English Deutsch Français Italiano Español Português 繁體中文 Bahasa Indonesia Tiếng Việt ภาษาไทย
Tutte le categorie

Una persona mi ha posto questa domanda, che mi ha fatto molto riflettere...ci sto ancora pensando, ma non so dare una risposta.
Si parlava dell' inesistenza della felicità senza la sofferenza, e viceversa : di come l' una non puo' esistere senza l'altra.
In parole più semplici, se non si soffrisse mai, non si riuscirebbe ad apprezzare la felicità...perché sarebbe la normalità.
Insomma, che il piacere é un miscuglio fra felicità e sofferenza...

Voi che ne pensate?

2007-03-18 01:46:50 · 15 risposte · inviata da psychedelic_rock 1 in Arte e cultura Filosofia

15 risposte

La felicità? Credo che sia un' utopia, ora lo sei e fra pochi minuti...chissà ( meglio la serenità che ti fa' affrontare nel giusto modo le avversità della vita).
Il fatto è che oggi non si è più contenti di nulla, la superficialità, la materialità e il possedere tanto, ci porta a volere sempre di più. Chi vive solo per uniformarsi senza distinguersi è la causa della propria insoddisfazione, scelgono di apparire invece che essere perché credono che facendo come gli altri (la mia auto deve essere più bella e potente della tua, la mia casa più grande, i miei vestiti più esclusivi e costosi, ecc) vengano accettati diversamente, ma non sono altro che piccoli ingranaggi di questa società con pochi valori.......appaio e dunque sono........
Certo che l' infelicità e la sofferenza non dipendono solo da questo, ognuno di noi ha il proprio cammino le proprie debolezze e piccoli o grandi dolori, che affrontiamo in maniera del tutto personale, quello che piega e spezza me, potrebbe dare pochi problemi a te.......anche la solitudine è molto soggettiva, ci si può sentire soli anche in mezzo a 1000 persone.

2007-03-20 13:48:02 · answer #1 · answered by Anonymous · 0 0

Se non sei felice non puoi sopportare la sofferenza!
Un esempio pratico? Non avessi avuto una stabilità in famiglia (quindi soddisfazione e quindi felicità!) non avrei potuto sopportare la morte di mio padre!!!!

2007-03-21 13:37:31 · answer #2 · answered by ebechis74 2 · 0 0

io penso che l'una nn annulla l'altra....ma nn credo che l'uomo ne cerchi una per poi avere quell'altra...credo che l'uomo si trovi ad ffrontarle entrambe per tutta la vita...e nn ci può fare niente,perchè la vita è felicità e sofferenza...ciao

2007-03-19 19:49:31 · answer #3 · answered by Lilly1979 3 · 0 0

La "risposta" ? Nella Mirabile Sintesi degli Opposti.
Posso suggerirti "L'arte di essere felici" di Arthur Schopenhauer? Un piccolo libricino esposto in 50 massime.
Facile da frequentare.
Ecco per esempio una piccola anticipazione... a proposito del rapporto felicità/sofferenza:
"dobbiamo cercare di arrivare a guardare ciò che possediamo esattamente con gli stessi occhi con cui lo guarderemmo se ci fosse sottratto......"

2007-03-19 10:43:47 · answer #4 · answered by Pasquale P 2 · 0 0

E' proprio cosi',i momenti difficili ti aiutano ad apprezzare quelli belli e questi ultimi ti danno la forza per superare quelli brutti.

2007-03-19 06:12:53 · answer #5 · answered by sonofelice 4 · 0 0

ovviamente l'uomo desidera di essere felice...ma così è consapevole di non esserlo, e quindi è infelice! E' un terribile circolo vizioso.
In filosofia Schopenauer ha analizzato questo comportamento nella sua teoria del pendolo: desiderio(=sofferenza)-felicità-noia
In letteratura Leopardi, non mi ricordo in quale fase del suo pessimismo(ma si tratta solo di etichette scolastiche), credeva esattamente la stessa cosa.

