno può togliere perché non è un bene materiale è la possibilità di fantasticare luoghi o situazioni ideali ma, questa è comunque condizionata dalla debilitazione fisica e morale che fiacca anche questo aspetto. I sogni invece rappresentano l’unico vero rifugio che riesce a far dimenticare per un po’ sofferenze, umiliazioni, la fame, la paura. Nel libro “Se questo è un uomo” di momenti dedicati, direttamente o indirettamente, ai sogni ce ne sono diversi e tutti assolutamente significativi ed importanti.
Già nella prima notte in baracca l’autore descrive ciò che ha sognato e vedremo come il sogno rispecchia molto la situazione di disagio che il protagonista sta vivendo. (45)
Sogno di fronte a due vagoni ferroviari (52) durante il ritorno dal magazzino: Levi immagina di salire sul treno e viaggiare nascosto fino a scendere in Italia dove una donna lo soccorrerebbe ma non crederebbe al suo racconto se non alla vista del numero di matricola tatuato sul suo braccio
Sogno nella cuccetta del Block 45: lo spunto è l’ansimare di una locomotiva che in realtà è il russare del vicino di cuccetta e Levi si immagina ritornato a casa sua però né la sorella né gli amici lo ascoltano e parlano tra loro come se lui non ci fosse. Si sveglia pieno di angoscia e si accorge che ha già sognato molte volte qualcosa di simile (71)
Un altro sogno ricorrente è quello di mangiare:Levi lo osserva nel sonno dei vicini di branda che schioccano le labbra e dimenano le mascelle; sa per esperienza personale che nel sogno i cibi si toccano, se ne sente l’odore ma poi per fatti sempre diversi non si riesce di sognare di mangiarli. E’ il sogno che ricorda il mito di Tantalo, figura mitologica, padre di Pelope, condannato a soffrire per l’eternità la fame e la sete pur essendo immerso nell’acqua e avendo rami carichi di frutta pendenti davanti alla bocca. (75) (77)
Altri sogni sono, per così dire, più realistici: prendono spunto dalle sofferenze della giornata. Accade di sognare un ordine gridato da una voce piena di collera, di odio, o una marcia a cerchio, senza principio e senza fine, o di sentirsi parte di una processione di uomini serrati l’uno all’altro di cui non si intravede la fine
Anche nella pausa di mezzogiorno i soliti sogni: di essere a casa, in un bagno caldo o seduti a tavola e di raccontare del lavoro, della fame e di questo dormire da schiavi. Anche nel sonno e nel sogno i prigionieri sono perseguitati dagli ordini perentori, crudeli, spietati dati in tedesco, in questo caso: es wird balde in uhr sein (è quasi l’una) (86)
Si può considerare un sogno ad occhi aperti quello dei prigionieri che lavorano nella Buna e non riescono a distogliere gli occhi dal “pasto della draga” che “azzanna vorace” un “boccone” di terra e poi lo “vomita”. Tutti si perdono nelle loro fantasie di fame: Sigi austriaco ripensa alla zuppa di fagioli, Bela ungherese alla polenta dolce, Levi alla pasta asciutta che stava mangiando al campo di smistamento il giorno prima di essere tradotto in Germania.
Falso sogno, raccontato all’ungherese Kraus per confortarlo: siccome è bagnato fradicio e ha freddo Levi gli racconta di aver sognato che Kraus veniva a trovarlo in Italia, bagnato per la pioggia, e lui lo faceva entrare in casa sua, all’asciutto, gli dava da mangiare, da bere, da dormire. (168)
Il sogno di Sòmogyi in fin di vita che mormorava jawhol (signorsì) ad ogni respiro: un sogno di schiavitù in un campo ormai libero, lui chimico ungherese che morirà con atroce sofferenza uno degli ultimi giorni di Lager, la notte tra il 26 ed il 27 gennaio. La sua agonia appunto è caratterizzata da un sogno-incubo di schiavitù che non lo abbandona sino all’ultimo soffio di vita. (215)
Testimonianza dell’importanza dei sogni nel libro è la poesia con la quale inizia il libro che costituisce il seguito di “Se questo è un uomo “ e cioè “La Tregua”:
Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba;
<>;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
il nostro ventre è sazio.
Abbiamo finito di raccontare.
à tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
<< Wastawac>>.
Primo Levi una volta tornato a casa a Torino, dopo la lunga odissea appunto narrata nel libro “La Tregua” continua a sognare e sogna spesso di essere di nuovo nel lager (ultima pagina de La tregua) In realtà si tratta di un sogno dentro un altro sogno: si parte dal sogno di un ambiente placido e tranquillo al quale brutalmente si sostituisce quello del Lager, che sembra l’unica cosa vera, mentre lo scenario disegnato dal sogno precedente appare un inganno dei sensi. Nel sogno risuona martellante il comando con cui si conclude la poesia introduttiva: WSTAWAC (in polacco: alzarsi!!)
2007-03-21 09:16:44
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answer #2
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answered by Sebastiano Z 5
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Un libro della memoria scritto da un uomo che la memoria di quei ricordi l'ha pagata cara: Primo Levi è morto suicida perchè, probabilmente, non si è riconosciuto più uomo. L'annichilimento cui l'orrore del lager ha sottoposto la sua carne e, più ancora, la sua coscienza, lo hanno portato al rifiuto di se stesso. Se questo è un uomo sembra essere un grido rivolto innanzitutto alla propria immagine trasformata dalla ferocia di coloro che non vengono più riconosciuti come appartenenti alla specie umana, e con i quali probabilmente l'autore tende a volte ad immedesimarsi per rimproverarsi dell'aiuto (forzato) che ha dovuto loro prestare nell'impiego presso i forni crematori. Nella lettura si avvertono, a volte, gli odori di malattia e di rassegnazione che sembrano inghiottire l'anima...e ci si nasconde nel timore di essere fagocitati da quell'odio che rende diverso il cielo al quale i personaggi non osano più guardare...perchè sentono di non averne più il diritto, loro, scarnificati nel fisico e nell'umanità, prostrati, per sempre, con la faccia nel fango!
Ciao! E' un libro straziante ma stupendo. Spero che tu possa trarre da quello che ti ho scritto spunti per il tuo lavoro scolastico ma, soprattutto, il desiderio di leggere "Se questo è un uomo" e "La tregua", che ne costituisce il seguito. Fallo per tutti coloro che hanno dubitato, nell'orrore, di non essere più uomini, e perchè il nostro essere uomini possa arricchirsi del dovere del ricordo e della testimonianza. bacetti.
2007-03-21 09:28:19
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answer #3
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answered by ilgrilloelaformica 3
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