leggendo una domanda ho scoperto che molti ritengono valida la divisione tra regime comunista e comunismo marxista, come se marx non volesse o prevedesse repressioni o violenza.
Ecco, vorrei dire che questo è fortemente sbagliato.
Come già ho fatto in una risposta, cito dal noto "Manifesto del partito comunista":
"I comunisti [...] dichiarano apertamente che i loro obiettivi possono essere raggiunti solo con il rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente."
Vorrei sapere cosa ne dice la controparte che ha dato il parere sopra esposto.
Serenamente...
Sono qui per discutere, scambiare opinioni, non scannarsi come galli da combattimento come molti idioti vedo fare qua dentro
2007-03-19
07:14:29
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12 risposte
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inviata da
Vincent
4
in
Politica e governo
➔ Politica e governo - Altro
per Rapphyo: Marx aveva previsto che la rivoluzione avvenisse spontameamente nel paese più industrializzato d'Europa, e invece è avvenuta con la forza nel paese più rurale d'Europa, dove la borghesia manco esisteva, ovvero la Russia. Marx, che io apprezzo come filosofo e i cui pensieri sui problemi di fine '800 trovo molto acuti, ha sbagliato molti dei suoi "oroscopi"
2007-03-19
09:02:07 ·
update #1
per mauro c: infatti la rivoluzione francese fu una delle rivoluzioni più incoerenti e sanguinarie della Storia, altro che democrazia! citate pure tutte le Rivoluzioni che vi pare, a me fanno vomitare tutte senza eccezioni
2007-03-19
09:03:42 ·
update #2
Xmas: sull'insulto hai pienamente ragione e mi scuso, ma cerca di capirmi... leggo troppe risposte "violente" e prive di senso, io voglio una pacifica discussione, a prescindere dalle ideologie, e spesso mi tocca "urlarlo" per farlo presente altrimenti non serve
2007-03-19
11:57:38 ·
update #3
Come ha già detto qualcuno qui Marx intendeva violentemente nel senso che c'era da fare una rivolta sanguinosa. Ma penso che prima dovremmo soffermarci sul momento storico, nonché sulla condizione sociale e politica dei tempi in cui Marx visse. Come tutti sappiamo erano tempi mooooooooolto duri, l'analfabetismo era radicato e la politica, nonostante le positive e radicali svolte portate dalle rivoluzioni già avvenute ed in corso, era esclusa a chi non avesse un certo capitale di partenza o a chi non si conformasse a certi salotti. In pratica facevano politica solo i ricchi. è da notare poi, che il manifesto di Marx fu commissionato non da un partito politico, da un eminente studioso o da un ricco rivoluzionario (come potrebbe sembrare a primo impatto) ma da una cooperativa tedesca, scomparsa tra l'altro pochi anni dopo la pubblicazione dello stesso (questo per far capire quanto la politica di allora appoggiasse le idee rivoluzionarie). In questo clima parlare dell'affermarsi in modo pacifico, magari attraverso un partito, di un modello sociale radicalmente diverso dal capitalismo o anche di una leggera modifica al sistema capitalistico ovviamente era una bestemmia.
Di qui la richiesta di una vera e propria rivoluzione, anche violenta se possibile. Ovviamente in tempi moderni, in cui tutti hanno avuto un istruzione di base accettabile ed in cui tutti possono fare politica ed entrare anche in Parlamento (anche se con molti sforzi...) la rivoluzione può sembrare infondata e si DEVE optare per un cambiamento più progressivo e lento, anche perché con il voto è il popolo che esprime la sua preferenza e così il popolo non si troverebbe schiavo di una dottrina a cui non crede.
sperando di essere stato il più chiaro e neutrale possibile saluti
2007-03-19 08:50:04
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answer #1
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answered by Agostino A 4
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E' vero sul Manifesto del Partito Comunista è scritto così ma non decontestualizzare mai le cose quando citi documenti storici perché se lo fai trasformi una verità in una menzogna.