2007-03-19 06:00:35 · answer #6 · answered by estuan06 4 · 0 0

Il fatto è che probabilmente siamo troppo condizionati da una certa editoria che, da sempre, dà come notizie principali le brutte notizie, le tragedie e le guerre. Noi abbiamo quella tendenza, a ricordare solo le pene e le sofferenze. Invece, pensa a quanti momenti di gioia, di contentezza, di calma, di tranquillità godiamo senza accorgerci. Può essere qualsiasi cosa, la gita con amici, un tramonto o una nottata stellata, una giornata di nebbia o di vento, di pioggia, ma gustata nel suo valore reale. Una cioccolata al bar con l'amica a scambiarsi quattro chiacchere, le attenzioni inavvertite come fossero dovute, dei genitori, la sorellina o il fratellino da consolare o far giocare, il nostro cane che chiede qualche attenzione e dona a noi la sua intera vita, un libro che ci aiuta a capire o solo ci distende e ci fà sognare, e così via per innumerevoli momenti che messi tutti assieme, scommetto che seppellirebbero ogni nostro tormento, o comunque che avrebbero più valore. Nessuno, penso, cerca la sofferenza. La sofferenza capita, qualche volta ce la tiriamo pure addosso. L'importante è sempre cercare di farla nostra, di digerirla e trsformarla in esperienza, in punto di forza perchè ci sia di stimolo alla crescita, alla comprensione, cioè che non sia mai fine a se stessa, altrimenti si trasforma in cupezza e malinconia spesso somatizzata. Un po' come se noi chiudessimo le ante delle finestre anche quando è giorno e rimanessimo sempre immersi in quella penombra che non ci permette di vivere e di godere gli immensi doni che abbiamo a disposizione del tutto gratuitamente. Ciao.

2007-03-18 19:52:39 · answer #7 · answered by ombra mattutina 7 · 0 0

chi bello vuol apparire , un poco deve soffrire. una metafora... diciamo che per me è la seconda.

2007-03-18 18:48:56 · answer #8 · answered by elefante_ballerino 2 · 0 0

Quanto più buia è la notte tanto più facile sarà intravedere una pur lontana e fioca luce. Dal respiro , inspira ed espira, all'alternarsi del giorno e della notte, al rintocco di un orologio fino al mormorare delle acque sulle rive del mare, tutto nel mondo è un alternarsi di energie che scandiscono il fluire della vita. Il fluire, lo scorrere, sarebbe sbagliato dire "avanzare" poiché non esiste un avanti o un indietro nelle leggi dell'universo, ci siamo abituati a schematizzare secondo misure matematicamente più semplici ma di certo l'universo non è prestato a darci ascolto, piuttosto il contrario.
La vita é in sè la ricerca di qualcosa, probabilmente non un fine, non uno scopo immutabile, é un divenire incessante così come si modificano le nostre aspettative e ragioni, quanto più una persona soffre tanto più avrà valore il suo sorriso. Ragionare sulla felicità è probabilmente un divertimento intellettuale che non ha nulla a che vedere con la felicità stessa, felicità è pienezza del cuore che proprio in quel momento non può contenere altro, si viene coinvolti così tanto che nemmeno più si riesce a pensare, non è la felicità che disegna solo le labbra ma anche gli occhi.
Un pensiero da Kahil Gibran riguardo l'argomento

La vostra gioia è il vostro dispiacere smascherato.
E lo stesso pozzo dal quale si leva il vostro riso,
è stato sovente colmato dalle vostre lacrime.
E come potrebbe essere altrimenti?
Quanto più il dolore incide in profondità nel vostro essere,
tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa coppa
che è stata scottata nel forno del vasaio?
E il liuto che calma il vostro spirito non è forse
il legno stesso scavato dai coltelli?
Quando siete felici guardate nelle profondità del vostro cuore
e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto
ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore
e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò
che prima era la vostra delizia.
Alcuni di voi dicono: “La gioia è superiore al dolore,”
e altri dicono: “No, il dolore è superiore.”
Ma io vi dico che essi sono inseparabili.
Giungono insieme e quando uno siede con voi alla vostra mensa,
ricordatevi che l’altro giace addormentato sul vostro letto.
In verità siete sospesi tra dolore e gioia come bilance.
Solo quando siete vuoti siete immobili ed equilibrati.
Quando il tesoriere vi solleva per pesare l’oro e l’argento,
la vostra gioia o il vostro dolore devono necessariamente alzarsi o cadere.

2007-03-18 16:51:29 · answer #9 · answered by amlugil 2 · 0 0

Ciao!
L'essere umano per natura va alla ricerca della serenità, semplicemente non è fose che il cammino per arrivarvi è tortuoso?
Ogni uomo è sempre e comunque solo, questo è certo, anche il condividere l'esistenza con una persona non compensa la situazione.
Poichè è possibile dimenticarlo le persone riescono a vivere, magari trovando la serenità con altre creature.

2007-03-18 09:24:34 · answer #10 · answered by Lilith 3 · 0 0

fedest.com, questions and answers