Pubblicato nel 1764, il trattato divenne subito il simbolo della battaglia illuminista contro una legislazione basata spesso sull’errore e sul pregiudizio. L’opera, scritta con fervore e con l’occhio attento di un osservatore più che di un giurista, è rimasta famosa soprattutto per la contrarietà verso le torture e la pena di morte (all’epoca considerate elemento imprescindibile del diritto penale), contrarietà motivata non tanto da un semplice rifiuto emotivo della violenza, ma quanto da un’attenta analisi del vivere sociale e dell’influenza che su di esso hanno gli atti del potere statale, che come tali dovrebbero cercare di educare per prevenire più che punire per ciò che è stato già commesso.
2007-03-19 10:19:53
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answer #1
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answered by lella 6
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Nel suo trattato “Dei delitti e delle pene”, Beccaria analizza due principali temi: la crudeltà delle pene e l’irregolarità delle procedure criminali. Il diritto di punire, regolato dalle leggi, deve essere limitato all’assoluta necessità . La legge illuminata preferisce uomini liberi e non schiavi e non deve tormentare e affliggere i rei o disfare un delitto già commesso; la legge deve impedire al reo di compiere nuovi delitti (prevenzione speciale) e persuadere tutti gli altri cittadini a non commettere le stesse colpe (prevenzione generale).La pena deve essere uno strumento per sviare l’uomo dal commettere delitti: è un motivo sensibile, anche per i cittadini. Le pene sono tanto più gravi quanto i comportamenti dell’individuo sono contro l’ordine costituito; la misura tra delitto e pena è così data dal danno fatto alla nazione. La pena di morte è necessaria per due motivi, la tutela della sicurezza della nazione e come unico freno per distogliere altri dal commettere lo stesso delitto (e qui si ricade nella pericolosa possibilità di un’applicazione estesa, cosa che invece Beccaria avrebbe voluto evitare).
2007-03-19 17:32:49
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answer #2
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answered by Sebastiano Z 5
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L'opera di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene fu pubblicata anonima nel 1764 a Livorno. Il grande illuminista italiano vi criticò fermamente lo stato della giustizia e i metodi arbitrari che questa utilizzava, tra i quali la tortura, e vi condannò risolutamente il ricorso alla pena di morte, "né utile, né necessaria". Accolta con entusiasmo dalle maggiori personalità del tempo tra le quali Voltaire, ispirò una nuova visione del diritto penale.
2007-03-19 19:02:29
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answer #3
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answered by KekkoBaiN 1
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