come introduzione ti consiglio questo link
http://www.valsesiascuole.it/crosior/temi/poesia.htm
poi, per MONTALE
http://www.michelececchini.it/saggio_5.htm
http://freeweb.supereva.com/eugeniomontale/txt_maledivivere.html?p
per "Meriggiare pallido e assorto" (che rimanda a "Forse un mattino...")
http://www.letteratour.it/analisi/A02montaE01.htm
soprattutto l'ultima parte:
"La poesia, pirandellianamente, “non conclude”: la triste e sfiduciata scoperta finale, proprio nel suo tono dimesso, tradisce la sua non assolutezza, la sua precarietà, e resta aperta, sospesa, in attesa di una risposta non ancora trovata.
Il riferimento a Pirandello non è casuale: l’esperienza di Montale si avvicina a quella del romanzo moderno nel testimoniare la crisi dell’uomo contemporaneo.
Come il romanziere rinuncia all’onniscienza, all’onnipotenza sul mondo che rappresenta, così il poeta rinuncia ad una funzione celebrativa, profetizzante, non può far altro che analizzare, (ri)conoscere la malattia dell’uomo moderno, evitando però i facili vittimismi.
L’«ubriaco» di Montale (Forse un mattino andando in un’aria di vetro, v. 4) «seguita la muraglia» accanto al «sonnambulo» di Sbarbaro (Taci, anima stanca di godere, v.16), all’uomo in crisi di Eliot (poeta al quale si deve la definizione della tecnica del correlativo oggettivo), all’inetto e al malato di Svevo (scrittore non a caso “scoperto” proprio da Montale critico), al personaggio sdoppiato di Pirandello ed è in sintonia con le esperienze europee di Kafka, Proust, Musil, Joyce".
"Forse un mattino, andando in un'aria di vetro...", "Spesso il male di vivere ho incontrato", "Felicità raggiunte si cammina per te sul fil di lama"
sono poesie importanti perchè parlano del comune destino dell'uomo e della sua impossibilità a definirsi e a definire la realtà (che forse non esiste)
ruolo del poeta dovrebbe essere quello di smascherare "l'inganno consueto", anche se non ci spera ("e io me ne andrò solo fra gli uomini che non si voltano")
il poeta rifiuta le certezze.
l'uomo non può definire nemmeno se stesso ("questo solo possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"; il resto sono solo "storte sillabe", nemmeno parole!).
per UNGARETTI
http://www.librexmontale.com/rassegna_poeti/ungaretti.htm
http://www.zam.it/home.php?id_autore=1497
Ungaretti è il poeta del dolore, suo e insieme di tutta l'umanità
"Per Ungaretti il riferimento alla tradizione, l'innesto sul tronco della grande poesia italiana, sono inevitabili per giungere alla ricchezza finale di un discorso poetico pari a quella dannunziana, ma totalmente nuova. Ungaretti nasce con L'Allegria matura attraverso le tappe di Sentimento (1933) e Dolore (1947) con un incessante lavoro di rinnovamento, la guerra gli fa provare bisogni materiali e psicologici elementari, i sentimenti essenziali: fragilità, paura, speranza, amore, orrore, disperato attaccamento alla vita e lo pone di fronte ai limiti stessi della condizione umana. Ungaretti nel silenzio delle veglie, nella desolazione delle macerie, nell'orrore della guerra, cerca il significato della propria esistenza, della propria precarietà e transitorietà"
spero sia quello che cercavi.
ciao
2007-03-22 00:37:18
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answer #1
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answered by annamaria l 6
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sei fortunataaaaaaaaa..... sto studiando adesso Montale.
Di montale penso ke ci sia : Cigola la carrùcola nel pozzo, e La casa dei doganieri che narrano del ricordo ke appartiene al poeta,,, non alla donna amata.. egli deve dipanare da solo il filo della memoria: e rimane sempre un pesante senso di precarietà.
Di Ungaretti: Sono una creatura che parla della guerra della trincea.. intorno, pietre fredde, aride. Non ci sono più lacrime, ormai prosciugate.
Spero di averti aiutato
2007-03-21 15:28:07
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answer #2
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answered by luna_storta_young 3
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