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Questo il titolo dello splendido album d'un cantautore (Cristicchi) che troppo tardi è giunto alla ribalta meritata. "Dall'altra parte del cancello" l'album, poi un libro ed un film documentario per descrivere una realtà d'emozioni ,fragili ed intense come una carezza, ai più sconosciuta. Manicomi chiusi da tempo ma che restano nelle menti di chi li ha conosciuti, ne sono sicuro. Un argomento certo questo che trova d'accordo tutti o una maggioranza schiacciante...Eppure....eppure perchè non riusciamo a trasformare questa emozione per una realtà delicata e orribile allo stesso tempo in fatti nella nostra vita quotidiana?...Eppure...eppure perchè vedo sguardi maliziosi o falsamente compassionevoli per strada o nei luoghi pubblici verso i "diversi"? ...persone in carrozzina, ragazzi down o cerebrolesi o "matti" ma rinchiusi in istituti, abbandonati dalla società, dallo stato, dalle famiglie perchè troppo difficile è convivere con il dolore e quelle immagini disarmoniche che ci ricordano la fragilità dell'esistenza spesso non riusciamo a "trattenerle" dentro gli occhi. Non dovremmo pensare che "dall'altra parte del cancello" un giorno potremmo anche esserci noi? Come vorremmo che ci trattassero? Come cagnolini da accarezzare meccanicamente per tenerli buoni, o come pupazzi da intrattenimento nelle TV nazionali dispensatori d'emozioni "usa e getta" per il mercato dell' "audience", o forse vorremmo essere considerati semplicemente come uomini?

2007-03-18 08:39:28 · 11 risposte · inviata da Zio Ingemar 4 in Scienze sociali Sociologia

11 risposte

caro, carissimo zio...stasera stai toccando dei tasti che innescano in me vibrazioni profonde...l'uomo è una creatura meravigliosa, ma assolutamente inconsapevole della sua complessità, finchè non viene messo di fronte a delle evidenze schiaccianti. la malattia mentale è una di queste...è la paura, non tanto della diversità, ma della impossibilità di controllare in tutti i suoi aspetti quella meravigliosa alchimia che noi esseri umani siamo, che spinge i più ad emarginare coloro che hanno disturbi della personalità. è un non voler vedere, un rifiuto di qualcosa che terrorizza, il prendere coscienza della nostra estrema fragilità...io ho vissuto buona parte della mia esistenza con mia madre, affetta da sempre( almeno fino a quando arrivano i miei ricordi) da una grave forma di depressione. la sua malattia non le ha impedito di vivere, di studiare, di raggiungere ambìti traguardi professionali, di essere moglie e madre, ma tutto questo le è costato il quadruplo della fatica e, soprattutto, ha prosciugato definitivamente le sue già scarse risorse enrgetiche, rendendola un essere fragilissimo ed incapace di vivere autonomamente, ancora in giovane età. lei è venuta a mancare quest'anno, il giorno della fetsa della mamma. ed io, che sono stata testimone e compartecipe della sua sofferenza, ho pensato che aveva scelto apposta quel giorno per celebrare una sua ultima festa con me...che dirti? posso solo affermare che siamo state molto sole, perchè nessuno voleva vedere lo spettacolo di questa donna sempre bellissima, colta, affascinante, ridotta ad una larva. nemmeno sua madre riusciva a sostenere quella visione. per quante notti l'ho dovuta cullare come fosse lei una bambina( io avevo solo 15 anni la prima volta che è entrata in un ospedale psichiatrico, dal quale è uscita come un ebete, perchè le avevano praticato l'elettroshock). tutto questo, puoi capirlo, mi ha segnato, ma in senso positivo. penso che toccare con mano il vero dolore dell'esistenza dia la possibilità di capire meglio gli altri, le loro debolezze; può renderci più empatici, capaci , come fai tu, di riflettere su di noi, oltre un ipotetico cancello. c'è da dire , cmq, che lo stato dovrebbe davvero impegnarsi su questo fronte. io stimo molto la Turco. chissà che non prenda in considerazione l'idea di riformare questo settore così carente della nostra assistenza sanitaria. un fortissimo abbraccio.