Il Manifesto di Marx ed Engels venne fatto in un contesto storico in cui non esisteva la democrazia a parte l'Inghilterra che non è stata toccata dalle rivoluzioni francesi, comuniste e fasciste del XIX° e XX° secolo. Sarà la democrazia la ragione principale? Il Manifesto, insieme al capitale di Marx sono stati la " bibbia" dei rivoluzionari scientifici, di professione in situazioni dove un cambiamento economico, politico, sociale in cui le ragioni del proletariato, della classe operaia e contadina non potevano che essere affermate con la violenza perché con altrettanta violenza venivano sanguinosamente represse. Non c'era altro modo che la soversione violenta dello stato di cose esistenti e il successo della Rivoluzioe di Ottobre testimonia la validità, allora, del marxismo come strumento di analisi scientifica della realtà. Con l'avvento di Stalin le cose cambiano radicalmente e la potenza dello Stato socialista reale si realizza tradendo i valori rivoluzionari e realizzando un regime sanguinoso e liberticida non dissimile, nella sostanza, dal nazismo e dal fascismo per cui di uguaglianza, equità, parità e libertà, che dovevano inevitabilmente realizzarsi nel comunismo postrivolozionario, in realtà, nel regime stalinista avevano ben poco di reale se non all'interno delle situazioni consentite dal regime. E' con l'affermazione dello stalinismo che si crea una frattura profonda e insanabile con il marxismo che, diventa, per molti comunisti, un micidiale strumento di critica allo stalinismo e di costituzione dell'antistalinismo dentro il comunismo internazionale. Non è diverso il processo avvenuto nella chiesa cattolica nei confronti dei cosiddetti eretici: dagli ariani, agli albigesi, ai protestanti luterani, eppure l'immane carneficina dell'inquisizione non ha sminuito la figura di Dio e di Cristo ne la validità del Nuovo Testamento o della Bibbia.
Con la moderna e attuale democrazia la lotta armata non è più necessaria ma il marxismo è ancora uno strumento insostituibile e indispensabile per capire il rapporto tra le classi, il legame tra contraddizione e verità, tra i diversi piani, livelli e ruoli delle contraddizioni e delle verità nel difficile e complesso lavoro di definizione della realtà oggettiva, della natura dei vari poteri, dei rapporti di forza tra i vari poteri e, soprattutto, nell'individuare chi sono coloro che dentengono il vero potere che è il potere econoomico e quali sono gli interessi dominanti e conflittuali all'interno di quel potere e di quella competizione. Il Marxismo, con la sua analisi concreta della situazione concreta è uno strumento indispensabile e insostituibile per capire chi detiene il vero potere, chi comanda e chi è comandato, quindi, il marxismo è molto buono ed è ancora molto utile indipendentemente da Stalin e dallo stalinismo.
2007-03-19 18:50:28
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answer #2
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answered by Anonymous
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marx prevedeva prima una dittatura di partito(non necessariamente totalitario)e poi una democrazia diretta su stampo della Comune parigina,cmq la violenza era lecita!!!
2007-03-19 07:39:02
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answer #3
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answered by Anonymous
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Caro quella che tu hai citato chiamasi
RIVOLUZIONE...
che centrano ora le repressioni e le violenze del regime su operai e manifestanti???
Secondo te la rivoluzione francese l'hanno fatta coi fiori...???
2007-03-19 07:18:57
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answer #4
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answered by mauro c 4
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Attenzione!
Secondo me bisogna contestualizzare il "manifesto".
Marx conduce un'attenta analisi storica a partire dalla preistoria fino al suo tempo e compie un'osservazione:
ogni cambio di sistema economico è stato preceduto da una crisi che è culminata in una rivoluzione che ha avuto come risultato il rovesciamento della classe dominante ormai incapace di garantire la crescita della classe dominata più potente.
Per Marx quindi la rivoluzione era inevitabile. Non si trattava quindi di incitare alla violenza per imporre il comunismo. Con il "manifesto" (e bisogna tener conto che comunque era un documento di propaganda) si proponeva semplicemente di catalizzare un processo che, stando alle sue previsioni, sarebbe comunque avvenuto. Infatti nel testo la parte di incitazione alla rivolta è nettamente secondaria rispetto alla parte di denuncia dei mali del capitalismo proprio perchè si cercava di favorire una coscienza comune nel proletariato. Alcuni passaggi sono impressionanti per la precisione con cui si prevede lo sviluppo del capitalismo (anticipa di un secolo abbondante la globalizzazione!).
L'errore di Marx fu quello di considerare i tempi già in uno stato di "rivoluzione permanente" sottovalutando nettamente la capacità del capitalismo di autorigenerarsi.
Questo errore di valutazione però non va ad inficiare gli ideali di giustizia sociale del comunismo. Si tratterebbe, eventualmente, di modificare le procedure per la sua realizzazione. Ecco perchè la distinzione fra comunismo teorico e regime comunista (che comunque sarebbe meglio definire "socialista"... L'urss era l'unione delle repubbliche socialiste sovietiche...) è decisamente valida. Quei regimi che oggi si definiscono comunisti lo fanno più che altro per propaganda tradendo però l'idea originale (che comunque non era di Marx dato che si sa che le comunità paleocristiane si governavano con un vero e proprio regime comunista e si può ipotizzare che lo stesso accadesse nei primi insediamenti umani nella preistoria...). Poi ci possiamo mettere a discutere se quegli ideali di giustizia e uguaglianza e il modo in cui ci si proponeva di mantenerli (che comunque non contemplava l'uso della violenza... Che bisogno ci sarebbe stato di violenza in una società in cui, in teoria, tutti sarebbero stati felici e contenti?) siano corretti o meno ma è un'altra questione.
2007-03-19 11:16:38
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answer #5
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answered by roy_toxic_boy 3
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Tieni conto che di tutti quelli che si professano comunisti, neanche l'uno per cento ha letto il libro da te citato, quindi probabilmente non sanno neanche di cosa stai parlando. Il marxismo vuole una dittatura di "transizione" (vorrei proprio vedere come possa essere volutamente di transizione una dittatura) con espropriazioni e confische da parte dello stato per poi ridistribuire le ricchezze (ma dove?). Ovviamente chi non è daccordo schianta, in barba a tutti gli sproloqui che ci vengono propinati da chi pensa che il comunismo sia sinonimo di libertà. Prova un pò a togliere la casa, la macchina od il televisore a questi finti marxisti, vedrai come si ribellano, magari ti danno pure del fascista!!!
Comunque non mi sembra il caso di offendere, visto che oltretutto fai tanto il moderatore...bastava il "serenamente".
2007-03-19 09:52:20
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answer #6
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answered by Xmas 3
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Parlo da elettore di centrosinistra.Credo che il mercato sia fondamentale per lo sviluppo economico e sociale della societa'.Per un semplice motivo il mercato e' in grado di convogliare risorse e tecnologie dove la societa' ne ha piu' bisogno,e' quasi meccanica la cosa.Nel comunismo semplici studiosi ed esperti non possono competere con il mercato.Questo dimostra la teoria fallimentare del Manifesto di Marx.Comunque l'unica cosa che questa societa' deve raggiungere e' la sconfitta della poverta'.Comunque anche questo mercato non va bene perche' da molto a pochi,che inquinano e affamano persone inermi in Asia Africa e Sud America.E' il mercato dei monopolisti americani che si stanno spartendo il mondo con noi dentro.
2007-03-19 07:40:00
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answer #7
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answered by fuocoeghiaccio 3
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come affermi tu nel suo Manifesto, Marx aveva previsto la rivoluzione, anche con l' uso della violenza.
Stalin e Lenin non sono stati di sicuro dei santi.
Ora l' ideologia marxista comunista è fallita con il crollo del muro di Berlino, e quindi è certo che il totalitarismo, specialmente quello russo, sono stati un impedimento alla libertà di pensiero e di opinione per diverse generazioni.
Questo vale anche per le dittature fasciste.
Il vero rivoluzionario del secolo scorso credo che sia stato Gahandi, con la sua non violenza.
Dovrebbe essere d' esempio per tutti i terroristi e tutti i violenti di questo mondo !
Peace and love !
2007-03-19 07:36:38
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answer #8
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answered by arcobaleni 6
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Ovvio in quei tempi le manifestazioni di piazza erano proibite e gli scioperi erano repressi con violenza.
Per esempio verso la fine dell'800 il generale Bava Beccaris fece cannonnegiare la folla a Milano.Successivamente ricevette un onorificenza dal Re Umberto I per il servizio reso alla patria...
Poi Umberto I fu assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci...
Le forme di lotta dipendono dal contesto in cui si praticano.
Ovvio che la violenza in uno stato di diritto non ha senso e delegittima gli obiettivi per cui si lotta
Poi comunque Marx si occupava essenzialmente di economia ed analizzava una società dell'800 che per certe cose è ancora molto attuale e sensata.
Poi Lenin e Gramsci hanno ripreso i pensieri di Marx sviluppandoli.
Ti consiglio la lettura dei pensieri di Gramsci senza pregiudizi.
C'è una citazione che mi piace molto, riguarda la tendenza ad diminuire l'avversario:
"È di per se stessa un documento dell'inferiorità di chi ne è posseduto; si tende infatti a diminuire rabbiosamente l'avversario per poter credere di esserne decisamente vittoriosi. In questa tendenza è perciò insito oscuramente un giudizio sulla propria incapacità e debolezza."
2007-03-19 07:33:11
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answer #9
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answered by Sattanik 4
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"pensiero" te Marx non l'hai mai studiato.
Il comunismo arriverà dopo gli scontri derivanti dalla caduta del capitalismo (che verrà, tranquilli che verrà).
Gli scontri della fase di svolta saranno fisiologici come in ogni rivoluzione. Non è il pensiero comunista, è una cosa che accadrà di per sè.
Sulle ceneri del capitalismo nascerà il comunismo. E dopo anni di comunismo l'anarchia (sempre secondo il pensiero Marxista).
E finora marx non ne ha sc*zzata una quindi...
2007-03-19 07:32:47
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answer #10
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answered by Rapphyo 3
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