2007-03-18 10:47:56 · answer #1 · answered by fata 4 · 3 0

ci sono stata dall'altra parte del cancello per mio padre .
La prima esperienza in una struttura psichiatrica, a cui sono seguite altre , tutte dure, difficili , dolorose.
Gli sguardi vuoti e le mani tese alla ricerca di una sigaretta o di uno spicciolo , il loro interesse per un secondo , poi scomparsi come fantasmi ...
E poi ancora , con la sua malattia evoluta che lo ha reso un vegetale, passando per mille e mille sfumature di "diversità "...
Son cose che non si dimenticano , quando sei un "diverso " .

2007-03-18 22:20:16 · answer #2 · answered by fara 7 · 2 0

Ero ragazzino allora e in paese, un paese come tanti della provincia italiana, c'era un matto e tutti al suo passaggio lo deridevano e lui faceva i suoi numeri. A me non veniva naturale deriderlo, lo seguivo con tutta la mia band ma mi limitavo solo a questo, un pò mi dava fastidio come tutti si comportavano, i miei amici che gli tiravano la giacca, il salumiere che gli diceva qualche battuta pesante e, soprattutto, i sorrisini velati dei passanti che, come intimoriti, lo evitavano attraversando la strada.
Un giorno era seduto da solo sulla panca vicino alla Chiesa, sotto il sole cocente d'un agosto e come un ramarro si godeva quel sole, superai le mie paure e mi avvicinai e lui sorridendo mi disse "tu sei diverso, non mi hai mai preso in giro" ed io credevo che neanche avesse mai fatto caso a me, ed io gli domandai "ma perchè ti comporti così, perchè permetti che gli altri ti prendono in giro ?" e lui "non importa, loro per me non esistono, io sono qui per errore, l'avevo detto al padreterno che volevo nascere in un'altra epoca e sono capitato qui per errore", io compresi la sua angoscia e non mi sembrò tanto matto almeno non più di tutta quella gente che senza pensare mai, conduce una vita scialba, la sua era una critica rivolta alla società, lui non ne voleva far parte o dobbiamo credere che è pazzia pensare questo ? Tanta gente trova soluzioni a queste sofferenze togliendosi la vita, lui no, ma mai nessuno ha mai pensato di dare del matto ad un suicida, si dice "era stressato, stanco di vivere, aveva problemi....".
Ebbene da quel giorno lo guardai con un'altra ottica e il tempo mi ha fatto capire che troppo spesso, le nostre società, nel tempo, non hanno consentito tante libere espressioni e l'hanno condannate; le persone dotate di sensibilità e di un animo libero, sono state sempre catalogate come gente con qualche rotella fuori posto senza considerare che anche una persona "normale" dopo un esperienza negativa o un trauma infantile o altro, può perdere il senso civile del vivere e comportarsi adottando comportamenti che possono apparire insoliti.
La storia è piena di esempi, ho scoperto da poco e ne sono rimasto affascinato, la storia di Sabine Spielrein, una psicologa, che solo perchè donna e, soprattutto, ebrea, fu considerata matta nonostante le sue intuizioni diedero spunto a Jung e Freud allo sviluppo della moderna psicanalisi; come non ricordare le bellissime opere della poetessa Alda Merini, contemporanea, che ha vissuto anni in manicomio e che ha raccontato dei suoi primi anni, ove solo perchè donna dotata di una sensibilità estrema, fu considerata non "normale".
Beh tutto questo scrivere mi ha portato in mente una vecchia canzone e la voglia di riscoltarla, vi condidivo il testo sperando ricordiate la melodia ... bella vita :-)))

"""Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente, avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo poi d'improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco. Se sento voci, non rispondo, io vivo in uno strano mondo dove ci son pochi problemi, dove la gente non ha schemi.
Non ho futuro, né presente, e vivo adesso eternamente, il mio passato é ormai per me, distante ma ho tutto quello che mi serve, nemmeno il mare nel suo scrigno, ha quelle cose che io sogno, e non capisco perché piango.
Non so che cosa sia l'amore e non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta chi mi accudisce e mi sostenta
ma ogni tanto sento che, gli artigli neri della notte mi fanno fare azioni, non esatte, d'un tratto sento quella voce, e qui incomincia la mia croce vorrei scordare e ricordare, la mente mia sta per scoppiare e spacco tutto quel che trovo ed a finirla poi ci provo, tanto per me non c'è speranza di uscire mai da questa stanza.
Sopra un lettino cigolante, in questo posto allucinante io cerco spesso di volare, nel cielo non so che male posso fare, se cerco solo di volare, io non capisco i miei guardiani, perché mi legano le mani e a tutti i costi voglion che indossi un camice per me, le braccia indietro forte spingo e a questo punto sempre piango.
Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione un'ombra chiara mi attraversa la mente, le mani forte adesso mordo e per un attimo ricordo che un tempo forse non lontano, qualcuno mi diceva: 't'amo', In un addio svanì la voce, scese nell'animo una pace ed è così che da quel dì io son seduto e fermo qui."""

2007-03-18 11:19:40 · answer #3 · answered by Anonymous · 2 0

Ciao dolce anima, sai io penso che in questo mondo caotico e superficiale essere dall'altra parte del cancello è molto più facile di quel che non si creda, non parlo soltanto della demenza, perchè basta molto meno per essere emarginati.
Ci sono ragazze e ragazzi che soffrono di isolamento solo se prendono peso, oppure se sono troppo magri per anoressia, le persone povere, i barboni gli extraconìmunitari.
Insomma dall'altraparte mi affaccio e vedo una popolazione in crescita di "diversi". Io sono tra quelle persone che non hanno perso la speranza verso il cambiamento, verso l'ascensione del pianeta con tutti quanti noi che risvegliati all'amore affrontiamo il salto quantico. Ci sarà un mondo migliore, dove tutti avranno diritto alla propria dignità con se e con gli altri, purtroppo però quello che mi duole è che prima dovremmo toccare proprio il fondo.

2007-03-18 11:09:28 · answer #4 · answered by Mantraluce 4 · 2 0

...e la luce del giorno ti divide la piazza tra il villaggio che ride e te lo Scemo che passa e neppure la notte ti lascian da solo: gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro ...
______________________

2007-03-18 11:00:19 · answer #5 · answered by Ber Pischello 5 · 2 0

Ciao
la risposta ironica è che sono sempre stata dalla parte dei pazzi nella quale mi comprendo
l'altra è che a volte è l'imbarazzo che non ci fa guardare negli occhi certe persone ( il nostro non il loro ).. è il non saper reggere lo sguardo della nostra fortuna.
La vita però mi ha insegnato a superare questo ostacolo.

2007-03-18 09:43:55 · answer #6 · answered by Anonymous · 1 0

Caro zio Totò... ooops.. Ingemar... io non rispondo, ma ti segnalo una canzone di Vecchioni che si chiama I Pazzi Sono Fuori... (Niente battute facili, prego... :-) )... prendi quella come mia risposta...

2007-03-18 09:16:54 · answer #7 · answered by Heart of Darkness 6 · 1 0

Sai, a volte è difficile tenere testa alle proprie paure, se non impossibile, anche per chi si ritiene capace di amore nei confronti di tutti, indiscriminatamente.
A volte la cosa più semplice da fare è allontanarsi, per paura di rimanere avvinghiati a una realtà che spaventa.

Certo, se fossi io dall'altra parte del cancello VORREI essere trattata come lo sono al di qua, ma non mi ASPETTEREI questo da chi mi guarda.Chi non può comprendere la paura di soffrire?

La plateizzazione o lo scherno di chi sta male, invece, a prescindere da quale sia il dolore patito, mi fa orrore e ribrezzo, e non posso che condannarla, SEMPRE.

2007-03-18 09:00:38 · answer #8 · answered by J.D. 4 · 1 0

Grazie Ingemar. Non oso aggiungere nulla a quello che tu hai gia' detto: spero solo che le tue parole servano a risvegliare qualche coscienza addormentata.

2007-03-18 08:50:09 · answer #9 · answered by Anonymous · 1 0

Hai perfettamente ragione.Ma purtroppo noi tutti rifuggiamo dalle tristezze e dalle complicazioni della vita finchè appunto non ci toccano.Cerchiamo insomma di salvaguardare il nostro benessere ( o disinteresse).Ma non siamo tutti così,prova ne sia che esiste chi si dedica a volontariato o a Emergency o a medici senza frontiere ecc.

2007-03-18 08:48:45 · answer #10 · answered by blumarina1 4 · 1 0

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